In \file{stdlib.h} sono definite, seguendo lo standard POSIX, le due macro
\macro{EXIT\_SUCCESS} e \macro{EXIT\_FAILURE}, da usare sempre per specificare
lo stato di uscita di un processo. In Linux esse sono poste rispettivamente ai
-valori di tipo \type{int} 0 e 1.
+valori di tipo \ctyp{int} 0 e 1.
\subsection{Le funzioni \func{exit} e \func{\_exit}}
\item Il segmento dei dati o \textit{data segment}. Contiene le variabili
globali (cioè quelle definite al di fuori di tutte le funzioni che
compongono il programma) e le variabili statiche (cioè quelle dichiarate con
- l'attributo \type{static}). Di norma è diviso in due parti.
+ l'attributo \ctyp{static}). Di norma è diviso in due parti.
La prima parte è il segmento dei dati inizializzati, che contiene le
variabili il cui valore è stato assegnato esplicitamente. Ad esempio
\end{functions}
\noindent questa funzione elimina ogni occorrenza della variabile specificata;
se essa non esiste non succede nulla. Non è prevista (dato che la funzione è
-\type{void}) nessuna segnalazione di errore.
+\ctyp{void}) nessuna segnalazione di errore.
Per modificare o aggiungere una variabile di ambiente si possono usare sia
\func{setenv} che \func{putenv}. La prima permette di specificare
seguendo il comportamento di BSD4.4; dato che questo può dar luogo a perdite
di memoria e non rispetta lo standard. Il comportamento è stato modificato a
partire dalle 2.1.2, eliminando anche, sempre in conformità a SUSv2,
- l'attributo \type{const} dal prototipo.} \param{string} alla lista delle
+ l'attributo \ctyp{const} dal prototipo.} \param{string} alla lista delle
variabili di ambiente; pertanto ogni cambiamento alla stringa in questione si
riflette automaticamente sull'ambiente, e quindi si deve evitare di passare a
questa funzione una variabile automatica (per evitare i problemi esposti in
inoltre che l'ultimo degli argomenti fissi sia di tipo
\textit{self-promoting}\footnote{il linguaggio C prevede che quando si
mescolano vari tipi di dati, alcuni di essi possano essere \textsl{promossi}
- per compatibilità; ad esempio i tipi \type{float} vengono convertiti
- automaticamente a \type{double} ed i \type{char} e gli \type{short} ad
- \type{int}. Un tipo \textit{self-promoting} è un tipo che verrebbe promosso
+ per compatibilità; ad esempio i tipi \ctyp{float} vengono convertiti
+ automaticamente a \ctyp{double} ed i \ctyp{char} e gli \ctyp{short} ad
+ \ctyp{int}. Un tipo \textit{self-promoting} è un tipo che verrebbe promosso
a sé stesso.} il che esclude array, puntatori a funzioni e interi di tipo
-\type{char} o \type{short} (con segno o meno). Una restrizione ulteriore di
+\ctyp{char} o \ctyp{short} (con segno o meno). Una restrizione ulteriore di
alcuni compilatori è di non dichiarare l'ultimo parametro fisso come
-\type{register}.
+\ctyp{register}.
Una volta dichiarata la funzione il secondo passo è accedere ai vari parametri
quando la si va a definire. I parametri fissi infatti hanno un loro nome, ma
che siano fissi sia che siano opzionali (alcuni sistemi trattano diversamente
gli opzionali), ma dato che il prototipo non può specificare il tipo degli
argomenti opzionali, questi verranno sempre promossi, pertanto nella ricezione
-dei medesimi occorrerà tenerne conto (ad esempio un \type{char} verrà visto da
-\macro{va\_arg} come \type{int}).
+dei medesimi occorrerà tenerne conto (ad esempio un \ctyp{char} verrà visto da
+\macro{va\_arg} come \ctyp{int}).
Uno dei problemi che si devono affrontare con le funzioni con un numero
all'uscita di una funzione non deve restare nessun riferimento alle variabili
locali; qualora sia necessario utilizzare variabili che possano essere viste
anche dalla funzione chiamante queste devono essere allocate esplicitamente, o
-in maniera statica (usando variabili di tipo \type{static} o \type{extern}), o
+in maniera statica (usando variabili di tipo \ctyp{static} o \ctyp{extern}), o
dinamicamente con una delle funzioni della famiglia \func{malloc}.
\subsection{Il controllo di flusso non locale}