X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=intro.tex;h=b4813530b5d961f318c3a4afe5873133b42e2276;hp=16679890d85e90ee63f411cc5894c37226c1d7ac;hb=193d612d40c5f81f5559ea6e11e70f6b6e51fb39;hpb=c4e84d074b7b59b920ab493e32d61d5f3ae2ff15 diff --git a/intro.tex b/intro.tex index 1667989..b481353 100644 --- a/intro.tex +++ b/intro.tex @@ -12,10 +12,10 @@ \chapter{L'architettura del sistema} \label{cha:intro_unix} -In questo primo capitolo sarà fatta un'introduzione ai concetti generali su -cui è basato un sistema operativo di tipo Unix come GNU/Linux, in questo modo -potremo fornire una base di comprensione mirata a sottolineare le peculiarità -del sistema che sono più rilevanti per quello che riguarda la programmazione. +In questo primo capitolo sarà fatta un'introduzione ai concetti generali su +cui è basato un sistema operativo di tipo Unix come GNU/Linux, in questo modo +potremo fornire una base di comprensione mirata a sottolineare le peculiarità +del sistema che sono più rilevanti per quello che riguarda la programmazione. Dopo un'introduzione sulle caratteristiche principali di un sistema di tipo Unix passeremo ad illustrare alcuni dei concetti base dell'architettura di @@ -27,14 +27,14 @@ introdurremo alcuni degli standard principali a cui viene fatto riferimento. \label{sec:intro_unix_struct} In questa prima sezione faremo una breve panoramica sull'architettura del -sistema. Chi avesse già una conoscenza di questa materia può tranquillamente +sistema. Chi avesse già una conoscenza di questa materia può tranquillamente saltare questa sezione. \subsection{Concetti base} \label{sec:intro_base_concept} -Il concetto base di un sistema unix-like è quello di un nucleo del sistema (il +Il concetto base di un sistema unix-like è quello di un nucleo del sistema (il cosiddetto \textit{kernel}, nel nostro caso Linux) a cui si demanda la gestione delle risorse essenziali (la CPU, la memoria, le periferiche) mentre tutto il resto, quindi anche la parte che prevede l'interazione con l'utente, @@ -42,9 +42,9 @@ dev'essere realizzato tramite programmi eseguiti dal kernel, che accedano alle risorse hardware tramite delle richieste a quest'ultimo. Fin dall'inizio uno Unix si presenta come un sistema operativo -\textit{multitasking}, cioè in grado di eseguire contemporaneamente più -programmi, e multiutente, in cui è possibile che più utenti siano connessi ad -una macchina eseguendo più programmi ``\textsl{in contemporanea}''; in realtà, +\textit{multitasking}, cioè in grado di eseguire contemporaneamente più +programmi, e multiutente, in cui è possibile che più utenti siano connessi ad +una macchina eseguendo più programmi ``\textsl{in contemporanea}''; in realtà, almeno per macchine a processore singolo, i programmi vengono eseguiti singolarmente a rotazione. @@ -53,85 +53,85 @@ singolarmente a rotazione. %computer (e quindi per un uso personale), sui quali l'hardware (allora %limitato) non consentiva la realizzazione di un sistema evoluto come uno unix. -I kernel Unix più recenti, come Linux, sono realizzati sfruttando alcune +I kernel Unix più recenti, come Linux, sono realizzati sfruttando alcune caratteristiche dei processori moderni come la gestione hardware della memoria -e la modalità protetta. In sostanza con i processori moderni si può +e la modalità protetta. In sostanza con i processori moderni si può disabilitare temporaneamente l'uso di certe istruzioni e l'accesso a certe -zone di memoria fisica. Quello che succede è che il kernel è il solo -programma ad essere eseguito in modalità privilegiata, con il completo accesso -all'hardware, mentre i programmi normali vengono eseguiti in modalità protetta +zone di memoria fisica. Quello che succede è che il kernel è il solo +programma ad essere eseguito in modalità privilegiata, con il completo accesso +all'hardware, mentre i programmi normali vengono eseguiti in modalità protetta e non possono accedere direttamente alle zone di memoria riservate o alle porte di input/output. Una parte del kernel, lo \itindex{scheduler} \textit{scheduler}, si occupa di stabilire, ad intervalli fissi e sulla base di un opportuno calcolo delle -priorità, quale ``\textsl{processo}'' deve essere posto in esecuzione (il +priorità, quale ``\textsl{processo}'' deve essere posto in esecuzione (il cosiddetto \itindex{preemptive~multitasking} \textit{preemptive - multitasking}). Questo verrà comunque eseguito in modalità protetta; quando -necessario il processo potrà accedere alle risorse hardware soltanto + multitasking}). Questo verrà comunque eseguito in modalità protetta; quando +necessario il processo potrà accedere alle risorse hardware soltanto attraverso delle opportune chiamate al sistema che restituiranno il controllo al kernel. La memoria viene sempre gestita dal kernel attraverso il meccanismo della \index{memoria~virtuale} \textsl{memoria virtuale}, che consente di assegnare a ciascun processo uno spazio di indirizzi ``\textsl{virtuale}'' (vedi -sez.~\ref{sec:proc_memory}) che il kernel stesso, con l'ausilio della unità di -gestione della memoria, si incaricherà di rimappare automaticamente sulla +sez.~\ref{sec:proc_memory}) che il kernel stesso, con l'ausilio della unità di +gestione della memoria, si incaricherà di rimappare automaticamente sulla memoria disponibile, salvando su disco quando necessario (nella cosiddetta area di \textit{swap}) le pagine di memoria in eccedenza. Le periferiche infine vengono viste in genere attraverso un'interfaccia astratta che permette di trattarle come fossero file, secondo il concetto per cui \textit{everything is a file}, su cui torneremo in dettaglio in -cap.~\ref{cha:file_intro}. Questo non è vero per le interfacce di rete, che +cap.~\ref{cha:file_intro}. Questo non è vero per le interfacce di rete, che hanno un'interfaccia diversa, ma resta valido il concetto generale che tutto -il lavoro di accesso e gestione a basso livello è effettuato dal kernel. +il lavoro di accesso e gestione a basso livello è effettuato dal kernel. \subsection{Il kernel e il sistema} \label{sec:intro_kern_and_sys} -Uno dei concetti fondamentali su cui si basa l'architettura dei sistemi Unix è +Uno dei concetti fondamentali su cui si basa l'architettura dei sistemi Unix è quello della distinzione fra il cosiddetto \textit{user space}, che contraddistingue l'ambiente in cui vengono eseguiti i programmi, e il -\textit{kernel space}, che è l'ambiente in cui viene eseguito il kernel. Ogni -programma vede sé stesso come se avesse la piena disponibilità della CPU e -della memoria ed è, salvo i meccanismi di comunicazione previsti +\textit{kernel space}, che è l'ambiente in cui viene eseguito il kernel. Ogni +programma vede sé stesso come se avesse la piena disponibilità della CPU e +della memoria ed è, salvo i meccanismi di comunicazione previsti dall'architettura, completamente ignaro del fatto che altri programmi possono essere messi in esecuzione dal kernel. -Per questa separazione non è possibile ad un singolo programma disturbare -l'azione di un altro programma o del sistema e questo è il principale motivo -della stabilità di un sistema unix-like nei confronti di altri sistemi in cui +Per questa separazione non è possibile ad un singolo programma disturbare +l'azione di un altro programma o del sistema e questo è il principale motivo +della stabilità di un sistema unix-like nei confronti di altri sistemi in cui i processi non hanno di questi limiti, o che vengono per vari motivi eseguiti al livello del kernel. Pertanto deve essere chiaro a chi programma in Unix che -l'accesso diretto all'hardware non può avvenire se non all'interno del kernel; +l'accesso diretto all'hardware non può avvenire se non all'interno del kernel; al di fuori dal kernel il programmatore deve usare le opportune interfacce che quest'ultimo fornisce allo user space. -Per capire meglio la distinzione fra kernel space e user space si può prendere +Per capire meglio la distinzione fra kernel space e user space si può prendere in esame la procedura di avvio di un sistema unix-like; all'avvio il BIOS (o -in generale il software di avvio posto nelle EPROM) eseguirà la procedura di +in generale il software di avvio posto nelle EPROM) eseguirà la procedura di avvio del sistema (il cosiddetto \textit{bootstrap}\footnote{il nome deriva da un'espressione gergale che significa ``sollevarsi da terra tirandosi per le stringhe delle scarpe'', per indicare il compito, almeno apparentemente impossibile, di far eseguire un programma a partire da un computer appena - acceso che appunto non ne contiene nessuno; non è impossibile perché in - realtà c'è un programma iniziale, che è il BIOS.}), incaricandosi di + acceso che appunto non ne contiene nessuno; non è impossibile perché in + realtà c'è un programma iniziale, che è il BIOS.}), incaricandosi di caricare il kernel in memoria e di farne partire l'esecuzione; quest'ultimo, -dopo aver inizializzato le periferiche, farà partire il primo processo, -\cmd{init}, che è quello che a sua volta farà partire tutti i processi -successivi. Fra questi ci sarà pure quello che si occupa di dialogare con la +dopo aver inizializzato le periferiche, farà partire il primo processo, +\cmd{init}, che è quello che a sua volta farà partire tutti i processi +successivi. Fra questi ci sarà pure quello che si occupa di dialogare con la tastiera e lo schermo della console, e quello che mette a disposizione dell'utente che si vuole collegare, un terminale e la \textit{shell} da cui inviare i comandi. -E' da rimarcare come tutto ciò, che usualmente viene visto come parte del -sistema, non abbia in realtà niente a che fare con il kernel, ma sia +E' da rimarcare come tutto ciò, che usualmente viene visto come parte del +sistema, non abbia in realtà niente a che fare con il kernel, ma sia effettuato da opportuni programmi che vengono eseguiti, allo stesso modo di un qualunque programma di scrittura o di disegno, in user space. -Questo significa, ad esempio, che il sistema di per sé non dispone di +Questo significa, ad esempio, che il sistema di per sé non dispone di primitive per tutta una serie di operazioni (come la copia di un file) che altri sistemi (come Windows) hanno invece al loro interno. Pertanto buona parte delle operazioni di normale amministrazione di un sistema, come quella @@ -141,10 +141,10 @@ in esempio, sono implementate come normali programmi. %realizzare un sistema di permessi e controlli che evitano che i programmi %eseguano accessi non autorizzati. -Per questo motivo quando ci si riferisce al sistema nella sua interezza è -corretto parlare di un sistema GNU/Linux: da solo il kernel è assolutamente -inutile; quello che costruisce un sistema operativo utilizzabile è la presenza -di tutta una serie di librerie e programmi di utilità (che di norma sono +Per questo motivo quando ci si riferisce al sistema nella sua interezza è +corretto parlare di un sistema GNU/Linux: da solo il kernel è assolutamente +inutile; quello che costruisce un sistema operativo utilizzabile è la presenza +di tutta una serie di librerie e programmi di utilità (che di norma sono quelli realizzati dal progetto GNU della Free Software Foundation) che permettono di eseguire le normali operazioni che ci si aspetta da un sistema operativo. @@ -155,11 +155,11 @@ operativo. Come accennato le interfacce con cui i programmi possono accedere all'hardware vanno sotto il nome di chiamate al sistema (le cosiddette \textit{system - call}), si tratta di un insieme di funzioni che un programma può chiamare, + call}), si tratta di un insieme di funzioni che un programma può chiamare, per le quali viene generata un'interruzione del processo passando il controllo -dal programma al kernel. Sarà poi quest'ultimo che (oltre a compiere una serie +dal programma al kernel. Sarà poi quest'ultimo che (oltre a compiere una serie di operazioni interne come la gestione del multitasking e l'allocazione della -memoria) eseguirà la funzione richiesta in \textit{kernel space} restituendo i +memoria) eseguirà la funzione richiesta in \textit{kernel space} restituendo i risultati al chiamante. Ogni versione di Unix ha storicamente sempre avuto un certo numero di queste @@ -167,7 +167,7 @@ chiamate, che sono riportate nella seconda sezione del \textsl{Manuale di programmazione di Unix} (quella cui si accede con il comando \cmd{man 2 }) e Linux non fa eccezione. Queste sono poi state codificate da vari standard, che esamineremo brevemente in sez.~\ref{sec:intro_standard}. Uno -schema elementare della struttura del sistema è riportato in +schema elementare della struttura del sistema è riportato in fig.~\ref{fig:intro_sys_struct}. \begin{figure}[htb] @@ -223,9 +223,9 @@ Standard del C, che, oltre alle interfacce alle \textit{system call}, contiene anche tutta la serie delle ulteriori funzioni definite dai vari standard, che sono comunemente usate nella programmazione. -Questo è importante da capire perché programmare in Linux significa anzitutto +Questo è importante da capire perché programmare in Linux significa anzitutto essere in grado di usare le varie interfacce contenute nella Libreria Standard -del C, in quanto né il kernel, né il linguaggio C implementano direttamente +del C, in quanto né il kernel, né il linguaggio C implementano direttamente operazioni comuni come l'allocazione dinamica della memoria, l'input/output bufferizzato sui file o la manipolazione delle stringhe, presenti in qualunque programma. @@ -236,21 +236,21 @@ maggioranza dei casi,\footnote{esistono implementazioni diverse delle librerie dal progetto GNU. Le \textit{libc5} oggi sono, tranne casi particolari, completamente soppiantate dalle \acr{glibc}, le \textit{uClib} pur non essendo complete come le \acr{glibc}, restano invece molto diffuse nel mondo - embedded per le loro dimensioni ridotte (e soprattutto la possibilità di + embedded per le loro dimensioni ridotte (e soprattutto la possibilità di togliere le parti non necessarie), e pertanto costituiscono un valido rimpiazzo delle \acr{glibc} in tutti quei sistemi specializzati che richiedono una minima occupazione di memoria.} si dovrebbe usare il nome GNU/Linux (piuttosto che soltanto Linux) in quanto una parte essenziale del -sistema (senza la quale niente funzionerebbe) è la \textit{GNU Standard C +sistema (senza la quale niente funzionerebbe) è la \textit{GNU Standard C Library} (in breve \acr{glibc}), ovvero la libreria realizzata dalla Free Software Foundation nella quale sono state implementate tutte le funzioni essenziali definite negli standard POSIX e ANSI C, utilizzate da qualunque programma. Le funzioni di questa libreria sono quelle riportate dalla terza sezione del -\textsl{Manuale di Programmazione di Unix} (cioè accessibili con il comando +\textsl{Manuale di Programmazione di Unix} (cioè accessibili con il comando \cmd{man 3 }) e sono costruite sulla base delle chiamate al sistema del -kernel; è importante avere presente questa distinzione, fondamentale dal punto +kernel; è importante avere presente questa distinzione, fondamentale dal punto di vista dell'implementazione, anche se poi, nella realizzazione di normali programmi, non si hanno differenze pratiche fra l'uso di una funzione di libreria e quello di una chiamata al sistema. @@ -258,8 +258,8 @@ libreria e quello di una chiamata al sistema. Le librerie standard del C consentono comunque, nel caso non sia presente una specifica funzione di libreria corrispondente, di eseguire una \textit{system call} generica tramite la funzione \funcd{syscall}, il cui prototipo, -accessible se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}, (vedi -sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}) è: +accessible se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}, (vedi +sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}) è: \begin{functions} \headdecl{unistd.h} \headdecl{sys/syscall.h} @@ -272,7 +272,7 @@ La funzione richiede come primo argomento il numero della \textit{system call} da invocare, seguita dagli argomenti da passare alla stessa (che ovviamente dipendono da quest'ultima), e restituisce il codice di ritorno della \textit{system call} invocata. In generale un valore nullo indica il successo -ed un valore negativo è un codice di errore che poi viene memorizzato nella +ed un valore negativo è un codice di errore che poi viene memorizzato nella variabile \var{errno} (sulla gestione degli errori torneremo in dettaglio in sez.~\ref{sec:sys_errors}). @@ -290,41 +290,41 @@ direttamente valori numerici. \label{sec:intro_multiuser} Linux, come gli altri kernel Unix, nasce fin dall'inizio come sistema -multiutente, cioè in grado di fare lavorare più persone in contemporanea. Per +multiutente, cioè in grado di fare lavorare più persone in contemporanea. Per questo esistono una serie di meccanismi di sicurezza, che non sono previsti in sistemi operativi monoutente, e che occorre tenere presenti. -Il concetto base è quello di utente (\textit{user}) del sistema, le cui -capacità rispetto a quello che può fare sono sottoposte a ben precisi limiti. -Sono così previsti una serie di meccanismi per identificare i singoli utenti +Il concetto base è quello di utente (\textit{user}) del sistema, le cui +capacità rispetto a quello che può fare sono sottoposte a ben precisi limiti. +Sono così previsti una serie di meccanismi per identificare i singoli utenti ed una serie di permessi e protezioni per impedire che utenti diversi possano danneggiarsi a vicenda o danneggiare il sistema. Questi meccanismi sono -realizzati dal kernel stesso ed attengono alle operazioni più varie, e -torneremo su di essi in dettaglio più avanti. +realizzati dal kernel stesso ed attengono alle operazioni più varie, e +torneremo su di essi in dettaglio più avanti. -Ogni utente è identificato da un nome (l'\textit{username}), che è quello che +Ogni utente è identificato da un nome (l'\textit{username}), che è quello che viene richiesto all'ingresso nel sistema dalla procedura di \textit{login} (descritta in dettaglio in sez.~\ref{sec:sess_login}). Questa procedura si -incarica di verificare l'identità dell'utente, in genere attraverso la +incarica di verificare l'identità dell'utente, in genere attraverso la richiesta di una parola d'ordine (la \textit{password}), anche se sono possibili meccanismi diversi.\footnote{ad esempio usando la libreria PAM - (\textit{Pluggable Autentication Methods}) è possibile astrarre + (\textit{Pluggable Autentication Methods}) è possibile astrarre completamente dai meccanismi di autenticazione e sostituire ad esempio l'uso delle password con meccanismi di identificazione biometrica.} Eseguita la procedura di riconoscimento in genere il sistema manda in esecuzione un -programma di interfaccia (che può essere la \textit{shell} su terminale o +programma di interfaccia (che può essere la \textit{shell} su terminale o un'interfaccia grafica) che mette a disposizione dell'utente un meccanismo con -cui questo può impartire comandi o eseguire altri programmi. +cui questo può impartire comandi o eseguire altri programmi. Ogni utente appartiene anche ad almeno un gruppo (il cosiddetto -\textit{default group}), ma può essere associato ad altri gruppi (i +\textit{default group}), ma può essere associato ad altri gruppi (i \textit{supplementary group}), questo permette di gestire i permessi di -accesso ai file e quindi anche alle periferiche, in maniera più flessibile, +accesso ai file e quindi anche alle periferiche, in maniera più flessibile, definendo gruppi di lavoro, di accesso a determinate risorse, ecc. L'utente e il gruppo sono identificati da due numeri, la cui corrispondenza ad -un nome espresso in caratteri è inserita nei due file \conffile{/etc/passwd} e -\conffile{/etc/group}.\footnote{in realtà negli sistemi più moderni, come +un nome espresso in caratteri è inserita nei due file \conffile{/etc/passwd} e +\conffile{/etc/group}.\footnote{in realtà negli sistemi più moderni, come vedremo in sez.~\ref{sec:sys_user_group} queste informazioni possono essere mantenute, con l'uso del \itindex{Name~Service~Switch} \textit{Name Service Switch}, su varie tipologie di supporti, compresi server centralizzati @@ -335,16 +335,16 @@ un nome espresso in caratteri l'utente; torneremo in dettaglio su questo argomento in sez.~\ref{sec:proc_perms}. -In questo modo il sistema è in grado di tenere traccia dell'utente a cui +In questo modo il sistema è in grado di tenere traccia dell'utente a cui appartiene ciascun processo ed impedire ad altri utenti di interferire con quest'ultimo. Inoltre con questo sistema viene anche garantita una forma base di sicurezza interna in quanto anche l'accesso ai file (vedi -sez.~\ref{sec:file_access_control}) è regolato da questo meccanismo di +sez.~\ref{sec:file_access_control}) è regolato da questo meccanismo di identificazione. -Infine in ogni Unix è presente un utente speciale privilegiato, il cosiddetto -\textit{superuser}, il cui username è di norma \textit{root}, ed il cui -\acr{uid} è zero. Esso identifica l'amministratore del sistema, che deve +Infine in ogni Unix è presente un utente speciale privilegiato, il cosiddetto +\textit{superuser}, il cui username è di norma \textit{root}, ed il cui +\acr{uid} è zero. Esso identifica l'amministratore del sistema, che deve essere in grado di fare qualunque operazione; per l'utente \textit{root} infatti i meccanismi di controllo descritti in precedenza sono disattivati.\footnote{i controlli infatti vengono sempre eseguiti da un codice @@ -371,18 +371,18 @@ particolare attenzione alle \acr{glibc}). \subsection{Lo standard ANSI C} \label{sec:intro_ansiC} -Lo standard ANSI C è stato definito nel 1989 dall'\textit{American National +Lo standard ANSI C è stato definito nel 1989 dall'\textit{American National Standard Institute} come prima standardizzazione del linguaggio C e per -questo si fa riferimento ad esso anche come C89. L'anno successivo è stato +questo si fa riferimento ad esso anche come C89. L'anno successivo è stato adottato dalla ISO (\textit{International Standard Organisation}) come -standard internazionale con la sigla ISO/IEC 9899:1990, e per questo è noto +standard internazionale con la sigla ISO/IEC 9899:1990, e per questo è noto anche sotto il nome di standard ISO C, o ISO C90. -Nel 1999 è stata pubblicata una revisione dello standard C89, che viene -usualmente indicata come C99, anche questa è stata ratificata dalla ISO con la +Nel 1999 è stata pubblicata una revisione dello standard C89, che viene +usualmente indicata come C99, anche questa è stata ratificata dalla ISO con la sigla ISO/IEC 9899:1990, per cui vi si fa riferimento anche come ISO C99. -Scopo dello standard è quello di garantire la portabilità dei programmi C fra +Scopo dello standard è quello di garantire la portabilità dei programmi C fra sistemi operativi diversi, ma oltre alla sintassi ed alla semantica del linguaggio C (operatori, parole chiave, tipi di dati) lo standard prevede anche una libreria di funzioni che devono poter essere implementate su @@ -390,7 +390,7 @@ qualunque sistema operativo. Per questo motivo, anche se lo standard non ha alcun riferimento ad un sistema di tipo Unix, GNU/Linux (per essere precisi le \acr{glibc}), come molti Unix -moderni, provvede la compatibilità con questo standard, fornendo le funzioni +moderni, provvede la compatibilità con questo standard, fornendo le funzioni di libreria da esso previste. Queste sono dichiarate in una serie di \textit{header file}\footnote{i file di dichiarazione di variabili, tipi e funzioni, usati normalmente da un compilatore C. Per poter accedere alle @@ -439,34 +439,34 @@ sezioni successive. \label{tab:intro_posix_header} \end{table} -In realtà \acr{glibc} ed i relativi header file definiscono un insieme di -funzionalità in cui sono incluse come sottoinsieme anche quelle previste dallo -standard ANSI C. È possibile ottenere una conformità stretta allo standard -(scartando le funzionalità addizionali) usando il \cmd{gcc} con l'opzione +In realtà \acr{glibc} ed i relativi header file definiscono un insieme di +funzionalità in cui sono incluse come sottoinsieme anche quelle previste dallo +standard ANSI C. È possibile ottenere una conformità stretta allo standard +(scartando le funzionalità addizionali) usando il \cmd{gcc} con l'opzione \cmd{-ansi}. Questa opzione istruisce il compilatore a definire nei vari -header file soltanto le funzionalità previste dallo standard ANSI C e a non +header file soltanto le funzionalità previste dallo standard ANSI C e a non usare le varie estensioni al linguaggio e al preprocessore da esso supportate. \subsection{I tipi di dati primitivi} \label{sec:intro_data_types} -Uno dei problemi di portabilità del codice più comune è quello dei tipi di +Uno dei problemi di portabilità del codice più comune è quello dei tipi di dati utilizzati nei programmi, che spesso variano da sistema a sistema, o anche da una architettura ad un'altra (ad esempio passando da macchine con -processori 32 bit a 64). In particolare questo è vero nell'uso dei cosiddetti +processori 32 bit a 64). In particolare questo è vero nell'uso dei cosiddetti \index{tipo!elementare} \textit{tipi elementari}del linguaggio C (come \ctyp{int}) la cui dimensione varia a seconda dell'architettura hardware. Storicamente alcuni tipi nativi dello standard ANSI C sono sempre stati associati ad alcune variabili nei sistemi Unix, dando per scontata la -dimensione. Ad esempio la posizione corrente all'interno di un file è sempre -stata associata ad un intero a 32 bit, mentre il numero di dispositivo è +dimensione. Ad esempio la posizione corrente all'interno di un file è sempre +stata associata ad un intero a 32 bit, mentre il numero di dispositivo è sempre stato associato ad un intero a 16 bit. Storicamente questi erano definiti rispettivamente come \ctyp{int} e \ctyp{short}, ma tutte le volte che, con l'evolversi ed il mutare delle piattaforme hardware, alcuni di questi -tipi si sono rivelati inadeguati o sono cambiati, ci si è trovati di fronte ad -una infinita serie di problemi di portabilità. +tipi si sono rivelati inadeguati o sono cambiati, ci si è trovati di fronte ad +una infinita serie di problemi di portabilità. \begin{table}[htb] \footnotesize @@ -514,13 +514,13 @@ compilatore C. \subsection{Lo standard System V} \label{sec:intro_sysv} -Come noto Unix nasce nei laboratori della AT\&T, che ne registrò il nome come +Come noto Unix nasce nei laboratori della AT\&T, che ne registrò il nome come marchio depositato, sviluppandone una serie di versioni diverse; nel 1983 la versione supportata ufficialmente venne rilasciata al pubblico con il nome di Unix System V, e si fa rifermento a questa implementazione con la sigla SysV o SV. -Negli anni successivi l'AT\&T proseguì lo sviluppo rilasciando varie versioni +Negli anni successivi l'AT\&T proseguì lo sviluppo rilasciando varie versioni con aggiunte e integrazioni, ed in particolare la \textit{release 2} nel 1985, a cui si fa riferimento con SVr2 e la \textit{release 3} nel 1986 (denominata SVr3). Le interfacce di programmazione di queste due versioni vennero @@ -528,7 +528,7 @@ descritte formalmente in due documenti denominati \textit{System V Interface Definition} (o SVID), pertanto nel 1995 venne rilasciata la specifica SVID 1 e nel 1986 la specifica SVID 2. -Nel 1989 un accordo fra vari venditori (AT\&T, Sun, HP, ed altri) portò ad una +Nel 1989 un accordo fra vari venditori (AT\&T, Sun, HP, ed altri) portò ad una versione di System V che provvedeva un'unificazione delle interfacce comprendente anche Xenix e BSD, questa venne denominata \textit{release 4} o SVr4. Anche le relative interfacce vennero descritte in un documento dal @@ -538,21 +538,21 @@ cui spesso si fa riferimento semplicemente con SVID. Anche SVID costituisce un sovrainsieme delle interfacce definite dallo standard POSIX. Nel 1992 venne rilasciata una seconda versione del sistema, la SVr4.2; l'anno -successivo la divisione della AT\&T (già a suo tempo rinominata in Unix System -Laboratories) venne acquistata dalla Novell, che poi trasferì il marchio Unix +successivo la divisione della AT\&T (già a suo tempo rinominata in Unix System +Laboratories) venne acquistata dalla Novell, che poi trasferì il marchio Unix al consorzio X/Open. L'ultima versione di System V fu la SVr4.2MP rilasciata -nel Dicembre 93. Infine nel 1995 è stata rilasciata da SCO, che aveva +nel Dicembre 93. Infine nel 1995 è stata rilasciata da SCO, che aveva acquisito alcuni diritti sul codice di System V, una ulteriore versione delle \textit{System V Interface Description}, che va sotto la denominazione di SVID 4. -Linux e le \acr{glibc} implementano le principali funzionalità richieste dalle -specifiche SVID che non sono già incluse negli standard POSIX ed ANSI C, per -compatibilità con lo Unix System V e con altri Unix (come SunOS) che le -includono. Tuttavia le funzionalità più oscure e meno utilizzate (che non sono +Linux e le \acr{glibc} implementano le principali funzionalità richieste dalle +specifiche SVID che non sono già incluse negli standard POSIX ed ANSI C, per +compatibilità con lo Unix System V e con altri Unix (come SunOS) che le +includono. Tuttavia le funzionalità più oscure e meno utilizzate (che non sono presenti neanche in System V) sono state tralasciate. -Le funzionalità implementate sono principalmente il meccanismo di +Le funzionalità implementate sono principalmente il meccanismo di intercomunicazione fra i processi e la memoria condivisa (il cosiddetto System V IPC, che vedremo in sez.~\ref{sec:ipc_sysv}) le funzioni della famiglia \func{hsearch} e \func{drand48}, \func{fmtmsg} e svariate funzioni @@ -562,16 +562,16 @@ matematiche. \subsection{Lo ``\textsl{standard}'' BSD} \label{sec:intro_bsd} -Lo sviluppo di BSD iniziò quando la fine della collaborazione fra l'Università -di Berkeley e la AT\&T generò una delle prime e più importanti fratture del -mondo Unix. L'università di Berkeley proseguì nello sviluppo della base di +Lo sviluppo di BSD iniziò quando la fine della collaborazione fra l'Università +di Berkeley e la AT\&T generò una delle prime e più importanti fratture del +mondo Unix. L'università di Berkeley proseguì nello sviluppo della base di codice di cui disponeva, e che presentava parecchie migliorie rispetto alle versioni allora disponibili, fino ad arrivare al rilascio di una versione completa di Unix, chiamata appunto BSD, del tutto indipendente dal codice della AT\&T. -Benché BSD non sia mai stato uno standard formalizzato, l'implementazione -dello Unix dell'Università di Berkeley nella sua storia ha introdotto una +Benché BSD non sia mai stato uno standard formalizzato, l'implementazione +dello Unix dell'Università di Berkeley nella sua storia ha introdotto una serie di estensioni e interfacce di grandissima rilevanza, come i link simbolici, la funzione \code{select} ed i socket di rete. Per questo motivo si fa spesso riferimento esplicito alle interfacce presenti nelle varie versioni @@ -587,7 +587,7 @@ Le varie estensioni ideate a Berkeley sono state via via aggiunte al sistema nelle varie versioni succedutesi negli anni, che vanno sotto il nome di 4.3BSD, per la versione rilasciata nel 1986 e 4.4BSD, per la versione rilasciata nel 1993, che costituisce l'ultima release ufficiale -dell'università di Berkeley. Si tenga presente che molte di queste interfacce +dell'università di Berkeley. Si tenga presente che molte di queste interfacce sono presenti in derivati commerciali di BSD come SunOS. Il kernel Linux e le \acr{glibc} forniscono tutte queste estensioni che sono state in gran parte incorporate negli standard successivi. @@ -596,14 +596,14 @@ incorporate negli standard successivi. \subsection{Gli standard IEEE -- POSIX} \label{sec:intro_posix} -Lo standard ufficiale creato da un organismo indipendente più attinente alle +Lo standard ufficiale creato da un organismo indipendente più attinente alle interfacce di un sistema unix-like nel suo complesso (e che concerne sia il -kernel che le librerie che i comandi) è stato lo standard POSIX. Esso prende +kernel che le librerie che i comandi) è stato lo standard POSIX. Esso prende origine dallo standard ANSI C, che contiene come sottoinsieme, prevedendo -ulteriori capacità per le funzioni in esso definite, ed aggiungendone di +ulteriori capacità per le funzioni in esso definite, ed aggiungendone di nuove. -In realtà POSIX è una famiglia di standard diversi, il cui nome, suggerito da +In realtà POSIX è una famiglia di standard diversi, il cui nome, suggerito da Richard Stallman, sta per \textit{Portable Operating System Interface}, ma la X finale denuncia la sua stretta relazione con i sistemi Unix. Esso nasce dal lavoro dell'IEEE (\textit{Institute of Electrical and Electronics Engeneers}) @@ -614,17 +614,17 @@ Ma gli standard POSIX non si limitano alla standardizzazione delle funzioni di libreria, e in seguito sono stati prodotti anche altri standard per la shell e i comandi di sistema (1003.2), per le estensioni \textit{real-time} e per i \itindex{thread} \textit{thread} (rispettivamente 1003.1d e 1003.1c) per i -socket (1003.1g) e vari altri. In tab.~\ref{tab:intro_posix_std} è riportata +socket (1003.1g) e vari altri. In tab.~\ref{tab:intro_posix_std} è riportata una classificazione sommaria dei principali documenti prodotti, e di come sono identificati fra IEEE ed ISO; si tenga conto inoltre che molto spesso si usa -l'estensione IEEE anche come aggiunta al nome POSIX; ad esempio è più comune +l'estensione IEEE anche come aggiunta al nome POSIX; ad esempio è più comune parlare di POSIX.4 come di POSIX.1b. Si tenga presente inoltre che nuove specifiche e proposte di standardizzazione si aggiungono continuamente, mentre le versioni precedenti vengono riviste; talvolta poi i riferimenti cambiano nome, per cui anche solo seguire le denominazioni usate diventa particolarmente faticoso; una pagina dove si -possono recuperare varie (e di norma piuttosto intricate) informazioni è +possono recuperare varie (e di norma piuttosto intricate) informazioni è \href{http://www.pasc.org/standing/sd11.html} {\textsf{http://www.pasc.org/standing/sd11.html}}. @@ -654,19 +654,19 @@ possono recuperare varie (e di norma piuttosto intricate) informazioni \label{tab:intro_posix_std} \end{table} -Benché l'insieme degli standard POSIX siano basati sui sistemi Unix, essi +Benché l'insieme degli standard POSIX siano basati sui sistemi Unix, essi definiscono comunque un'interfaccia di programmazione generica e non fanno riferimento ad una implementazione specifica (ad esempio esiste un'implementazione di POSIX.1 anche sotto Windows NT). Linux e le \acr{glibc} implementano tutte le funzioni definite nello standard -POSIX.1, queste ultime forniscono in più alcune ulteriori capacità (per +POSIX.1, queste ultime forniscono in più alcune ulteriori capacità (per funzioni di \textit{pattern matching} e per la manipolazione delle \textit{regular expression}), che vengono usate dalla shell e dai comandi di sistema e che sono definite nello standard POSIX.2. -Nelle versioni più recenti del kernel e delle librerie sono inoltre supportate -ulteriori funzionalità aggiunte dallo standard POSIX.1c per quanto riguarda i +Nelle versioni più recenti del kernel e delle librerie sono inoltre supportate +ulteriori funzionalità aggiunte dallo standard POSIX.1c per quanto riguarda i \itindex{thread} \textit{thread} (vedi cap.~\ref{cha:threads}), e dallo standard POSIX.1b per quanto riguarda i segnali e lo \itindex{scheduler} scheduling real-time (sez.~\ref{sec:sig_real_time} e @@ -675,19 +675,19 @@ intercomunicazione (sez.~\ref{sec:ipc_posix}) e l'I/O asincrono (sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}). Lo standard principale resta comunque POSIX.1, che continua ad evolversi; la -versione più nota, cui gran parte delle implementazioni fanno riferimento, e -che costituisce una base per molti altri tentativi di standardizzazione, è +versione più nota, cui gran parte delle implementazioni fanno riferimento, e +che costituisce una base per molti altri tentativi di standardizzazione, è stata rilasciata anche come standard internazionale con la sigla \textsl{ISO/IEC 9945-1:1996} ed include i precedenti POSIX.1b e POSIX.1c. In genere si fa riferimento ad essa come POSIX.1-1996. -Nel 2001 è stata poi eseguita una sintesi degli standard POSIX.1, POSIX.2 e +Nel 2001 è stata poi eseguita una sintesi degli standard POSIX.1, POSIX.2 e SUSv3 (vedi sez.~\ref{sec:intro_xopen}) in un unico documento, redatto sotto gli auspici del cosiddetto gruppo Austin che va sotto il nome di POSIX.1-2001. -Questo standard definisce due livelli di conformità, quello POSIX, in cui sono +Questo standard definisce due livelli di conformità, quello POSIX, in cui sono presenti solo le interfacce di base, e quello XSI che richiede la presenza di una serie di estensioni opzionali per lo standard POSIX, riprese da SUSv3. -Inoltre lo standard è stato allineato allo standard C99, e segue lo stesso +Inoltre lo standard è stato allineato allo standard C99, e segue lo stesso nella definizione delle interfacce. A questo standard sono stati aggiunti due documenti di correzione e @@ -695,12 +695,12 @@ perfezionamento denominati \textit{Technical Corrigenda}, il TC1 del 2003 ed il TC2 del 2004, e talvolta si fa riferimento agli stessi con le sigle POSIX.1-2003 e POSIX.1-2004. -Infine è in corso una ulteriore revisione degli standard POSIX e SUS, che -dovrebbe essere completata entro l'anno 2008 e che andrà presumibilmente -sotto il nome di POSIX.1-2008. È prevista l'incorporazione di molte interfacce +Infine è in corso una ulteriore revisione degli standard POSIX e SUS, che +dovrebbe essere completata entro l'anno 2008 e che andrà presumibilmente +sotto il nome di POSIX.1-2008. È prevista l'incorporazione di molte interfacce opzionali dentro le specifiche di base, oltre che le solite precisazioni ed -aggiornamenti. Anche in questo caso è prevista la suddivisione in una -conformità di base, e delle interfacce aggiuntive. +aggiornamenti. Anche in questo caso è prevista la suddivisione in una +conformità di base, e delle interfacce aggiuntive. % vedi anche man standards @@ -709,7 +709,7 @@ conformit Il consorzio X/Open nacque nel 1984 come consorzio di venditori di sistemi Unix per giungere ad un'armonizzazione delle varie implementazioni. Per far -questo iniziò a pubblicare una serie di documentazioni e specifiche sotto il +questo iniziò a pubblicare una serie di documentazioni e specifiche sotto il nome di \textit{X/Open Portability Guide} a cui di norma si fa riferimento con l'abbreviazione XPG$n$, con $n$ che indica la versione. @@ -717,8 +717,8 @@ Nel 1989 il consorzio produsse una terza versione di questa guida particolarmente voluminosa (la \textit{X/Open Portability Guide, Issue 3}), contenente una dettagliata standardizzazione dell'interfaccia di sistema di Unix, che venne presa come riferimento da vari produttori. Questo standard, -detto anche XPG3 dal nome della suddetta guida, è sempre basato sullo standard -POSIX.1, ma prevede una serie di funzionalità aggiuntive fra cui le specifiche +detto anche XPG3 dal nome della suddetta guida, è sempre basato sullo standard +POSIX.1, ma prevede una serie di funzionalità aggiuntive fra cui le specifiche delle API\footnote{le \textit{Application Programmable Interface}, in sostanze le interfacce di programmazione.} per l'interfaccia grafica (X11). @@ -726,79 +726,79 @@ Nel 1992 lo standard venne rivisto con una nuova versione della guida, la Issue 4, da cui la sigla XPG4, che aggiungeva l'interfaccia XTI (\textit{X Transport Interface}) mirante a soppiantare (senza molto successo) l'interfaccia dei socket derivata da BSD. Una seconda versione della guida fu -rilasciata nel 1994; questa è nota con il nome di Spec 1170 (dal numero delle +rilasciata nel 1994; questa è nota con il nome di Spec 1170 (dal numero delle interfacce, header e comandi definiti) ma si fa riferimento ad essa anche come XPG4v2. -Nel 1993 il marchio Unix passò di proprietà dalla Novell (che a sua volta lo -aveva comprato dalla AT\&T) al consorzio X/Open che iniziò a pubblicare le sue +Nel 1993 il marchio Unix passò di proprietà dalla Novell (che a sua volta lo +aveva comprato dalla AT\&T) al consorzio X/Open che iniziò a pubblicare le sue specifiche sotto il nome di \textit{Single UNIX Specification} o SUS, l'ultima -versione di Spec 1170 diventò così la prima versione delle \textit{Single UNIX - Specification}, detta SUS o SUSv1, ma più comunemente nota anche come +versione di Spec 1170 diventò così la prima versione delle \textit{Single UNIX + Specification}, detta SUS o SUSv1, ma più comunemente nota anche come \textit{Unix 95}. Nel 1996 la fusione del consorzio X/Open con la Open Software Foundation (nata -da un gruppo di aziende concorrenti rispetto ai fondatori di X/Open) portò +da un gruppo di aziende concorrenti rispetto ai fondatori di X/Open) portò alla costituzione dell'\textit{Open Group}, un consorzio internazionale che -raccoglie produttori, utenti industriali, entità accademiche e governative. -Attualmente il consorzio è detentore del marchio depositato Unix, e prosegue +raccoglie produttori, utenti industriali, entità accademiche e governative. +Attualmente il consorzio è detentore del marchio depositato Unix, e prosegue il lavoro di standardizzazione delle varie implementazioni, rilasciando -periodicamente nuove specifiche e strumenti per la verifica della conformità +periodicamente nuove specifiche e strumenti per la verifica della conformità alle stesse. Nel 1997 fu annunciata la seconda versione delle \textit{Single UNIX Specification}, nota con la sigla SUSv2, in questa versione le interfacce specificate salgono a 1434, e addirittura a 3030 se si considerano le stazioni di lavoro grafiche, per le quali sono inserite pure le interfacce usate da CDE -che richiede sia X11 che Motif. La conformità a questa versione permette l'uso +che richiede sia X11 che Motif. La conformità a questa versione permette l'uso del nome \textit{Unix 98}, usato spesso anche per riferirsi allo standard. Un -altro nome alternativo di queste specifiche, date le origini, è XPG5. +altro nome alternativo di queste specifiche, date le origini, è XPG5. -Come accennato nel 2001, con il rilascio dello standard POSIX.1-2001, è stato +Come accennato nel 2001, con il rilascio dello standard POSIX.1-2001, è stato effettuato uno sforzo di sintesi in cui sono state comprese, nella parte di interfacce estese, anche le interfacce definite nelle \textit{Single UNIX - Specification}, pertanto si può fare riferimento a detto standard, quando + Specification}, pertanto si può fare riferimento a detto standard, quando comprensivo del rispetto delle estensioni XSI, come SUSv3, e fregiarsi del marchio UNIX 03 se conformi ad esso. -Infine con la prossima revisione dello standard POSIX.1 è previsto che, come -avviene per il POSIX.1-2001, la conformità completa a tutte quelle che saranno -le nuove estensioni XSI previste dall'aggiornamento andrà a definire la nuova +Infine con la prossima revisione dello standard POSIX.1 è previsto che, come +avviene per il POSIX.1-2001, la conformità completa a tutte quelle che saranno +le nuove estensioni XSI previste dall'aggiornamento andrà a definire la nuova versione delle \textit{Single UNIX Specification} che verranno chiamate SUSv4. \subsection{Il controllo di aderenza agli standard} \label{sec:intro_gcc_glibc_std} -In Linux, grazie alle \acr{glibc}, la conformità agli standard appena -descritti può essere richiesta sia attraverso l'uso di opportune opzioni del +In Linux, grazie alle \acr{glibc}, la conformità agli standard appena +descritti può essere richiesta sia attraverso l'uso di opportune opzioni del compilatore (il \texttt{gcc}) che definendo delle specifiche costanti prima dell'inclusione dei file di dichiarazione (gli \textit{header file}) che definiscono le funzioni di libreria. Ad esempio se si vuole che i programmi seguano una stretta attinenza allo -standard ANSI C si può usare l'opzione \texttt{-ansi} del compilatore, e non -potrà essere utilizzata nessuna funzione non riconosciuta dalle specifiche +standard ANSI C si può usare l'opzione \texttt{-ansi} del compilatore, e non +potrà essere utilizzata nessuna funzione non riconosciuta dalle specifiche standard ISO per il C. Il \texttt{gcc} possiede inoltre una specifica opzione -per richiedere la conformità ad uno standard, nella forma \texttt{-std=nome}, -dove \texttt{nome} può essere \texttt{c89} per indicare lo standard ANSI C -(vedi sez.~\ref{sec:intro_ansiC}) o \texttt{c99} per indicare la conformità -allo standard C99.\footnote{che non è al momento completa, esistono anche le - possibilità di usare i valori \texttt{gnu89}, l'attuale default, che indica +per richiedere la conformità ad uno standard, nella forma \texttt{-std=nome}, +dove \texttt{nome} può essere \texttt{c89} per indicare lo standard ANSI C +(vedi sez.~\ref{sec:intro_ansiC}) o \texttt{c99} per indicare la conformità +allo standard C99.\footnote{che non è al momento completa, esistono anche le + possibilità di usare i valori \texttt{gnu89}, l'attuale default, che indica l'uso delle estensioni GNU al C89, riprese poi dal C99, o \texttt{gnu89} che - indica il dialetto GNU del C99, che diventerà il default quando la - conformità a quest'ultimo sarà completa.} + indica il dialetto GNU del C99, che diventerà il default quando la + conformità a quest'ultimo sarà completa.} -Per attivare le varie opzioni di controllo di aderenza agli standard è poi +Per attivare le varie opzioni di controllo di aderenza agli standard è poi possibile definire delle macro di preprocessore che controllano le -funzionalità che le \acr{glibc} possono mettere a disposizione:\footnote{le - macro sono definite nel file di dichiarazione \file{}, ma non è +funzionalità che le \acr{glibc} possono mettere a disposizione:\footnote{le + macro sono definite nel file di dichiarazione \file{}, ma non è necessario includerlo nei propri programmi in quanto viene automaticamente incluso da tutti gli altri file di dichiarazione che utilizzano le macro in esso definite; si tenga conto inoltre che il file definisce anche delle ulteriori macro interne, in genere con un doppio prefisso di \texttt{\_}, - che non devono assolutamente mai essere usate direttamente. } questo può -essere fatto attraverso l'opzione \texttt{-D} del compilatore, ma è buona + che non devono assolutamente mai essere usate direttamente. } questo può +essere fatto attraverso l'opzione \texttt{-D} del compilatore, ma è buona norma farlo inserendo gli opportuni \code{\#define} prima della inclusione dei propri \textit{header file}. @@ -811,107 +811,107 @@ in esse definite, sono illustrate nel seguente elenco: con le opzione \texttt{-ansi} o \texttt{-std=c99}. \item[\macro{\_POSIX\_SOURCE}] definendo questa macro (considerata obsoleta) - si rendono disponibili tutte le funzionalità dello standard POSIX.1 (la - versione IEEE Standard 1003.1) insieme a tutte le funzionalità dello + si rendono disponibili tutte le funzionalità dello standard POSIX.1 (la + versione IEEE Standard 1003.1) insieme a tutte le funzionalità dello standard ISO C. Se viene anche definita con un intero positivo la macro \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} lo stato di questa non viene preso in considerazione. \item[\macro{\_POSIX\_C\_SOURCE}] definendo questa macro ad un valore intero - positivo si controlla quale livello delle funzionalità specificate da POSIX - viene messa a disposizione; più alto è il valore maggiori sono le - funzionalità: + positivo si controlla quale livello delle funzionalità specificate da POSIX + viene messa a disposizione; più alto è il valore maggiori sono le + funzionalità: \begin{itemize} - \item un valore uguale a ``\texttt{1}'' rende disponibili le funzionalità + \item un valore uguale a ``\texttt{1}'' rende disponibili le funzionalità specificate nella edizione del 1990 (IEEE Standard 1003.1-1990); \item valori maggiori o uguali a ``\texttt{2}'' rendono disponibili le - funzionalità previste dallo standard POSIX.2 specificate nell'edizione del + funzionalità previste dallo standard POSIX.2 specificate nell'edizione del 1992 (IEEE Standard 1003.2-1992), \item un valore maggiore o uguale a ``\texttt{199309L}'' rende disponibili - le funzionalità previste dallo standard POSIX.1b specificate nell'edizione + le funzionalità previste dallo standard POSIX.1b specificate nell'edizione del 1993 (IEEE Standard 1003.1b-1993); \item un valore maggiore o uguale a ``\texttt{199506L}'' rende disponibili - le funzionalità previste dallo standard POSIX.1 specificate nell'edizione + le funzionalità previste dallo standard POSIX.1 specificate nell'edizione del 1996 (\textit{ISO/IEC 9945-1:1996}), ed in particolare le definizioni dello standard POSIX.1c per i \itindex{thread} \textit{thread}; \item a partire dalla versione 2.3.3 delle \acr{glibc} un valore maggiore o - uguale a ``\texttt{200112L}'' rende disponibili le funzionalità di base + uguale a ``\texttt{200112L}'' rende disponibili le funzionalità di base previste dallo standard POSIX.1-2001, escludendo le estensioni XSI; \item in futuro valori superiori potranno abilitare ulteriori estensioni. \end{itemize} \item[\macro{\_BSD\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili le - funzionalità derivate da BSD4.3, insieme a quelle previste dagli standard - ISO C, POSIX.1 e POSIX.2; alcune delle funzionalità previste da BSD sono - però in conflitto con le corrispondenti definite nello standard POSIX.1, in - questo caso se la macro è definita le definizioni previste da BSD4.3 avranno + funzionalità derivate da BSD4.3, insieme a quelle previste dagli standard + ISO C, POSIX.1 e POSIX.2; alcune delle funzionalità previste da BSD sono + però in conflitto con le corrispondenti definite nello standard POSIX.1, in + questo caso se la macro è definita le definizioni previste da BSD4.3 avranno la precedenza rispetto a POSIX. A causa della natura dei conflitti con POSIX per ottenere una piena - compatibilità con BSD4.3 può essere necessario anche usare una libreria di - compatibilità, dato che alcune funzioni sono definite in modo diverso. In - questo caso occorrerà anche usare l'opzione \cmd{-lbsd-compat} con il + compatibilità con BSD4.3 può essere necessario anche usare una libreria di + compatibilità, dato che alcune funzioni sono definite in modo diverso. In + questo caso occorrerà anche usare l'opzione \cmd{-lbsd-compat} con il compilatore per indicargli di utilizzare le versioni nella libreria di - compatibilità prima di quelle normali. + compatibilità prima di quelle normali. Si tenga inoltre presente che la preferenza verso le versioni delle funzioni usate da BSD viene mantenuta soltanto se nessuna delle ulteriori macro di specificazione di standard successivi (vale a dire una fra \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE}, \macro{\_POSIX\_SOURCE}, \macro{\_SVID\_SOURCE}, \macro{\_XOPEN\_SOURCE}, \macro{\_XOPEN\_SOURCE\_EXTENDED} o - \macro{\_GNU\_SOURCE}) è stata a sua volta attivata, nel qual caso queste - hanno la precedenza. Se però si definisce \macro{\_BSD\_SOURCE} dopo aver - definito una di queste macro, l'effetto sarà quello di dare la precedenza + \macro{\_GNU\_SOURCE}) è stata a sua volta attivata, nel qual caso queste + hanno la precedenza. Se però si definisce \macro{\_BSD\_SOURCE} dopo aver + definito una di queste macro, l'effetto sarà quello di dare la precedenza alle funzioni in forma BSD. \item[\macro{\_SVID\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili le - funzionalità derivate da SVID. Esse comprendono anche quelle definite negli + funzionalità derivate da SVID. Esse comprendono anche quelle definite negli standard ISO C, POSIX.1, POSIX.2, e X/Open (XPG$n$) illustrati in precedenza. \item[\macro{\_XOPEN\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili - le funzionalità descritte nella \textit{X/Open Portability Guide}. Anche + le funzionalità descritte nella \textit{X/Open Portability Guide}. Anche queste sono un sovrainsieme di quelle definite negli standard POSIX.1 e POSIX.2 ed in effetti sia \macro{\_POSIX\_SOURCE} che \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} vengono automaticamente definite. Sono incluse - anche ulteriori funzionalità disponibili in BSD e SVID, più una serie di + anche ulteriori funzionalità disponibili in BSD e SVID, più una serie di estensioni a secondo dei seguenti valori: \begin{itemize} \item la definizione della macro ad un valore qualunque attiva le - funzionalità specificate negli standard POSIX.1, POSIX.2 e XPG4; + funzionalità specificate negli standard POSIX.1, POSIX.2 e XPG4; \item un valore di ``\texttt{500}'' o superiore rende disponibili anche le - funzionalità introdotte con SUSv2, vale a dire la conformità ad Unix98; + funzionalità introdotte con SUSv2, vale a dire la conformità ad Unix98; \item a partire dalla versione 2.2 delle \acr{glibc} un valore uguale a - ``\texttt{600}'' o superiore rende disponibili anche le funzionalità - introdotte con SUSv3, corrispondenti allo standard POSIX.1-2001 più le + ``\texttt{600}'' o superiore rende disponibili anche le funzionalità + introdotte con SUSv3, corrispondenti allo standard POSIX.1-2001 più le estensioni XSI. \end{itemize} \item[\macro{\_XOPEN\_SOURCE\_EXTENDED}] definendo questa macro si rendono - disponibili le ulteriori funzionalità necessarie ad essere conformi al + disponibili le ulteriori funzionalità necessarie ad essere conformi al rilascio del marchio \textit{X/Open Unix} corrispondenti allo standard Unix95, vale a dire quelle specificate da SUSv1/XPG4v2. Questa macro viene definita implicitamente tutte le volte che si imposta \macro{\_XOPEN\_SOURCE} ad un valore maggiore o uguale a 500. \item[\macro{\_ISOC99\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili - le funzionalità previste per la revisione delle librerie standard del C - introdotte con lo standard ISO C99. La macro è definita a partire dalla + le funzionalità previste per la revisione delle librerie standard del C + introdotte con lo standard ISO C99. La macro è definita a partire dalla versione 2.1.3 delle \acr{glibc}. Le precedenti versioni della serie 2.1.x riconoscevano le stesse estensioni con la macro \macro{\_ISOC9X\_SOURCE}, dato che lo standard non era stato - finalizzato, ma le \acr{glibc} avevano già un'implementazione completa che - poteva essere attivata definendo questa macro. Benché questa sia obsoleta + finalizzato, ma le \acr{glibc} avevano già un'implementazione completa che + poteva essere attivata definendo questa macro. Benché questa sia obsoleta viene tuttora riconosciuta come equivalente di \macro{\_ISOC99\_SOURCE} per - compatibilità. + compatibilità. \item[\macro{\_GNU\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili - tutte le funzionalità disponibili nei vari standard oltre a varie estensioni + tutte le funzionalità disponibili nei vari standard oltre a varie estensioni specifiche presenti solo nelle \acr{glibc} ed in Linux. Gli standard coperti sono: ISO C89, ISO C99, POSIX.1, POSIX.2, BSD, SVID, X/Open, SUS. - L'uso di \macro{\_GNU\_SOURCE} è equivalente alla definizione contemporanea + L'uso di \macro{\_GNU\_SOURCE} è equivalente alla definizione contemporanea delle macro: \macro{\_BSD\_SOURCE}, \macro{\_SVID\_SOURCE}, \macro{\_POSIX\_SOURCE}, \macro{\_ISOC99\_SOURCE}, inoltre \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} con valore ``\texttt{200112L}'' (o @@ -924,14 +924,14 @@ in esse definite, sono illustrate nel seguente elenco: \end{basedescript} -Benché Linux supporti in maniera estensiva gli standard più diffusi, esistono -comunque delle estensioni e funzionalità specifiche, non presenti in altri +Benché Linux supporti in maniera estensiva gli standard più diffusi, esistono +comunque delle estensioni e funzionalità specifiche, non presenti in altri standard e lo stesso vale per le \acr{glibc} stesse, che definiscono anche -delle ulteriori funzioni di libreria. Ovviamente l'uso di queste funzionalità -deve essere evitato se si ha a cuore la portabilità, ma qualora questo non sia +delle ulteriori funzioni di libreria. Ovviamente l'uso di queste funzionalità +deve essere evitato se si ha a cuore la portabilità, ma qualora questo non sia un requisito esse possono rivelarsi molto utili. -Come per l'aderenza ai vari standard, le funzionalità aggiuntive possono +Come per l'aderenza ai vari standard, le funzionalità aggiuntive possono essere rese esplicitamente disponibili tramite la definizione di opportune macro di preprocessore, alcune di queste vengono attivate con la definizione di \macro{\_GNU\_SOURCE}, mentre altre devono essere attivate esplicitamente, @@ -969,13 +969,13 @@ una opportuna macro; queste estensioni sono illustrate nel seguente elenco: con le equivalenti a 64 bit, senza dover utilizzare esplicitamente l'interfaccia alternativa appena illustrata. In questo modo diventa possibile usare le ordinarie funzioni per effettuare operazioni a 64 bit sui - file anche su sistemi a 32 bit.\footnote{basterà ricompilare il programma + file anche su sistemi a 32 bit.\footnote{basterà ricompilare il programma dopo averla definita, e saranno usate in modo trasparente le funzioni a 64 bit.} - Se la macro non è definita o è definita con valore \texttt{32} questo + Se la macro non è definita o è definita con valore \texttt{32} questo comportamento viene disabilitato, e sui sistemi a 32 bit verranno usate le - ordinarie funzioni a 32 bit, non avendo più il supporto per file di grandi + ordinarie funzioni a 32 bit, non avendo più il supporto per file di grandi dimensioni. Su sistemi a 64 bit invece, dove il problema non sussiste, la macro non ha nessun effetto. @@ -986,7 +986,7 @@ una opportuna macro; queste estensioni sono illustrate nel seguente elenco: sez.~\ref{sec:file_openat}. \item[\macro{\_REENTRANT}] definendo questa macro, o la equivalente - \macro{\_THREAD\_SAFE} (fornita per compatibilità) si rendono disponibili le + \macro{\_THREAD\_SAFE} (fornita per compatibilità) si rendono disponibili le versioni \index{funzioni!rientranti} rientranti (vedi sez.~\ref{sec:proc_reentrant}) di alcune funzioni, necessarie quando si usano i \itindex{thread} \textit{thread}. Alcune di queste funzioni sono @@ -998,12 +998,12 @@ una opportuna macro; queste estensioni sono illustrate nel seguente elenco: l'inserimento di alcuni controlli per alcune funzioni di allocazione e manipolazione di memoria e stringhe che consentono di rilevare automaticamente alcuni errori di \textit{buffer overflow} nell'uso delle - stesse. La funzionalità è stata introdotta a partire dalla versione 2.3.4 + stesse. La funzionalità è stata introdotta a partire dalla versione 2.3.4 delle \acr{glibc} e richiede anche il supporto da parte del compilatore, che - è disponibile solo a partire dalla versione 4.0 del \texttt{gcc}. + è disponibile solo a partire dalla versione 4.0 del \texttt{gcc}. Le funzioni di libreria che vengono messe sotto controllo quando questa - funzionalità viene attivata sono, al momento della stesura di queste note, + funzionalità viene attivata sono, al momento della stesura di queste note, le seguenti: \func{memcpy}, \func{mempcpy}, \func{memmove}, \func{memset}, \func{stpcpy}, \func{strcpy}, \func{strncpy}, \func{strcat}, \func{strncat}, \func{sprintf}, \func{snprintf}, \func{vsprintf}, \func{vsnprintf}, e @@ -1017,11 +1017,11 @@ una opportuna macro; queste estensioni sono illustrate nel seguente elenco: \end{basedescript} -Se non è stata specificata esplicitamente nessuna di queste macro il default -assunto è che siano definite \macro{\_BSD\_SOURCE}, \macro{\_SVID\_SOURCE}, +Se non è stata specificata esplicitamente nessuna di queste macro il default +assunto è che siano definite \macro{\_BSD\_SOURCE}, \macro{\_SVID\_SOURCE}, \macro{\_POSIX\_SOURCE}, e \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} con valore ``\texttt{200112L}'' (o ``\texttt{199506L}'' per le versioni delle \acr{glibc} -precedenti la 2.4). Si ricordi infine che perché queste macro abbiano effetto +precedenti la 2.4). Si ricordi infine che perché queste macro abbiano effetto devono essere sempre definite prima dell'inclusione dei file di dichiarazione.