X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=ipc.tex;h=920787398b707674e396f1f056911993c7f8faf4;hp=e1863eebaca9fd8d9a66ea967ede33b61285be6b;hb=750bf2482350e5770a47fbdd76b7eacb88d376ab;hpb=e0cc9bf7b67899cae825bc33819aaac05c40561e diff --git a/ipc.tex b/ipc.tex index e1863ee..9207873 100644 --- a/ipc.tex +++ b/ipc.tex @@ -3764,8 +3764,8 @@ il \textit{memory mapping} anonimo.\footnote{nei sistemi derivati da SysV una vengono ignorati (come accade qualora si scriva direttamente sul file), ma restano in memoria e possono essere riletti secondo le stesse modalità usate nel \textit{memory mapping} anonimo.} Vedremo come utilizzare questa tecnica -più avanti, quando realizzeremo il monitor visto in \secref{sec:ipc_sysv_shm} -in modo che possa restituire i suoi risultati anche via rete. +più avanti, quando realizzeremo una nuova versione del monitor visto in +\secref{sec:ipc_sysv_shm} che possa restituisca i risultati via rete. @@ -3779,29 +3779,54 @@ meccanismi di comunicazione, che vanno sotto il nome di POSIX IPC, definendo una interfaccia completamente nuova, che tratteremo in questa sezione. - \subsection{Considerazioni generali} \label{sec:ipc_posix_generic} -Il Linux non tutti gli oggetti del POSIX IPC sono supportati nel kernel -ufficiale; solo la memoria condivisa è presente, ma solo a partire dal kernel -2.4.x, per gli altri oggetti esistono patch e librerie non ufficiali. -Nonostante questo è importante esaminare questa interfaccia per la sua netta -superiorità nei confronti di quella del \textit{SysV IPC}. +In Linux non tutti gli oggetti del POSIX IPC sono pienamente supportati nel +kernel ufficiale; solo la memoria condivisa è presente con l'interfaccia +completa, ma solo a partire dal kernel 2.4.x, i semafori sono forniti dalle +\acr{glibc} nella sezione che implementa i thread POSIX, e sono utilizzabili +solo all'interno dei thread generati dallo stesso processo,\footnote{sono cioè + oggetti che non possono, al contrario dei semafori del SysV IPC, essere + utilizzati per sincronizzare processi diversi.} le code di messaggi non +hanno alcun tipo di supporto ufficiale. Esistono tuttavia dei patch e delle +librerie aggiuntive che supportano alcune di queste interfacce, anche se +sperimentali e di uso limitato. + +La caratteristica fondamentale dell'interfaccia POSIX è l'abbandono dell'uso +degli identificatori e delle chiavi visti nel SysV IPC, per passare ai +\textit{Posix IPC names}\index{Posix IPC names}, che sono sostanzialmente +equivalenti ai nomi dei file. Tutte le funzioni che creano un oggetto di IPC +Posix prendono come primo argomento una stringa che indica uno di questi nomi; +lo standard è molto generico riguardo l'implementazione, ed i nomi stessi +possono avere o meno una corrispondenza sul filesystem. + + + le caratteristiche di questi nomi, +per i quali richiede che: +\begin{itemize} +\item debbano essere conformi alle regole che caratterizzano i + \textit{pathname}, in particolare non essere più lunghi di \const{PATH\_MAX} + byte e terminati da un carattere nullo. +\item se il nome inizia per una \texttt{/} +\end{itemize} + + \subsection{Code di messaggi} \label{sec:ipc_posix_mq} -Le code di messaggi non sono ancora supportate nel kernel -ufficiale;\footnote{esiste però una proposta di implementazione di Krzysztof - Benedyczak, a partire dal kernel 2.5.50.} inoltre esse possono essere -implementate, usando la memoria condivisa ed i mutex, con funzioni di -libreria. In generale, come le corrispettive del SysV IPC, sono poco usate, -dato che i socket\index{socket}, nei casi in cui sono sufficienti, sono più -comodi, e negli altri casi la comunicazione può essere gestita direttamente -con mutex e memoria condivisa. Per questo ci limiteremo ad una descrizione -essenziale. +Le code di messaggi non sono ancora supportate nel kernel ufficiale, esiste +però una implementazione sperimentale di Michal Wronski e Krzysztof +Benedyczak,\footnote{i patch al kernel e la relativa libreria possono essere + trovati \href{http://www.mat.uni.torun.pl/~wrona/posix_ipc} + {http://www.mat.uni.torun.pl/\~wrona/posix_ipc}.}. In generale, come le +corrispettive del SysV IPC, sono poco usate, dato che i socket\index{socket}, +nei casi in cui sono sufficienti, sono più comodi, e negli altri casi la +comunicazione può essere gestita direttamente con mutex e memoria condivisa. + + @@ -3810,16 +3835,43 @@ essenziale. Dei semafori POSIX esistono sostanzialmente due implementazioni; una è fatta a livello di libreria ed è fornita dalla libreria dei thread; questa però li -implementa solo a livello di thread e non di processi. Esiste un'altra -versione, realizzata da Konstantin Knizhnik, che reimplementa l'interfaccia -POSIX usando i semafori di SysV IPC. +implementa solo a livello di thread e non di processi.\footnote{questo + significa che i semafori sono visibili solo all'interno dei thread creati da + un sngolo processo.} Esiste un'altra versione, realizzata da Konstantin +Knizhnik, che reimplementa l'interfaccia POSIX usando i semafori di SysV IPC, +e che non vale comunque la pena di usare visto che i problemi sottolineati in +\secref{sec:ipc_sysv_sem} restano invariati. + + \subsection{Memoria condivisa} \label{sec:ipc_posix_shm} La memoria condivisa è l'unico degli oggetti di IPC POSIX già presente nel -kernel ufficiale. +kernel ufficiale. Per poterla utilizzare occorre abilitare il filesystem +\texttt{tmpfs}, uno speciale filesystem che mantiene tutti i suoi contenuti in +memoria,\footnote{il filesystem \texttt{tmpfs} è diverso da un normale RAM + disk, anch'esso disponibile attraverso il filesystem \texttt{ramfs}, proprio + perché realizza una interfaccia utilizzabile anche per la memoria condivisa; + esso infatti non ha dimensione fissa, ed usa direttamente la cache interna + del kernel (viene usato anche per la SysV shared memory). In più i suoi + contenuti, essendo trattati direttamente dalla memoria + virtuale\index{memoria virtuale} e possono essere salvati sullo swap + automaticamente.} abilitando l'opzione \texttt{CONFIG\_TMPFS} in fase di +compilazione del kernel, e montando il filesystem aggiungendo una riga tipo: +\begin{verbatim} +tmpfs /dev/shm tmpfs defaults 0 0 +\end{verbatim} +ad \file{/etc/fstab}, oppure dove si preferisce con un comando del +tipo:\footnote{il filesystem riconosce, oltre quelle mostrate, le opzioni + \texttt{uid} e \texttt{gid} che identificano rispettivamente utente e gruppo + cui assegnarne la titolarità, e \texttt{nr\_blocks} che permette di + specificarne la dimensione in blocchi, cioè in multipli di + \const{PAGECACHE\_SIZE}.} +\begin{verbatim} +mount -t tmpfs -o size=10G,nr_inodes=10k,mode=700 tmpfs /mytmpfs +\end{verbatim} %%% Local Variables: