X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=system.tex;h=c474854e8924c5c96d5244e898a14fdd93fd7bed;hp=ced0465ec599e1b6ef9f623e0efad98413b554ce;hb=6408f44e3fcb3a4931ce5faf9706faf86fc22caa;hpb=9e911ba375f804da62b1874c5b38d96a0e1bd07d diff --git a/system.tex b/system.tex index ced0465..c474854 100644 --- a/system.tex +++ b/system.tex @@ -10,7 +10,7 @@ e degli errori. -\section{La lettura delle caratteristiche del sistema} +\section{Capacità e caratteristiche del sistema} \label{sec:sys_characteristics} In questa sezione tratteremo le varie modalità con cui un programma può @@ -21,11 +21,11 @@ l'architettura hardware, l'implementazione del kernel e delle librerie, le opzioni di configurazione. La definizione di queste caratteristiche ed il tentativo di provvedere dei -meccanismi generali che i programmi potessero usare per ricavarle è uno degli +meccanismi generali che i programmi possono usare per ricavarle è uno degli aspetti più complessi e controversi con cui le diverse standardizzazioni si sono dovute confrontare, spesso con risultati spesso tutt'altro che chiari. -Proveremo comunque a dare una descrizione dei principali metodi previsti dai -vari standard per ricavare sia le caratteristiche specifiche del sistema, che +Daremo comunque una descrizione dei principali metodi previsti dai vari +standard per ricavare sia le caratteristiche specifiche del sistema, che quelle della gestione dei file. @@ -35,11 +35,11 @@ quelle della gestione dei file. Quando si devono determinare le le caratteristiche generali del sistema ci si trova di fronte a diverse possibilità; alcune di queste infatti possono dipendere dall'architettura dell'hardware (come le dimensioni dei tipi -interi), o dal sistema operativo (come la presenza o meno dei \textit{saved - id}), altre invece possono dipendere dalle opzioni con cui si è costruito -il sistema (ad esempio da come si è compilato il kernel), o dalla -configurazione del medesimo; per questo motivo in generale sono necessari due -tipi diversi di funzionalità: +interi), o dal sistema operativo (come la presenza o meno del gruppo degli +identificatori \textit{saved}), altre invece possono dipendere dalle opzioni +con cui si è costruito il sistema (ad esempio da come si è compilato il +kernel), o dalla configurazione del medesimo; per questo motivo in generale +sono necessari due tipi diversi di funzionalità: \begin{itemize*} \item la possibilità di determinare limiti ed opzioni al momento della compilazione. @@ -162,7 +162,8 @@ file, riportate in \tabref{tab:sys_file_macro}). \macro{STREAM\_MAX}& 8& massimo numero di stream aperti per processo in contemporanea.\\ \macro{TZNAME\_MAX}& 6& dimensione massima del nome di una - \texttt{timezone} (vedi ).\\ + \texttt{timezone} (vedi + \secref{sec:sys_time_base})).\\ \macro{NGROUPS\_MAX}& 32& numero di gruppi supplementari per processo (vedi \secref{sec:proc_access_id}).\\ \macro{SSIZE\_MAX}&32767& valore massimo del tipo \type{ssize\_t}.\\ @@ -207,7 +208,8 @@ riportati in \tabref{tab:sys_posix1_general}. \macro{\_POSIX\_STREAM\_MAX} & 8& massimo numero di stream aperti per processo in contemporanea.\\ \macro{\_POSIX\_TZNAME\_MAX} & & dimensione massima del nome di una - \texttt{timezone} (vedi ).\\ + \texttt{timezone} (vedi + \secref{sec:sys_date}). \\ \macro{\_POSIX\_NGROUPS\_MAX}& 0& numero di gruppi supplementari per processo (vedi \secref{sec:proc_access_id}).\\ @@ -239,9 +241,10 @@ valori ottenuti da \func{sysconf}. \hline \macro{\_POSIX\_JOB\_CONTROL}& il sistema supporta il \textit{job control} (vedi - \secref{sec:sess_xxx}).\\ - \macro{\_POSIX\_SAVED\_IDS} & il sistema supporta i \textit{saved id} - (vedi \secref{sec:proc_access_id}). + \secref{sec:sess_job_control}).\\ + \macro{\_POSIX\_SAVED\_IDS} & il sistema supporta gli identificatori del + gruppo \textit{saved} (vedi + \secref{sec:proc_access_id}) per il controllo di accesso dei processi\\ \macro{\_POSIX\_VERSION} & fornisce la versione dello standard POSIX.1 supportata nel formato YYYYMML (ad esempio @@ -261,15 +264,15 @@ incluso automaticamente all'interno di \file{limits.h}). Di questi vale la pena menzionare alcune macro di uso comune, (riportate in \tabref{tab:sys_posix1_other}), che non indicano un valore specifico, ma denotano la presenza di alcune funzionalità nel sistema (come il supporto del -\textit{job control} o dei \textit{saved id}). +\textit{job control} o degli identificatori del gruppo \textit{saved}). Oltre allo standard POSIX.1, anche lo standard POSIX.2 definisce una serie di altre costanti. Siccome queste sono principalmente attinenti a limiti relativi alle applicazioni di sistema presenti (come quelli su alcuni parametri delle espressioni regolari o del comando \cmd{bc}), non li tratteremo esplicitamente, se ne trova una menzione completa nell'header file -\file{bits/posix2\_lim.h}, e alcuni di loro sono descritti nella man page di -\func{sysconf} e nel manuale delle \acr{glibc}. +\file{bits/posix2\_lim.h}, e alcuni di loro sono descritti nella pagina di +manuale di \func{sysconf} e nel manuale delle \acr{glibc}. \subsection{La funzione \func{sysconf}} @@ -286,7 +289,7 @@ prototipo di questa funzione \bodydesc{La funzione restituisce indietro il valore del parametro richiesto, o 1 se si tratta di un'opzione disponibile, 0 se l'opzione non - è disponibile e -1 in caso di errore (ma \var{errno} non viene settata).} + è disponibile e -1 in caso di errore (ma \var{errno} non viene impostata).} \end{prototype} La funzione prende come argomento un intero che specifica quale dei limiti si @@ -329,7 +332,7 @@ relative spiegazioni, si pu \textit{process time} (vedi \secref{sec:sys_unix_time}).\\ \texttt{\_SC\_JOB\_CONTROL}&\macro{\_POSIX\_JOB\_CONTROL}& Indica se è supportato il \textit{job control} (vedi - \secref{sec:sess_xxx}) in stile POSIX.\\ + \secref{sec:sess_job_control}) in stile POSIX.\\ \texttt{\_SC\_SAVED\_IDS}&\macro{\_POSIX\_SAVED\_IDS}& Indica se il sistema supporta i \textit{saved id} (vedi \secref{sec:proc_access_id}).\\ @@ -385,19 +388,20 @@ riportate in \tabref{tab:sys_file_macro}. \begin{table}[htb] \centering \footnotesize - \begin{tabular}[c]{|l|r|p{8cm}|} + \begin{tabular}[c]{|l|r|l|} \hline \textbf{Macro}&\textbf{Valore}&\textbf{Significato}\\ \hline \hline - \macro{NAME\_MAX}& 14 & lunghezza in byte di un nome di file. \\ - \macro{PATH\_MAX}& 256 & lunghezza in byte di pathname.\\ - \macro{PIPE\_BUF}&4096 & byte scrivibili atomicamente in una pipe\\ \macro{LINK\_MAX} &8 & numero massimo di link a un file\\ - \macro{MAX\_CANON}&255 & spazio disponibile nella coda di input - canonica del terminale\\ + \macro{NAME\_MAX}& 14 & lunghezza in byte di un nome di file. \\ + \macro{PATH\_MAX}& 256 & lunghezza in byte di un pathname.\\ + \macro{PIPE\_BUF}&4096 & byte scrivibili atomicamente in una pipe + (vedi \secref{sec:ipc_pipes}).\\ + \macro{MAX\_CANON}&255 & dimensione di una riga di terminale in modo + canonico (vedi \secref{sec:term_design}).\\ \macro{MAX\_INPUT}&255 & spazio disponibile nella coda di input - del terminale\\ + del terminale (vedi \secref{sec:term_design}).\\ \hline \end{tabular} \caption{Macro per i limiti sulle caratteristiche dei file.} @@ -413,21 +417,20 @@ analoghe di \tabref{tab:sys_posix1_general}. \begin{table}[htb] \centering \footnotesize - \begin{tabular}[c]{|l|r|p{8cm}|} + \begin{tabular}[c]{|l|r|l|} \hline \textbf{Macro}&\textbf{Valore}&\textbf{Significato}\\ \hline \hline - \textbf{Macro}&\textbf{Valore}&\textbf{Significato}\\ - \macro{\_POSIX\_LINK\_MAX} &8 & numero massimo di link a un file\\ - \macro{\_POSIX\_MAX\_CANON}&255 & spazio disponibile nella coda di input - canonica del terminale\\ - \macro{\_POSIX\_MAX\_INPUT}&255 & spazio disponibile nella coda di input - del terminale\\ + \macro{\_POSIX\_LINK\_MAX} &8 & numero massimo di link a un file.\\ \macro{\_POSIX\_NAME\_MAX}& 14 & lunghezza in byte di un nome di file. \\ - \macro{\_POSIX\_PATH\_MAX}& 256 & lunghezza in byte di pathname.\\ + \macro{\_POSIX\_PATH\_MAX}& 256 & lunghezza in byte di un pathname.\\ \macro{\_POSIX\_PIPE\_BUF}& 512 & byte scrivibili atomicamente in una - pipe\\ + pipe.\\ + \macro{\_POSIX\_MAX\_CANON}&255 & dimensione di una riga di + terminale in modo canonico.\\ + \macro{\_POSIX\_MAX\_INPUT}&255 & spazio disponibile nella coda di input + del terminale.\\ % \macro{\_POSIX\_MQ\_OPEN\_MAX}& 8& \\ % \macro{\_POSIX\_MQ\_PRIO\_MAX}& 32& \\ % \macro{\_POSIX\_FD\_SETSIZE}& 16 & \\ @@ -456,7 +459,7 @@ con la funzione \func{pathconf}, il cui prototipo Restituisce il valore del parametro \param{name} per il file \param{path}. \bodydesc{La funzione restituisce indietro il valore del parametro - richiesto, o -1 in caso di errore (ed \var{errno} viene settata ad uno + richiesto, o -1 in caso di errore (ed \var{errno} viene impostata ad uno degli errori possibili relativi all'accesso a \param{path}).} \end{prototype} @@ -485,7 +488,7 @@ suo prototipo Restituisce informazioni sul sistema nella struttura \param{info}. \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e -1 in caso di - fallimento, nel qual caso \var{errno} viene settata a \macro{EFAULT}.} + fallimento, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \macro{EFAULT}.} \end{prototype} La funzione, che viene usata dal comando \cmd{uname}, restituisce le @@ -502,7 +505,7 @@ indicano rispettivamente: \item il nome del domino. \end{itemize*} l'ultima informazione è stata aggiunta di recente e non è prevista dallo -standard POSIX, essa è accessibile, come mostrato in \figref{fig:sig_stack_t}, +standard POSIX, essa è accessibile, come mostrato in \figref{fig:sys_utsname}, solo definendo \macro{\_GNU\_SOURCE}. \begin{figure}[!htb] @@ -532,11 +535,11 @@ In generale si tenga presente che le dimensioni delle stringe di una \macro{\_UTSNAME\_LENGTH} per i campi standard e \macro{\_UTSNAME\_DOMAIN\_LENGTH} per quello specifico per il nome di dominio; altri sistemi usano nomi diversi come \macro{SYS\_NMLN} o \macro{\_SYS\_NMLN} -o \macro{UTSLEN} che possono avere valori diversi. Nel caso di Linux +o \macro{UTSLEN} che possono avere valori diversi.\footnote{Nel caso di Linux \func{uname} corrisponde in realtà a 3 system call diverse, le prime due usano rispettivamente delle lunghezze delle stringhe di 9 e 65 byte; la terza usa anch'essa 65 byte, ma restituisce anche l'ultimo campo, \var{domainname}, con -una lunghezza di 257 byte. +una lunghezza di 257 byte.} \section{Opzioni e configurazione del sistema} @@ -552,54 +555,55 @@ Inoltre, al di la di quelli che possono essere limiti caratteristici previsti da uno standard, ogni sistema può avere una sua serie di altri parametri di configurazione, che, non essendo mai fissi e variando da sistema a sistema, non sono stati inclusi nella standardizzazione della sezione precedente. Per -questi occorre, oltre al meccanismo di settaggio, pure un meccanismo di -lettura. - -Affronteremo questi argomenti in questa sezione, insieme alle funzioni che si -usano per il controllo di altre caratteristiche generali del sistema, come -quelle per la gestione dei filesystem e di utenti e gruppi. +questi occorre, oltre al meccanismo di impostazione, pure un meccanismo di +lettura. Affronteremo questi argomenti in questa sezione, insieme alle +funzioni che si usano per il controllo di altre caratteristiche generali del +sistema, come quelle per la gestione dei filesystem e di utenti e gruppi. \subsection{La funzione \func{sysctl} ed il filesystem \file{/proc}} \label{sec:sys_sysctl} -La funzione che permette la lettura ed il settaggio dei parametri del sistema -è \func{sysctl}; è una funzione derivata da BSD4.4, ma l'implementazione è -specifica di Linux; il suo prototipo è: +La funzione che permette la lettura ed l'impostazione dei parametri del +sistema è \func{sysctl}; è una funzione derivata da BSD4.4, ma +l'implementazione è specifica di Linux; il suo prototipo è: \begin{functions} \headdecl{unistd.h} -\headdecl{linux/unistd.h} -\headdecl{linux/sysctl.h} \funcdecl{int sysctl(int *name, int nlen, void *oldval, size\_t *oldlenp, void *newval, size\_t newlen)} Legge o scrive uno dei parametri di sistema. \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di - errore, nel qual caso \var{errno} viene settato ai valori: + errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \begin{errlist} - \item[\macro{EPERM}] il processo non ha il permesso di accedere ad uno dei - componenti nel cammino specificato per il parametro, o non ha il permesso - di accesso al parametro nella modalità scelta. + \item[\macro{EPERM}] non si ha il permesso di accedere ad uno dei componenti + nel cammino specificato per il parametro, o di accedere al parametro nella + modalità scelta. \item[\macro{ENOTDIR}] non esiste un parametro corrispondente al nome \param{name}. - \item[\macro{EFAULT}] si è specificato \param{oldlenp} zero quando - \param{oldval} è non nullo. +% \item[\macro{EFAULT}] si è specificato \param{oldlenp} zero quando +% \param{oldval} è non nullo. \item[\macro{EINVAL}] o si è specificato un valore non valido per il - parametro che si vuole settare o lo spazio provvisto per il ritorno di un + parametro che si vuole impostare o lo spazio provvisto per il ritorno di un valore non è delle giuste dimensioni. \item[\macro{ENOMEM}] talvolta viene usato più correttamente questo errore quando non si è specificato sufficiente spazio per ricevere il valore di un parametro. \end{errlist} + ed inoltre \macro{EFAULT}. } \end{functions} I parametri a cui la funzione permettere di accedere sono organizzati in -maniera gerarchica all'interno un albero; per accedere ad uno di essi occorre -specificare un cammino attraverso i vari nodi dell'albero, in maniera analoga -a come avviene per la risoluzione di un pathname (da cui l'uso alternativo del -filesystem \file{/proc}, che vedremo dopo). +maniera gerarchica all'interno un albero;\footnote{si tenga presente che + includendo solo \file{unistd.h}, saranno definiti solo i parametri generici; + dato che ce ne sono molti specifici dell'implementazione, nel caso di Linux + occorrerà includere anche i file \file{linux/unistd.h} e + \file{linux/sysctl.h}.} per accedere ad uno di essi occorre specificare un +cammino attraverso i vari nodi dell'albero, in maniera analoga a come avviene +per la risoluzione di un pathname (da cui l'uso alternativo del filesystem +\file{/proc}, che vedremo dopo). Ciascun nodo dell'albero è identificato da un valore intero, ed il cammino che arriva ad identificare un parametro specifico è passato alla funzione @@ -612,7 +616,7 @@ complessa, per questo motivo il valori vengono passati come puntatori L'indirizzo a cui il valore corrente del parametro deve essere letto è specificato da \param{oldvalue}, e lo spazio ivi disponibile è specificato da \param{oldlenp} (passato come puntatore per avere indietro la dimensione -effettiva di quanto letto); il valore che si vuole settare nel sistema è +effettiva di quanto letto); il valore che si vuole impostare nel sistema è passato in \param{newval} e la sua dimensione in \param{newlen}. Si può effettuare anche una lettura e scrittura simultanea, nel qual caso il @@ -750,8 +754,8 @@ significativi sono un \textit{magic number}\footnote{cio costante \macro{MS\_MGC\_MSK} per ottenere la parte di \param{mountflags} riservata al \textit{magic number}.} mentre i 16 meno significativi sono usati per specificare le opzioni; essi sono usati come maschera binaria e -vanno settati con un OR aritmetico della costante \macro{MS\_MGC\_VAL} con i -valori riportati in \ntab. +vanno impostati con un OR aritmetico della costante \macro{MS\_MGC\_VAL} con i +valori riportati in \tabref{tab:sys_mount_flags}. \begin{table}[htb] \footnotesize @@ -785,7 +789,7 @@ valori riportati in \ntab. \label{tab:sys_mount_flags} \end{table} -Per il settaggio delle caratteristiche particolari di ciascun filesystem si +Per l'impostazione delle caratteristiche particolari di ciascun filesystem si usa invece l'argomento \param{data} che serve per passare le ulteriori informazioni necessarie, che ovviamente variano da filesystem a filesystem. @@ -793,7 +797,7 @@ La funzione \func{mount} pu \textsl{rimontaggio} di un filesystem, cosa che permette di cambiarne al volo alcune delle caratteristiche di funzionamento (ad esempio passare da sola lettura a lettura/scrittura). Questa operazione è attivata attraverso uno dei -bit di \param{mountflags}, \macro{MS\_REMOUNT}, che se settato specifica che +bit di \param{mountflags}, \macro{MS\_REMOUNT}, che se impostato specifica che deve essere effettuato il rimontaggio del filesystem (con le opzioni specificate dagli altri bit), anche in questo caso il valore di \param{source} viene ignorato. @@ -805,7 +809,7 @@ Una volta che non si voglia pi Smonta il filesystem montato sulla directory \param{target}. \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e -1 in caso di - fallimento, nel qual caso \var{errno} viene settata a: + fallimento, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \begin{errlist} \item[\macro{EPERM}] il processo non ha i privilegi di amministratore. \item[\macro{EBUSY}] \param{target} è la directory di lavoro di qualche @@ -860,7 +864,7 @@ informazioni riguardo al filesystem su cui si trova un certo file, sono posto il file specificato. \bodydesc{Le funzioni ritornano 0 in caso di successo e -1 in caso di - errore, nel qual caso \var{errno} viene settato ai valori: + errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \begin{errlist} \item[\macro{ENOSYS}] il filesystem su cui si trova il file specificato non supporta la funzione. @@ -874,7 +878,7 @@ Queste funzioni permettono di ottenere una serie di informazioni generali riguardo al filesystem su cui si trova il file specificato; queste vengono restituite una struttura \param{buf} di tipo \type{statfs} definita come in \ref{fig:sys_statfs}, ed i campi che sono indefiniti per il filesystem in -esame sono settati a zero. I valori del campo \var{f\_type} sono definiti per +esame sono impostati a zero. I valori del campo \var{f\_type} sono definiti per i vari filesystem nei relativi file di header dei sorgenti del kernel da costanti del tipo \macro{XXX\_SUPER\_MAGIC}, dove \macro{XXX} in genere è il nome del filesystem stesso. @@ -1007,7 +1011,7 @@ essere rientranti, per cui ne esistono anche due versioni alternative Restituiscono le informazioni relative all'utente specificato. \bodydesc{Le funzioni ritornano 0 in caso di successo e un codice d'errore - altrimenti, nel qual caso \var{errno} sarà settato opportunamente.} + altrimenti, nel qual caso \var{errno} sarà impostata opportunamente.} \end{functions} In questo caso l'uso è molto più complesso, in quanto bisogna prima allocare @@ -1019,7 +1023,7 @@ campi di \param{password}. Infine all'indirizzo puntato da \param{result} viene restituito il puntatore ai dati ottenuti, cioè \param{buffer} nel caso l'utente esista, o \macro{NULL} altrimenti. Qualora i dati non possano essere contenuti nei byte specificati da \param{buflen}, la funzione fallirà -restituendo \macro{ERANGE} (e \param{result} sarà comunque settato a +restituendo \macro{ERANGE} (e \param{result} sarà comunque impostato a \macro{NULL}). Del tutto analoghe alle precedenti sono le funzioni \func{getgrnam} e @@ -1043,7 +1047,7 @@ loro prototipi sono: Restituiscono le informazioni relative al gruppo specificato. \bodydesc{Le funzioni ritornano 0 in caso di successo e un codice d'errore - altrimenti, nel qual caso \var{errno} sarà settato opportunamente.} + altrimenti, nel qual caso \var{errno} sarà impostata opportunamente.} \end{functions} Il comportamento di tutte queste funzioni è assolutamente identico alle @@ -1073,7 +1077,7 @@ struct group { Le funzioni viste finora sono in grado di leggere le informazioni sia dal file delle password in \file{/etc/passwd} che con qualunque altro metodo sia stato utilizzato per mantenere il database degli utenti. Non permettono però di -settare direttamente le password; questo è possibile con un'altra interfaccia +impostare direttamente le password; questo è possibile con un'altra interfaccia al database degli utenti, derivata da SVID, che però funziona soltanto con un database che sia tenuto su un file che abbia il formato classico di \file{/etc/passwd}. @@ -1120,7 +1124,8 @@ capacit completa. Per questo motivo l'uso di queste funzioni è deprecato in favore dell'uso di PAM, ci limiteremo pertanto ad elencarle in \tabref{tab:sys_passwd_func}, rimandando chi fosse interessato alle rispettive -man page e al manuale delle \acr{glibc} per i dettagli del loro funzionamento. +pagine di manuale e al manuale delle \acr{glibc} per i dettagli del loro +funzionamento. @@ -1395,12 +1400,13 @@ rispettivamente il tempo impiegato dal processo nell'eseguire le istruzioni in user space, e quello impiegato dal kernel nelle system call eseguite per conto del processo. -Gli altri tre campi servono a quantificare l'uso della memoria virtuale e -corrispondono rispettivamente al numero di \textit{page fault}\index{page - fault} (vedi \secref{sec:proc_mem_gen}) avvenuti senza richiedere I/O (i -cosiddetti \textit{minor page fault}), a quelli che invece han richiesto I/O -(detti invece \textit{major page fault}) ed al numero di volte che il processo -è stato completamente tolto dalla memoria per essere inserito nello swap. +Gli altri tre campi servono a quantificare l'uso della memoria +virtuale\index{memoria virtuale} e corrispondono rispettivamente al numero di +\textit{page fault}\index{page fault} (vedi \secref{sec:proc_mem_gen}) +avvenuti senza richiedere I/O (i cosiddetti \textit{minor page fault}), a +quelli che invece han richiesto I/O (detti invece \textit{major page fault}) +ed al numero di volte che il processo è stato completamente tolto dalla +memoria per essere inserito nello swap. In genere includere esplicitamente \file{} non è più necessario, ma aumenta la portabilità, e serve comunque quando, come nella maggior parte @@ -1469,7 +1475,7 @@ struct rlimit { \end{figure} In genere il superamento di un limite comporta o l'emissione di un segnale o -il fallimento della system call che lo ha provocato; per far leggere o settare +il fallimento della system call che lo ha provocato; per far leggere o impostare i limiti di utilizzo delle risorse da parte di un processo le \acr{glibc} prevedono due funzioni, \func{getrlimit} e \func{setrlimit}, i cui prototipi sono: @@ -1484,10 +1490,10 @@ sono: \funcdecl{int setrlimit(int resource, const struct rlimit *rlim)} - Setta il limite per la risorsa \param{resource}. + Imposta il limite per la risorsa \param{resource}. \bodydesc{Le funzioni ritornano 0 in caso di successo e -1 in caso di - errore, nel qual caso \var{errno} viene settata ai valori: + errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \begin{errlist} \item[\macro{EINVAL}] I valori per \param{resource} non sono validi. \item[\macro{EPERM}] Un processo senza i privilegi di amministratore ha @@ -1552,7 +1558,7 @@ specificarne i valori. \label{tab:sys_rlimit_values} \end{table} -\footnotetext{Settare questo limite a zero è la maniera più semplice per +\footnotetext{Impostare questo limite a zero è la maniera più semplice per evitare la creazione di \file{core} file.} È inoltre definita la costante \macro{RLIM\_INFINITY} che permette di @@ -1568,12 +1574,12 @@ mantenuti attraverso una \func{exec} (vedi \secref{sec:proc_exec}). La gestione della memoria è già stata affrontata in dettaglio in \secref{sec:proc_memory}; abbiamo visto allora che il kernel provvede il -meccanismo della memoria virtuale attraverso la divisione della memoria fisica -in pagine. +meccanismo della memoria virtuale\index{memoria virtuale} attraverso la +divisione della memoria fisica in pagine. In genere questo è del tutto trasparente al singolo processo, ma in certi -casi, come per l'I/O mappato in memoria (vedi \ref{sec:file_memory_map}) che -usa lo stesso meccanismo per accedere ai file, è necessario conoscere le +casi, come per l'I/O mappato in memoria (vedi \secref{sec:file_memory_map}) +che usa lo stesso meccanismo per accedere ai file, è necessario conoscere le dimensioni delle pagine usate dal kernel. Lo stesso vale quando si vuole gestire in maniera ottimale l'interazione della memoria allocata con il meccanismo della paginazione. @@ -1586,7 +1592,7 @@ dover fornire binari diversi per ogni possibile modello, utilizzare una funzione. In genere questa dimensione può essere ottenuta attraverso una chiamata a -\func{sysconf} come \func{sysconf(\_SC\_PAGESIZE)}, ma in BSD 4.2 è stata +\func{sysconf} come \code{sysconf(\_SC\_PAGESIZE)}, ma in BSD 4.2 è stata introdotta una apposita funzione, \func{getpagesize}, che restituisce la dimensione delle pagine di memoria; il suo prototipo è: \begin{prototype}{unistd.h}{int getpagesize(void)} @@ -1830,10 +1836,10 @@ in nel suddetto formato; il suo prototipo variabile su cui duplicare il valore di ritorno. Analoga a \func{time} è la funzione \func{stime} che serve per effettuare -l'operazione inversa, e cioè per settare il tempo di sistema qualora questo +l'operazione inversa, e cioè per impostare il tempo di sistema qualora questo sia necessario; il suo prototipo è: \begin{prototype}{time.h}{int stime(time\_t *t)} - Setta a \param{t} il valore corrente del \textit{calendar time}. + Imposta a \param{t} il valore corrente del \textit{calendar time}. \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e -1 in caso di errore, che può essere \macro{EFAULT} o \macro{EPERM}.} @@ -1862,10 +1868,10 @@ sono: \funcdecl{int settimeofday(const struct timeval *tv, const struct timezone *tz)} - Setta il tempo di sistema. + Imposta il tempo di sistema. \bodydesc{Entrambe le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 in - caso di errore, nel qual caso \var{errno} può assumere il valori + caso di errore, nel qual caso \var{errno} può assumere i valori \macro{EINVAL} \macro{EFAULT} e per \func{settimeofday} anche \macro{EPERM}.} \end{functions} @@ -1905,18 +1911,18 @@ vada a modificare l'orologio di sistema, come quelle che tratteremo in seguito) può essere utilizzata solo da un processo coi privilegi di amministratore. Il secondo parametro di entrambe le funzioni è una struttura \var{timezone}, che storicamente veniva utilizzata per specificare appunto la -\textit{timezone}, cioè l'insieme del fuso orario e delle convenzioni per +\textit{time zone}, cioè l'insieme del fuso orario e delle convenzioni per l'ora legale che permettevano il passaggio dal tempo universale all'ora locale. Questo parametro è obsoleto e in Linux non è mai stato utilizzato e non è supportato né dalle vecchie \textsl{libc5}, né dalle \textsl{glibc}: -pertanto deve essere sempre settato a \macro{NULL}. +pertanto deve essere sempre impostato a \macro{NULL}. Modificare l'orologio di sistema con queste funzioni è comunque problematico, in quanto esse effettuano un cambiamento immediato. Questo può creare dei buchi o delle ripetizioni nello scorrere dell'orologio di sistema, con conseguenze indesiderate; ad esempio se si porta avanti l'orologio si possono perdere delle esecuzioni di \cmd{cron} programmate nell'intervallo che si è -saltato. Per questo motivo la modalità più corretta per settare l'ora è quella +saltato. Per questo motivo la modalità più corretta per impostare l'ora è quella di usare la funzione \func{adjtime}, il cui prototipo è: \begin{prototype}{sys/time.h} {int adjtime(const struct timeval *delta, struct timeval *olddelta)} @@ -1952,7 +1958,7 @@ La funzione richiede una struttura di tipo \var{timex}, la cui definizione, così come effettuata in \file{sys/timex.h}, è riportata in \figref{fig:sys_timex_struct}. L'azione della funzione dipende dal valore del campo \var{mode}, che specifica quale parametro dell'orologio di sistema, -specificato in un opportuno campo di \var{timex}, deve essere settato. Un +specificato in un opportuno campo di \var{timex}, deve essere impostato. Un valore nullo serve per leggere i parametri correnti; i valori diversi da zero devono essere specificati come OR binario delle costanti riportate in \secref{tab:sys_timex_mode}. @@ -2007,37 +2013,37 @@ essere ritrovato in \cite{glibc}. \textbf{Nome} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\ \hline \hline - \macro{ADJ\_OFFSET} & 0x0001 & Setta la differenza fra il tempo + \macro{ADJ\_OFFSET} & 0x0001 & Imposta la differenza fra il tempo reale e l'orologio di sistema, che deve essere indicata in microsecondi nel campo \var{offset} di \var{timex}.\\ - \macro{ADJ\_FREQUENCY} & 0x0002 & Setta la differenze in frequenza + \macro{ADJ\_FREQUENCY} & 0x0002 & Imposta la differenze in frequenza fra il tempo reale e l'orologio di sistema, che deve essere indicata in parti per milione nel campo \var{frequency} di \var{timex}.\\ - \macro{ADJ\_MAXERROR} & 0x0004 & Setta il valore massimo dell'errore + \macro{ADJ\_MAXERROR} & 0x0004 & Imposta il valore massimo dell'errore sul tempo, espresso in microsecondi nel campo \var{maxerror} di \var{timex}.\\ - \macro{ADJ\_ESTERROR} & 0x0008 & Setta la stima dell'errore + \macro{ADJ\_ESTERROR} & 0x0008 & Imposta la stima dell'errore sul tempo, espresso in microsecondi nel campo \var{esterror} di \var{timex}.\\ - \macro{ADJ\_STATUS} & 0x0010 & Setta alcuni + \macro{ADJ\_STATUS} & 0x0010 & Imposta alcuni valori di stato interni usati dal sistema nella gestione dell'orologio specificati nel campo \var{status} di \var{timex}.\\ - \macro{ADJ\_TIMECONST} & 0x0020 & Setta la larghezza di banda del PLL + \macro{ADJ\_TIMECONST} & 0x0020 & Imposta la larghezza di banda del PLL implementato dal kernel, specificato nel campo \var{constant} di \var{timex}.\\ - \macro{ADJ\_TICK} & 0x4000 & Setta il valore dei tick del timer + \macro{ADJ\_TICK} & 0x4000 & Imposta il valore dei tick del timer in microsecondi, espresso nel campo \var{tick} di \var{timex}.\\ - \macro{ADJ\_OFFSET\_SINGLESHOT}&0x8001&Setta uno spostamento una tantum + \macro{ADJ\_OFFSET\_SINGLESHOT}&0x8001&Imposta uno spostamento una tantum dell'orologio secondo il valore del campo \var{offset} simulando il comportamento di \func{adjtime}.\\ @@ -2162,7 +2168,7 @@ stringa, allocata staticamente, nella forma: \begin{verbatim} "Wed Jun 30 21:49:08 1993\n" \end{verbatim} -e settano anche la variabile \var{tzname} con l'informazione della \textit{time +e impostano anche la variabile \var{tzname} con l'informazione della \textit{time zone} corrente; \func{ctime} è banalmente definita in termini di \func{asctime} come \code{asctime(localtime(t)}. Dato che l'uso di una stringa statica rende le funzioni non rientranti POSIX.1c e SUSv2 prevedono due @@ -2187,13 +2193,13 @@ Come mostrato in \figref{fig:sys_tm_struct} il \textit{broken-down time} permette di tenere conto anche della differenza fra tempo universale e ora locale, compresa l'eventuale ora legale. Questo viene fatto attraverso le tre variabili globali mostrate in \figref{fig:sys_tzname}, cui si accede quando si -include \file{time.h}. Queste variabili vengono settate quando si chiama una +include \file{time.h}. Queste variabili vengono impostate quando si chiama una delle precedenti funzioni di conversione, oppure invocando direttamente la funzione \func{tzset}, il cui prototipo è: \begin{prototype}{sys/timex.h} {void tzset(void)} - Setta le variabili globali della \textit{time zone}. + Imposta le variabili globali della \textit{time zone}. \bodydesc{La funzione non ritorna niente e non dà errori.} \end{prototype} @@ -2342,8 +2348,8 @@ sempre riferimento a tali valori, quando descriveremo i possibili errori restituiti dalle funzioni. Il programma di esempio \cmd{errcode} stampa il codice relativo ad un valore numerico con l'opzione \cmd{-l}. -Il valore di \var{errno} viene sempre settato a zero all'avvio di un -programma, gran parte delle funzioni di libreria settano \var{errno} ad un +Il valore di \var{errno} viene sempre impostato a zero all'avvio di un +programma, gran parte delle funzioni di libreria impostano \var{errno} ad un valore diverso da zero in caso di errore. Il valore è invece indefinito in caso di successo, perché anche se una funzione ha successo, può chiamarne altre al suo interno che falliscono, modificando così \var{errno}. @@ -2369,8 +2375,8 @@ prima funzione che si pu \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore alla stringa col messaggio di errore in caso di successo e \macro{NULL} in caso di errore, nel qual caso - \var{errno} sarà settata a \macro{EINVAL} se si è specificato un numero di - errore non valido.} + \var{errno} assumerà il valore \macro{EINVAL} se si è specificato un + numero di errore non valido.} \end{prototype} In generale \func{strerror} viene usata passando \var{errno} come parametro; @@ -2385,7 +2391,7 @@ programma e che \func{strerror}; per questo motivo non è rientrante e nel caso si usino i thread è provvista\footnote{questa funzione è la versione prevista dalle \acr{glibc}, ed effettivamente definita in \file{string.h}, ne esiste una - analoga nello standard SUSv3 (quella riportata dalla man page), che + analoga nello standard SUSv3 (quella riportata dalla pagina di manuale), che restituisce \code{int} al posto di \code{char *}, e che tronca la stringa restituita a \param{size}.} una versione apposita: \begin{prototype}{string.h} @@ -2543,7 +2549,7 @@ Stampa un messaggio di errore formattato. per il fatto che, separati con il solito due punti-spazio, vengono inseriti un nome di file indicato da \param{fname} ed un numero di linea subito dopo la stampa del nome del programma. Inoltre essa usa un'altra variabile globale, -\var{error\_one\_per\_line}, che settata ad un valore diverso da zero fa si +\var{error\_one\_per\_line}, che impostata ad un valore diverso da zero fa si che errori relativi alla stessa linea non vengano ripetuti.