Il programma che un processo sta eseguendo si chiama immagine del processo (o
\textit{process image}), le funzioni della famiglia \func{exec} permettono di
-caricare un'altro programma da disco sostituendo quest'ultimo all'immagine
+caricare un altro programma da disco sostituendo quest'ultimo all'immagine
corrente; questo fa sì che l'immagine precedente venga completamente
cancellata. Questo significa che quando il nuovo programma termina, anche il
processo termina, e non si può tornare alla precedente immagine.
e direttamente in \file{fork.c}, con il kernel 2.5.x e la nuova interfaccia
per i thread creata da Ingo Molnar anche il meccanismo di allocazione dei
\acr{pid} è stato modificato.} che serve a riservare i \acr{pid} più bassi
-ai processi eseguiti dal direttamente dal kernel. Per questo motivo, come
-visto in \secref{sec:proc_hierarchy}, il processo di avvio (\cmd{init}) ha
-sempre il \acr{pid} uguale a uno.
+ai processi eseguiti direttamente dal kernel. Per questo motivo, come visto
+in \secref{sec:proc_hierarchy}, il processo di avvio (\cmd{init}) ha sempre il
+\acr{pid} uguale a uno.
Tutti i processi inoltre memorizzano anche il \acr{pid} del genitore da cui
sono stati creati, questo viene chiamato in genere \acr{ppid} (da
candidato per generare ulteriori indicatori associati al processo di cui
diventa possibile garantire l'unicità: ad esempio in alcune implementazioni la
funzione \func{tmpname} (si veda \secref{sec:file_temp_file}) usa il \acr{pid}
-per generare un pathname univoco, che non potrà essere replicato da un'altro
+per generare un pathname univoco, che non potrà essere replicato da un altro
processo che usi la stessa funzione.
Tutti i processi figli dello stesso processo padre sono detti
zero al figlio; ritorna -1 al padre (senza creare il figlio) in caso di
errore; \var{errno} può assumere i valori:
\begin{errlist}
- \item[\errcode{EAGAIN}] non ci sono risorse sufficienti per creare un'altro
+ \item[\errcode{EAGAIN}] non ci sono risorse sufficienti per creare un altro
processo (per allocare la tabella delle pagine e le strutture del task) o
si è esaurito il numero di processi disponibili.
\item[\errcode{ENOMEM}] non è stato possibile allocare la memoria per le
(fino alla conclusione) e poi il padre.
In generale l'ordine di esecuzione dipenderà, oltre che dall'algoritmo di
-scheduling usato dal kernel, dalla particolare situazione in si trova la
+scheduling usato dal kernel, dalla particolare situazione in cui si trova la
macchina al momento della chiamata, risultando del tutto impredicibile.
Eseguendo più volte il programma di prova e producendo un numero diverso di
figli, si sono ottenute situazioni completamente diverse, compreso il caso in
scritto prima della sua creazione. E alla fine del file (dato che in questo
caso il padre esce per ultimo) troveremo anche l'output completo del padre.
-L'esempio ci mostra un'altro aspetto fondamentale dell'interazione con i file,
+L'esempio ci mostra un altro aspetto fondamentale dell'interazione con i file,
valido anche per l'esempio precedente, ma meno evidente: il fatto cioè che non
solo processi diversi possono scrivere in contemporanea sullo stesso file
(l'argomento della condivisione dei file è trattato in dettaglio in
\begin{errlist}
\item[\errcode{EACCES}] il file non è eseguibile, oppure il filesystem è
montato in \cmd{noexec}, oppure non è un file regolare o un interprete.
- \item[\errcode{EPERM}] il file ha i bit \acr{suid} o \acr{sgid}, l'utente non
- è root, e o il processo viene tracciato, o il filesystem è montato con
+ \item[\errcode{EPERM}] il file ha i bit \acr{suid} o \acr{sgid}, l'utente
+ non è root, il processo viene tracciato, o il filesystem è montato con
l'opzione \cmd{nosuid}.
\item[\errcode{ENOEXEC}] il file è in un formato non eseguibile o non
riconosciuto come tale, o compilato per un'altra architettura.
specifica il programma che si vuole eseguire. Con lo mnemonico \code{p} si
indicano le due funzioni che replicano il comportamento della shell nello
specificare il comando da eseguire; quando il parametro \param{file} non
-contiene una \file{/} esso viene considerato come un nome di programma, e
+contiene una ``\file{/}'' esso viene considerato come un nome di programma, e
viene eseguita automaticamente una ricerca fra i file presenti nella lista di
directory specificate dalla variabile di ambiente \var{PATH}. Il file che
viene posto in esecuzione è il primo che viene trovato. Se si ha un errore
\acr{libc5}, e \file{/lib/ld-linux.so.2} per programmi linkati con le
\acr{glibc}. Infine nel caso il file sia uno script esso deve iniziare con
una linea nella forma \cmd{\#!/path/to/interpreter} dove l'interprete indicato
-deve esse un valido programma (binario, non un altro script) che verrà
-chiamato come se si fosse eseguito il comando \cmd{interpreter [arg]
+deve esse un programma valido (binario, non un altro script) che verrà
+chiamato come se si fosse eseguito il comando \cmd{interpreter [argomenti]
filename}.
Con la famiglia delle \func{exec} si chiude il novero delle funzioni su cui è
in dettaglio in \secref{sec:file_suid_sgid}). In questo caso essi saranno
impostati all'utente e al gruppo proprietari del file. Questo consente, per
programmi in cui ci sia necessità, di dare a qualunque utente normale
-privilegi o permessi di un'altro (o dell'amministratore).
+privilegi o permessi di un altro (o dell'amministratore).
Come nel caso del \acr{pid} e del \acr{ppid}, anche tutti questi
identificatori possono essere letti attraverso le rispettive funzioni:
per i quali erano richiesti, e a poterli eventualmente recuperare in caso
servano di nuovo.
-Questo in Linux viene fatto usando altri gli altri due gruppi di
-identificatori, il \textit{saved} ed il \textit{filesystem}. Il primo gruppo è
-lo stesso usato in SVr4, e previsto dallo standard POSIX quando è definita la
-costante \macro{\_POSIX\_SAVED\_IDS},\footnote{in caso si abbia a cuore la
- portabilità del programma su altri Unix è buona norma controllare sempre la
+Questo in Linux viene fatto usando altri due gruppi di identificatori, il
+\textit{saved} ed il \textit{filesystem}. Il primo gruppo è lo stesso usato in
+SVr4, e previsto dallo standard POSIX quando è definita la costante
+\macro{\_POSIX\_SAVED\_IDS},\footnote{in caso si abbia a cuore la portabilità
+ del programma su altri Unix è buona norma controllare sempre la
disponibilità di queste funzioni controllando se questa costante è
definita.} il secondo gruppo è specifico di Linux e viene usato per
migliorare la sicurezza con NFS.
dell'\textsl{user-ID effettivo} e del \textsl{group-ID effettivo} del processo
padre, e vengono impostati dalla funzione \func{exec} all'avvio del processo,
come copie dell'\textsl{user-ID effettivo} e del \textsl{group-ID effettivo}
-dopo che questo sono stati impostati tenendo conto di eventuali \acr{suid} o
+dopo che questi sono stati impostati tenendo conto di eventuali \acr{suid} o
\acr{sgid}. Essi quindi consentono di tenere traccia di quale fossero utente
e gruppo effettivi all'inizio dell'esecuzione di un nuovo programma.
consentendo l'accesso a \file{/var/log/utmp}.
Occorre però tenere conto che tutto questo non è possibile con un processo con
-i privilegi di root, in tal caso infatti l'esecuzione una \func{setuid}
-comporta il cambiamento di tutti gli identificatori associati al processo,
-rendendo impossibile riguadagnare i privilegi di amministratore. Questo
-comportamento è corretto per l'uso che ne fa \cmd{login} una volta che crea
-una nuova shell per l'utente; ma quando si vuole cambiare soltanto
+i privilegi di amministratore, in tal caso infatti l'esecuzione di una
+\func{setuid} comporta il cambiamento di tutti gli identificatori associati al
+processo, rendendo impossibile riguadagnare i privilegi di amministratore.
+Questo comportamento è corretto per l'uso che ne fa \cmd{login} una volta che
+crea una nuova shell per l'utente; ma quando si vuole cambiare soltanto
l'\textsl{user-ID effettivo} del processo per cedere i privilegi occorre
ricorrere ad altre funzioni (si veda ad esempio \secref{sec:proc_seteuid}).
-\subsection{Le funzioni \func{setreuid} e \func{setresuid}}
+\subsection{Le funzioni \func{setreuid} e \func{setregid}}
\label{sec:proc_setreuid}
-Queste due funzioni derivano da BSD che, non supportando\footnote{almeno fino
- alla versione 4.3+BSD TODO, FIXME verificare e aggiornare la nota.} gli
-identificatori del gruppo \textit{saved}, le usa per poter scambiare fra di
-loro \textit{effective} e \textit{real}. I loro prototipi sono:
+Le due funzioni \funcd{setreuid} e \funcd{setregid} derivano da BSD che, non
+supportando\footnote{almeno fino alla versione 4.3+BSD TODO, FIXME verificare
+ e aggiornare la nota.} gli identificatori del gruppo \textit{saved}, le usa
+per poter scambiare fra di loro \textit{effective} e \textit{real}. I
+rispettivi prototipi sono:
\begin{functions}
\headdecl{unistd.h}
\headdecl{sys/types.h}
dell'user-ID effettivo.
-\subsection{Le funzioni \funcd{seteuid} e \funcd{setegid}}
+\subsection{Le funzioni \func{seteuid} e \func{setegid}}
\label{sec:proc_seteuid}
-Queste funzioni sono un'estensione allo standard POSIX.1 (ma sono comunque
-supportate dalla maggior parte degli Unix) e vengono usate per cambiare gli
-identificatori del gruppo \textit{effective}; i loro prototipi sono:
+Le due funzioni \funcd{seteuid} e \funcd{setegid} sono un'estensione allo
+standard POSIX.1 (ma sono comunque supportate dalla maggior parte degli Unix)
+e vengono usate per cambiare gli identificatori del gruppo \textit{effective};
+i loro prototipi sono:
\begin{functions}
\headdecl{unistd.h}
\headdecl{sys/types.h}
normale di \func{setuid} comporta l'impostazione di tutti gli identificatori.
-\subsection{Le funzioni \funcd{setresuid} e \funcd{setresgid}}
+\subsection{Le funzioni \func{setresuid} e \func{setresgid}}
\label{sec:proc_setresuid}
-Queste due funzioni sono un'estensione introdotta in Linux dal kernel 2.1.44,
-e permettono un completo controllo su tutti gli identificatori (\textit{real},
-\textit{effective} e \textit{saved}), i prototipi sono:
+Le due funzioni \funcd{setresuid} e \funcd{setresgid} sono un'estensione
+introdotta in Linux,\footnote{a partire dal kernel 2.1.44.} e permettono un
+completo controllo su tutti e tre i gruppi di identificatori (\textit{real},
+\textit{effective} e \textit{saved}), i loro prototipi sono:
\begin{functions}
\headdecl{unistd.h}
\headdecl{sys/types.h}
Anche queste funzioni sono un'estensione specifica di Linux, e non richiedono
nessun privilegio. I valori sono restituiti negli argomenti, che vanno
-specificati come puntatori (è un'altro esempio di \textit{value result
+specificati come puntatori (è un altro esempio di \textit{value result
argument}). Si noti che queste funzioni sono le uniche in grado di leggere
gli identificatori del gruppo \textit{saved}.
\subsection{Le funzioni \func{setfsuid} e \func{setfsgid}}
\label{sec:proc_setfsuid}
-Queste funzioni sono usate per impostare gli identificatori del gruppo
-\textit{filesystem} che usati da Linux per il controllo dell'accesso ai file.
-Come già accennato in \secref{sec:proc_access_id} Linux definisce questo
-ulteriore gruppo di identificatori, che di norma sono assolutamente
-equivalenti a quelli del gruppo \textit{effective}, dato che ogni cambiamento
-di questi ultimi viene immediatamente riportato su di essi.
+Queste funzioni servono per impostare gli identificatori del gruppo
+\textit{filesystem} che sono usati da Linux per il controllo dell'accesso ai
+file. Come già accennato in \secref{sec:proc_access_id} Linux definisce
+questo ulteriore gruppo di identificatori, che in circostanze normali sono
+assolutamente equivalenti a quelli del gruppo \textit{effective}, dato che
+ogni cambiamento di questi ultimi viene immediatamente riportato su di essi.
C'è un solo caso in cui si ha necessità di introdurre una differenza fra gli
identificatori dei gruppi \textit{effective} e \textit{filesystem}, ed è per
ovviare ad un problema di sicurezza che si presenta quando si deve
-implementare un server NFS. Il server NFS infatti deve poter cambiare
-l'identificatore con cui accede ai file per assumere l'identità del singolo
-utente remoto, ma se questo viene fatto cambiando l'user-ID effettivo o
-l'user-ID reale il server si espone alla ricezione di eventuali segnali ostili
-da parte dell'utente di cui ha temporaneamente assunto l'identità. Cambiando
-solo l'user-ID di filesystem si ottengono i privilegi necessari per accedere ai
-file, mantenendo quelli originari per quanto riguarda tutti gli altri
-controlli di accesso, così che l'utente non possa inviare segnali al server
-NFS.
+implementare un server NFS.
+
+Il server NFS infatti deve poter cambiare l'identificatore con cui accede ai
+file per assumere l'identità del singolo utente remoto, ma se questo viene
+fatto cambiando l'user-ID effettivo o l'user-ID reale il server si espone alla
+ricezione di eventuali segnali ostili da parte dell'utente di cui ha
+temporaneamente assunto l'identità. Cambiando solo l'user-ID di filesystem si
+ottengono i privilegi necessari per accedere ai file, mantenendo quelli
+originari per quanto riguarda tutti gli altri controlli di accesso, così che
+l'utente non possa inviare segnali al server NFS.
Le due funzioni usate per cambiare questi identificatori sono \funcd{setfsuid}
e \funcd{setfsgid}, ovviamente sono specifiche di Linux e non devono essere
modificato, ma si ottiene il numero di gruppi supplementari.
Una seconda funzione, \funcd{getgrouplist}, può invece essere usata per
-ottenere tutti i gruppi a cui appartiene un utente; il suo prototipo è:
+ottenere tutti i gruppi a cui appartiene un certo utente; il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{grp.h}
restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di fallimento.}
\end{functions}
-La funzione legge i gruppi supplementari dell'utente \param{user} eseguendo
-una scansione del database dei gruppi (si veda \secref{sec:sys_user_group}) e
-ritorna in \param{groups} la lista di quelli a cui l'utente appartiene. Si
-noti che \param{ngroups} è passato come puntatore perché qualora il valore
-specificato sia troppo piccolo la funzione ritorna -1, passando indietro il
-numero dei gruppi trovati.
+La funzione legge i gruppi supplementari dell'utente specificato da
+\param{user}, eseguendo una scansione del database dei gruppi (si veda
+\secref{sec:sys_user_group}). Ritorna poi in \param{groups} la lista di quelli
+a cui l'utente appartiene. Si noti che \param{ngroups} è passato come
+puntatore perché, qualora il valore specificato sia troppo piccolo, la
+funzione ritorna -1, passando indietro il numero dei gruppi trovati.
Per impostare i gruppi supplementari di un processo ci sono due funzioni, che
possono essere usate solo se si hanno i privilegi di amministratore. La prima
\func{setgroups}. Si tenga presente che sia \func{setgroups} che
\func{initgroups} non sono definite nello standard POSIX.1 e che pertanto non
è possibile utilizzarle quando si definisce \macro{\_POSIX\_SOURCE} o si
-compila con il flag \cmd{-ansi}.
+compila con il flag \cmd{-ansi}, è pertanto meglio evitarle se si vuole
+scrivere codice portabile.
\section{La gestione della priorità di esecuzione}
\textbf{Runnable}& \texttt{R} & Il processo è in esecuzione o è pronto ad
essere eseguito (cioè è in attesa che gli
venga assegnata la CPU). \\
- \textbf{Sleep} & \texttt{S} & Il processo processo è in attesa di un
+ \textbf{Sleep} & \texttt{S} & Il processo è in attesa di un
risposta dal sistema, ma può essere
interrotto da un segnale. \\
\textbf{Uninterrutible Sleep}& \texttt{D} & Il processo è in
nell'esecuzione.
Il meccanismo usato da Linux è piuttosto semplice, ad ogni processo è
-assegnata una \textit{time-slice}, cioè in intervallo di tempo (letteralmente
+assegnata una \textit{time-slice}, cioè un intervallo di tempo (letteralmente
una fetta) per il quale esso deve essere eseguito. Il valore della
\textit{time-slice} è controllato dalla cosiddetta \textit{nice} (o
\textit{niceness}) del processo. Essa è contenuta nel campo \var{nice} di
La priorità di un processo è così controllata attraverso il valore di
\var{nice}, che stabilisce la durata della \textit{time-slice}; per il
-meccanismo appena descritto infatti un valore più lungo infatti assicura una
-maggiore attribuzione di CPU. L'origine del nome di questo parametro sta nel
-fatto che generalmente questo viene usato per diminuire la priorità di un
-processo, come misura di cortesia nei confronti degli altri. I processi
-infatti vengono creati dal sistema con lo stesso valore di \var{nice} (nullo)
-e nessuno è privilegiato rispetto agli altri; il valore può essere modificato
-solo attraverso la funzione \funcd{nice}, il cui prototipo è:
+meccanismo appena descritto infatti un valore più lungo assicura una maggiore
+attribuzione di CPU. L'origine del nome di questo parametro sta nel fatto che
+generalmente questo viene usato per diminuire la priorità di un processo, come
+misura di cortesia nei confronti degli altri. I processi infatti vengono
+creati dal sistema con lo stesso valore di \var{nice} (nullo) e nessuno è
+privilegiato rispetto agli altri; il valore può essere modificato solo
+attraverso la funzione \funcd{nice}, il cui prototipo è:
\begin{prototype}{unistd.h}
{int nice(int inc)}
Aumenta il valore di \var{nice} per il processo corrente.
metterà in esecuzione prima di ogni processo normale. In caso di più processi
sarà eseguito per primo quello con priorità assoluta più alta. Quando ci sono
più processi con la stessa priorità assoluta questi vengono tenuti in una coda
-tocca al kernel decidere quale deve essere eseguito.
+e tocca al kernel decidere quale deve essere eseguito.
Il meccanismo con cui vengono gestiti questi processi dipende dalla politica
di scheduling che si è scelto; lo standard ne prevede due:
\end{errlist}}
\end{prototype}
-La funzione restituisce il valore (secondo la quanto elencato in
+La funzione restituisce il valore (secondo quanto elencato in
\tabref{tab:proc_sched_policy}) della politica di scheduling per il processo
specificato; se \param{pid} è nullo viene restituito quello del processo
chiamante.
stati completati.
Dato che in un sistema multitasking ogni processo può essere interrotto in
-qualunque momento per farne subentrare un'altro in esecuzione, niente può
+qualunque momento per farne subentrare un altro in esecuzione, niente può
assicurare un preciso ordine di esecuzione fra processi diversi o che una
sezione di un programma possa essere eseguita senza interruzioni da parte di
altri. Queste situazioni comportano pertanto errori estremamente subdoli e