X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=system.tex;h=031892523c6d0ece520d31735e464c8c82bb92c5;hp=127095d603400be6e07b647da4ee324d274337a9;hb=99fa5a06cd27160cf673e3483ad552d32efa2c05;hpb=3f50b8e3fd683f710e34a88436109157d328e1b6 diff --git a/system.tex b/system.tex index 127095d..0318925 100644 --- a/system.tex +++ b/system.tex @@ -113,7 +113,7 @@ da \headfile{limits.h}, è riportato in tab.~\ref{tab:sys_ansic_macro}. Come si può vedere per la maggior parte questi limiti attengono alle dimensioni dei dati interi, che sono in genere fissati dall'architettura hardware, le analoghe informazioni per i dati in virgola mobile sono definite a parte, ed -accessibili includendo \headfile{float.h}. +accessibili includendo \headfiled{float.h}. \begin{table}[htb] \centering @@ -679,7 +679,7 @@ modalità per effettuare lo spegnimento o il riavvio di una macchina. Tradizionalmente le informazioni utilizzate nella gestione di utenti e gruppi (password, corrispondenze fra nomi simbolici e \ids{UID} numerici, home directory, ecc.) venivano registrate all'interno dei due file di testo -\conffile{/etc/passwd} ed \conffile{/etc/group}, il cui formato è descritto +\conffiled{/etc/passwd} ed \conffiled{/etc/group}, il cui formato è descritto dalle relative pagine del manuale\footnote{nella quinta sezione, quella dei file di configurazione (esistono comandi corrispondenti), una trattazione sistemistica dell'intero argomento coperto in questa sezione si consulti @@ -689,7 +689,7 @@ file. In realtà oltre a questi due file da molto tempo gran parte dei sistemi unix-like usano il cosiddetto sistema delle \textit{shadow password} che -prevede anche i due file \conffile{/etc/shadow} e \conffile{/etc/gshadow}, in +prevede anche i due file \conffiled{/etc/shadow} e \conffiled{/etc/gshadow}, in cui sono state spostate le informazioni di autenticazione (ed inserite alcune estensioni di gestione avanzata) per toglierle dagli altri file che devono poter essere letti da qualunque processo per poter effettuare l'associazione @@ -754,7 +754,7 @@ utenti (che nelle versioni più recenti per la parte di credenziali di autenticazione vengono ottenute attraverso PAM) relative all'utente specificato attraverso il suo \ids{UID} o il nome di login. Entrambe le funzioni restituiscono un puntatore ad una struttura di tipo \struct{passwd} -la cui definizione (anch'essa eseguita in \headfile{pwd.h}) è riportata in +la cui definizione (anch'essa eseguita in \headfiled{pwd.h}) è riportata in fig.~\ref{fig:sys_passwd_struct}, dove è pure brevemente illustrato il significato dei vari campi. @@ -774,9 +774,9 @@ La struttura usata da entrambe le funzioni è allocata staticamente, per questo motivo viene sovrascritta ad ogni nuova invocazione, lo stesso dicasi per la memoria dove sono scritte le stringhe a cui i puntatori in essa contenuti fanno riferimento. Ovviamente questo implica che dette funzioni non possono -essere \index{funzioni!rientranti} rientranti; per questo motivo ne esistono -anche due versioni alternative (denotate dalla solita estensione \code{\_r}), -i cui prototipi sono: +essere rientranti; per questo motivo ne esistono anche due versioni +alternative (denotate dalla solita estensione \code{\_r}), i cui prototipi +sono: \begin{funcproto}{ \fhead{pwd.h} @@ -836,8 +836,8 @@ i loro prototipi sono: \end{funcproto} Come per le precedenti per gli utenti esistono anche le analoghe versioni -\index{funzioni!rientranti} rientranti che di nuovo utilizzano la stessa -estensione \code{\_r}; i loro prototipi sono: +rientranti che di nuovo utilizzano la stessa estensione \code{\_r}; i loro +prototipi sono: \begin{funcproto}{ \fhead{grp.h} @@ -856,7 +856,6 @@ estensione \code{\_r}; i loro prototipi sono: sottostanti.} \end{funcproto} - Il comportamento di tutte queste funzioni è assolutamente identico alle precedenti che leggono le informazioni sugli utenti, l'unica differenza è che in questo caso le informazioni vengono restituite in una struttura di tipo @@ -898,23 +897,19 @@ di utenti e gruppi, con il formato classico di \conffile{/etc/passwd} e \hline \funcm{fgetpwent} & Legge una voce dal file di registro degli utenti specificato.\\ - \funcm{fgetpwent\_r}& Come la precedente, ma \index{funzioni!rientranti} - rientrante.\\ + \funcm{fgetpwent\_r}& Come la precedente, ma rientrante.\\ \funcm{putpwent} & Immette una voce in un file di registro degli utenti.\\ \funcm{getpwent} & Legge una voce da \conffile{/etc/passwd}.\\ - \funcm{getpwent\_r} & Come la precedente, ma \index{funzioni!rientranti} - rientrante.\\ + \funcm{getpwent\_r} & Come la precedente, ma rientrante.\\ \funcm{setpwent} & Ritorna all'inizio di \conffile{/etc/passwd}.\\ \funcm{endpwent} & Chiude \conffile{/etc/passwd}.\\ \funcm{fgetgrent} & Legge una voce dal file di registro dei gruppi specificato.\\ - \funcm{fgetgrent\_r}& Come la precedente, ma \index{funzioni!rientranti} - rientrante.\\ + \funcm{fgetgrent\_r}& Come la precedente, ma rientrante.\\ \funcm{putgrent} & Immette una voce in un file di registro dei gruppi.\\ \funcm{getgrent} & Legge una voce da \conffile{/etc/group}.\\ - \funcm{getgrent\_r} & Come la precedente, ma \index{funzioni!rientranti} - rientrante.\\ + \funcm{getgrent\_r} & Come la precedente, ma rientrante.\\ \funcm{setgrent} & Ritorna all'inizio di \conffile{/etc/group}.\\ \funcm{endgrent} & Chiude \conffile{/etc/group}.\\ \hline @@ -1007,7 +1002,7 @@ registro alternativo, sia \func{setutent} che \func{endutent} operano usando il default che è \sysfile{/var/run/utmp} il cui nome, così come una serie di altri valori di default per i \textit{pathname} di uso più comune, viene mantenuto nei valori di una serie di costanti definite includendo -\headfile{paths.h}, in particolare quelle che ci interessano sono: +\headfiled{paths.h}, in particolare quelle che ci interessano sono: \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}} \item[\const{\_PATH\_UTMP}] specifica il file che contiene il registro per gli utenti correntemente collegati, questo è il valore che viene usato se non si @@ -1132,11 +1127,10 @@ hanno lo stesso identico comportamento. Per completezza viene definita anche Come già visto in sez.~\ref{sec:sys_user_group}, l'uso di strutture allocate staticamente rende le funzioni di lettura dei dati appena illustrate non -\index{funzioni!rientranti} rientranti. Per questo motivo le \acr{glibc} -forniscono anche delle versioni \index{funzioni!rientranti} rientranti: -\func{getutent\_r}, \func{getutid\_r}, \func{getutline\_r}, che invece di -restituire un puntatore restituiscono un intero e prendono due argomenti -aggiuntivi, i rispettivi prototipi sono: +rientranti. Per questo motivo le \acr{glibc} forniscono anche delle versioni +rientranti: \func{getutent\_r}, \func{getutid\_r}, \func{getutline\_r}, che +invece di restituire un puntatore restituiscono un intero e prendono due +argomenti aggiuntivi, i rispettivi prototipi sono: \begin{funcproto}{ \fhead{utmp.h} @@ -1156,10 +1150,9 @@ aggiuntivi, i rispettivi prototipi sono: \end{funcproto} Le funzioni si comportano esattamente come le precedenti analoghe non -\index{funzioni!rientranti} rientranti, solo che restituiscono il risultato -all'indirizzo specificato dal primo argomento aggiuntivo \param{buffer} mentre -il secondo, \param{result)} viene usato per restituire il puntatore al buffer -stesso. +rientranti, solo che restituiscono il risultato all'indirizzo specificato dal +primo argomento aggiuntivo \param{buffer} mentre il secondo, \param{result)} +viene usato per restituire il puntatore al buffer stesso. Infine le \acr{glibc} forniscono altre due funzioni, \funcd{updwtmp} e \funcd{logwtmp}, come estensione per scrivere direttamente delle voci nel file @@ -1187,7 +1180,7 @@ altri sistemi (ad esempio Solaris e NetBSD), per mantenere una coerenza con le altre funzioni definite nello standard che usano la struttura \struct{utmpx} la \acr{glibc} definisce anche una funzione \funcm{updwtmpx}, che come in precedenza è identica a \func{updwtmp} con la sola differenza di richiedere -l'uso di \headfile{utmpx.h} e di una struttura \struct{utmpx} come secondo +l'uso di \headfiled{utmpx.h} e di una struttura \struct{utmpx} come secondo argomento. @@ -1437,9 +1430,9 @@ vincoli e limiti di utilizzo. Come abbiamo accennato in sez.~\ref{sec:proc_wait} le informazioni riguardo l'utilizzo delle risorse da parte di un processo è mantenuto in una struttura di tipo \struct{rusage}, la cui definizione (che si trova in -\headfile{sys/resource.h}) è riportata in fig.~\ref{fig:sys_rusage_struct}. Si -ricordi che questa è una delle informazioni preservate attraverso una -\func{exec}. +\headfiled{sys/resource.h}) è riportata in +fig.~\ref{fig:sys_rusage_struct}. Si ricordi che questa è una delle +informazioni preservate attraverso una \func{exec}. \begin{figure}[!htb] \footnotesize @@ -1693,7 +1686,7 @@ riportati nel seguente elenco: processo con la prima ricezione. \item[\const{RLIMIT\_DATA}] Questa risorsa indica, in byte, la massima - dimensione del \index{segmento!dati} segmento dati di un processo (vedi + dimensione del segmento dati di un processo (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_layout}). Il tentativo di allocare più memoria di quanto indicato dal limite corrente causa il fallimento della funzione di allocazione eseguita (\func{brk} o \func{sbrk}) con un errore di @@ -1714,14 +1707,13 @@ riportati nel seguente elenco: \item[\const{RLIMIT\_MEMLOCK}] Questa risorsa indica, in byte, l'ammontare massimo di memoria che può essere bloccata in RAM da un processo (vedi - sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}). Dato che il \itindex{memory~locking} - \textit{memory locking} viene effettuato sulle pagine di memoria, il valore - indicato viene automaticamente arrotondato al primo multiplo successivo - della dimensione di una pagina di memoria. Il limite comporta il fallimento - delle \textit{system call} che eseguono il \textit{memory locking} - (\func{mlock}, \func{mlockall} ed anche, vedi - sez.~\ref{sec:file_memory_map}, \func{mmap} con l'operazione - \const{MAP\_LOCKED}). + sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}). Dato che il \textit{memory locking} viene + effettuato sulle pagine di memoria, il valore indicato viene automaticamente + arrotondato al primo multiplo successivo della dimensione di una pagina di + memoria. Il limite comporta il fallimento delle \textit{system call} che + eseguono il \textit{memory locking} (\func{mlock}, \func{mlockall} ed anche, + vedi sez.~\ref{sec:file_memory_map}, \func{mmap} con l'operazione + \const{MAP\_LOCKED}). Dal kernel 2.6.9 questo limite comprende anche la memoria che può essere bloccata da ciascun utente nell'uso della memoria condivisa (vedi @@ -1767,10 +1759,10 @@ messaggi vuoti che comunque richiede delle risorse di gestione. Questa risorsa \itindex{Resident~Set~Size~(RSS)} \textit{Resident Set Size}) cioè l'ammontare della memoria associata al processo che risiede effettivamente in RAM e non a quella eventualmente portata sulla \textit{swap} o non ancora - caricata dal filesystem per il \index{segmento!testo} segmento testo del - programma. Ha effetto solo sulle chiamate a \func{madvise} con - \const{MADV\_WILLNEED} (vedi sez.~\ref{sec:file_memory_map}). Presente solo - sui i kernel precedenti il 2.4.30. + caricata dal filesystem per il segmento testo del programma. Ha effetto + solo sulle chiamate a \func{madvise} con \const{MADV\_WILLNEED} (vedi + sez.~\ref{sec:file_memory_map}). Presente solo sui i kernel precedenti il + 2.4.30. \item[\const{RLIMIT\_RTPRIO}] Questa risorsa indica il valore massimo della priorità statica che un processo può assegnarsi o assegnare con @@ -2106,7 +2098,7 @@ operativi,\footnote{è possibile, ancorché assolutamente sconsigliabile, sistema viene mantenuto sempre in UTC e che la conversione all'ora locale del proprio fuso orario viene effettuata dalle funzioni di libreria utilizzando le opportune informazioni di localizzazione (specificate in -\conffile{/etc/timezone}). In questo modo si ha l'assicurazione che l'orologio +\conffiled{/etc/timezone}). In questo modo si ha l'assicurazione che l'orologio di sistema misuri sempre un tempo monotono crescente come nella realtà, anche in presenza di cambi di fusi orari. @@ -2163,6 +2155,7 @@ sistema come vedremo seguono questa convenzione, in tal caso il numero di definito in \headfile{time.h} è ormai considerato obsoleto e non deve essere usato. +\constbeg{HZ} In realtà tutti calcoli dei tempi vengono effettuati dal kernel per il cosiddetto \textit{software clock}, utilizzando il \textit{timer di sistema} e facendo i conti in base al numero delle interruzioni generate dello stesso, i @@ -2181,6 +2174,8 @@ valori determinino anche la corrispondente durata dei \textit{clock tick}, ma in realtà questa granularità viene calcolata in maniera indipendente usando la costante del kernel \const{USER\_HZ}. +\constend{HZ} + Fino al kernel 2.6.21 la durata di un \textit{jiffy} costituiva la risoluzione massima ottenibile nella misura dei tempi impiegabile in una \textit{system call} (ad esempio per i timeout). Con il 2.6.21 e l'introduzione degli @@ -2532,7 +2527,7 @@ delle costanti elencate in tab.~\ref{tab:adjtimex_return}. \end{table} La funzione richiede come argomento il puntatore ad una struttura di tipo -\struct{timex}, la cui definizione, effettuata in \headfile{sys/timex.h}, è +\struct{timex}, la cui definizione, effettuata in \headfiled{sys/timex.h}, è riportata in fig.~\ref{fig:sys_timex_struct} per i campi che interessano la possibilità di essere modificati documentati anche nella pagina di manuale. In realtà la struttura è stata estesa con ulteriori campi, i cui valori sono @@ -2722,9 +2717,8 @@ a \func{tzset} (che vedremo a breve), in modo che la data espressa tenga conto del fuso orario. In realtà \func{ctime} è banalmente definita in termini di \func{asctime} come \code{asctime(localtime(t)}. -Dato che l'uso di una stringa statica rende le funzioni non -\index{funzioni!rientranti} rientranti POSIX.1c e SUSv2 prevedono due -sostitute \index{funzioni!rientranti} rientranti, il cui nome è al solito +Dato che l'uso di una stringa statica rende le funzioni non rientranti +POSIX.1c e SUSv2 prevedono due sostitute rientranti, il cui nome è al solito ottenuto aggiungendo un \code{\_r}, che prendono un secondo argomento \code{char *buf}, in cui l'utente deve specificare il buffer su cui la stringa deve essere copiata (deve essere di almeno 26 caratteri). @@ -2761,12 +2755,11 @@ effettua una chiamata preventiva a \func{tzset}. Anche in questo caso le due funzioni restituiscono l'indirizzo di una struttura allocata staticamente, per questo sono state definite anche altre -due versioni \index{funzioni!rientranti} rientranti (con la solita estensione -\code{\_r}), che prevedono un secondo argomento \code{struct tm *result}, -fornito dal chiamante, che deve preallocare la struttura su cui sarà -restituita la conversione. La versione rientrante di \func{localtime} però non -effettua la chiamata preventiva a \func{tzset} che deve essere eseguita a cura -dell'utente. +due versioni rientranti (con la solita estensione \code{\_r}), che prevedono +un secondo argomento \code{struct tm *result}, fornito dal chiamante, che deve +preallocare la struttura su cui sarà restituita la conversione. La versione +rientrante di \func{localtime} però non effettua la chiamata preventiva a +\func{tzset} che deve essere eseguita a cura dell'utente. Infine \func{mktime} esegue la conversione di un \textit{broken-down time} a partire da una struttura \struct{tm} restituendo direttamente un valore di @@ -2782,12 +2775,11 @@ informazioni relative al proprio fuso orario per determinare lo stato dell'ora legale. La funzione inoltre modifica i valori della struttura \struct{tm} in forma di -\itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, normalizzando -i valori dei vari campi, impostando i valori risultanti per \var{tm\_wday} e -\var{tm\_yday} e assegnando a \var{tm\_isdst} il valore (positivo o nullo) -corrispondente allo stato dell'ora legale. La funzione inoltre provvede ad -impostare il valore della \index{variabili!globali} variabile globale -\var{tzname}. +\textit{value result argument}, normalizzando i valori dei vari campi, +impostando i valori risultanti per \var{tm\_wday} e \var{tm\_yday} e +assegnando a \var{tm\_isdst} il valore (positivo o nullo) corrispondente allo +stato dell'ora legale. La funzione inoltre provvede ad impostare il valore +della variabile globale \var{tzname}. \itindend{calendar~time} @@ -2798,8 +2790,8 @@ impostare il valore della \index{variabili!globali} variabile globale \includestruct{listati/time_zone_var.c} \end{minipage} \normalsize - \caption{Le \index{variabili!globali} variabili globali usate per la - gestione delle \itindex{timezone} \textit{timezone}.} + \caption{Le variabili globali usate per la gestione delle \itindex{timezone} + \textit{timezone}.} \label{fig:sys_tzname} \end{figure} @@ -2807,15 +2799,14 @@ Come accennato l'uso del \textit{broken-down time} permette di tenere conto anche della differenza fra tempo universale e ora locale, compresa l'eventuale ora legale. Questo viene fatto dalle funzioni di conversione grazie alle informazioni riguardo la propria \itindex{timezone} \textit{timezone} -mantenute nelle tre \index{variabili!globali} variabili globali mostrate in -fig.~\ref{fig:sys_tzname}, cui si si può accedere direttamente includendo -\headfile{time.h}. Come illustrato queste variabili vengono impostate -internamente da alcune delle delle precedenti funzioni di conversione, ma lo -si può fare esplicitamente chiamando direttamente la funzione \funcd{tzset}, -il cui prototipo è: +mantenute nelle tre variabili globali mostrate in fig.~\ref{fig:sys_tzname}, +cui si si può accedere direttamente includendo \headfile{time.h}. Come +illustrato queste variabili vengono impostate internamente da alcune delle +delle precedenti funzioni di conversione, ma lo si può fare esplicitamente +chiamando direttamente la funzione \funcd{tzset}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ -\fhead{sys/timex.h} +\fhead{time.h} \fdecl{void tzset(void)} \fdesc{Imposta le variabili globali della \textit{timezone}.} } @@ -2825,7 +2816,7 @@ il cui prototipo è: La funzione inizializza le variabili di fig.~\ref{fig:sys_tzname} a partire dal valore della variabile di ambiente \envvar{TZ}, se quest'ultima non è -definita verrà usato il file \conffile{/etc/localtime}. La variabile +definita verrà usato il file \conffiled{/etc/localtime}. La variabile \var{tzname} contiene due stringhe, che indicano i due nomi standard della \itindex{timezone} \textit{timezone} corrente. La prima è il nome per l'ora solare, la seconda per l'ora legale. Anche se in fig.~\ref{fig:sys_tzname} @@ -2974,15 +2965,15 @@ c'è stato un errore. Di solito questo valore, a seconda della funzione, è $-1$ o un puntatore nullo o la costante \val{EOF}; ma questo valore segnala solo che c'è stato un errore, e non il tipo di errore. -Per riportare il tipo di errore il sistema usa \index{variabili!globali} la -variabile globale \var{errno}, definita nell'header \headfile{errno.h}. Come -accennato l'uso di una variabile globale può comportare problemi nel caso dei -\itindex{thread} \textit{thread}, ma lo standard ISO C consente anche di -definire \var{errno} come un cosiddetto ``\textit{modifiable lvalue}'', cosa -che consente di usare anche una macro, e questo è infatti il metodo usato da -Linux per renderla locale ai singoli \itindex{thread} \textit{thread}. +Per riportare il tipo di errore il sistema usa la variabile globale +\var{errno}, definita nell'header \headfile{errno.h}. Come accennato l'uso di +una variabile globale può comportare problemi nel caso dei \itindex{thread} +\textit{thread}, ma lo standard ISO C consente anche di definire \var{errno} +come un cosiddetto ``\textit{modifiable lvalue}'', cosa che consente di usare +anche una macro, e questo è infatti il metodo usato da Linux per renderla +locale ai singoli \itindex{thread} \textit{thread}. -La variabile è in genere definita come \direct{volatile} dato che può essere +La variabile è in genere definita come \dirct{volatile} dato che può essere cambiata in modo asincrono da un segnale, per un esempio si veda sez.~\ref{sec:sig_sigchld} ricordando quanto trattato in sez.~\ref{sec:proc_race_cond}). Dato che un gestore di segnale scritto bene si @@ -3053,10 +3044,9 @@ La funzione \func{strerror} utilizza una stringa statica che non deve essere modificata dal programma; essa è utilizzabile solo fino ad una chiamata successiva a \func{strerror} o \func{perror} e nessun'altra funzione di libreria tocca questa stringa. In ogni caso l'uso di una stringa statica rende -la funzione non \index{funzioni!rientranti} rientrante, per cui nel caso si -usino i \itindex{thread} \textit{thread} la \acr{glibc} fornisce una apposita -versione \index{funzioni!rientranti} rientrante \funcd{strerror\_r}, il cui -prototipo è: +la funzione non rientrante, per cui nel caso si usino i \itindex{thread} +\textit{thread} la \acr{glibc} fornisce una apposita versione rientrante +\funcd{strerror\_r}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ \fhead{string.h} @@ -3109,7 +3099,7 @@ riferiscono all'ultimo errore avvenuto. La stringa specificata con personalizzazione (ad esempio l'indicazione del contesto in cui si è verificato), seguita dai due punti e da uno spazio, il messaggio è terminato con un a capo. Il messaggio può essere riportato anche usando le due -\index{variabili!globali} variabili globali: +variabili globali: \includecodesnip{listati/errlist.c} dichiarate in \headfile{errno.h}. La prima contiene i puntatori alle stringhe di errore indicizzati da \var{errno}; la seconda esprime il valore più alto @@ -3184,12 +3174,11 @@ sez.~\ref{sec:file_formatted_io}), ed i relativi argomenti devono essere forniti allo stesso modo, mentre \param{errnum} indica l'errore che si vuole segnalare (non viene quindi usato il valore corrente di \var{errno}). -La funzione stampa sullo \itindex{standard~error} \textit{standard error} il -nome del programma, come indicato dalla \index{variabili!globali} variabile -globale \var{program\_name}, seguito da due punti ed uno spazio, poi dalla -stringa generata da \param{format} e dagli argomenti seguenti, seguita da due -punti ed uno spazio infine il messaggio di errore relativo ad \param{errnum}, -il tutto è terminato da un a capo. +La funzione stampa sullo \textit{standard error} il nome del programma, come +indicato dalla variabile globale \var{program\_name}, seguito da due punti ed +uno spazio, poi dalla stringa generata da \param{format} e dagli argomenti +seguenti, seguita da due punti ed uno spazio infine il messaggio di errore +relativo ad \param{errnum}, il tutto è terminato da un a capo. Il comportamento della funzione può essere ulteriormente controllato se si definisce una variabile \var{error\_print\_progname} come puntatore ad una @@ -3200,8 +3189,8 @@ L'argomento \param{status} può essere usato per terminare direttamente il programma in caso di errore, nel qual caso \func{error} dopo la stampa del messaggio di errore chiama \func{exit} con questo stato di uscita. Se invece il valore è nullo \func{error} ritorna normalmente ma viene incrementata -un'altra \index{variabili!globali} variabile globale, -\var{error\_message\_count}, che tiene conto di quanti errori ci sono stati. +un'altra variabile globale, \var{error\_message\_count}, che tiene conto di +quanti errori ci sono stati. Un'altra funzione per la stampa degli errori, ancora più sofisticata, che prende due argomenti aggiuntivi per indicare linea e file su cui è avvenuto @@ -3221,10 +3210,9 @@ l'errore è \funcd{error\_at\_line}; il suo prototipo è: \noindent ed il suo comportamento è identico a quello di \func{error} se non per il fatto che, separati con il solito due punti-spazio, vengono inseriti un nome di file indicato da \param{fname} ed un numero di linea subito dopo la -stampa del nome del programma. Inoltre essa usa un'altra -\index{variabili!globali} variabile globale, \var{error\_one\_per\_line}, che -impostata ad un valore diverso da zero fa si che errori relativi alla stessa -linea non vengano ripetuti. +stampa del nome del programma. Inoltre essa usa un'altra variabile globale, +\var{error\_one\_per\_line}, che impostata ad un valore diverso da zero fa si +che errori relativi alla stessa linea non vengano ripetuti. % LocalWords: filesystem like kernel saved header limits sysconf sez tab float