From: Simone Piccardi Date: Thu, 16 Aug 2018 23:12:22 +0000 (+0200) Subject: Revisione, uniformato l'uso di glibc al singolare. X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=commitdiff_plain;h=ae7bf994013ffbf4f5ef1d5a38a18033593e3e9f Revisione, uniformato l'uso di glibc al singolare. --- diff --git a/fileadv.tex b/fileadv.tex index 6bbc00c..4b20ac4 100644 --- a/fileadv.tex +++ b/fileadv.tex @@ -52,7 +52,7 @@ lettura o scrittura. La prima modalità di \textit{file locking} che è stata implementata nei sistemi unix-like è quella che viene usualmente chiamata \textit{advisory locking},\footnote{Stevens in \cite{APUE} fa riferimento a questo argomento - come al \textit{record locking}, dizione utilizzata anche dal manuale delle + come al \textit{record locking}, dizione utilizzata anche dal manuale della \acr{glibc}; nelle pagine di manuale si parla di \textit{discrectionary file lock} per \func{fcntl} e di \textit{advisory locking} per \func{flock}, mentre questo nome viene usato da Stevens per riferirsi al \textit{file @@ -1010,8 +1010,8 @@ BSD4.2 ed è stata standardizzata in BSD4.4, in seguito è stata portata su tutti i sistemi che supportano i socket, compreso le varianti di System V ed inserita in POSIX.1-2001; il suo prototipo è:\footnote{l'header \texttt{sys/select.h} è stato introdotto con POSIX.1-2001, è ed presente con - le \acr{glibc} a partire dalla versione 2.0, in precedenza, con le - \acr{libc4} e le \acr{libc5}, occorreva includere \texttt{sys/time.h}, + la \acr{glibc} a partire dalla versione 2.0, in precedenza, con le + \acr{libc4} e \acr{libc5}, occorreva includere \texttt{sys/time.h}, \texttt{sys/types.h} e \texttt{unistd.h}.} \begin{funcproto}{ @@ -1162,7 +1162,7 @@ scritti per altri sistemi che non dispongono di questa caratteristica e ricalcolano \param{timeout} tutte le volte. In genere questa caratteristica è disponibile nei sistemi che derivano da System V e non è disponibile per quelli che derivano da BSD; lo standard POSIX.1-2001 non permette questo -comportamento e per questo motivo le \acr{glibc} nascondono il comportamento +comportamento e per questo motivo la \acr{glibc} nasconde il comportamento passando alla \textit{system call} una copia dell'argomento \param{timeout}. Uno dei problemi che si presentano con l'uso di \func{select} è che il suo @@ -1187,9 +1187,9 @@ l'interfaccia creata da BSD, ma prevede che tutte le funzioni ad esso relative vengano dichiarate nell'header \headfiled{sys/select.h}, che sostituisce i precedenti, ed inoltre aggiunge a \func{select} una nuova funzione \funcd{pselect},\footnote{il supporto per lo standard POSIX 1003.1-2001, ed - l'header \headfile{sys/select.h}, compaiono in Linux a partire dalle + l'header \headfile{sys/select.h}, compaiono in Linux a partire dalla \acr{glibc} 2.1. Le \acr{libc4} e \acr{libc5} non contengono questo header, - le \acr{glibc} 2.0 contengono una definizione sbagliata di \func{psignal}, + la \acr{glibc} 2.0 contiene una definizione sbagliata di \func{psignal}, senza l'argomento \param{sigmask}, la definizione corretta è presente dalle \acr{glibc} 2.1-2.2.1 se si è definito \macro{\_GNU\_SOURCE} e nelle \acr{glibc} 2.2.2-2.2.4 se si è definito \macro{\_XOPEN\_SOURCE} con valore @@ -1221,7 +1221,7 @@ La funzione è sostanzialmente identica a \func{select}, solo che usa una struttura \struct{timespec} (vedi fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}) per indicare con maggiore precisione il timeout e non ne aggiorna il valore in caso di interruzione. In realtà anche in questo caso la \textit{system call} -di Linux aggiorna il valore al tempo rimanente, ma la funzione fornita dalle +di Linux aggiorna il valore al tempo rimanente, ma la funzione fornita dalla \acr{glibc} modifica questo comportamento passando alla \textit{system call} una variabile locale, in modo da mantenere l'aderenza allo standard POSIX che richiede che il valore di \param{timeout} non sia modificato. @@ -1260,7 +1260,7 @@ Per questo è stata introdotta \func{pselect} che attraverso l'argomento \param{sigmask} permette di riabilitare la ricezione il segnale contestualmente all'esecuzione della funzione,\footnote{in Linux però, fino al kernel 2.6.16, non era presente la relativa \textit{system call}, e la - funzione era implementata nelle \acr{glibc} attraverso \func{select} (vedi + funzione era implementata nella \acr{glibc} attraverso \func{select} (vedi \texttt{man select\_tut}) per cui la possibilità di \textit{race condition} permaneva; in tale situazione si può ricorrere ad una soluzione alternativa, chiamata \itindex{self-pipe~trick} \textit{self-pipe trick}, che consiste @@ -1490,7 +1490,7 @@ puntatore ad una struttura \struct{timespec}, gli altri argomenti comuni con risultati illustrati in precedenza. Come nel caso di \func{pselect} la \textit{system call} che implementa \func{ppoll} restituisce, se la funzione viene interrotta da un segnale, il tempo mancante in \param{timeout}, e come -per \func{pselect} la funzione di libreria fornita dalle \acr{glibc} maschera +per \func{pselect} la funzione di libreria fornita dalla \acr{glibc} maschera questo comportamento non modificando mai il valore di \param{timeout} anche se in questo caso non esiste nessuno standard che richieda questo comportamento. @@ -1562,7 +1562,7 @@ Nel caso di Linux al momento la sola interfaccia che fornisce questo tipo di servizio è chiamata \textit{epoll},\footnote{l'interfaccia è stata creata da Davide Libenzi, ed è stata introdotta per la prima volta nel kernel 2.5.44, ma la sua forma definitiva è stata raggiunta nel kernel 2.5.66, il supporto - è stato aggiunto nelle \acr{glibc} a partire dalla versione 2.3.2.} anche se + è stato aggiunto nella \acr{glibc} a partire dalla versione 2.3.2.} anche se sono state in discussione altre interfacce con le quali effettuare lo stesso tipo di operazioni; \textit{epoll} è in grado di operare sia in modalità \textit{level triggered} che \textit{edge triggered}. @@ -2069,14 +2069,14 @@ accesso ai dati relativi a questi ultimi. La funzione di sistema che permette di abilitare la ricezione dei segnali tramite file descriptor è \funcd{signalfd},\footnote{in realtà quella - riportata è l'interfaccia alla funzione fornita dalle \acr{glibc}, esistono + riportata è l'interfaccia alla funzione fornita dalla \acr{glibc}, esistono infatti due versioni diverse della \textit{system call}; una prima versione, - \func{signalfd}, introdotta nel kernel 2.6.22 e disponibile con le + \func{signalfd}, introdotta nel kernel 2.6.22 e disponibile con la \acr{glibc} 2.8 che non supporta l'argomento \texttt{flags}, ed una seconda versione, \funcm{signalfd4}, introdotta con il kernel 2.6.27 e che è quella - che viene sempre usata a partire dalle \acr{glibc} 2.9, che prende un + che viene sempre usata a partire dalla \acr{glibc} 2.9, che prende un argomento aggiuntivo \code{size\_t sizemask} che indica la dimensione della - maschera dei segnali, il cui valore viene impostato automaticamente dalle + maschera dei segnali, il cui valore viene impostato automaticamente dalla \acr{glibc}.} il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ @@ -2435,7 +2435,7 @@ abbiamo già illustrato in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}.\footnote{questa interfaccia è stata introdotta in forma considerata difettosa con il kernel 2.6.22, per cui è stata immediatamente tolta nel successivo 2.6.23 e reintrodotta in una forma considerata adeguata nel kernel 2.6.25, il - supporto nelle \acr{glibc} è stato introdotto a partire dalla versione + supporto nella \acr{glibc} è stato introdotto a partire dalla versione 2.8.6, la versione del kernel 2.6.22, presente solo su questo kernel, non è supportata e non deve essere usata.} La prima funzione di sistema prevista, quella che consente di creare un timer, è \funcd{timerfd\_create}, il cui @@ -3507,7 +3507,7 @@ normalmente. In generale questa interfaccia è completamente astratta e può essere implementata sia direttamente nel kernel che in \textit{user space} attraverso l'uso di \textit{thread}. Per le versioni del kernel meno recenti esiste una -implementazione di questa interfaccia fornita completamente delle \acr{glibc} +implementazione di questa interfaccia fornita completamente dalla \acr{glibc} a partire dalla versione 2.1, che è realizzata completamente in \textit{user space}, ed è accessibile linkando i programmi con la libreria \file{librt}. A partire dalla versione 2.5.32 è stato introdotto nel kernel @@ -4080,10 +4080,11 @@ file. con \const{MAP\_PRIVATE}.\\ \const{MAP\_STACK} & Al momento è ignorato, è stato fornito (dal kernel 2.6.27) a supporto della implementazione dei - thread nelle \acr{glibc}, per allocare memoria in - uno spazio utilizzabile come \textit{stack} per le - architetture hardware che richiedono un - trattamento speciale di quest'ultimo.\\ + \textit{thread} nella \acr{glibc}, per allocare + memoria in uno spazio utilizzabile come + \textit{stack} per le architetture hardware che + richiedono un trattamento speciale di + quest'ultimo.\\ \constd{MAP\_UNINITIALIZED}& Specifico per i sistemi embedded ed utilizzabile dal kernel 2.6.33 solo se è stata abilitata in fase di compilazione dello stesso @@ -4765,7 +4766,7 @@ funzione, su Linux un valore nullo di \param{len} è consentito. L'argomento \param{advice} invece può assumere solo i valori indicati in tab.~\ref{tab:posix_madvise_advice_values}, che riflettono gli analoghi di \func{madvise}, con lo stesso effetto per tutti tranne -\const{POSIX\_MADV\_DONTNEED}. Infatti a partire dalle \acr{glibc} 2.6 +\const{POSIX\_MADV\_DONTNEED}. Infatti a partire dalla \acr{glibc} 2.6 \const{POSIX\_MADV\_DONTNEED} viene ignorato, in quanto l'uso del corrispondente \const{MADV\_DONTNEED} di \func{madvise} ha, per la semantica imperativa, l'effetto immediato di far liberare le pagine da parte del kernel, @@ -4850,11 +4851,11 @@ stesso valore deve essere ottenibile in esecuzione tramite la funzione \func{sysconf} richiedendo l'argomento \const{\_SC\_IOV\_MAX} (vedi sez.~\ref{sec:sys_limits}). -Nel caso di Linux il limite di sistema è di 1024, però se si usano le -\acr{glibc} queste forniscono un \textit{wrapper} per le \textit{system call} +Nel caso di Linux il limite di sistema è di 1024, però se si usa la +\acr{glibc} essa fornisce un \textit{wrapper} per le \textit{system call} che si accorge se una operazione supererà il precedente limite, in tal caso i dati verranno letti o scritti con le usuali \func{read} e \func{write} usando -un buffer di dimensioni sufficienti appositamente allocato e sufficiente a +un buffer di dimensioni sufficienti appositamente allocato in grado di contenere tutti i dati indicati da \param{vector}. L'operazione avrà successo ma si perderà l'atomicità del trasferimento da e verso la destinazione finale. @@ -4936,7 +4937,7 @@ permettono di ottimizzare le prestazioni in questo tipo di situazioni. La prima funzione che è stata ideata per ottimizzare il trasferimento dei dati fra due file descriptor è \func{sendfile}.\footnote{la funzione è stata - introdotta con i kernel della serie 2.2, e disponibile dalle \acr{glibc} + introdotta con i kernel della serie 2.2, e disponibile dalla \acr{glibc} 2.1.} La funzione è presente in diverse versioni di Unix (la si ritrova ad esempio in FreeBSD, HPUX ed altri Unix) ma non è presente né in POSIX.1-2001 né in altri standard (pertanto si eviti di utilizzarla se si devono scrivere @@ -5690,7 +5691,7 @@ dei buchi.\footnote{si ricordi che occorre scrivere per avere l'allocazione e che l'uso di \func{truncate} per estendere un file creerebbe soltanto uno \textit{sparse file} (vedi sez.~\ref{sec:file_lseek}) senza una effettiva allocazione dello spazio disco.} In realtà questa è la modalità con cui la -funzione veniva realizzata nella prima versione fornita dalle \acr{glibc}, per +funzione veniva realizzata nella prima versione fornita dalla \acr{glibc}, per cui la funzione costituiva in sostanza soltanto una standardizzazione delle modalità di esecuzione di questo tipo di allocazioni. @@ -5707,7 +5708,7 @@ solo a partire dal kernel 2.6.23 in cui è stata introdotta la nuova stato introdotto solo a partire dal kernel 2.6.25.} che consente di realizzare direttamente all'interno del kernel l'allocazione dello spazio disco così da poter realizzare una versione di \func{posix\_fallocate} con -prestazioni molto più elevate; nelle \acr{glibc} la nuova \textit{system call} +prestazioni molto più elevate; nella \acr{glibc} la nuova \textit{system call} viene sfruttata per la realizzazione di \func{posix\_fallocate} a partire dalla versione 2.10. @@ -5716,7 +5717,7 @@ esclusivamente su Linux, inizialmente \funcd{fallocate} non era stata definita come funzione di libreria,\footnote{pertanto poteva essere invocata soltanto in maniera indiretta con l'ausilio di \func{syscall}, vedi sez.~\ref{sec:proc_syscall}, come \code{long fallocate(int fd, int mode, - loff\_t offset, loff\_t len)}.} ma a partire dalle \acr{glibc} 2.10 è + loff\_t offset, loff\_t len)}.} ma a partire dalla \acr{glibc} 2.10 è stato fornito un supporto esplicito; il suo prototipo è: \begin{funcproto}{ diff --git a/filedir.tex b/filedir.tex index 5cc6d61..51f6868 100644 --- a/filedir.tex +++ b/filedir.tex @@ -1754,11 +1754,11 @@ unix-like \funcd{remove} è equivalente ad usare in maniera trasparente La funzione utilizza la funzione \func{unlink} per cancellare i file e la funzione \func{rmdir} (vedi sez.~\ref{sec:file_dir_creat_rem}) per cancellare -le directory.\footnote{questo vale usando la \acr{glibc}; nella libc4 e nella - libc5 la funzione \func{remove} era un semplice alias alla funzione - \func{unlink} e quindi non poteva essere usata per le directory.} Si tenga -presente che per alcune implementazioni del protocollo NFS utilizzare questa -funzione può comportare la scomparsa di file ancora in uso. +le directory.\footnote{questo vale usando la \acr{glibc}; nella \acr{libc4} e + nella \acr{libc5} la funzione \func{remove} era un semplice alias alla + funzione \func{unlink} e quindi non poteva essere usata per le directory.} +Si tenga presente che per alcune implementazioni del protocollo NFS utilizzare +questa funzione può comportare la scomparsa di file ancora in uso. Infine per cambiare nome ad un file o a una directory si usa la funzione di sistema \funcd{rename},\footnote{la funzione è definita dallo standard ANSI C, diff --git a/fileio.tex b/fileio.tex index b7db3a7..80b5c54 100644 --- a/fileio.tex +++ b/fileio.tex @@ -1007,7 +1007,7 @@ torneremo sull'argomento in sez.~\ref{sec:file_noblocking}. La funzione \func{read} è una delle \textit{system call} fondamentali, esistenti fin dagli albori di Unix, ma nella seconda versione delle \textit{Single Unix Specification}\footnote{questa funzione, e l'analoga - \func{pwrite} sono state aggiunte nel kernel 2.1.60, il supporto nelle + \func{pwrite} sono state aggiunte nel kernel 2.1.60, il supporto nella \acr{glibc}, compresa l'emulazione per i vecchi kernel che non hanno la \textit{system call}, è stato aggiunto con la versione 2.1, in versioni precedenti sia del kernel che delle librerie la funzione non è disponibile.} @@ -2415,7 +2415,7 @@ ANSI C, che invece sono realizzate attraverso opportune funzioni di libreria. Queste funzioni di libreria, insieme alle altre funzioni definite dallo standard (che sono state implementate la prima volta da Ritchie nel 1976 e da allora sono rimaste sostanzialmente immutate), vengono a costituire il nucleo -delle \acr{glibc} per la gestione dei file. +della \acr{glibc} per la gestione dei file. Esamineremo in questa sezione le funzioni base dell'interfaccia degli \textit{stream}, analoghe a quelle di sez.~\ref{sec:file_unix_interface} per i @@ -2685,7 +2685,7 @@ distinguere i file binari dai file di testo; in un sistema POSIX questa distinzione non esiste e il valore viene accettato solo per compatibilità, ma non ha alcun effetto. -Le \acr{glibc} supportano alcune estensioni, queste devono essere sempre +La \acr{glibc} supporta alcune estensioni, queste devono essere sempre indicate dopo aver specificato il \param{mode} con uno dei valori di tab.~\ref{tab:file_fopen_mode}. L'uso del carattere \texttt{x} serve per evitare di sovrascrivere un file già esistente (è analoga all'uso dell'opzione @@ -2752,12 +2752,12 @@ La funzione chiude lo \textit{stream} \param{stream} ed effettua lo scarico di tutti i dati presenti nei buffer di uscita e scarta tutti i dati in ingresso; se era stato allocato un buffer per lo \textit{stream} questo verrà rilasciato. La funzione effettua lo scarico solo per i dati presenti nei -buffer in \textit{user space} usati dalle \acr{glibc}; se si vuole essere +buffer in \textit{user space} usati dalla \acr{glibc}; se si vuole essere sicuri che il kernel forzi la scrittura su disco occorrerà effettuare una \func{sync} (vedi sez.~\ref{sec:file_sync}). -Linux supporta anche una altra funzione, \funcd{fcloseall}, come estensione -GNU implementata dalle \acr{glibc}, accessibile avendo definito +Linux supporta anche un'altra funzione, \funcd{fcloseall}, come estensione +GNU implementata dalla \acr{glibc}, accessibile avendo definito \macro{\_GNU\_SOURCE}, il suo prototipo è: \begin{funcproto}{ @@ -2809,7 +2809,7 @@ errore, e viene notificato come tale dai valori di uscita delle varie funzioni. Nella maggior parte dei casi questo avviene con la restituzione del valore intero (di tipo \ctyp{int}) \val{EOF} definito anch'esso nell'header \headfile{stdlib.h}. La costante deve essere negativa perché in molte funzioni -un valore positivo indica la quantità di dati scritti, le \acr{glibc} usano il +un valore positivo indica la quantità di dati scritti, la \acr{glibc} usa il valore $-1$, ma altre implementazioni possono avere valori diversi. Dato che le funzioni dell'interfaccia degli \textit{stream} sono funzioni di @@ -3045,7 +3045,7 @@ permetta di recuperare l'informazione completa, per assicurarsi che versioni diverse del programma siano in grado di rileggere i dati, tenendo conto delle eventuali differenze. -Le \acr{glibc} definiscono infine due ulteriori funzioni per l'I/O binario, +La \acr{glibc} definisce infine due ulteriori funzioni per l'I/O binario, \funcd{fread\_unlocked} e \funcd{fwrite\_unlocked}, che evitano il lock implicito dello \textit{stream} usato per dalla librerie per la gestione delle applicazioni \textit{multi-thread} (si veda sez.~\ref{sec:file_stream_thread} @@ -3165,8 +3165,8 @@ essere ottenuto con un cast da un \ctyp{unsigned char}). Anche il valore di ritorno è sempre un intero; in caso di errore o fine del file il valore di ritorno è \val{EOF}. -Come nel caso dell'I/O binario con \func{fread} e \func{fwrite} le \acr{glibc} -provvedono come estensione, per ciascuna delle funzioni precedenti, +Come nel caso dell'I/O binario con \func{fread} e \func{fwrite} la \acr{glibc} +provvede come estensione, per ciascuna delle funzioni precedenti, un'ulteriore funzione, il cui nome è ottenuto aggiungendo un \code{\_unlocked}, che esegue esattamente le stesse operazioni, evitando però il lock implicito dello \textit{stream}. @@ -3358,8 +3358,8 @@ quello di \func{fgets} e \func{fputs}, a parte il fatto che tutto (numero di caratteri massimo, terminatore della stringa, \textit{newline}) è espresso in termini di caratteri estesi anziché di normali caratteri ASCII. -Come per l'I/O binario e quello a caratteri, anche per l'I/O di linea le -\acr{glibc} supportano una serie di altre funzioni, estensioni di tutte quelle +Come per l'I/O binario e quello a caratteri, anche per l'I/O di linea la +\acr{glibc} supporta una serie di altre funzioni, estensioni di tutte quelle illustrate finora (eccetto \func{gets} e \func{puts}), che eseguono esattamente le stesse operazioni delle loro equivalenti, evitando però il lock implicito dello \textit{stream} (vedi sez.~\ref{sec:file_stream_thread}). Come @@ -3377,7 +3377,7 @@ conclusione della stringa presente nel buffer), ma a costo di una complicazione ulteriore della logica del programma. Lo stesso dicasi quando si deve gestire il caso di stringa che eccede le dimensioni del buffer. -Per questo motivo le \acr{glibc} prevedono, come estensione GNU, due nuove +Per questo motivo la \acr{glibc} prevede, come estensione GNU, due nuove funzioni per la gestione dell'input/output di linea, il cui uso permette di risolvere questi problemi. L'uso di queste funzioni deve essere attivato definendo la macro \macro{\_GNU\_SOURCE} prima di includere @@ -3610,7 +3610,7 @@ specificati in questo ordine: Dettagli ulteriori sulle varie opzioni di stampa e su tutte le casistiche dettagliate dei vari formati possono essere trovati nella pagina di manuale di -\func{printf} e nella documentazione delle \acr{glibc}. +\func{printf} e nella documentazione della \acr{glibc}. \begin{table}[htb] \centering @@ -3724,7 +3724,7 @@ Infine una ulteriore estensione GNU definisce le due funzioni \funcm{dprintf} e \textit{stream}. Altre estensioni permettono di scrivere con caratteri estesi. Anche queste funzioni, il cui nome è generato dalle precedenti funzioni aggiungendo una \texttt{w} davanti a \texttt{print}, sono trattate in -dettaglio nella documentazione delle \acr{glibc}. +dettaglio nella documentazione della \acr{glibc}. In corrispondenza alla famiglia di funzioni \func{printf} che si usano per l'output formattato, l'input formattato viene eseguito con le funzioni della @@ -3770,7 +3770,7 @@ in campi fissi. Uno spazio in \param{format} corrisponde con un numero qualunque di caratteri di separazione (che possono essere spazi, tabulatori, virgole ecc.), mentre caratteri diversi richiedono una corrispondenza esatta. Le direttive di conversione sono analoghe a quelle di \func{printf} e -si trovano descritte in dettaglio nelle pagine di manuale e nel manuale delle +si trovano descritte in dettaglio nelle pagine di manuale e nel manuale della \acr{glibc}. Le funzioni eseguono la lettura dall'input, scartano i separatori (e gli @@ -3831,8 +3831,8 @@ quest'ultimo; il suo prototipo è: In questo modo diventa possibile usare direttamente \func{fcntl} sul file descriptor sottostante, ma anche se questo permette di accedere agli attributi del file descriptor sottostante lo \textit{stream}, non ci dà nessuna -informazione riguardo alle proprietà dello \textit{stream} medesimo. Le -\acr{glibc} però supportano alcune estensioni derivate da Solaris, che +informazione riguardo alle proprietà dello \textit{stream} medesimo. La +\acr{glibc} però supporta alcune estensioni derivate da Solaris, che permettono di ottenere informazioni utili relative allo \textit{stream}. Ad esempio in certi casi può essere necessario sapere se un certo @@ -3967,7 +3967,7 @@ opportuni valori elencati in tab.~\ref{tab:file_stream_buf_mode}. Qualora si specifichi la modalità non bufferizzata i valori di \param{buf} e \param{size} vengono sempre ignorati. -Oltre a \func{setvbuf} le \acr{glibc} definiscono altre tre funzioni per la +Oltre a \func{setvbuf} la \acr{glibc} definisce altre tre funzioni per la gestione della bufferizzazione di uno \textit{stream}: \funcd{setbuf}, \funcd{setbuffer} e \funcd{setlinebuf}, i rispettivi prototipi sono: @@ -3994,7 +3994,7 @@ chiamate a \func{setvbuf} e sono definite solo per compatibilità con le vecchie librerie BSD, pertanto non è il caso di usarle se non per la portabilità su vecchi sistemi. -Infine le \acr{glibc} provvedono le funzioni non standard, anche queste +Infine la \acr{glibc} provvede le funzioni non standard, anche queste originarie di Solaris, \funcd{\_\_flbf} e \funcd{\_\_fbufsize} che permettono di leggere le proprietà di bufferizzazione di uno \textit{stream}; i cui prototipi sono: @@ -4038,7 +4038,7 @@ Se \param{stream} è \val{NULL} lo scarico dei dati è forzato per tutti gli \textit{stream} aperti. Esistono però circostanze, ad esempio quando si vuole essere sicuri che sia stato eseguito tutto l'output su terminale, in cui serve poter effettuare lo scarico dei dati solo per gli \textit{stream} in modalità -\textit{line buffered}. Per fare questo le \acr{glibc} supportano una +\textit{line buffered}. Per fare questo la \acr{glibc} supporta una estensione di Solaris, la funzione \funcd{\_flushlbf}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ @@ -4136,7 +4136,7 @@ comportare dei costi pesanti in termini di prestazioni. Per questo motivo abbiamo visto come alle usuali funzioni di I/O non formattato siano associate delle versioni \code{\_unlocked} (alcune previste -dallo stesso standard POSIX, altre aggiunte come estensioni dalle \acr{glibc}) +dallo stesso standard POSIX, altre aggiunte come estensioni dalla \acr{glibc}) che possono essere usate quando il locking non serve\footnote{in certi casi dette funzioni possono essere usate, visto che sono molto più efficienti, anche in caso di necessità di locking, una volta che questo sia stato @@ -4146,7 +4146,7 @@ come macro. La sostituzione di tutte le funzioni di I/O con le relative versioni \code{\_unlocked} in un programma che non usa i \textit{thread} è però un -lavoro abbastanza noioso. Per questo motivo le \acr{glibc} forniscono al +lavoro abbastanza noioso. Per questo motivo la \acr{glibc} fornisce al programmatore pigro un'altra via, anche questa mutuata da estensioni introdotte in Solaris, da poter utilizzare per disabilitare in blocco il locking degli \textit{stream}: l'uso della funzione \funcd{\_\_fsetlocking}, diff --git a/intro.tex b/intro.tex index 504093d..86a9597 100644 --- a/intro.tex +++ b/intro.tex @@ -738,7 +738,7 @@ solo delle convenzioni il cui rispetto è demandato alle applicazioni stesse. \itindbeg{file~descriptor} In Linux le interfacce di programmazione per l'I/O su file due. La prima è -l'interfaccia nativa del sistema, quella che il manuale delle \textsl{glibc} +l'interfaccia nativa del sistema, quella che il manuale della \textsl{glibc} chiama interfaccia dei ``\textit{file descriptor}'' (in italiano \textsl{descrittori di file}). Si tratta di un'interfaccia specifica dei sistemi unix-like che fornisce un accesso non bufferizzato. @@ -761,7 +761,7 @@ La seconda interfaccia è quella che il manuale della \acr{glibc} chiama dei kernel negli Unix derivati da \textit{System V}, come strato di astrazione per file e socket; in Linux questa interfaccia, che comunque ha avuto poco successo, non esiste, per cui facendo riferimento agli \textit{stream} - useremo il significato adottato dal manuale delle \acr{glibc}.} Essa + useremo il significato adottato dal manuale della \acr{glibc}.} Essa fornisce funzioni più evolute e un accesso bufferizzato, controllato dalla implementazione fatta nella \acr{glibc}. Questa è l'interfaccia specificata dallo standard ANSI C e perciò si trova anche su tutti i sistemi non Unix. Gli @@ -963,7 +963,7 @@ acquisito alcuni diritti sul codice di System V, una ulteriore versione delle \textit{System V Interface Description}, che va sotto la denominazione di SVID 4. -Linux e le \acr{glibc} implementano le principali funzionalità richieste dalle +Linux e la \acr{glibc} implementano le principali funzionalità richieste dalle specifiche SVID che non sono già incluse negli standard POSIX ed ANSI C, per compatibilità con lo Unix System V e con altri Unix (come SunOS) che le includono. Tuttavia le funzionalità più oscure e meno utilizzate (che non sono @@ -1293,13 +1293,13 @@ in essi definite, sono illustrate nel seguente elenco: definito una di queste macro, l'effetto sarà quello di dare la precedenza alle funzioni in forma BSD. Questa macro, essendo ricompresa in \macro{\_DEFAULT\_SOURCE} che è definita di default, è stata deprecata a - partire dalle \acr{glibc} 2.20. + partire dalla \acr{glibc} 2.20. \item[\macrod{\_SVID\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili le funzionalità derivate da SVID. Esse comprendono anche quelle definite negli standard ISO C, POSIX.1, POSIX.2, e X/Open (XPG$n$) illustrati in precedenza. Questa macro, essendo ricompresa in \macro{\_DEFAULT\_SOURCE} - che è definita di default, è stata deprecata a partire dalle \acr{glibc} + che è definita di default, è stata deprecata a partire dalla \acr{glibc} 2.20. \item[\macrod{\_DEFAULT\_SOURCE}] questa macro abilita le definizioni @@ -1310,7 +1310,7 @@ in essi definite, sono illustrate nel seguente elenco: meno di non aver richiesto delle definizioni più restrittive sia con altre macro che con i flag del compilatore, nel qual caso abilita le funzioni che altrimenti sarebbero disabilitate. Questa macro è stata introdotta a partire - dalle \acr{glibc} 2.19 e consente di deprecare \macro{\_SVID\_SOURCE} e + dalla \acr{glibc} 2.19 e consente di deprecare \macro{\_SVID\_SOURCE} e \macro{\_BSD\_SOURCE}. \item[\macrod{\_XOPEN\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili @@ -1437,7 +1437,7 @@ una opportuna macro; queste estensioni sono illustrate nel seguente elenco: le estensioni delle funzioni di creazione, accesso e modifica di file e directory che risolvono i problemi di sicurezza insiti nell'uso di \textit{pathname} relativi con programmi \textit{multi-thread} illustrate in - sez.~\ref{sec:file_openat}. Dalle \acr{glibc} 2.10 questa macro viene + sez.~\ref{sec:file_openat}. Dalla \acr{glibc} 2.10 questa macro viene definita implicitamente se si definisce \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} ad un valore maggiore o uguale di ``\texttt{200809L}''. @@ -1448,8 +1448,8 @@ una opportuna macro; queste estensioni sono illustrate nel seguente elenco: funzioni sono anche previste nello standard POSIX.1c, ma ve ne sono altre che sono disponibili soltanto su alcuni sistemi, o specifiche della \acr{glibc}, e possono essere utilizzate una volta definita la macro. Oggi - la macro è obsoleta, già dalle \acr{glibc} 2.3 le librerie erano già - completamente rientranti e dalle \acr{glibc} 2.25 la macro è equivalente ad + la macro è obsoleta, già dalla \acr{glibc} 2.3 le funzioni erano già + completamente rientranti e dalla \acr{glibc} 2.25 la macro è equivalente ad definire \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} con un valore di ``\texttt{199606L}'' mentre se una qualunque delle altre macro che richiede un valore di conformità più alto è definita, la sua definizione non ha alcun effetto. diff --git a/ipc.tex b/ipc.tex index 4d9c357..bb1c18e 100644 --- a/ipc.tex +++ b/ipc.tex @@ -96,7 +96,7 @@ con le frecce che indicano la direzione del flusso dei dati. \end{figure} Della funzione di sistema esiste una seconda versione, \funcd{pipe2}, -introdotta con il kernel 2.6.27 e le \acr{glibc} 2.9 e specifica di Linux +introdotta con il kernel 2.6.27 e la \acr{glibc} 2.9 e specifica di Linux (utilizzabile solo definendo la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}), che consente di impostare atomicamente le caratteristiche dei file descriptor restituiti, il suo prototipo è: @@ -366,7 +366,7 @@ La funzione restituisce il puntatore ad uno stream associato alla \textit{pipe} creata, che sarà aperto in sola lettura (e quindi associato allo \textit{standard output} del programma indicato) in caso si sia indicato \code{r}, o in sola scrittura (e quindi associato allo \textit{standard - input}) in caso di \code{w}. A partire dalla versione 2.9 delle \acr{glibc} + input}) in caso di \code{w}. A partire dalla versione 2.9 della \acr{glibc} (questa è una estensione specifica di Linux) all'argomento \param{type} può essere aggiunta la lettera ``\texttt{e}'' per impostare automaticamente il flag di \textit{close-on-exec} sul file descriptor sottostante (si ricordi @@ -2095,10 +2095,10 @@ unificare detto argomento esso deve essere passato come una unione \struct{semun}, la cui definizione, con i possibili valori che può assumere, è riportata in fig.~\ref{fig:ipc_semun}. -Nelle versioni più vecchie delle \acr{glibc} questa unione veniva definita in +Nelle versioni più vecchie della \acr{glibc} questa unione veniva definita in \file{sys/sem.h}, ma nelle versioni più recenti questo non avviene più in quanto lo standard POSIX.1-2001 richiede che sia sempre definita a cura del -chiamante. In questa seconda evenienza le \acr{glibc} definiscono però la +chiamante. In questa seconda evenienza la \acr{glibc} definisce però la macro \macrod{\_SEM\_SEMUN\_UNDEFINED} che può essere usata per controllare la situazione. @@ -2243,7 +2243,7 @@ vettore \param{sops}. Con lo standard POSIX.1-2001 è stata introdotta una variante di \func{semop} che consente di specificare anche un tempo massimo di attesa. La nuova -funzione di sistema, disponibile a partire dal kernel 2.4.22 e dalle +funzione di sistema, disponibile a partire dal kernel 2.4.22 e dalla \acr{glibc} 2.3.3, ed utilizzabile solo dopo aver definito la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}, è \funcd{semtimedop}, ed il suo prototipo è: @@ -2849,8 +2849,8 @@ stato marcato per la cancellazione. L'argomento \param{shmaddr} specifica a quale indirizzo\footnote{lo standard SVID prevede che l'argomento \param{shmaddr} sia di tipo \ctyp{char *}, così - come il valore di ritorno della funzione; in Linux è stato così con le - \acr{libc4} e le \acr{libc5}, con il passaggio alla \acr{glibc} il tipo di + come il valore di ritorno della funzione; in Linux è stato così con la + \acr{libc4} e la \acr{libc5}, con il passaggio alla \acr{glibc} il tipo di \param{shmaddr} è divenuto un \ctyp{const void *} e quello del valore di ritorno un \ctyp{void *} seguendo POSIX.1-2001.} deve essere associato il segmento, se il valore specificato è \val{NULL} è il sistema a scegliere @@ -3833,7 +3833,7 @@ descrittore con la funzione \funcd{mq\_close}, il cui prototipo è: La funzione è analoga a \func{close},\footnote{su Linux, dove le code sono implementate come file su un filesystem dedicato, è esattamente la stessa funzione, per cui non esiste una \textit{system call} autonoma e la funzione - viene rimappata su \func{close} dalle \acr{glibc}.} dopo la sua esecuzione + viene rimappata su \func{close} dalla \acr{glibc}.} dopo la sua esecuzione il processo non sarà più in grado di usare il descrittore della coda, ma quest'ultima continuerà ad esistere nel sistema e potrà essere acceduta con un'altra chiamata a \func{mq\_open}. All'uscita di un processo tutte le code diff --git a/othersock.tex b/othersock.tex index 4bdf384..a2d3c3f 100644 --- a/othersock.tex +++ b/othersock.tex @@ -128,13 +128,13 @@ dati attraverso qualunque tipo di socket. Esse hanno la caratteristica di prevedere tre argomenti aggiuntivi attraverso i quali è possibile specificare la destinazione dei dati trasmessi o ottenere l'origine dei dati ricevuti. La prima di queste funzioni è \funcd{sendto} ed il suo prototipo\footnote{il - prototipo illustrato è quello utilizzato dalle \acr{glibc}, che seguono le + prototipo illustrato è quello utilizzato dalla \acr{glibc}, che segue le \textit{Single Unix Specification}, l'argomento \param{flags} era di tipo \ctyp{int} nei vari BSD4.*, mentre nelle \acr{libc4} e \acr{libc5} veniva usato un \texttt{unsigned int}; l'argomento \param{len} era \ctyp{int} nei - vari BSD4.* e nelle \acr{libc4}, ma \type{size\_t} nelle \acr{libc5}; - infine l'argomento \param{tolen} era \ctyp{int} nei vari BSD4.* nelle - \acr{libc4} e nelle \acr{libc5}.} è: + vari BSD4.* e nella \acr{libc4}, ma \type{size\_t} nella \acr{libc5}; infine + l'argomento \param{tolen} era \ctyp{int} nei vari BSD4.*, nella \acr{libc4} e + nella \acr{libc5}.} è: \begin{functions} \headdecl{sys/types.h} \headdecl{sys/socket.h} @@ -217,12 +217,12 @@ per il momento ci si può limitare ad usare sempre un valore nullo. La seconda funzione utilizzata nella comunicazione fra socket UDP è \funcd{recvfrom}, che serve a ricevere i dati inviati da un altro socket; il -suo prototipo\footnote{il prototipo è quello delle \acr{glibc} che seguono le - \textit{Single Unix Specification}, i vari BSD4.*, le \acr{libc4} e le +suo prototipo\footnote{il prototipo è quello della \acr{glibc} che segue le + \textit{Single Unix Specification}, i vari BSD4.*, le \acr{libc4} e la \acr{libc5} usano un \ctyp{int} come valore di ritorno; per gli argomenti \param{flags} e \param{len} vale quanto detto a proposito di \func{sendto}; - infine l'argomento \param{fromlen} è \ctyp{int} per i vari BSD4.*, le - \acr{libc4} e le \acr{libc5}.} è: + infine l'argomento \param{fromlen} è \ctyp{int} per i vari BSD4.*, la + \acr{libc4} e la \acr{libc5}.} è: \begin{functions} \headdecl{sys/types.h} \headdecl{sys/socket.h} diff --git a/process.tex b/process.tex index 9a67fb5..a1bee2b 100644 --- a/process.tex +++ b/process.tex @@ -452,7 +452,7 @@ i valori 0 e 1. Una forma alternativa per effettuare una terminazione esplicita di un programma è quella di chiamare direttamente la \textit{system call} \funcd{\_exit},\footnote{la stessa è definita anche come \funcd{\_Exit} in - \headfile{stdlib.h}, inoltre a partire dalle \acr{glibc} 2.3 usando questa + \headfile{stdlib.h}, inoltre a partire dalla \acr{glibc} 2.3 usando questa funzione viene invocata \func{exit\_group} che termina tutti i \textit{thread} del processo e non solo quello corrente (fintanto che non si usano i \textit{thread}\unavref{, vedi sez.~\ref{cha:threads},} questo non @@ -522,9 +522,9 @@ opportuna funzione di pulizia da chiamare all'uscita del programma, che non deve prendere argomenti e non deve ritornare niente. In sostanza deve la funzione di pulizia dovrà essere definita come \code{void function(void)}. -Un'estensione di \func{atexit} è la funzione \funcd{on\_exit}, che le -\acr{glibc} includono per compatibilità con SunOS ma che non è detto sia -definita su altri sistemi,\footnote{la funzione è disponibile dalle +Un'estensione di \func{atexit} è la funzione \funcd{on\_exit}, che la +\acr{glibc} include per compatibilità con SunOS ma che non è detto sia +definita su altri sistemi,\footnote{la funzione è disponibile dalla \acr{glibc} 2.19 definendo la macro \macro{\_DEFAULT\_SOURCE}, mentre in precedenza erano necessarie \macro{\_BSD\_SOURCE} o \macro{\_SVID\_SOURCE}; non essendo prevista dallo standard POSIX è in generale preferibile evitarne @@ -966,7 +966,7 @@ in caso di successo e \val{NULL} in caso di fallimento, nel qual caso In genere si usano \func{malloc} e \func{calloc} per allocare dinamicamente un'area di memoria.\footnote{queste funzioni presentano un comportamento - diverso fra le \acr{glibc} e le \acr{uClib} quando il valore di \param{size} + diverso fra la \acr{glibc} e la \acr{uClib} quando il valore di \param{size} è nullo. Nel primo caso viene comunque restituito un puntatore valido, anche se non è chiaro a cosa esso possa fare riferimento, nel secondo caso viene restituito \val{NULL}. Il comportamento è analogo con @@ -1624,12 +1624,12 @@ accada con altre implementazioni. Nessuna delle due funzioni ha una chiara standardizzazione e nessuna delle due compare in POSIX.1, inoltre ci sono indicazioni discordi sui file che ne contengono la definizione;\footnote{secondo SUSv2 \func{valloc} è definita in - \headfile{stdlib.h}, mentre sia le \acr{glibc} che le precedenti \acr{libc4} + \headfile{stdlib.h}, mentre sia la \acr{glibc} che le precedenti \acr{libc4} e \acr{libc5} la dichiarano in \headfile{malloc.h}, lo stesso vale per \func{memalign} che in alcuni sistemi è dichiarata in \headfile{stdlib.h}.} per questo motivo il loro uso è sconsigliato, essendo state sostituite dalla nuova \funcd{posix\_memalign}, che è stata standardizzata in POSIX.1d e -disponibile dalle \acr{glibc} 2.1.91; il suo prototipo è: +disponibile dalla \acr{glibc} 2.1.91; il suo prototipo è: \begin{funcproto}{ \fhead{stdlib.h} @@ -1655,7 +1655,7 @@ valore di ritorno il codice di errore. Come per le precedenti la memoria allocata con \func{posix\_memalign} deve essere disallocata con \func{free}, che in questo caso però è quanto richiesto dallo standard. -Dalla versione 2.16 delle \acr{glibc} è stata aggiunta anche la funzione +Dalla versione 2.16 della \acr{glibc} è stata aggiunta anche la funzione \funcd{aligned\_alloc}, prevista dallo standard C11 (e disponibile definendo \const{\_ISOC11\_SOURCE}), il cui prototipo è: @@ -2189,7 +2189,7 @@ sostituendo il relativo puntatore;\footnote{il comportamento è lo stesso delle vecchie \acr{libc4} e \acr{libc5}; nella \acr{glibc}, dalla versione 2.0 alla 2.1.1, veniva invece fatta una copia, seguendo il comportamento di BSD4.4; dato che questo può dar luogo a perdite di memoria e non rispetta lo - standard il comportamento è stato modificato a partire dalle 2.1.2, + standard il comportamento è stato modificato a partire dalla 2.1.2, eliminando anche, sempre in conformità a SUSv2, l'attributo \direct{const} dal prototipo.} pertanto ogni cambiamento alla stringa in questione si riflette automaticamente sull'ambiente, e quindi si deve evitare di passare a @@ -2310,7 +2310,7 @@ versione ``\textsl{sicura}'' da zero. %\label{sec:proc_opt_extended} %Oltre alla modalità ordinaria di gestione delle opzioni trattata in -%sez.~\ref{sec:proc_opt_handling} le \acr{glibc} forniscono una modalità +%sez.~\ref{sec:proc_opt_handling} la \acr{glibc} fornisce una modalità %alternativa costituita dalle cosiddette \textit{long-options}, che consente di %esprimere le opzioni in una forma più descrittiva che nel caso più generale è %qualcosa del tipo di ``\texttt{-{}-option-name=parameter}''. diff --git a/prochand.tex b/prochand.tex index 30e272c..16c51de 100644 --- a/prochand.tex +++ b/prochand.tex @@ -1937,17 +1937,18 @@ solo l'\ids{UID} effettivo, e soltanto se il valore specificato corrisponde o all'\ids{UID} reale o all'\ids{UID} salvato, ottenendo un errore di \errcode{EPERM} negli altri casi. -E' importante notare che la funzione può fallire con \errval{EAGAIN} anche -quando viene invocata da un processo con privilegi di amministratore per -cambiare il proprio l'\ids{UID} reale, sia per una temporanea indisponibilità -di risorse del kernel, sia perché l'utente di cui si vuole assumere -l'\ids{UID} andrebbe a superare un eventuale limite sul numero di processi (il -limite \const{RLIMIT\_NPROC}, che tratteremo in -sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}),\footnote{non affronteremo qui l'altro caso - di errore, che può avvenire solo quando si esegue la funzione all'interno di - un diverso \textit{user namespace}, argomento su cui torneremo in - sez.~\ref{sec:process_namespaces}.} pertanto occorre sempre verificare lo -stato di uscita della funzione. +E' importante notare che la funzione può fallire, con +\errval{EAGAIN},\footnote{non affronteremo qui l'altro caso di errore, che può + avvenire solo quando si esegue la funzione all'interno di un diverso + \textit{user namespace}, argomento su cui torneremo in + sez.~\ref{sec:process_namespaces} ma la considerazione di controllare sempre + lo stato di uscita si applica allo stesso modo.} anche quando viene invocata +da un processo con privilegi di amministratore per cambiare il proprio +l'\ids{UID} reale, sia per una temporanea indisponibilità di risorse del +kernel, sia perché l'utente di cui si vuole assumere l'\ids{UID} andrebbe a +superare un eventuale limite sul numero di processi (il limite +\const{RLIMIT\_NPROC}, che tratteremo in sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}), +pertanto occorre sempre verificare lo stato di uscita della funzione. Non controllare questo tipo di errori perché si presume che la funzione abbia sempre successo quando si hanno i privilegi di amministratore può avere @@ -2099,7 +2100,8 @@ del gruppo \textit{effective} ed i loro prototipi sono: \fdesc{Imposta il \ids{GID} effettivo del processo corrente.} } {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual -caso \var{errno} assume i valori visti per \func{setuid}/\func{setgid}. + caso \var{errno} assume i valori visti per \func{setuid}/\func{setgid} + tranne \errval{EAGAIN}. } \end{funcproto} @@ -2126,7 +2128,7 @@ un completo controllo su tutti e tre i gruppi di identificatori \fdesc{Imposta il \ids{GID} reale, effettivo e salvato del processo corrente.} } {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual -caso \var{errno} può assumere solo il valore \errcode{EPERM}. +caso \var{errno} assume i valori visti per \func{setuid}/\func{setgid}. } \end{funcproto} @@ -2135,7 +2137,7 @@ gli \ids{UID} si applica alla seconda per i \ids{GID}. La funzione \func{setresuid} imposta l'\ids{UID} reale, l'\ids{UID} effettivo e l'\ids{UID} salvato del processo corrente ai valori specificati rispettivamente dagli argomenti \param{ruid}, \param{euid} e \param{suid}. I -processi non privilegiati possono cambiare uno qualunque degli\ids{UID} solo +processi non privilegiati possono cambiare uno qualunque degli \ids{UID} solo ad un valore corrispondente o all'\ids{UID} reale, o a quello effettivo o a quello salvato, l'amministratore può specificare i valori che vuole. Un valore di $-1$ per un qualunque argomento lascia inalterato l'identificatore @@ -2201,9 +2203,10 @@ programmi portabili; i loro prototipi sono: \fdecl{int setfsgid(gid\_t fsgid)} \fdesc{Legge il \ids{GID} di filesystem del processo corrente.} } -{Le funzioni restituiscono il nuovo valore dell'identificativo in caso di - successo e quello corrente per un errore, in questo caso non viene però - impostato nessun codice di errore in \var{errno}.} + +{Le funzioni restituiscono sia in caso di successo che di errore il valore + corrente dell'identificativo, e in caso di errore non viene impostato nessun + codice in \var{errno}.} \end{funcproto} Le due funzioni sono analoghe ed usano il valore passato come argomento per @@ -2212,6 +2215,12 @@ solo se il processo chiamante ha i privilegi di amministratore o, per gli altri utenti, se il valore specificato coincide con uno dei di quelli del gruppo \textit{real}, \textit{effective} o \textit{saved}. +Il problema di queste funzioni è che non restituiscono un codice di errore e +non c'è modo di sapere (con una singola chiamata) di sapere se hanno avuto +successo o meno, per verificarlo occorre eseguire una chiamata aggiuntiva +passando come argomento $-1$ (un valore impossibile per un identificativo), +così fallendo si può di ottenere il valore corrente e verificare se è +cambiato. \subsection{Le funzioni per la gestione dei gruppi associati a un processo} \label{sec:proc_setgroups} @@ -2247,8 +2256,8 @@ La funzione legge gli identificatori dei gruppi supplementari del processo sul vettore \param{list} che deve essere di dimensione pari a \param{size}. Non è specificato se la funzione inserisca o meno nella lista il \ids{GID} effettivo del processo. Se si specifica un valore di \param{size} uguale a $0$ allora -l'argomento \param{list} non viene modificato, ma si ottiene il numero di -gruppi supplementari. +l'argomento \param{list} non viene modificato, ma si ottiene dal valore di +ritorno il numero di gruppi supplementari. Una seconda funzione, \funcd{getgrouplist}, può invece essere usata per ottenere tutti i gruppi a cui appartiene utente identificato per nome; il suo @@ -2389,7 +2398,7 @@ tempo. In tutti questi casi la CPU diventa disponibile ed è compito dello kernel provvedere a mettere in esecuzione un altro processo. Tutte queste possibilità sono caratterizzate da un diverso \textsl{stato} del -processo, in Linux un processo può trovarsi in uno degli stati riportati in +processo; in Linux un processo può trovarsi in uno degli stati riportati in tab.~\ref{tab:proc_proc_states}; ma soltanto i processi che sono nello stato \textit{runnable} concorrono per l'esecuzione. Questo vuol dire che, qualunque sia la sua priorità, un processo non potrà mai essere messo in esecuzione @@ -2404,7 +2413,7 @@ fintanto che esso si trova in uno qualunque degli altri stati. \hline \hline \textit{runnable}& \texttt{R} & Il processo è in esecuzione o è pronto ad - essere eseguito (cioè è in attesa che gli + essere eseguito (in attesa che gli venga assegnata la CPU).\\ \textit{sleep} & \texttt{S} & Il processo è in attesa di un risposta dal sistema, ma può essere @@ -2488,9 +2497,9 @@ prevede solo priorità dinamiche. È di questo che, di norma, ci si dovrà preoccupare nella programmazione. Come accennato in Linux i processi ordinari hanno tutti una priorità assoluta nulla; quello che determina quale, fra tutti i processi in attesa di esecuzione, sarà eseguito per primo, è la cosiddetta -\textsl{priorità dinamica},\footnote{quella che viene mostrata nella colonna - \texttt{PR} del comando \texttt{top}.} che è chiamata così proprio perché -varia nel corso dell'esecuzione di un processo. +\textsl{priorità dinamica}, quella che viene mostrata nella colonna +\texttt{PR} del comando \texttt{top}, che è chiamata così proprio perché varia +nel corso dell'esecuzione di un processo. Il meccanismo usato da Linux è in realtà piuttosto complesso,\footnote{e dipende strettamente dalla versione di kernel; in particolare a partire @@ -2510,18 +2519,19 @@ in stato \textit{runnable} ma non viene posto in esecuzione.\footnote{in processo mettere in esecuzione avviene con un algoritmo molto più complicato, che tiene conto anche della \textsl{interattività} del processo, utilizzando diversi fattori, questa è una brutale semplificazione per - rendere l'idea del funzionamento, per una trattazione più dettagliata, anche - se non aggiornatissima, dei meccanismi di funzionamento dello - \textit{scheduler} si legga il quarto capitolo di \cite{LinKernDev}.} Lo -\textit{scheduler} infatti mette sempre in esecuzione, fra tutti i processi in -stato \textit{runnable}, quello che ha il valore di priorità dinamica più -basso.\footnote{con le priorità dinamiche il significato del valore numerico - ad esse associato è infatti invertito, un valore più basso significa una - priorità maggiore.} Il fatto che questo valore venga diminuito quando un -processo non viene posto in esecuzione pur essendo pronto, significa che la -priorità dei processi che non ottengono l'uso del processore viene -progressivamente incrementata, così che anche questi alla fine hanno la -possibilità di essere eseguiti. + rendere l'idea del funzionamento, per una trattazione più dettagliata dei + meccanismi di funzionamento dello \textit{scheduler}, anche se non + aggiornatissima, si legga il quarto capitolo di \cite{LinKernDev}.} + +Lo \textit{scheduler} infatti mette sempre in esecuzione, fra tutti i processi +in stato \textit{runnable}, quello che ha il valore di priorità dinamica più +basso; con le priorità dinamiche il significato del valore numerico ad esse +associato è infatti invertito, un valore più basso significa una priorità +maggiore. Il fatto che questo valore venga diminuito quando un processo non +viene posto in esecuzione pur essendo pronto, significa che la priorità dei +processi che non ottengono l'uso del processore viene progressivamente +incrementata, così che anche questi alla fine hanno la possibilità di essere +eseguiti. Sia la dimensione della \textit{time-slice} che il valore di partenza della priorità dinamica sono determinate dalla cosiddetta \textit{nice} (o @@ -2620,19 +2630,18 @@ caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \end{errlist}} \end{funcproto} -La funzione permette, a seconda di quanto specificato -nell'argomento \param{which}, di leggere il valore di \textit{nice} di un -processo, di un gruppo di processi (vedi sez.~\ref{sec:sess_proc_group}) o di -un utente indicato dall'argomento \param{who}. Nelle vecchie versioni può -essere necessario includere anche \headfiled{sys/time.h}, questo non è più -necessario con versioni recenti delle librerie, ma è comunque utile per -portabilità. +La funzione permette, a seconda di quanto specificato nell'argomento +\param{which}, di leggere il valore di \textit{nice} o di un processo, o di un +gruppo di processi (vedi sez.~\ref{sec:sess_proc_group}) o di un utente, +indicati con l'argomento \param{who}. Nelle vecchie versioni può essere +necessario includere anche \headfiled{sys/time.h}, questo non è più necessario +con versioni recenti delle librerie, ma è comunque utile per portabilità. I valori possibili per \param{which}, ed il tipo di valore che occorre usare -in corrispondenza per \param{who} solo elencati nella legenda di +in corrispondenza per \param{who}, solo elencati nella legenda di tab.~\ref{tab:proc_getpriority} insieme ai relativi significati. Usare un valore nullo per \param{who} indica, a seconda della corrispondente -indicazione usata per \param{which} il processo, il gruppo di processi o +indicazione usata per \param{which}, il processo, il gruppo di processi o l'utente correnti. \begin{table}[htb] @@ -2657,7 +2666,7 @@ l'utente correnti. In caso di una indicazione che faccia riferimento a più processi, la funzione restituisce la priorità più alta (cioè il valore più basso) fra quelle dei -processi corrispondenti. Come per \func{nice} $-1$ è un valore possibile +processi corrispondenti. Come per \func{nice}, $-1$ è un possibile valore corretto, per cui di nuovo per poter rilevare una condizione di errore è necessario cancellare sempre \var{errno} prima della chiamata alla funzione e quando si ottiene un valore di ritorno uguale a $-1$ per verificare che essa @@ -2692,9 +2701,9 @@ i quali valgono le stesse considerazioni fatte per \func{getpriority} e lo specchietto di tab.~\ref{tab:proc_getpriority}. In questo caso come valore di \param{prio} deve essere specificato il valore -di \textit{nice} da assegnare, e non un incremento (positivo o negativo) come -nel caso di \func{nice}, nell'intervallo fra \const{PRIO\_MIN} ($-20$) e -\const{PRIO\_MAX} ($19$). La funzione restituisce il valore di \textit{nice} +di \textit{nice} da assegnare nell'intervallo fra \const{PRIO\_MIN} ($-20$) e +\const{PRIO\_MAX} ($19$), e non un incremento (positivo o negativo) come nel +caso di \func{nice}. La funzione restituisce il valore di \textit{nice} assegnato in caso di successo e $-1$ in caso di errore, e come per \func{nice} anche in questo caso per rilevare un errore occorre sempre porre a zero \var{errno} prima della chiamata della funzione, essendo $-1$ un valore di @@ -2726,33 +2735,33 @@ valore di \textit{nice} è cambiato parecchio nelle progressive riscritture dello \textit{scheduler} di Linux, ed in particolare a partire dal kernel 2.6.23 l'uso di diversi valori di \textit{nice} ha un impatto molto più forte nella distribuzione della CPU ai processi. Infatti se viene comunque calcolata -una priorità dinamica per i processi che non ricevono la CPU così che anche +una priorità dinamica per i processi che non ricevono la CPU, così che anche essi possano essere messi in esecuzione, un alto valore di \textit{nice} corrisponde comunque ad una \textit{time-slice} molto piccola che non cresce comunque, per cui un processo a bassa priorità avrà davvero scarse possibilità di essere eseguito in presenza di processi attivi a priorità più alta. - \subsection{Il meccanismo di \textit{scheduling real-time}} \label{sec:proc_real_time} Come spiegato in sez.~\ref{sec:proc_sched} lo standard POSIX.1b ha introdotto -le priorità assolute per permettere la gestione di processi real-time. In -realtà nel caso di Linux non si tratta di un vero \textit{hard real-time}, in -quanto in presenza di eventuali interrupt il kernel interrompe l'esecuzione di -un processo qualsiasi sia la sua priorità,\footnote{questo a meno che non si - siano installate le patch di RTLinux, RTAI o Adeos, con i quali è possibile - ottenere un sistema effettivamente \textit{hard real-time}. In tal caso - infatti gli interrupt vengono intercettati dall'interfaccia - \textit{real-time} (o nel caso di Adeos gestiti dalle code del nano-kernel), - in modo da poterli controllare direttamente qualora ci sia la necessità di - avere un processo con priorità più elevata di un \textit{interrupt - handler}.} mentre con l'incorrere in un \textit{page fault} si possono -avere ritardi non previsti. Se l'ultimo problema può essere aggirato -attraverso l'uso delle funzioni di controllo della memoria virtuale (vedi -sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}), il primo non è superabile e può comportare -ritardi non prevedibili riguardo ai tempi di esecuzione di qualunque processo. +le priorità assolute per permettere la gestione di processi +\textit{real-time}. In realtà nel caso di Linux non si tratta di un vero +\textit{hard real-time}, in quanto in presenza di eventuali interrupt il +kernel interrompe l'esecuzione di un processo, qualsiasi sia la sua +priorità,\footnote{questo a meno che non si siano installate le patch di + RTLinux, RTAI o Adeos, con i quali è possibile ottenere un sistema + effettivamente \textit{hard real-time}. In tal caso infatti gli interrupt + vengono intercettati dall'interfaccia \textit{real-time} (o nel caso di + Adeos gestiti dalle code del nano-kernel), in modo da poterli controllare + direttamente qualora ci sia la necessità di avere un processo con priorità + più elevata di un \textit{interrupt handler}.} mentre con l'incorrere in un +\textit{page fault} si possono avere ritardi non previsti. Se l'ultimo +problema può essere aggirato attraverso l'uso delle funzioni di controllo +della memoria virtuale (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}), il primo non è +superabile e può comportare ritardi non prevedibili riguardo ai tempi di +esecuzione di qualunque processo. Nonostante questo, ed in particolare con una serie di miglioramenti che sono stati introdotti nello sviluppo del kernel,\footnote{in particolare a partire @@ -2815,15 +2824,15 @@ ordinarie o viceversa, che di specificare, in caso di politiche caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \begin{errlist} \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{policy} non esiste o il - relativo valore di \param{p} non è valido per la politica scelta. + valore di \param{p} non è valido per la politica scelta. \item[\errcode{EPERM}] il processo non ha i privilegi per attivare la politica richiesta. \item[\errcode{ESRCH}] il processo \param{pid} non esiste. - \end{errlist}} + \end{errlist}} \end{funcproto} La funzione esegue l'impostazione per il processo specificato dall'argomento -\param{pid}, un valore nullo di questo argomento esegue l'impostazione per il +\param{pid}; un valore nullo di questo argomento esegue l'impostazione per il processo corrente. La politica di \textit{scheduling} è specificata dall'argomento \param{policy} i cui possibili valori sono riportati in tab.~\ref{tab:proc_sched_policy}; la parte alta della tabella indica le @@ -2860,6 +2869,7 @@ corrente. % TODO Aggiungere SCHED_DEADLINE, sulla nuova politica di scheduling aggiunta % con il kernel 3.14, vedi anche Documentation/scheduler/sched-deadline.txt e % http://lwn.net/Articles/575497/ +% vedi anche man 7 sched, man sched_setattr Con le versioni più recenti del kernel sono state introdotte anche delle varianti sulla politica di \textit{scheduling} tradizionale per alcuni carichi @@ -2874,9 +2884,9 @@ di \textit{sleep}.\footnote{cosa che accade con grande frequenza per i processi interattivi, dato che essi sono per la maggior parte del tempo in attesa di dati in ingresso da parte dell'utente.} La si usa pertanto, come indica il nome, per processi che usano molta CPU (come programmi di calcolo) -che in questo modo sono leggermente sfavoriti rispetto ai processi interattivi -che devono rispondere a dei dati in ingresso, pur non perdendo il loro valore -di \textit{nice}. +che in questo modo, pur non perdendo il loro valore di \textit{nice}, sono +leggermente sfavoriti rispetto ai processi interattivi che devono rispondere a +dei dati in ingresso. La politica \const{SCHED\_IDLE} invece è una politica dedicata ai processi che si desidera siano eseguiti con la più bassa priorità possibile, ancora più @@ -2895,7 +2905,7 @@ standard prevede che questo debba essere assegnato all'interno di un intervallo fra un massimo ed un minimo che nel caso di Linux sono rispettivamente 1 e 99. -\begin{figure}[!htbp] +\begin{figure}[!htb] \footnotesize \centering \begin{minipage}[c]{0.5\textwidth} \includestruct{listati/sched_param.c} @@ -2930,9 +2940,9 @@ prototipi sono: \end{errlist}} \end{funcproto} -Le funzioni ritornano rispettivamente i due valori della massima e minima -priorità statica possano essere ottenuti per una delle politiche di -\textit{scheduling} \textit{real-time} indicata dall'argomento \param{policy}. +Le funzioni ritornano rispettivamente il valore massimo e minimo usabile per +la priorità statica di una delle politiche di \textit{scheduling} +\textit{real-time} indicata dall'argomento \param{policy}. Si tenga presente che quando si imposta una politica di \textit{scheduling} real-time per un processo o se ne cambia la priorità statica questo viene @@ -2947,8 +2957,8 @@ politica scelta è \const{SCHED\_FIFO} quando il processo viene eseguito viene automaticamente rimesso in coda alla lista, e la sua esecuzione continua fintanto che non viene bloccato da una richiesta di I/O, o non rilascia volontariamente la CPU (in tal caso, tornando nello stato \textit{runnable} -sarà reinserito in coda alla lista); l'esecuzione viene ripresa subito solo -nel caso che esso sia stato interrotto da un processo a priorità più alta. +sarà in coda alla lista); l'esecuzione viene ripresa subito solo nel caso che +esso sia stato interrotto da un processo a priorità più alta. Solo un processo con i privilegi di amministratore\footnote{più precisamente con la capacità \const{CAP\_SYS\_NICE}, vedi @@ -3102,7 +3112,7 @@ comportava che i processi venissero messi in fondo alla coda di quelli attivi, con la possibilità di essere rimessi in esecuzione entro breve tempo, con l'introduzione del \textit{Completely Fair Scheduler} questo comportamento è cambiato ed un processo che chiama la funzione viene inserito nella lista dei -processi inattivo, con un tempo molto maggiore.\footnote{è comunque possibile +processi inattivi, con un tempo molto maggiore.\footnote{è comunque possibile ripristinare un comportamento analogo al precedente scrivendo il valore 1 nel file \sysctlfiled{kernel/sched\_compat\_yield}.} @@ -3222,13 +3232,13 @@ questa viene ereditata attraverso una \func{fork}, in questo modo diventa possibile legare automaticamente un gruppo di processi ad un singolo processore. -Nell'uso comune, almeno con i kernel successivi alla serie 2.6.x, l'uso di +Nell'uso comune, almeno con i kernel successivi alla serie 2.6.x, utilizzare questa funzione non è necessario, in quanto è lo \textit{scheduler} stesso che provvede a mantenere al meglio l'affinità di processore. Esistono però esigenze particolari, ad esempio quando un processo (o un gruppo di processi) è utilizzato per un compito importante (ad esempio per applicazioni \textit{real-time} o la cui risposta è critica) e si vuole la massima -velocità, e con questa interfaccia diventa possibile selezionare gruppi di +velocità; con questa interfaccia diventa possibile selezionare gruppi di processori utilizzabili in maniera esclusiva. Lo stesso dicasi quando l'accesso a certe risorse (memoria o periferiche) può avere un costo diverso a seconda del processore, come avviene nelle architetture NUMA @@ -3255,10 +3265,10 @@ cui ogni bit corrisponde ad un processore, ma oggi esistono architetture in cui questo numero può non essere sufficiente, e per questo è stato creato questo tipo opaco e una interfaccia di gestione che permette di usare a basso livello un tipo di dato qualunque rendendosi indipendenti dal numero di bit e -dalla loro disposizione. Per questo le funzioni richiedono anche che oltre -all'insieme di processori si indichi anche la dimensione dello stesso con -l'argomento \param{setsize}, per il quale, se non si usa l'allocazione -dinamica che vedremo a breve, ed è in genere sufficiente passare il valore +dalla loro disposizione. Per questo le funzioni di libreria richiedono che +oltre all'insieme di processori si indichi anche la dimensione dello stesso +con l'argomento \param{setsize}, per il quale, se non si usa l'allocazione +dinamica che vedremo a breve, è in genere sufficiente passare il valore \code{sizeof(cpu\_set\_t)}. L'interfaccia di gestione degli insiemi di processori, oltre alla definizione @@ -3297,7 +3307,7 @@ presente, diverso da zero se è presente). Si tenga presente che trattandosi di macro l'argomento \param{cpu} può essere valutato più volte. Questo significa ad esempio che non si può usare al suo posto una funzione o un'altra macro, altrimenti queste verrebbero eseguite più -volte, l'argomento cioè non deve avere \textsl{effetti collaterali} (in gergo +volte; l'argomento cioè non deve avere \textsl{effetti collaterali} (in gergo \textit{side effects}).\footnote{nel linguaggio C si parla appunto di \textit{side effects} quando si usano istruzioni la cui valutazione comporta effetti al di fuori dell'istruzione stessa, come il @@ -3308,13 +3318,13 @@ volte, l'argomento cioè non deve avere \textsl{effetti collaterali} (in gergo \itindend{side~effects} -Le CPU sono numerate da zero (che indica la prima disponibile) fino ad -un numero massimo che dipende dalla architettura hardware. La costante +Le CPU sono numerate da zero (che indica la prima disponibile) fino ad un +numero massimo che dipende dall'architettura hardware. La costante \constd{CPU\_SETSIZE} indica il numero massimo di processori che possono far parte di un insieme (al momento vale sempre 1024), e costituisce un limite -massimo al valore dell'argomento \param{cpu}. -Dalla versione 2.6 della \acr{glibc} alle precedenti macro è stata aggiunta, -per contare il numero di processori in un insieme, l'ulteriore: +massimo al valore dell'argomento \param{cpu}. Dalla versione 2.6 della +\acr{glibc} alle precedenti macro è stata aggiunta, per contare il numero di +processori in un insieme, l'ulteriore: {\centering \vspace{3pt} diff --git a/session.tex b/session.tex index 1802daa..fa9cb13 100644 --- a/session.tex +++ b/session.tex @@ -243,7 +243,7 @@ meno di non cambiare di nuovo il \ids{PGID}) al nuovo raggruppamento. La versione illustrata è quella usata nella definizione di POSIX.1, in BSD viene usata una funzione con questo nome, che però è identica a -\func{setpgid}, che vedremo a breve, negli argomenti e negli effetti. Nelle +\func{setpgid}, che vedremo a breve, negli argomenti e negli effetti. Nella \acr{glibc} viene sempre usata sempre questa definizione, a meno di non richiedere esplicitamente la compatibilità all'indietro con BSD, definendo la macro \macro{\_BSD\_SOURCE} ed evitando di definire le macro che richiedono @@ -749,7 +749,7 @@ occorrerà predisporlo in modo che esso compia le seguenti azioni: In Linux buona parte di queste azioni possono venire eseguite invocando la -funzione \funcd{daemon} (fornita dalle \acr{glibc}), introdotta per la prima +funzione \funcd{daemon} (fornita dalla \acr{glibc}), introdotta per la prima volta in BSD4.4; il suo prototipo è: \begin{funcproto}{ @@ -825,7 +825,7 @@ demone che si usa, per la gestione del quale si rimanda ad un testo di amministrazione di sistema.\footnote{l'argomento è ad esempio coperto dal capitolo 3.2.3 si \cite{AGL}.} -Le \acr{glibc} definiscono una serie di funzioni standard con cui un processo +La \acr{glibc} definisce una serie di funzioni standard con cui un processo può accedere in maniera generica al servizio di \textit{syslog}, che però funzionano solo localmente; se si vogliono inviare i messaggi ad un altro sistema occorre farlo esplicitamente con un socket UDP, o utilizzare le @@ -983,7 +983,7 @@ preimpostata con \func{openlog}. La priorità è indicata con un valore numerico specificabile attraverso le costanti riportate in tab.~\ref{tab:sess_syslog_priority}. -Le \acr{glibc}, seguendo POSIX.1-2001, prevedono otto diverse priorità +La \acr{glibc}, seguendo POSIX.1-2001, prevede otto diverse priorità ordinate da 0 a 7, in ordine di importanza decrescente; questo comporta che i tre bit meno significativi dell'argomento \param{priority} sono occupati da questo valore, mentre i restanti bit più significativi vengono usati per @@ -1124,9 +1124,9 @@ default.\footnote{anch'esso viene usato nelle operazioni di controllo per Per la lettura dei messaggi del kernel e la gestione del relativo buffer circolare esiste una apposita \textit{system call} chiamata anch'essa \texttt{syslog}, ma dato il conflitto di nomi questa viene rimappata su - un'altra funzione di libreria, in particolare nelle \acr{glibc} essa viene - invocata tramite la funzione \funcd{klogctl},\footnote{nelle \acr{libc4} e - nelle \acr{libc5} la funzione invece era \code{SYS\_klog}.} il cui prototipo + un'altra funzione di libreria, in particolare nella \acr{glibc} essa viene + invocata tramite la funzione \funcd{klogctl},\footnote{nella \acr{libc4} e + nella \acr{libc5} la funzione invece era \code{SYS\_klog}.} il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ @@ -2180,9 +2180,9 @@ velocità prescelta \param{speed} all'interno della struttura puntata da chiamare \func{tcsetattr}. Si tenga presente che per le linee seriali solo alcuni valori di velocità sono -validi; questi possono essere specificati direttamente (le \acr{glibc} -prevedono che i valori siano indicati in bit per secondo), ma in generale -altre versioni di librerie possono utilizzare dei valori diversi. Per questo +validi; questi possono essere specificati direttamente (la \acr{glibc} +prevede che i valori siano indicati in bit per secondo), ma in generale +altre versioni di libreria possono utilizzare dei valori diversi. Per questo POSIX.1 prevede una serie di costanti che però servono solo per specificare le velocità tipiche delle linee seriali: \begin{verbatim} diff --git a/signal.tex b/signal.tex index 8b25219..5bc9aff 100644 --- a/signal.tex +++ b/signal.tex @@ -964,7 +964,7 @@ gestori controllino lo stato di uscita delle funzioni che eseguono una system call lenta per ripeterne la chiamata qualora l'errore fosse questo. Dimenticarsi di richiamare una \textit{system call} interrotta da un segnale è -un errore comune, tanto che le \acr{glibc} provvedono una macro +un errore comune, tanto che la \acr{glibc} provvede una macro \code{TEMP\_FAILURE\_RETRY(expr)} che esegue l'operazione automaticamente, ripetendo l'esecuzione dell'espressione \var{expr} fintanto che il risultato non è diverso dall'uscita con un errore \errcode{EINTR}. @@ -976,7 +976,7 @@ bisogno di preoccuparsi di controllare il codice di errore; si perde però la possibilità di eseguire azioni specifiche all'occorrenza di questa particolare condizione. -Linux e le \acr{glibc} consentono di utilizzare entrambi gli approcci, +Linux e la \acr{glibc} consentono di utilizzare entrambi gli approcci, attraverso una opportuna opzione di \func{sigaction} (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigaction}). È da chiarire comunque che nel caso di interruzione nel mezzo di un trasferimento parziale di dati, le \textit{system @@ -1043,7 +1043,7 @@ comportamento, pur mantenendone immutato il prototipo\footnote{in realtà in In questa definizione per l'argomento \param{handler} che indica il gestore da installare si è usato un tipo di dato, \type{sighandler\_t}, che è una -estensione GNU, definita dalle \acr{glibc}, che permette di riscrivere il +estensione GNU, definita dalla \acr{glibc}, che permette di riscrivere il prototipo di \func{signal} nella forma appena vista, molto più leggibile di quanto non sia la versione originaria, che di norma è definita come: \includecodesnip{listati/signal.c} @@ -1092,7 +1092,7 @@ librerie del C come la \acr{libc4} e la \acr{libc5}.\footnote{nelle ridefinita per seguire la semantica affidabile usata da BSD.} Al contrario BSD segue la semantica affidabile, non disinstallando il gestore -e bloccando il segnale durante l'esecuzione dello stesso. Con l'utilizzo delle +e bloccando il segnale durante l'esecuzione dello stesso. Con l'utilizzo della \acr{glibc} dalla versione 2 anche Linux è passato a questo comportamento. Il comportamento della versione originale della funzione, il cui uso è deprecato per i motivi visti in sez.~\ref{sec:sig_semantics}, può essere ottenuto @@ -1419,7 +1419,7 @@ questo modo il ciclo verrà ripetuto; se invece il valore di \var{it\_interval} L'uso di \func{setitimer} consente dunque un controllo completo di tutte le caratteristiche dei timer, ed in effetti la stessa \func{alarm}, benché definita direttamente nello standard POSIX.1, può a sua volta essere espressa -in termini di \func{setitimer}, come evidenziato dal manuale delle \acr{glibc} +in termini di \func{setitimer}, come evidenziato dal manuale della \acr{glibc} \cite{GlibcMan} che ne riporta la definizione mostrata in fig.~\ref{fig:sig_alarm_def}.\footnote{questo comporta anche che non è il caso di mescolare chiamate ad \func{abort} e a \func{setitimer}.} @@ -1565,15 +1565,15 @@ realizzata con l'uso di \func{pause} e \func{alarm}, in una maniera analoga a quella dell'esempio che vedremo in sez.~\ref{sec:sig_example}. In tal caso mescolare chiamate di \func{alarm} e \func{sleep} o modificare l'azione associata \signal{SIGALRM}, può portare a dei risultati indefiniti. Nel caso -delle \acr{glibc} è stata usata una implementazione completamente indipendente +della \acr{glibc} è stata usata una implementazione completamente indipendente e questi problemi non ci sono, ma un programma portabile non può fare questa assunzione. La granularità di \func{sleep} permette di specificare attese soltanto in secondi, per questo sia sotto BSD4.3 che in SUSv2 è stata definita un'altra funzione con una precisione teorica del microsecondo. I due standard hanno -delle definizioni diverse, ma le \acr{glibc} seguono (secondo la pagina di -manuale almeno dalla versione 2.2.2) seguono quella di SUSv2 per cui la +delle definizioni diverse, ma la \acr{glibc} segue (secondo la pagina di +manuale almeno dalla versione 2.2.2) quella di SUSv2 per cui la funzione \funcd{usleep} (dove la \texttt{u} è intesa come sostituzione di $\mu$), ha il seguente prototipo: @@ -2707,8 +2707,8 @@ massimo associato ad un segnale \textit{real-time}. Su Linux di solito il primo valore è 33, mentre il secondo è \code{\_NSIG-1}, che di norma (vale a dire sulla piattaforma i386) è 64. Questo dà un totale di 32 segnali disponibili, contro gli almeno 8 richiesti da POSIX.1b. Si tenga -presente però che i primi segnali \textit{real-time} disponibili vendono usati -dalle \acr{glibc} per l'implementazione dei \textit{thread} POSIX (vedi +presente però che i primi segnali \textit{real-time} disponibili vengono usati +dalla \acr{glibc} per l'implementazione dei \textit{thread} POSIX (vedi sez.~\ref{sec:thread_posix_intro}), ed il valore di \const{SIGRTMIN} viene modificato di conseguenza.\footnote{per la precisione vengono usati i primi tre per la vecchia implementazione dei \textit{LinuxThread} ed i primi due @@ -3053,7 +3053,7 @@ tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types}. % CLOCK_REALTIME_ALARM vedi http://lwn.net/Articles/429925/ % TODO: dal 3.10 anche CLOCK_TAI -Per poter utilizzare queste funzionalità le \acr{glibc} richiedono che la +Per poter utilizzare queste funzionalità la \acr{glibc} richiede che la macro \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} sia definita ad un valore maggiore o uguale di \texttt{199309L} (vedi sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}), inoltre i programmi che le usano devono essere collegati con la libreria delle @@ -3783,7 +3783,7 @@ ripristinata la maschera dei segnali precedente l'invocazione, come per un normale ritorno, mentre quella usata da System V no. Lo standard POSIX.1 non specifica questo comportamento per \func{setjmp} e -\func{longjmp}, ed il comportamento delle \acr{glibc} dipende da quale delle +\func{longjmp}, ed il comportamento della \acr{glibc} dipende da quale delle caratteristiche si sono abilitate con le macro viste in sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}. diff --git a/sockctrl.tex b/sockctrl.tex index 07c657e..b6bb2c1 100644 --- a/sockctrl.tex +++ b/sockctrl.tex @@ -87,7 +87,7 @@ dominio, e prevedeva solo l'utilizzo del DNS e del file statico Per questo aspetto il file di configurazione principale del sistema è \conffile{/etc/resolv.conf} che contiene in sostanza l'elenco degli indirizzi -IP dei server DNS da contattare; a questo si affiancava (fino alle \acr{glibc} +IP dei server DNS da contattare; a questo si affiancava (fino alla \acr{glibc} 2.4) il file \conffile{/etc/host.conf} il cui scopo principale era indicare l'ordine in cui eseguire la risoluzione dei nomi (se usare prima i valori di \conffile{/etc/hosts} o quelli del DNS). Tralasciamo i dettagli relativi alle @@ -125,9 +125,9 @@ generico per la risoluzione di corrispondenze fra nomi ed informazioni ad essi associate chiamato \textit{Name Service Switch}, cui abbiamo accennato anche in sez.~\ref{sec:sys_user_group} per quanto riguarda la gestione dei dati associati a utenti e gruppi. Il sistema è stato introdotto la prima volta -nelle librerie standard di Solaris e le \acr{glibc} hanno ripreso lo stesso +nella libreria standard di Solaris e la \acr{glibc} ha ripreso lo stesso schema; si tenga presente che questo sistema non esiste per altre librerie -standard come le \acr{libc5} o le \acr{uclib}. +standard come la \acr{libc5} o la \acr{uClib}. Il \textit{Name Service Switch} (cui spesso si fa riferimento con l'acronimo NSS) è un sistema di librerie dinamiche che permette di definire in maniera @@ -198,7 +198,7 @@ su cui vengono mantenuti, e che si usino o meno funzionalità aggiuntive fornite dal sistema del \textit{Name Service Switch}, dal punto di vista di un programma che deve effettuare la risoluzione di un nome a dominio, tutto quello che conta sono le funzioni classiche che il \textit{resolver} mette a -disposizione (è cura delle \acr{glibc} tenere conto della presenza del +disposizione (è cura della \acr{glibc} tenere conto della presenza del \textit{Name Service Switch}) e sono queste quelle che tratteremo nelle sezioni successive. @@ -749,7 +749,7 @@ vogliono ottenere degli indirizzi IPv6 occorrerà prima impostare l'opzione \const{RES\_USE\_INET6} nel campo \texttt{\_res.options} e poi chiamare \func{res\_init} (vedi sez.~\ref{sec:sock_resolver_functions}) per modificare le opzioni del \textit{resolver}; dato che questo non è molto comodo è stata -definita (è una estensione fornita dalle \acr{glibc}, disponibile anche in +definita (è una estensione fornita dalla \acr{glibc}, disponibile anche in altri sistemi unix-like) un'altra funzione, \funcd{gethostbyname2}, il cui prototipo è: @@ -853,7 +853,7 @@ chiama una \itindex{deep~copy} \textit{deep copy}.\footnote{si chiama così contenuti in essa (e così via se vi sono altre sotto-strutture con altri puntatori) e copiare anche i dati da questi referenziati.} -Per ovviare a questi problemi nelle \acr{glibc} sono definite anche delle +Per ovviare a questi problemi nella \acr{glibc} sono definite anche delle versioni rientranti delle precedenti funzioni, al solito queste sono caratterizzate dall'avere un suffisso \texttt{\_r}, pertanto avremo le due funzioni \funcd{gethostbyname\_r} e \funcd{gethostbyname2\_r} i cui prototipi @@ -976,7 +976,7 @@ dominio, la funzione comunque inizializza anche il primo campo della lista Dato che \func{gethostbyaddr} usa un buffer statico, anche di questa funzione esiste una versione rientrante \funcd{gethostbyaddr\_r} fornita come -estensione dalle \acr{glibc}, il cui prototipo è: +estensione dalla \acr{glibc}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ \fhead{netdb.h} @@ -1017,7 +1017,7 @@ del DNS. Nel caso della \acr{glibc} questa viene usata allora solo per la lettura delle voci presenti in quest'ultimo, come avviene anche in altri sistemi unix-like, ed inoltre ignora le voci relative ad indirizzi IPv6. -Della stessa funzione le \acr{glibc} forniscono anche una versione rientrante +Della stessa funzione la \acr{glibc} fornisce anche una versione rientrante \funcd{gethostent\_r}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ @@ -1041,8 +1041,8 @@ tipo di indirizzi voluto (cosa che non è possibile con \func{gethostbyname}), è stata successivamente proposta, nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2553.txt}{RFC~2553} un diversa interfaccia con l'introduzione due nuove funzioni di -risoluzione,\footnote{dette funzioni sono presenti nelle \acr{glibc} versione - 2.1.96, ma essendo considerate deprecate (vedi +risoluzione,\footnote{dette funzioni sono presenti nella \acr{glibc} 2.1.96, + ma essendo considerate deprecate (vedi sez.~\ref{sec:sock_advanced_name_services}) sono state rimosse nelle versioni successive.} \funcd{getipnodebyname} e \funcd{getipnodebyaddr}, i cui prototipi sono: @@ -1529,7 +1529,7 @@ tab.~\ref{tab:ai_flags_values}, ciascuna delle quali identifica un bit della maschera. Nella seconda parte della tabella si sono riportati i valori delle costanti -aggiunte a partire dalle \acr{glibc} 2.3.4 per gestire la +aggiunte a partire dalla \acr{glibc} 2.3.4 per gestire la internazionalizazione dei nomi a dominio (IDN o \textit{Internationalized Domain Names}) secondo quanto specificato nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc3490.txt}{RFC~3490} (potendo cioè usare @@ -1794,7 +1794,7 @@ argomento \param{flags} è una maschera binaria i cui bit consentono di impostare le modalità con cui viene eseguita la ricerca, e deve essere specificato attraverso l'OR aritmetico dei valori illustrati in tab.~\ref{tab:getnameinfo_flags}, nella seconda parte della tabella si sono -aggiunti i valori introdotto con le \acr{glibc} 2.3.4 per gestire la +aggiunti i valori introdotto con la \acr{glibc} 2.3.4 per gestire la internazionalizzione dei nomi a dominio. \begin{table}[!htb] @@ -2130,7 +2130,7 @@ socket, mentre l'ultimo argomento \param{optlen},\footnote{questo argomento è in realtà sempre di tipo \ctyp{int}, come era nelle \acr{libc4} e \acr{libc5}; l'uso di \type{socklen\_t} è stato introdotto da POSIX (valgono le stesse considerazioni per l'uso di questo tipo di dato fatte in - sez.~\ref{sec:TCP_func_accept}) ed adottato dalle \acr{glibc}.} è la + sez.~\ref{sec:TCP_func_accept}) ed adottato dalla \acr{glibc}.} è la dimensione in byte dei dati presenti all'indirizzo indicato da \param{optval}. Dato che il tipo di dati varia a seconda dell'opzione scelta, occorrerà individuare qual è quello che deve essere usato, ed utilizzare le opportune @@ -3867,7 +3867,7 @@ quantità di dettagli è fornita nel seguente elenco: situazione.} utilizzare per il singolo socket. L'opzione è stata introdotta con il kernel 2.6.13,\footnote{alla data di stesura di queste note (Set. 2006) è pure scarsamente documentata, tanto che non è neanche - definita nelle intestazioni delle \acr{glibc} per cui occorre definirla a + definita nelle intestazioni della \acr{glibc} per cui occorre definirla a mano al suo valore che è 13.} e prende come per \param{optval} il puntatore ad un buffer contenente il nome dell'algoritmo di controllo che si vuole usare. diff --git a/socket.tex b/socket.tex index 6773fc2..c127c97 100644 --- a/socket.tex +++ b/socket.tex @@ -186,7 +186,7 @@ A ciascun tipo di dominio corrisponde un analogo nome simbolico, anch'esso associato ad una costante, che inizia invece per \texttt{AF\_} (da \textit{address family}) che identifica il formato degli indirizzi usati in quel dominio. Le pagine di manuale di Linux si riferiscono a questi indirizzi -anche come \textit{name space}, (nome che invece il manuale delle \acr{glibc} +anche come \textit{name space}, (nome che invece il manuale della \acr{glibc} riserva a quello che noi abbiamo chiamato domini) dato che identificano il formato degli indirizzi usati in quel dominio per identificare i capi della comunicazione. diff --git a/system.tex b/system.tex index 31ce9b2..8a8ee49 100644 --- a/system.tex +++ b/system.tex @@ -285,7 +285,7 @@ alle applicazioni di sistema presenti, come quelli su alcuni parametri delle espressioni regolari o del comando \cmd{bc}, non li tratteremo esplicitamente, se ne trova una menzione completa nell'header file \file{bits/posix2\_lim.h}, e alcuni di loro sono descritti nella pagina di manuale di \func{sysconf} e -nel manuale delle \acr{glibc}. +nel manuale della \acr{glibc}. Quando uno dei limiti o delle caratteristiche del sistema può variare, per non dover essere costretti a ricompilare un programma tutte le volte che si @@ -308,7 +308,7 @@ La funzione prende come argomento un intero che specifica quale dei limiti si vuole conoscere. Uno specchietto contenente i principali valori disponibili in Linux è riportato in tab.~\ref{tab:sys_sysconf_par}, l'elenco completo è contenuto in \file{bits/confname.h}, ed una lista più esaustiva, con le -relative spiegazioni, si può trovare nel manuale delle \acr{glibc}. +relative spiegazioni, si può trovare nel manuale della \acr{glibc}. \begin{table}[htb] \centering @@ -626,7 +626,7 @@ dall'argomento \param{info}. \end{figure} Si noti come in fig.~\ref{fig:sys_utsname} le dimensioni delle stringhe di -\struct{utsname} non sono specificate. Il manuale delle \acr{glibc} indica +\struct{utsname} non sono specificate. Il manuale della \acr{glibc} indica due costanti per queste dimensioni, \constd{\_UTSNAME\_LENGTH} per i campi standard e \constd{\_UTSNAME\_DOMAIN\_LENGTH} per quello relativo al nome di dominio, altri sistemi usano nomi diversi come \constd{SYS\_NMLN} o @@ -723,7 +723,7 @@ per la lettura delle informazioni relative a utenti e gruppi tralasciando completamente quelle relative all'autenticazione. % Per questo non tratteremo % affatto l'interfaccia di PAM, ma approfondiremo invece il sistema del -% \textit{Name Service Switch}, un meccanismo messo a disposizione dalle +% \textit{Name Service Switch}, un meccanismo messo a disposizione dalla % \acr{glibc} per modularizzare l'accesso a tutti i servizi in cui sia % necessario trovare una corrispondenza fra un nome ed un numero (od altra % informazione) ad esso associato, come appunto, quella fra uno username ed un @@ -935,7 +935,7 @@ funzionale rispetto ad un sistema attuale, pertanto ci limiteremo a fornire soltanto l'elenco di tab.~\ref{tab:sys_passwd_func}, senza nessuna spiegazione ulteriore. Chi volesse insistere ad usare questa interfaccia può fare riferimento alle pagine di manuale delle rispettive funzioni ed al manuale -delle \acr{glibc} per i dettagli del funzionamento. +della \acr{glibc} per i dettagli del funzionamento. @@ -966,7 +966,7 @@ utilizzando il sistema al momento corrente, mentre il secondo mantiene la registrazione delle attività degli utenti. A quest'ultimo vengono anche aggiunte delle voci speciali per tenere conto dei cambiamenti del sistema, come la modifica del runlevel, il riavvio della macchina, ecc. Tutte queste -informazioni sono descritte in dettaglio nel manuale delle \acr{glibc}. +informazioni sono descritte in dettaglio nel manuale della \acr{glibc}. Questi file non devono mai essere letti direttamente, ma le informazioni che contengono possono essere ricavate attraverso le opportune funzioni di @@ -1107,12 +1107,12 @@ In generale occorre però tenere conto che queste funzioni non sono completamente standardizzate, e che in sistemi diversi possono esserci differenze; ad esempio \func{pututline} restituisce \code{void} in vari sistemi (compreso Linux, fino alle \acr{libc5}). Qui seguiremo la sintassi -fornita dalle \acr{glibc}, ma gli standard POSIX 1003.1-2001 e XPG4.2 hanno +fornita dalla \acr{glibc}, ma gli standard POSIX 1003.1-2001 e XPG4.2 hanno introdotto delle nuove strutture (e relativi file) di tipo \struct{utmpx}, che sono un sovrainsieme della \struct{utmp} usata tradizionalmente ed altrettante funzioni che le usano al posto di quelle citate. -Le \acr{glibc} utilizzavano già una versione estesa di \struct{utmp}, che +La \acr{glibc} utilizzava già una versione estesa di \struct{utmp}, che rende inutili queste nuove strutture, per questo su Linux \struct{utmpx} viene definita esattamente come \struct{utmp}, con gli stessi campi di fig.~\ref{fig:sys_utmp_struct}. Altrettanto dicasi per le nuove funzioni di @@ -1127,7 +1127,7 @@ hanno lo stesso identico comportamento. Per completezza viene definita anche Come già visto in sez.~\ref{sec:sys_user_group}, l'uso di strutture allocate staticamente rende le funzioni di lettura dei dati appena illustrate non -rientranti. Per questo motivo le \acr{glibc} forniscono anche delle versioni +rientranti. Per questo motivo la \acr{glibc} fornisce anche delle versioni rientranti: \func{getutent\_r}, \func{getutid\_r}, \func{getutline\_r}, che invece di restituire un puntatore restituiscono un intero e prendono due argomenti aggiuntivi, i rispettivi prototipi sono: @@ -1154,7 +1154,7 @@ rientranti, solo che restituiscono il risultato all'indirizzo specificato dal primo argomento aggiuntivo \param{buffer} mentre il secondo, \param{result)} viene usato per restituire il puntatore al buffer stesso. -Infine le \acr{glibc} forniscono altre due funzioni, \funcd{updwtmp} e +Infine la \acr{glibc} fornisce altre due funzioni, \funcd{updwtmp} e \funcd{logwtmp}, come estensione per scrivere direttamente delle voci nel file sul registro storico \sysfile{/var/log/wtmp}; i rispettivi prototipi sono: @@ -1911,12 +1911,12 @@ alla chiamata a \func{sysconf}. In Linux è implementata come una \textit{system call} nelle architetture in cui essa è necessaria, ed in genere restituisce il valore del simbolo \const{PAGE\_SIZE} del kernel, che dipende dalla architettura hardware, anche -se le versioni delle librerie del C precedenti le \acr{glibc} 2.1 +se le versioni delle librerie del C precedenti la \acr{glibc} 2.1 implementavano questa funzione restituendo sempre un valore statico. % TODO verificare meglio la faccenda di const{PAGE\_SIZE} -Le \textsl{glibc} forniscono, come specifica estensione GNU, altre due +La \textsl{glibc} fornisce, come specifica estensione GNU, altre due funzioni, \funcd{get\_phys\_pages} e \funcd{get\_avphys\_pages} che permettono di ottenere informazioni riguardo le pagine di memoria; i loro prototipi sono: @@ -1938,13 +1938,13 @@ rispettivamente con i parametri \const{\_SC\_PHYS\_PAGES} e corrispondenti alla RAM della macchina; la seconda invece la memoria effettivamente disponibile per i processi. -Le \acr{glibc} supportano inoltre, come estensioni GNU, due funzioni che +La \acr{glibc} supporta inoltre, come estensioni GNU, due funzioni che restituiscono il numero di processori della macchina (e quello dei processori attivi); anche queste sono informazioni comunque ottenibili attraverso \func{sysconf} utilizzando rispettivamente i parametri \const{\_SC\_NPROCESSORS\_CONF} e \const{\_SC\_NPROCESSORS\_ONLN}. -Infine le \acr{glibc} riprendono da BSD la funzione \funcd{getloadavg} che +Infine la \acr{glibc} riprende da BSD la funzione \funcd{getloadavg} che permette di ottenere il carico di processore della macchina, in questo modo è possibile prendere decisioni su quando far partire eventuali nuovi processi. Il suo prototipo è: @@ -2421,8 +2421,8 @@ Il secondo argomento di entrambe le funzioni è una struttura la cosiddetta \textit{timezone}, cioè l'insieme del fuso orario e delle convenzioni per l'ora legale che permettevano il passaggio dal tempo universale all'ora locale. Questo argomento oggi è obsoleto ed in Linux non è -mai stato utilizzato; esso non è supportato né dalle vecchie \textsl{libc5}, -né dalle \textsl{glibc}: pertanto quando si chiama questa funzione deve essere +mai stato utilizzato; esso non è supportato né dalla vecchia \textsl{libc5}, +né dalla \textsl{glibc}: pertanto quando si chiama questa funzione deve essere sempre impostato a \val{NULL}. \itindbeg{timezone} @@ -2605,7 +2605,7 @@ riportate in tab.~\ref{tab:sys_timex_mode}. La funzione utilizza il meccanismo di David L. Mills, descritto nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1305.txt}{RFC~1305}, che è alla base del protocollo NTP. La funzione è specifica di Linux e non deve essere usata se la -portabilità è un requisito, le \acr{glibc} provvedono anche un suo omonimo +portabilità è un requisito, la \acr{glibc} provvede anche un suo omonimo \func{ntp\_adjtime}. La trattazione completa di questa funzione necessita di una lettura approfondita del meccanismo descritto nell'RFC~1305, ci limitiamo a descrivere in tab.~\ref{tab:sys_timex_mode} i principali valori utilizzabili @@ -2895,7 +2895,7 @@ Il risultato della funzione è controllato dalla stringa di formato viene utilizzato come modificatore. Alcuni dei possibili valori che esso può assumere sono riportati in tab.~\ref{tab:sys_strftime_format}.\footnote{per la precisione si sono riportati definiti dallo standard ANSI C, che sono anche - quelli ripresi in POSIX.1; le \acr{glibc} forniscono anche le estensioni + quelli ripresi in POSIX.1; la \acr{glibc} fornisce anche le estensioni introdotte da POSIX.2 per il comando \cmd{date}, i valori introdotti da SVID3 e ulteriori estensioni GNU; l'elenco completo dei possibili valori è riportato nella pagina di manuale della funzione.} La funzione tiene conto @@ -3132,8 +3132,8 @@ stampa, a seconda dell'opzione scelta il messaggio di errore (\texttt{\small \subsection{Alcune estensioni GNU} \label{sec:sys_err_GNU} -Le precedenti funzioni sono quelle definite ed usate nei vari standard; le -\acr{glibc} hanno però introdotto una serie di estensioni ``GNU'' che +Le precedenti funzioni sono quelle definite ed usate nei vari standard; la +\acr{glibc} ha però introdotto una serie di estensioni ``GNU'' che forniscono alcune funzionalità aggiuntive per una gestione degli errori semplificata e più efficiente. @@ -3155,7 +3155,7 @@ molte occasioni invece serve poter scrivere dei messaggi con maggiori informazioni. Ad esempio negli standard di programmazione GNU si richiede che ogni messaggio di errore sia preceduto dal nome del programma, ed in generale si può voler stampare il contenuto di qualche variabile per facilitare la -comprensione di un eventuale problema. Per questo le \acr{glibc} definiscono +comprensione di un eventuale problema. Per questo la \acr{glibc} definisce la funzione \funcd{error}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ diff --git a/thread.tex b/thread.tex index 827fea6..d9b5646 100644 --- a/thread.tex +++ b/thread.tex @@ -105,7 +105,7 @@ Tratteremo in questa sezione l'interfaccia di programmazione con i stata seguita anche dalle varie implementazioni dei \textit{thread} realizzate su Linux, ed in particolare dalla \textit{Native Thread Posix Library} che è stata integrata con i kernel della serie 2.6 e che fa parte a pieno titolo -delle \acr{glibc}. +della \acr{glibc}. \subsection{Una panoramica}