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12 \chapter{Gli strumenti di ausilio per la programmazione}
13 \label{cha:build_manage}
15 Tratteremo in questa appendice in maniera superficiale i principali strumenti
16 che vengono utilizzati per programmare in ambito Linux, ed in particolare gli
17 strumenti per la compilazione e la costruzione di programmi e librerie, e gli
18 strumenti di gestione dei sorgenti e di controllo di versione.
20 Questo materiale è ripreso da un vecchio articolo, ed al momento è molto
24 \section{L'uso di \texttt{make} per l'automazione della compilazione}
25 \label{sec:build_make}
27 Il comando \texttt{make} serve per automatizzare il processo di costruzione di
28 un programma ed effettuare una compilazione intelligente di tutti i file
29 relativi ad un progetto software, ricompilando solo i file necessari ed
30 eseguendo automaticamente tutte le operazioni che possono essere necessarie
31 alla produzione del risultato finale.\footnote{in realtà \texttt{make} non si
32 applica solo ai programmi, ma in generale alla automazione di processi di
33 costruzione, ad esempio anche la creazione dei file di questa guida viene
34 fatta con \texttt{make}.}
37 \subsection {Introduzione a \texttt{make}}
38 \label{sec:make_intro}
40 Con \texttt{make} si possono definire i simboli del preprocessore C che
41 consentono la compilazione condizionale dei programmi (anche in Fortran); è
42 pertanto possibile gestire la ricompilazione dei programmi con diverse
43 configurazioni con la modifica di un unico file.
45 La sintassi normale del comando (quella che si usa quasi sempre, per le
46 opzioni vedere la pagina di manuale) è semplicemente \texttt{make}. Questo
47 comando esegue le istruzioni contenute in un file standard (usualmente
48 \texttt{Makefile}, o \texttt{makefile} nella directory corrente).
50 Il formato normale dei comandi contenuti in un \texttt{Makefile} è:
52 bersaglio: dipendenza1 dipendenza2 ...
57 dove lo spazio all'inizio deve essere un tabulatore (metterci degli spazi è un
58 errore comune, fortunatamente ben segnalato dalle ultime versioni del
59 programma), il bersaglio e le dipendenze nomi di file e le regole comandi di
62 Il concetto di base è che se uno dei file di dipendenza è più recente (nel
63 senso di tempo di ultima modifica) del file bersaglio quest'ultimo viene
64 ricostruito di nuovo usando le regole elencate nelle righe successive.
66 Il comando \texttt{make} ricostruisce di default il primo bersaglio che viene
67 trovato nella scansione del \texttt{Makefile}, se in un \texttt{Makefile} sono
68 contenuti più bersagli indipendenti, si può farne ricostruire un altro che non
69 sia il primo passandolo esplicitamente al comando come argomento, con qualcosa
70 del tipo di: \texttt{make altrobersaglio}.
72 Si tenga presente che le dipendenze stesse possono essere dichiarate come
73 bersagli dipendenti da altri file; in questo modo è possibile creare una
74 catena di ricostruzioni.
76 In esempio comune di quello che si fa è mettere come primo bersaglio il
77 programma principale che si vuole usare, e come dipendenze tutte gli oggetti
78 delle funzioni subordinate che utilizza, con i quali deve essere collegato; a
79 loro volta questi oggetti sono bersagli che hanno come dipendenza i relativi
80 sorgenti. In questo modo il cambiamento di una delle funzioni subordinate
81 comporta solo la ricompilazione della medesima e del programma finale.
84 \subsection{Utilizzo di \texttt{make}}
86 Il comando \texttt{make} mette a disposizione una serie molto complesse di
87 opzioni e di regole standard predefinite e sottintese, che permettono una
88 gestione estremamente rapida e concisa di progetti anche molto complessi; per
89 questo piuttosto che fare una replica del manuale preferisco commentare un
90 esempio di \texttt{makefile}, quello usato per ricompilare i programmi di
91 analisi dei dati dei test su fascio del tracciatore di Pamela.
95 #----------------------------------------------------------------------
97 # Makefile for a Linux System:
98 # use GNU FORTRAN compiler g77
99 # Makefile done for tracker test data
101 #----------------------------------------------------------------------
104 FFLAGS= -fvxt -fno-automatic -Wall -O6 -DPC # -DDEBUG
109 # FC Fortran compiler for standard rules
110 # FFLAGS Fortran flags for standard rules
111 # CC C Compiler for standard rules
112 # CFLAGS C compiler flags for standard rules
113 LIBS= -L/cern/pro/lib -lkernlib -lpacklib -lgraflib -lmathlib
114 OBJ=cnoise.o fit2.o pedsig.o loop.o badstrp.o cutcn.o readevnt.o \
115 erasepedvar.o readinit.o dumpval.o writeinit.o
117 riduzione: riduzione.F $(OBJ) commondef.f readfile.o
118 $(FC) $(FFLAGS) -o riduzione riduzione.F readfile.o $(OBJ) $(LIBS)
120 readfile.o: readfile.c
121 $(CC) $(CFLAGS) -o readfile.o readfile.c
135 Anzitutto i commenti, ogni linea che inizia con un \texttt{\#} è un
136 commento e non viene presa in considerazione.
138 Con \texttt{make} possono essere definite delle variabili, da potersi riusare
139 a piacimento, per leggibilità si tende a definirle tutte maiuscole,
140 nell'esempio ne sono definite varie: \small
143 FFLAGS= -fvxt -fno-automatic -Wall -O6 -DPC # -DDEBUG
148 LIBS= -L/cern/pro/lib -lkernlib -lpacklib -lgraflib -lmathlib
149 OBJ=cnoise.o fit2.o pedsig.o loop.o badstrp.o cutcn.o readevnt.o \
153 La sintassi è \texttt{NOME=}, alcuni nomi però hanno un significato speciale
154 (nel caso \texttt{FC}, \texttt{FLAGS}, \texttt{CC}, \texttt{CFLAGS}) in quanto
155 sono usati da \texttt{make} nelle cosiddette \textsl{regole implicite} (su cui
158 Nel caso specifico, vedi anche i commenti, abbiamo definito i comandi di
159 compilazione da usare per il C e il Fortran, e i rispettivi flag, una variabile
160 che contiene il pathname e la lista delle librerie del CERN e una variabile con una
161 lista di file oggetto.
163 Per richiamare una variabile si usa la sintassi \texttt{\$(NOME)}, ad esempio
164 nel makefile abbiamo usato:
166 $(FC) $(FFLAGS) -o riduzione riduzione.F readfile.o $(OBJ) $(LIBS)
168 e questo significa che la regola verrà trattata come se avessimo scritto
169 esplicitamente i valori delle variabili.
171 Veniamo ora alla parte principale del makefile che esegue la costruzione del
174 riduzione: riduzione.F $(OBJ) commondef.f readfile.o
175 $(FC) $(FFLAGS) -o riduzione riduzione.F readfile.o $(OBJ) $(LIBS)
176 readfile.o: readfile.c
177 $(CC) $(CFLAGS) -o readfile.o readfile.c
181 Il primo bersaglio del makefile, che definisce il bersaglio di default, è il
182 programma di riduzione dei dati; esso dipende dal suo sorgente da tutti gli
183 oggetti definiti dalla variabile \texttt{OBJ}, dal file di definizioni
184 \texttt{commondef.f} e dalla routine C \texttt{readfile.o}; si noti il
185 \texttt{.F} del sorgente, che significa che il file prima di essere compilato
186 viene fatto passare attraverso il preprocessore C (cosa che non avviene per i
187 \texttt{.f}) che permette di usare i comandi di compilazione condizionale del
188 preprocessore C con la relativa sintassi. Sotto segue il comando di
189 compilazione che sfrutta le variabili definite in precedenza per specificare
190 quale compilatore e opzioni usare e specifica di nuovo gli oggetti e le
193 Il secondo bersaglio definisce le regole per la compilazione della routine
194 in C; essa dipende solo dal suo sorgente. Si noti che per la compilazione
195 vengono usate le variabili relative al compilatore C. Si noti anche che se
196 questa regola viene usata, allora lo sarà anche la precedente, dato che
197 \texttt{riduzione} dipende da \texttt{readfile.o}.
199 Il terzo bersaglio è apparentemente incomprensibile dato che vi compare
200 solo il riferimento alla variabile \texttt{OBJ} con una sola dipendenza e
201 nessuna regola, essa però mostra le possibilità (oltre che la
202 complessità) di \texttt{make} connesse alla presenza di quelle regole
203 implicite a cui avevamo accennato.
205 Anzitutto una peculiarità di \texttt{make} è che si possono anche usare più
206 bersagli per una stessa regola (nell'esempio quelli contenuti nella variabile
207 \texttt{OBJ} che viene espansa in una lista); in questo caso la regola di
208 costruzione sarà applicata a ciascuno che si potrà citare nella regola stessa
209 facendo riferimento con la variabile automatica: \texttt{\$@}. L'esempio
210 usato per la nostra costruzione però sembra non avere neanche la regola di
213 Questa mancanza sia di regola che di dipendenze (ad esempio dai vari sorgenti)
214 illustra le capacità di funzionamento automatico di \texttt{make}.
215 Infatti è facile immaginarsi che un oggetto dipenda da un sorgente, e che
216 per ottenere l'oggetto si debba compilare quest'ultimo.
218 Il comando \texttt{make} sa tutto questo per cui quando un bersaglio è un
219 oggetto (cioè ha un nome tipo \texttt{qualcosa.o}) non è necessario
220 specificare il sorgente, ma il programma lo va a cercare nella directory
221 corrente (ma è possibile pure dirgli di cercarlo altrove, il caso è trattato
222 nel manuale). Nel caso specifico allora si è messo come dipendenza solo il
223 file delle definizioni che viene incluso in ogni subroutine.
225 Inoltre come dicevamo in genere per costruire un oggetto si deve compilarne il
226 sorgente; \texttt{make} sa anche questo e sulla base dell'estensione del
227 sorgente trovato (che nel caso sarà un \texttt{qualcosa.f}) applica la regola
228 implicita. In questo caso la regola è quella di chiamare il compilatore
229 fortran applicato al file oggetto e al relativo sorgente, questo viene fatto
230 usando la variabile \texttt{FC} che è una delle variabili standard usata dalle
231 regole implicite (come \texttt{CC} nel caso di file \texttt{.c}); per una
232 maggiore flessibilità poi la regola standard usa anche la variabile
233 \texttt{FFLAGS} per specificare, a scelta dell'utente che non ha che da
234 definirla, quali flag di compilazione usare (nella documentazione sono
235 riportate tutte le regole implicite e le relative variabili usate).
237 In questo modo è stato possibile usare una sola riga per indicare la serie di
238 dipendenze e relative compilazioni delle singole subroutine; inoltre con l'uso
239 della variabile \texttt{OBJ} l'aggiunta di una nuova eventuale routine
240 \texttt{nuova.f} comporta solo l'aggiunta di \texttt{nuova.o} alla definizione
244 \section{Source Control Management}
245 \label{sec:build_scm}
247 Uno dei problemi più comuni che si hanno nella programmazione è quella di
248 poter disporre di un sistema che consenta di tenere conto del lavoro
249 effettuato, di tracciare l'evoluzione del codice, e, soprattutto nel caso di
250 progetti portati avanti da più persone, consentire un accesso opportunamente
251 coordinato fra i vari partecipanti alla base comune dei sorgenti dello
254 I programmi che servono a questo scopo vanno sotto il nome comune di SCM
255 (\textit{Source Control Manager}), e ne esistono di diversi tipi con diverse
256 filosofie progettuali, in particolare nelle modalità con cui gestiscono
257 l'accesso alla base di codice comune da parte dei singoli programmatori che vi
260 Fra questi uno dei più usati, nonostante la sua architettura sia considerata
261 superata, è Subversion, un sistema di archiviazione centralizzata del codice
262 che consente di tenere traccia di tutte le modifiche e di condividere un
263 archivio comune per progetti portati avanti da diverse persone.
265 \subsection{Introduzione a Subversion}
266 \label{sec:build_subversion}
268 Subversion è basato sul concetto di \textit{repository}, un archivio
269 centralizzato in cui vengono riposti e da cui vengono presi i sorgenti dei
270 programmi. L'archivio tiene traccia delle diverse versioni registrate; i
271 programmatori inviano le modifiche usando una copia locale che hanno nella
272 loro directory di lavoro.
274 Subversion può gestire più di un progetto all'interno di un singolo server,
275 ciascuno dei quali viene associato ad un \textit{repository} distinto, ma si
276 possono anche creare sotto-progetti suddividendo un \textit{repository} in
277 diverse directory; ma ciascun progetto avrà meccanismi di controllo (ad
278 esempio quelli che consentono di inviare email all'inserimento di nuovo
281 Una delle caratteristiche che contraddistinguono Subversion dal suo
282 predecessore CVS è quella di essere gestibile in maniera molto flessibile
283 l'accesso al repository, che può avvenire sia in maniera diretta facendo
284 riferimento alla directory in cui questo è stato installato che via rete,
285 tramite diversi protocolli. L'accesso più comune è fatto direttamente via
286 HTTP, utilizzando opportune estensioni del protocollo DAV, ma è possibile
287 passare attraverso SSH o fornire un servizio di rete dedicato.\footnote{esiste
288 all'uopo il programma \texttt{svnserve}, ma il suo uso è sconsigliato per le
289 scarse prestazioni e le difficoltà riscontrate a gestire accessi di utenti
290 diversi; la modalità di accesso preferita resta quella tramite le estensioni
293 In generale è comunque necessario preoccuparsi delle modalità di accesso al
294 codice soltanto in fase di primo accesso al \textit{repository}, che occorrerà
295 identificare o con il pathname alla directory dove questo si trova o con una
296 opportuna URL (con il comune accesso via web del tutto analoga a quella che si
297 usa in un browser), dopo di che detto indirizzo sarà salvato nella propria
298 copia locale dei dati ed il riferimento diventerà implicito.
300 Il programma prevede infatti che in ogni directory che si è ottenuta come
301 copia locale sia presente una directory \texttt{.svn} contenente tutti i dati
302 necessari al programma. Inoltre il programma usa la directory
303 \texttt{.subversion} nella home dell'utente per mantenere le configurazioni
304 generali del client e le eventuali informazioni di autenticazione.
306 Tutte le operazioni di lavoro sul \textit{repository} vengono effettuate lato
307 client tramite il comando \texttt{svn} che vedremo in
308 sez.~\ref{sec:build_subversion} ma la creazione e la inizializzazione dello
309 stesso (così come la gestione lato server) devono essere fatte tramite il
310 comando \texttt{svnadmin} eseguito sulla macchina che lo ospita. In generale
311 infatti il comando \texttt{svn} richiede che si faccia riferimento ad un
312 \textit{repository} (al limite anche vuoto) esistente e questo deve essere
313 opportunamente creato.
315 Il comando \texttt{svnadmin} utilizza una sintassi che richiede sempre
316 l'ulteriore specificazione di un sotto-comando, seguito da eventuali altri
317 argomenti. L'inizializzazione di un \textit{repository} (che sarà creato
318 sempre vuoto) viene eseguita con il comando:
320 svnadmin create /path/to/repository
322 dove \texttt{/path/to/repository} è la directory dove verranno creati e
323 mantenuti tutti i file, una volta creato il \textit{repository} si potrà
324 iniziare ad utilizzarlo ed inserirvi i contenuti con il comando \texttt{svn}.
326 Non essendo questo un testo di amministrazione di sistema non tratteremo qui i
327 dettagli della configurazione del server per l'accesso via rete al
328 \textit{repository}, per i quali si rimanda alla documentazione del progetto
329 ed alla documentazione sistemistica scritta per Truelite
330 Srl.\footnote{rispettivamente disponibili su \url{svn.tigris.org} e
331 \url{labs.truelite.it/truedoc}.}
333 \subsection{Utilizzo di \texttt{svn}}
334 \label{sec:build_svn_use}
336 Una volta che si abbia a disposizione un \textit{repository} si potrà creare
337 un nuovo progetto sottoposto a controllo di versione importando al suo interno
338 i dati disponibili. In genere è pratica comune suddividere il contenuto di un
339 repository in tre directory secondo il seguente schema:
340 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.7cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
341 \item[\texttt{trunk}] contiene la versione corrente i sviluppo, su cui vengono
342 effettuate normalmente le modifiche e gli aggiornamenti;
343 \item[\texttt{tags}] contiene le diverse versioni \textsl{fotografate} ad un
344 certo istante del processo di sviluppo, ad esempio in occasione del rilascio
345 di una versione stabile, così che sia possibile identificarle facilmente;
346 \item[\texttt{branches}] contiene \textsl{rami} alternativi di sviluppo, ad
347 esempio quello delle correzioni eseguite ad una versione stabile, che
348 vengono portati avanti in maniera indipendente dalla versione principale.
351 Questa suddivisione consente di sfruttare la capacità di Subversion di creare
352 senza spesa copie diverse del proprio contenuto, pertanto in genere si pone il
353 proprio progetto di sviluppo sotto \texttt{trunk}, e si copia quest'ultima in
354 occasione delle varie versioni di rilascio in altrettante sottocartelle di
355 \texttt{tags} e qualora si voglia aprire un ramo alternativo di sviluppo
356 basterà copiarsi il punto di partenza del ramo sotto \texttt{branches} e
357 iniziare ad eseguire le modifiche su di esso.
359 Le operazioni di gestione di un progetto con Subversion vengono eseguite con
360 il comando \texttt{svn}, che analogamente al precedente \texttt{svnadmin}
361 utilizza una sintassi basata sulla specificazione degli opportuni
362 sotto-comandi. Si sono riportati quelli più importanti in
363 tab.~\ref{tab:svn_mainsubcommands}.
368 \begin{tabular}[c]{|l|l|p{8cm}|}
370 \multicolumn{2}{|c|}{\textbf{Sotto-comando}}& \textbf{Significato} \\
373 \texttt{import} & -- & Importa i file della directory corrente sul
374 \textit{repository}.\\
375 \texttt{checkout}&\texttt{co}& Scarica una versione del progetto dal
376 \textit{repository}.\\
377 \texttt{commit} &\texttt{ci}& Invia le modifiche effettuate localmente al
378 \textit{repository}.\\
379 \texttt{add} & -- & Richiede l'aggiunta un file o una directory
380 al \textit{repository}.\\
381 \texttt{remove} &\texttt{rm}& Richiede la rimozione un file o una
382 directory dal \textit{repository}.\\
383 \texttt{copy} &\texttt{cp}& Richiede la copia un file o una cartella del
384 progetto (mantenendone la storia).\\
385 \texttt{move} &\texttt{mv}& Richiede lo spostamento un file o una
386 directory (equivalente ad un \texttt{cp}
387 seguito da un \texttt{rm}).\\
388 \texttt{update} & -- & Aggiorna la copia locale.\\
389 \texttt{resolved}& -- & Rimuove una situazione di conflitto presente
393 \caption{Tabella riassuntiva dei principali sotto-comandi di \texttt{svn}.}
394 \label{tab:svn_mainsubcommands}
397 In genere però è piuttosto raro iniziare un progetto totalmente da zero, è
398 molto più comune avere una qualche versione iniziale dei propri file
399 all'interno di una cartella. In questo caso il primo passo è quello di
400 eseguire una inizializzazione del \textit{repository} importando al suo
401 interno quanto già esistente. Per far questo occorre eseguire il comando:
403 svn import [/pathname] URL
405 questo può essere eseguito direttamente nella directory contenente la versione
406 iniziale dei propri sorgenti nel qual caso il comando richiede come ulteriore
407 argomento la directory o la URL con la quale indicare il \textit{repository}
408 da usare. Alternativamente si può passare come primo argomento il pathname
409 della directory da importare, seguito dall'indicazione della URL del
412 Si tenga presente che l'operazione di importazione inserisce sul
413 \textit{repository} il contenuto completo della directory indicata, compresi
414 eventuali file nascosti e sotto-directory. È anche possibile eseguire
415 l'importazione di più directory da inserire in diverse sezioni del
416 \textit{repository}, ma un tal caso ciascuna importazione sarà vista con una
417 diversa \textit{release}. Ad ogni operazione di modifica del
418 \textit{repository} viene infatti assegnato un numero progressivo che consente
419 di identificarne la storia delle modifiche e riportarsi ad un dato punto della
420 stessa in ogni momento successivo.\footnote{a differenza di CVS Subversion non
421 assegna un numero di versione progressivo distinto ad ogni file, ma un
422 numero di \textit{release} progressivo ad ogni cambiamento globale del
423 repository, pertanto non esiste il concetto di versione di un singolo file,
424 quanto di stato di tutto il \textit{repository} ad un dato momento, è
425 comunque possibile richiedere in maniera indipendente la versione di ogni
426 singolo file a qualunque \textit{release} si desideri.}
428 Una volta eseguita l'importazione di una versione iniziale è d'uopo cancellare
429 la directory originale e ripartire dal progetto appena creato. L'operazione di
430 recuperare ex-novo di tutti i file che fanno parte di un progetto, chiamata
431 usualmente \textit{checkout}, viene eseguita con il
432 comando:\footnote{alternativamente si può usare l'abbreviazione \texttt{svn
435 svn checkout URL [/pathname]
437 che creerà nella directory corrente una directory corrispondente al nome
438 specificato in coda alla URL passata come argomento, scaricando l'ultima
439 versione dei file archiviati sul repository; alternativamente si può
440 specificare come ulteriore argomento la directory su cui scaricare i file.
442 Sia in caso di \texttt{import} che di \texttt{checkout} è sempre possibile
443 operare su una qualunque sotto cartella contenuta all'interno di un
444 \textit{repository}, ignorando totalmente quello che sta al di sopra, basterà
445 indicare in sede di importazione o di estrazione iniziale un pathname o una
446 URL che identifichi quella parte del progetto.
448 Se quando si effettua lo scaricamento non si vuole usare la versione più
449 aggiornata, ma una versione precedente si può usare l'opzione \texttt{-r}
450 seguita da un numero che scaricherà esattamente quella \textit{release},
451 alternativamente al posto del numero si può indicare una data, e verrà presa
452 la \textit{release} più prossima a quella data.
454 A differenza di CVS Subversion non supporta l'uso di \textsl{etichette}
455 associate ad una certa versione del proprio progetto, per questo è invalso
456 l'uso di strutturare il repository secondo lo schema illustrato inizialmente;
457 è infatti molto semplice (e non comporta nessun tipo di aggravio) creare delle
458 copie complete di una qualunque parte del \textit{repository} su un'altra
459 parte dello stesso, per cui se si è eseguito lo sviluppo sulla cartella
460 \texttt{trunk} sarà possibile creare banalmente una versione con etichetta
461 \texttt{label} (o quel che si preferisce) semplicemente con una copia eseguita
464 svn cp trunk tags/label
467 Il risultato di questo comando è la creazione della nuova cartella
468 \texttt{label} sotto \texttt{tags}, che sarà assolutamente identica, nel
469 contenuto (e nella sua storia) a quanto presente in \texttt{trunk} al momento
470 dell'esecuzione del comando. In questo modo, una volta salvate le
471 modifiche,\footnote{la copia viene eseguita localmente verrà creata anche sul
472 \textit{repository} solo dopo un \textit{commit}.} si potrà ottenere la
473 versione \texttt{label} del proprio progetto semplicemente eseguendo un
474 \textit{checkout} di \texttt{tags/label} in un'altra
475 directory.\footnote{ovviamente una volta presa la suddetta versione si deve
476 aver cura di non eseguire nessuna modifica a partire dalla stessa, per
477 questo se si deve modificare una versione etichettata si usa
480 Una volta creata la propria copia locale dei programmi, è possibile lavorare
481 su di essi ponendosi nella relativa directory, e apportare tutte le modifiche
482 che si vogliono ai file ivi presenti; due comandi permettono inoltre di
483 schedulare la rimozione o l'aggiunta di file al
484 \textit{repository}:\footnote{a differenza di CVS si possono aggiungere e
485 rimuovere, ed anche spostare con \texttt{svn mv}, sia file che directory.}
490 ma niente viene modificato sul \textit{repository} fintanto che non viene
491 eseguito il cosiddetto \textit{commit} delle modifiche, vale a dire fintanto
492 che non viene dato il comando:\footnote{in genere anche questo viene
493 abbreviato, con \texttt{svn ci}.}
497 ed è possibile eseguire il \textit{commit} delle modifiche per un singolo
498 file, indicandolo come ulteriore argomento, mentre se non si indica nulla
499 verranno inviate tutte le modifiche presenti.
501 Si tenga presente però che il \textit{commit} non verrà eseguito se nel
502 frattempo i file del \textit{repository} sono stati modificati; in questo caso
503 \texttt{svn} rileverà la presenza di differenze fra la propria
504 \textit{release} e quella del \textit{repository} e chiederà che si effettui
505 preventivamente un aggiornamento. Questa è una delle operazioni di base di
506 Subversion, che in genere si compie tutte le volte che si inizia a lavorare,
507 il comando che la esegue è:
512 Questo comando opera a partire dalla directory in cui viene eseguito e ne
513 aggiorna il contenuto (compreso quello di eventuali sotto-directory) alla
514 versione presente, scaricando le ultime versioni dei file esistenti o nuovi
515 file o directory aggiunte, cancellando eventuali file e directory rimossi dal
516 \textit{repository}. Esso inoltre esso cerca, in caso di presenza di
517 modifiche eseguite in maniera indipendente sulla propria copia locale, di
518 eseguire un \textsl{raccordo} (il cosiddetto \textit{merging}) delle stesse
519 con quelle presenti sulla versione del \textit{repository}.
521 Fintanto che sono state modificate parti indipendenti di un file di testo in
522 genere il processo di \textit{merging} ha successo e le modifiche vengono
523 incorporate automaticamente in conseguenza dell'aggiornamento, ma quando le
524 modifiche attengono alla stessa parte di un file nel ci si troverà di fronte
525 ad un conflitto ed a quel punto sarà richiesto al ``committente'' di
526 intervenire manualmente sui file per i quali sono stati rilevati i conflitti
529 Per aiutare il committente nel suo compito quando l'operazione di
530 aggiornamento fallisce nel raccordo delle modifiche lascia sezioni di codice
531 in conflitto opportunamente marcate e separate fra loro come nell'esempio
535 $(CC) $(CFLAGS) -o pamacq pamacq.c -lm
537 $(CC) $(CFLAGS) -o pamacq pamacq.c
542 In questo caso si c'è stata una modifica sul file (mostrata nella parte
543 superiore) incompatibile con quella fatta nel \textit{repository} (mostrata
544 nella parte inferiore). Prima di eseguire un \textit{commit} occorrerà
545 pertanto integrare le modifiche e salvare nuovamente il file rimuovendo i
546 marcatori, inoltre prima che il \textit{commit} ritorni possibile si dovrà
547 esplicitare la risoluzione del conflitto con il comando:
555 \begin{tabular}[c]{|c|l|}
557 \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
560 \texttt{?}& File sconosciuto.\\
561 \texttt{M}& File modificato localmente.\\
562 \texttt{A}& File aggiunto.\\
563 \texttt{C}& File con conflitto.\\
564 % \const{G}& File con modifiche integrate.\\
568 \caption{Caratteri associati ai vari stati dei file.}
569 \label{tab:svn_status}
573 Infine per capire la situazione della propria copia locale si può utilizzare
574 il comando \texttt{svn status} che confronta i file presenti nella directory
575 locale rispetto alla ultima versione scaricata dal \textit{repository} e per
576 tutti quelli che non corrispondono stampa a schermo delle informazioni di
577 stato nella forma di un carattere seguito dal nome del file, secondo quanto
578 illustrato in tab.~\ref{tab:svn_status}.
583 % LocalWords: make Makefile makefile shell FC FLAGS CFLAGS pathname CERN SCM
584 % LocalWords: OBJ commondef readfile FFLAGS Cuncurrent Version System CVS home
585 % LocalWords: adidsp geometry muonacq andaranno CVSROOT startup cvs ssh rsh to
586 % LocalWords: project tag Root commit update merging Locally Modified Added co
587 % LocalWords: Needs Patch Merge log rtag checkout module altrobersaglio Source
588 % LocalWords: Control Subversion repository DAV svnserve URL svn subversion
589 % LocalWords: client sez svnadmin Truelite Srl trunk tags branches tab add rm
590 % LocalWords: remove copy cp move resolved label
596 %%% TeX-master: "gapil"