X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=netlayer.tex;h=9e8d27c41e45d906351e20ae0752356ba68b82d1;hp=2db12f07b0528a1a12d591ea9563d7d5be866851;hb=8f0d759b2a9864c839d8803b2ea12860f386f17d;hpb=193d612d40c5f81f5559ea6e11e70f6b6e51fb39 diff --git a/netlayer.tex b/netlayer.tex index 2db12f0..9e8d27c 100644 --- a/netlayer.tex +++ b/netlayer.tex @@ -1,6 +1,6 @@ %% netlayer.tex %% -%% Copyright (C) 2000-2011 Simone Piccardi. Permission is granted to +%% Copyright (C) 2000-2015 Simone Piccardi. Permission is granted to %% copy, distribute and/or modify this document under the terms of the GNU Free %% Documentation License, Version 1.1 or any later version published by the %% Free Software Foundation; with the Invariant Sections being "Un preambolo", @@ -155,7 +155,7 @@ Come si può notare però la suddivisione riportata in tab.~\ref{tab:IP_ipv4class} è largamente inefficiente in quanto se ad un utente necessita anche solo un indirizzo in più dei 256 disponibili con una classe A occorre passare a una classe B, che ne prevede 65536,\footnote{in - realtà i valori esatti sarebbero 254 e 65536, una rete con a disposizione + realtà i valori esatti sarebbero 254 e 65534, una rete con a disposizione $N$ bit dell'indirizzo IP, ha disponibili per le singole macchine soltanto $@^N-2$ numeri, dato che uno deve essere utilizzato come indirizzo di rete e uno per l'indirizzo di \itindex{broadcast} \textit{broadcast}.} con un @@ -214,7 +214,7 @@ praticamente ogni protocollo di rete) una opportuna intestazione in cima ai dati che deve trasmettere, la cui schematizzazione è riportata in fig.~\ref{fig:IP_ipv4_head}. -\begin{figure}[htb] +\begin{figure}[!htb] \centering \includegraphics[width=10cm]{img/ipv4_head} \caption{L'intestazione o \textit{header} di IPv4.} @@ -229,7 +229,7 @@ pacchetto (cioè l'indirizzo assegnato alla macchina che lo spedisce) e quello \textsl{destinazione} che indica l'indirizzo a cui deve essere inviato il pacchetto (cioè l'indirizzo assegnato alla macchina che lo riceverà). -\begin{table}[!hbt] +\begin{table}[!htb] \footnotesize \begin{center} \begin{tabular}{|l|c|p{10cm}|} @@ -509,7 +509,7 @@ rispettivamente in tab.~\ref{tab:IP_ipv6field} e tab.~\ref{tab:IP_ipv4field}) % \end{center} % \end{table} -\begin{figure}[htb] +\begin{figure}[!htb] \centering \includegraphics[width=10cm]{img/ipv6_head} \caption{L'intestazione o \textit{header} di IPv6.} @@ -611,7 +611,7 @@ quello di IPv6 sono le seguenti: frammentazione di pacchetti troppo grandi potrà essere gestita solo ai capi della comunicazione (usando un'apposita estensione vedi sez.~\ref{sec:IP_ipv6_extens}). -\item IPv6 richiede il supporto per il \itindex{Maximum~Transfer~Unit} +\item IPv6 richiede il supporto per il \itindex{Maximum~Transfer~Unit~(MTU)} \textit{path MTU discovery} (cioè il protocollo per la selezione della massima lunghezza del pacchetto); seppure questo sia in teoria opzionale, senza di esso non sarà possibile inviare pacchetti più larghi della @@ -1475,8 +1475,6 @@ Un pacchetto crittografato pertanto viene ad avere una struttura del tipo di quella mostrata in fig.~\ref{fig:ESP_criptopack}, tutti i campi sono in chiaro fino al vettore di inizializzazione, il resto è crittografato. - - \begin{figure}[!htb] \centering \includegraphics[width=10cm]{img/esp_option} @@ -1576,7 +1574,7 @@ Il protocollo ICMP è estremamente semplice, ed il suo unico scopo è quello di inviare messaggi di controllo; in fig.~\ref{fig:ICMP_header} si è riportata la struttura dell'intestazione di un pacchetto ICMP generico. -\begin{figure}[htb] +\begin{figure}[!htb] \centering \includegraphics[width=12cm]{img/icmp_head} \caption{L'intestazione del protocollo ICMP.} \label{fig:ICMP_header}