X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=ipc.tex;h=f3a2ec75f9ad64d8adc21a1c330fdc08d5fdcf2a;hp=4b569aadde0975b2a65045b0c8ee8ec8a3513f20;hb=dcf2c2df897955ff3503a7c426025457ab456fd7;hpb=94b4d603807121b40eef06d22d2b6cd6e06ec7fd diff --git a/ipc.tex b/ipc.tex index 4b569aa..f3a2ec7 100644 --- a/ipc.tex +++ b/ipc.tex @@ -1,6 +1,6 @@ %% ipc.tex %% -%% Copyright (C) 2000-2011 Simone Piccardi. Permission is granted to +%% Copyright (C) 2000-2012 Simone Piccardi. Permission is granted to %% copy, distribute and/or modify this document under the terms of the GNU Free %% Documentation License, Version 1.1 or any later version published by the %% Free Software Foundation; with the Invariant Sections being "Un preambolo", @@ -619,7 +619,7 @@ principale del programma e le definizioni delle variabili. Il codice completo \end{figure} La prima istruzione (\texttt{\small 12}) compone il nome della fifo che dovrà -essere utilizzata per ricevere la risposta dal server. Si usa il \acr{pid} +essere utilizzata per ricevere la risposta dal server. Si usa il \ids{PID} del processo per essere sicuri di avere un nome univoco; dopo di che (\texttt{\small 13-18}) si procede alla creazione del relativo file, uscendo in caso di errore (a meno che il file non sia già presente sul filesystem). @@ -646,15 +646,15 @@ scrittura e l'apertura si sarebbe bloccata indefinitamente. Verifichiamo allora il comportamento dei nostri programmi, in questo, come in altri esempi precedenti, si fa uso delle varie funzioni di servizio, che sono state raccolte nella libreria \file{libgapil.so}, per poter usare quest'ultima -occorrerà definire la speciale variabile di ambiente \code{LD\_LIBRARY\_PATH} -in modo che il linker dinamico possa accedervi. - -In generale questa variabile indica il \itindex{pathname} \textit{pathname} -della directory contenente la libreria. Nell'ipotesi (che daremo sempre per -verificata) che si facciano le prove direttamente nella directory dei sorgenti -(dove di norma vengono creati sia i programmi che la libreria), il comando da -dare sarà \code{export LD\_LIBRARY\_PATH=./}; a questo punto potremo lanciare -il server, facendogli leggere una decina di frasi, con: +occorrerà definire la variabile di ambiente \envvar{LD\_LIBRARY\_PATH} in modo +che il linker dinamico possa accedervi. + +In generale questa variabile indica il \textit{pathname} della directory +contenente la libreria. Nell'ipotesi (che daremo sempre per verificata) che si +facciano le prove direttamente nella directory dei sorgenti (dove di norma +vengono creati sia i programmi che la libreria), il comando da dare sarà +\code{export LD\_LIBRARY\_PATH=./}; a questo punto potremo lanciare il server, +facendogli leggere una decina di frasi, con: \begin{Verbatim} [piccardi@gont sources]$ ./fortuned -n10 \end{Verbatim} @@ -817,7 +817,7 @@ utilizzando, con tutte le conseguenze (negative) del caso. Un'ulteriore caratteristica negativa è che gli oggetti usati nel \textit{SysV IPC} vengono creati direttamente dal kernel, e sono accessibili solo specificando il relativo \textsl{identificatore}. Questo è un numero -progressivo (un po' come il \acr{pid} dei processi) che il kernel assegna a +progressivo (un po' come il \ids{PID} dei processi) che il kernel assegna a ciascuno di essi quanto vengono creati (sul procedimento di assegnazione torneremo in sez.~\ref{sec:ipc_sysv_id_use}). L'identificatore viene restituito dalle funzioni che creano l'oggetto, ed è quindi locale al processo che le ha @@ -844,7 +844,7 @@ mantiene varie proprietà ed informazioni associate all'oggetto. \end{minipage} \normalsize \caption{La struttura \structd{ipc\_perm}, come definita in - \file{sys/ipc.h}.} + \headfile{sys/ipc.h}.} \label{fig:ipc_ipc_perm} \end{figure} @@ -882,13 +882,13 @@ nome di un file ed un numero di versione; il suo prototipo è: \end{functions} La funzione determina un valore della chiave sulla base di \param{pathname}, -che deve specificare il \itindex{pathname} \textit{pathname} di un file -effettivamente esistente e di un numero di progetto \param{proj\_id)}, che di -norma viene specificato come carattere, dato che ne vengono utilizzati solo -gli 8 bit meno significativi.\footnote{nelle libc4 e libc5, come avviene in - SunOS, l'argomento \param{proj\_id} è dichiarato tipo \ctyp{char}, la - \acr{glibc} usa il prototipo specificato da XPG4, ma vengono lo stesso - utilizzati gli 8 bit meno significativi.} +che deve specificare il \textit{pathname} di un file effettivamente esistente +e di un numero di progetto \param{proj\_id)}, che di norma viene specificato +come carattere, dato che ne vengono utilizzati solo gli 8 bit meno +significativi.\footnote{nelle libc4 e libc5, come avviene in SunOS, + l'argomento \param{proj\_id} è dichiarato tipo \ctyp{char}, la \acr{glibc} + usa il prototipo specificato da XPG4, ma vengono lo stesso utilizzati gli 8 + bit meno significativi.} Il problema è che anche così non c'è la sicurezza che il valore della chiave sia univoco, infatti esso è costruito combinando il byte di \param{proj\_id)} @@ -937,7 +937,7 @@ permessi di lettura e scrittura (nel caso dei semafori poi quest'ultimo è più propriamente un permesso di modifica). I valori di \var{mode} sono gli stessi ed hanno lo stesso significato di quelli riportati in tab.~\ref{tab:file_mode_flags}\footnote{se però si vogliono usare le costanti - simboliche ivi definite occorrerà includere il file \file{sys/stat.h}, + simboliche ivi definite occorrerà includere il file \headfile{sys/stat.h}, alcuni sistemi definiscono le costanti \const{MSG\_R} (\texttt{0400}) e \const{MSG\_W} (\texttt{0200}) per indicare i permessi base di lettura e scrittura per il proprietario, da utilizzare, con gli opportuni shift, pure @@ -947,7 +947,7 @@ il proprietario, il suo gruppo e tutti gli altri. Quando l'oggetto viene creato i campi \var{cuid} e \var{uid} di \struct{ipc\_perm} ed i campi \var{cgid} e \var{gid} vengono impostati -rispettivamente al valore dell'\acr{uid} e del \acr{gid} effettivo del processo +rispettivamente al valore dell'\ids{UID} e del \ids{GID} effettivo del processo che ha chiamato la funzione, ma, mentre i campi \var{uid} e \var{gid} possono essere cambiati, i campi \var{cuid} e \var{cgid} restano sempre gli stessi. @@ -967,12 +967,12 @@ controlli è simile a quello dei file, ed avviene secondo questa sequenza: \begin{itemize*} \item se il processo ha i privilegi di amministratore l'accesso è sempre consentito. -\item se l'\acr{uid} effettivo del processo corrisponde o al valore del campo +\item se l'\ids{UID} effettivo del processo corrisponde o al valore del campo \var{cuid} o a quello del campo \var{uid} ed il permesso per il proprietario in \var{mode} è appropriato\footnote{per appropriato si intende che è impostato il permesso di scrittura per le operazioni di scrittura e quello di lettura per le operazioni di lettura.} l'accesso è consentito. -\item se il \acr{gid} effettivo del processo corrisponde o al +\item se il \ids{GID} effettivo del processo corrisponde o al valore del campo \var{cgid} o a quello del campo \var{gid} ed il permesso per il gruppo in \var{mode} è appropriato l'accesso è consentito. \item se il permesso per gli altri è appropriato l'accesso è consentito. @@ -1223,18 +1223,18 @@ cui queste strutture vengono mantenute dal kernel.\footnote{lo schema \end{figure} A ciascuna coda è associata una struttura \struct{msgid\_ds}, la cui -definizione, è riportata in fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds}. In questa struttura il -kernel mantiene le principali informazioni riguardo lo stato corrente della +definizione, è riportata in fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds}. In questa struttura +il kernel mantiene le principali informazioni riguardo lo stato corrente della coda.\footnote{come accennato questo vale fino ai kernel della serie 2.2.x, essa viene usata nei kernel della serie 2.4.x solo per compatibilità in quanto è quella restituita dalle funzioni dell'interfaccia. Si noti come ci sia una differenza con i campi mostrati nello schema di fig.~\ref{fig:ipc_mq_schema} che sono presi dalla definizione di - \file{linux/msg.h}, e fanno riferimento alla definizione della omonima - struttura usata nel kernel.} In fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds} sono elencati i -campi significativi definiti in \file{sys/msg.h}, a cui si sono aggiunti gli -ultimi tre campi che sono previsti dalla implementazione originale di System -V, ma non dallo standard Unix98. + \file{include/linux/msg.h}, e fanno riferimento alla definizione della + omonima struttura usata nel kernel.} In fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds} sono +elencati i campi significativi definiti in \headfile{sys/msg.h}, a cui si sono +aggiunti gli ultimi tre campi che sono previsti dalla implementazione +originale di System V, ma non dallo standard Unix98. Quando si crea una nuova coda con \func{msgget} questa struttura viene inizializzata, in particolare il campo \var{msg\_perm} viene inizializzato @@ -1244,7 +1244,7 @@ gli altri campi invece: \item il campo \var{msg\_qnum}, che esprime il numero di messaggi presenti sulla coda, viene inizializzato a 0. \item i campi \var{msg\_lspid} e \var{msg\_lrpid}, che esprimono - rispettivamente il \acr{pid} dell'ultimo processo che ha inviato o ricevuto + rispettivamente il \ids{PID} dell'ultimo processo che ha inviato o ricevuto un messaggio sulla coda, sono inizializzati a 0. \item i campi \var{msg\_stime} e \var{msg\_rtime}, che esprimono rispettivamente il tempo in cui è stato inviato o ricevuto l'ultimo @@ -1303,7 +1303,7 @@ eseguire; i valori possibili sono: riceveranno un errore di \errcode{EIDRM}, e tutti processi in attesa su funzioni di lettura o di scrittura sulla coda saranno svegliati ricevendo il medesimo errore. Questo comando può essere eseguito solo da un processo - con \acr{uid} effettivo corrispondente al creatore o al proprietario della + con \ids{UID} effettivo corrispondente al creatore o al proprietario della coda, o all'amministratore. \item[\const{IPC\_SET}] Permette di modificare i permessi ed il proprietario della coda, ed il limite massimo sulle dimensioni del totale dei messaggi in @@ -1353,12 +1353,12 @@ messaggio. La dimensione massima per il testo di un messaggio non può comunque superare il limite \const{MSGMAX}. La struttura di fig.~\ref{fig:ipc_msbuf} è comunque solo un modello, tanto che -la definizione contenuta in \file{sys/msg.h} usa esplicitamente per il secondo -campo il valore \code{mtext[1]}, che non è di nessuna utilità ai fini pratici. -La sola cosa che conta è che la struttura abbia come primo membro un campo -\var{mtype} come nell'esempio; esso infatti serve ad identificare il tipo di -messaggio e deve essere sempre specificato come intero positivo di tipo -\ctyp{long}. Il campo \var{mtext} invece può essere di qualsiasi tipo e +la definizione contenuta in \headfile{sys/msg.h} usa esplicitamente per il +secondo campo il valore \code{mtext[1]}, che non è di nessuna utilità ai fini +pratici. La sola cosa che conta è che la struttura abbia come primo membro un +campo \var{mtype} come nell'esempio; esso infatti serve ad identificare il +tipo di messaggio e deve essere sempre specificato come intero positivo di +tipo \ctyp{long}. Il campo \var{mtext} invece può essere di qualsiasi tipo e dimensione, e serve a contenere il testo del messaggio. In generale pertanto per inviare un messaggio con \func{msgsnd} si usa @@ -1416,7 +1416,7 @@ Una volta completato con successo l'invio del messaggio sulla coda, la funzione aggiorna i dati mantenuti in \struct{msqid\_ds}, in particolare vengono modificati: \begin{itemize*} -\item Il valore di \var{msg\_lspid}, che viene impostato al \acr{pid} del +\item Il valore di \var{msg\_lspid}, che viene impostato al \ids{PID} del processo chiamante. \item Il valore di \var{msg\_qnum}, che viene incrementato di uno. \item Il valore \var{msg\_stime}, che viene impostato al tempo corrente. @@ -1502,7 +1502,7 @@ Una volta completata con successo l'estrazione del messaggio dalla coda, la funzione aggiorna i dati mantenuti in \struct{msqid\_ds}, in particolare vengono modificati: \begin{itemize*} -\item Il valore di \var{msg\_lrpid}, che viene impostato al \acr{pid} del +\item Il valore di \var{msg\_lrpid}, che viene impostato al \ids{PID} del processo chiamante. \item Il valore di \var{msg\_qnum}, che viene decrementato di uno. \item Il valore \var{msg\_rtime}, che viene impostato al tempo corrente. @@ -1547,7 +1547,7 @@ principali del codice del nuovo server (il codice completo è nel file \file{MQFortuneServer.c} nei sorgenti allegati). Il programma è basato su un uso accorto della caratteristica di poter associate un ``tipo'' ai messaggi per permettere una comunicazione indipendente fra il server ed i vari client, -usando il \acr{pid} di questi ultimi come identificativo. Questo è possibile +usando il \ids{PID} di questi ultimi come identificativo. Questo è possibile in quanto, al contrario di una fifo, la lettura di una coda di messaggi può non essere sequenziale, proprio grazie alla classificazione dei messaggi sulla base del loro tipo. @@ -1581,9 +1581,9 @@ il ciclo principale (\texttt{\small 33--40}). Questo inizia (\texttt{\small 34}) con il porsi in attesa di un messaggio di richiesta da parte di un client; si noti infatti come \func{msgrcv} richieda un messaggio con \var{mtype} uguale a 1: questo è il valore usato per le richieste dato che -corrisponde al \acr{pid} di \cmd{init}, che non può essere un client. L'uso +corrisponde al \ids{PID} di \cmd{init}, che non può essere un client. L'uso del flag \const{MSG\_NOERROR} è solo per sicurezza, dato che i messaggi di -richiesta sono di dimensione fissa (e contengono solo il \acr{pid} del +richiesta sono di dimensione fissa (e contengono solo il \ids{PID} del client). Se non sono presenti messaggi di richiesta \func{msgrcv} si bloccherà, @@ -1595,7 +1595,7 @@ calcolandone (\texttt{\small 37}) la dimensione. Per poter permettere a ciascun client di ricevere solo la risposta indirizzata a lui il tipo del messaggio in uscita viene inizializzato (\texttt{\small 38}) -al valore del \acr{pid} del client ricevuto nel messaggio di richiesta. +al valore del \ids{PID} del client ricevuto nel messaggio di richiesta. L'ultimo passo del ciclo (\texttt{\small 39}) è inviare sulla coda il messaggio di risposta. Si tenga conto che se la coda è piena anche questa funzione potrà bloccarsi fintanto che non venga liberato dello spazio. @@ -1633,13 +1633,13 @@ il programma termina immediatamente. Una volta acquisito l'identificatore della coda il client compone il messaggio di richiesta (\texttt{\small 12--13}) in \var{msg\_read}, usando 1 -per il tipo ed inserendo il proprio \acr{pid} come dato da passare al server. +per il tipo ed inserendo il proprio \ids{PID} come dato da passare al server. Calcolata (\texttt{\small 14}) la dimensione, provvede (\texttt{\small 15}) ad immettere la richiesta sulla coda. A questo punto non resta che (\texttt{\small 16}) rileggere dalla coda la risposta del server richiedendo a \func{msgrcv} di selezionare i messaggi di -tipo corrispondente al valore del \acr{pid} inviato nella richiesta. L'ultimo +tipo corrispondente al valore del \ids{PID} inviato nella richiesta. L'ultimo passo (\texttt{\small 17}) prima di uscire è quello di stampare a video il messaggio ricevuto. @@ -1687,7 +1687,7 @@ della risposta, quest'ultima resta nella coda (così come per le fifo si aveva il problema delle fifo che restavano nel filesystem). In questo caso però il problemi sono maggiori, sia perché è molto più facile esaurire la memoria dedicata ad una coda di messaggi che gli \itindex{inode} inode di un filesystem, -sia perché, con il riutilizzo dei \acr{pid} da parte dei processi, un client +sia perché, con il riutilizzo dei \ids{PID} da parte dei processi, un client eseguito in un momento successivo potrebbe ricevere un messaggio non indirizzato a lui. @@ -1851,7 +1851,7 @@ I dati mantenuti nella struttura, ed elencati in fig.~\ref{fig:ipc_sem}, indicano rispettivamente: \begin{description*} \item[\var{semval}] il valore numerico del semaforo. -\item[\var{sempid}] il \acr{pid} dell'ultimo processo che ha eseguito una +\item[\var{sempid}] il \ids{PID} dell'ultimo processo che ha eseguito una operazione sul semaforo. \item[\var{semncnt}] il numero di processi in attesa che esso venga incrementato. @@ -1957,14 +1957,14 @@ seguenti: \item[\const{IPC\_RMID}] Rimuove l'insieme di semafori e le relative strutture dati, con effetto immediato. Tutti i processi che erano stato di \textit{sleep} vengono svegliati, ritornando con un errore di - \errcode{EIDRM}. L'\acr{uid} effettivo del processo deve corrispondere o al + \errcode{EIDRM}. L'\ids{UID} effettivo del processo deve corrispondere o al creatore o al proprietario dell'insieme, o all'amministratore. L'argomento \param{semnum} viene ignorato. \item[\const{IPC\_SET}] Permette di modificare i permessi ed il proprietario dell'insieme. I valori devono essere passati in una struttura \struct{semid\_ds} puntata da \param{arg.buf} di cui saranno usati soltanto i campi \var{sem\_perm.uid}, \var{sem\_perm.gid} e i nove bit meno - significativi di \var{sem\_perm.mode}. L'\acr{uid} effettivo del processo deve + significativi di \var{sem\_perm.mode}. L'\ids{UID} effettivo del processo deve corrispondere o al creatore o al proprietario dell'insieme, o all'amministratore. L'argomento \param{semnum} viene ignorato. \item[\const{GETALL}] Restituisce il valore corrente di ciascun semaforo @@ -1977,7 +1977,7 @@ seguenti: \struct{sem}); va invocata con tre argomenti. Occorre avere il permesso di lettura. \item[\const{GETPID}] Restituisce come valore di ritorno della funzione il - \acr{pid} dell'ultimo processo che ha compiuto una operazione sul semaforo + \ids{PID} dell'ultimo processo che ha compiuto una operazione sul semaforo \param{semnum} dell'insieme \param{semid} (corrispondente al campo \var{sempid} di \struct{sem}); va invocata con tre argomenti. Occorre avere il permesso di lettura. @@ -2159,7 +2159,7 @@ possibili: \end{basedescript} In caso di successo della funzione viene aggiornato il campo \var{sempid} per -ogni semaforo modificato al valore del \acr{pid} del processo chiamante; +ogni semaforo modificato al valore del \ids{PID} del processo chiamante; inoltre vengono pure aggiornati al tempo corrente i campi \var{sem\_otime} e \var{sem\_ctime}. @@ -2193,7 +2193,7 @@ Alla creazione di un nuovo insieme viene allocata una nuova strutture \struct{semid\_ds} ed il relativo vettore di strutture \struct{sem}. Quando si richiede una operazione viene anzitutto verificato che tutte le operazioni possono avere successo; se una di esse comporta il blocco del processo il -kernel crea una struttura \struct{sem\_queue} che viene aggiunta in fondo alla +kernel crea una struttura \kstruct{sem\_queue} che viene aggiunta in fondo alla coda di attesa associata a ciascun insieme di semafori\footnote{che viene referenziata tramite i campi \var{sem\_pending} e \var{sem\_pending\_last} di \struct{semid\_ds}.}. @@ -2213,7 +2213,7 @@ all'operazione (\var{sleeper}) viene riportato a \textit{running}; il tutto viene ripetuto fin quando non ci sono più operazioni eseguibili o si è svuotata la coda. Per gestire il meccanismo del ripristino tutte le volte che per un'operazione si è specificato il flag \const{SEM\_UNDO} viene mantenuta -per ciascun insieme di semafori una apposita struttura \struct{sem\_undo} che +per ciascun insieme di semafori una apposita struttura \kstruct{sem\_undo} che contiene (nel vettore puntato dal campo \var{semadj}) un valore di aggiustamento per ogni semaforo cui viene sommato l'opposto del valore usato per l'operazione. @@ -2224,7 +2224,7 @@ all'insieme di cui fa parte il semaforo, che viene usata per invalidare le strutture se questo viene cancellato o per azzerarle se si è eseguita una operazione con \func{semctl}; l'altra associata al processo che ha eseguito l'operazione;\footnote{attraverso il campo \var{semundo} di - \struct{task\_struct}, come mostrato in \ref{fig:ipc_sem_schema}.} quando un + \kstruct{task\_struct}, come mostrato in \ref{fig:ipc_sem_schema}.} quando un processo termina, la lista ad esso associata viene scandita e le operazioni applicate al semaforo. Siccome un processo può accumulare delle richieste di ripristino per semafori differenti chiamate attraverso diverse chiamate a @@ -2405,10 +2405,10 @@ invece: \item i campi \var{shm\_atime} e \var{shm\_dtime}, che esprimono rispettivamente il tempo dell'ultima volta che il segmento è stato agganciato o sganciato da un processo, vengono inizializzati a zero. -\item il campo \var{shm\_lpid}, che esprime il \acr{pid} del processo che ha +\item il campo \var{shm\_lpid}, che esprime il \ids{PID} del processo che ha eseguito l'ultima operazione, viene inizializzato a zero. -\item il campo \var{shm\_cpid}, che esprime il \acr{pid} del processo che ha - creato il segmento, viene inizializzato al \acr{pid} del processo chiamante. +\item il campo \var{shm\_cpid}, che esprime il \ids{PID} del processo che ha + creato il segmento, viene inizializzato al \ids{PID} del processo chiamante. \item il campo \var{shm\_nattac}, che esprime il numero di processi agganciati al segmento viene inizializzato a zero. \end{itemize} @@ -2485,7 +2485,7 @@ un segmento di memoria condivisa è \funcd{shmctl}; il suo prototipo è: \item[\errcode{EPERM}] si è specificato un comando con \const{IPC\_SET} o \const{IPC\_RMID} senza i permessi necessari. \item[\errcode{EOVERFLOW}] si è tentato il comando \const{IPC\_STAT} ma il - valore del \acr{gid} o dell'\acr{uid} è troppo grande per essere + valore del \ids{GID} o dell'\ids{UID} è troppo grande per essere memorizzato nella struttura puntata da \param{buf}. \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo specificato con \param{buf} non è valido. @@ -2504,7 +2504,7 @@ corrispondente comportamento della funzione, sono i seguenti: \item[\const{IPC\_RMID}] Marca il segmento di memoria condivisa per la rimozione, questo verrà cancellato effettivamente solo quando l'ultimo processo ad esso agganciato si sarà staccato. Questo comando può essere - eseguito solo da un processo con \acr{uid} effettivo corrispondente o al + eseguito solo da un processo con \ids{UID} effettivo corrispondente o al creatore del segmento, o al proprietario del segmento, o all'amministratore. \item[\const{IPC\_SET}] Permette di modificare i permessi ed il proprietario del segmento. Per modificare i valori di \var{shm\_perm.mode}, @@ -2618,7 +2618,7 @@ In caso di successo la funzione aggiorna anche i seguenti campi di \begin{itemize*} \item il tempo \var{shm\_atime} dell'ultima operazione di aggancio viene impostato al tempo corrente. -\item il \acr{pid} \var{shm\_lpid} dell'ultimo processo che ha operato sul +\item il \ids{PID} \var{shm\_lpid} dell'ultimo processo che ha operato sul segmento viene impostato a quello del processo corrente. \item il numero \var{shm\_nattch} di processi agganciati al segmento viene aumentato di uno. @@ -2659,7 +2659,7 @@ In caso di successo la funzione aggiorna anche i seguenti campi di \begin{itemize*} \item il tempo \var{shm\_dtime} dell'ultima operazione di sganciamento viene impostato al tempo corrente. -\item il \acr{pid} \var{shm\_lpid} dell'ultimo processo che ha operato sul +\item il \ids{PID} \var{shm\_lpid} dell'ultimo processo che ha operato sul segmento viene impostato a quello del processo corrente. \item il numero \var{shm\_nattch} di processi agganciati al segmento viene decrementato di uno. @@ -2781,9 +2781,9 @@ con un messaggio di errore. Poi, per verificare che l'argomento specifichi effettivamente una directory, si esegue (\texttt{\small 24--26}) su di esso una \func{chdir}, uscendo immediatamente in caso di errore. Questa funzione serve anche per impostare -la directory di lavoro del programma nella directory da tenere sotto -controllo, in vista del successivo uso della funzione -\func{daemon}.\footnote{si noti come si è potuta fare questa scelta, +la \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro del programma nella +directory da tenere sotto controllo, in vista del successivo uso della +funzione \func{daemon}.\footnote{si noti come si è potuta fare questa scelta, nonostante le indicazioni illustrate in sez.~\ref{sec:sess_daemon}, per il particolare scopo del programma, che necessita comunque di restare all'interno di una directory.} Infine (\texttt{\small 27--29}) si installano @@ -2824,17 +2824,17 @@ intercomunicazione il programma entra nel ciclo principale (\texttt{\small Il primo passo (\texttt{\small 41}) è eseguire \func{daemon} per proseguire con l'esecuzione in background come si conviene ad un programma demone; si noti che si è mantenuta, usando un valore non nullo del primo argomento, la -directory di lavoro corrente. Una volta che il programma è andato in -background l'esecuzione prosegue (\texttt{\small 42--48}) all'interno di un -ciclo infinito: si inizia (\texttt{\small 43}) bloccando il mutex con -\func{MutexLock} per poter accedere alla memoria condivisa (la funzione si -bloccherà automaticamente se qualche client sta leggendo), poi (\texttt{\small - 44}) si cancellano i valori precedentemente immagazzinati nella memoria -condivisa con \func{memset}, e si esegue (\texttt{\small 45}) un nuovo calcolo -degli stessi utilizzando la funzione \func{DirScan}; infine (\texttt{\small - 46}) si sblocca il mutex con \func{MutexUnlock}, e si attende -(\texttt{\small 47}) per il periodo di tempo specificato a riga di comando con -l'opzione \code{-p} con una \func{sleep}. +\index{directory~di~lavoro} directory di lavoro corrente. Una volta che il +programma è andato in background l'esecuzione prosegue (\texttt{\small + 42--48}) all'interno di un ciclo infinito: si inizia (\texttt{\small 43}) +bloccando il mutex con \func{MutexLock} per poter accedere alla memoria +condivisa (la funzione si bloccherà automaticamente se qualche client sta +leggendo), poi (\texttt{\small 44}) si cancellano i valori precedentemente +immagazzinati nella memoria condivisa con \func{memset}, e si esegue +(\texttt{\small 45}) un nuovo calcolo degli stessi utilizzando la funzione +\func{DirScan}; infine (\texttt{\small 46}) si sblocca il mutex con +\func{MutexUnlock}, e si attende (\texttt{\small 47}) per il periodo di tempo +specificato a riga di comando con l'opzione \code{-p} con una \func{sleep}. Si noti come per il calcolo dei valori da mantenere nella memoria condivisa si sia usata ancora una volta la funzione \func{DirScan}, già utilizzata (e @@ -3284,8 +3284,8 @@ possono avere o meno una corrispondenza sul filesystem; tutto quello che è richiesto è che: \begin{itemize*} \item i nomi devono essere conformi alle regole che caratterizzano i - \itindex{pathname} \textit{pathname}, in particolare non essere più lunghi di - \const{PATH\_MAX} byte e terminati da un carattere nullo. + \textit{pathname}, in particolare non essere più lunghi di \const{PATH\_MAX} + byte e terminati da un carattere nullo. \item se il nome inizia per una \texttt{/} chiamate differenti allo stesso nome fanno riferimento allo stesso oggetto, altrimenti l'interpretazione del nome dipende dall'implementazione. @@ -3324,7 +3324,7 @@ quella particolare (si ricordi quanto visto in sez.~\ref{sec:ipc_sysv_access_control}) che viene usata per gli oggetti del SysV IPC. Per quanto riguarda l'attribuzione dell'utente e del gruppo proprietari dell'oggetto alla creazione di quest'ultimo essa viene effettuata -secondo la semantica SysV: corrispondono cioè a \acr{uid} e \acr{gid} effettivi +secondo la semantica SysV: corrispondono cioè a \ids{UID} e \ids{GID} effettivi del processo che esegue la creazione. @@ -3334,8 +3334,7 @@ del processo che esegue la creazione. Le code di messaggi POSIX sono supportate da Linux a partire dalla versione 2.6.6-rc1 del kernel,\footnote{l'implementazione è dovuta a Michal Wronski e Krzysztof Benedyczak, e le relative informazioni si possono trovare su - \href{http://www.geocities.com/wronski12/posix_ipc/index.html} - {\textsf{http://www.geocities.com/wronski12/posix\_ipc/index.html}}.} In + \url{http://www.geocities.com/wronski12/posix_ipc/index.html}.} In generale, come le corrispettive del SysV IPC, le code di messaggi sono poco usate, dato che i socket, nei casi in cui sono sufficienti, sono più comodi, e che in casi più complessi la comunicazione può essere gestita direttamente con @@ -3659,7 +3658,7 @@ Se la dimensione specificata da \param{msg\_len} non è sufficiente a contenere il messaggio, entrambe le funzioni, al contrario di quanto avveniva nelle code di messaggi di SysV, ritornano un errore di \errcode{EMSGSIZE} senza estrarre il messaggio. È pertanto opportuno eseguire sempre una chiamata a -\func{mq\_getaddr} prima di eseguire una ricezione, in modo da ottenere la +\func{mq\_getattr} prima di eseguire una ricezione, in modo da ottenere la dimensione massima dei messaggi sulla coda, per poter essere in grado di allocare dei buffer sufficientemente ampi per la lettura. @@ -3730,7 +3729,7 @@ valori di tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify}.\footnote{la pagina di manuale \const{SIGEV\_SIGNAL}).} Il metodo consigliato è quello di usare \const{SIGEV\_SIGNAL} usando il campo \var{sigev\_signo} per indicare il quale segnale deve essere inviato al processo. Inoltre il campo \var{sigev\_value} è -un puntatore ad una struttura \struct{sigval\_t} (definita in +un puntatore ad una struttura \struct{sigval} (definita in fig.~\ref{fig:sig_sigval}) che permette di restituire al gestore del segnale un valore numerico o un indirizzo,\footnote{per il suo uso si riveda la trattazione fatta in sez.~\ref{sec:sig_real_time} a proposito dei segnali @@ -3772,7 +3771,7 @@ questa operazione prima di estrarre i messaggi presenti dalla coda. L'invio del segnale di notifica avvalora alcuni campi di informazione restituiti al gestore attraverso la struttura \struct{siginfo\_t} (definita in fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}). In particolare \var{si\_pid} viene impostato al -valore del \acr{pid} del processo che ha emesso il segnale, \var{si\_uid} +valore del \ids{PID} del processo che ha emesso il segnale, \var{si\_uid} all'userid effettivo, \var{si\_code} a \const{SI\_MESGQ}, e \var{si\_errno} a 0. Questo ci dice che, se si effettua la ricezione dei messaggi usando esclusivamente il meccanismo di notifica, è possibile ottenere le informazioni @@ -4004,7 +4003,7 @@ esistente o per crearne uno nuovi, i relativi prototipi sono: successo e \const{SEM\_FAILED} in caso di errore; nel quel caso \var{errno} assumerà i valori: \begin{errlist} - \item[\errcode{EACCESS}] il semaforo esiste ma non si hanno permessi + \item[\errcode{EACCES}] il semaforo esiste ma non si hanno permessi sufficienti per accedervi. \item[\errcode{EEXIST}] si sono specificati \const{O\_CREAT} e \const{O\_EXCL} ma il semaforo esiste. @@ -4019,12 +4018,12 @@ esistente o per crearne uno nuovi, i relativi prototipi sono: L'argomento \param{name} definisce il nome del semaforo che si vuole utilizzare, ed è quello che permette a processi diversi di accedere allo -stesso semaforo. Questo deve essere specificato con un pathname nella forma -\texttt{/qualchenome}, che non ha una corrispondenza diretta con un pathname -reale; con Linux infatti i file associati ai semafori sono mantenuti nel -filesystem virtuale \texttt{/dev/shm}, e gli viene assegnato automaticamente -un nome nella forma \texttt{sem.qualchenome}.\footnote{si ha cioè una - corrispondenza per cui \texttt{/qualchenome} viene rimappato, nella +stesso semaforo. Questo deve essere specificato con un \textit{pathname} nella +forma \texttt{/qualchenome}, che non ha una corrispondenza diretta con un +\textit{pathname} reale; con Linux infatti i file associati ai semafori sono +mantenuti nel filesystem virtuale \texttt{/dev/shm}, e gli viene assegnato +automaticamente un nome nella forma \texttt{sem.qualchenome}.\footnote{si ha + cioè una corrispondenza per cui \texttt{/qualchenome} viene rimappato, nella creazione tramite \func{sem\_open}, su \texttt{/dev/shm/sem.qualchenome}.} L'argomento \param{oflag} è quello che controlla le modalità con cui opera la @@ -4055,8 +4054,8 @@ presente che, come accennato in sez.~\ref{sec:ipc_posix_generic}, i semafori usano la semantica standard dei file per quanto riguarda i controlli di accesso. -Questo significa che un nuovo semaforo viene sempre creato con l'\acr{uid} ed il -\acr{gid} effettivo del processo chiamante, e che i permessi indicati con +Questo significa che un nuovo semaforo viene sempre creato con l'\ids{UID} ed +il \ids{GID} effettivo del processo chiamante, e che i permessi indicati con \param{mode} vengono filtrati dal valore della \itindex{umask} \textit{umask} del processo. Inoltre per poter aprire un semaforo è necessario avere su di esso sia il permesso di lettura che quello di scrittura. @@ -4129,8 +4128,8 @@ programma possa proseguire. La seconda variante di \func{sem\_wait} è una estensione specifica che può essere utilizzata soltanto se viene definita la macro \macro{\_XOPEN\_SOURCE} -ad un valore di 600 prima di includere \texttt{semaphore.h}, la funzione è -\func{sem\_timedwait}, ed il suo prototipo è: +ad un valore di 600 prima di includere \headfile{semaphore.h}, la funzione è +\funcd{sem\_timedwait}, ed il suo prototipo è: \begin{functions} \headdecl{semaphore.h} @@ -4262,7 +4261,7 @@ lo si cancelli esplicitamente. Per far questo si può utilizzare la funzione \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$ in caso di errore; nel quel caso \var{errno} assumerà i valori: \begin{errlist} - \item[\errcode{EACCESS}] non si hanno i permessi necessari a cancellare il + \item[\errcode{EACCES}] non si hanno i permessi necessari a cancellare il semaforo. \item[\errcode{ENAMETOOLONG}] il nome indicato è troppo lungo. \item[\errcode{ENOENT}] il semaforo \param{name} non esiste. @@ -4621,7 +4620,7 @@ testo alla terminazione di quest'ultimo. % LocalWords: EBUSY sigev SIGNAL signo value sigval siginfo all'userid MESGQ % LocalWords: Konstantin Knizhnik futex tmpfs ramfs cache shared swap CONFIG % LocalWords: lrt blocks PAGECACHE TRUNC CLOEXEC mmap ftruncate munmap FindShm -% LocalWords: CreateShm RemoveShm LIBRARY Library libmqueue FAILED EACCESS has +% LocalWords: CreateShm RemoveShm LIBRARY Library libmqueue FAILED has % LocalWords: ENAMETOOLONG qualchenome RESTART trywait XOPEN SOURCE timedwait % LocalWords: process getvalue sval execve pshared ENOSYS heap PAGE destroy it % LocalWords: xffffffff Arrays owner perms Queues used bytes messages device