X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=system.tex;h=a761b4dcd31e2431c3ea9f19294975863f1ee21f;hp=ca0510985e39fdad1f8b623e0fa648a8e47ada13;hb=26f7a8bb19c6cb198c213757a97b6ac79e40db4b;hpb=9b7af600ff0f73bc946c9d160c320667c7a91347 diff --git a/system.tex b/system.tex index ca05109..a761b4d 100644 --- a/system.tex +++ b/system.tex @@ -1,6 +1,6 @@ %% system.tex %% -%% Copyright (C) 2000-2015 Simone Piccardi. Permission is granted to +%% Copyright (C) 2000-2019 Simone Piccardi. Permission is granted to %% copy, distribute and/or modify this document under the terms of the GNU Free %% Documentation License, Version 1.1 or any later version published by the %% Free Software Foundation; with the Invariant Sections being "Un preambolo", @@ -32,14 +32,14 @@ l'implementazione del kernel e delle librerie, le opzioni di configurazione. Il kernel inoltre mette a disposizione l'accesso ad alcuni parametri che possono modificarne il comportamento. -La definizione di queste caratteristiche ed il tentativo di provvedere dei +La definizione di queste caratteristiche ed il tentativo di fornire dei meccanismi generali che i programmi possono usare per ricavarle è uno degli aspetti più complessi e controversi con cui le diverse standardizzazioni si -sono dovute confrontare, spesso con risultati spesso tutt'altro che chiari. -Daremo comunque una descrizione dei principali metodi previsti dai vari -standard per ricavare sia le caratteristiche specifiche del sistema, che -quelle della gestione dei file e prenderemo in esame le modalità con cui è -possibile intervenire sui parametri del kernel. +sono dovute confrontare, con risultati spesso tutt'altro che chiari. Daremo +comunque una descrizione dei principali metodi previsti dai vari standard per +ricavare sia le caratteristiche specifiche del sistema che quelle della +gestione dei file, e prenderemo in esame le modalità con cui è possibile +intervenire sui parametri del kernel. \subsection{Limiti e caratteristiche del sistema} \label{sec:sys_limits} @@ -58,16 +58,17 @@ sono necessari due tipi diversi di funzionalità: \item la possibilità di determinare limiti ed opzioni durante l'esecuzione. \end{itemize*} -La prima funzionalità si può ottenere includendo gli opportuni header file che -contengono le costanti necessarie definite come macro di preprocessore, per la -seconda invece sono ovviamente necessarie delle funzioni. La situazione è -complicata dal fatto che ci sono molti casi in cui alcuni di questi limiti -sono fissi in un'implementazione mentre possono variare in un altra: tutto -questo crea una ambiguità che non è sempre possibile risolvere in maniera -chiara. In generale quello che succede è che quando i limiti del sistema sono -fissi essi vengono definiti come macro di preprocessore nel file -\headfile{limits.h}, se invece possono variare, il loro valore sarà ottenibile -tramite la funzione \func{sysconf} (che esamineremo a breve). +La prima funzionalità si può ottenere includendo gli opportuni file di +intestazione che contengono le costanti necessarie definite come macro di +preprocessore, per la seconda invece sono ovviamente necessarie delle +funzioni. La situazione è complicata dal fatto che ci sono molti casi in cui +alcuni di questi limiti sono fissi in un'implementazione mentre possono +variare in un altra: tutto questo crea una ambiguità che non è sempre +possibile risolvere in maniera chiara. In generale quello che succede è che +quando i limiti del sistema sono fissi essi vengono definiti come macro di +preprocessore nel file \headfile{limits.h}, se invece possono variare, il loro +valore sarà ottenibile tramite la funzione \func{sysconf} (che esamineremo a +breve). \begin{table}[htb] \centering @@ -77,23 +78,23 @@ tramite la funzione \func{sysconf} (che esamineremo a breve). \textbf{Costante}&\textbf{Valore}&\textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{MB\_LEN\_MAX}& 16 & Massima dimensione di un - carattere esteso.\\ - \const{CHAR\_BIT} & 8 & Numero di bit di \ctyp{char}.\\ - \const{UCHAR\_MAX}& 255 & Massimo di \ctyp{unsigned char}.\\ - \const{SCHAR\_MIN}& -128 & Minimo di \ctyp{signed char}.\\ - \const{SCHAR\_MAX}& 127 & Massimo di \ctyp{signed char}.\\ - \const{CHAR\_MIN} & 0 o -128 & Minimo di \ctyp{char}.\footnotemark\\ - \const{CHAR\_MAX} & 127 o 255 & Massimo di \ctyp{char}.\footnotemark\\ - \const{SHRT\_MIN} & -32768 & Minimo di \ctyp{short}.\\ - \const{SHRT\_MAX} & 32767 & Massimo di \ctyp{short}.\\ - \const{USHRT\_MAX}& 65535 & Massimo di \ctyp{unsigned short}.\\ - \const{INT\_MAX} & 2147483647 & Minimo di \ctyp{int}.\\ - \const{INT\_MIN} &-2147483648 & Minimo di \ctyp{int}.\\ - \const{UINT\_MAX} & 4294967295 & Massimo di \ctyp{unsigned int}.\\ - \const{LONG\_MAX} & 2147483647 & Massimo di \ctyp{long}.\\ - \const{LONG\_MIN} &-2147483648 & Minimo di \ctyp{long}.\\ - \const{ULONG\_MAX}& 4294967295 & Massimo di \ctyp{unsigned long}.\\ + \constd{MB\_LEN\_MAX}& 16 & Massima dimensione di un + carattere esteso.\\ + \constd{CHAR\_BIT} & 8 & Numero di bit di \ctyp{char}.\\ + \constd{UCHAR\_MAX}& 255 & Massimo di \ctyp{unsigned char}.\\ + \constd{SCHAR\_MIN}& -128 & Minimo di \ctyp{signed char}.\\ + \constd{SCHAR\_MAX}& 127 & Massimo di \ctyp{signed char}.\\ + \constd{CHAR\_MIN} & 0 o -128 & Minimo di \ctyp{char}.\footnotemark\\ + \constd{CHAR\_MAX} & 127 o 255 & Massimo di \ctyp{char}.\footnotemark\\ + \constd{SHRT\_MIN} & -32768 & Minimo di \ctyp{short}.\\ + \constd{SHRT\_MAX} & 32767 & Massimo di \ctyp{short}.\\ + \constd{USHRT\_MAX}& 65535 & Massimo di \ctyp{unsigned short}.\\ + \constd{INT\_MAX} & 2147483647 & Minimo di \ctyp{int}.\\ + \constd{INT\_MIN} &-2147483648 & Minimo di \ctyp{int}.\\ + \constd{UINT\_MAX} & 4294967295 & Massimo di \ctyp{unsigned int}.\\ + \constd{LONG\_MAX} & 2147483647 & Massimo di \ctyp{long}.\\ + \constd{LONG\_MIN} &-2147483648 & Minimo di \ctyp{long}.\\ + \constd{ULONG\_MAX}& 4294967295 & Massimo di \ctyp{unsigned long}.\\ \hline \end{tabular} \caption{Costanti definite in \headfile{limits.h} in conformità allo standard @@ -113,7 +114,7 @@ da \headfile{limits.h}, è riportato in tab.~\ref{tab:sys_ansic_macro}. Come si può vedere per la maggior parte questi limiti attengono alle dimensioni dei dati interi, che sono in genere fissati dall'architettura hardware, le analoghe informazioni per i dati in virgola mobile sono definite a parte, ed -accessibili includendo \headfile{float.h}. +accessibili includendo \headfiled{float.h}. \begin{table}[htb] \centering @@ -123,10 +124,10 @@ accessibili includendo \headfile{float.h}. \textbf{Costante}&\textbf{Valore}&\textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{LLONG\_MAX}& 9223372036854775807& Massimo di \ctyp{long long}.\\ - \const{LLONG\_MIN}&-9223372036854775808& Minimo di \ctyp{long long}.\\ - \const{ULLONG\_MAX}&18446744073709551615& - Massimo di \ctyp{unsigned long long}.\\ + \constd{LLONG\_MAX} & 9223372036854775807& Massimo di \ctyp{long long}.\\ + \constd{LLONG\_MIN} &-9223372036854775808& Minimo di \ctyp{long long}.\\ + \constd{ULLONG\_MAX}&18446744073709551615& Massimo di \ctyp{unsigned long + long}.\\ \hline \end{tabular} \caption{Macro definite in \headfile{limits.h} in conformità allo standard @@ -134,7 +135,7 @@ accessibili includendo \headfile{float.h}. \label{tab:sys_isoc90_macro} \end{table} -Lo standard prevede anche un'altra costante, \const{FOPEN\_MAX}, che può non +Lo standard prevede anche un'altra costante, \constd{FOPEN\_MAX}, che può non essere fissa e che pertanto non è definita in \headfile{limits.h}, essa deve essere definita in \headfile{stdio.h} ed avere un valore minimo di 8. A questi valori lo standard ISO C90 ne aggiunge altri tre, relativi al tipo \ctyp{long @@ -151,26 +152,26 @@ sez.~\ref{sec:sys_file_limits}. \begin{table}[htb] \centering \footnotesize - \begin{tabular}[c]{|l|r|p{8cm}|} + \begin{tabular}[c]{|l|r|p{9cm}|} \hline \textbf{Costante}&\textbf{Valore}&\textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{ARG\_MAX} &131072& Dimensione massima degli argomenti - passati ad una funzione della famiglia - \func{exec}.\\ - \const{CHILD\_MAX} & 999& Numero massimo di processi contemporanei - che un utente può eseguire.\\ - \const{OPEN\_MAX} & 256& Numero massimo di file che un processo - può mantenere aperti in contemporanea.\\ - \const{STREAM\_MAX}& 8& Massimo numero di stream aperti per - processo in contemporanea.\\ - \const{TZNAME\_MAX}& 6& Dimensione massima del nome di una - \itindex{timezone} \textit{timezone} (vedi - sez.~\ref{sec:sys_time_base})).\\ - \const{NGROUPS\_MAX}& 32& Numero di gruppi supplementari per - processo (vedi sez.~\ref{sec:proc_access_id}).\\ - \const{SSIZE\_MAX}&32767& Valore massimo del tipo \type{ssize\_t}.\\ + \constd{ARG\_MAX} &131072& Dimensione massima degli argomenti + passati ad una funzione della famiglia + \func{exec}.\\ + \constd{CHILD\_MAX} & 999& Numero massimo di processi contemporanei + che un utente può eseguire.\\ + \constd{OPEN\_MAX} & 256& Numero massimo di file che un processo + può mantenere aperti in contemporanea.\\ + \constd{STREAM\_MAX}& 8& Massimo numero di stream aperti per + processo in contemporanea.\\ + \constd{TZNAME\_MAX}& 6& Dimensione massima del nome di una + \textit{timezone} (vedi + sez.~\ref{sec:sys_time_base})).\\ + \constd{NGROUPS\_MAX}& 32& Numero di gruppi supplementari per + processo (vedi sez.~\ref{sec:proc_access_id}).\\ + \constd{SSIZE\_MAX}&32767& Valore massimo del tipo \type{ssize\_t}.\\ \hline \end{tabular} \caption{Costanti per i limiti del sistema.} @@ -187,35 +188,35 @@ file, riportate in tab.~\ref{tab:sys_file_macro}. \begin{table}[htb] \centering \footnotesize - \begin{tabular}[c]{|l|r|p{8cm}|} + \begin{tabular}[c]{|l|r|p{9cm}|} \hline \textbf{Costante}&\textbf{Valore}&\textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{\_POSIX\_ARG\_MAX} & 4096& Dimensione massima degli argomenti + \macrod{\_POSIX\_ARG\_MAX} & 4096& Dimensione massima degli argomenti passati ad una funzione della famiglia \func{exec}.\\ - \const{\_POSIX\_CHILD\_MAX} & 6& Numero massimo di processi + \macrod{\_POSIX\_CHILD\_MAX} & 6& Numero massimo di processi contemporanei che un utente può eseguire.\\ - \const{\_POSIX\_OPEN\_MAX} & 16& Numero massimo di file che un processo + \macrod{\_POSIX\_OPEN\_MAX} & 16& Numero massimo di file che un processo può mantenere aperti in contemporanea.\\ - \const{\_POSIX\_STREAM\_MAX} & 8& Massimo numero di stream aperti per + \macrod{\_POSIX\_STREAM\_MAX}& 8& Massimo numero di stream aperti per processo in contemporanea.\\ - \const{\_POSIX\_TZNAME\_MAX} & 6& Dimensione massima del nome di una - \itindex{timezone} \textit{timezone} + \macrod{\_POSIX\_TZNAME\_MAX}& 6& Dimensione massima del nome di una + \textit{timezone} (vedi sez.~\ref{sec:sys_date}). \\ - \const{\_POSIX\_RTSIG\_MAX} & 8& Numero massimo di segnali + \macrod{\_POSIX\_RTSIG\_MAX} & 8& Numero massimo di segnali \textit{real-time} (vedi sez.~\ref{sec:sig_real_time}).\\ - \const{\_POSIX\_NGROUPS\_MAX}& 0& Numero di gruppi supplementari per + \macrod{\_POSIX\_NGROUPS\_MAX}& 0& Numero di gruppi supplementari per processo (vedi sez.~\ref{sec:proc_access_id}).\\ - \const{\_POSIX\_SSIZE\_MAX} &32767& Valore massimo del tipo + \macrod{\_POSIX\_SSIZE\_MAX} &32767& Valore massimo del tipo \type{ssize\_t}.\\ - % \const{\_POSIX\_AIO\_LISTIO\_MAX}&2& \\ - % \const{\_POSIX\_AIO\_MAX} & 1& \\ + % \macrod{\_POSIX\_AIO\_LISTIO\_MAX}&2& \\ + % \macrod{\_POSIX\_AIO\_MAX} & 1& \\ \hline \end{tabular} \caption{Macro dei valori minimi di alcune caratteristiche generali del @@ -247,21 +248,21 @@ valori ottenuti da \func{sysconf}. \begin{table}[htb] \centering \footnotesize - \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|} + \begin{tabular}[c]{|l|p{9cm}|} \hline \textbf{Macro}&\textbf{Significato}\\ \hline \hline - \macro{\_POSIX\_JOB\_CONTROL}& Il sistema supporta il - \textit{job control} (vedi - sez.~\ref{sec:sess_job_control}).\\ - \macro{\_POSIX\_SAVED\_IDS} & Il sistema supporta gli identificatori del - gruppo \textit{saved} (vedi - sez.~\ref{sec:proc_access_id}) - per il controllo di accesso dei processi.\\ - \const{\_POSIX\_VERSION} & Fornisce la versione dello standard POSIX.1 - supportata nel formato YYYYMML (ad esempio - 199009L).\\ + \macrod{\_POSIX\_JOB\_CONTROL}& Il sistema supporta il + \textit{job control} (vedi + sez.~\ref{sec:sess_job_control}).\\ + \macrod{\_POSIX\_SAVED\_IDS} & Il sistema supporta gli identificatori del + gruppo \textit{saved} (vedi + sez.~\ref{sec:proc_access_id}) + per il controllo di accesso dei processi.\\ + \macrod{\_POSIX\_VERSION} & Fornisce la versione dello standard POSIX.1 + supportata nel formato YYYYMML (ad esempio + 199009L).\\ \hline \end{tabular} \caption{Alcune macro definite in \headfile{limits.h} in conformità allo @@ -270,7 +271,7 @@ valori ottenuti da \func{sysconf}. \end{table} Oltre ai precedenti valori e a quelli relativi ai file elencati in -tab.~\ref{tab:sys_posix1_file},, che devono essere obbligatoriamente definiti, +tab.~\ref{tab:sys_posix1_file}, che devono essere obbligatoriamente definiti, lo standard POSIX.1 ne prevede molti altri. La lista completa si trova dall'header file \file{bits/posix1\_lim.h}, da non usare mai direttamente (è incluso automaticamente all'interno di \headfile{limits.h}). Di questi vale la @@ -285,7 +286,7 @@ alle applicazioni di sistema presenti, come quelli su alcuni parametri delle espressioni regolari o del comando \cmd{bc}, non li tratteremo esplicitamente, se ne trova una menzione completa nell'header file \file{bits/posix2\_lim.h}, e alcuni di loro sono descritti nella pagina di manuale di \func{sysconf} e -nel manuale delle \acr{glibc}. +nel manuale della \acr{glibc}. Quando uno dei limiti o delle caratteristiche del sistema può variare, per non dover essere costretti a ricompilare un programma tutte le volte che si @@ -308,7 +309,7 @@ La funzione prende come argomento un intero che specifica quale dei limiti si vuole conoscere. Uno specchietto contenente i principali valori disponibili in Linux è riportato in tab.~\ref{tab:sys_sysconf_par}, l'elenco completo è contenuto in \file{bits/confname.h}, ed una lista più esaustiva, con le -relative spiegazioni, si può trovare nel manuale delle \acr{glibc}. +relative spiegazioni, si può trovare nel manuale della \acr{glibc}. \begin{table}[htb] \centering @@ -330,11 +331,11 @@ relative spiegazioni, si può trovare nel manuale delle \acr{glibc}. \texttt{\_SC\_STREAM\_MAX}& \const{STREAM\_MAX}& Il massimo numero di stream che un processo può mantenere aperti in contemporanea. Questo - limite previsto anche dallo standard ANSI C, - che specifica la macro {FOPEN\_MAX}.\\ + limite è previsto anche dallo standard ANSI C, + che specifica la macro \const{FOPEN\_MAX}.\\ \texttt{\_SC\_TZNAME\_MAX}& \const{TZNAME\_MAX}& La dimensione massima di un nome di una - \itindex{timezone} \texttt{timezone} (vedi + \texttt{timezone} (vedi sez.~\ref{sec:sys_date}).\\ \texttt{\_SC\_NGROUPS\_MAX}&\const{NGROUP\_MAX}& Massimo numero di gruppi supplementari che @@ -357,7 +358,7 @@ relative spiegazioni, si può trovare nel manuale delle \acr{glibc}. Indica se il sistema supporta i \textit{saved id} (vedi sez.~\ref{sec:proc_access_id}).\\ - \texttt{\_SC\_VERSION} & \const{\_POSIX\_VERSION} & + \texttt{\_SC\_VERSION} & \macro{\_POSIX\_VERSION} & Indica il mese e l'anno di approvazione della revisione dello standard POSIX.1 a cui il sistema fa riferimento, nel formato @@ -370,12 +371,12 @@ relative spiegazioni, si può trovare nel manuale delle \acr{glibc}. \end{table} In generale ogni limite o caratteristica del sistema per cui è definita una -macro, sia dagli standard ANSI C e ISO C90, che da POSIX.1 e POSIX.2, può -essere ottenuto attraverso una chiamata a \func{sysconf}. Il nome della -costante da utilizzare come valore dell'argomento \param{name} si otterrà -aggiungendo \code{\_SC\_} ai nomi delle costanti definite dai primi due -standard (quelle di tab.~\ref{tab:sys_generic_macro}), o sostituendolo a -\code{\_POSIX\_} per le costanti definite dagli altri due standard (quelle di +macro, sia da ANSI C e ISO C90 che da POSIX.1 e POSIX.2, può essere ottenuto +attraverso una chiamata a \func{sysconf}. Il nome della costante da utilizzare +come valore dell'argomento \param{name} si otterrà aggiungendo \code{\_SC\_} +ai nomi delle costanti definite dai primi due standard (quelle di +tab.~\ref{tab:sys_generic_macro}), o sostituendolo a \code{\_POSIX\_} per le +costanti definite dagli altri due standard (quelle di tab.~\ref{tab:sys_posix1_general}). In linea teorica si dovrebbe fare uso di \func{sysconf} solo quando la @@ -404,14 +405,14 @@ riportate in tab.~\ref{tab:sys_file_macro}. \textbf{Costante}&\textbf{Valore}&\textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{LINK\_MAX} &8 & Numero massimo di link a un file.\\ - \const{NAME\_MAX}& 14 & Lunghezza in byte di un nome di file. \\ - \const{PATH\_MAX}& 256 & Lunghezza in byte di un \textit{pathname}.\\ - \const{PIPE\_BUF}&4096 & Byte scrivibili atomicamente in una \textit{pipe} + \constd{LINK\_MAX} &8 & Numero massimo di link a un file.\\ + \constd{NAME\_MAX}& 14 & Lunghezza in byte di un nome di file. \\ + \constd{PATH\_MAX}& 256 & Lunghezza in byte di un \textit{pathname}.\\ + \constd{PIPE\_BUF}&4096 & Byte scrivibili atomicamente in una \textit{pipe} (vedi sez.~\ref{sec:ipc_pipes}).\\ - \const{MAX\_CANON}&255 & Dimensione di una riga di terminale in modo + \constd{MAX\_CANON}&255 & Dimensione di una riga di terminale in modo canonico (vedi sez.~\ref{sec:term_io_design}).\\ - \const{MAX\_INPUT}&255 & Spazio disponibile nella coda di input + \constd{MAX\_INPUT}&255 & Spazio disponibile nella coda di input del terminale (vedi sez.~\ref{sec:term_io_design}).\\ \hline @@ -434,20 +435,20 @@ analoghe di tab.~\ref{tab:sys_posix1_general}. \textbf{Macro}&\textbf{Valore}&\textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{\_POSIX\_LINK\_MAX} &8 & Numero massimo di link a un file.\\ - \const{\_POSIX\_NAME\_MAX}& 14 & Lunghezza in byte di un nome di file.\\ - \const{\_POSIX\_PATH\_MAX}& 256 & Lunghezza in byte di un + \macrod{\_POSIX\_LINK\_MAX} &8 & Numero massimo di link a un file.\\ + \macrod{\_POSIX\_NAME\_MAX}& 14 & Lunghezza in byte di un nome di file.\\ + \macrod{\_POSIX\_PATH\_MAX}& 256 & Lunghezza in byte di un \textit{pathname}.\\ - \const{\_POSIX\_PIPE\_BUF}& 512 & Byte scrivibili atomicamente in una + \macrod{\_POSIX\_PIPE\_BUF}& 512 & Byte scrivibili atomicamente in una \textit{pipe}.\\ - \const{\_POSIX\_MAX\_CANON}&255 & Dimensione di una riga di + \macrod{\_POSIX\_MAX\_CANON}&255 & Dimensione di una riga di terminale in modo canonico.\\ - \const{\_POSIX\_MAX\_INPUT}&255 & Spazio disponibile nella coda di input + \macrod{\_POSIX\_MAX\_INPUT}&255 & Spazio disponibile nella coda di input del terminale.\\ -% \const{\_POSIX\_MQ\_OPEN\_MAX}& 8& \\ -% \const{\_POSIX\_MQ\_PRIO\_MAX}& 32& \\ -% \const{\_POSIX\_FD\_SETSIZE}& 16 & \\ -% \const{\_POSIX\_DELAYTIMER\_MAX}& 32 & \\ +% \macrod{\_POSIX\_MQ\_OPEN\_MAX}& 8& \\ +% \macrod{\_POSIX\_MQ\_PRIO\_MAX}& 32& \\ +% \macrod{\_POSIX\_FD\_SETSIZE}& 16 & \\ +% \macrod{\_POSIX\_DELAYTIMER\_MAX}& 32 & \\ \hline \end{tabular} \caption{Costanti dei valori minimi delle caratteristiche dei file per la @@ -516,8 +517,10 @@ BSD4.4 ed introdotta su Linux a partire dal kernel 1.3.57, ma oggi il suo uso esistere, ma non dispone più di una interfaccia nella \acr{glibc} ed il suo utilizzo può essere effettuato solo tramite \func{syscall}, ma di nuovo questo viene sconsigliato in quanto la funzionalità non è più mantenuta e molto -probabilmente sarà rimossa nel prossimo futuro. Per questo motivo eviteremo di -trattarne i particolari. +probabilmente sarà rimossa nel prossimo futuro.\footnote{a partire dal kernel + 2.6.34 la funzione viene inserita nella compilazione del kernel previa + esplicita richiesta, ed il suo uso produce avvertimenti nei log del kernel.} +Per questo motivo eviteremo di trattarne i particolari. Lo scopo di \funcm{sysctl} era quello di fornire ai programmi una modalità per modificare i parametri di sistema. Questi erano organizzati in maniera @@ -531,33 +534,36 @@ moduli che sono stati caricati nel sistema. Inoltre non essendo standardizzati i loro nomi possono variare da una versione di kernel all'altra, alcuni esempi di questi parametri sono: \begin{itemize*} -\item il nome di dominio -\item i parametri del meccanismo di \textit{paging}. -\item il filesystem montato come radice -\item la data di compilazione del kernel -\item i parametri dello stack TCP -\item il numero massimo di file aperti +\item il nome di dominio, +\item i parametri del meccanismo di \textit{paging}, +\item il filesystem montato come radice, +\item la data di compilazione del kernel, +\item i parametri dello stack TCP, +\item il numero massimo di file aperti, +\item il numero massimo di processi, +\item i parametri del \textit{SystemV IPC} (vedi sez.~\ref{sec:ipc_sysv}). \end{itemize*} - - +%\noindent e molti altri che abbiamo già incontrato \index{file!filesystem~\texttt {/proc}!definizione|(} Dato che fin dall'inizio i parametri erano organizzati in una struttura -albero, è parso naturale rimappare questa organizzazione utilizzando il -filesystem \file{/proc}. Questo è un filesystem completamente virtuale, il cui -contenuto è generato direttamente dal kernel, che non fa riferimento a nessun -dispositivo fisico, ma presenta in forma di file e directory i dati di alcune -delle strutture interne del kernel stesso. Il suo utilizzo principale, come -denuncia il nome stesso, è quello di fornire una interfaccia per ottenere i -dati relativi ai processi (venne introdotto a questo scopo su BSD), ma nel -corso del tempo il suo uso è stato ampliato. +albero, è parso naturale riportare questa organizzazione all'interno del +filesystem \file{/proc}. Questo è un filesystem virtuale il cui contenuto è +generato direttamente dal kernel, che non fa riferimento a nessun dispositivo +fisico, ma presenta in forma di file e directory i dati di alcune delle +strutture interne del kernel. Il suo utilizzo principale, come denuncia il +nome stesso, è quello di fornire una interfaccia per ottenere i dati relativi +ai processi (venne introdotto a questo scopo su BSD), ma nel corso del tempo +il suo uso è stato ampliato. All'interno di questo filesystem sono pertanto presenti una serie di file che riflettono il contenuto dei parametri del kernel (molti dei quali accessibili in sola lettura) e in altrettante directory, nominate secondo il relativo \ids{PID}, vengono mantenute le informazioni relative a ciascun processo -attivo nel sistema. +attivo nel sistema (abbiamo già incontrato questa caratteristica in +sez.~\ref{sec:file_openat} per accedere ai filedescriptor del processo +stesso). In particolare l'albero dei valori dei parametri di sistema impostabili con \func{sysctl} viene presentato in forma di una gerarchia di file e directory a @@ -579,8 +585,8 @@ l'accesso, con altrettante corrispondenze ai file presenti in ma vista la assoluta naturalità dell'interfaccia, e la sua maggiore efficienza, nelle versioni più recenti del kernel questa è diventata la modalità canonica per modificare i parametri del kernel, evitando di dover -ricorrere all'uso di una \textit{system call} specifica che pur essendo ancora -presente, prima o poi verrà eliminata. +ricorrere all'uso di una \textit{system call} specifica, che pur essendo +ancora presente prima o poi verrà eliminata. Nonostante la semplificazione nella gestione ottenuta con l'uso di \file{/proc/sys} resta il problema generale di conoscere il significato di @@ -617,7 +623,7 @@ dall'argomento \param{info}. \begin{figure}[!ht!b] \footnotesize \centering - \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth} + \begin{minipage}[c]{0.85\textwidth} \includestruct{listati/ustname.h} \end{minipage} \normalsize @@ -626,11 +632,11 @@ dall'argomento \param{info}. \end{figure} Si noti come in fig.~\ref{fig:sys_utsname} le dimensioni delle stringhe di -\struct{utsname} non sono specificate. Il manuale delle \acr{glibc} indica -due costanti per queste dimensioni, \const{\_UTSNAME\_LENGTH} per i campi -standard e \const{\_UTSNAME\_DOMAIN\_LENGTH} per quello relativo al nome di -dominio, altri sistemi usano nomi diversi come \const{SYS\_NMLN} o -\const{\_SYS\_NMLN} o \const{UTSLEN} che possono avere valori diversi. Dato +\struct{utsname} non sono specificate. Il manuale della \acr{glibc} indica +due costanti per queste dimensioni, \constd{\_UTSNAME\_LENGTH} per i campi +standard e \constd{\_UTSNAME\_DOMAIN\_LENGTH} per quello relativo al nome di +dominio, altri sistemi usano nomi diversi come \constd{SYS\_NMLN} o +\constd{\_SYS\_NMLN} o \constd{UTSLEN} che possono avere valori diversi. Dato che il buffer per \struct{utsname} deve essere preallocato l'unico modo per farlo in maniera sicura è allora usare come dimensione il valore ottenuto con \code{sizeof(utsname)}. @@ -654,15 +660,13 @@ fig.~\ref{fig:sys_utsname}, solo se si è definita la macro Come accennato queste stesse informazioni, anche se a differenza di \func{sysctl} la funzione continua ad essere mantenuta, si possono ottenere direttamente tramite il filesystem \file{/proc}, esse infatti sono mantenute -rispettivamente nei file \sysctlrelfile{kernel}{ostype}, -\sysctlrelfile{kernel}{hostname}, \sysctlrelfile{kernel}{osrelease}, -\sysctlrelfile{kernel}{version} e \sysctlrelfile{kernel}{domainname} che si +rispettivamente nei file \sysctlrelfiled{kernel}{ostype}, +\sysctlrelfiled{kernel}{hostname}, \sysctlrelfiled{kernel}{osrelease}, +\sysctlrelfiled{kernel}{version} e \sysctlrelfiled{kernel}{domainname} che si trovano sotto la directory \file{/proc/sys/kernel/}. \index{file!filesystem~\texttt {/proc}!definizione|)} - - \section{La gestione del sistema} \label{sec:sys_management} @@ -679,17 +683,17 @@ modalità per effettuare lo spegnimento o il riavvio di una macchina. Tradizionalmente le informazioni utilizzate nella gestione di utenti e gruppi (password, corrispondenze fra nomi simbolici e \ids{UID} numerici, home directory, ecc.) venivano registrate all'interno dei due file di testo -\conffile{/etc/passwd} ed \conffile{/etc/group}, il cui formato è descritto +\conffiled{/etc/passwd} ed \conffiled{/etc/group}, il cui formato è descritto dalle relative pagine del manuale\footnote{nella quinta sezione, quella dei - file di configurazione (esistono comandi corrispondenti), una trattazione - sistemistica dell'intero argomento coperto in questa sezione si consulti - sez.~4.3 di \cite{AGL}.} e tutte le funzioni che richiedevano l'accesso a -queste informazione andavano a leggere direttamente il contenuto di questi -file. + file di configurazione, dato che esistono comandi corrispondenti; per una + trattazione sistemistica dell'intero argomento coperto in questa sezione si + consulti sez.~4.3 di \cite{AGL}.} e tutte le funzioni che richiedevano +l'accesso a queste informazione andavano a leggere direttamente il contenuto +di questi file. In realtà oltre a questi due file da molto tempo gran parte dei sistemi unix-like usano il cosiddetto sistema delle \textit{shadow password} che -prevede anche i due file \conffile{/etc/shadow} e \conffile{/etc/gshadow}, in +prevede anche i due file \conffiled{/etc/shadow} e \conffiled{/etc/gshadow}, in cui sono state spostate le informazioni di autenticazione (ed inserite alcune estensioni di gestione avanzata) per toglierle dagli altri file che devono poter essere letti da qualunque processo per poter effettuare l'associazione @@ -701,29 +705,32 @@ la maggior parte delle distribuzioni di GNU/Linux usa la libreria PAM (sigla che sta per \textit{Pluggable Authentication Method}) che fornisce una interfaccia comune per i processi di autenticazione, svincolando completamente le singole applicazioni dai dettagli del come questa viene eseguita e di dove -vengono mantenuti i dati relativi. Si tratta di un sistema modulare, in cui è -possibile utilizzare anche più meccanismi insieme, diventa così possibile -avere vari sistemi di riconoscimento (biometria, chiavi hardware, ecc.), -diversi formati per le password e diversi supporti per le informazioni. Il -tutto avviene in maniera trasparente per le applicazioni purché per ciascun -meccanismo si disponga della opportuna libreria che implementa l'interfaccia -di PAM. +vengono mantenuti i dati relativi. + +Si tratta di un sistema modulare, in cui è possibile utilizzare anche più +meccanismi insieme, diventa così possibile avere vari sistemi di +riconoscimento (biometria, chiavi hardware, ecc.), diversi formati per le +password e diversi supporti per le informazioni. Il tutto avviene in maniera +trasparente per le applicazioni purché per ciascun meccanismo si disponga +della opportuna libreria che implementa l'interfaccia di PAM. Dall'altra parte, il diffondersi delle reti e la necessità di centralizzare le informazioni degli utenti e dei gruppi per insiemi di macchine e servizi all'interno di una stessa organizzazione, in modo da mantenere coerenti i dati, ha portato anche alla necessità di poter recuperare e memorizzare dette informazioni su supporti diversi dai file citati, introducendo il sistema del -\itindex{Name~Service~Switch~(NSS)} \textit{Name Service Switch} (che -tratteremo brevemente in sez.~\ref{sec:sock_resolver}) dato che la sua -applicazione è cruciale nella procedura di risoluzione di nomi di rete. +\textit{Name Service Switch}, che tratteremo brevemente in +sez.~\ref{sec:sock_resolver} dato che la sua applicazione è cruciale nella +procedura di risoluzione di nomi di rete. In questo paragrafo ci limiteremo comunque a trattare le funzioni classiche per la lettura delle informazioni relative a utenti e gruppi tralasciando -completamente quelle relative all'autenticazione. +completamente quelle relative all'autenticazione.\footnote{la cui + programmazione ormai attiene all'uso dell'interfaccia di PAM, che va al di + la dello scopo di questo testo.} % Per questo non tratteremo % affatto l'interfaccia di PAM, ma approfondiremo invece il sistema del -% \textit{Name Service Switch}, un meccanismo messo a disposizione dalle +% \textit{Name Service Switch}, un meccanismo messo a disposizione dalla % \acr{glibc} per modularizzare l'accesso a tutti i servizi in cui sia % necessario trovare una corrispondenza fra un nome ed un numero (od altra % informazione) ad esso associato, come appunto, quella fra uno username ed un @@ -754,7 +761,7 @@ utenti (che nelle versioni più recenti per la parte di credenziali di autenticazione vengono ottenute attraverso PAM) relative all'utente specificato attraverso il suo \ids{UID} o il nome di login. Entrambe le funzioni restituiscono un puntatore ad una struttura di tipo \struct{passwd} -la cui definizione (anch'essa eseguita in \headfile{pwd.h}) è riportata in +la cui definizione (anch'essa eseguita in \headfiled{pwd.h}) è riportata in fig.~\ref{fig:sys_passwd_struct}, dove è pure brevemente illustrato il significato dei vari campi. @@ -814,7 +821,7 @@ illustrato in sez.~\ref{sec:sys_errno}) per cui se lo si vuole utilizzare è opportuno inizializzarlo a zero prima di invocare le funzioni per essere sicuri di non avere un residuo di errore da una chiamata precedente. Il non aver trovato l'utente richiesto infatti può essere dovuto a diversi motivi (a -partire dal fatto che non esista) per cui si possono ottenere i valori di +partire dal fatto che non esista) per cui si possono ottenere i codici di errore più vari a seconda dei casi. Del tutto analoghe alle precedenti sono le funzioni \funcd{getgrnam} e @@ -856,7 +863,6 @@ prototipi sono: sottostanti.} \end{funcproto} - Il comportamento di tutte queste funzioni è assolutamente identico alle precedenti che leggono le informazioni sugli utenti, l'unica differenza è che in questo caso le informazioni vengono restituite in una struttura di tipo @@ -936,7 +942,7 @@ funzionale rispetto ad un sistema attuale, pertanto ci limiteremo a fornire soltanto l'elenco di tab.~\ref{tab:sys_passwd_func}, senza nessuna spiegazione ulteriore. Chi volesse insistere ad usare questa interfaccia può fare riferimento alle pagine di manuale delle rispettive funzioni ed al manuale -delle \acr{glibc} per i dettagli del funzionamento. +della \acr{glibc} per i dettagli del funzionamento. @@ -967,19 +973,19 @@ utilizzando il sistema al momento corrente, mentre il secondo mantiene la registrazione delle attività degli utenti. A quest'ultimo vengono anche aggiunte delle voci speciali per tenere conto dei cambiamenti del sistema, come la modifica del runlevel, il riavvio della macchina, ecc. Tutte queste -informazioni sono descritte in dettaglio nel manuale delle \acr{glibc}. +informazioni sono descritte in dettaglio nel manuale della \acr{glibc}. Questi file non devono mai essere letti direttamente, ma le informazioni che contengono possono essere ricavate attraverso le opportune funzioni di -libreria. Queste sono analoghe alle precedenti funzioni (vedi -tab.~\ref{tab:sys_passwd_func}) usate per accedere al registro degli utenti, -solo che in questo caso la struttura del registro della \textsl{contabilità} è -molto più complessa, dato che contiene diversi tipi di informazione. +libreria. Queste sono analoghe alle precedenti funzioni usate per accedere al +registro degli utenti (vedi tab.~\ref{tab:sys_passwd_func}), solo che in +questo caso la struttura del registro della \textsl{contabilità} è molto più +complessa, dato che contiene diversi tipi di informazione. Le prime tre funzioni, \funcd{setutent}, \funcd{endutent} e \funcd{utmpname} servono rispettivamente a aprire e a chiudere il file che contiene il registro della \textsl{contabilità} degli, e a specificare su quale file esso viene -mantenuto. I loro prototipi sono: +mantenuto; i loro prototipi sono: \begin{funcproto}{ \fhead{utmp.h} @@ -1003,12 +1009,12 @@ registro alternativo, sia \func{setutent} che \func{endutent} operano usando il default che è \sysfile{/var/run/utmp} il cui nome, così come una serie di altri valori di default per i \textit{pathname} di uso più comune, viene mantenuto nei valori di una serie di costanti definite includendo -\headfile{paths.h}, in particolare quelle che ci interessano sono: +\headfiled{paths.h}, in particolare quelle che ci interessano sono: \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}} -\item[\const{\_PATH\_UTMP}] specifica il file che contiene il registro per gli - utenti correntemente collegati, questo è il valore che viene usato se non si - è utilizzato \func{utmpname} per modificarlo; -\item[\const{\_PATH\_WTMP}] specifica il file che contiene il registro per +\item[\constd{\_PATH\_UTMP}] specifica il file che contiene il registro per + gli utenti correntemente collegati, questo è il valore che viene usato se + non si è utilizzato \func{utmpname} per modificarlo; +\item[\constd{\_PATH\_WTMP}] specifica il file che contiene il registro per l'archivio storico degli utenti collegati; \end{basedescript} che nel caso di Linux hanno un valore corrispondente ai file @@ -1076,18 +1082,18 @@ corrispondente al valore del campo \var{ut\_id} specificato in \param{ut}. \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{EMPTY} & Non contiene informazioni valide.\\ - \const{RUN\_LVL} & Identica il runlevel del sistema.\\ - \const{BOOT\_TIME} & Identifica il tempo di avvio del sistema.\\ - \const{OLD\_TIME} & Identifica quando è stato modificato l'orologio di - sistema.\\ - \const{NEW\_TIME} & Identifica da quanto è stato modificato il - sistema.\\ - \const{INIT\_PROCESS} & Identifica un processo lanciato da \cmd{init}.\\ - \const{LOGIN\_PROCESS}& Identifica un processo di login.\\ - \const{USER\_PROCESS} & Identifica un processo utente.\\ - \const{DEAD\_PROCESS} & Identifica un processo terminato.\\ -% \const{ACCOUNTING} & ??? \\ + \constd{EMPTY} & Non contiene informazioni valide.\\ + \constd{RUN\_LVL} & Identica il runlevel del sistema.\\ + \constd{BOOT\_TIME} & Identifica il tempo di avvio del sistema.\\ + \constd{OLD\_TIME} & Identifica quando è stato modificato l'orologio di + sistema.\\ + \constd{NEW\_TIME} & Identifica da quanto è stato modificato il + sistema.\\ + \constd{INIT\_PROCESS} & Identifica un processo lanciato da \cmd{init}.\\ + \constd{LOGIN\_PROCESS}& Identifica un processo di login.\\ + \constd{USER\_PROCESS} & Identifica un processo utente.\\ + \constd{DEAD\_PROCESS} & Identifica un processo terminato.\\ +% \constd{ACCOUNTING} & ??? \\ \hline \end{tabular} \caption{Classificazione delle voci del registro a seconda dei @@ -1095,12 +1101,12 @@ corrispondente al valore del campo \var{ut\_id} specificato in \param{ut}. \label{tab:sys_ut_type} \end{table} -La funzione \func{getutline} esegue la ricerca sulle voci che hanno -\var{ut\_type} uguale a \const{LOGIN\_PROCESS} o \const{USER\_PROCESS}, -restituendo la prima che corrisponde al valore di \var{ut\_line}, che -specifica il dispositivo di terminale che interessa, da indicare senza il -\file{/dev/} iniziale. Lo stesso criterio di ricerca è usato da -\func{pututline} per trovare uno spazio dove inserire la voce specificata; +La funzione \func{getutline} esegue la ricerca sulle voci che hanno un +\var{ut\_type} con valore uguale a \const{LOGIN\_PROCESS} o +\const{USER\_PROCESS}, restituendo la prima che corrisponde al valore di +\var{ut\_line}, che specifica il dispositivo di terminale che interessa, da +indicare senza il \file{/dev/} iniziale. Lo stesso criterio di ricerca è usato +da \func{pututline} per trovare uno spazio dove inserire la voce specificata; qualora questo spazio non venga trovato la voce viene aggiunta in coda al registro. @@ -1108,12 +1114,12 @@ In generale occorre però tenere conto che queste funzioni non sono completamente standardizzate, e che in sistemi diversi possono esserci differenze; ad esempio \func{pututline} restituisce \code{void} in vari sistemi (compreso Linux, fino alle \acr{libc5}). Qui seguiremo la sintassi -fornita dalle \acr{glibc}, ma gli standard POSIX 1003.1-2001 e XPG4.2 hanno +fornita dalla \acr{glibc}, ma gli standard POSIX 1003.1-2001 e XPG4.2 hanno introdotto delle nuove strutture (e relativi file) di tipo \struct{utmpx}, che sono un sovrainsieme della \struct{utmp} usata tradizionalmente ed altrettante funzioni che le usano al posto di quelle citate. -Le \acr{glibc} utilizzavano già una versione estesa di \struct{utmp}, che +La \acr{glibc} utilizzava già una versione estesa di \struct{utmp}, che rende inutili queste nuove strutture, per questo su Linux \struct{utmpx} viene definita esattamente come \struct{utmp}, con gli stessi campi di fig.~\ref{fig:sys_utmp_struct}. Altrettanto dicasi per le nuove funzioni di @@ -1128,7 +1134,7 @@ hanno lo stesso identico comportamento. Per completezza viene definita anche Come già visto in sez.~\ref{sec:sys_user_group}, l'uso di strutture allocate staticamente rende le funzioni di lettura dei dati appena illustrate non -rientranti. Per questo motivo le \acr{glibc} forniscono anche delle versioni +rientranti. Per questo motivo la \acr{glibc} fornisce anche delle versioni rientranti: \func{getutent\_r}, \func{getutid\_r}, \func{getutline\_r}, che invece di restituire un puntatore restituiscono un intero e prendono due argomenti aggiuntivi, i rispettivi prototipi sono: @@ -1152,10 +1158,10 @@ argomenti aggiuntivi, i rispettivi prototipi sono: Le funzioni si comportano esattamente come le precedenti analoghe non rientranti, solo che restituiscono il risultato all'indirizzo specificato dal -primo argomento aggiuntivo \param{buffer} mentre il secondo, \param{result)} +primo argomento aggiuntivo \param{buffer} mentre il secondo, \param{result}, viene usato per restituire il puntatore al buffer stesso. -Infine le \acr{glibc} forniscono altre due funzioni, \funcd{updwtmp} e +Infine la \acr{glibc} fornisce altre due funzioni, \funcd{updwtmp} e \funcd{logwtmp}, come estensione per scrivere direttamente delle voci nel file sul registro storico \sysfile{/var/log/wtmp}; i rispettivi prototipi sono: @@ -1181,7 +1187,7 @@ altri sistemi (ad esempio Solaris e NetBSD), per mantenere una coerenza con le altre funzioni definite nello standard che usano la struttura \struct{utmpx} la \acr{glibc} definisce anche una funzione \funcm{updwtmpx}, che come in precedenza è identica a \func{updwtmp} con la sola differenza di richiedere -l'uso di \headfile{utmpx.h} e di una struttura \struct{utmpx} come secondo +l'uso di \headfiled{utmpx.h} e di una struttura \struct{utmpx} come secondo argomento. @@ -1240,21 +1246,21 @@ e deve assumere indicato con una delle costanti seguente elenco, che illustra i comandi attualmente disponibili: \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}} -\item[\const{LINUX\_REBOOT\_CMD\_CAD\_OFF}] Disabilita l'uso diretto della +\item[\constd{LINUX\_REBOOT\_CMD\_CAD\_OFF}] Disabilita l'uso diretto della combinazione \texttt{Ctrl-Alt-Del}, la cui pressione si traduce nell'invio - del segnale \const{SIGINT} a \texttt{init} (o più in generale al processo + del segnale \signal{SIGINT} a \texttt{init} (o più in generale al processo con \ids{PID} 1) il cui effetto dipende dalla configurazione di quest'ultimo. -\item[\const{LINUX\_REBOOT\_CMD\_CAD\_ON}] Attiva l'uso diretto della +\item[\constd{LINUX\_REBOOT\_CMD\_CAD\_ON}] Attiva l'uso diretto della combinazione \texttt{Ctrl-Alt-Del}, la cui pressione si traduce nell'esecuzione dell'azione che si avrebbe avuto chiamando \func{reboot} con il comando \const{LINUX\_REBOOT\_CMD\_RESTART}. -\item[\const{LINUX\_REBOOT\_CMD\_HALT}] Viene inviato sulla console il +\item[\constd{LINUX\_REBOOT\_CMD\_HALT}] Viene inviato sulla console il messaggio ``\textit{System halted.}'' l'esecuzione viene bloccata immediatamente ed il controllo passato al monitor nella ROM (se esiste e l'architettura lo consente). Se non si è eseguita una sincronizzazione dei dati su disco con \func{sync} questi saranno perduti. -\item[\const{LINUX\_REBOOT\_CMD\_KEXEC}] viene eseguito direttamente il nuovo +\item[\constd{LINUX\_REBOOT\_CMD\_KEXEC}] viene eseguito direttamente il nuovo kernel che è stato opportunamente caricato in memoria da una \func{kexec\_load} (che tratteremo a breve) eseguita in precedenza. La funzionalità è disponibile solo a partire dal kernel 2.6.13 e se il kernel @@ -1264,27 +1270,28 @@ illustra i comandi attualmente disponibili: di dover ripassare dalla inizializzazione da parte del BIOS ed il lancio del kernel attraverso un bootloader. Se non si è eseguita una sincronizzazione dei dati su disco con \func{sync} questi saranno perduti. -\item[\const{LINUX\_REBOOT\_CMD\_POWER\_OFF}] Viene inviato sulla console il +\item[\constd{LINUX\_REBOOT\_CMD\_POWER\_OFF}] Viene inviato sulla console il messaggio ``\textit{Power down.}'' l'esecuzione viene bloccata immediatamente e la macchina, se possibile, viene spenta. Se non si è eseguita una sincronizzazione dei dati su disco con \func{sync} questi saranno perduti. -\item[\const{LINUX\_REBOOT\_CMD\_RESTART}] Viene inviato sulla console il +\item[\constd{LINUX\_REBOOT\_CMD\_RESTART}] Viene inviato sulla console il messaggio ``\textit{Restarting system.}'' ed avviata immediatamente la procedura di riavvio ordinaria. Se non si è eseguita una sincronizzazione dei dati su disco con \func{sync} questi saranno perduti. -\item[\const{LINUX\_REBOOT\_CMD\_RESTART2}] Viene inviato sulla console il +\item[\constd{LINUX\_REBOOT\_CMD\_RESTART2}] Viene inviato sulla console il messaggio ``\textit{Restarting system with command '\%s'.}'' ed avviata immediatamente la procedura di riavvio usando il comando fornito - nell'argomento \param{arg} che viene stampato al posto di \textit{'\%s'} + nell'argomento \param{arg} che viene stampato al posto di \texttt{'\%s'} (veniva usato per lanciare un altro programma al posto di \cmd{init}). Nelle versioni recenti questo argomento viene ignorato ed il riavvio può essere controllato dall'argomento di avvio del kernel \texttt{reboot=...} Se non si è eseguita una sincronizzazione dei dati su disco con \func{sync} questi saranno perduti. + % TODO: trattare LINUX_REBOOT_CMD_SW_SUSPEND + % TODO: rimandare agli effetti di reboot sui namespace \end{basedescript} - Come appena illustrato usando il comando \const{LINUX\_REBOOT\_CMD\_KEXEC} si può eseguire un riavvio immediato pre-caricando una immagine del kernel, che verrà eseguita direttamente. Questo meccanismo consente di evitare la @@ -1356,18 +1363,18 @@ che sia effettivamente eseguibile sul proprio processore. \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{KEXEC\_ON\_CRASH} & Il kernel caricato sarà eseguito + \constd{KEXEC\_ON\_CRASH} & Il kernel caricato sarà eseguito automaticamente in caso di crollo del - sistema.\\ - \const{KEXEC\_PRESERVE\_CONTEXT}& Viene preservato lo stato dei programmi + sistema (dal kernel 2.6.13).\\ + \constd{KEXEC\_PRESERVE\_CONTEXT}& Viene preservato lo stato dei programmi e dei dispositivi prima dell'esecuzione del nuovo kernel. Viene usato principalmente per l'ibernazione del sistema ed ha senso solo se si è indicato un numero di segmento maggiore - di zero.\\ + di zero (dal kernel 2.6.27).\\ \hline - \const{KEXEC\_ARCH\_DEFAULT} & Il kernel caricato verrà eseguito nella + \constd{KEXEC\_ARCH\_DEFAULT} & Il kernel caricato verrà eseguito nella architettura corrente. \\ \texttt{KEXEC\_ARCH\_XXX} & Il kernel caricato verrà eseguito nella architettura indicata (con \texttt{XXX} @@ -1395,28 +1402,14 @@ più in grado di essere eseguito in maniera coerente. Il secondo valore, programmi e dei dispositivi, e viene in genere usato per realizzare la cosiddetta ibernazione in RAM. -% TODO: introdotta con il kernel 3.17 è stata introdotta -% kexec_file_load, per caricare immagine firmate per il secure boot, -% vedi anche http://lwn.net/Articles/603116/ - -% TODO documentare keyctl ???? -% (fare sezione dedicata ????) - -% TODO documentare la Crypto API del kernel +% TODO: con il kernel 3.17 è stata introdotta kexec_file_load, per caricare +% immagine firmate per il secure boot, vedi anche +% http://lwn.net/Articles/603116/ -% TODO documentare la syscall getrandom, introdotta con il kernel 3.17, vedi -% http://lwn.net/Articles/606141/ - -%\subsection{La gestione delle chiavi crittografiche} -%\label{sec:keyctl_management} - -%TODO non è chiaro se farlo qui, ma documentare la syscall bpf aggiunta con il -%kernel 3.18, vedi http://lwn.net/Articles/612878/ \section{Il controllo dell'uso delle risorse} \label{sec:sys_res_limits} - Dopo aver esaminato in sez.~\ref{sec:sys_management} le funzioni che permettono di controllare le varie caratteristiche, capacità e limiti del sistema a livello globale, in questa sezione tratteremo le varie funzioni che @@ -1431,9 +1424,9 @@ vincoli e limiti di utilizzo. Come abbiamo accennato in sez.~\ref{sec:proc_wait} le informazioni riguardo l'utilizzo delle risorse da parte di un processo è mantenuto in una struttura di tipo \struct{rusage}, la cui definizione (che si trova in -\headfile{sys/resource.h}) è riportata in fig.~\ref{fig:sys_rusage_struct}. Si -ricordi che questa è una delle informazioni preservate attraverso una -\func{exec}. +\headfiled{sys/resource.h}) è riportata in +fig.~\ref{fig:sys_rusage_struct}. Si ricordi che questa è una delle +informazioni preservate attraverso una \func{exec}. \begin{figure}[!htb] \footnotesize @@ -1507,16 +1500,16 @@ recepita nello standard POSIX.1-2001, che però indica come campi di \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{RUSAGE\_SELF} & Ritorna l'uso delle risorse del processo + \constd{RUSAGE\_SELF} & Ritorna l'uso delle risorse del processo corrente, che in caso di uso dei \textit{thread} ammonta alla somma delle risorse utilizzate da tutti i \textit{thread} del processo.\\ - \const{RUSAGE\_CHILDREN} & Ritorna l'uso delle risorse dell'insieme dei + \constd{RUSAGE\_CHILDREN} & Ritorna l'uso delle risorse dell'insieme dei processi figli di cui è ricevuto lo stato di terminazione, che a loro volta comprendono quelle dei loro figli e così via.\\ - \const{RUSAGE\_THREAD} & Ritorna l'uso delle risorse del \textit{thread} + \constd{RUSAGE\_THREAD} & Ritorna l'uso delle risorse del \textit{thread} chiamante.\\ \hline \end{tabular} @@ -1532,7 +1525,7 @@ sez.~\ref{sec:sys_unix_time}). I campi \var{ru\_minflt} e \var{ru\_majflt} servono a quantificare l'uso della memoria virtuale e corrispondono rispettivamente al numero di \textit{page fault} (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_gen}) avvenuti senza richiedere I/O su disco (i -cosiddetti \textit{minor page fault}), a quelli che invece han richiesto I/O +cosiddetti \textit{minor page fault}), e a quelli che invece han richiesto I/O su disco (detti invece \textit{major page fault}).% mentre \var{ru\_nswap} ed al numero di volte che % il processo è stato completamente tolto dalla memoria per essere inserito @@ -1548,16 +1541,15 @@ dell'esaurimento della propria \textit{time-slice} (in genere a causa di una interrotto da un processo a priorità maggiore. I campi \var{ru\_inblock} e \var{ru\_oublock} indicano invece il numero di volte che è stata eseguita una attività di I/O su un filesystem (rispettivamente in lettura e scrittura) ed -infine \var{ru\_maxrss} indica il valore più alto della -\itindex{Resident~Set~Size~(RSS)} \textit{Resident Set Size} raggiunto dal -processo stesso o, nel caso sia stato usato \const{RUSAGE\_CHILDREN}, da uno -dei suoi figli. +infine \var{ru\_maxrss} indica il valore più alto della \textit{Resident Set + Size} raggiunto dal processo stesso o, nel caso sia stato usato +\const{RUSAGE\_CHILDREN}, da uno dei suoi figli. Si tenga conto che per un errore di implementazione nei i kernel precedenti il 2.6.9, nonostante questo fosse esplicitamente proibito dallo standard POSIX.1, l'uso di \const{RUSAGE\_CHILDREN} comportava l'inserimento dell'ammontare delle risorse usate dai processi figli anche quando si era impostata una -azione di \const{SIG\_IGN} per il segnale \const{SIGCHLD} (per i segnali si +azione di \const{SIG\_IGN} per il segnale \signal{SIGCHLD} (per i segnali si veda cap.~\ref{cha:signals}). Il comportamento è stato corretto per aderire allo standard a partire dal kernel 2.6.9. @@ -1635,13 +1627,13 @@ limite corrente e limite massimo. \label{fig:sys_rlimit_struct} \end{figure} -Come accennato processo ordinario può alzare il proprio limite corrente fino -al valore del limite massimo, può anche ridurre, irreversibilmente, il valore -di quest'ultimo. Nello specificare un limite, oltre a fornire dei valori -specifici, si può anche usare la costante \const{RLIM\_INFINITY} che permette -di sbloccare completamente l'uso di una risorsa. Si ricordi però che solo un -processo con i privilegi di amministratore\footnote{per essere precisi in - questo caso quello che serve è la \textit{capability} +Come accennato un processo ordinario può alzare il proprio limite corrente +fino al valore del limite massimo, e può anche ridurre, irreversibilmente, il +valore di quest'ultimo. Nello specificare un limite, oltre a fornire dei +valori specifici, si può anche usare la costante \const{RLIM\_INFINITY} che +permette di sbloccare completamente l'uso di una risorsa. Si ricordi però che +solo un processo con i privilegi di amministratore\footnote{per essere precisi + in questo caso quello che serve è la \textit{capability} \const{CAP\_SYS\_RESOURCE} (vedi sez.~\ref{sec:proc_capabilities}).} può innalzare un limite al di sopra del valore corrente del limite massimo ed usare un valore qualsiasi per entrambi i limiti. @@ -1650,10 +1642,10 @@ Ciascuna risorsa su cui si possono applicare dei limiti è identificata da uno specifico valore dell'argomento \param{resource}, i valori possibili per questo argomento, ed il significato della risorsa corrispondente, dei rispettivi limiti e gli effetti causati dal superamento degli stessi sono -riportati nel seguente elenco: +riportati nel seguente elenco. \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}}%\desclabelstyle{\nextlinelabel}} -\item[\const{RLIMIT\_AS}] Questa risorsa indica, in byte, la dimensione +\item[\constd{RLIMIT\_AS}] Questa risorsa indica, in byte, la dimensione massima consentita per la memoria virtuale di un processo, il cosiddetto \textit{Address Space}, (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_gen}). Se il limite viene superato dall'uso di funzioni come \func{brk}, \func{mremap} o @@ -1665,13 +1657,13 @@ riportati nel seguente elenco: in tal caso il limite massimo indicabile resta 2Gb, altrimenti la risorsa si dà per non limitata. -\item[\const{RLIMIT\_CORE}] Questa risorsa indica, in byte, la massima +\item[\constd{RLIMIT\_CORE}] Questa risorsa indica, in byte, la massima dimensione per un file di \textit{core dump} (vedi sez.~\ref{sec:sig_standard}) creato nella terminazione di un processo. File di dimensioni maggiori verranno troncati a questo valore, mentre con un valore nullo si bloccherà la creazione dei \textit{core dump}. -\item[\const{RLIMIT\_CPU}] Questa risorsa indica, in secondi, il massimo tempo +\item[\constd{RLIMIT\_CPU}] Questa risorsa indica, in secondi, il massimo tempo di CPU (vedi sez.~\ref{sec:sys_cpu_times}) che il processo può usare. Il superamento del limite corrente comporta l'emissione di un segnale di \signal{SIGXCPU}, la cui azione predefinita (vedi @@ -1686,27 +1678,27 @@ riportati nel seguente elenco: intercettare sempre \signal{SIGXCPU} e terminare in maniera ordinata il processo con la prima ricezione. -\item[\const{RLIMIT\_DATA}] Questa risorsa indica, in byte, la massima +\item[\constd{RLIMIT\_DATA}] Questa risorsa indica, in byte, la massima dimensione del segmento dati di un processo (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_layout}). Il tentativo di allocare più memoria di quanto indicato dal limite corrente causa il fallimento della funzione di - allocazione eseguita (\func{brk} o \func{sbrk}) con un errore di - \errcode{ENOMEM}. + allocazione eseguita (\func{brk} o \func{sbrk} e dal kernel 4.7 anche + \func{mmap}) con un errore di \errcode{ENOMEM}. -\item[\const{RLIMIT\_FSIZE}] Questa risorsa indica, in byte, la massima +\item[\constd{RLIMIT\_FSIZE}] Questa risorsa indica, in byte, la massima dimensione di un file che un processo può usare. Se il processo cerca di scrivere o di estendere il file oltre questa dimensione riceverà un segnale di \signal{SIGXFSZ}, che di norma termina il processo. Se questo segnale viene intercettato la \textit{system call} che ha causato l'errore fallirà con un errore di \errcode{EFBIG}. -\item[\const{RLIMIT\_LOCKS}] Questa risorsa indica il numero massimo di - \itindex{file~locking} \textit{file lock} (vedi sez.~\ref{sec:file_locking}) - e di \textit{file lease} (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease}) che un - processo poteva effettuare. È un limite presente solo nelle prime versioni - del kernel 2.4, pertanto non deve essere più utilizzato. +\item[\constd{RLIMIT\_LOCKS}] Questa risorsa indica il numero massimo di + \textit{file lock} (vedi sez.~\ref{sec:file_locking}) e di \textit{file + lease} (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease}) che un processo poteva + effettuare. È un limite presente solo nelle prime versioni del kernel 2.4, + pertanto non deve essere più utilizzato. -\item[\const{RLIMIT\_MEMLOCK}] Questa risorsa indica, in byte, l'ammontare +\item[\constd{RLIMIT\_MEMLOCK}] Questa risorsa indica, in byte, l'ammontare massimo di memoria che può essere bloccata in RAM da un processo (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}). Dato che il \textit{memory locking} viene effettuato sulle pagine di memoria, il valore indicato viene automaticamente @@ -1725,7 +1717,7 @@ riportati nel seguente elenco: la semantica della risorsa cambiata. -\item[\const{RLIMIT\_MSGQUEUE}] Questa risorsa indica il numero massimo di +\item[\constd{RLIMIT\_MSGQUEUE}] Questa risorsa indica il numero massimo di byte che possono essere utilizzati da un utente, identificato con l'\ids{UID} reale del processo chiamante, per le code di messaggi POSIX (vedi sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}). Per ciascuna coda che viene creata viene @@ -1737,25 +1729,32 @@ consente di evitare la creazione di una coda con un numero illimitato di messaggi vuoti che comunque richiede delle risorse di gestione. Questa risorsa è stata introdotta con il kernel 2.6.8. -\item[\const{RLIMIT\_NICE}] Questa risorsa indica il numero massimo a cui può +\item[\constd{RLIMIT\_NICE}] Questa risorsa indica il numero massimo a cui può essere il portato il valore di \textit{nice} (vedi sez.~\ref{sec:proc_sched_stand}). Dato che non possono essere usati numeri negativi per specificare un limite, il valore di \textit{nice} viene calcolato come \code{20-rlim\_cur}. Questa risorsa è stata introdotta con il kernel 2.6.12. -\item[\const{RLIMIT\_NOFILE}] Questa risorsa indica il numero massimo di file +\item[\constd{RLIMIT\_NOFILE}] Questa risorsa indica il numero massimo di file che un processo può aprire. Il tentativo di creazione di un ulteriore file descriptor farà fallire la funzione (\func{open}, \func{dup}, \func{pipe}, ecc.) con un errore \errcode{EMFILE}. -\item[\const{RLIMIT\_NPROC}] Questa risorsa indica il numero massimo di + % TODO: aggiungere Dal 4.5 definisce anche il limite sul numero massimo di + % file descriptor che un processo non privilegiato (senza la capacità + % \const{CAP\_SYS\_RESOURCE}, vedi sez.~\ref{sec:proc_capabilities}) può + % avere in corso di trasmissione verso altri + % processi usando i socket Unix-domain (vedi sez.XXX), il limite si applica + % si applica a \func{sendmsg}. + +\item[\constd{RLIMIT\_NPROC}] Questa risorsa indica il numero massimo di processi che possono essere creati dallo stesso utente, che viene identificato con l'\ids{UID} reale (vedi sez.~\ref{sec:proc_access_id}) del processo chiamante. Se il limite viene raggiunto \func{fork} fallirà con un \errcode{EAGAIN}. -\item[\const{RLIMIT\_RSS}] Questa risorsa indica, in pagine di memoria, la +\item[\constd{RLIMIT\_RSS}] Questa risorsa indica, in pagine di memoria, la dimensione massima della memoria residente (il cosiddetto RSS \itindex{Resident~Set~Size~(RSS)} \textit{Resident Set Size}) cioè l'ammontare della memoria associata al processo che risiede effettivamente @@ -1765,7 +1764,7 @@ messaggi vuoti che comunque richiede delle risorse di gestione. Questa risorsa sez.~\ref{sec:file_memory_map}). Presente solo sui i kernel precedenti il 2.4.30. -\item[\const{RLIMIT\_RTPRIO}] Questa risorsa indica il valore massimo della +\item[\constd{RLIMIT\_RTPRIO}] Questa risorsa indica il valore massimo della priorità statica che un processo può assegnarsi o assegnare con \func{sched\_setscheduler} e \func{sched\_setparam} (vedi sez.~\ref{sec:proc_real_time}). Il limite è stato introdotto a partire dal @@ -1774,7 +1773,7 @@ messaggi vuoti che comunque richiede delle risorse di gestione. Questa risorsa priorità statica ed utilizzare una politica di \textit{scheduling} di tipo \textit{real-time}. -\item[\const{RLIMIT\_RTTIME}] Questa risorsa indica, in microsecondi, il tempo +\item[\constd{RLIMIT\_RTTIME}] Questa risorsa indica, in microsecondi, il tempo massimo di CPU che un processo eseguito con una priorità statica può consumare. Il superamento del limite corrente comporta l'emissione di un segnale di \signal{SIGXCPU}, e quello del limite massimo di \signal{SIGKILL} @@ -1784,7 +1783,7 @@ messaggi vuoti che comunque richiede delle risorse di gestione. Questa risorsa kernel 2.6.25 per impedire che un processo \textit{real-time} possa bloccare il sistema. -\item[\const{RLIMIT\_SIGPENDING}] Questa risorsa indica il numero massimo di +\item[\constd{RLIMIT\_SIGPENDING}] Questa risorsa indica il numero massimo di segnali che possono essere mantenuti in coda per ciascun utente, identificato per \ids{UID} reale. Il limite comprende sia i segnali normali che quelli \textit{real-time} (vedi sez.~\ref{sec:sig_real_time}) ed è @@ -1792,7 +1791,7 @@ messaggi vuoti che comunque richiede delle risorse di gestione. Questa risorsa segnale che non sia già presente su una coda. Questo limite è stato introdotto con il kernel 2.6.8. -\item[\const{RLIMIT\_STACK}] Questa risorsa indica, in byte, la massima +\item[\constd{RLIMIT\_STACK}] Questa risorsa indica, in byte, la massima dimensione dello \textit{stack} del processo. Se il processo esegue operazioni che estendano lo \textit{stack} oltre questa dimensione riceverà un segnale di \signal{SIGSEGV}. @@ -1818,12 +1817,12 @@ Si noti come le due funzioni \func{getrlimit} e \func{setrlimit} consentano di operare solo sul processo corrente. Per questo motivo a partire dal kernel 2.6.36 (e dalla \acr{glibc} 2.13) è stata introdotta un'altra funzione di sistema \funcd{prlimit} il cui scopo è quello di estendere e sostituire le -precedenti. Il suo prototipo è: +precedenti; il suo prototipo è: \begin{funcproto}{ \fhead{sys/resource.h} \fdecl{int prlimit(pid\_t pid, int resource, const struct rlimit *new\_limit,\\ -\phantom{int prlimit(}struct rlimit *old\_limit} +\phantom{int prlimit(}struct rlimit *old\_limit)} \fdesc{Legge e imposta i limiti di una risorsa.} } @@ -1842,7 +1841,7 @@ precedenti. Il suo prototipo è: } \end{funcproto} -La funzione è specifica di Linux e non portabile; per essere usata richiede +La funzione è specifica di Linux e non portabile, per essere usata richiede che sia stata definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}. Il primo argomento indica il \ids{PID} del processo di cui si vogliono cambiare i limiti e si può usare un valore nullo per indicare il processo chiamante. Per modificare i @@ -1861,6 +1860,8 @@ possibile sia leggere che scrivere, anche in contemporanea, i valori dei limiti. Il significato dell'argomento \param{resource} resta identico rispetto a \func{getrlimit} e \func{setrlimit}, così come i restanti requisiti. +% TODO: a bassa priorità, documentare i vari problemi e cambiamenti nella +% implementazione di queste funzioni dettagliati nella pagina di manuale \subsection{Le informazioni sulle risorse di memoria e processore} \label{sec:sys_memory_res} @@ -1911,12 +1912,12 @@ alla chiamata a \func{sysconf}. In Linux è implementata come una \textit{system call} nelle architetture in cui essa è necessaria, ed in genere restituisce il valore del simbolo \const{PAGE\_SIZE} del kernel, che dipende dalla architettura hardware, anche -se le versioni delle librerie del C precedenti le \acr{glibc} 2.1 +se le versioni delle librerie del C precedenti la \acr{glibc} 2.1 implementavano questa funzione restituendo sempre un valore statico. % TODO verificare meglio la faccenda di const{PAGE\_SIZE} -Le \textsl{glibc} forniscono, come specifica estensione GNU, altre due +La \textsl{glibc} fornisce, come specifica estensione GNU, altre due funzioni, \funcd{get\_phys\_pages} e \funcd{get\_avphys\_pages} che permettono di ottenere informazioni riguardo le pagine di memoria; i loro prototipi sono: @@ -1938,16 +1939,16 @@ rispettivamente con i parametri \const{\_SC\_PHYS\_PAGES} e corrispondenti alla RAM della macchina; la seconda invece la memoria effettivamente disponibile per i processi. -Le \acr{glibc} supportano inoltre, come estensioni GNU, due funzioni che +La \acr{glibc} supporta inoltre, come estensioni GNU, due funzioni che restituiscono il numero di processori della macchina (e quello dei processori attivi); anche queste sono informazioni comunque ottenibili attraverso \func{sysconf} utilizzando rispettivamente i parametri \const{\_SC\_NPROCESSORS\_CONF} e \const{\_SC\_NPROCESSORS\_ONLN}. -Infine le \acr{glibc} riprendono da BSD la funzione \funcd{getloadavg} che +Infine la \acr{glibc} riprende da BSD la funzione \funcd{getloadavg} che permette di ottenere il carico di processore della macchina, in questo modo è -possibile prendere decisioni su quando far partire eventuali nuovi processi. -Il suo prototipo è: +possibile prendere decisioni su quando far partire eventuali nuovi processi, +il suo prototipo è: \begin{funcproto}{ \fhead{stdlib.h} @@ -2006,7 +2007,7 @@ prototipo è: \end{funcproto} La funzione attiva il salvataggio dei dati sul file indicato dal -\textit{pathname} contenuti nella stringa puntata da \param{filename}; la +\textit{pathname} contenuto nella stringa puntata da \param{filename}; la funzione richiede che il processo abbia i privilegi di amministratore (è necessaria la \textit{capability} \const{CAP\_SYS\_PACCT}, vedi sez.~\ref{sec:proc_capabilities}). Se si specifica il valore \val{NULL} per @@ -2021,7 +2022,7 @@ informazioni vengono salvate in formato binario, e corrispondono al contenuto della apposita struttura dati definita all'interno del kernel. Il funzionamento di \func{acct} viene inoltre modificato da uno specifico -parametro di sistema, modificabile attraverso \sysctlfile{kernel/acct} (o +parametro di sistema, modificabile attraverso \sysctlfiled{kernel/acct} (o tramite la corrispondente \func{sysctl}). Esso contiene tre valori interi, il primo indica la percentuale di spazio disco libero sopra il quale viene ripresa una registrazione che era stata sospesa per essere scesi sotto il @@ -2048,6 +2049,7 @@ gestione di data e ora. \label{sec:sys_unix_time} \itindbeg{calendar~time} +\itindbeg{process~time} Tradizionalmente nei sistemi unix-like sono sempre stati previsti due tipi distinti di tempi, caratterizzati da altrettante modalità di misura ed @@ -2055,22 +2057,22 @@ espressi con diversi tipi di dati, chiamati rispettivamente \textit{calendar time} e \textit{process time}, secondo le seguenti definizioni: \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}} -\item[\textit{calendar time}] detto anche \textsl{tempo di calendario}, - \textsl{tempo d'orologio} o \textit{tempo reale}. Si tratta di un - tempo assoluto o di un intervallo di tempo come lo intende - normalmente per le misure fatte con un orologio. Per esprimere - questo tempo è stato riservato il tipo \type{time\_t}, e viene - tradizionalmente misurato in secondi a partire dalla mezzanotte del - primo gennaio 1970, data che viene chiamata \textit{the Epoch}. - -\item[\textit{process time}] \itindex{process~time} detto anche \textsl{tempo - di processore} o \textsl{tempo di CPU}. Si tratta del tempo impiegato da - un processore nell'esecuzione del codice di un programma all'interno di un - processo. Per esprimere questo tempo è stato riservato il tipo - \type{clock\_t}, e viene misurato nei cosiddetti \itindex{clock~tick} - \textit{clock tick}, tradizionalmente corrispondenti al numero di - interruzioni del processore da parte del timer di sistema. A differenza del - precedente indica soltanto un intervallo di durata. +\item[\textit{calendar time}] detto anche \textsl{tempo di calendario}, + \textsl{tempo d'orologio} o \textit{tempo reale}. Si tratta di un tempo + assoluto o di un intervallo di tempo come lo intende normalmente per le + misure fatte con un orologio. Per esprimere questo tempo è stato riservato + il tipo \type{time\_t}, e viene tradizionalmente misurato nel cosiddetto + \itindex{unix-time} \textit{unix-time}, espresso in secondi a partire dalla + mezzanotte del primo gennaio 1970, data che viene chiamata \textit{the + Epoch}. + +\item[\textit{process time}] detto anche \textsl{tempo di processore} o + \textsl{tempo di CPU}. Si tratta del tempo impiegato da un processore + nell'esecuzione del codice di un programma all'interno di un processo. Per + esprimere questo tempo è stato riservato il tipo \type{clock\_t}, e viene + misurato nei cosiddetti \textit{clock tick}, tradizionalmente corrispondenti + al numero di interruzioni del processore da parte del timer di sistema. A + differenza del precedente indica soltanto un intervallo di durata. \end{basedescript} Il \textit{calendar time} viene sempre mantenuto facendo riferimento @@ -2099,17 +2101,16 @@ operativi,\footnote{è possibile, ancorché assolutamente sconsigliabile, sistema viene mantenuto sempre in UTC e che la conversione all'ora locale del proprio fuso orario viene effettuata dalle funzioni di libreria utilizzando le opportune informazioni di localizzazione (specificate in -\conffile{/etc/timezone}). In questo modo si ha l'assicurazione che l'orologio +\conffiled{/etc/timezone}). In questo modo si ha l'assicurazione che l'orologio di sistema misuri sempre un tempo monotono crescente come nella realtà, anche in presenza di cambi di fusi orari. \itindend{calendar~time} -Il \itindex{process~time} \textit{process time} invece indica sempre una -misura di un lasso di tempo e viene usato per tenere conto dei tempi di -esecuzione dei processi. Esso viene sempre diviso in \textit{user time} e -\textit{system time}, per misurare la durata di ciascun processo il kernel -infatti calcola tre tempi: +Il \textit{process time} invece indica sempre una misura di un lasso di tempo +e viene usato per tenere conto dei tempi di esecuzione dei processi. Esso +viene sempre diviso in \textit{user time} e \textit{system time}, per misurare +la durata di ciascun processo il kernel infatti calcola tre tempi: \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}} \item[\textit{clock time}] il tempo \textsl{reale}, viene chiamato anche \textit{wall clock time} o \textit{elapsed time}, passato dall'avvio del @@ -2136,14 +2137,15 @@ processo. Si può ottenere un riassunto dei valori di questi tempi quando si esegue un qualsiasi programma lanciando quest'ultimo come argomento del comando \cmd{time}. +\itindend{process~time} \itindbeg{clock~tick} Come accennato il \textit{process time} viene misurato nei cosiddetti \textit{clock tick}. Un tempo questo corrispondeva al numero di interruzioni effettuate dal timer di sistema, oggi lo standard POSIX richiede che esso sia -espresso come multiplo della costante \const{CLOCKS\_PER\_SEC} che deve essere -definita come 1000000, qualunque sia la risoluzione reale dell'orologio di -sistema e la frequenza delle interruzioni del timer che, come accennato in +espresso come multiplo della costante \constd{CLOCKS\_PER\_SEC} che deve +essere definita come 1000000, qualunque sia la risoluzione reale dell'orologio +di sistema e la frequenza delle interruzioni del timer che, come accennato in sez.~\ref{sec:proc_hierarchy} e come vedremo a breve, è invece data dalla costante \const{HZ}. @@ -2156,6 +2158,8 @@ sistema come vedremo seguono questa convenzione, in tal caso il numero di definito in \headfile{time.h} è ormai considerato obsoleto e non deve essere usato. +\constbeg{HZ} + In realtà tutti calcoli dei tempi vengono effettuati dal kernel per il cosiddetto \textit{software clock}, utilizzando il \textit{timer di sistema} e facendo i conti in base al numero delle interruzioni generate dello stesso, i @@ -2174,13 +2178,14 @@ valori determinino anche la corrispondente durata dei \textit{clock tick}, ma in realtà questa granularità viene calcolata in maniera indipendente usando la costante del kernel \const{USER\_HZ}. +\constend{HZ} + Fino al kernel 2.6.21 la durata di un \textit{jiffy} costituiva la risoluzione massima ottenibile nella misura dei tempi impiegabile in una \textit{system call} (ad esempio per i timeout). Con il 2.6.21 e l'introduzione degli -\itindex{High~Resolution~Timer~(HRT)} \textit{high-resolution timers} (HRT) è -divenuto possibile ottenere, per le funzioni di attesa ed i timer, la massima -risoluzione possibile fornita dall'hardware. Torneremo su questo in -sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}. +\textit{high-resolution timers} (HRT) è divenuto possibile ottenere, per le +funzioni di attesa ed i timer, la massima risoluzione possibile fornita +dall'hardware. Torneremo su questo in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}. \itindend{clock~tick} @@ -2188,8 +2193,6 @@ sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}. \subsection{La gestione del \textit{process time}} \label{sec:sys_cpu_times} -\itindbeg{process~time} - Di norma tutte le operazioni del sistema fanno sempre riferimento al \textit{calendar time}, l'uso del \textit{process time} è riservato a quei casi in cui serve conoscere i tempi di esecuzione di un processo @@ -2288,17 +2291,17 @@ così via per i relativi ``\textsl{discendenti}''. Come accennato in sez.~\ref{sec:sys_resource_use} per i kernel precedenti la versione 2.6.9 il tempo di processore dei processi figli veniva sommato -comunque chiedendo di ignorare \const{SIGCHLD} anche se lo standard POSIX +comunque chiedendo di ignorare \signal{SIGCHLD} anche se lo standard POSIX richiede esplicitamente che questo avvenga solo quando si riceve lo stato di uscita con una funzione della famiglia delle \func{wait}, anche in questo caso il comportamento è stato adeguato allo standard a partire dalla versione 2.6.9. A differenza di quanto avviene per \func{clock} i valori restituiti nei campi -di una struttura \struct{tms} sono misurati in numero di -\textit{clock tick} effettivi e non in multipli di \const{CLOCKS\_PER\_SEC}, -pertanto per ottenere il valore effettivo in secondi occorrerà dividere per il -risultato di \code{sysconf(\_SC\_CLK\_TCK)}. +di una struttura \struct{tms} sono misurati in numero di \textit{clock tick} +effettivi e non in multipli di \const{CLOCKS\_PER\_SEC}, pertanto per ottenere +il valore effettivo del tempo in secondi occorrerà dividere per il risultato +di \code{sysconf(\_SC\_CLK\_TCK)}. Lo stesso vale per il valore di ritorno della funzione, il cui significato fa riferimento ad un tempo relativo ad un certo punto nel passato la cui @@ -2322,8 +2325,6 @@ indicando un errore, nei primi secondi dopo il boot (per la precisione nei primi 41 secondi) e se il valore del contatore eccede le dimensione del tipo \type{clock\_t}. -\itindend{process~time} - \subsection{Le funzioni per il \textit{calendar time}} \label{sec:sys_time_base} @@ -2333,10 +2334,12 @@ primi 41 secondi) e se il valore del contatore eccede le dimensione del tipo Come anticipato in sez.~\ref{sec:sys_unix_time} il \textit{calendar time} viene espresso normalmente con una variabile di tipo \type{time\_t}, che usualmente corrisponde ad un tipo elementare; in Linux è definito come -\ctyp{long int}, che di norma corrisponde a 32 bit. Il valore corrente del -\textit{calendar time}, che indicheremo come \textsl{tempo di sistema}, può -essere ottenuto con la funzione \funcd{time} che lo restituisce nel suddetto -formato, il suo prototipo è: +\ctyp{long int}, che di norma corrisponde a 32 bit, cosa che pone un limite al +valore massimo esprimibile al 19 gennaio 2038, per ovviare alla cosa nelle +versioni più recenti viene usato un valore di dimensioni maggiori. Il valore +corrente del \textit{calendar time}, che indicheremo come \textsl{tempo di + sistema}, può essere ottenuto con la funzione \funcd{time} che lo +restituisce nel suddetto formato, il suo prototipo è: \begin{funcproto}{ \fhead{time.h} @@ -2350,7 +2353,9 @@ formato, il suo prototipo è: \end{funcproto} L'argomento \param{t}, se non nullo, deve essere l'indirizzo di una variabile -su cui duplicare il valore di ritorno. +su cui duplicare il valore di ritorno, ma il suo uso è considerato obsoleto e +deve essere sempre specificato come \val{NULL}, nel qual caso la funzione non +può fallire. Analoga a \func{time} è la funzione \funcd{stime} che serve per effettuare l'operazione inversa, e cioè per impostare il tempo di sistema qualora questo @@ -2374,14 +2379,15 @@ sia necessario; il suo prototipo è: Dato che modificare l'ora ha un impatto su tutto il sistema il cambiamento dell'orologio è una operazione privilegiata e questa funzione può essere usata solo da un processo con i privilegi di amministratore (per la precisione la -\textit{capability} \const{CAP\_SYS\_TIME}), altrimenti la chiamata fallirà -con un errore di \errcode{EPERM}. +\textit{capability} \const{CAP\_SYS\_TIME}, vedi +sez.~\ref{sec:proc_capabilities}), altrimenti la chiamata fallirà con un +errore di \errcode{EPERM}. Data la scarsa precisione nell'uso di \type{time\_t}, che ha una risoluzione -massima di un secondo, quando si devono effettuare operazioni sui tempi di -norma l'uso delle due funzioni precedenti è sconsigliato, ed esse sono di -solito sostituite da \funcd{gettimeofday} e \funcd{settimeofday},\footnote{le - due funzioni \func{time} e \func{stime} sono più antiche e derivano da SVr4, +di un secondo, quando si devono effettuare operazioni sui tempi l'uso delle +due funzioni precedenti è sconsigliato, ed esse sono di solito sostituite da +\funcd{gettimeofday} e \funcd{settimeofday},\footnote{le due funzioni + \func{time} e \func{stime} sono più antiche e derivano da SVr4, \func{gettimeofday} e \func{settimeofday} sono state introdotte da BSD, ed in BSD4.3 sono indicate come sostitute delle precedenti, \func{gettimeofday} viene descritta anche in POSIX.1-2001.} i cui prototipi sono: @@ -2415,15 +2421,19 @@ capacità \const{CAP\_SYS\_TIME}. Si tratta comunque di una condizione generale che continua a valere per qualunque funzione che vada a modificare l'orologio di sistema, comprese tutte quelle che tratteremo in seguito. +\itindbeg{timezone} + Il secondo argomento di entrambe le funzioni è una struttura \struct{timezone}, che storicamente veniva utilizzata per specificare appunto -la \itindex{timezone} \textit{timezone}, cioè l'insieme del fuso orario e -delle convenzioni per l'ora legale che permettevano il passaggio dal tempo +la cosiddetta \textit{timezone}, cioè l'insieme del fuso orario e delle +convenzioni per l'ora legale che permettevano il passaggio dal tempo universale all'ora locale. Questo argomento oggi è obsoleto ed in Linux non è -mai stato utilizzato; esso non è supportato né dalle vecchie \textsl{libc5}, -né dalle \textsl{glibc}: pertanto quando si chiama questa funzione deve essere +mai stato utilizzato; esso non è supportato né dalla vecchia \textsl{libc5}, +né dalla \textsl{glibc}: pertanto quando si chiama questa funzione deve essere sempre impostato a \val{NULL}. +\itindbeg{timezone} + Modificare l'orologio di sistema con queste funzioni è comunque problematico, in quanto esse effettuano un cambiamento immediato. Questo può creare dei buchi o delle ripetizioni nello scorrere dell'orologio di sistema, con @@ -2451,7 +2461,6 @@ usare la funzione \funcd{adjtime}, il cui prototipo è: } \end{funcproto} - Questa funzione permette di avere un aggiustamento graduale del tempo di sistema in modo che esso sia sempre crescente in maniera monotona. Il valore indicato nella struttura \struct{timeval} puntata da \param{delta} esprime il @@ -2512,12 +2521,12 @@ delle costanti elencate in tab.~\ref{tab:adjtimex_return}. \textbf{Nome} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{TIME\_OK} & 0 & Orologio sincronizzato.\\ - \const{TIME\_INS} & 1 & Inserimento di un \textit{leap second}.\\ - \const{TIME\_DEL} & 2 & Cancellazione di un \textit{leap second}.\\ - \const{TIME\_OOP} & 3 & \textit{leap second} in corso.\\ - \const{TIME\_WAIT} & 4 & \textit{leap second} avvenuto.\\ - \const{TIME\_BAD} & 5 & Orologio non sincronizzato.\\ + \constd{TIME\_OK} & 0 & Orologio sincronizzato.\\ + \constd{TIME\_INS} & 1 & Inserimento di un \textit{leap second}.\\ + \constd{TIME\_DEL} & 2 & Cancellazione di un \textit{leap second}.\\ + \constd{TIME\_OOP} & 3 & \textit{leap second} in corso.\\ + \constd{TIME\_WAIT} & 4 & \textit{leap second} avvenuto.\\ + \constd{TIME\_BAD} & 5 & Orologio non sincronizzato.\\ \hline \end{tabular} \caption{Possibili valori ritornati da \func{adjtimex} in caso di successo.} @@ -2525,11 +2534,12 @@ delle costanti elencate in tab.~\ref{tab:adjtimex_return}. \end{table} La funzione richiede come argomento il puntatore ad una struttura di tipo -\struct{timex}, la cui definizione, effettuata in \headfile{sys/timex.h}, è +\struct{timex}, la cui definizione, effettuata in \headfiled{sys/timex.h}, è riportata in fig.~\ref{fig:sys_timex_struct} per i campi che interessano la -possibilità di essere modificati documentati anche nella pagina di manuale. In -realtà la struttura è stata estesa con ulteriori campi, i cui valori sono -utilizzabili solo in lettura, la cui definizione si può trovare direttamente +possibilità di essere modificati. In realtà la struttura è stata estesa con +ulteriori campi, i cui valori sono utilizzabili solo in lettura, non riportati +in fig.~\ref{fig:sys_timex_struct}, i dettagli di questi campi si possono +recuperare dalla pagina di manuale di \func{adjtimex}. \begin{figure}[!htb] \footnotesize \centering @@ -2552,46 +2562,46 @@ riportate in tab.~\ref{tab:sys_timex_mode}. \begin{table}[!htb] \footnotesize \centering - \begin{tabular}[c]{|l|c|p{8cm}|} + \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|} \hline - \textbf{Nome} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\ + \textbf{Nome} & \textbf{Significato}\\ \hline \hline - \const{ADJ\_OFFSET} & 0x0001 & Imposta la differenza fra il tempo - reale e l'orologio di sistema: - deve essere indicata in microsecondi - nel campo \var{offset} di - \struct{timex}.\\ - \const{ADJ\_FREQUENCY} & 0x0002 & Imposta la differenza in frequenza - fra il tempo reale e l'orologio di - sistema: deve essere indicata - in parti per milione nel campo - \var{frequency} di \struct{timex}.\\ - \const{ADJ\_MAXERROR} & 0x0004 & Imposta il valore massimo - dell'errore sul tempo, espresso in - microsecondi nel campo - \var{maxerror} di \struct{timex}.\\ - \const{ADJ\_ESTERROR} & 0x0008 & Imposta la stima dell'errore - sul tempo, espresso in microsecondi - nel campo \var{esterror} di - \struct{timex}.\\ - \const{ADJ\_STATUS} & 0x0010 & Imposta alcuni valori di stato - interni usati dal - sistema nella gestione - dell'orologio specificati nel campo - \var{status} di \struct{timex}.\\ - \const{ADJ\_TIMECONST} & 0x0020 & Imposta la larghezza di banda del - PLL implementato dal kernel, - specificato nel campo - \var{constant} di \struct{timex}.\\ - \const{ADJ\_TICK} & 0x4000 & Imposta il valore dei \textit{tick} - del timer in - microsecondi, espresso nel campo - \var{tick} di \struct{timex}.\\ - \const{ADJ\_OFFSET\_SINGLESHOT}&0x8001&Chiede uno spostamento una tantum - dell'orologio secondo il valore del - campo \var{offset} simulando il - comportamento di \func{adjtime}.\\ + \constd{ADJ\_OFFSET} & Imposta la differenza fra il tempo + reale e l'orologio di sistema: + deve essere indicata in microsecondi + nel campo \var{offset} di + \struct{timex}.\\ + \constd{ADJ\_FREQUENCY} & Imposta la differenza in frequenza + fra il tempo reale e l'orologio di + sistema: deve essere indicata + in parti per milione nel campo + \var{frequency} di \struct{timex}.\\ + \constd{ADJ\_MAXERROR} & Imposta il valore massimo + dell'errore sul tempo, espresso in + microsecondi nel campo + \var{maxerror} di \struct{timex}.\\ + \constd{ADJ\_ESTERROR} & Imposta la stima dell'errore + sul tempo, espresso in microsecondi + nel campo \var{esterror} di + \struct{timex}.\\ + \constd{ADJ\_STATUS} & Imposta alcuni valori di stato + interni usati dal + sistema nella gestione + dell'orologio specificati nel campo + \var{status} di \struct{timex}.\\ + \constd{ADJ\_TIMECONST} & Imposta la larghezza di banda del + PLL implementato dal kernel, + specificato nel campo + \var{constant} di \struct{timex}.\\ + \constd{ADJ\_TICK} & Imposta il valore dei \textit{tick} + del timer in + microsecondi, espresso nel campo + \var{tick} di \struct{timex}.\\ + \constd{ADJ\_OFFSET\_SINGLESHOT}&Chiede uno spostamento una tantum + dell'orologio secondo il valore del + campo \var{offset} simulando il + comportamento di \func{adjtime}.\\ \hline \end{tabular} \caption{Costanti per l'assegnazione del valore del campo \var{mode} della @@ -2602,7 +2612,7 @@ riportate in tab.~\ref{tab:sys_timex_mode}. La funzione utilizza il meccanismo di David L. Mills, descritto nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1305.txt}{RFC~1305}, che è alla base del protocollo NTP. La funzione è specifica di Linux e non deve essere usata se la -portabilità è un requisito, le \acr{glibc} provvedono anche un suo omonimo +portabilità è un requisito, la \acr{glibc} provvede anche un suo omonimo \func{ntp\_adjtime}. La trattazione completa di questa funzione necessita di una lettura approfondita del meccanismo descritto nell'RFC~1305, ci limitiamo a descrivere in tab.~\ref{tab:sys_timex_mode} i principali valori utilizzabili @@ -2615,11 +2625,10 @@ sintassi specificata per la forma equivalente di questa funzione definita come \code{ADJ}. Si tenga presente infine che con l'introduzione a partire dal kernel 2.6.21 -degli \itindex{High~Resolution~Timer~(HRT)} \textit{high-resolution timer} ed -il supporto per i cosiddetti POSIX \textit{real-time clock}, si può ottenere -il \textit{calendar time} direttamente da questi, come vedremo in -sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}, con la massima risoluzione possibile per -l'hardware della macchina. +degli \textit{high-resolution timer} ed il supporto per i cosiddetti POSIX +\textit{real-time clock}, si può ottenere il \textit{calendar time} +direttamente da questi, come vedremo in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}, con la +massima risoluzione possibile per l'hardware della macchina. @@ -2665,7 +2674,7 @@ dell'orologio per effettuare gli aggiustamenti del calendario per tenere conto del disallineamento con il tempo solare.\footnote{per dettagli si consulti \url{http://it.wikipedia.org/wiki/Leap_second}.} -I campi \var{tm\_min} e\var{tm\_hour} che indicano rispettivamente minuti ed +I campi \var{tm\_min} e \var{tm\_hour} che indicano rispettivamente minuti ed ore hanno valori compresi rispettivamente fra 0 e 59 e fra 0 e 23. Il campo \var{tm\_mday} che indica il giorno del mese prevede invece un valore compreso fra 1 e 31, ma la \acr{glibc} supporta pure il valore 0 come indicazione @@ -2710,10 +2719,10 @@ Sun Apr 29 19:47:44 2012\n" \end{Example} Nel caso di \func{ctime} la funzione tiene conto della eventuale impostazione -di una \itindex{timezone} \textit{timezone} e effettua una chiamata preventiva -a \func{tzset} (che vedremo a breve), in modo che la data espressa tenga conto -del fuso orario. In realtà \func{ctime} è banalmente definita in termini di -\func{asctime} come \code{asctime(localtime(t)}. +di una \textit{timezone} e effettua una chiamata preventiva a \func{tzset} +(che vedremo a breve), in modo che la data espressa tenga conto del fuso +orario. In realtà \func{ctime} è banalmente definita in termini di +\func{asctime} come \code{asctime(localtime(t))}. Dato che l'uso di una stringa statica rende le funzioni non rientranti POSIX.1c e SUSv2 prevedono due sostitute rientranti, il cui nome è al solito @@ -2738,7 +2747,7 @@ invece disponibili altre tre funzioni, \funcd{gmtime}, \funcd{localtime} e } {Le funzioni ritornano un puntatore al risultato in caso di successo e - \val{NULL} per un errore, tranne tranne che \func{mktime} che restituisce + \val{NULL} per un errore, tranne che \func{mktime} che restituisce direttamente il valore o $-1$ in caso di errore, \var{errno} non viene modificata.} \end{funcproto} @@ -2759,52 +2768,42 @@ preallocare la struttura su cui sarà restituita la conversione. La versione rientrante di \func{localtime} però non effettua la chiamata preventiva a \func{tzset} che deve essere eseguita a cura dell'utente. -Infine \func{mktime} esegue la conversione di un \textit{broken-down time} a -partire da una struttura \struct{tm} restituendo direttamente un valore di -tipo \type{time\_t} con il \textit{calendar time}. La funzione ignora i campi -\var{tm\_wday} e \var{tm\_yday} e per gli altri campi normalizza eventuali -valori fuori degli intervalli specificati in precedenza: se cioè si indica un -12 per \var{tm\_mon} si prenderà il gennaio dell'anno successivo. Inoltre la -funzione tiene conto del valore di \var{tm\_isdst} per effettuare le -correzioni relative al fuso orario: un valore positivo indica che deve essere -tenuta in conto l'ora legale, un valore nullo che non deve essere applicata -nessuna correzione, un valore negativo che si deve far ricorso alle +La funzione \func{mktime} esegue invece la conversione di un +\textit{broken-down time} a partire da una struttura \struct{tm} restituendo +direttamente un valore di tipo \type{time\_t} con il \textit{calendar + time}. La funzione ignora i campi \var{tm\_wday} e \var{tm\_yday} e per gli +altri campi normalizza eventuali valori fuori degli intervalli specificati in +precedenza: se cioè si indica un 12 per \var{tm\_mon} si prenderà il gennaio +dell'anno successivo. + +Inoltre la funzione tiene conto del valore di \var{tm\_isdst} per effettuare +le correzioni relative al fuso orario: un valore positivo indica che deve +essere tenuta in conto l'ora legale, un valore nullo che non deve essere +applicata nessuna correzione, un valore negativo che si deve far ricorso alle informazioni relative al proprio fuso orario per determinare lo stato dell'ora -legale. +legale. -La funzione inoltre modifica i valori della struttura \struct{tm} in forma di +La funzione infine modifica i valori della struttura \struct{tm} in forma di \textit{value result argument}, normalizzando i valori dei vari campi, impostando i valori risultanti per \var{tm\_wday} e \var{tm\_yday} e assegnando a \var{tm\_isdst} il valore (positivo o nullo) corrispondente allo -stato dell'ora legale. La funzione inoltre provvede ad impostare il valore -della variabile globale \var{tzname}. +stato dell'ora legale. La funzione provvede anche ad impostare il valore della +variabile globale \var{tzname}. \itindend{calendar~time} -\begin{figure}[!htb] - \footnotesize - \centering - \begin{minipage}[c]{.75\textwidth} - \includestruct{listati/time_zone_var.c} - \end{minipage} - \normalsize - \caption{Le variabili globali usate per la gestione delle \itindex{timezone} - \textit{timezone}.} - \label{fig:sys_tzname} -\end{figure} - Come accennato l'uso del \textit{broken-down time} permette di tenere conto anche della differenza fra tempo universale e ora locale, compresa l'eventuale ora legale. Questo viene fatto dalle funzioni di conversione grazie alle -informazioni riguardo la propria \itindex{timezone} \textit{timezone} -mantenute nelle tre variabili globali mostrate in fig.~\ref{fig:sys_tzname}, -cui si si può accedere direttamente includendo \headfile{time.h}. Come -illustrato queste variabili vengono impostate internamente da alcune delle -delle precedenti funzioni di conversione, ma lo si può fare esplicitamente -chiamando direttamente la funzione \funcd{tzset}, il cui prototipo è: +informazioni riguardo la propria \textit{timezone} mantenute nelle tre +variabili globali mostrate in fig.~\ref{fig:sys_tzname}, cui si può accedere +direttamente includendo \headfile{time.h}. Come illustrato queste variabili +vengono impostate internamente da alcune delle precedenti funzioni di +conversione, ma lo si può fare esplicitamente chiamando direttamente la +funzione \funcd{tzset}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ -\fhead{sys/timex.h} +\fhead{time.h} \fdecl{void tzset(void)} \fdesc{Imposta le variabili globali della \textit{timezone}.} } @@ -2814,13 +2813,25 @@ chiamando direttamente la funzione \funcd{tzset}, il cui prototipo è: La funzione inizializza le variabili di fig.~\ref{fig:sys_tzname} a partire dal valore della variabile di ambiente \envvar{TZ}, se quest'ultima non è -definita verrà usato il file \conffile{/etc/localtime}. La variabile +definita verrà usato il file \conffiled{/etc/localtime}. La variabile \var{tzname} contiene due stringhe, che indicano i due nomi standard della -\itindex{timezone} \textit{timezone} corrente. La prima è il nome per l'ora -solare, la seconda per l'ora legale. Anche se in fig.~\ref{fig:sys_tzname} -sono indicate come \code{char *} non è il caso di modificare queste -stringhe. La variabile \var{timezone} indica la differenza di fuso orario in -secondi, mentre \var{daylight} indica se è attiva o meno l'ora legale. +\textit{timezone} corrente. La prima è il nome per l'ora solare, la seconda +per l'ora legale. Anche se in fig.~\ref{fig:sys_tzname} sono indicate come +\code{char *} non è il caso di modificare queste stringhe. La variabile +\var{timezone} indica la differenza di fuso orario in secondi, mentre +\var{daylight} indica se è attiva o meno l'ora legale. + +\begin{figure}[!htb] + \footnotesize + \centering + \begin{minipage}[c]{.75\textwidth} + \includestruct{listati/time_zone_var.c} + \end{minipage} + \normalsize + \caption{Le variabili globali usate per la gestione delle + \textit{timezone}.} + \label{fig:sys_tzname} +\end{figure} Benché la funzione \func{asctime} fornisca la modalità più immediata per stampare un tempo o una data, la flessibilità non fa parte delle sue @@ -2879,8 +2890,7 @@ lo stato di \param{s} è indefinito. \var{\%X}&\texttt{18:40:50} & L'ora.\\ \var{\%y}&\texttt{02} & Anno nel secolo.\\ \var{\%Y}&\texttt{2002} & Anno.\\ - \var{\%Z}&\texttt{CEST} & Nome della \itindex{timezone} - \textit{timezone}.\\ + \var{\%Z}&\texttt{CEST} & Nome della \textit{timezone}.\\ \var{\%\%}&\texttt{\%} & Il carattere \%.\\ \hline \end{tabular} @@ -2893,8 +2903,8 @@ Il risultato della funzione è controllato dalla stringa di formato \param{format}, tutti i caratteri restano invariati eccetto \texttt{\%} che viene utilizzato come modificatore. Alcuni dei possibili valori che esso può assumere sono riportati in tab.~\ref{tab:sys_strftime_format}.\footnote{per la - precisione si sono riportati definiti dallo standard ANSI C, che sono anche - quelli ripresi in POSIX.1; le \acr{glibc} forniscono anche le estensioni + precisione si sono riportati quelli definiti dallo standard ANSI C che sono + anche quelli ripresi in POSIX.1; la \acr{glibc} fornisce anche le estensioni introdotte da POSIX.2 per il comando \cmd{date}, i valori introdotti da SVID3 e ulteriori estensioni GNU; l'elenco completo dei possibili valori è riportato nella pagina di manuale della funzione.} La funzione tiene conto @@ -2930,7 +2940,7 @@ questo riguardo si rimanda alla lettura della pagina di manuale. Si tenga presente comunque che anche in caso di scansione completamente riuscita la funzione sovrascrive soltanto i campi di \param{tm} indicati dal -formato, la struttura originaria infatti non viene inizializzati e gli altri +formato, la struttura originaria infatti non viene inizializzata e gli altri campi restano ai valori che avevano in precedenza. @@ -2947,7 +2957,7 @@ un errore nell'esecuzione di una funzione, ma di norma questo viene riportato semplicemente usando un opportuno valore di ritorno della funzione invocata. Inoltre il sistema di classificazione degli errori è stato progettato sull'architettura a processi, e presenta una serie di problemi nel caso lo si -debba usare con i \itindex{thread} \textit{thread}. +debba usare con i \textit{thread}. \subsection{La variabile \var{errno}} @@ -2965,16 +2975,16 @@ che c'è stato un errore, e non il tipo di errore. Per riportare il tipo di errore il sistema usa la variabile globale \var{errno}, definita nell'header \headfile{errno.h}. Come accennato l'uso di -una variabile globale può comportare problemi nel caso dei \itindex{thread} -\textit{thread}, ma lo standard ISO C consente anche di definire \var{errno} -come un cosiddetto ``\textit{modifiable lvalue}'', cosa che consente di usare -anche una macro, e questo è infatti il metodo usato da Linux per renderla -locale ai singoli \itindex{thread} \textit{thread}. - -La variabile è in genere definita come \direct{volatile} dato che può essere -cambiata in modo asincrono da un segnale, per un esempio si veda +una variabile globale può comportare problemi nel caso dei \textit{thread}, ma +lo standard ISO C consente anche di definire \var{errno} come un cosiddetto +``\textit{modifiable lvalue}'', cosa che consente di usare anche una macro, e +questo è infatti il metodo usato da Linux per renderla locale ai singoli +\textit{thread}. + +La variabile è in genere definita come \dirct{volatile} dato che può essere +cambiata in modo asincrono da un segnale; per un esempio si veda sez.~\ref{sec:sig_sigchld} ricordando quanto trattato in -sez.~\ref{sec:proc_race_cond}). Dato che un gestore di segnale scritto bene si +sez.~\ref{sec:proc_race_cond}. Dato che un gestore di segnale scritto bene si cura di salvare e ripristinare il valore della variabile all'uscita, nella programmazione normale, quando si può fare l'assunzione che i gestori di segnali siano ben scritti, di questo non è necessario preoccuparsi. @@ -3042,9 +3052,9 @@ La funzione \func{strerror} utilizza una stringa statica che non deve essere modificata dal programma; essa è utilizzabile solo fino ad una chiamata successiva a \func{strerror} o \func{perror} e nessun'altra funzione di libreria tocca questa stringa. In ogni caso l'uso di una stringa statica rende -la funzione non rientrante, per cui nel caso si usino i \itindex{thread} -\textit{thread} la \acr{glibc} fornisce una apposita versione rientrante -\funcd{strerror\_r}, il cui prototipo è: +la funzione non rientrante, per cui nel caso si usino i \textit{thread} la +\acr{glibc} fornisce una apposita versione rientrante \funcd{strerror\_r}, il +cui prototipo è: \begin{funcproto}{ \fhead{string.h} @@ -3071,10 +3081,10 @@ restituita a \param{size}, a cui si accede definendo le opportune macro (per le quali si rimanda alla lettura della pagina di manuale). La funzione è analoga a \func{strerror} ma restituisce la stringa di errore -nel buffer \param{buf} che il singolo \itindex{thread} \textit{thread} deve -allocare autonomamente per evitare i problemi connessi alla condivisione del -buffer statico. Il messaggio è copiato fino alla dimensione massima del -buffer, specificata dall'argomento \param{size}, che deve comprendere pure il +nel buffer \param{buf} che il singolo \textit{thread} deve allocare +autonomamente per evitare i problemi connessi alla condivisione del buffer +statico. Il messaggio è copiato fino alla dimensione massima del buffer, +specificata dall'argomento \param{size}, che deve comprendere pure il carattere di terminazione; altrimenti la stringa risulterà troncata. Una seconda funzione usata per riportare i codici di errore in maniera @@ -3102,7 +3112,9 @@ variabili globali: dichiarate in \headfile{errno.h}. La prima contiene i puntatori alle stringhe di errore indicizzati da \var{errno}; la seconda esprime il valore più alto per un codice di errore, l'utilizzo di una di queste stringhe è -sostanzialmente equivalente a quello di \func{strerror}. +sostanzialmente equivalente a quello di \func{strerror}, ma dato che non è +detto che \var{sys\_errlist} sia stato aggiornato in caso di aggiunta di nuovi +errori, il suo uso è deprecato e si deve sempre usare \func{perror}. \begin{figure}[!htbp] \footnotesize \centering @@ -3131,8 +3143,8 @@ stampa, a seconda dell'opzione scelta il messaggio di errore (\texttt{\small \subsection{Alcune estensioni GNU} \label{sec:sys_err_GNU} -Le precedenti funzioni sono quelle definite ed usate nei vari standard; le -\acr{glibc} hanno però introdotto una serie di estensioni ``GNU'' che +Le precedenti funzioni sono quelle definite ed usate nei vari standard; la +\acr{glibc} ha però introdotto una serie di estensioni ``GNU'' che forniscono alcune funzionalità aggiuntive per una gestione degli errori semplificata e più efficiente. @@ -3154,7 +3166,7 @@ molte occasioni invece serve poter scrivere dei messaggi con maggiori informazioni. Ad esempio negli standard di programmazione GNU si richiede che ogni messaggio di errore sia preceduto dal nome del programma, ed in generale si può voler stampare il contenuto di qualche variabile per facilitare la -comprensione di un eventuale problema. Per questo le \acr{glibc} definiscono +comprensione di un eventuale problema. Per questo la \acr{glibc} definisce la funzione \funcd{error}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ @@ -3209,7 +3221,7 @@ l'errore è \funcd{error\_at\_line}; il suo prototipo è: per il fatto che, separati con il solito due punti-spazio, vengono inseriti un nome di file indicato da \param{fname} ed un numero di linea subito dopo la stampa del nome del programma. Inoltre essa usa un'altra variabile globale, -\var{error\_one\_per\_line}, che impostata ad un valore diverso da zero fa si +\var{error\_one\_per\_line}, che impostata ad un valore diverso da zero fa sì che errori relativi alla stessa linea non vengano ripetuti. @@ -3226,7 +3238,7 @@ che errori relativi alla stessa linea non vengano ripetuti. % LocalWords: newlen ENOTDIR EINVAL ENOMEM linux array oldvalue paging stack % LocalWords: TCP shell Documentation ostype hostname osrelease version mount % LocalWords: const source filesystemtype mountflags ENODEV ENOTBLK block read -% LocalWords: device EBUSY only EACCES NODEV ENXIO major RTSIG syscall PID NSS +% LocalWords: device EBUSY only EACCES NODEV ENXIO major RTSIG syscall PID % LocalWords: number EMFILE dummy ENAMETOOLONG ENOENT ELOOP virtual devfs MGC % LocalWords: magic MSK RDONLY NOSUID suid sgid NOEXEC SYNCHRONOUS REMOUNT MNT % LocalWords: MANDLOCK mandatory locking WRITE APPEND append IMMUTABLE NOATIME @@ -3268,7 +3280,7 @@ che errori relativi alla stessa linea non vengano ripetuti. % LocalWords: memory mlockall MAP LOCKED shmctl MSGQUEUE attr NICE nice MADV % LocalWords: madvise WILLNEED RTPRIO sched setscheduler setparam scheduling % LocalWords: RTTIME execve kb prlimit pid new old ESRCH EUSERS refresh high -% LocalWords: resolution HRT jiffies strptime +% LocalWords: resolution HRT jiffies strptime pre l'I value argument %%% Local Variables: %%% mode: latex