X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=signal.tex;h=be01dc4ec8304c0b992281a202f3c5aa056a6633;hp=1fb456973a7ce88513f71146e5eaa9be970cb2ef;hb=f6c4cb8cabe3c33f7057e937d66c8dad6d017086;hpb=d0d7c2f8a828a91d9bd47fbe09b5df0e749a957b diff --git a/signal.tex b/signal.tex index 1fb4569..be01dc4 100644 --- a/signal.tex +++ b/signal.tex @@ -1443,42 +1443,41 @@ void Hand_CHLD(int sig) \end{figure} Il codice del manipolatore è di lettura immediata; come buona norma di -programmazione (si ricordi quanto accennato \secref{sec:sys_errno}) si comincia -(\texttt{\small 13}) con il salvare lo stato corrente di \var{errno}, in modo -da poterla ripristinare prima del ritorno del manipolatore (\texttt{\small - 23}). In questo modo si preserva il valore della variabile visto dal corso -di esecuzione principale del processo, che sarebbe altrimenti sarebbe -sovrascritto dal valore restituito nella successiva chiamata di \func{wait}. +programmazione (si ricordi quanto accennato \secref{sec:sys_errno}) si +comincia (\texttt{\small 12-13}) con il salvare lo stato corrente di +\var{errno}, in modo da poterlo ripristinare prima del ritorno del +manipolatore (\texttt{\small 22-23}). In questo modo si preserva il valore +della variabile visto dal corso di esecuzione principale del processo, che +sarebbe altrimenti sarebbe sovrascritto dal valore restituito nella successiva +chiamata di \func{wait}. Il compito principale del manipolatore è quello di ricevere lo stato di terminazione del processo, cosa che viene eseguita nel ciclo in -(\texttt{\small 15--21}). Il ciclo è necessario a causa di una caratteristica +(\texttt{\small 15-21}). Il ciclo è necessario a causa di una caratteristica fondamentale della gestione dei segnali: abbiamo già accennato come fra la generazione di un segnale e l'esecuzione del manipolatore possa passare un -certo lasso di tempo; dato che questo lasso di tempo può dipendere da parecchi -fattori esterni, niente ci assicura che il manipolatore venga eseguito prima -della generazione di altri segnali dello stesso tipo. In questo caso -normalmente i segnali vengono ``fusi'' insieme ed al processo ne viene -recapitato soltanto uno. +certo lasso di tempo e niente ci assicura che il manipolatore venga eseguito +prima della generazione di ulteriori segnali dello stesso tipo. In questo caso +normalmente i segnali segnali successivi vengono ``fusi'' col primo ed al +processo ne viene recapitato soltanto uno. -Questo può essere un caso comune proprio con \macro{SIGCHLD}, quando molti -processi figli terminano in rapida successione. Esso comunque si presenta -tutte le volte che un segnale viene bloccato: per quanti siano i segnali -emessi durante il periodo di blocco, una volta che esso viene rimosso ne sarà -recapitato uno solo. +Questo può essere un caso comune proprio con \macro{SIGCHLD}, qualora capiti +che molti processi figli terminino in rapida successione. Esso inoltre si +presenta tutte le volte che un segnale viene bloccato: per quanti siano i +segnali emessi durante il periodo di blocco, una volta che quest'ultimo sarà +rimosso sarà recapitato un solo segnale. -Nel caso della terminazione dei processi figli, se si chiamasse \func{waitpid} -una sola volta, essa leggerebbe un solo stato di teminazione, anche se i -processi terminati sono più di uno, con relativa possibilità di avere zombie -che non vengono eliminati. +Allora nel caso della terminazione dei processi figli, se si chiamasse +\func{waitpid} una sola volta, essa leggerebbe lo stato di teminazione per un +solo processo, anche se i processi terminati sono più di uno, e gli altri +resterebbero in stato di zombie per un tempo indefinito. -Per questo si esegue un ciclo (\texttt{\small 15--21}) in cui ripete la -lettura fintanto che essa non restituisce un valore nullo (si veda -\secref{sec:proc_wait} per la sintassi della funzione) segno che non resta -nessun processo di cui si debba ancora ricevere lo stato di terminazione. Si -noti come la funzione viene invocata con il parametro \macro{WNOHANG} che -permette di evitare che essa si blocchi quando tutti gli stati di terminazione -sono stati ricevuti. +Per questo occorre ripetere la chiamata di \func{waitpid} fino a che essa non +ritorni un valore nullo, segno che non resta nessun processo di cui si debba +ancora ricevere lo stato di terminazione (si veda \secref{sec:proc_wait} per +la sintassi della funzione). Si noti anche come la funzione venga invocata con +il parametro \macro{WNOHANG} che permette di evitare il suo blocco quando +tutti gli stati di terminazione sono stati ricevuti. @@ -1503,15 +1502,20 @@ casistica ordinaria. Come accennato in \secref{sec:sig_pause_sleep} è possibile implementare \func{sleep} a partire da dall'uso di \func{pause} e \func{alarm}. A prima vista questo può sembrare di implementazione immediata; ad esempio una -semplice versione di \func{sleep} potrebbe essere la seguente quella -illustrata in \ref{fig:sig_sleep_wrong}. +semplice versione di \func{sleep} potrebbe essere quella illustrata in +\figref{fig:sig_sleep_wrong}. -In questo caso si salva il precedente manipolatore in (\texttt{\small 15--21}) -per poi chiamare in sequenza \func{alarm} per specificare l'attesa e -\func{pause} per fermare il programma. Al ritorno di pause, causato dal -ritorno del manipolatore (\texttt{\small 15--21}) si ripristina il -manipolatore (\texttt{\small 15--21}) restituendo l'eventuale tempo rimanente -(\texttt{\small 15--21}). + +Dato che è nostra intenzione utilizzare \macro{SIGALARM} il primo passo della +nostra implementazione di sarà quello di installare il relativo manipolatore +salvando il precedente (\texttt{\small 4-7}). Si effettuerà poi una chiamata +ad \func{alarm} per specificare il tempo d'attesa per l'invio del segnale a +cui segue la chiamata a \func{pause} per fermare il programma (\texttt{\small + 8-9}) fino alla sua ricezione. Al ritorno di \func{pause}, causato dal +ritorno del manipolatore (\texttt{\small 15-23}), si ripristina il +manipolatore originario (\texttt{\small 10-11}) restituendo l'eventuale tempo +rimanente (\texttt{\small 12-13}) che potrà essere diverso da zero qualora +l'interruzione di \func{pause} venisse causata da un altro segnale. \begin{figure}[!htb] \footnotesize \centering @@ -1543,23 +1547,25 @@ void alarm_hand(int sig) { \end{lstlisting} \end{minipage} \normalsize - \caption{Una implementazione pericolosamente sbagliata di \func{sleep}.} + \caption{Una implementazione pericolosa di \func{sleep}.} \label{fig:sig_sleep_wrong} \end{figure} -Ma questo codice, a parte il non gestire il caso in cui si è avuta una -precedente chiamata a \func{alarm}, presenta una pericolosa race condition. -Infatti se il processo viene interrotto fra la chiamata di \func{alarm} e -\func{pause} può capitare (ad esempio se il sistema è molto carico) che -quest'ultima possa essere eseguita dopo l'arrivo di \macro{SIGALRM}. In questo -caso ci si troverebbe di fronte ad un deadlock, in cui \func{pause} non -verrebbe mai più interrotta (se non in caso di un altro segnale). +Questo codice però, a parte il non gestire il caso in cui si è avuta una +precedente chiamata a \func{alarm} (che si è tralasciato per brevità), +presenta una pericolosa race condition. Infatti se il processo viene +interrotto fra la chiamata di \func{alarm} e \func{pause} può capitare (ad +esempio se il sistema è molto carico) che il tempo di attesa scada prima +dell'esecuzione quest'ultima, cosicchè essa sarebbe eseguita dopo l'arrivo di +\macro{SIGALRM}. In questo caso ci si troverebbe di fronte ad un deadlock, in +quanto \func{pause} non verrebbe mai più interrotta (se non in caso di un +altro segnale). Questo problema può essere risolto (ed è la modalità con cui veniva fatto in SVr2) usando la funzione \func{longjump} (vedi \secref{sec:proc_longjmp}) per -uscire dal manipolatore; in questo modo, usando lo stato di uscita di -quest'ultima, si può evitare la chiamata a \func{pause}, con un codice come -quello riportato in \ref{fig:sig_sleep_incomplete}. +uscire dal manipolatore; in questo modo, con una condizione sullo stato di +uscita di quest'ultima, si può evitare la chiamata a \func{pause}, usando un +codice del tipo di quello riportato in \figref{fig:sig_sleep_incomplete}. \begin{figure}[!htb] \footnotesize \centering @@ -1598,17 +1604,20 @@ void alarm_hand(int sig) { \label{fig:sig_sleep_incomplete} \end{figure} -In questo caso il manipolatore non ritorna come in \ref{fig:sig_sleep_wrong}, -ma usa \func{longjmp} (\texttt{\small 15--21}) per rientrare nel corpo -principale del programma; dato che in questo caso il valore di uscita di -\func{setjmp} è 1 grazie alla condizione in (\texttt{\small 15--21}) si evita -in ogni caso che \func{pause} sia chiamata a vuoto. +In questo caso il manipolatore (\texttt{\small 18-26}) non ritorna come in +\figref{fig:sig_sleep_wrong}, ma usa \func{longjmp} (\texttt{\small 24}) per +rientrare nel corpo principale del programma; dato che in questo caso il +valore di uscita di \func{setjmp} è 1 grazie alla condizione in +(\texttt{\small 9-12}) si evita comunque che \func{pause} sia chiamata a +vuoto. Ma anche questa implementazione comporta dei problemi; in questo caso infatti -non viene gestita correttamente l'interazione con altri segnali; se infatti il -segnale di allarme interrompe un altro manipolatore, in questo caso +non viene gestita correttamente l'interazione con gli altri segnali; se +infatti il segnale di allarme interrompe un altro manipolatore, in questo caso l'esecuzione non riprenderà nel manipolatore in questione, ma nel ciclo -principale, interrompendone inopportunamente l'esecuzione. +principale, interrompendone inopportunamente l'esecuzione. È per questo +motivo che occorrono funzioni più sofisticate della semplice \func{signal} che +permettano di gestire in maniera più completa