X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=process.tex;h=554f4d6a49c4e7e6a5e23b55fa6b03d43eed38de;hp=935f34e5f6c67f14f4b7d3dc87781408e0e4345d;hb=7090500d79c488db306ed0c065b90bb0c0505430;hpb=2bb235e9ba8e8d532251205d30b82455dc119894 diff --git a/process.tex b/process.tex index 935f34e..554f4d6 100644 --- a/process.tex +++ b/process.tex @@ -23,9 +23,9 @@ programma: si possono avere pi ciascun processo vedrà la sua copia del codice (in realtà il kernel fa sì che tutte le parti uguali siano condivise), avrà un suo spazio di indirizzi, variabili proprie e sarà eseguito in maniera completamente indipendente da -tutti gli altri\footnote{questo non è del tutto vero nel caso di un programma +tutti gli altri.\footnote{questo non è del tutto vero nel caso di un programma \textit{multi-thread}, ma sulla gestione dei \textit{thread} in Linux - torneremo più avanti}. + torneremo più avanti.} \subsection{La funzione \func{main}} @@ -255,9 +255,9 @@ di basso livello dipendono spesso in maniera diretta dall'architettura dell'hardware), ma quello più tipico, usato dai sistemi unix-like come Linux è la cosiddetta \textsl{memoria virtuale} che consiste nell'assegnare ad ogni processo uno spazio virtuale di indirizzamento lineare, in cui gli indirizzi -vanno da zero ad un qualche valore massimo\footnote{nel caso di Linux fino al +vanno da zero ad un qualche valore massimo.\footnote{nel caso di Linux fino al kernel 2.2 detto massimo era, per macchine a 32bit, di 2Gb, con il kernel - 2.4 ed il supporto per la \textit{high-memory} il limite è stato esteso}. + 2.4 ed il supporto per la \textit{high-memory} il limite è stato esteso.} Come accennato in \capref{cha:intro_unix} questo spazio di indirizzi è virtuale e non corrisponde all'effettiva posizione dei dati nella RAM del @@ -380,7 +380,10 @@ programma C viene suddiviso nei seguenti segmenti: del chiamante (tipo il contenuto di alcuni registri della CPU). Poi la funzione chiamata alloca qui lo spazio per le sue variabili locali: in questo modo le funzioni possono essere chiamate ricorsivamente. Al ritorno - della funzione lo spazio è automaticamente rilasciato. + della funzione lo spazio è automaticamente rilasciato. Al ritorno della + funzione lo spazio è automaticamente ripulito. La pulizia in C e C++ viene + fatta dal chiamante.\footnote{a meno che non sia stato specificato + l'utilizzo di una calling convention diversa da quella standard.} La dimensione di questo segmento aumenta seguendo la crescita dello stack del programma, ma non viene ridotta quando quest'ultimo si restringe. @@ -492,13 +495,13 @@ La funzione \func{realloc} si usa invece per cambiare (in genere aumentare) la dimensione di un'area di memoria precedentemente allocata, la funzione vuole in ingresso il puntatore restituito dalla precedente chiamata ad una \func{malloc} (se è passato un valore \macro{NULL} allora la funzione si -comporta come \func{malloc}\footnote{questo è vero per Linux e +comporta come \func{malloc},\footnote{questo è vero per Linux e l'implementazione secondo lo standard ANSI C, ma non è vero per alcune vecchie implementazioni, inoltre alcune versioni delle librerie del C consentivano di usare \func{realloc} anche per un puntatore liberato con \func{free} purché non ci fossero state nel frattempo altre chiamate a funzioni di allocazione, questa funzionalità è totalmente deprecata e non è - consentita sotto Linux.}), ad esempio quando si deve far crescere la + consentita sotto Linux.}) ad esempio quando si deve far crescere la dimensione di un vettore. In questo caso se è disponibile dello spazio adiacente al precedente la funzione lo utilizza, altrimenti rialloca altrove un blocco della dimensione voluta, copiandoci automaticamente il contenuto; lo @@ -538,15 +541,18 @@ routine di allocazione non più utilizzata, quello che in inglese viene chiamato \textit{memory-leak}, (cioè \textsl{perdita di memoria}). -Un caso tipico che illustra il problema è quello in cui l'allocazione di una -variabile viene fatta da una subroutine per un uso locale, ma la memoria non -viene liberata; la funzione esce e la memoria resta allocata (fino alla -terminazione del processo). Chiamate ripetute alla stessa subroutine -continueranno ad allocarne ancora, causando a lungo andare un esaurimento -della memoria disponibile e l'impossibilità di proseguire il programma. Il -problema è che l'esaurimento che può avvenire in qualunque momento, e senza -nessuna relazione con la subroutine che contiene l'errore, per questo motivo è -sempre complesso trovare un \textit{memory leak}. +Un caso tipico che illustra il problema è quello in cui in una subroutine si +alloca della memoria per uso locale senza liberarla prima di uscire. La +memoria resta così allocata fino alla terminazione del processo. Chiamate +ripetute alla stessa subroutine continueranno ad effettuare altre allocazioni, +causando a lungo andare un esaurimento della memoria disponibile (e la +probabile l'impossibilità di proseguire l'esecuzione programma). + +Il problema è che l'esaurimento della memoria può avvenire in qualunque +momento, in corrispondenza ad una qualunque chiamata di \func{malloc}, che può +essere in una sezione del codice che non ha alcuna relazione con la subroutine +che contiene l'errore. Per questo motivo è sempre molto difficile trovare un +\textit{memory leak}. Per ovviare a questi problemi l'implementazione delle routine di allocazione delle \acr{glibc} mette a disposizione una serie di funzionalità (su cui @@ -1173,7 +1179,7 @@ problematiche generali che possono emergere nella programmazione e di quali precauzioni o accorgimenti occorre prendere per risolverle. Queste problematiche non sono specifiche di sistemi unix-like o multitasking, ma avendo trattato in questo capitolo il comportamento dei processi visti come -entità a se stanti, le riportiamo qui. +entità a sé stanti, le riportiamo qui. \subsection{Il passaggio delle variabili e dei valori di ritorno} @@ -1258,8 +1264,8 @@ inoltre che l'ultimo degli argomenti fissi sia di tipo per compatibilità; ad esempio i tipi \type{float} vengono convertiti automaticamente a \type{double} ed i \type{char} e gli \type{short} ad \type{int}. Un tipo \textit{self-promoting} è un tipo che verrebbe promosso - a se stesso.} il che esclude array, puntatori a funzioni e interi di tipo -\type{char} o \type{short} (con segno o meno). Un'ulteriore restrizione di + a sé stesso.} il che esclude array, puntatori a funzioni e interi di tipo +\type{char} o \type{short} (con segno o meno). Una restrizione ulteriore di alcuni compilatori è di non dichiarare l'ultimo parametro fisso come \type{register}. @@ -1284,7 +1290,7 @@ in generale potrebbero essere stati effettivamente forniti, e nella esecuzione delle \macro{va\_arg} ci si può fermare in qualunque momento ed i restanti argomenti saranno ignorati; se invece si richiedono più argomenti di quelli forniti si -otterranno dei valori indefiniti. Nel caso del \cmd{gcc} poi l'uso della macro +otterranno dei valori indefiniti. Nel caso del \cmd{gcc} l'uso della macro \macro{va\_end} è inutile, ma si consiglia di usarlo ugualmente per compatibilità. @@ -1334,8 +1340,8 @@ motivo \macro{va\_list} direttamente ad un altra variabile dello stesso tipo. Per risolvere questo problema lo standard ISO C99\footnote{alcuni sistemi che non hanno questa macro provvedono al suo posto \macro{\_\_va\_copy} che era il nome proposto - in una bozza dello standard} ha previsto un'ulteriore macro che permette di -eseguire la copia di un puntatore alla lista degli argomenti: + in una bozza dello standard.} ha previsto una macro ulteriore che permette +di eseguire la copia di un puntatore alla lista degli argomenti: \begin{prototype}{stdarg.h}{void va\_copy(va\_list dest, va\_list src)} Copia l'attuale valore \param{src} del puntatore alla lista degli argomenti su \param{dest}. @@ -1395,10 +1401,12 @@ dinamicamente con una delle funzioni della famiglia \func{malloc}. \label{sec:proc_longjmp} Il controllo del flusso di un programma in genere viene effettuato con le -varie istruzioni del linguaggio C, la più bistrattata delle quali è il -\code{goto}, ampiamente deprecato in favore di costrutti più puliti; esiste -però un caso in l'uso di questa istruzione porta all'implementazione più -efficiente, quello dell'uscita in caso di errore. +varie istruzioni del linguaggio C; fra queste la più bistrattata è il +\code{goto}, che viene deprecato in favore dei costrutti della programmazione +strutturata, che rendono il codice più leggibile e mantenibile . Esiste però +un caso in cui l'uso di questa istruzione porta all'implementazione più +efficiente e chiara anche dal punto di vista della struttura del programma, +quello dell'uscita in caso di errore. Il C però non consente di effettuare un salto ad una label definita in un'altra funzione, per cui se l'errore avviene in funzioni profondamente @@ -1406,7 +1414,6 @@ annidate occorre usare quello che viene chiamato un salto \textsl{non-locale}; questo viene fatto usando salvando il contesto dello stack nel punto in cui si vuole tornare in caso di errore, e ripristinandolo quando l'occorrenza capita. - La funzione che permette di salvare il contesto dello stack è \func{setjmp}, il cui prototipo è: