X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=process.tex;h=831c6482e8e4b096847d7bf8a392d1b9225cba85;hp=c5f9187743a3da98a40164f0fd77c047295df12d;hb=17bae834f41549575a11ddf444d97de8d575269e;hpb=fd86592a845b5f76ad43ba2374ca0b798ffca595 diff --git a/process.tex b/process.tex index c5f9187..831c648 100644 --- a/process.tex +++ b/process.tex @@ -1,6 +1,6 @@ %% process.tex %% -%% Copyright (C) 2000-2002 Simone Piccardi. Permission is granted to +%% Copyright (C) 2000-2003 Simone Piccardi. Permission is granted to %% copy, distribute and/or modify this document under the terms of the GNU Free %% Documentation License, Version 1.1 or any later version published by the %% Free Software Foundation; with the Invariant Sections being "Prefazione", @@ -59,9 +59,7 @@ si suppone iniziare l'esecuzione; in ogni caso senza questa funzione lo stesso Lo standard ISO C specifica che la funzione \func{main} può non avere argomenti o prendere due argomenti che rappresentano gli argomenti passati da linea di comando, in sostanza un prototipo che va sempre bene è il seguente: -\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{} - int main (int argc, char *argv[]) -\end{lstlisting} +\includecodesnip{listati/main_def.c} In realtà nei sistemi Unix esiste un'altro modo per definire la funzione \func{main}, che prevede la presenza di un terzo parametro, \code{char @@ -175,9 +173,9 @@ pulizia al programmatore che la utilizza. all'utente, avere la possibilità di effettuare automaticamente la chiamata ad una funzione che effettui tali operazioni all'uscita dal programma. A questo scopo lo standard ANSI C prevede la possibilità di registrare un certo numero -funzioni che verranno eseguite all'uscita dal programma (sia per la chiamata -ad \func{exit} che per il ritorno di \func{main}). La prima funzione che si -può utilizzare a tal fine è \funcd{atexit} il cui prototipo è: +di funzioni che verranno eseguite all'uscita dal programma (sia per la +chiamata ad \func{exit} che per il ritorno di \func{main}). La prima funzione +che si può utilizzare a tal fine è \funcd{atexit} il cui prototipo è: \begin{prototype}{stdlib.h}{void atexit(void (*function)(void))} Registra la funzione \param{function} per la chiamata all'uscita dal programma. @@ -187,8 +185,8 @@ pu \end{prototype} \noindent la funzione richiede come argomento l'indirizzo di una opportuna funzione di pulizia da chiamare all'uscita del programma, che non deve -prendere argomenti e non deve ritornare niente (deve essere essere cioè -definita come \code{void function(void)}). +prendere argomenti e non deve ritornare niente (deve essere cioè definita come +\code{void function(void)}). Un'estensione di \func{atexit} è la funzione \funcd{on\_exit}, che le \acr{glibc} includono per compatibilità con SunOS, ma che non è detto sia @@ -358,9 +356,7 @@ seguenti segmenti: La prima parte è il segmento dei dati inizializzati, che contiene le variabili il cui valore è stato assegnato esplicitamente. Ad esempio se si definisce: - \begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{} - double pi = 3.14; - \end{lstlisting} +\includecodesnip{listati/pi.c} questo valore sarà immagazzinato in questo segmento. La memoria di questo segmento viene preallocata all'avvio del programma e inizializzata ai valori specificati. @@ -368,9 +364,7 @@ seguenti segmenti: La seconda parte è il segmento dei dati non inizializzati, che contiene le variabili il cui valore non è stato assegnato esplicitamente. Ad esempio se si definisce: - \begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{} - int vect[100]; - \end{lstlisting} +\includecodesnip{listati/vect.c} questo vettore sarà immagazzinato in questo segmento. Anch'esso viene allocato all'avvio, e tutte le variabili vengono inizializzate a zero (ed i puntatori a \val{NULL}).\footnote{si ricordi che questo vale solo per le @@ -555,8 +549,8 @@ tollerante nei confronti di piccoli errori come quello di chiamate doppie a Il problema più comune e più difficile da risolvere che si incontra con le routine di allocazione è quando non viene opportunamente liberata la memoria -non più utilizzata, quello che in inglese viene chiamato \textit{memory-leak}, -cioè una \textsl{perdita di memoria}. +non più utilizzata, quello che in inglese viene chiamato \textit{memory + leak}\index{memory leak}, cioè una \textsl{perdita di memoria}. Un caso tipico che illustra il problema è quello in cui in una subroutine si alloca della memoria per uso locale senza liberarla prima di uscire. La @@ -569,7 +563,7 @@ Il problema momento, in corrispondenza ad una qualunque chiamata di \func{malloc}, che può essere in una sezione del codice che non ha alcuna relazione con la subroutine che contiene l'errore. Per questo motivo è sempre molto difficile trovare un -\textit{memory leak}. +\textit{memory leak}\index{memory leak}. In C e C++ il problema è particolarmente sentito. In C++, per mezzo della programmazione ad oggetti, il problema dei \textit{memory leak} è notevolmente @@ -615,10 +609,10 @@ molto complesse riguardo l'allocazione della memoria. \label{sec:proc_mem_alloca} Una possibile alternativa all'uso di \func{malloc}, che non soffre dei -problemi di \textit{memory leak} descritti in precedenza, è la funzione -\funcd{alloca}, che invece di allocare la memoria nello heap usa il segmento -di stack della funzione corrente. La sintassi è identica a quella di -\func{malloc}, il suo prototipo è: +problemi di \textit{memory leak}\index{memory leak} descritti in precedenza, è +la funzione \funcd{alloca}, che invece di allocare la memoria nello heap usa +il segmento di stack della funzione corrente. La sintassi è identica a quella +di \func{malloc}, il suo prototipo è: \begin{prototype}{stdlib.h}{void *alloca(size\_t size)} Alloca \param{size} byte nello stack. @@ -634,10 +628,10 @@ quindi non esiste un analogo della \func{free}) in quanto essa viene rilasciata automaticamente al ritorno della funzione. Come è evidente questa funzione ha molti vantaggi, anzitutto permette di -evitare alla radice i problemi di memory leak, dato che non serve più la -deallocazione esplicita; inoltre la deallocazione automatica funziona anche -quando si usa \func{longjmp} per uscire da una subroutine con un salto non -locale da una funzione (vedi \secref{sec:proc_longjmp}). +evitare alla radice i problemi di memory leak\index{memory leak}, dato che non +serve più la deallocazione esplicita; inoltre la deallocazione automatica +funziona anche quando si usa \func{longjmp} per uscire da una subroutine con +un salto non locale da una funzione (vedi \secref{sec:proc_longjmp}). Un altro vantaggio è che in Linux la funzione è molto più veloce di \func{malloc} e non viene sprecato spazio, infatti non è necessario gestire un @@ -961,37 +955,11 @@ ritornato il carattere \texttt{':'}, infine se viene incontrato il valore elementi di \param{argv} che cominciano con il carattere \texttt{'-'}. \begin{figure}[htb] - \footnotesize - \begin{lstlisting}{} - opterr = 0; /* don't want writing to stderr */ - while ( (i = getopt(argc, argv, "hp:c:e:")) != -1) { - switch (i) { - /* - * Handling options - */ - case 'h': /* help option */ - printf("Wrong -h option use\n"); - usage(); - return -1; - break; - case 'c': /* take wait time for children */ - wait_child = strtol(optarg, NULL, 10); /* convert input */ - break; - case 'p': /* take wait time for children */ - wait_parent = strtol(optarg, NULL, 10); /* convert input */ - break; - case 'e': /* take wait before parent exit */ - wait_end = strtol(optarg, NULL, 10); /* convert input */ - break; - case '?': /* unrecognized options */ - printf("Unrecognized options -%c\n",optopt); - usage(); - default: /* should not reached */ - usage(); - } - } - debug("Optind %d, argc %d\n",optind,argc); - \end{lstlisting} + \footnotesize \centering + \begin{minipage}[c]{15.6cm} + \includecodesample{listati/option_code.c} + \end{minipage} + \normalsize \caption{Esempio di codice per la gestione delle opzioni.} \label{fig:proc_options_code} \end{figure} @@ -1067,9 +1035,7 @@ terminata da un puntatore nullo. L'indirizzo della lista delle variabili di ambiente è passato attraverso la variabile globale \var{environ}, a cui si può accedere attraverso una semplice dichiarazione del tipo: -\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{} -extern char ** environ; -\end{lstlisting} +\includecodesnip{listati/env_ptr.c} un esempio della struttura di questa lista, contenente alcune delle variabili più comuni che normalmente sono definite dal sistema, è riportato in \figref{fig:proc_envirno_list}. @@ -1320,7 +1286,7 @@ funzione chiamante un valore relativo ad uno dei suoi parametri. Per far questo si usa il cosiddetto \textit{value result argument}, si passa cioè, invece di una normale variabile, un puntatore alla stessa; vedremo alcuni esempi di questa modalità nelle funzioni che gestiscono i socket (in -\secref{sec:TCPel_functions}), in cui, per permettere al kernel di restituire +\secref{sec:TCP_functions}), in cui, per permettere al kernel di restituire informazioni sulle dimensioni delle strutture degli indirizzi utilizzate, viene usato questo meccanismo. @@ -1353,9 +1319,7 @@ abbia sempre almeno un argomento fisso; prima di effettuare la dichiarazione deve essere incluso l'apposito header file \file{stdarg.h}; un esempio di dichiarazione è il prototipo della funzione \func{execl} che vedremo in \secref{sec:proc_exec}: -\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{} - int execl(const char *path, const char *arg, ...); -\end{lstlisting} +\includecodesnip{listati/exec_sample.c} in questo caso la funzione prende due parametri fissi ed un numero variabile di altri parametri (che verranno a costituire gli elementi successivi al primo del vettore \param{argv} passato al nuovo processo). Lo standard ISO C richiede @@ -1437,7 +1401,7 @@ stack all'indirizzo dove sono stati salvati i parametri, normale pensare di poter effettuare questa operazione. In generale però possono esistere anche realizzazioni diverse, per questo -motivo \macro{va\_list} è definito come \textsl{tipo opaco}\index{tipo opaco} +motivo \macro{va\_list} è definito come \textsl{tipo opaco}\index{tipo!opaco} e non può essere assegnato direttamente ad un'altra variabile dello stesso tipo. Per risolvere questo problema lo standard ISO C99\footnote{alcuni sistemi che non hanno questa macro provvedono al suo posto @@ -1581,7 +1545,7 @@ un punto precedentemente stabilito con \func{setjmp} si usa la funzione \end{functions} La funzione ripristina il contesto dello stack salvato da una chiamata a -\func{setjmp} nell'argomento \param{env}. Dopo l'esecuzione della funzione +\func{setjmp} nell'argomento \param{env}. Dopo l'esecuzione della funzione il programma prosegue nel codice successivo al ritorno della \func{setjmp} con cui si era salvato \param{env}, che restituirà il valore \param{val} invece di zero. Il valore di \param{val} specificato nella chiamata deve essere diverso @@ -1620,18 +1584,18 @@ e statiche mantengono i valori che avevano al momento della chiamata di \func{longjmp}, ma quelli delle variabili automatiche (o di quelle dichiarate \direct{register}\footnote{la direttiva \direct{register} del compilatore chiede che la variabile dichiarata tale sia mantenuta, nei limiti del - possibile, all'interno di un registro del processore. Questa direttiva - origina dai primi compilatori, quando stava al programmatore scrivere codice - ottimizzato, riservando esplicitamente alle variabili più usate l'uso dei - registri del processore. Oggi questa direttiva oggi è in disuso dato che - tutti i compilatori sono normalmente in grado di valutare con maggior - efficacia degli stessi programmatori quando sia il caso di eseguire questa - ottimizzazione.}) sono in genere indeterminati. + possibile, all'interno di un registro del processore. Questa direttiva è + originaria dell'epoca dai primi compilatori, quando stava al programmatore + scrivere codice ottimizzato, riservando esplicitamente alle variabili più + usate l'uso dei registri del processore. Oggi questa direttiva è in disuso + dato che tutti i compilatori sono normalmente in grado di valutare con + maggior efficacia degli stessi programmatori quando sia il caso di eseguire + questa ottimizzazione.}) sono in genere indeterminati. Quello che succede infatti è che i valori delle variabili che sono tenute in memoria manterranno il valore avuto al momento della chiamata di \func{longjmp}, mentre quelli tenuti nei registri del processore (che nella -chiamata ad un'altra funzioni vengono salvati nel contesto nello stack) +chiamata ad un'altra funzione vengono salvati nel contesto nello stack) torneranno al valore avuto al momento della chiamata di \func{setjmp}; per questo quando si vuole avere un comportamento coerente si può bloccare l'ottimizzazione che porta le variabili nei registri dichiarandole tutte come