X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=system.tex;h=1e5a20f878d802c0e87002f56354df4d592b8d25;hp=1f1f00c58dc9165286fd66d96f0797cc136afb01;hb=85acea6db3dceef49bbaf7b02f73895425ea1168;hpb=128620016688ca796362cef5b1fefe9e8b52f112 diff --git a/system.tex b/system.tex index 1f1f00c..1e5a20f 100644 --- a/system.tex +++ b/system.tex @@ -903,14 +903,14 @@ struct statfs { Le \acr{glibc} provvedono infine una serie di funzioni per la gestione dei due -file standard \file{/etc/fstab} e \file{/etc/mtab}, che convenzionalmente sono -usati in quasi tutti i sistemi unix-like per mantenere rispettivamente le -informazioni riguardo ai filesystem da montare e a quelli correntemente -montati. Le funzioni servono a leggere il contenuto di questi file in -opportune strutture \var{struct fstab} e \var{struct mntent}, e, per -\file{/etc/mtab} per inserire e rimuovere le voci presenti nel file. - -In generale si dovrebbero usare queste funzioni (in particolar modo quelle +file \file{/etc/fstab} ed \file{/etc/mtab}, che convenzionalmente sono usati in +quasi tutti i sistemi unix-like per mantenere rispettivamente le informazioni +riguardo ai filesystem da montare e a quelli correntemente montati. Le +funzioni servono a leggere il contenuto di questi file in opportune strutture +\var{struct fstab} e \var{struct mntent}, e, per \file{/etc/mtab} per inserire +e rimuovere le voci presenti nel file. + +In generale si dovrebbero usare queste funzioni (in particolare quelle relative a \file{/etc/mtab}), quando si debba scrivere un programma che effettua il montaggio di un filesystem; in realtà in questi casi è molto più semplice invocare direttamente il programma \cmd{mount}, per cui ne @@ -1848,8 +1848,8 @@ norma l'uso delle funzioni precedenti sostituite da \func{gettimeofday} e \func{settimeofday},\footnote{le due funzioni \func{time} e \func{stime} sono più antiche e derivano da SVr4, \func{gettimeofday} e \func{settimeofday} sono state introdotte da BSD, ed - in BSD4.3 sono indicate come sostitute delle precedenti.} mentre i cui -prototipi sono: + in BSD4.3 sono indicate come sostitute delle precedenti.} i cui prototipi +sono: \begin{functions} \headdecl{sys/time.h} \headdecl{time.h} @@ -1871,7 +1871,7 @@ prototipi sono: Queste funzioni utilizzano una struttura di tipo \var{timeval}, la cui definizione, insieme a quella della analoga \var{timespec}, è riportata in -\figref{fig:sys_timeval_struct}. Le \acr{glibc} infatti provvedono queste due +\figref{fig:sys_timeval_struct}. Le \acr{glibc} infatti forniscono queste due rappresentazioni alternative del \textit{calendar time} che rispetto a \type{time\_t} consentono rispettivamente precisioni del microsecondo e del nanosecondo.\footnote{la precisione è solo teorica, la precisione reale della @@ -1911,11 +1911,12 @@ non pertanto deve essere sempre settato a \macro{NULL}. Modificare l'orologio di sistema con queste funzioni è comunque problematico, -in quanto esse effettuano un cambiamento immediato. Ad esempio se si porta -avanti l'orologio si possono perdere delle esecuzioni di \cmd{cron} -programmate nell'intervallo che si è saltato. Per questo motivo la modalità -più corretta per settare l'ora è quella di usare la funzione \func{adjtime}, -il cui prototipo è: +in quanto esse effettuano un cambiamento immediato. Questo può creare dei +buchi o delle ripetizioni nello scorrere dell'orologio di sistema, con +conseguenze indesiderate; ad esempio se si porta avanti l'orologio si possono +perdere delle esecuzioni di \cmd{cron} programmate nell'intervallo che si è +saltato. Per questo motivo la modalità più corretta per settare l'ora è quella +di usare la funzione \func{adjtime}, il cui prototipo è: \begin{prototype}{sys/time.h} {int adjtime(const struct timeval *delta, struct timeval *olddelta)} @@ -1926,8 +1927,8 @@ il cui prototipo \end{prototype} Questa funzione permette di avere un aggiustamento graduale del tempo di -sistema in modo che esso sia sempre monotonicamente crescente. Il valore di -\param{delta} esprime il valore di cui si vuole spostare l'orologio; se è +sistema in modo che esso sia sempre crescente in maniera monotona. Il valore +di \param{delta} esprime il valore di cui si vuole spostare l'orologio; se è positivo l'orologio sarà accelerato per un certo tempo in modo da guadagnare il tempo richiesto, altrimenti sarà rallentato. Il secondo parametro viene usato, se non nullo, per ricevere il valore dell'ultimo aggiustamento @@ -2083,12 +2084,12 @@ amministratore si otterr \label{sec:sys_date} Le funzioni viste al paragrafo precedente sono molto utili per trattare le -operazioni elementari sui tempi, però esprimere il tempo in numero di secondi, -se ha senso per un intervallo, non è molto intuitivo quando si deve esprimere -un'ora o una data in forma naturale. Per questo motivo esiste una ulteriore -rappresentazione, detta \textit{broken-down time}, che permette appunto di -\textsl{suddividere} il \textit{calendar time} in ore, minuti, secondi, ecc. - +operazioni elementari sui tempi, però le rappresentazioni del tempo ivi +illustrate, se han senso per specificare un intervallo, non sono molto +intuitive quando si deve esprimere un'ora o una data. Per questo motivo è +stata introdotta una ulteriore rappresentazione, detta \textit{broken-down + time}, che permette appunto di \textsl{suddividere} il \textit{calendar + time} usuale in ore, minuti, secondi, ecc. \begin{figure}[!htb] \footnotesize \centering @@ -2104,17 +2105,125 @@ struct tm { int tm_wday; /* day of the week */ int tm_yday; /* day in the year */ int tm_isdst; /* daylight saving time */ + long int tm_gmtoff; /* Seconds east of UTC. */ + cost char *tm_zone; /* Timezone abbreviation. */ }; \end{lstlisting} \end{minipage} \normalsize - \caption{La struttura \var{tm} .} + \caption{La struttura \var{tm} per una rappresentazione del tempo in termini + di ora, minuti, secondi, ecc.} \label{fig:sys_tm_struct} \end{figure} Questo viene effettuato attraverso una opportuna struttura \var{tm}, la cui -definizione è riportata in \figref{fig:sys_tm_struct}, e a questo livello -diventa anche possibile inserire la gestione dell'ora locale. +definizione è riportata in \figref{fig:sys_tm_struct}, ed è in genere questa +struttura che si utilizza quando si deve specificare un tempo a partire dai +dati naturali (ora e data), dato che essa consente anche di trattare la +gestione del fuso orario e dell'ora legale.\footnote{in realtà i due campi + \var{tm\_gmtoff} e \var{tm\_zone} sono estensioni previste per da BSD e + dalle \acr{glibc}, che, quando è definita \macro{\_BSD\_SOURCE}, hanno la + forma in \figref{fig:sys_tm_struct}.} + +Le funzioni per la gestione del \textit{broken-down time} sono varie e vanno +da quelle usate per convertire gli altri formati in questo, usando o meno +l'ora locale o il tempo universale, a quelle per trasformare il valore di un +tempo in una stringa contenente data ed ora, i loro prototipi sono: +\begin{functions} + \headdecl{time.h} + \funcdecl{char *asctime(const struct tm *tm)} + Produce una stringa con data e ora partendo da un valore espresso in + \textit{broken-down time}. + + \funcdecl{char *ctime(const time\_t *timep)} + Produce una stringa con data e ora partendo da un valore espresso in + in formato \type{time\_t}. + + \funcdecl{struct tm *gmtime(const time\_t *timep)} + Converte il \textit{calendar time} dato in formato \type{time\_t} in un + \textit{broken-down time} espresso in UTC. + + \funcdecl{struct tm *localtime(const time\_t *timep)} + Converte il \textit{calendar time} dato in formato \type{time\_t} in un + \textit{broken-down time} espresso nell'ora locale. + + \funcdecl{time\_t mktime(struct tm *tm)} + Converte il \textit{broken-down time} in formato \type{time\_t}. + + \bodydesc{Tutte le funzioni restituiscono un puntatore al risultato in caso + di successo e \macro{NULL} in caso di errore, tranne che \func{mktime} che + restitusce direttamente il valore o -1 in caso di errore.} +\end{functions} + +Le prime due funzioni, \func{asctime} e \func{ctime} servono per poter +stampare in forma leggibile un tempo; esse restituiscono il puntatore ad una +stringa, allocata staticamente, nella forma: +\begin{verbatim} +"Wed Jun 30 21:49:08 1993\n" +\end{verbatim} +e settano anche la variabile \var{tzname} con l'infomazione della \textit{time + zone} corrente; \func{ctime} è banalmente definita in termini di +\func{asctime} come \code{asctime(localtime(t)}. Dato che l'uso di una stringa +statica rende le funzioni non rientranti POSIX.1c e SUSv2 prevedono due +sostitute rientranti, il cui nome è al solito ottenuto appendendo un +\code{\_r}, che prendono un secondo parametro \code{char *buf}, in cui +l'utente deve specificare il buffer su cui la stringa deve essere copiata +(deve essere di almeno 26 caratteri). + +Le altre tre funzioni, \func{gmtime}, \func{localtime} e \func{mktime} servono +per convertire il tempo dal formato \type{time\_t} a quello di \var{tm} e +viceversa; \func{gmtime} effettua la conversione usando il tempo coordinato +universale (UTC), cioè l'ora di Greenwich; mentre \func{localtime} usa l'ora +locale; \func{mktime} esegue la conversione inversa. + +Anche in questo caso le prime due funzioni restituiscono l'indirizzo di una +struttura allocata staticamente, per questo sono state definite anche altre +due versioni rientranti (con la solita estensione \code{\_r}), che prevedono +un secondo parametro \code{struct tm *result}, fornito dal chiamante, che deve +preallocare la struttura su cui sarà restituita la conversione. + +Come mostrato in \figref{fig:sys_tm_struct} il \textit{broken-down time} +permette di tenere conto anche della differenza fra tempo universale e ora +locale, compresa l'eventuale ora legale. Questo viene fatto attraverso le tre +variabli globali mostrate in \figref{fig:sys_tzname}, cui si accede quando si +include \file{time.h}. Queste variabili vengono settate quando si chiama una +delle precedenti funzioni di conversione, oppure invocando direttamente la +funzione \func{tzset}, il cui prototipo è: +\begin{prototype}{sys/timex.h} +{void tzset(void)} + + Setta le variabili globali della \textit{time zone}. + + \bodydesc{La funzione non ritorna niente e non dà errori.} +\end{prototype} + +La funzione inizializza le varaibili di \figref{fig:sys_tzname} a partire dal +valore della variabile di ambiente \macro{TZ}, se quest'ultima non è definita +verrà usato il file \file{/etc/localtime}. + +\begin{figure}[!htb] + \footnotesize + \centering + \begin{minipage}[c]{15cm} + \begin{lstlisting}[labelstep=0]{}%,frame=,indent=1cm]{} +extern char *tzname[2]; +extern long timezone; +extern int daylight; + \end{lstlisting} + \end{minipage} + \normalsize + \caption{Le variabili globali usate per la gestione delle \textit{time + zone}.} + \label{fig:sys_tzname} +\end{figure} + +La variabile \var{tzname} contiene due stringhe, che indicano i due nomi +standard della \textit{time zone} corrente. La prima è il nome per l'ora +solare, la seconda per l'ora legale.\footnote{anche se sono indicati come + \code{char *} non è il caso di modificare queste stringhe.} La variabile +\var{timezone} indica la differenza di fuso orario in secondi, mentre +\var{daylight} indica se è attiva o meno l'ora legale. + \section{La gestione degli errori} @@ -2129,7 +2238,7 @@ Esamineremo in questa sezione le sue caratteristiche principali. \subsection{La variabile \var{errno}} \label{sec:sys_errno} -Quasi tutte le funzioni delle librerie del C sono in grado di individuare e +Quasi tutte le funzioni delle librerie del C sono in grado di individuare e riportare condizioni di errore, ed è una buona norma di programmazione controllare sempre che le funzioni chiamate si siano concluse correttamente. @@ -2181,39 +2290,59 @@ riportare in opportuni messaggi le condizioni di errore verificatesi. La prima funzione che si può usare per ricavare i messaggi di errore è \func{strerror}, il cui prototipo è: \begin{prototype}{string.h}{char *strerror(int errnum)} - Ritorna una stringa (statica) che descrive l'errore il cui codice è passato - come parametro. + Restituisce una stringa con il messaggio di errore relativo ad + \param{errnum}. + + \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore alla stringa col messaggio di + errore in caso di successo e \macro{NULL} in caso di errore, nel qual caso + \var{errno} sarà settata a \macro{EINVAL} se si è specificato un numero di + errore non valido.} \end{prototype} In generale \func{strerror} viene usata passando \var{errno} come parametro; nel caso si specifichi un codice sbagliato verrà restituito un messaggio di -errore sconosciuto. La funzione utilizza una stringa statica che non deve -essere modificata dal programma e che è utilizzabile solo fino ad una chiamata -successiva a \func{strerror}; nel caso si usino i thread è -provvista\footnote{questa funzione è una estensione GNU, non fa parte dello - standard POSIX.} una versione apposita: +errore sconosciuto, e la funzione restituirà come errore \macro{EINVAL}. La +funzione tiene conto del valore della variabile di ambiente +\macro{LC\_MESSAGES} per usare eventuali traduzioni dei messaggi d'errore +nella localizzazione presente. + +La funzione utilizza una stringa statica che non deve essere modificata dal +programma e che è utilizzabile solo fino ad una chiamata successiva a +\func{strerror}; per questo motivo non è rientrante e nel caso si usino i +thread è provvista\footnote{questa funzione è la versione prevista dalle + \acr{glibc}, ed effettivamente definita in \file{string.h}, ne esiste una + analoga nello standard SUSv3 (quella riportata dalla man page), che + restituisce \code{int} al posto di \code{char *}, e che tronca la stringa + restituita a \param{size}.} una versione apposita: \begin{prototype}{string.h} -{char *strerror\_r(int errnum, char *buff, size\_t size)} - Analoga a \func{strerror} ma ritorna il messaggio in un buffer - specificato da \param{buff} di lunghezza massima (compreso il terminatore) - \param{size}. + {char * strerror\_r(int errnum, char *buf, size\_t size)} + + Analoga a \func{strerror} ma usa il buffer \param{buf} di lunghezza massima + (compreso il terminatore) \param{size}. + + \bodydesc{La funzione restitusce il puntatore alla stringa; in caso di + errore \var{errno} oltre a \macro{EINVAL} può assumere anche il valore + \macro{ERANGE} per indicare che non c'è sufficiente memoria per contenere + la stringa di descrizione.} \end{prototype} \noindent che utilizza un buffer che il singolo thread deve allocare, per evitare i -problemi connessi alla condivisione del buffer statico. Infine, per completare -la caratterizzazione dell'errore, si può usare anche la variabile -globale\footnote{anche questa è un'estensione GNU.} -\var{program\_invocation\_short\_name} che riporta il nome del programma -attualmente in esecuzione. +problemi connessi alla condivisione del buffer statico. La funzione +restituisce l'indirizzo della stringa usata, che può essere contenuta nel +buffer specificato da \param{buf}, per una lunghezza non superiore a +\param{size}, nel qual caso la stringa sarebbe troncata e terminata con +\macro{NUL}. + Una seconda funzione usata per riportare i codici di errore in maniera automatizzata sullo standard error (vedi \secref{sec:file_std_descr}) è \func{perror}, il cui prototipo è: -\begin{prototype}{stdio.h}{void perror (const char *message)} +\begin{prototype}{stdio.h}{void perror(const char *message)} Stampa il messaggio di errore relativo al valore corrente di \var{errno} sullo standard error; preceduto dalla stringa \var{message}. \end{prototype} -i messaggi di errore stampati sono gli stessi di \func{strerror}, (riportati + +I messaggi di errore stampati sono gli stessi di \func{strerror}, (riportati in \capref{cha:errors}), e, usando il valore corrente di \var{errno}, si riferiscono all'ultimo errore avvenuto. La stringa specificata con \var{message} viene stampato prime del messaggio d'errore, seguita dai due @@ -2230,18 +2359,6 @@ la prima contiene i puntatori alle stringhe di errore indicizzati da l'utilizzo di questa stringa è sostanzialmente equivalente a quello di \func{strerror}. -In \nfig\ è riportata la sezione attinente del codice del programma -\cmd{errcode}, che può essere usato per stampare i messaggi di errore e le -costanti usate per identificare i singoli errori; il sorgente completo del -programma è allegato nel file \file{ErrCode.c} e contiene pure la gestione -delle opzioni e tutte le definizioni necessarie ad associare il valore -numerico alla costante simbolica. In particolare si è riportata la sezione che -converte la stringa passata come parametro in un intero (\texttt{\small - 1--2}), controllando con i valori di ritorno di \func{strtol} che la -conversione sia avvenuta correttamente (\texttt{\small 4--10}), e poi stampa, -a seconda dell'opzione scelta il messaggio di errore (\texttt{\small 11--14}) -o la macro (\texttt{\small 15--17}) associate a quel codice. - \begin{figure}[!htb] \footnotesize \begin{lstlisting}{} @@ -2267,6 +2384,93 @@ o la macro (\texttt{\small 15--17}) associate a quel codice. \label{fig:sys_err_mess} \end{figure} +In \figref{fig:sys_err_mess} è riportata la sezione attinente del codice del +programma \cmd{errcode}, che può essere usato per stampare i messaggi di +errore e le costanti usate per identificare i singoli errori; il sorgente +completo del programma è allegato nel file \file{ErrCode.c} e contiene pure la +gestione delle opzioni e tutte le definizioni necessarie ad associare il +valore numerico alla costante simbolica. In particolare si è riportata la +sezione che converte la stringa passata come parametro in un intero +(\texttt{\small 1--2}), controllando con i valori di ritorno di \func{strtol} +che la conversione sia avvenuta correttamente (\texttt{\small 4--10}), e poi +stampa, a seconda dell'opzione scelta il messaggio di errore (\texttt{\small + 11--14}) o la macro (\texttt{\small 15--17}) associate a quel codice. + + + +\subsection{Alcune estensioni GNU} +\label{sec:sys_err_GNU} + +Le precedenti funzioni sono quelle definite ed usate nei vari standard; le +\acr{glibc} hanno però introdotto una serie di estensioni ``GNU'' che +forniscono alcune funzionalità aggiuntive per una gestione degli errori +semplificata e più efficiente. + +La prima estenzione consiste in due variabili, \code{char * + program\_invocation\_name} e \code{char * program\_invocation\_short\_name} +servono per ricavare il nome del programma; queste sono utili quando si deve +aggiungere il nome del programma (cosa comune quando si ha un programma che +non viene lanciato da linea di comando e salva gli errori in un file di log) +al messaggio d'errore. La prima contiene il nome usato per lanciare il +programma (ed è equivalente ad \code{argv[0]}); la seconda mantiene solo il +nome del programma (senza eventuali directory in testa). + +Uno dei problemi che si hanno con l'uso di \func{perror} è che non c'è +flessibilità su quello che si può aggiungere al messaggio di errore, che può +essere solo una stringa. In molte occasioni invece serve poter scrivere dei +messaggi con maggiore informazione; ad esempio negli standard di +programmazione GNU si richiede che ogni messaggio di errore sia preceduto dal +nome del programma, ed in generale si può voler stampare il contenuto di +qualche variabile; per questo le \acr{glibc} definiscono la funzione +\func{error}, il cui prototipo è: +\begin{prototype}{stdio.h} +{void error(int status, int errnum, const char *format, ...)} + +Stampa un messaggio di errore formattato. + +\bodydesc{La funzione non restituisce nulla e non riporta errori.} +\end{prototype} + +La funzione fa parte delle estensioni GNU per la gestione degli errori, +l'argomento \param{format} prende la stessa sintassi di \func{printf}, ed i +relativi parametri devono essere forniti allo stesso modo, mentre +\param{errnum} indica l'errore che si vuole segnalare (non viene quindi usato +il valore corrente di \var{errno}); la funzione stampa sullo standard error il +nome del programma, come indicato dalla variabile globale \var{program\_name}, +seguito da due punti ed uno spazio, poi dalla stringa generata da +\param{format} e dagli argomenti seguenti, seguita da due punti ed uno spazio +infine il messaggio di errore relativo ad \param{errnum}, il tutto è terminato +da un a capo. + +Il comportamento della funzione può essere ulteriormente controllato se si +definisce una variabile \var{error\_print\_progname} come puntatore ad una +funzione \ctyp{void} che restituisce \ctyp{void} che si incarichi di stampare +il nome del programma. + +L'argomento \param{status} può essere usato per terminare direttamente il +programma in caso di errore, nel qual caso \func{error} dopo la stampa del +messaggio di errore chiama \func{exit} con questo stato di uscita. Se invece +il valore è nullo \func{error} ritorna normalmente ma viene incrementata +un'altra variabile globale, \var{error\_message\_count}, che tiene conto di +quanti errori ci sono stati. + +Un'altra funzione per la stampa degli errori, ancora più sofisticata, è +\func{error\_at\_line}, che prende due argomenti aggiuntivi per indicare linea +e file su cui è avvenuto l'errore; il suo prototipo è: +\begin{prototype}{stdio.h} +{void error\_at\_line(int status, int errnum, const char *fname, + unsigned int lineno, const char *format, ...)} + +Stampa un messaggio di errore formattato. + +\bodydesc{La funzione non restituisce nulla e non riporta errori.} +\end{prototype} +\noindent ed il suo comportamento è identico a quello di \func{error} se non +per il fatto che, separati con il solito due punti-spazio, vengono inseriti un +nome di file indicato da \param{fname} ed un numero di linea subito dopo la +stampa del nome del programma. + + %%% Local Variables: