X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=ipc.tex;h=e22736f329cba925ff4f1fece327943831702bd0;hp=81ad3cf624dc3e73c0c3ddc8f23e3614bc778272;hb=b3593007c4edd76ecbf7386967c1b25d27eed828;hpb=70885537614fe3332312bc9e9fcd900e04f22451 diff --git a/ipc.tex b/ipc.tex index 81ad3cf..e22736f 100644 --- a/ipc.tex +++ b/ipc.tex @@ -649,12 +649,12 @@ state raccolte nella libreria \file{libgapil.so}, per poter usare quest'ultima occorrerà definire la variabile di ambiente \envvar{LD\_LIBRARY\_PATH} in modo che il linker dinamico possa accedervi. -In generale questa variabile indica il \itindex{pathname} \textit{pathname} -della directory contenente la libreria. Nell'ipotesi (che daremo sempre per -verificata) che si facciano le prove direttamente nella directory dei sorgenti -(dove di norma vengono creati sia i programmi che la libreria), il comando da -dare sarà \code{export LD\_LIBRARY\_PATH=./}; a questo punto potremo lanciare -il server, facendogli leggere una decina di frasi, con: +In generale questa variabile indica il \textit{pathname} della directory +contenente la libreria. Nell'ipotesi (che daremo sempre per verificata) che si +facciano le prove direttamente nella directory dei sorgenti (dove di norma +vengono creati sia i programmi che la libreria), il comando da dare sarà +\code{export LD\_LIBRARY\_PATH=./}; a questo punto potremo lanciare il server, +facendogli leggere una decina di frasi, con: \begin{Verbatim} [piccardi@gont sources]$ ./fortuned -n10 \end{Verbatim} @@ -882,13 +882,13 @@ nome di un file ed un numero di versione; il suo prototipo è: \end{functions} La funzione determina un valore della chiave sulla base di \param{pathname}, -che deve specificare il \itindex{pathname} \textit{pathname} di un file -effettivamente esistente e di un numero di progetto \param{proj\_id)}, che di -norma viene specificato come carattere, dato che ne vengono utilizzati solo -gli 8 bit meno significativi.\footnote{nelle libc4 e libc5, come avviene in - SunOS, l'argomento \param{proj\_id} è dichiarato tipo \ctyp{char}, la - \acr{glibc} usa il prototipo specificato da XPG4, ma vengono lo stesso - utilizzati gli 8 bit meno significativi.} +che deve specificare il \textit{pathname} di un file effettivamente esistente +e di un numero di progetto \param{proj\_id)}, che di norma viene specificato +come carattere, dato che ne vengono utilizzati solo gli 8 bit meno +significativi.\footnote{nelle libc4 e libc5, come avviene in SunOS, + l'argomento \param{proj\_id} è dichiarato tipo \ctyp{char}, la \acr{glibc} + usa il prototipo specificato da XPG4, ma vengono lo stesso utilizzati gli 8 + bit meno significativi.} Il problema è che anche così non c'è la sicurezza che il valore della chiave sia univoco, infatti esso è costruito combinando il byte di \param{proj\_id)} @@ -3284,8 +3284,8 @@ possono avere o meno una corrispondenza sul filesystem; tutto quello che è richiesto è che: \begin{itemize*} \item i nomi devono essere conformi alle regole che caratterizzano i - \itindex{pathname} \textit{pathname}, in particolare non essere più lunghi di - \const{PATH\_MAX} byte e terminati da un carattere nullo. + \textit{pathname}, in particolare non essere più lunghi di \const{PATH\_MAX} + byte e terminati da un carattere nullo. \item se il nome inizia per una \texttt{/} chiamate differenti allo stesso nome fanno riferimento allo stesso oggetto, altrimenti l'interpretazione del nome dipende dall'implementazione. @@ -4018,12 +4018,12 @@ esistente o per crearne uno nuovi, i relativi prototipi sono: L'argomento \param{name} definisce il nome del semaforo che si vuole utilizzare, ed è quello che permette a processi diversi di accedere allo -stesso semaforo. Questo deve essere specificato con un pathname nella forma -\texttt{/qualchenome}, che non ha una corrispondenza diretta con un pathname -reale; con Linux infatti i file associati ai semafori sono mantenuti nel -filesystem virtuale \texttt{/dev/shm}, e gli viene assegnato automaticamente -un nome nella forma \texttt{sem.qualchenome}.\footnote{si ha cioè una - corrispondenza per cui \texttt{/qualchenome} viene rimappato, nella +stesso semaforo. Questo deve essere specificato con un \textit{pathname} nella +forma \texttt{/qualchenome}, che non ha una corrispondenza diretta con un +\textit{pathname} reale; con Linux infatti i file associati ai semafori sono +mantenuti nel filesystem virtuale \texttt{/dev/shm}, e gli viene assegnato +automaticamente un nome nella forma \texttt{sem.qualchenome}.\footnote{si ha + cioè una corrispondenza per cui \texttt{/qualchenome} viene rimappato, nella creazione tramite \func{sem\_open}, su \texttt{/dev/shm/sem.qualchenome}.} L'argomento \param{oflag} è quello che controlla le modalità con cui opera la