\end{table}
Come si può notare in \figref{fig:sig_sigaction} \func{sigaction}
-permette\footnote{La possibilità è prevista dallo standard POSIX.1b, ma in
- Linux è stata aggiunta a partire dai kernel della serie 2.2.x. In precedenza
- era possibile ottenere alcune informazioni addizionali usando
- \var{sa\_handler} con un secondo parametro addizionale di tipo \var{struct
- sigcontext}, che adesso è deprecato.} di utilizzare due forme diverse di
-manipolatore, da specificare, a seconda dell'uso o meno del flag
-\macro{SA\_SIGINFO}, rispettivamente attraverso i campi \var{sa\_sigaction} o
-\var{sa\_handler}, (che devono essere usati in maniera alternativa, in certe
-implementazioni questi vengono addirittura definiti come \ctyp{union}): la
-prima è quella classica usata anche con \func{signal}, la seconda permette
-invece di usare un manipolatore in grado di ricevere informazioni più
-dettagliate dal sistema, attraverso la struttura \type{siginfo\_t}, riportata
-in \figref{fig:sig_siginfo_t}.
+permette\footnote{La possibilità è prevista dallo standard POSIX.1b, ed è
+ stata aggiunta a partire dai kernel della serie 2.1.x con l'introduzione dei
+ segnali real-time (vedi \secref{sec:sig_real_time}). In precedenza era
+ possibile ottenere alcune informazioni addizionali usando \var{sa\_handler}
+ con un secondo parametro addizionale di tipo \var{struct sigcontext}, che
+ adesso è deprecato.} di utilizzare due forme diverse di manipolatore, da
+specificare, a seconda dell'uso o meno del flag \macro{SA\_SIGINFO},
+rispettivamente attraverso i campi \var{sa\_sigaction} o \var{sa\_handler},
+(che devono essere usati in maniera alternativa, in certe implementazioni
+questi vengono addirittura definiti come \ctyp{union}): la prima è quella
+classica usata anche con \func{signal}, la seconda permette invece di usare un
+manipolatore in grado di ricevere informazioni più dettagliate dal sistema,
+attraverso la struttura \type{siginfo\_t}, riportata in
+\figref{fig:sig_siginfo_t}.
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
\func{longjmp}.
+
+\subsection{I segnali real-time}
+\label{sec:sig_real_time}
+
+
+Lo standard POSIX.1b, nel definire una serie di nuove interfacce per i servizi
+real-time, ha introdotto una estensione del modello classico dei segnali che
+presenta dei significativi miglioramenti,\footnote{questa estensione è stata
+ introdotta in Linux a partire dal kernel 2.1.43(?), e dalle \acr{glibc}
+ 2.1(?).} in particolare sono stati superati tre limiti fondamentali dei
+segnali classici:
+\begin{description}
+\item[I segnali non sono accumulati] se più segnali vengono generati prima
+ dell'esecuzione di un manipolatore questo sarà eseguito una sola volta, ed
+ il processo non sarà in grado di accorgersi di quante volte l'evento che ha
+ generato il segnale è accaduto.
+\item[I segnali non trasportano informazione] i segnali classici non prevedono
+ prevedono altra informazione sull'evento che li ha generati che il loro
+ numero.
+\item[I segnali non hanno un ordine di consegna] l'ordine in cui diversi
+ segnali vengono consegnati è casuale e non prevedibile, e dipende dalla
+ situazione in cui si trova il kernel al momento.
+\end{description}
+
+Le nuove caratteristiche aggiunte a quelli che vengono chiamati
+\textsl{segnali real-time}, sono le seguenti:
+
+\begin{itemize*}
+\item la creazione di una coda che permette di consegnare istanze multiple
+ dello stesso segnale qualora esso venga inviato più volte prima
+ dell'esecuzione del manipolatore.
+\item l'introduzione di una priorità nella consegna dei segnali (segnali a
+ priorità più alta vengono consegnati prima).
+\item la possibilità di restituire dei dati al manipolatore, attraverso l'uso
+ della struttura \type{siginfo\_t} e dei manipolatori di tipo
+ \var{sa_sigaction}.
+\end{itemize*}
+
+Per non interferire con i segnali standard POSIX i nuovi segnali sono
+definiti, in \file{signal.h} a partire da un valore minimo \macro{SIGRTMIN}
+fino \macro{SIGRTMAX} ad un massimo di
+
+
+
%%% Local Variables:
%%% mode: latex
%%% TeX-master: "gapil"