X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?p=gapil.git;a=blobdiff_plain;f=filedir.tex;h=9c2e4859327c457bb39bdaf1a567131715f95893;hp=999c5eeab9b9e9d6950d6522bcee5faf986af17e;hb=ffb12837c5ed8ccc095bc9c88349cd19b5e6b472;hpb=8088f2df8bef63d425b42fa72f1f863345ec7ac8 diff --git a/filedir.tex b/filedir.tex index 999c5ee..9c2e485 100644 --- a/filedir.tex +++ b/filedir.tex @@ -1,6 +1,6 @@ %% filedir.tex %% -%% Copyright (C) 2000-2011 Simone Piccardi. Permission is granted to +%% Copyright (C) 2000-2012 Simone Piccardi. Permission is granted to %% copy, distribute and/or modify this document under the terms of the GNU Free %% Documentation License, Version 1.1 or any later version published by the %% Free Software Foundation; with the Invariant Sections being "Un preambolo", @@ -374,11 +374,11 @@ fig.~\ref{fig:file_disk_filesys}, dove si hanno tre filesystem su tre partizioni. In essa per semplicità si è fatto riferimento alla struttura del filesystem \acr{ext2}, che prevede una suddivisione dei dati in \textit{block group}. All'interno di ciascun \textit{block group} viene anzitutto -replicato il cosiddetto \textit{superblock}, (la struttura che contiene -l'indice iniziale del filesystem e che consente di accedere a tutti i dati -sottostanti) e creata una opportuna suddivisione dei dati e delle informazioni -per accedere agli stessi. Sulle caratteristiche di \acr{ext2} e derivati -torneremo in sez.~\ref{sec:file_ext2}. +replicato il cosiddetto \itindex{superblock} \textit{superblock}, (la +struttura che contiene l'indice iniziale del filesystem e che consente di +accedere a tutti i dati sottostanti) e creata una opportuna suddivisione dei +dati e delle informazioni per accedere agli stessi. Sulle caratteristiche di +\acr{ext2} e derivati torneremo in sez.~\ref{sec:file_ext2}. \itindbeg{inode} @@ -401,9 +401,10 @@ per i dati in essi contenuti. Se si va ad esaminare con maggiore dettaglio la strutturazione dell'informazione all'interno del filesystem \textsl{ext2}, tralasciando i dettagli relativi al funzionamento del filesystem stesso come la -strutturazione in gruppi dei blocchi, il \textit{superblock} e tutti i dati di -gestione possiamo esemplificare la situazione con uno schema come quello -esposto in fig.~\ref{fig:file_filesys_detail}. +strutturazione in gruppi dei blocchi, il \itindex{superblock} +\textit{superblock} e tutti i dati di gestione possiamo esemplificare la +situazione con uno schema come quello esposto in +fig.~\ref{fig:file_filesys_detail}. \begin{figure}[!htb] \centering @@ -566,11 +567,12 @@ riportata in fig.~\ref{fig:file_filesys_detail}, in cui la partizione è divisa in gruppi di blocchi. Ciascun gruppo di blocchi contiene una copia delle informazioni essenziali del -filesystem (i \textit{superblock} sono quindi ridondati) per una maggiore -affidabilità e possibilità di recupero in caso di corruzione del -\textit{superblock} principale. L'utilizzo di raggruppamenti di blocchi ha -inoltre degli effetti positivi nelle prestazioni dato che viene ridotta la -distanza fra i dati e la tabella degli \itindex{inode} inode. +filesystem (i \itindex{superblock} \textit{superblock} sono quindi ridondati) +per una maggiore affidabilità e possibilità di recupero in caso di corruzione +del \itindex{superblock} \textit{superblock} principale. L'utilizzo di +raggruppamenti di blocchi ha inoltre degli effetti positivi nelle prestazioni +dato che viene ridotta la distanza fra i dati e la tabella degli +\itindex{inode} inode. \begin{figure}[!htb] \centering @@ -642,12 +644,17 @@ il cui prototipo è:\footnote{la funzione è una versione specifica di Linux che o non può essere montato su \param{target} perché la directory è ancora in uso. \item[\errcode{EINVAL}] il dispositivo \param{source} presenta un - \textit{superblock} non valido, o si è cercato di rimontare un filesystem - non ancora montato, o di montarlo senza che \param{target} sia un - \itindex{mount~point} \textit{mount point} o di spostarlo - quando \param{target} non è un \itindex{mount~point} \textit{mount point} - o è la radice. - \item[\errcode{EMFILE}] la tabella dei device \textit{dummy} è piena. + \itindex{superblock} \textit{superblock} non valido, o si è cercato di + rimontare un filesystem non ancora montato, o di montarlo senza + che \param{target} sia un \itindex{mount~point} \textit{mount point} o di + spostarlo quando \param{target} non è un \itindex{mount~point} + \textit{mount point} o è la radice. + \item[\errcode{ELOOP}] si è cercato di spostare un \itindex{mount~point} + \textit{mount point} su una sottodirectory di \param{source} o si sono + incontrati troppi link simolici nella risoluzione di un nome. + \item[\errcode{EMFILE}] in caso di filesystem virtuale, la tabella dei + dispositivi fittizi (chiamati \textit{dummy} nella documentazione inglese) + è piena. \item[\errcode{ENODEV}] il tipo \param{filesystemtype} non esiste o non è configurato nel kernel. \item[\errcode{ENOTBLK}] non si è usato un \textit{block device} per @@ -656,14 +663,13 @@ il cui prototipo è:\footnote{la funzione è una versione specifica di Linux che dispositivo \param{source} è sbagliato. \item[\errcode{EPERM}] il processo non ha i privilegi di amministratore. \end{errlist} - ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ELOOP}, \errval{ENOMEM}, - \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR} nel loro - significato generico.} + ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENAMETOOLONG}, + \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR} nel loro significato generico.} \end{funcproto} -La funzione monta sulla directory indicata \param{target}, detta +La funzione monta sulla directory indicata da \param{target}, detta \itindex{mount~point} \textit{mount point}, il filesystem contenuto nel file -di dispositivo indicato \param{source}. In entrambi i casi, come daremo per +di dispositivo indicato da \param{source}. In entrambi i casi, come daremo per assunto da qui in avanti tutte le volte che si parla di directory o file nel passaggio di un argomento di una funzione, si intende che questi devono essere indicati con la stringa contenente il loro \itindex{pathname} @@ -713,39 +719,43 @@ qual caso vale comunque quanto detto in precedenza, e cioè che solo il contenuto dell'ultimo filesystem montato sarà visibile. Oltre alle opzioni specifiche di ciascun filesystem, che si passano nella -forma delle opzioni indicata con l'argomento \param{data}, esistono pure -alcune opzioni che si possono applicare in generale, anche se non è detto che -tutti i filesystem le supportino, che si specificano tramite +forma della lista di parole chiave indicata con l'argomento \param{data}, +esistono pure alcune opzioni che si possono applicare in generale, anche se +non è detto che tutti i filesystem le supportino, che si specificano tramite l'argomento \param{mountflags}. L'argomento inoltre può essere utilizzato per modificare il comportamento della funzione, facendole compiere una operazione diversa (ad esempio un rimontaggio, invece che un montaggio). -In Linux \param{mountflags} deve essere un intero a 32 bit, fino ai kernel +In Linux \param{mountflags} deve essere un intero a 32 bit; fino ai kernel della serie 2.2.x i 16 più significativi avevano un valore riservato che doveva essere specificato obbligatoriamente,\footnote{il valore era il \itindex{magic~number} \textit{magic number} \code{0xC0ED}, si può usare la costante \const{MS\_MGC\_MSK} per ottenere la parte di \param{mountflags} riservata al \textit{magic number}, mentre per specificarlo si può dare un - OR aritmetico con la costante \const{MS\_MGC\_VAL}.} oggi invece sono -ignorati mentre i 16 meno significativi sono usati per specificare le opzioni -come maschera binaria e vanno impostati con un OR aritmetico dei valori -riportati nell'elenco seguente: + OR aritmetico con la costante \const{MS\_MGC\_VAL}.} e si potevano usare +solo i 16 meno significativi. Oggi invece, con un numero di opzioni superiore, +sono utilizzati tutti e 32 i bit, ma qualora nei 16 più significativi sia +presente detto valore, che non esprime una combinazione valida, esso viene +ignorato. Il valore dell'argomento deve essere espresso come maschera binaria +e i vari bit devono essere impostati con un OR aritmetico dei rispettivi flag, +identificati dalle costanti riportate nell'elenco seguente: \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}} \itindbeg{bind~mount} \item[\const{MS\_BIND}] Effettua un cosiddetto \textit{bind mount}, in cui è - possibile montare una directory di un filesystem in un'altra directory. In - questo caso verranno presi in considerazione solo gli argomenti - \texttt{source}, che stavolta indicherà la directory che si vuole montare (e - non un file di dispositivo) e \texttt{target} che indicherà la directory su - cui verrà effettuato il \textit{bind mount}. Gli - argomenti \param{filesystemtype} e \param{data} vengono ignorati. + possibile montare una directory di un filesystem in un'altra directory, + l'opzione è disponibile a partire dai kernel della serie 2.4. In questo caso + verranno presi in considerazione solo gli argomenti \param{source}, che + stavolta indicherà la directory che si vuole montare (e non un file di + dispositivo) e \param{target} che indicherà la directory su cui verrà + effettuato il \textit{bind mount}. Gli argomenti \param{filesystemtype} + e \param{data} vengono ignorati. In sostanza quello che avviene è che in corrispondenza del \index{pathname} - \textit{pathname} indicato da \texttt{target} viene montato l'\textit{inode} - di \texttt{source}, così che la porzione di albero dei file presente sotto - \texttt{source} diventi visibile allo stesso modo sotto - \texttt{target}. Trattandosi esattamente di dati dello stesso filesystem, + \textit{pathname} indicato da \param{target} viene montato l'\textit{inode} + di \param{source}, così che la porzione di albero dei file presente sotto + \param{source} diventi visibile allo stesso modo sotto + \param{target}. Trattandosi esattamente dei dati dello stesso filesystem, ogni modifica fatta in uno qualunque dei due rami di albero sarà visibile nell'altro, visto che entrambi faranno riferimento agli stessi \textit{inode}. @@ -753,87 +763,307 @@ riportati nell'elenco seguente: Dal punto di vista del \itindex{Virtual~File~System} VFS l'operazione è analoga al montaggio di un filesystem proprio nel fatto che anche in questo caso si inserisce in corripondenza della \textit{dentry} di \texttt{target} - un diverso \textit{inode}, che stavolta invece di essere quello della radice - del filesystem indicato da un file di dispositivo è quello di una directory - già montata. + un diverso \textit{inode}, che stavolta, invece di essere quello della + radice del filesystem indicato da un file di dispositivo, è quello di una + directory già montata. - Si tenga presente che proprio per questo sotto \texttt{target} comparirà il - contenuto che è presente sotto \texttt{source} all'interno del filesystem in + Si tenga presente che proprio per questo sotto \param{target} comparirà il + contenuto che è presente sotto \param{source} all'interno del filesystem in cui quest'ultima è contenuta. Questo potrebbe non corrispondere alla - porzione di albero che sta sotto \texttt{source} qualora in una + porzione di albero che sta sotto \param{source} qualora in una sottodirectory di quest'ultima si fosse effettuato un altro montaggio. In - tal caso infatti nella porzione di albero sotto \texttt{source} si - troverebbe il contenuto del nuovo filesystem (o di un altro \textit{bind - mount}) mentre sotto \texttt{target} ci sarebbe il contenuto presente nel - filesystem originale.\footnote{questo evita anche il problema dei - \textit{loop} di fig.~\ref{fig:file_link_loop}, dato che se anche si - montasse su \texttt{target} una directory in cui essa è contenuta, il - cerchio non potrebbe chiudersi perché ritornati a \texttt{target} dentro - il \textit{bind mount} vi si troverebbe solo il contenuto originale e non - si potrebbe tornare indietro.} + tal caso infatti nella porzione di albero sotto \param{source} si troverebbe + il contenuto del nuovo filesystem (o di un altro \textit{bind mount}) mentre + sotto \param{target} ci sarebbe il contenuto presente nel filesystem + originale.\footnote{questo evita anche il problema dei \textit{loop} di + fig.~\ref{fig:file_link_loop}, dato che se anche si montasse su + \param{target} una directory in cui essa è contenuta, il cerchio non + potrebbe chiudersi perché ritornati a \param{target} dentro il + \textit{bind mount} vi si troverebbe solo il contenuto originale e non si + potrebbe tornare indietro.} Fino al kernel 2.6.26 questo flag doveva essere usato da solo, in quanto il \textit{bind mount} continuava ad utilizzare le stesse opzioni del montaggio originale, dal 2.6.26 è stato introdotto il supporto per il cosiddetto \textit{read-only bind mount} e viene onorata la presenza del flag - \const{MS\_RDONLY}. In questo modo si può far sì che l'accesso ai file sotto - \texttt{target} possa avvenire soltanto in sola lettura. + \const{MS\_RDONLY}. In questo modo si ottiene che l'accesso ai file sotto + \param{target} sia effettuabile esclusivamente in sola lettura. Il supporto per il \textit{bind mount} consente di superare i limiti presenti per gli \textit{hard link} (di cui parleremo in - sez.~\ref{sec:file_link}) e di poter far comparire una qualunque porzione - dell'albero dei file all'interno di una qualunque directory, anche se questa - sta su un filesystem diverso, fornendo una alternativa all'uso dei link - simbolici (di cui parleremo in sez.~\ref{sec:file_symlink}) che funziona - correttamente anche all'intero di un \textit{chroot} (argomento su cui - torneremo in sez.~\ref{sec:file_chroot}. - - + sez.~\ref{sec:file_link}) ottenendo un qualcosa di analogo in cui si può + fare riferimento alla porzione dell'albero dei file di un filesystem + presente a partire da una certa directory utilizzando una qualunque altra + directory, anche se questa sta su un filesystem diverso. Si può così fornire + una alternativa all'uso dei link simbolici (di cui parleremo in + sez.~\ref{sec:file_symlink}) che funziona correttamente anche all'intero di + un \textit{chroot} (argomento su cui torneremo in + sez.~\ref{sec:file_chroot}. \itindend{bind~mount} -\item[\const{MS\_DIRSYNC}] . - -\item[\const{MS\_MANDLOCK}] Consente il \textit{mandatory locking} - \itindex{mandatory~locking} (vedi sez.~\ref{sec:file_mand_locking}). - -\item[\const{MS\_MOVE}] Sposta atomicamente il punto di montaggio. - -\item[\const{MS\_NOATIME}] Non aggiorna gli \textit{access time} (vedi - sez.~\ref{sec:file_file_times}). - -\item[\const{MS\_NODEV}] Impedisce l'accesso ai file di dispositivo. - -\item[\const{MS\_NODIRATIME}] Non aggiorna gli \textit{access time} delle - directory. -\item[\const{MS\_NOEXEC}] Impedisce di eseguire programmi. - -\item[\const{MS\_NOSUID}] Ignora i bit \itindex{suid~bit} \acr{suid} e - \itindex{sgid~bit} \acr{sgid}. - -\item[\const{MS\_RDONLY}] Monta in sola lettura. +\item[\const{MS\_DIRSYNC}] Richiede che ogni modifica al contenuto di una + directory venga immediatamente registrata su disco in maniera sincrona + (introdotta a partire dai kernel della serie 2.6). L'opzione si applica a + tutte le directory del filesystem, ma su alcuni filesystem è possibile + impostarla a livello di singole directory o per i sottorami di una directory + con il comando \cmd{lsattr}.\footnote{questo avviene tramite delle opportune + \texttt{ioctl} (vedi sez.~\ref{sec:file_ioctl}).} + + Questo consente di ridurre al minimo il rischio di perdita dei dati delle + directory in caso di crollo improvviso del sistema, al costo di una certa + perdita di prestazioni dato che le funzioni di scrittura relative ad + operazioni sulle directory non saranno più bufferizzate e si bloccheranno + fino all'arrivo dei dati sul disco prima che un programma possa proseguire. + +\item[\const{MS\_MANDLOCK}] Consente l'uso del \textit{mandatory locking} + \itindex{mandatory~locking} (vedi sez.~\ref{sec:file_mand_locking}) sui file + del filesystem. Per poterlo utilizzare effettivamente però esso dovrà essere + comunque attivato esplicitamente per i singoli file impostando i permessi + come illustrato in sez.~\ref{sec:file_mand_locking}. + +\item[\const{MS\_MOVE}] Effettua uno del spostamento del \itindex{mount~point} + \textit{mount point} di un filesystem. La directory del + \itindex{mount~point} \textit{mount point} originale deve essere indicata + nell'argomento \param{source}, e la sua nuova posizione + nell'argomento \param{target}. Tutti gli altri argomenti della funzione + vengono ignorati. + + Lo spostamento avviene atomicamente, ed il ramo di albero presente + sotto \param{source} sarà immediatamante visibile sotto \param{target}. Non + esiste cioè nessun momento in cui il filesystem non risulti montato in una o + nell'altra directory e pertanto è garantito che la risoluzione di + \textit{pathname} relativi all'interno del filesystem non possa fallire. + +\item[\const{MS\_NOATIME}] Viene disabilitato sul filesystem l'aggiornamento + degli \textit{access time} (vedi sez.~\ref{sec:file_file_times}) per + qualunque tipo di file. Dato che l'aggiornamento degli \textit{access time} + è una funzionalità la cui utilità è spesso irrilevante ma comporta un costo + elevato visto che una qualunque lettura comporta comunque una scrittura su + disco,\footnote{e questo ad esempio ha conseguenze molto pesanti nell'uso + della batteria sui portatili.} questa opzione consente di disabilitarla + completamente. La soluzione può risultare troppo drastica dato che + l'informazione viene comunque utilizzata da alcuni programmi, per cui nello + sviluppo del kernel sono state introdotte altre opzioni che forniscono + soluzioni più appropriate e meno radicali. + +\item[\const{MS\_NODEV}] Viene disabilitato sul filesystem l'accesso ai file + di dispositivo eventualmente presenti su di esso. L'opzione viene usata come + misura di precauzione per rendere inutile la presenza di eventuali file di + dispositivo su filesystem che non dovrebbero contenerne.\footnote{si ricordi + che le convenzioni del \itindex{Filesystem~Hierarchy~Standard~(FHS)} + \textit{Linux Filesystem Hierarchy Standard} richiedono che questi siano + mantenuti esclusivamente sotto \texttt{/dev}.} + + Viene utilizzata, assieme a \const{MS\_NOEXEC} e \const{MS\_NOSUID}, per + fornire un accesso più controllato a quei filesystem di cui gli utenti hanno + il controllo dei contenuti, in particolar modo quelli posti su dispositivi + rimuovibili. In questo modo si evitano alla radice possibili situazioni in + cui un utente malizioso inserisce su uno di questi filesystem dei file di + dispositivo con permessi ``opportunamente'' ampliati che gli consentano di + accedere anche a risorse cui non dovrebbe. + +\item[\const{MS\_NODIRATIME}] Viene disabilitato sul filesystem + l'aggiornamento degli \textit{access time} (vedi + sez.~\ref{sec:file_file_times}), ma soltanto per le directory. Costituisce + una alternativa per \const{MS\_NOATIME}, che elimina l'informazione per le + directory, che in pratica che non viene mai utilizzata, mantenendola per i + file in cui invece ha un impiego, sia pur limitato. + +\item[\const{MS\_NOEXEC}] Viene disabilitata sul filesystem l'esecuzione di un + qualunque file eseguibile eventualmente presente su di esso. L'opzione viene + usata come misura di precauzione per rendere impossibile l'uso di programmi + posti su filesystem che non dovrebbero contenerne. + + Anche in questo caso viene utilizzata per fornire un accesso più controllato + a quei filesystem di cui gli utenti hanno il controllo dei contenuti. Da + questo punto di vista l'opzione è meno importante delle analoghe + \const{MS\_NODEV} e \const{MS\_NOSUID} in quanto l'esecuzione di un + programma creato dall'utente pone un livello di rischio nettamente + inferiore, ed è in genere consentita per i file contenuti nella sua home + directory.\footnote{cosa che renderebbe superfluo l'attivazione di questa + opzione, il cui uso ha senso solo per ambienti molto controllati in cui si + vuole che gli utenti eseguano solo i programmi forniti + dall'amministratore.} + +\item[\const{MS\_NOSUID}] Viene disabilitato sul filesystem l'effetto dei bit + dei permessi \itindex{suid~bit} \acr{suid} e \itindex{sgid~bit} \acr{sgid} + (vedi sez.~\ref{sec:file_special_perm}) eventualmente presenti sui file in + esso contenuti. L'opzione viene usata come misura di precauzione per rendere + inefficace l'effetto di questi bit per filesystem in cui non ci dovrebbero + essere file dotati di questi permessi. + + Di nuovo viene utilizzata, analogamente a \const{MS\_NOEXEC} e + \const{MS\_NODEV}, per fornire un accesso più controllato a quei filesystem + di cui gli utenti hanno il controllo dei contenuti. In questo caso si evita + che un utente malizioso possa inserire su uno di questi filesystem un + eseguibile con il bit \itindex{suid~bit} \acr{suid} attivo e di proprietà + dell'amministratore o di un altro utente, che gli consentirebbe di eseguirlo + per conto di quest'ultimo. + +\item[\const{MS\_PRIVATE}] Marca un \itindex{mount~point} \textit{mount point} + come privato. Si tratta di una delle nuove opzioni (insieme a + \const{MS\_SHARED}, \const{MS\_SLAVE} e \const{MS\_UNBINDABLE}) facenti + parte dell'infrastruttura degli \itindex{shared~subtree} \textit{shared + subtree} introdotta a partire dal kernel 2.6.15, che estendono le + funzionalità dei \itindex{bind~mount} \textit{bind mount}. In questo caso + \param{target} dovrà fare riferimento al \textit{mount point} che si intende + marcare, e tutti gli altri argomenti verranno ignorati. + + Di default, finché non lo si marca altrimenti con una delle altre opzioni + dell'interfaccia \itindex{shared~subtree} \textit{shared subtree}, ogni + \textit{mount point} è privato. Ogni \textit{bind mount} ottenuto da un + \itindex{mount~point} \textit{mount point} di tipo \textit{private} si + comporta come descritto nella trattazione di \const{MS\_BIND}. Si usa questo + flag principalmente per revocare gli effetti delle altre opzioni e riportare + il comportamento a quello ordinario. + +\item[\const{MS\_RDONLY}] Esegue il montaggio del filesystem in sola lettura, + non sarà possibile nessuna modifica ai suoi contenuti. Viene usato tutte le + volte che si deve accedere ai contenuti di un filesystem con la certezza che + questo non venga modificato (ad esempio per ispezionare un filesystem + corrotto). All'avvio di default il kernel monta la radice in questa + modalità. + +\item[\const{MS\_REC}] Applica ricorsivamente a tutti i \itindex{mount~point} + \textit{mount point} presenti al di sotto del \textit{mount point} indicato + gli effetti della opzione degli \itindex{shared~subtree} \textit{shared + subtree} associata. Anche questo caso l'argomento \param{target} deve fare + riferimento ad un \itindex{mount~point} \textit{mount point} e tutti gli + altri argomenti sono ignorati, ed il flag deve essere indicato assieme ad + una fra \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SHARED}, \const{MS\_SLAVE} e + \const{MS\_UNBINDABLE}. + +\item[\const{MS\_RELATIME}] Indica di effettuare l'aggiornamento degli + \textit{access time} sul filesystem soltanto quando questo risulti + antecendente il valore corrente del \textit{modification time} o del + \textit{change time} (per i tempi dei file si veda + sez.~\ref{sec:file_file_times}). L'opzione è disponibile a partire dal + kernel 2.6.20, mentre dal 2.6.30 questo è diventato il comportamento di + default del sistema, che può essere riportato a quello tradizionale con + l'uso di \const{MS\_STRICTATIME}. Sempre dal 2.6.30 il comportamento è stato + anche modificato e l'\textit{access time} viene comunque aggiornato se è più + vecchio di un giorno. + + L'opzione consente di evitare i problemi di prestazioni relativi + all'aggiornamento dell'\textit{access time} senza avere impatti negativi + riguardo le funzionalità, il comportamento adottato infatti consente di + rendere evidente che vi è stato un accesso dopo la scrittura, ed evitando al + contempo ulteriori operazioni su disco negli accessi successivi. In questo + modo l'informazione relativa al fatto che un file sia stato letto resta + disponibile, ed i programmi che ne fanno uso continuano a funzionare. Con + l'introduzione di questo comportamento l'uso delle alternative + \const{MS\_NOATIME} e \const{MS\_NODIRATIME} è sostanzialmente inutile. + +\item[\const{MS\_REMOUNT}] Consente di rimontare un filesystem già montato + cambiandone le opzioni di montaggio in maniera atomica. In questo modo si + possono modificare le opzioni del filesystem anche se questo è in uso. Gli + argomenti \param{source} e \param{target} devono essere gli stessi usati per + il montaggio originale, mentre \param{data} che \param{mountflags} + conterranno le nuove opzioni, \param{filesystemtype} viene ignorato. + + Qualunque opzione specifica del filesystem indicata con \param{data} può + essere modificata, mentre con \param{mountflags} possono essere modificate + solo alcune opzioni generiche. Con i kernel più recenti queste sono soltanto + \const{MS\_MANDLOCK}, \const{MS\_RDONLY} e \const{MS\_SYNCHRONOUS}, prima + del kernel 2.6.16 potevano essere modificate anche le ulteriori + \const{MS\_NOATIME} e \const{MS\_NODIRATIME}, ed infine prima del kernel + 2.4.10 anche \const{MS\_NODEV}, \const{MS\_NOEXEC} e \const{MS\_NOSUID}. + +\item[\const{MS\_SHARED}] Marca un \itindex{mount~point} \textit{mount point} + come \textit{shared mount}. Si tratta di una delle nuove opzioni (insieme a + \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SLAVE} e \const{MS\_UNBINDABLE}) facenti + parte dell'infrastruttura degli \itindex{shared~subtree} \textit{shared + subtree} introdotta a partire dal kernel 2.6.15, che estendono le + funzionalità dei \itindex{bind~mount} \textit{bind mount}. In questo caso + \param{target} dovrà fare riferimento al \itindex{mount~point} \textit{mount + point} che si intende marcare, e tutti gli altri argomenti verranno + ignorati. + + Lo scopo dell'opzione è ottenere che tutti i successivi \textit{bind mount} + effettuati da un \textit{mount point} marcato da essa siano di tipo + \textit{shared}, cioè ``\textsl{condividano}'' con l'originale e fra di loro + ogni ulteriore operazione di montaggio o smontaggio che avviene su una + directory al di sotto di uno qualunque di essi. Le operazioni di montaggio e + smontaggio cioè vengono ``\textsl{propagate}'' a tutti i \textit{mount + point} della stessa condivisione, e la sezione di albero di file vista al + di sotto di ciascuno di essi sarà sempre identica. + +\item[\const{MS\_SILENT}] Richiede la soppressione di alcuni messaggi di + avvertimento nei log del kernel (vedi sez.~\ref{sec:sess_daemon}). L'opzione + è presente a partire dal kernel 2.6.17 e sostituisce, utilizzando un nome + non fuorviante, la precedente \const{MS\_VERBOSE}, introdotta nel kernel + 2.6.12, che aveva lo stesso effetto. + +\item[\const{MS\_SLAVE}] Marca un \itindex{mount~point} \textit{mount point} + come \textit{slave mount}. Si tratta di una delle nuove opzioni (insieme a + \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SHARED} e \const{MS\_UNBINDABLE}) facenti + parte dell'infrastruttura degli \itindex{shared~subtree} \textit{shared + subtree} introdotta a partire dal kernel 2.6.15, che estendono le + funzionalità dei \itindex{bind~mount} \textit{bind mount}. In questo caso + \param{target} dovrà fare riferimento al \textit{mount point} che si intende + marcare, e tutti gli altri argomenti verranno ignorati. + + Lo scopo dell'opzione è ottenere che tutti i successivi \textit{bind mount} + effettuati da un \textit{mount point} marcato da essa siano di tipo + \textit{slave}, cioè ``\textsl{condividano}'' ogni ulteriore operazione di + montaggio o smontaggio che avviene su una directory al di sotto del + \textit{mount point} originale. Le operazioni di montaggio e smontaggio in + questo caso vengono ``\textsl{propagate}'' soltanto dal \textit{mount point} + originale (detto anche \textit{master}) verso gli \textit{slave}, mentre + essi potranno eseguire al loro interno ulteriori montaggi che non saranno + propagati né negli altri né nel \itindex{mount~point} \textit{mount point} + originale. + +\item[\const{MS\_STRICTATIME}] Ripristina il comportamento tradizionale per + cui l'\textit{access time} viene aggiornato ad ogni accesso al + file. L'opzione è disponibile solo a partire dal kernel 2.6.30 quando il + comportamento di default del kernel è diventato quello fornito da + \const{MS\_RELATIME}. + +\item[\const{MS\_SYNCHRONOUS}] Abilita la scrittura sincrona richiedendo che + ogni modifica al contenuto del filesystem venga immediatamente registrata su + disco. Lo stesso comportamento può essere ottenuto con il flag + \const{O\_SYNC} di \func{open} (vedi sez.~\ref{sec:file_open}). + + Questa opzione consente di ridurre al minimo il rischio di perdita dei dati + in caso di crollo improvviso del sistema, al costo di una pesante perdita di + prestazioni dato che tutte le funzioni di scrittura non saranno più + bufferizzate e si bloccheranno fino all'arrivo dei dati sul disco. Per un + compromesso in cui questo comportamento avviene solo per le directory, ed ha + quindi una incidenza nettamente minore, si può usare \const{MS\_DIRSYNC}. + +\item[\const{MS\_UNBINDABLE}] Marca un \itindex{mount~point} \textit{mount + point} come \textit{unbindable mount}. Si tratta di una delle nuove + opzioni (insieme a \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SHARED} e + \const{MS\_SLAVE}) facenti parte dell'infrastruttura degli + \itindex{shared~subtree} \textit{shared subtree} introdotta a partire dal + kernel 2.6.15, che estendono le funzionalità dei \itindex{bind~mount} + \textit{bind mount}. In questo caso + \param{target} dovrà fare riferimento al \textit{mount point} che si intende + marcare, e tutti gli altri argomenti verranno ignorati. + + Un \textit{mount point} marcato in questo modo disabilità la capacità di + eseguire dei \itindex{bind~mount} \textit{bind mount}. Si comporta cioè come + allo stesso modo di un \itindex{mount~point} \textit{mount point} ordinario + di tipo \textit{private} con in più la restrizione che nessuna sua + sottodirectory (anche se relativa ad un ulteriore montaggio) possa essere + utilizzata per un come sorgente di un \itindex{bind~mount} \textit{bind + mount}. -\item[\const{MS\_RELATIME}] . - -\item[\const{MS\_REMOUNT}] Rimonta il filesystem cambiando le opzioni. - -\item[\const{MS\_SILENT}] . - -\item[\const{MS\_STRICTATIME}] . +\end{basedescript} -\item[\const{MS\_SYNCHRONOUS}] Abilita la scrittura sincrona. +% NOTE per \const{MS\_SLAVE},\const{MS\_SHARE}, \const{MS\_PRIVATE} e +% \const{MS\_UNBINDABLE} dal 2.6.15 vedi shared subtrees, in particolare +% * http://lwn.net/Articles/159077/ e +% * Documentation/filesystems/sharedsubtree.txt -% TODO aggiornare con i nuovi flag di man mount -% verificare i readonly mount bind del 2.6.26 -\end{basedescript} +% TODO: (bassa priorità) non documentati ma presenti in sys/mount.h: +% * MS_POSIXACL +% * MS_KERNMOUNT +% * MS_I_VERSION +% * MS_ACTIVE +% * MS_NOUSER -La funzione \func{mount} può essere utilizzata anche per effettuare il -\textsl{rimontaggio} di un filesystem, cosa che permette di cambiarne al volo -alcune delle caratteristiche di funzionamento (ad esempio passare da sola -lettura a lettura/scrittura). Questa operazione è attivata attraverso uno dei -bit di \param{mountflags}, \const{MS\_REMOUNT}, che se impostato specifica che -deve essere effettuato il rimontaggio del filesystem (con le opzioni -specificate dagli altri bit), anche in questo caso il valore di \param{source} -viene ignorato. Una volta che non si voglia più utilizzare un certo filesystem è possibile \textsl{smontarlo} usando la funzione \funcd{umount}, il cui prototipo è: @@ -848,8 +1078,9 @@ Una volta che non si voglia più utilizzare un certo filesystem è possibile nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \begin{errlist} \item[\errcode{EPERM}] il processo non ha i privilegi di amministratore. - \item[\errcode{EBUSY}] \param{target} è la directory di lavoro di qualche - processo, o contiene dei file aperti, o un altro mount point. + \item[\errcode{EBUSY}] \param{target} è la \index{directory~di~lavoro} + directory di lavoro di qualche processo, o contiene dei file aperti, o un + altro mount point. \end{errlist}ed inoltre \errval{ENOTDIR}, \errval{EFAULT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ELOOP} nel loro significato generico.} @@ -859,16 +1090,16 @@ La funzione prende il nome della directory su cui il filesystem è montato e non il file o il dispositivo che è stato montato,\footnote{questo è vero a partire dal kernel 2.3.99-pre7, prima esistevano due chiamate separate e la funzione poteva essere usata anche specificando il file di dispositivo.} in -quanto con il kernel 2.4.x è possibile montare lo stesso dispositivo in più -punti. Nel caso più di un filesystem sia stato montato sullo stesso -\itindex{mount~point} \textit{mount point} viene smontato quello che è stato -montato per ultimo. +quanto a partire dai kernel della serie 2.4.x è possibile montare lo stesso +dispositivo in più punti. Nel caso più di un filesystem sia stato montato +sullo stesso \itindex{mount~point} \textit{mount point} viene smontato quello +che è stato montato per ultimo. Si tenga presente che la funzione fallisce quando il filesystem è -\textsl{occupato}, questo avviene quando ci sono ancora file aperti sul -filesystem, se questo contiene la directory di lavoro corrente di un qualunque -processo o il \itindex{mount~point} \textit{mount point} di un altro -filesystem; in questo caso l'errore restituito è \errcode{EBUSY}. +\textsl{occupato}, cioè quando ci sono ancora dei file aperti sul filesystem, +se questo contiene la \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro corrente +di un qualunque processo o il \itindex{mount~point} \textit{mount point} di un +altro filesystem; in questo caso l'errore restituito è \errcode{EBUSY}. Linux provvede inoltre una seconda funzione, \funcd{umount2}, che in alcuni casi permette di forzare lo smontaggio di un filesystem, anche quando questo @@ -1221,8 +1452,9 @@ nello stesso filesystem) si usa invece la funzione \funcd{rename},\footnote{la \item[\errcode{ENOTEMPTY}] \param{newpath} è una directory già esistente e non vuota. \item[\errcode{EBUSY}] o \param{oldpath} o \param{newpath} sono in uso da - parte di qualche processo (come directory di lavoro o come radice) o del - sistema (come \itindex{mount~point} \textit{mount point}). + parte di qualche processo (come \index{directory~di~lavoro} directory di + lavoro o come radice) o del sistema (come \itindex{mount~point} + \textit{mount point}). \item[\errcode{EINVAL}] \param{newpath} contiene un prefisso di \param{oldpath} o più in generale si è cercato di creare una directory come sotto-directory di se stessa. @@ -1523,8 +1755,9 @@ La funzione che permette la cancellazione di una directory è invece che contiene la directory che si vuole cancellare, o non c'è il permesso di attraversare (esecuzione) una delle directory specificate in \param{dirname}. - \item[\errcode{EBUSY}] la directory specificata è la directory di lavoro o la - radice di qualche processo. + \item[\errcode{EBUSY}] la directory specificata è la + \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro o la radice di qualche + processo. \item[\errcode{ENOTEMPTY}] la directory non è vuota. \end{errlist} ed inoltre anche \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, @@ -1659,8 +1892,8 @@ comportato il passaggio di \type{dev\_t} a \index{tipo!opaco} tipo opaco, e la necessità di specificare il numero tramite delle opportune macro, così da non avere problemi di compatibilità con eventuali ulteriori estensioni. -Le macro sono definite nel file \file{sys/sysmacros.h}, che viene -automaticamente incluso quando si include \file{sys/types.h}; si possono +Le macro sono definite nel file \headfile{sys/sysmacros.h}, che viene +automaticamente incluso quando si include \headfile{sys/types.h}; si possono pertanto ottenere i valori del \itindex{major~number} \textit{major number} e \itindex{minor~number} \textit{minor number} di un dispositivo rispettivamente con le macro \macro{major} e \macro{minor}: @@ -1788,7 +2021,7 @@ La funzione restituisce il file descriptor associato al \textit{directory stream} \param{dir}. Di solito si utilizza questa funzione in abbinamento a funzioni che operano sui file descriptor, ad esempio si potrà usare \func{fstat} per ottenere le proprietà della directory, o \func{fchdir} per -spostare su di essa la directory di lavoro (vedi +spostare su di essa la \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro (vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir}). Viceversa se si è aperto un file descriptor corrispondente ad una directory è @@ -2145,17 +2378,18 @@ una directory. La funzione inizia con l'aprire (\texttt{\small 18--22}) uno stream sulla directory passata come primo argomento, stampando un messaggio in caso di errore. -Il passo successivo (\texttt{\small 23--24}) è cambiare directory di lavoro -(vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir}), usando in sequenza le funzioni -\func{dirfd} e \func{fchdir} (in realtà si sarebbe potuto usare direttamente -\func{chdir} su \var{dirname}), in modo che durante il successivo ciclo -(\texttt{\small 26--30}) sulle singole voci dello stream ci si trovi -all'interno della directory.\footnote{questo è essenziale al funzionamento - della funzione \code{do\_ls}, e ad ogni funzione che debba usare il campo - \var{d\_name}, in quanto i nomi dei file memorizzati all'interno di una - struttura \struct{dirent} sono sempre relativi alla directory in questione, - e senza questo posizionamento non si sarebbe potuto usare \func{stat} per - ottenere le dimensioni.} +Il passo successivo (\texttt{\small 23--24}) è cambiare +\index{directory~di~lavoro} directory di lavoro (vedi +sez.~\ref{sec:file_work_dir}), usando in sequenza le funzioni \func{dirfd} e +\func{fchdir} (in realtà si sarebbe potuto usare direttamente \func{chdir} su +\var{dirname}), in modo che durante il successivo ciclo (\texttt{\small + 26--30}) sulle singole voci dello stream ci si trovi all'interno della +directory.\footnote{questo è essenziale al funzionamento della funzione + \code{do\_ls}, e ad ogni funzione che debba usare il campo \var{d\_name}, in + quanto i nomi dei file memorizzati all'interno di una struttura + \struct{dirent} sono sempre relativi alla directory in questione, e senza + questo posizionamento non si sarebbe potuto usare \func{stat} per ottenere + le dimensioni.} Avendo usato lo stratagemma di fare eseguire tutte le manipolazioni necessarie alla funzione passata come secondo argomento, il ciclo di scansione della @@ -2179,7 +2413,7 @@ chiusura (\texttt{\small 32}) dello stream\footnote{nel nostro caso, uscendo \label{sec:file_work_dir} \itindbeg{pathname} - +\index{directory~di~lavoro|(} Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} a ciascun processo è associata una directory nel filesystem,\footnote{questa viene mantenuta all'interno dei dati della sua \struct{task\_struct} (vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}), più @@ -2257,11 +2491,11 @@ la directory corrente (vale a dire ``\texttt{.}'') e tornarvi in seguito con Una seconda usata per ottenere la directory di lavoro è \code{char *get\_current\_dir\_name(void)} che è sostanzialmente equivalente ad una \code{getcwd(NULL, 0)}, con la sola differenza che essa ritorna il valore -della variabile di ambiente \val{PWD}, che essendo costruita dalla shell può -contenere un \textit{pathname} comprendente anche dei link simbolici. Usando -\func{getcwd} infatti, essendo il \textit{pathname} ricavato risalendo -all'indietro l'albero della directory, si perderebbe traccia di ogni passaggio -attraverso eventuali link simbolici. +della variabile di ambiente \envvar{PWD}, che essendo costruita dalla shell +può contenere un \textit{pathname} comprendente anche dei link +simbolici. Usando \func{getcwd} infatti, essendo il \textit{pathname} ricavato +risalendo all'indietro l'albero della directory, si perderebbe traccia di ogni +passaggio attraverso eventuali link simbolici. Per cambiare la directory di lavoro si può usare la funzione \funcd{chdir} (equivalente del comando di shell \cmd{cd}) il cui nome sta appunto per @@ -2300,7 +2534,7 @@ quello in cui il processo non ha il permesso di accesso alla directory specificata da \param{fd}. \itindend{pathname} - +\index{directory~di~lavoro|)} \subsection{I file temporanei} @@ -2337,7 +2571,7 @@ massimo di \const{TMP\_MAX} volte, limite oltre il quale il comportamento è indefinito. Al nome viene automaticamente aggiunto come prefisso la directory specificata dalla costante \const{P\_tmpdir}.\footnote{le costanti \const{L\_tmpnam}, \const{P\_tmpdir} e \const{TMP\_MAX} sono definite in - \file{stdio.h}.} + \headfile{stdio.h}.} Di questa funzione esiste una versione \index{funzioni!rientranti} rientrante, \func{tmpnam\_r}, che non fa nulla quando si passa \val{NULL} come argomento. @@ -2358,7 +2592,7 @@ L'argomento \param{pfx} specifica un prefisso di massimo 5 caratteri per il nome provvisorio. La funzione assegna come directory per il file temporaneo, verificando che esista e sia accessibile, la prima valida fra le seguenti: \begin{itemize*} -\item La variabile di ambiente \const{TMPDIR} (non ha effetto se non è +\item La variabile di ambiente \envvar{TMPDIR} (non ha effetto se non è definita o se il programma chiamante è \itindex{suid~bit} \acr{suid} o \itindex{sgid~bit} \acr{sgid}, vedi sez.~\ref{sec:file_special_perm}). \item il valore dell'argomento \param{dir} (se diverso da \val{NULL}). @@ -2456,7 +2690,7 @@ sez.~\ref{sec:file_perm_overview}) sono impostati al valore \code{0600} questa funzione esiste una variante \funcd{mkostemp}, introdotta specificamente dalla \acr{glibc},\footnote{la funzione è stata introdotta nella versione 2.7 delle librerie e richiede che sia definita la macro - \const{\_GNU\_SOURCE}.} il cui prototipo è: + \macro{\_GNU\_SOURCE}.} il cui prototipo è: \begin{prototype}{stlib.h}{int mkostemp(char *template, int flags)} Genera un file temporaneo. @@ -2539,7 +2773,7 @@ riferimento. Infine \func{fstat} esegue la stessa operazione su un file già aperto, specificato tramite il suo file descriptor \param{filedes}. La struttura \struct{stat} usata da queste funzioni è definita nell'header -\file{sys/stat.h} e in generale dipende dall'implementazione; la versione +\headfile{sys/stat.h} e in generale dipende dall'implementazione; la versione usata da Linux è mostrata in fig.~\ref{fig:file_stat_struct}, così come riportata dalla pagina di manuale di \func{stat}; in realtà la definizione effettivamente usata nel kernel dipende dall'architettura e ha altri campi @@ -2560,7 +2794,7 @@ sez.~\ref{sec:file_file_times}), o per il padding dei campi. Si noti come i vari membri della struttura siano specificati come tipi primitivi del sistema (di quelli definiti in -tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}, e dichiarati in \file{sys/types.h}). +tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}, e dichiarati in \headfile{sys/types.h}). \subsection{I tipi di file} \label{sec:file_types} @@ -2594,14 +2828,14 @@ riportato in tab.~\ref{tab:file_type_macro}. \macro{S\_ISSOCK}\texttt{(m)} & socket.\\ \hline \end{tabular} - \caption{Macro per i tipi di file (definite in \texttt{sys/stat.h}).} + \caption{Macro per i tipi di file (definite in \headfile{sys/stat.h}).} \label{tab:file_type_macro} \end{table} Oltre alle macro di tab.~\ref{tab:file_type_macro} è possibile usare direttamente il valore di \var{st\_mode} per ricavare il tipo di file controllando direttamente i vari bit in esso memorizzati. Per questo sempre in -\file{sys/stat.h} sono definite le costanti numeriche riportate in +\headfile{sys/stat.h} sono definite le costanti numeriche riportate in tab.~\ref{tab:file_mode_flags}. Il primo valore dell'elenco di tab.~\ref{tab:file_mode_flags} è la maschera @@ -2648,7 +2882,7 @@ un'opportuna combinazione. \hline \end{tabular} \caption{Costanti per l'identificazione dei vari bit che compongono il campo - \var{st\_mode} (definite in \file{sys/stat.h}).} + \var{st\_mode} (definite in \headfile{sys/stat.h}).} \label{tab:file_mode_flags} \end{table} @@ -2807,6 +3041,8 @@ accesso in lettura sui dati bufferizzati. Questo comporta un ovvio costo sia in termini di prestazioni, che di consumo di risorse come la batteria per i portatili, o cicli di riscrittura per i dischi su memorie riscrivibili. +% TODO aggiustare per il contenuto duplicato con le analoghe MS_* + Per questo motivo, onde evitare di mantenere una informazione che nella maggior parte dei casi non interessa, è sempre stato possibile disabilitare l'aggiornamento del tempo di ultimo accesso con l'opzione di montaggio @@ -5894,13 +6130,14 @@ Un elenco delle delle \textit{capabilities} disponibili su Linux, con una breve descrizione ed il nome delle costanti che le identificano, è riportato in tab.~\ref{tab:proc_capabilities};\footnote{l'elenco presentato questa tabella, ripreso dalla pagina di manuale (accessibile con \texttt{man - capabilities}) e dalle definizioni in \texttt{linux/capabilities.h}, è - aggiornato al kernel 2.6.26.} la tabella è divisa in due parti, la prima -riporta le \textit{capabilities} previste anche nella bozza dello standard -POSIX1.e, la seconda quelle specifiche di Linux. Come si può notare dalla -tabella alcune \textit{capabilities} attengono a singole funzionalità e sono -molto specializzate, mentre altre hanno un campo di applicazione molto vasto, -che è opportuno dettagliare maggiormente. + capabilities}) e dalle definizioni in + \texttt{include/linux/capabilities.h}, è aggiornato al kernel 2.6.26.} la +tabella è divisa in due parti, la prima riporta le \textit{capabilities} +previste anche nella bozza dello standard POSIX1.e, la seconda quelle +specifiche di Linux. Come si può notare dalla tabella alcune +\textit{capabilities} attengono a singole funzionalità e sono molto +specializzate, mentre altre hanno un campo di applicazione molto vasto, che è +opportuno dettagliare maggiormente. \begin{table}[!h!btp] \centering @@ -6168,8 +6405,9 @@ fig.~\ref{fig:cap_kernel_struct}. Per un certo periodo di tempo era anche indicato che per poterle utilizzare fosse necessario che la macro \macro{\_POSIX\_SOURCE} risultasse non definita (ed era richiesto di inserire una istruzione \texttt{\#undef \_POSIX\_SOURCE} prima di includere -\texttt{sys/capability.h}) requisito che non risulta più presente.\footnote{e - non è chiaro neanche quanto sia mai stato davvero necessario.} +\headfile{sys/capability.h}) requisito che non risulta più +presente.\footnote{e non è chiaro neanche quanto sia mai stato davvero + necessario.} Si tenga presente che le strutture di fig.~\ref{fig:cap_kernel_struct}, come i prototipi delle due funzioni \func{capget} e \func{capset}, sono soggette ad @@ -6364,8 +6602,8 @@ La funzione richiede che si indichi quale degli insiemi si intente cancellare con l'argomento \param{flag}. Questo deve essere specificato con una variabile di tipo \type{cap\_flag\_t} che può assumere esclusivamente\footnote{si tratta in effetti di un tipo enumerato, come si può verificare dalla sua - definizione che si trova in \texttt{/usr/include/sys/capability.h}.} uno dei -valori illustrati in tab.~\ref{tab:cap_set_identifier}. + definizione che si trova in \headfile{sys/capability.h}.} uno dei valori +illustrati in tab.~\ref{tab:cap_set_identifier}. Si possono inoltre confrontare in maniera diretta due diversi \textit{capability state} con la funzione \funcd{cap\_compare}; il suo @@ -6429,7 +6667,7 @@ prendere come valore uno qualunque di quelli riportati in tab.~\ref{tab:proc_capabilities}, in questo caso però non è possibile combinare diversi valori in una maschera binaria, una variabile di tipo \type{cap\_value\_t} può indicare una sola capacità.\footnote{in - \texttt{sys/capability.h} il tipo \type{cap\_value\_t} è definito come + \headfile{sys/capability.h} il tipo \type{cap\_value\_t} è definito come \ctyp{int}, ma i valori validi sono soltanto quelli di tab.~\ref{tab:proc_capabilities}.} @@ -6622,7 +6860,7 @@ specifico occorre usare la funzione \funcd{capgetp}, il cui prototipo\footnote{su alcune pagine di manuale la funzione è descritta con un prototipo sbagliato, che prevede un valore di ritorno di tipo \type{cap\_t}, ma il valore di ritorno è intero, come si può verificare anche dalla - dichiarazione della stessa in \texttt{sys/capability.h}.} è: + dichiarazione della stessa in \headfile{sys/capability.h}.} è: \begin{functions} \headdecl{sys/capability.h} @@ -6739,19 +6977,20 @@ questa sezione. % TODO riferimenti ai bind mount, link simbolici ecc. Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} ogni processo oltre ad una -directory di lavoro, ha anche una directory \textsl{radice}\footnote{entrambe - sono contenute in due campi (rispettivamente \var{pwd} e \var{root}) di - \struct{fs\_struct}; vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}.} che, pur essendo -di norma corrispondente alla radice dell'albero di file e directory come visto -dal kernel (ed illustrato in sez.~\ref{sec:file_pathname}), ha per il processo -il significato specifico di directory rispetto alla quale vengono risolti i +\index{directory~di~lavoro} directory di lavoro, ha anche una directory +\textsl{radice}\footnote{entrambe sono contenute in due campi (rispettivamente + \var{pwd} e \var{root}) di \struct{fs\_struct}; vedi + fig.~\ref{fig:proc_task_struct}.} che, pur essendo di norma corrispondente +alla radice dell'albero di file e directory come visto dal kernel (ed +illustrato in sez.~\ref{sec:file_pathname}), ha per il processo il significato +specifico di directory rispetto alla quale vengono risolti i \itindsub{pathname}{assoluto}\textit{pathname} assoluti.\footnote{cioè quando un processo chiede la risoluzione di un \textit{pathname}, il kernel usa sempre questa directory come punto di partenza.} Il fatto che questo valore sia specificato per ogni processo apre allora la possibilità di modificare le modalità di risoluzione dei \textit{pathname} assoluti da parte di un processo cambiando questa directory, così come si fa coi -\itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi cambiando la directory +\itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi cambiando la \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro. Normalmente la directory radice di un processo coincide anche con la radice @@ -6793,19 +7032,20 @@ cambia la directory di lavoro, che potrebbe restare fuori dalla \textit{chroot Questo è il motivo per cui la funzione è efficace solo se dopo averla eseguita si cedono i privilegi di root. Infatti se per un qualche motivo il processo -resta con la directory di lavoro fuori dalla \textit{chroot jail}, potrà -comunque accedere a tutto il resto del filesystem usando -\itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi, i quali, partendo -dalla directory di lavoro che è fuori della \textit{chroot jail}, potranno -(con l'uso di ``\texttt{..}'') risalire fino alla radice effettiva del -filesystem. +resta con \index{directory~di~lavoro} la directory di lavoro fuori dalla +\textit{chroot jail}, potrà comunque accedere a tutto il resto del filesystem +usando \itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi, i quali, +partendo dalla directory di lavoro che è fuori della \textit{chroot jail}, +potranno (con l'uso di ``\texttt{..}'') risalire fino alla radice effettiva +del filesystem. Ma se ad un processo restano i privilegi di amministratore esso potrà comunque -portare la sua directory di lavoro fuori dalla \textit{chroot jail} in cui si -trova. Basta infatti creare una nuova \textit{chroot jail} con l'uso di -\func{chroot} su una qualunque directory contenuta nell'attuale directory di -lavoro. Per questo motivo l'uso di questa funzione non ha molto senso quando -un processo necessita dei privilegi di root per le sue normali operazioni. +portare la sua \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro fuori dalla +\textit{chroot jail} in cui si trova. Basta infatti creare una nuova +\textit{chroot jail} con l'uso di \func{chroot} su una qualunque directory +contenuta nell'attuale directory di lavoro. Per questo motivo l'uso di questa +funzione non ha molto senso quando un processo necessita dei privilegi di root +per le sue normali operazioni. Un caso tipico di uso di \func{chroot} è quello di un server FTP anonimo, in questo caso infatti si vuole che il server veda solo i file che deve