X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=ipc.tex;h=f3a2ec75f9ad64d8adc21a1c330fdc08d5fdcf2a;hp=9a2002cf5ff987e31c1476e2ae0bf8a15cef80ca;hb=dcf2c2df897955ff3503a7c426025457ab456fd7;hpb=4aa6c51696d2b11c572eccd37238db1691785573 diff --git a/ipc.tex b/ipc.tex index 9a2002c..f3a2ec7 100644 --- a/ipc.tex +++ b/ipc.tex @@ -646,15 +646,15 @@ scrittura e l'apertura si sarebbe bloccata indefinitamente. Verifichiamo allora il comportamento dei nostri programmi, in questo, come in altri esempi precedenti, si fa uso delle varie funzioni di servizio, che sono state raccolte nella libreria \file{libgapil.so}, per poter usare quest'ultima -occorrerà definire la speciale variabile di ambiente \code{LD\_LIBRARY\_PATH} -in modo che il linker dinamico possa accedervi. - -In generale questa variabile indica il \itindex{pathname} \textit{pathname} -della directory contenente la libreria. Nell'ipotesi (che daremo sempre per -verificata) che si facciano le prove direttamente nella directory dei sorgenti -(dove di norma vengono creati sia i programmi che la libreria), il comando da -dare sarà \code{export LD\_LIBRARY\_PATH=./}; a questo punto potremo lanciare -il server, facendogli leggere una decina di frasi, con: +occorrerà definire la variabile di ambiente \envvar{LD\_LIBRARY\_PATH} in modo +che il linker dinamico possa accedervi. + +In generale questa variabile indica il \textit{pathname} della directory +contenente la libreria. Nell'ipotesi (che daremo sempre per verificata) che si +facciano le prove direttamente nella directory dei sorgenti (dove di norma +vengono creati sia i programmi che la libreria), il comando da dare sarà +\code{export LD\_LIBRARY\_PATH=./}; a questo punto potremo lanciare il server, +facendogli leggere una decina di frasi, con: \begin{Verbatim} [piccardi@gont sources]$ ./fortuned -n10 \end{Verbatim} @@ -844,7 +844,7 @@ mantiene varie proprietà ed informazioni associate all'oggetto. \end{minipage} \normalsize \caption{La struttura \structd{ipc\_perm}, come definita in - \file{sys/ipc.h}.} + \headfile{sys/ipc.h}.} \label{fig:ipc_ipc_perm} \end{figure} @@ -882,13 +882,13 @@ nome di un file ed un numero di versione; il suo prototipo è: \end{functions} La funzione determina un valore della chiave sulla base di \param{pathname}, -che deve specificare il \itindex{pathname} \textit{pathname} di un file -effettivamente esistente e di un numero di progetto \param{proj\_id)}, che di -norma viene specificato come carattere, dato che ne vengono utilizzati solo -gli 8 bit meno significativi.\footnote{nelle libc4 e libc5, come avviene in - SunOS, l'argomento \param{proj\_id} è dichiarato tipo \ctyp{char}, la - \acr{glibc} usa il prototipo specificato da XPG4, ma vengono lo stesso - utilizzati gli 8 bit meno significativi.} +che deve specificare il \textit{pathname} di un file effettivamente esistente +e di un numero di progetto \param{proj\_id)}, che di norma viene specificato +come carattere, dato che ne vengono utilizzati solo gli 8 bit meno +significativi.\footnote{nelle libc4 e libc5, come avviene in SunOS, + l'argomento \param{proj\_id} è dichiarato tipo \ctyp{char}, la \acr{glibc} + usa il prototipo specificato da XPG4, ma vengono lo stesso utilizzati gli 8 + bit meno significativi.} Il problema è che anche così non c'è la sicurezza che il valore della chiave sia univoco, infatti esso è costruito combinando il byte di \param{proj\_id)} @@ -937,7 +937,7 @@ permessi di lettura e scrittura (nel caso dei semafori poi quest'ultimo è più propriamente un permesso di modifica). I valori di \var{mode} sono gli stessi ed hanno lo stesso significato di quelli riportati in tab.~\ref{tab:file_mode_flags}\footnote{se però si vogliono usare le costanti - simboliche ivi definite occorrerà includere il file \file{sys/stat.h}, + simboliche ivi definite occorrerà includere il file \headfile{sys/stat.h}, alcuni sistemi definiscono le costanti \const{MSG\_R} (\texttt{0400}) e \const{MSG\_W} (\texttt{0200}) per indicare i permessi base di lettura e scrittura per il proprietario, da utilizzare, con gli opportuni shift, pure @@ -1223,18 +1223,18 @@ cui queste strutture vengono mantenute dal kernel.\footnote{lo schema \end{figure} A ciascuna coda è associata una struttura \struct{msgid\_ds}, la cui -definizione, è riportata in fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds}. In questa struttura il -kernel mantiene le principali informazioni riguardo lo stato corrente della +definizione, è riportata in fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds}. In questa struttura +il kernel mantiene le principali informazioni riguardo lo stato corrente della coda.\footnote{come accennato questo vale fino ai kernel della serie 2.2.x, essa viene usata nei kernel della serie 2.4.x solo per compatibilità in quanto è quella restituita dalle funzioni dell'interfaccia. Si noti come ci sia una differenza con i campi mostrati nello schema di fig.~\ref{fig:ipc_mq_schema} che sono presi dalla definizione di - \file{linux/msg.h}, e fanno riferimento alla definizione della omonima - struttura usata nel kernel.} In fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds} sono elencati i -campi significativi definiti in \file{sys/msg.h}, a cui si sono aggiunti gli -ultimi tre campi che sono previsti dalla implementazione originale di System -V, ma non dallo standard Unix98. + \file{include/linux/msg.h}, e fanno riferimento alla definizione della + omonima struttura usata nel kernel.} In fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds} sono +elencati i campi significativi definiti in \headfile{sys/msg.h}, a cui si sono +aggiunti gli ultimi tre campi che sono previsti dalla implementazione +originale di System V, ma non dallo standard Unix98. Quando si crea una nuova coda con \func{msgget} questa struttura viene inizializzata, in particolare il campo \var{msg\_perm} viene inizializzato @@ -1353,12 +1353,12 @@ messaggio. La dimensione massima per il testo di un messaggio non può comunque superare il limite \const{MSGMAX}. La struttura di fig.~\ref{fig:ipc_msbuf} è comunque solo un modello, tanto che -la definizione contenuta in \file{sys/msg.h} usa esplicitamente per il secondo -campo il valore \code{mtext[1]}, che non è di nessuna utilità ai fini pratici. -La sola cosa che conta è che la struttura abbia come primo membro un campo -\var{mtype} come nell'esempio; esso infatti serve ad identificare il tipo di -messaggio e deve essere sempre specificato come intero positivo di tipo -\ctyp{long}. Il campo \var{mtext} invece può essere di qualsiasi tipo e +la definizione contenuta in \headfile{sys/msg.h} usa esplicitamente per il +secondo campo il valore \code{mtext[1]}, che non è di nessuna utilità ai fini +pratici. La sola cosa che conta è che la struttura abbia come primo membro un +campo \var{mtype} come nell'esempio; esso infatti serve ad identificare il +tipo di messaggio e deve essere sempre specificato come intero positivo di +tipo \ctyp{long}. Il campo \var{mtext} invece può essere di qualsiasi tipo e dimensione, e serve a contenere il testo del messaggio. In generale pertanto per inviare un messaggio con \func{msgsnd} si usa @@ -2193,7 +2193,7 @@ Alla creazione di un nuovo insieme viene allocata una nuova strutture \struct{semid\_ds} ed il relativo vettore di strutture \struct{sem}. Quando si richiede una operazione viene anzitutto verificato che tutte le operazioni possono avere successo; se una di esse comporta il blocco del processo il -kernel crea una struttura \struct{sem\_queue} che viene aggiunta in fondo alla +kernel crea una struttura \kstruct{sem\_queue} che viene aggiunta in fondo alla coda di attesa associata a ciascun insieme di semafori\footnote{che viene referenziata tramite i campi \var{sem\_pending} e \var{sem\_pending\_last} di \struct{semid\_ds}.}. @@ -2213,7 +2213,7 @@ all'operazione (\var{sleeper}) viene riportato a \textit{running}; il tutto viene ripetuto fin quando non ci sono più operazioni eseguibili o si è svuotata la coda. Per gestire il meccanismo del ripristino tutte le volte che per un'operazione si è specificato il flag \const{SEM\_UNDO} viene mantenuta -per ciascun insieme di semafori una apposita struttura \struct{sem\_undo} che +per ciascun insieme di semafori una apposita struttura \kstruct{sem\_undo} che contiene (nel vettore puntato dal campo \var{semadj}) un valore di aggiustamento per ogni semaforo cui viene sommato l'opposto del valore usato per l'operazione. @@ -2224,7 +2224,7 @@ all'insieme di cui fa parte il semaforo, che viene usata per invalidare le strutture se questo viene cancellato o per azzerarle se si è eseguita una operazione con \func{semctl}; l'altra associata al processo che ha eseguito l'operazione;\footnote{attraverso il campo \var{semundo} di - \struct{task\_struct}, come mostrato in \ref{fig:ipc_sem_schema}.} quando un + \kstruct{task\_struct}, come mostrato in \ref{fig:ipc_sem_schema}.} quando un processo termina, la lista ad esso associata viene scandita e le operazioni applicate al semaforo. Siccome un processo può accumulare delle richieste di ripristino per semafori differenti chiamate attraverso diverse chiamate a @@ -2781,9 +2781,9 @@ con un messaggio di errore. Poi, per verificare che l'argomento specifichi effettivamente una directory, si esegue (\texttt{\small 24--26}) su di esso una \func{chdir}, uscendo immediatamente in caso di errore. Questa funzione serve anche per impostare -la directory di lavoro del programma nella directory da tenere sotto -controllo, in vista del successivo uso della funzione -\func{daemon}.\footnote{si noti come si è potuta fare questa scelta, +la \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro del programma nella +directory da tenere sotto controllo, in vista del successivo uso della +funzione \func{daemon}.\footnote{si noti come si è potuta fare questa scelta, nonostante le indicazioni illustrate in sez.~\ref{sec:sess_daemon}, per il particolare scopo del programma, che necessita comunque di restare all'interno di una directory.} Infine (\texttt{\small 27--29}) si installano @@ -2824,17 +2824,17 @@ intercomunicazione il programma entra nel ciclo principale (\texttt{\small Il primo passo (\texttt{\small 41}) è eseguire \func{daemon} per proseguire con l'esecuzione in background come si conviene ad un programma demone; si noti che si è mantenuta, usando un valore non nullo del primo argomento, la -directory di lavoro corrente. Una volta che il programma è andato in -background l'esecuzione prosegue (\texttt{\small 42--48}) all'interno di un -ciclo infinito: si inizia (\texttt{\small 43}) bloccando il mutex con -\func{MutexLock} per poter accedere alla memoria condivisa (la funzione si -bloccherà automaticamente se qualche client sta leggendo), poi (\texttt{\small - 44}) si cancellano i valori precedentemente immagazzinati nella memoria -condivisa con \func{memset}, e si esegue (\texttt{\small 45}) un nuovo calcolo -degli stessi utilizzando la funzione \func{DirScan}; infine (\texttt{\small - 46}) si sblocca il mutex con \func{MutexUnlock}, e si attende -(\texttt{\small 47}) per il periodo di tempo specificato a riga di comando con -l'opzione \code{-p} con una \func{sleep}. +\index{directory~di~lavoro} directory di lavoro corrente. Una volta che il +programma è andato in background l'esecuzione prosegue (\texttt{\small + 42--48}) all'interno di un ciclo infinito: si inizia (\texttt{\small 43}) +bloccando il mutex con \func{MutexLock} per poter accedere alla memoria +condivisa (la funzione si bloccherà automaticamente se qualche client sta +leggendo), poi (\texttt{\small 44}) si cancellano i valori precedentemente +immagazzinati nella memoria condivisa con \func{memset}, e si esegue +(\texttt{\small 45}) un nuovo calcolo degli stessi utilizzando la funzione +\func{DirScan}; infine (\texttt{\small 46}) si sblocca il mutex con +\func{MutexUnlock}, e si attende (\texttt{\small 47}) per il periodo di tempo +specificato a riga di comando con l'opzione \code{-p} con una \func{sleep}. Si noti come per il calcolo dei valori da mantenere nella memoria condivisa si sia usata ancora una volta la funzione \func{DirScan}, già utilizzata (e @@ -3284,8 +3284,8 @@ possono avere o meno una corrispondenza sul filesystem; tutto quello che è richiesto è che: \begin{itemize*} \item i nomi devono essere conformi alle regole che caratterizzano i - \itindex{pathname} \textit{pathname}, in particolare non essere più lunghi di - \const{PATH\_MAX} byte e terminati da un carattere nullo. + \textit{pathname}, in particolare non essere più lunghi di \const{PATH\_MAX} + byte e terminati da un carattere nullo. \item se il nome inizia per una \texttt{/} chiamate differenti allo stesso nome fanno riferimento allo stesso oggetto, altrimenti l'interpretazione del nome dipende dall'implementazione. @@ -3658,7 +3658,7 @@ Se la dimensione specificata da \param{msg\_len} non è sufficiente a contenere il messaggio, entrambe le funzioni, al contrario di quanto avveniva nelle code di messaggi di SysV, ritornano un errore di \errcode{EMSGSIZE} senza estrarre il messaggio. È pertanto opportuno eseguire sempre una chiamata a -\func{mq\_getaddr} prima di eseguire una ricezione, in modo da ottenere la +\func{mq\_getattr} prima di eseguire una ricezione, in modo da ottenere la dimensione massima dei messaggi sulla coda, per poter essere in grado di allocare dei buffer sufficientemente ampi per la lettura. @@ -3729,7 +3729,7 @@ valori di tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify}.\footnote{la pagina di manuale \const{SIGEV\_SIGNAL}).} Il metodo consigliato è quello di usare \const{SIGEV\_SIGNAL} usando il campo \var{sigev\_signo} per indicare il quale segnale deve essere inviato al processo. Inoltre il campo \var{sigev\_value} è -un puntatore ad una struttura \struct{sigval\_t} (definita in +un puntatore ad una struttura \struct{sigval} (definita in fig.~\ref{fig:sig_sigval}) che permette di restituire al gestore del segnale un valore numerico o un indirizzo,\footnote{per il suo uso si riveda la trattazione fatta in sez.~\ref{sec:sig_real_time} a proposito dei segnali @@ -4003,7 +4003,7 @@ esistente o per crearne uno nuovi, i relativi prototipi sono: successo e \const{SEM\_FAILED} in caso di errore; nel quel caso \var{errno} assumerà i valori: \begin{errlist} - \item[\errcode{EACCESS}] il semaforo esiste ma non si hanno permessi + \item[\errcode{EACCES}] il semaforo esiste ma non si hanno permessi sufficienti per accedervi. \item[\errcode{EEXIST}] si sono specificati \const{O\_CREAT} e \const{O\_EXCL} ma il semaforo esiste. @@ -4018,12 +4018,12 @@ esistente o per crearne uno nuovi, i relativi prototipi sono: L'argomento \param{name} definisce il nome del semaforo che si vuole utilizzare, ed è quello che permette a processi diversi di accedere allo -stesso semaforo. Questo deve essere specificato con un pathname nella forma -\texttt{/qualchenome}, che non ha una corrispondenza diretta con un pathname -reale; con Linux infatti i file associati ai semafori sono mantenuti nel -filesystem virtuale \texttt{/dev/shm}, e gli viene assegnato automaticamente -un nome nella forma \texttt{sem.qualchenome}.\footnote{si ha cioè una - corrispondenza per cui \texttt{/qualchenome} viene rimappato, nella +stesso semaforo. Questo deve essere specificato con un \textit{pathname} nella +forma \texttt{/qualchenome}, che non ha una corrispondenza diretta con un +\textit{pathname} reale; con Linux infatti i file associati ai semafori sono +mantenuti nel filesystem virtuale \texttt{/dev/shm}, e gli viene assegnato +automaticamente un nome nella forma \texttt{sem.qualchenome}.\footnote{si ha + cioè una corrispondenza per cui \texttt{/qualchenome} viene rimappato, nella creazione tramite \func{sem\_open}, su \texttt{/dev/shm/sem.qualchenome}.} L'argomento \param{oflag} è quello che controlla le modalità con cui opera la @@ -4128,8 +4128,8 @@ programma possa proseguire. La seconda variante di \func{sem\_wait} è una estensione specifica che può essere utilizzata soltanto se viene definita la macro \macro{\_XOPEN\_SOURCE} -ad un valore di 600 prima di includere \texttt{semaphore.h}, la funzione è -\func{sem\_timedwait}, ed il suo prototipo è: +ad un valore di 600 prima di includere \headfile{semaphore.h}, la funzione è +\funcd{sem\_timedwait}, ed il suo prototipo è: \begin{functions} \headdecl{semaphore.h} @@ -4261,7 +4261,7 @@ lo si cancelli esplicitamente. Per far questo si può utilizzare la funzione \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$ in caso di errore; nel quel caso \var{errno} assumerà i valori: \begin{errlist} - \item[\errcode{EACCESS}] non si hanno i permessi necessari a cancellare il + \item[\errcode{EACCES}] non si hanno i permessi necessari a cancellare il semaforo. \item[\errcode{ENAMETOOLONG}] il nome indicato è troppo lungo. \item[\errcode{ENOENT}] il semaforo \param{name} non esiste. @@ -4620,7 +4620,7 @@ testo alla terminazione di quest'ultimo. % LocalWords: EBUSY sigev SIGNAL signo value sigval siginfo all'userid MESGQ % LocalWords: Konstantin Knizhnik futex tmpfs ramfs cache shared swap CONFIG % LocalWords: lrt blocks PAGECACHE TRUNC CLOEXEC mmap ftruncate munmap FindShm -% LocalWords: CreateShm RemoveShm LIBRARY Library libmqueue FAILED EACCESS has +% LocalWords: CreateShm RemoveShm LIBRARY Library libmqueue FAILED has % LocalWords: ENAMETOOLONG qualchenome RESTART trywait XOPEN SOURCE timedwait % LocalWords: process getvalue sval execve pshared ENOSYS heap PAGE destroy it % LocalWords: xffffffff Arrays owner perms Queues used bytes messages device