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12 \chapter{La gestione dell'I/O su file}
13 \label{cha:file_IO_interface}
15 Esamineremo in questo capitol le due interfacce di programmazione che
16 consentono di gestire i dati mantenuti nei file. Cominceremo con quella nativa
17 del sistema, detta dei \textit{file descriptor}, che viene fornita
18 direttamente dalle \textit{system call} e che non prevede funzionalità evolute
19 come la bufferizzazione o funzioni di lettura o scrittura
20 formattata. Esamineremo poi anche l'interfaccia definita dallo standard ANSI
21 C, che viene chiamata dei \textit{file stream} o anche più brevemente degli
22 \textit{stream}. Per entrambe dopo una introduzione alle caratteristiche
23 generali tratteremo le funzioni base per la gestione dell'I/O, lasciando per
24 ultime le caratteristiche più avanzate.
27 \section{L'interfaccia dei \textit{file descriptor}}
28 \label{sec:file_unix_interface}
31 Come visto in sez.~\ref{sec:file_vfs_work} il kernel mette a disposizione
32 tramite il \textit{Virtual File System} una serie di \textit{system call} che
33 consentono di operare sui file in maniera generale. Abbiamo trattato quelle
34 relative alla gestione delle proprietà dei file nel precedente capitolo,
35 vedremo quelle che si applicano al contenuto dei file in questa sezione,
36 iniziando con una breve introduzione sull'architettura dei \textit{file
37 descriptor} per poi trattare le funzioni di base e le modalità con cui
38 consentono di gestire i dati memorizzati sui file.
41 \subsection{I \textit{file descriptor}}
44 \itindbeg{file~descriptor}
46 L'accesso al contenuto dei file viene effettuato, sia pure con differenze
47 nella realizzazione pratica, in maniera sostanzialmente identica in tutte le
48 implementazioni di un sistema unix-like, ricorrendo a quella che viene
49 chiamata l'interfaccia dei \textit{file descriptor}.
51 Per poter accedere al contenuto di un file occorre creare un canale di
52 comunicazione con il kernel che renda possibile operare su di esso. Questo si
53 fa aprendo il file con la funzione \func{open} (vedi
54 sez.~\ref{sec:file_open_close}) che provvederà a localizzare l'\textit{inode}
55 del file e inizializzare i puntatori che rendono disponibili le funzioni che
56 il VFS mette a disposizione (quelle di
57 tab.~\ref{tab:file_file_operations}). Una volta terminate le operazioni, il
58 file dovrà essere chiuso, e questo chiuderà il canale di comunicazione
59 impedendo ogni ulteriore operazione.
61 All'interno di ogni processo i file aperti sono identificati da un numero
62 intero non negativo, che viene chiamato appunto \textit{file descriptor}.
63 Quando un file viene aperto la funzione \func{open} restituisce questo numero,
64 tutte le ulteriori operazioni dovranno essere compiute specificando questo
65 stesso numero come argomento alle varie funzioni dell'interfaccia.
67 \itindbeg{process~table}
70 Per capire come funziona il meccanismo occorre spiegare a grandi linee come il
71 kernel gestisce l'interazione fra processi e file. Abbiamo già accennato in
72 sez.~\ref{sec:proc_hierarchy} come il kernel mantenga un elenco di tutti
73 processi nella cosiddetta \textit{process table}. Lo stesso, come accennato in
74 sez.~\ref{sec:file_vfs_work}, vale anche per tutti i file aperti, il cui
75 elenco viene mantenuto nella cosiddetta \textit{file table}.
77 La \textit{process table} è una tabella che contiene una voce per ciascun
78 processo attivo nel sistema. Ciascuna voce è costituita dal puntatore a una
79 struttura di tipo \kstruct{task\_struct} nella quale sono raccolte tutte le
80 informazioni relative al processo, fra queste informazioni c'è anche il
81 puntatore ad una ulteriore struttura di tipo
82 \kstruct{files\_struct},\footnote{la definizione corrente di questa struttura
83 si trova nel file \texttt{include/linux/fdtable.h} dei sorgenti del kernel,
84 quella mostrata in fig.~\ref{fig:file_proc_file} è una versione pesantemente
85 semplificata.} che contiene le informazioni relative ai file che il processo
88 La \textit{file table} è una tabella che contiene una voce per ciascun file
89 che è stato aperto nel sistema. Come accennato in sez.~\ref{sec:file_vfs_work}
90 per ogni file aperto viene allocata una struttura \kstruct{file} e la
91 \textit{file table} è costituita da un elenco di puntatori a ciascuna di
92 queste strutture, che, come illustrato in fig.~\ref{fig:kstruct_file},
93 contengono le informazioni necessarie per la gestione dei file, ed in
96 \item i flag di stato del file nel campo \var{f\_flags}.
97 \item la posizione corrente nel file, il cosiddetto \textit{offset}, nel campo
99 \item un puntatore alla struttura \kstruct{inode} che identifica
100 l'\textit{inode} del file.\footnote{nel kernel 2.4.x si è in realtà passati
101 ad un puntatore ad una struttura \kstruct{dentry} che punta a sua volta
102 all'\textit{inode} passando per la nuova struttura del VFS.}
103 \item un puntatore \var{f\_op} alla tabella delle funzioni che si possono
104 usare sul file.\footnote{quelle della struttura \kstruct{file\_operation},
105 descritte sommariamente in tab.~\ref{tab:file_file_operations}.}
110 \includegraphics[width=12cm]{img/procfile}
111 \caption{Schema della architettura dell'accesso ai file attraverso
112 l'interfaccia dei file descriptor.}
113 \label{fig:file_proc_file}
116 In fig.~\ref{fig:file_proc_file} si è riportato uno schema semplificato in cui
117 è illustrata questa architettura, ed in cui si sono evidenziate le
118 interrelazioni fra la \textit{file table}, la \textit{process table} e le
119 varie strutture di dati che il kernel mantiene per ciascun file e ciascun
122 \itindend{process~table}
124 Come si può notare alla fine il collegamento che consente di porre in
125 relazione i file ed i processi è effettuato attraverso i dati mantenuti nella
126 struttura \kstruct{files\_struct}, essa infatti contiene alcune informazioni
129 \item i flag relativi ai file aperti dal processo.
130 \item il numero di file aperti dal processo.
131 \item la \itindex{file~descriptor~table} \textit{file descriptor table}, una
132 tabella con i puntatori, per ciascun file aperto, alla relativa voce nella
136 In questa infrastruttura un file descriptor non è altro che l'intero positivo
137 che indicizza quest'ultima tabella, e che consente di recuperare il puntatore
138 alla struttura \kstruct{file} corrispondente al file aperto dal processo a cui
139 era stato assegnato questo indice. Una volta ottenuta grazie al file
140 descriptor la struttura \kstruct{file} corrispondente al file voluto nella
141 \textit{file table}, il kernel potrà usare le funzioni messe disposizione dal
142 VFS per eseguire sul file tutte le operazioni necessarie.
144 Il meccanismo dell'apertura dei file prevede che venga sempre fornito il primo
145 file descriptor libero nella tabella, e per questo motivo essi vengono
146 assegnati in successione tutte le volte che si apre un nuovo file, posto che
147 non ne sia stato chiuso nessuno in precedenza.
149 \itindbeg{standard~input}
150 \itindbeg{standard~output}
151 \itindbeg{standard~error}
153 In tutti i sistemi unix-like esiste una convenzione generale per cui ogni
154 processo si aspetta di avere sempre tre file aperti che, per quanto appena
155 detto, avranno come \textit{file descriptor} i valori 0, 1 e 2. Il primo file
156 è sempre associato al cosiddetto \textit{standard input}, è cioè il file da
157 cui un processo si aspetta di dover leggere i dati in ingresso. Il secondo
158 file è il cosiddetto \textit{standard output}, cioè quello su cui ci si
159 aspetta di dover scrivere i dati in uscita. Il terzo è lo \textit{standard
160 error}, su cui vengono scritti i dati relativi agli errori.
162 \itindend{file~descriptor}
165 Benché questa sia soltanto una convenzione, essa è seguita dalla gran parte
166 delle applicazioni, e non aderirvi potrebbe portare a problemi di
167 interoperabilità. Nel caso della shell tutti questi file sono associati al
168 terminale di controllo, e corrispondono quindi alla lettura della tastiera per
169 l'ingresso e alla scrittura sul terminale per l'uscita. Lo standard POSIX.1
170 provvede, al posto dei valori numerici, tre costanti simboliche, definite in
171 tab.~\ref{tab:file_std_files}.
176 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
178 \textbf{File} & \textbf{Significato} \\
181 \constd{STDIN\_FILENO} & file descriptor dello \textit{standard input}.\\
182 \constd{STDOUT\_FILENO} & file descriptor dello \textit{standard output}.\\
183 \constd{STDERR\_FILENO} & file descriptor dello \textit{standard error}.\\
186 \caption{Costanti definite in \headfile{unistd.h} per i file standard.}
187 \label{tab:file_std_files}
190 \itindend{standard~input}
191 \itindend{standard~output}
192 \itindend{standard~error}
194 In fig.~\ref{fig:file_proc_file} si è rappresentata una situazione diversa
195 rispetto a quella usuale della shell, in cui tutti e tre questi file fanno
196 riferimento al terminale su cui si opera. Nell'esempio invece viene illustrata
197 la situazione di un programma in cui lo \textit{standard input} è associato ad
198 un file mentre lo \textit{standard output} e lo \textit{standard error} sono
199 associati ad un altro file. Si noti poi come per questi ultimi le strutture
200 \kstruct{file} nella \textit{file table}, pur essendo distinte, fanno
201 riferimento allo stesso \textit{inode}, dato che il file che è stato aperto lo
202 stesso. Questo è quello che avviene normalmente quando si apre più volte lo
205 Si ritrova quindi anche con le voci della \textit{file table} una situazione
206 analoga di quella delle voci di una directory, con la possibilità di avere più
207 voci che fanno riferimento allo stesso \textit{inode}. L'analogia è in realtà
208 molto stretta perché quando si cancella un file, il kernel verifica anche che
209 non resti nessun riferimento in una qualunque voce della \textit{file table}
210 prima di liberare le risorse ad esso associate e disallocare il relativo
213 Nelle vecchie versioni di Unix (ed anche in Linux fino al kernel 2.0.x) il
214 numero di file aperti era anche soggetto ad un limite massimo dato dalle
215 dimensioni del vettore di puntatori con cui era realizzata la tabella dei file
216 descriptor dentro \kstruct{files\_struct}. Questo limite intrinseco nei kernel
217 più recenti non sussiste più, dato che si è passati da un vettore ad una
218 lista, ma restano i limiti imposti dall'amministratore (vedi
219 sez.~\ref{sec:sys_limits}).
221 \itindend{file~table}
224 \subsection{Apertura, creazione e chiusura di un file}
225 \label{sec:file_open_close}
227 La funzione di sistema \funcd{open} è la principale funzione dell'interfaccia
228 di gestione dei file, quella che dato un \textit{pathname} consente di
229 ottenere un file descriptor ``\textsl{aprendo}'' il file
230 corrispondente,\footnote{è \func{open} che alloca \kstruct{file}, la inserisce
231 nella \textit{file table} e crea il riferimento nella
232 \kstruct{files\_struct} del processo.} il suo prototipo è:
238 \fdecl{int open(const char *pathname, int flags)}
239 \fdecl{int open(const char *pathname, int flags, mode\_t mode)}
241 \fdesc{Apre un file.}
244 {La funzione ritorna il file descriptor in caso di successo e $-1$ per un
245 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
247 \item[\errcode{EEXIST}] \param{pathname} esiste e si è specificato
248 \const{O\_CREAT} e \const{O\_EXCL}.
249 \item[\errcode{EINTR}] la funzione era bloccata ed è stata interrotta da un
250 segnale (vedi sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}).
251 \item[\errcode{EISDIR}] \param{pathname} indica una directory e si è tentato
252 l'accesso in scrittura o in lettura/scrittura.
253 \item[\errcode{EFBIG}] il file è troppo grande per essere aperto (lo
254 standard richiederebbe \errval{EOVERFLOW}).
255 \item[\errcode{ELOOP}] si sono incontrati troppi collegamenti simbolici nel
256 risolvere \param{pathname} o si è indicato \const{O\_NOFOLLOW} e
257 \param{pathname} è un collegamento simbolico.
258 \item[\errcode{ENODEV}] \param{pathname} si riferisce a un file di
259 dispositivo che non esiste.
260 \item[\errcode{ENOENT}] \param{pathname} non esiste e non si è richiesto
261 \const{O\_CREAT}, o non esiste un suo componente.
262 \item[\errcode{ENOTDIR}] si è specificato \const{O\_DIRECTORY} e
263 \param{pathname} non è una directory.
264 \item[\errcode{ENXIO}] si sono impostati \const{O\_NONBLOCK} o
265 \const{O\_WRONLY} ed il file è una \textit{fifo} che non viene letta da
266 nessun processo o \param{pathname} è un file di dispositivo ma il
267 dispositivo è assente.
268 \item[\errcode{EPERM}] si è specificato \const{O\_NOATIME} e non si è né
269 amministratori né proprietari del file.
270 \item[\errcode{ETXTBSY}] si è cercato di accedere in scrittura all'immagine
271 di un programma in esecuzione.
272 \item[\errcode{EWOULDBLOCK}] la funzione si sarebbe bloccata ma si è
273 richiesto \const{O\_NONBLOCK}.
275 ed inoltre \errval{EACCES}, \errval{EFAULT}, \errval{EMFILE},
276 \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENFILE}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOSPC},
277 \errval{EROFS}, nel loro significato generico.}
280 La funzione apre il file indicato da \param{pathname} nella modalità indicata
281 da \param{flags}. Essa può essere invocata in due modi diversi, specificando
282 opzionalmente un terzo argomento \param{mode}. Qualora il file non esista e
283 venga creato, questo argomento consente di indicare quali permessi dovranno
284 essergli assegnati. I valori possibili sono gli stessi già visti in
285 sez.~\ref{sec:file_perm_overview} e possono essere specificati come OR binario
286 delle costanti descritte in tab.~\ref{tab:file_bit_perm}. Questi permessi sono
287 comunque filtrati dal valore della \textit{umask} (vedi
288 sez.~\ref{sec:file_perm_management}) del processo.
290 La funzione restituisce sempre il primo file descriptor libero, una
291 caratteristica che permette di prevedere qual è il valore del file descriptor
292 che si otterrà al ritorno di \func{open}, e che viene spesso usata dalle
293 applicazioni per sostituire i file corrispondenti ai file standard visti in
294 tab.~\ref{tab:file_std_files}. Se ad esempio si chiude lo \textit{standard
295 input} e si apre subito dopo un nuovo file questo diventerà il nuovo
296 \textit{standard input} dato che avrà il file descriptor 0.
298 Al momento dell'apertura il nuovo file descriptor non è condiviso con nessun
299 altro processo (torneremo sul significato della condivisione dei file
300 descriptor, che in genere si ottiene dopo una \func{fork}, in
301 sez.~\ref{sec:file_shared_access}) ed è impostato, come accennato in
302 sez.~\ref{sec:proc_exec}, per restare aperto attraverso una
303 \func{exec}. Inoltre la posizione sul file, il cosiddetto \textit{offset}, è
304 impostata all'inizio del file. Una volta aperto un file si potrà operare su di
305 esso direttamente tramite il file descriptor, e quanto avviene al
306 \textit{pathname} con cui lo si è aperto sarà del tutto ininfluente.
308 \itindbeg{file~status~flag}
310 Il comportamento della funzione, e le diverse modalità con cui può essere
311 aperto il file, vengono controllati dall'argomento \param{flags} il cui valore
312 deve essere indicato come maschera binaria in cui ciascun bit ha un
313 significato specifico. Alcuni di questi bit vanno anche a costituire i
314 cosiddetti \textsl{flag di stato} del file (i cosiddetti \textit{file status
315 flags}), che vengono mantenuti nel campo \var{f\_flags} della struttura
316 \kstruct{file} che abbiamo riportato anche in fig.~\ref{fig:file_proc_file}).
318 Ciascun flag viene identificato da una apposita costante, ed il valore
319 di \param{flags} deve essere specificato come OR aritmetico di queste
320 costanti. Inoltre per evitare problemi di compatibilità con funzionalità che
321 non sono previste o non ancora supportate in versioni meno recenti del kernel,
322 la \func{open} di Linux ignora i flag che non riconosce, pertanto
323 l'indicazione di un flag inesistente non provoca una condizione di errore.
325 I vari bit che si possono usare come componenti di \param{flags} sono divisi
326 in tre gruppi principali. Il primo gruppo è quello dei cosiddetti flag delle
327 \textsl{modalità di accesso} (o \textit{access mode flags}), che specificano
328 che tipo di accesso si effettuerà sul file, fra lettura, scrittura e
329 lettura/scrittura. Questa modalità deve essere indicata usando una delle
330 costanti di tab.~\ref{tab:open_access_mode_flag}.
335 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
337 \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
340 \constd{O\_RDONLY} & Apre il file in sola lettura.\\
341 \constd{O\_WRONLY} & Apre il file in sola scrittura.\\
342 \constd{O\_RDWR} & Apre il file sia in lettura che in scrittura.\\
345 \caption{Le tre costanti che identificano le modalità di accesso
346 nell'apertura di un file.}
347 \label{tab:open_access_mode_flag}
350 A differenza di tutti gli altri flag che vedremo in seguito, in questo caso
351 non si ha a che fare con singoli bit separati dell'argomento \param{flags}, ma
352 con un numero composto da due bit. Questo significa ad esempio che la
353 combinazione \code{\const{O\_RDONLY}|\const{O\_WRONLY}} non è affatto
354 equivalente a \const{O\_RDWR}, e non deve essere usata.\footnote{in realtà
355 su Linux, dove i valori per le tre costanti di
356 tab.~\ref{tab:open_access_mode_flag} sono rispettivamente $0$, $1$ e $2$, il
357 valore $3$ viene usato con un significato speciale, ed assolutamente fuori
358 standard, disponibile solo per i file di dispositivo e solo per alcuni
359 driver, in cui si richiede la verifica della capacità di accesso in lettura
360 e scrittura ma viene restituito un file descriptor che non può essere letto
361 o scritto, ma solo usato con una \func{ioctl} (vedi
362 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).}
364 La modalità di accesso deve sempre essere specificata quando si apre un file,
365 il valore indicato in \param{flags} viene salvato nei \textit{file status
366 flags}, e può essere riletto con \func{fcntl} (vedi
367 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}), il relativo valore può essere poi ottenuto
368 un AND aritmetico della maschera binaria \constd{O\_ACCMODE}, ma non può essere
369 modificato. Nella \acr{glibc} sono definite inoltre \constd{O\_READ} come
370 sinonimo di \const{O\_RDONLY} e \constd{O\_WRITE} come sinonimo di
371 \const{O\_WRONLY}.\footnote{si tratta di definizioni completamente fuori
372 standard, attinenti, insieme a \constd{O\_EXEC} che permetterebbe l'apertura
373 di un file per l'esecuzione, ad un non meglio precisato ``\textit{GNU
374 system}''; pur essendo equivalenti alle definizioni classiche non è
375 comunque il caso di utilizzarle.}
377 \itindend{file~status~flag}
379 Il secondo gruppo di flag è quello delle \textsl{modalità di
380 apertura},\footnote{la pagina di manuale di \func{open} parla di
381 \textit{file creation flags}, ma alcuni di questi flag non hanno nulla a che
382 fare con la creazione dei file, mentre il manuale dalla \acr{glibc} parla di
383 più correttamente di \textit{open-time flags}, dato che si tratta di flag il
384 cui significato ha senso solo al momento dell'apertura del file.} che
385 permettono di specificare alcune delle caratteristiche del comportamento di
386 \func{open} nel momento in viene eseguita per aprire un file. Questi flag
387 hanno effetto solo nella chiamata della funzione, non sono memorizzati fra i
388 \textit{file status flags} e non possono essere riletti da \func{fcntl} (vedi
389 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
394 \begin{tabular}[c]{|l|p{10 cm}|}
396 \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
399 \constd{O\_CREAT} & Se il file non esiste verrà creato, con le regole
400 di titolarità del file viste in
401 sez.~\ref{sec:file_ownership_management}. Se si
402 imposta questo flag l'argomento \param{mode} deve
403 essere sempre specificato.\\
404 \constd{O\_DIRECTORY}&Se \param{pathname} non è una directory la
405 chiamata fallisce. Questo flag, introdotto con il
406 kernel 2.1.126, è specifico di Linux e
407 serve ad evitare dei possibili
408 \itindex{Denial~of~Service~(DoS)}
409 \textit{DoS}\footnotemark quando \func{opendir}
410 viene chiamata su una \textit{fifo} o su un dispositivo
411 associato ad una unità a nastri. Non viene
412 usato al di fuori dell'implementazione di
413 \func{opendir}, ed è utilizzabile soltanto se si è
414 definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.\\
415 \constd{O\_EXCL} & Deve essere usato in congiunzione con
416 \const{O\_CREAT} ed in tal caso impone che il file
417 indicato da \param{pathname} non sia già esistente
418 (altrimenti causa il fallimento della chiamata con
419 un errore di \errcode{EEXIST}).\\
420 \constd{O\_LARGEFILE}&Viene usato sui sistemi a 32 bit per richiedere
421 l'apertura di file molto grandi, la cui
422 dimensione non è rappresentabile con la versione a
423 32 bit del tipo \type{off\_t}, utilizzando
424 l'interfaccia alternativa abilitata con la
425 macro \macro{\_LARGEFILE64\_SOURCE}. Come
426 illustrato in sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std} è
427 sempre preferibile usare la conversione automatica
428 delle funzioni che si attiva assegnando a $64$ la
429 macro \macro{\_FILE\_OFFSET\_BITS}, e non usare mai
431 \constd{O\_NOCTTY} & Se \param{pathname} si riferisce ad un dispositivo
432 di terminale, questo non diventerà il terminale di
433 controllo, anche se il processo non ne ha ancora
434 uno (si veda sez.~\ref{sec:sess_ctrl_term}).\\
435 \constd{O\_NOFOLLOW}& Se \param{pathname} è un collegamento simbolico
436 la chiamata fallisce. Questa è un'estensione BSD
437 aggiunta in Linux a partire dal kernel
438 2.1.126, ed utilizzabile soltanto se si è definita
439 la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.\\
440 \constd{O\_TRUNC} & Se usato su un file di dati aperto in scrittura,
441 ne tronca la lunghezza a zero; con un terminale o
442 una \textit{fifo} viene ignorato, negli altri casi il
443 comportamento non è specificato.\\
446 \caption{Le costanti che identificano le \textit{modalità di apertura} di
448 \label{tab:open_time_flag}
452 % TODO: aggiungere O_TMPFILE per la creazione di file temporanei senza che
453 % questi appaiano sul filesystem, introdotto con il 3.11, vedi:
454 % https://lwn.net/Articles/556512/, http://kernelnewbies.org/Linux_3.11
455 % https://lwn.net/Articles/558598/ http://lwn.net/Articles/619146/
457 \footnotetext{acronimo di \itindex{Denial~of~Service~(DoS)} \textit{Denial of
458 Service}, si chiamano così attacchi miranti ad impedire un servizio
459 causando una qualche forma di carico eccessivo per il sistema, che resta
460 bloccato nelle risposte all'attacco.}
462 Si è riportato in tab.~\ref{tab:open_time_flag} l'elenco dei flag delle
463 \textsl{modalità di apertura}.\footnote{la \acr{glibc} definisce anche i due
464 flag \constd{O\_SHLOCK}, che aprirebbe il file con uno \textit{shared lock} e
465 \constd{O\_EXLOCK} che lo aprirebbe con un \textit{exclusive lock} (vedi
466 sez.~\ref{sec:file_locking}, si tratta di opzioni specifiche di BSD, che non
467 esistono con Linux.} Uno di questi, \const{O\_EXCL}, ha senso solo se usato
468 in combinazione a \const{O\_CREAT} quando si vuole creare un nuovo file per
469 assicurarsi che questo non esista di già, e lo si usa spesso per creare i
470 cosiddetti ``\textsl{file di lock}'' (vedi sez.~\ref{sec:ipc_file_lock}). Si
471 tenga presente che questa opzione è supportata su NFS solo a partire da NFSv3
472 e con il kernel 2.6, nelle versioni precedenti la funzionalità viene emulata
473 controllando prima l'esistenza del file per cui usarla per creare un file di
474 lock potrebbe dar luogo a una \textit{race condition}.\footnote{un file
475 potrebbe venir creato fra il controllo la successiva apertura con
476 \const{O\_CREAT}, la cosa si può risolvere comunque creando un file con un
477 nome univoco ed usando la funzione \func{link} per creare il file di lock,
478 (vedi sez.~\ref{sec:ipc_file_lock}).}
480 Se si usa \const{O\_EXCL} senza \const{O\_CREAT} il comportamento è
481 indefinito. Nella creazione di un file con \const{O\_CREAT} occorre sempre
482 specificare l'argomento di \param{mode}, che altrimenti è ignorato. Si tenga
483 presente che indipendentemente dai permessi che si possono assegnare, che in
484 seguito potrebbero non consentire lettura o scrittura, quando il file viene
485 aperto l'accesso viene garantito secondo quanto richiesto con i flag di
486 tab.~\ref{tab:open_access_mode_flag}. Quando viene creato un nuovo file
487 \const{O\_CREAT} con tutti e tre i tempi del file di
488 tab.~\ref{tab:file_file_times} vengono impostati al tempo corrente. Se invece
489 si tronca il file con \const{O\_TRUNC} verranno impostati soltanto il
490 \textit{modification time} e lo \textit{status change time}.
495 \begin{tabular}[c]{|l|p{10 cm}|}
497 \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
500 \constd{O\_APPEND} & Il file viene aperto in \textit{append mode}. La
501 posizione sul file (vedi sez.~\ref{sec:file_lseek})
502 viene sempre mantenuta sulla sua coda, per cui
503 quanto si scrive viene sempre aggiunto al contenuto
504 precedente. Con NFS questa funzionalità non è
505 supportata e viene emulata, per questo possono
506 verificarsi \textit{race condition} con una
507 sovrapposizione dei dati se più di un processo
508 scrive allo stesso tempo.\\
509 \constd{O\_ASYNC} & Apre il file per l'I/O in modalità asincrona (vedi
510 sez.~\ref{sec:signal_driven_io}). Quando è
511 impostato viene generato il segnale \signal{SIGIO}
512 tutte le volte che il file è pronto per le
513 operazioni di lettura o scrittura. Questo flag si
514 può usare solo terminali, pseudo-terminali e socket
515 e, a partire dal kernel 2.6, anche sulle \textit{fifo}. Per
516 un bug dell'implementazione non è opportuno usarlo
517 in fase di apertura del file, deve
518 invece essere attivato successivamente con
520 \constd{O\_CLOEXEC}& Attiva la modalità di \textit{close-on-exec} (vedi
521 sez.~\ref{sec:proc_exec}) sul file. Il flag è
522 previsto dallo standard POSIX.1-2008, ed è stato
523 introdotto con il kernel 2.6.23 per evitare una
524 \textit{race condition} che si potrebbe verificare
525 con i \textit{thread} fra l'apertura del file e
526 l'impostazione della suddetta modalità con
528 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).\\
529 \constd{O\_DIRECT} & Esegue l'I/O direttamente dalla memoria in
530 \textit{user space} in maniera sincrona, in modo da
531 scavalcare i meccanismi di bufferizzazione del
532 kernel. Introdotto con il kernel 2.4.10 ed
533 utilizzabile soltanto se si è definita la
534 macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.\\
535 \constd{O\_NOATIME}& Blocca l'aggiornamento dei tempi di accesso dei
536 file (vedi sez.~\ref{sec:file_file_times}). Per
537 molti filesystem questa funzionalità non è
538 disponibile per il singolo file ma come opzione
539 generale da specificare in fase di
540 montaggio. Introdotto con il kernel 2.6.8 ed
541 utilizzabile soltanto se si è definita la
542 macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.\\
543 \constd{O\_NONBLOCK}&Apre il file in \textsl{modalità non bloccante} per
544 le operazioni di I/O (vedi
545 sez.~\ref{sec:file_noblocking}). Questo significa
546 il fallimento delle successive operazioni di
547 lettura o scrittura qualora il file non sia pronto
548 per la loro esecuzione immediata, invece del
549 blocco delle stesse in attesa di una successiva
550 possibilità di esecuzione come avviene
551 normalmente. Questa modalità ha senso solo per le
552 \textit{fifo}, vedi sez.~\ref{sec:ipc_named_pipe}), o quando
553 si vuole aprire un file di dispositivo per eseguire
554 una \func{ioctl} (vedi
555 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).\\
556 \constd{O\_NDELAY} & In Linux è un sinonimo di \const{O\_NONBLOCK}, ma
557 origina da SVr4, dove però causava il ritorno da
558 una \func{read} con un valore nullo e non con un
559 errore, questo introduce un'ambiguità, dato che
560 come vedremo in sez.~\ref{sec:file_read} il ritorno
561 di un valore nullo da parte di \func{read} ha
562 il significato di una \textit{end-of-file}.\\
563 \constd{O\_SYNC} & Apre il file per l'input/output sincrono. Ogni
564 scrittura si bloccherà fino alla conferma
565 dell'arrivo di tutti i dati e di tutti i metadati
566 sull'hardware sottostante (in questo significato
567 solo dal kernel 2.6.33).\\
568 \constd{O\_DSYNC} & Apre il file per l'input/output sincrono. Ogni
569 scrittura di dati si bloccherà fino alla conferma
570 dell'arrivo degli stessi e della parte di metadati
571 ad essi relativa sull'hardware sottostante (in
572 questo significato solo dal kernel 2.6.33).\\
575 \caption{Le costanti che identificano le \textit{modalità di operazione} di
577 \label{tab:open_operation_flag}
580 Il terzo gruppo è quello dei flag delle \textsl{modalità di operazione},
581 riportati in tab.~\ref{tab:open_operation_flag}, che permettono di specificare
582 varie caratteristiche del comportamento delle operazioni di I/O che verranno
583 eseguite sul file. Tutti questi, tranne \const{O\_CLOEXEC}, che viene
584 mantenuto per ogni singolo file descriptor, vengono salvati nel campo
585 \var{f\_flags} della struttura \kstruct{file} insieme al valore della
586 \textsl{modalità di accesso} andando far parte dei cosiddetti \textit{file
587 status flags}. Il loro valore viene impostato alla chiamata di \func{open},
588 ma possono venire riletti in un secondo tempo con \func{fcntl}, inoltre alcuni
589 di essi possono anche essere modificati tramite questa funzione, con
590 conseguente effetto sulle caratteristiche operative che controllano (torneremo
591 sull'argomento in sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
593 Il flag \const{O\_ASYNC} (che, per compatibilità con BSD, si può indicare
594 anche con la costante \constd{FASYNC}) è definito come possibile valore per
595 \func{open}, ma per un bug dell'implementazione,\footnote{segnalato come
596 ancora presente nella pagina di manuale almeno fino al Settembre 2011.} non
597 solo non attiva il comportamento citato, ma se usato richiede di essere
598 esplicitamente disattivato prima di essere attivato in maniera effettiva con
599 l'uso di \func{fcntl}. Per questo motivo, non essendovi nessuna necessità
600 specifica di definirlo in fase di apertura del file, è sempre opportuno
601 attivarlo in un secondo tempo con \func{fcntl} (vedi
602 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
604 Il flag \const{O\_DIRECT} non è previsto da nessuno standard, anche se è
605 presente in alcuni kernel unix-like.\footnote{il flag è stato introdotto dalla
606 SGI in IRIX, ma è presente senza limiti di allineamento dei buffer anche in
607 FreeBSD.} Per i kernel della serie 2.4 si deve garantire che i buffer in
608 \textit{user space} da cui si effettua il trasferimento diretto dei dati siano
609 allineati alle dimensioni dei blocchi del filesystem. Con il kernel 2.6 in
610 genere basta che siano allineati a multipli di 512 byte, ma le restrizioni
611 possono variare a seconda del filesystem, ed inoltre su alcuni filesystem
612 questo flag può non essere supportato, nel qual caso si avrà un errore di
615 Lo scopo di \const{O\_DIRECT} è consentire un completo controllo sulla
616 bufferizzazione dei propri dati per quelle applicazioni (in genere database)
617 che hanno esigenze specifiche che non vengono soddisfatte nella maniera più
618 efficiente dalla politica generica utilizzata dal kernel. In genere l'uso di
619 questo flag peggiora le prestazioni tranne quando le applicazioni sono in
620 grado di ottimizzare la propria bufferizzazione in maniera adeguata. Se lo si
621 usa si deve avere cura di non mescolare questo tipo di accesso con quello
622 ordinario, in quante le esigenze di mantenere coerenti i dati porterebbero ad
623 un peggioramento delle prestazioni. Lo stesso dicasi per l'interazione con
624 eventuale mappatura in memoria del file (vedi sez.~\ref{sec:file_memory_map}).
626 Si tenga presente infine che anche se l'uso di \const{O\_DIRECT} comporta una
627 scrittura sincrona dei dati dei buffer in \textit{user space}, questo non è
628 completamente equivalente all'uso di \const{O\_SYNC} che garantisce anche
629 sulla scrittura sincrona dei metadati associati alla scrittura dei dati del
630 file.\footnote{la situazione si complica ulteriormente per NFS, in cui l'uso
631 del flag disabilita la bufferizzazione solo dal lato del client, e può
632 causare problemi di prestazioni.} Per questo in genere è opportuno se si usa
633 \const{O\_DIRECT} è opportuno richiedere anche \const{O\_SYNC}.
635 Si tenga presente infine che la implementazione di \const{O\_SYNC} di Linux
636 differisce da quanto previsto dallo standard POSIX.1 che prevede, oltre a
637 questo flag che dovrebbe indicare la sincronizzazione completa di tutti i dati
638 e di tutti i metadati, altri due flag \const{O\_DSYNC} e \const{O\_RSYNC}.
640 Il primo dei due richiede la scrittura sincrona di tutti i dati del file e dei
641 metadati che ne consentono l'immediata rilettura, ma non di tutti i metadati,
642 per evitare la perdita di prestazioni relativa alla sincronizzazione di
643 informazioni ausiliarie come i tempi dei file. Il secondo, da usare in
644 combinazione con \const{O\_SYNC} o \const{O\_DSYNC} ne sospende l'effetto,
645 consentendo al kernel di bufferizzare le scritture, ma soltanto finché non
646 avviene una lettura, in quel caso i dati ed i metadati dovranno essere
647 sincronizzati immediatamente (secondo le modalità indicate da \const{O\_SYNC}
648 e \const{O\_DSYNC}) e la lettura verrà bloccata fintanto che detta
649 sincronizzazione non sia completata.
651 Nel caso di Linux, fino al kernel 2.6.33, esisteva solo \const{O\_SYNC}, ma
652 con il comportamento previsto dallo standard per \const{O\_DSYNC}, e sia
653 questo che \const{O\_RSYNC} erano definiti (fin dal kernel 2.1.130) come
654 sinonimi di \const{O\_SYNC}. Con il kernel 2.6.33 il significato di
655 \const{O\_SYNC} è diventato quello dello standard, ma gli è stato assegnato un
656 valore diverso, mantenendo quello originario, con il comportamento
657 corrispondete, per \const{O\_DSYNC} in modo che applicazioni compilate con
658 versioni precedenti delle librerie e del kernel non trovassero un
659 comportamento diverso. Inoltre il nuovo \const{O\_SYNC} è stato definito in
660 maniera opportuna in modo che su versioni del kernel precedenti la 2.6.33
661 torni a corrispondere al valore di \const{O\_DSYNC}.
663 % NOTE: per le differenze fra O_DSYNC, O_SYNC e O_RSYNC introdotte nella
664 % nello sviluppo del kernel 2.6.33, vedi http://lwn.net/Articles/350219/
666 Nelle prime versioni di Unix i valori di \param{flag} specificabili per
667 \func{open} erano solo quelli relativi alle modalità di accesso del file. Per
668 questo motivo per creare un nuovo file c'era una \textit{system call}
669 apposita, \funcd{creat}, nel caso di Linux questo non è più necessario ma la
670 funzione è definita ugualmente; il suo prototipo è:
674 \fdecl{int creat(const char *pathname, mode\_t mode)}
675 \fdesc{Crea un nuovo file vuoto.}
678 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
679 caso \var{errno} assumerà gli stessi valori che si otterrebbero con
683 La funzione crea un nuovo file vuoto, con i permessi specificati
684 dall'argomento \param{mode}. È del tutto equivalente a \code{open(filedes,
685 O\_CREAT|O\_WRONLY|O\_TRUNC, mode)} e resta solo per compatibilità con i
688 Una volta che l'accesso ad un file non sia più necessario la funzione di
689 sistema \funcd{close} permette di ``\textsl{chiuderlo}'', in questo modo il
690 file non sarà più accessibile ed il relativo file descriptor ritornerà
691 disponibile; il suo prototipo è:
695 \fdecl{int close(int fd)}
696 \fdesc{Chiude un file.}
699 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
700 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
702 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un descrittore valido.
703 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
705 ed inoltre \errval{EIO} nel suo significato generico.}
708 La funzione chiude il file descriptor \param{fd}. La chiusura rilascia ogni
709 eventuale blocco (il \textit{file locking} è trattato in
710 sez.~\ref{sec:file_locking}) che il processo poteva avere acquisito su di
711 esso. Se \param{fd} è l'ultimo riferimento (di eventuali copie, vedi
712 sez.~\ref{sec:file_shared_access} e \ref{sec:file_dup}) ad un file aperto,
713 tutte le risorse nella \textit{file table} vengono rilasciate. Infine se il
714 file descriptor era l'ultimo riferimento ad un file su disco quest'ultimo
717 Si ricordi che quando un processo termina tutti i suoi file descriptor vengono
718 automaticamente chiusi, molti programmi sfruttano questa caratteristica e non
719 usano esplicitamente \func{close}. In genere comunque chiudere un file senza
720 controllare lo stato di uscita di \func{close} un è errore; molti filesystem
721 infatti implementano la tecnica del cosiddetto \textit{write-behind}, per cui
722 una \func{write} può avere successo anche se i dati non sono stati
723 effettivamente scritti su disco. In questo caso un eventuale errore di I/O
724 avvenuto in un secondo tempo potrebbe sfuggire, mentre verrebbe riportato alla
725 chiusura esplicita del file. Per questo motivo non effettuare il controllo può
726 portare ad una perdita di dati inavvertita.\footnote{in Linux questo
727 comportamento è stato osservato con NFS e le quote su disco.}
729 In ogni caso una \func{close} andata a buon fine non garantisce che i dati
730 siano stati effettivamente scritti su disco, perché il kernel può decidere di
731 ottimizzare l'accesso a disco ritardandone la scrittura. L'uso della funzione
732 \func{sync} (vedi sez.~\ref{sec:file_sync}) effettua esplicitamente il
733 \emph{flush} dei dati, ma anche in questo caso resta l'incertezza dovuta al
734 comportamento dell'hardware, che a sua volta può introdurre ottimizzazioni
735 dell'accesso al disco che ritardano la scrittura dei dati. Da questo deriva
736 l'abitudine di alcuni sistemisti di ripetere tre volte il comando omonimo
737 prima di eseguire lo shutdown di una macchina.
740 \subsection{La gestione della posizione nel file}
741 \label{sec:file_lseek}
743 Come già accennato in sez.~\ref{sec:file_fd} a ciascun file aperto è associata
744 una \textsl{posizione corrente nel file} (il cosiddetto \textit{file offset},
745 mantenuto nel campo \var{f\_pos} di \kstruct{file}) espressa da un numero
746 intero positivo che esprime il numero di byte dall'inizio del file. Tutte le
747 operazioni di lettura e scrittura avvengono a partire da questa posizione che
748 viene automaticamente spostata in avanti del numero di byte letti o scritti.
750 In genere, a meno di non avere richiesto la modalità di scrittura in
751 \textit{append} (vedi sez.~\ref{sec:file_write}) con \const{O\_APPEND}, questa
752 posizione viene impostata a zero all'apertura del file. È possibile impostarla
753 ad un valore qualsiasi con la funzione di sistema \funcd{lseek}, il cui
759 \fdecl{off\_t lseek(int fd, off\_t offset, int whence)}
760 \fdesc{Imposta la posizione sul file.}
763 {La funzione ritorna il valore della posizione sul file in caso di successo e
764 $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
766 \item[\errcode{EINVAL}] \param{whence} non è un valore valido.
767 \item[\errcode{EOVERFLOW}] \param{offset} non può essere rappresentato nel
769 \item[\errcode{ESPIPE}] \param{fd} è una \textit{pipe}, un socket o una
772 ed inoltre \errval{EBADF} nel suo significato generico.}
775 La funzione imposta la nuova posizione sul file usando il valore indicato
776 da \param{offset}, che viene sommato al riferimento dato
777 dall'argomento \param{whence}, che deve essere indicato con una delle costanti
778 riportate in tab.~\ref{tab:lseek_whence_values}.\footnote{per compatibilità
779 con alcune vecchie notazioni questi valori possono essere rimpiazzati
780 rispettivamente con 0, 1 e 2 o con \constd{L\_SET}, \constd{L\_INCR} e
781 \constd{L\_XTND}.} Si tenga presente che la chiamata a \func{lseek} non causa
782 nessun accesso al file, si limita a modificare la posizione corrente (cioè il
783 campo \var{f\_pos} della struttura \kstruct{file}, vedi
784 fig.~\ref{fig:file_proc_file}). Dato che la funzione ritorna la nuova
785 posizione, usando il valore zero per \param{offset} si può riottenere la
786 posizione corrente nel file con \code{lseek(fd, 0, SEEK\_CUR)}.
791 \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
793 \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
796 \constd{SEEK\_SET}& Si fa riferimento all'inizio del file: il valore, che
797 deve essere positivo, di \param{offset} indica
798 direttamente la nuova posizione corrente.\\
799 \constd{SEEK\_CUR}& Si fa riferimento alla posizione corrente del file:
800 ad essa viene sommato \param{offset}, che può essere
801 negativo e positivo, per ottenere la nuova posizione
803 \constd{SEEK\_END}& Si fa riferimento alla fine del file: alle dimensioni
804 del file viene sommato \param{offset}, che può essere
805 negativo e positivo, per ottenere la nuova posizione
808 \constd{SEEK\_DATA}&Sposta la posizione nel file sull'inizio del primo
809 blocco di dati dopo un \textit{hole} che segue (o
810 coincide) con la posizione indicata da \param{offset}
812 \constd{SEEK\_HOLE}&Sposta la posizione sul file all'inizio del primo
813 \textit{hole} nel file che segue o inizia
814 con \param{offset}, oppure si porta su \param{offset}
815 se questo è all'interno di un \textit{hole}, oppure si
816 porta alla fine del file se non ci sono \textit{hole}
817 dopo \param{offset} (dal kernel 3.1).\\
820 \caption{Possibili valori per l'argomento \param{whence} di \func{lseek}.}
821 \label{tab:lseek_whence_values}
825 % NOTE: per SEEK_HOLE e SEEK_DATA, inclusi nel kernel 3.1, vedi
826 % http://lwn.net/Articles/439623/
828 Si tenga presente inoltre che usare \const{SEEK\_END} non assicura affatto che
829 la successiva scrittura avvenga alla fine del file, infatti se questo è stato
830 aperto anche da un altro processo che vi ha scritto, la fine del file può
831 essersi spostata, ma noi scriveremo alla posizione impostata in precedenza
832 (questa è una potenziale sorgente di \textit{race condition}, vedi
833 sez.~\ref{sec:file_shared_access}).
835 Non tutti i file supportano la capacità di eseguire una \func{lseek}, in
836 questo caso la funzione ritorna l'errore \errcode{ESPIPE}. Questo, oltre che
837 per i tre casi citati nel prototipo, vale anche per tutti quei dispositivi che
838 non supportano questa funzione, come ad esempio per i file di
839 terminale.\footnote{altri sistemi, usando \const{SEEK\_SET}, in questo caso
840 ritornano il numero di caratteri che vi sono stati scritti.} Lo standard
841 POSIX però non specifica niente in proposito. Inoltre alcuni file speciali, ad
842 esempio \file{/dev/null}, non causano un errore ma restituiscono un valore
845 \itindbeg{sparse~file}
846 \index{file!\textit{hole}|(}
848 Infine si tenga presente che, come accennato in sez.~\ref{sec:file_file_size},
849 con \func{lseek} è possibile impostare una posizione anche oltre la corrente
850 fine del file. In tal caso alla successiva scrittura il file sarà esteso a
851 partire da detta posizione, con la creazione di quello che viene chiamato
852 ``\textsl{buco}'' (in gergo \textit{hole}) nel file. Il nome deriva dal fatto
853 che nonostante la dimensione del file sia cresciuta in seguito alla scrittura
854 effettuata, lo spazio vuoto fra la precedente fine del file ed la nuova parte
855 scritta dopo lo spostamento non corrisponde ad una allocazione effettiva di
856 spazio su disco, che sarebbe inutile dato che quella zona è effettivamente
859 Questa è una delle caratteristiche specifiche della gestione dei file di un
860 sistema unix-like e si dice che il file in questione è uno \textit{sparse
861 file}. In sostanza, se si ricorda la struttura di un filesystem illustrata
862 in fig.~\ref{fig:file_filesys_detail}, quello che accade è che
863 nell'\textit{inode} del file viene segnata l'allocazione di un blocco di dati
864 a partire dalla nuova posizione, ma non viene allocato nulla per le posizioni
865 intermedie; in caso di lettura sequenziale del contenuto del file il kernel si
866 accorgerà della presenza del buco, e restituirà degli zeri come contenuto di
867 quella parte del file.
869 Questa funzionalità comporta una delle caratteristiche della gestione dei file
870 su Unix che spesso genera più confusione in chi non la conosce, per cui
871 sommando le dimensioni dei file si può ottenere, se si hanno molti
872 \textit{sparse file}, un totale anche maggiore della capacità del proprio
873 disco e comunque maggiore della dimensione che riporta un comando come
874 \cmd{du}, che calcola lo spazio disco occupato in base al numero dei blocchi
875 effettivamente allocati per il file.
877 Questo avviene proprio perché in un sistema unix-like la dimensione di un file
878 è una caratteristica del tutto indipendente dalla quantità di spazio disco
879 effettivamente allocato, e viene registrata sull'\textit{inode} come le altre
880 proprietà del file. La dimensione viene aggiornata automaticamente quando si
881 estende un file scrivendoci, e viene riportata dal campo \var{st\_size} di una
882 struttura \struct{stat} quando si effettua la chiamata ad una delle funzioni
883 \texttt{*stat} viste in sez.~\ref{sec:file_stat}.
885 Questo comporta che in generale, fintanto che lo si è scritto sequenzialmente,
886 la dimensione di un file sarà più o meno corrispondente alla quantità di
887 spazio disco da esso occupato, ma esistono dei casi, come questo in cui ci si
888 sposta in una posizione oltre la fine corrente del file, o come quello
889 accennato in sez.~\ref{sec:file_file_size} in cui si estende la dimensione di
890 un file con una \func{truncate}, in cui in sostanza si modifica il valore
891 della dimensione di \var{st\_size} senza allocare spazio su disco. Questo
892 consente di creare inizialmente file di dimensioni anche molto grandi, senza
893 dover occupare da subito dello spazio disco che in realtà sarebbe
896 \itindend{sparse~file}
898 A partire dal kernel 3.1, riprendendo una interfaccia adottata su Solaris,
899 sono state aggiunti due nuovi valori per l'argomento \param{whence}, riportati
900 nella seconda sezione di tab.~\ref{tab:lseek_whence_values}, che consentono di
901 riconoscere la presenza di \textit{hole} all'interno dei file ad uso di quelle
902 applicazioni (come i programmi di backup) che possono salvare spazio disco
903 nella copia degli \textit{sparse file}. Una applicazione può così determinare
904 la presenza di un \textit{hole} usando \const{SEEK\_HOLE} all'inizio del file
905 e determinare poi l'inizio della successiva sezione di dati usando
906 \const{SEEK\_DATA}. Per compatibilità con i filesystem che non supportano
907 questa funzionalità è previsto comunque che in tal caso \const{SEEK\_HOLE}
908 riporti sempre la fine del file e \const{SEEK\_DATA} il valore
911 Inoltre la decisione di come riportare (o di non riportare) la presenza di un
912 buco in un file è lasciata all'implementazione del
913 filesystem, dato che esistono vari motivi per cui una sezione di un file può
914 non contenere dati ed essere riportata come tale (ad esempio può essere stata
915 preallocata con \func{fallocate}, vedi sez.~\ref{sec:file_fadvise}) oltre a
916 quelle classiche appena esposte. Questo significa che l'uso di questi nuovi
917 valori non garantisce la mappatura della effettiva allocazione dello spazio
918 disco di un file, per il quale esiste una specifica operazione di controllo
919 (vedi sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
921 \index{file!\textit{hole}|)}
924 \subsection{Le funzioni per la lettura di un file}
925 \label{sec:file_read}
927 Una volta che un file è stato aperto (con il permesso in lettura) si possono
928 leggere i dati che contiene utilizzando la funzione di sistema \funcd{read},
933 \fdecl{ssize\_t read(int fd, void * buf, size\_t count)}
934 \fdesc{Legge i dati da un file.}
937 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
938 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
940 \item[\errcode{EAGAIN}] la funzione non ha nessun dato da restituire e si è
941 aperto il file con \const{O\_NONBLOCK}.
942 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
943 \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} è associato ad un oggetto non leggibile,
944 o lo si è ottenuto da \func{timerfd\_create} (vedi
945 sez.~\ref{sec:sig_signalfd_eventfd}) e si è usato un valore sbagliato
946 per \param{size} o si è usato \const{O\_DIRECT} ed il buffer non è
948 \item[\errval{EIO}] si è tentata la lettura dal terminale di controllo
949 essendo in background (vedi sez.~\ref{sec:term_io_design}).
951 ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{EFAULT} e \errval{EISDIR}, nel loro
952 significato generico.}
955 La funzione tenta di leggere \param{count} byte dal file \param{fd} a partire
956 dalla posizione corrente, scrivendoli nel buffer \param{buf}. Dopo la lettura
957 la posizione sul file è spostata automaticamente in avanti del numero di byte
958 letti. Se \param{count} è zero la funzione restituisce zero senza nessun altro
959 risultato. Inoltre che non è detto che la funzione \func{read} restituisca il
960 numero di byte richiesto, ci sono infatti varie ragioni per cui la funzione
961 può restituire un numero di byte inferiore: questo è un comportamento normale,
962 e non un errore, che bisogna sempre tenere presente.
964 La prima e più ovvia di queste ragioni è che si è chiesto di leggere più byte
965 di quanto il file ne contenga. In questo caso il file viene letto fino alla
966 sua fine, e la funzione ritorna regolarmente il numero di byte letti
967 effettivamente. Raggiunta la fine del file, alla ripetizione di un'operazione
968 di lettura, otterremmo il ritorno immediato di \func{read} con uno zero. La
969 condizione di raggiungimento della fine del file non è un errore, e viene
970 segnalata appunto da un valore di ritorno di \func{read} nullo. Ripetere
971 ulteriormente la lettura non avrebbe nessun effetto se non quello di
972 continuare a ricevere zero come valore di ritorno.
974 Con i \textsl{file regolari} questa è l'unica situazione in cui si può avere
975 un numero di byte letti inferiore a quello richiesto, ma questo non è vero
976 quando si legge da un terminale, da una \textit{fifo} o da una
977 \textit{pipe}. In tal caso infatti, se non ci sono dati in ingresso, la
978 \func{read} si blocca (a meno di non aver selezionato la modalità non
979 bloccante, vedi sez.~\ref{sec:file_noblocking}) e ritorna solo quando ne
980 arrivano; se il numero di byte richiesti eccede quelli disponibili la funzione
981 ritorna comunque, ma con un numero di byte inferiore a quelli richiesti.
983 Lo stesso comportamento avviene caso di lettura dalla rete (cioè su un socket,
984 come vedremo in sez.~\ref{sec:sock_io_behav}), o per la lettura da certi file
985 di dispositivo, come le unità a nastro, che restituiscono sempre i dati ad un
986 singolo blocco alla volta, o come le linee seriali, che restituiscono solo i
987 dati ricevuti fino al momento della lettura, o i terminali, per i quali si
988 applicano inoltre ulteriori condizioni che approfondiremo in
989 sez.~\ref{sec:sess_terminal_io}.
991 Infine anche le due condizioni segnalate dagli errori \errcode{EINTR} ed
992 \errcode{EAGAIN} non sono propriamente degli errori. La prima si verifica
993 quando la \func{read} è bloccata in attesa di dati in ingresso e viene
994 interrotta da un segnale. In tal caso l'azione da intraprendere è quella di
995 rieseguire la funzione, torneremo in dettaglio sull'argomento in
996 sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}. La seconda si verifica quando il file è aperto
997 in modalità non bloccante (con \const{O\_NONBLOCK}) e non ci sono dati in
998 ingresso: la funzione allora ritorna immediatamente con un errore
999 \errcode{EAGAIN}\footnote{in BSD si usa per questo errore la costante
1000 \errcode{EWOULDBLOCK}, in Linux, con la \acr{glibc}, questa è sinonima di
1001 \errcode{EAGAIN}, ma se si vuole essere completamente portabili occorre
1002 verificare entrambi i valori, dato che POSIX.1-2001 non richiede che siano
1003 coincidenti.} che indica soltanto che non essendoci al momento dati
1004 disponibili occorre provare a ripetere la lettura in un secondo tempo,
1005 torneremo sull'argomento in sez.~\ref{sec:file_noblocking}.
1007 La funzione \func{read} è una delle \textit{system call} fondamentali,
1008 esistenti fin dagli albori di Unix, ma nella seconda versione delle
1009 \textit{Single Unix Specification}\footnote{questa funzione, e l'analoga
1010 \func{pwrite} sono state aggiunte nel kernel 2.1.60, il supporto nella
1011 \acr{glibc}, compresa l'emulazione per i vecchi kernel che non hanno la
1012 \textit{system call}, è stato aggiunto con la versione 2.1, in versioni
1013 precedenti sia del kernel che delle librerie la funzione non è disponibile.}
1014 (quello che viene chiamato normalmente Unix98, vedi
1015 sez.~\ref{sec:intro_xopen}) è stata introdotta la definizione di un'altra
1016 funzione di sistema, \funcd{pread}, il cui prototipo è:
1020 \fdecl{ssize\_t pread(int fd, void * buf, size\_t count, off\_t offset)}
1021 \fdesc{Legge a partire da una posizione sul file.}
1024 {La funzione ritorna il numero di byte letti in caso di successo e $-1$ per un
1025 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori già visti per
1026 \func{read} e \func{lseek}.}
1029 La funzione prende esattamente gli stessi argomenti di \func{read} con lo
1030 stesso significato, a cui si aggiunge l'argomento \param{offset} che indica
1031 una posizione sul file. Identico è il comportamento ed il valore di
1032 ritorno. La funzione serve quando si vogliono leggere dati dal file senza
1033 modificare la posizione corrente.
1035 L'uso di \func{pread} è equivalente all'esecuzione di una \func{read} seguita
1036 da una \func{lseek} che riporti al valore precedente la posizione corrente sul
1037 file, ma permette di eseguire l'operazione atomicamente. Questo può essere
1038 importante quando la posizione sul file viene condivisa da processi diversi
1039 (vedi sez.~\ref{sec:file_shared_access}). Il valore di
1040 \param{offset} fa sempre riferimento all'inizio del file.
1042 La funzione \func{pread} è disponibile anche in Linux, però diventa
1043 accessibile solo attivando il supporto delle estensioni previste dalle
1044 \textit{Single Unix Specification} con la definizione della macro:
1046 #define _XOPEN_SOURCE 500
1048 e si ricordi di definire questa macro prima dell'inclusione del file di
1049 dichiarazioni \headfile{unistd.h}.
1053 \subsection{Le funzioni per la scrittura di un file}
1054 \label{sec:file_write}
1056 Una volta che un file è stato aperto (con il permesso in scrittura) si può
1057 scrivere su di esso utilizzando la funzione di sistema \funcd{write}, il cui
1062 \fdecl{ssize\_t write(int fd, void * buf, size\_t count)}
1063 \fdesc{Scrive i dati su un file.}
1066 {La funzione ritorna il numero di byte scritti in caso di successo e $-1$ per
1067 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1069 \item[\errcode{EAGAIN}] ci si sarebbe bloccati, ma il file era aperto in
1070 modalità \const{O\_NONBLOCK}.
1071 \item[\errcode{EFBIG}] si è cercato di scrivere oltre la dimensione massima
1072 consentita dal filesystem o il limite per le dimensioni dei file del
1073 processo o su una posizione oltre il massimo consentito.
1074 \item[\errcode{EINTR}] si è stati interrotti da un segnale prima di aver
1075 potuto scrivere qualsiasi dato.
1076 \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} è connesso ad un oggetto che non consente
1077 la scrittura o si è usato \const{O\_DIRECT} ed il buffer non è allineato.
1078 \item[\errcode{EPIPE}] \param{fd} è connesso ad una \textit{pipe} il cui
1079 altro capo è chiuso in lettura; in questo caso viene anche generato il
1080 segnale \signal{SIGPIPE}, se questo viene gestito (o bloccato o ignorato)
1081 la funzione ritorna questo errore.
1083 ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{EFAULT}, \errval{EIO}, \errval{EISDIR},
1084 \errval{ENOSPC} nel loro significato generico.}
1088 \itindbeg{append~mode}
1090 Come nel caso di \func{read} la funzione tenta di scrivere \param{count} byte
1091 a partire dalla posizione corrente nel file e sposta automaticamente la
1092 posizione in avanti del numero di byte scritti. Se il file è aperto in
1093 modalità \textit{append} con \const{O\_APPEND} i dati vengono sempre scritti
1094 alla fine del file. Lo standard POSIX richiede che i dati scritti siano
1095 immediatamente disponibili ad una \func{read} chiamata dopo che la
1096 \func{write} che li ha scritti è ritornata; ma dati i meccanismi di caching
1097 non è detto che tutti i filesystem supportino questa capacità.
1099 \itindend{append~mode}
1101 Se \param{count} è zero la funzione restituisce zero senza fare nient'altro.
1102 Per i file ordinari il numero di byte scritti è sempre uguale a quello
1103 indicato da \param{count}, a meno di un errore. Negli altri casi si ha lo
1104 stesso comportamento di \func{read}.
1106 Anche per \func{write} lo standard Unix98 definisce un'analoga \funcd{pwrite}
1107 per scrivere alla posizione indicata senza modificare la posizione corrente
1108 nel file, il suo prototipo è:
1112 \fdecl{ssize\_t pwrite(int fd, void * buf, size\_t count, off\_t offset)}
1113 \fdesc{Scrive a partire da una posizione sul file.}
1116 {La funzione ritorna il numero di byte letti in caso di successo e $-1$ per un
1117 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori già visti per
1118 \func{write} e \func{lseek}.}
1121 \noindent e per essa valgono le stesse considerazioni fatte per \func{pread}.
1124 \section{Caratteristiche avanzate}
1125 \label{sec:file_adv_func}
1127 In questa sezione approfondiremo alcune delle caratteristiche più sottili
1128 della gestione file in un sistema unix-like, esaminando in dettaglio il
1129 comportamento delle funzioni base, inoltre tratteremo le funzioni che
1130 permettono di eseguire alcune operazioni avanzate con i file (il grosso
1131 dell'argomento sarà comunque affrontato in cap.~\ref{cha:file_advanced}).
1134 \subsection{La gestione dell'accesso concorrente ai files}
1135 \label{sec:file_shared_access}
1137 In sez.~\ref{sec:file_fd} abbiamo descritto brevemente l'architettura
1138 dell'interfaccia con i file da parte di un processo, mostrando in
1139 fig.~\ref{fig:file_proc_file} le principali strutture usate dal kernel;
1140 esamineremo ora in dettaglio le conseguenze che questa architettura ha nei
1141 confronti dell'accesso concorrente allo stesso file da parte di processi
1144 \begin{figure}[!htb]
1146 \includegraphics[width=12cm]{img/filemultacc}
1147 \caption{Schema dell'accesso allo stesso file da parte di due processi
1149 \label{fig:file_mult_acc}
1152 Il primo caso è quello in cui due processi diversi aprono lo stesso file su
1153 disco; sulla base di quanto visto in sez.~\ref{sec:file_fd} avremo una
1154 situazione come quella illustrata in fig.~\ref{fig:file_mult_acc}: ciascun
1155 processo avrà una sua voce nella \textit{file table} referenziata da un
1156 diverso file descriptor nella sua \kstruct{file\_struct}. Entrambe le voci
1157 nella \textit{file table} faranno però riferimento allo stesso \textit{inode}
1160 Questo significa che ciascun processo avrà la sua posizione corrente sul file,
1161 la sua modalità di accesso e versioni proprie di tutte le proprietà che
1162 vengono mantenute nella sua voce della \textit{file table}. Questo ha
1163 conseguenze specifiche sugli effetti della possibile azione simultanea sullo
1164 stesso file, in particolare occorre tenere presente che:
1166 \item ciascun processo può scrivere indipendentemente, dopo ciascuna
1167 \func{write} la posizione corrente sarà cambiata solo nel processo
1168 scrivente. Se la scrittura eccede la dimensione corrente del file questo
1169 verrà esteso automaticamente con l'aggiornamento del campo \var{i\_size}
1170 della struttura \kstruct{inode}.
1171 \item se un file è in modalità \const{O\_APPEND} tutte le volte che viene
1172 effettuata una scrittura la posizione corrente viene prima impostata alla
1173 dimensione corrente del file letta dalla struttura \kstruct{inode}. Dopo la
1174 scrittura il file viene automaticamente esteso.
1175 \item l'effetto di \func{lseek} è solo quello di cambiare il campo
1176 \var{f\_pos} nella struttura \kstruct{file} della \textit{file table}, non
1177 c'è nessuna operazione sul file su disco. Quando la si usa per porsi alla
1178 fine del file la posizione viene impostata leggendo la dimensione corrente
1179 dalla struttura \kstruct{inode}.
1182 \begin{figure}[!htb]
1184 \includegraphics[width=12cm]{img/fileshar}
1185 \caption{Schema dell'accesso ai file da parte di un processo figlio}
1186 \label{fig:file_acc_child}
1189 Il secondo caso è quello in cui due file descriptor di due processi diversi
1190 puntino alla stessa voce nella \textit{file table}. Questo è ad esempio il
1191 caso dei file aperti che vengono ereditati dal processo figlio all'esecuzione
1192 di una \func{fork} (si ricordi quanto detto in sez.~\ref{sec:proc_fork}). La
1193 situazione è illustrata in fig.~\ref{fig:file_acc_child}; dato che il processo
1194 figlio riceve una copia dello spazio di indirizzi del padre, riceverà anche
1195 una copia di \kstruct{file\_struct} e della relativa tabella dei file aperti.
1197 Questo significa che il figlio avrà gli stessi file aperti del padre in
1198 quanto la sua \kstruct{file\_struct}, pur essendo allocata in maniera
1199 indipendente, contiene gli stessi valori di quella del padre e quindi i suoi
1200 file descriptor faranno riferimento alla stessa voce nella \textit{file
1201 table}, condividendo così la posizione corrente sul file. Questo ha le
1202 conseguenze descritte a suo tempo in sez.~\ref{sec:proc_fork}: in caso di
1203 scrittura o lettura da parte di uno dei due processi, la posizione corrente
1204 nel file varierà per entrambi, in quanto verrà modificato il campo
1205 \var{f\_pos} della struttura \kstruct{file}, che è la stessa per
1206 entrambi. Questo consente una sorta di ``\textsl{sincronizzazione}''
1207 automatica della posizione sul file fra padre e figlio che occorre tenere
1210 Si noti inoltre che in questo caso anche i flag di stato del file, essendo
1211 mantenuti nella struttura \kstruct{file} della \textit{file table}, vengono
1212 condivisi, per cui una modifica degli stessi con \func{fcntl} (vedi
1213 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}) si applicherebbe a tutti processi che
1214 condividono la voce nella \textit{file table}. Ai file però sono associati
1215 anche altri flag, dei quali l'unico usato al momento è \constd{FD\_CLOEXEC},
1216 detti \itindex{file~descriptor~flags} \textit{file descriptor flags}; questi
1217 invece sono mantenuti in \kstruct{file\_struct}, e perciò sono locali per
1218 ciascun processo e non vengono modificati dalle azioni degli altri anche in
1219 caso di condivisione della stessa voce della \textit{file table}.
1221 Si tenga presente dunque che in un sistema unix-like è sempre possibile per
1222 più processi accedere in contemporanea allo stesso file e che non esistono, a
1223 differenza di altri sistemi operativi, dei meccanismi di blocco o di
1224 restrizione dell'accesso impliciti se più processi vogliono accedere allo
1225 stesso file. Questo significa che le operazioni di lettura e scrittura vengono
1226 sempre fatte da ogni processo in maniera autonoma, utilizzando una posizione
1227 corrente nel file che normalmente (a meno di non trovarsi nella situazione di
1228 fig.~\ref{fig:file_acc_child}) è locale a ciascuno di essi.
1230 Dal punto di vista della lettura dei dati questo comporta la possibilità di
1231 poter leggere dati non coerenti in caso di scrittura contemporanea da parte di
1232 un altro processo. Dal punto di vista della scrittura invece si potranno avere
1233 sovrapposizioni imprevedibili quando due processi scrivono nella stessa
1234 sezione di file, dato che ciascuno lo farà in maniera indipendente. Il
1235 sistema però fornisce in alcuni casi la possibilità di eseguire alcune
1236 operazioni di scrittura in maniera coordinata anche senza utilizzare dei
1237 meccanismi di sincronizzazione espliciti come il \textit{file locking}, che
1238 esamineremo in sez.~\ref{sec:file_locking}.
1240 Un caso tipico di necessità di accesso condiviso in scrittura è quello in cui
1241 vari processi devono scrivere alla fine di un file (ad esempio un file di
1242 log). Come accennato in sez.~\ref{sec:file_lseek} impostare la posizione alla
1243 fine del file e poi scrivere può condurre ad una \textit{race condition};
1244 infatti può succedere che un secondo processo scriva alla fine del file fra la
1245 \func{lseek} e la \func{write}. In questo caso, come abbiamo appena visto, il
1246 file sarà esteso, ma il primo processo, avrà una posizione corrente che aveva
1247 impostato con la \func{lseek} che non corrisponde più alla fine del file, e la
1248 sua successiva \func{write} sovrascriverà i dati del secondo processo.
1250 Il problema deriva dal fatto che usare due \textit{system call} in successione
1251 non è mai un'operazione atomica dato che il kernel può interrompere
1252 l'esecuzione del processo fra le due. Nel caso specifico il problema è stato
1253 risolto introducendo la modalità di scrittura in \textit{append}, attivabile
1254 con il flag \const{O\_APPEND}. In questo caso infatti, come abbiamo illustrato
1255 in sez.~\ref{sec:file_open_close}, è il kernel che aggiorna automaticamente la
1256 posizione alla fine del file prima di effettuare la scrittura, e poi estende
1257 il file. Tutto questo avviene all'interno di una singola \textit{system
1258 call}, la \func{write}, che non essendo interrompibile da un altro processo
1259 realizza un'operazione atomica.
1262 \subsection{La duplicazione dei file descriptor}
1263 \label{sec:file_dup}
1265 Abbiamo già visto in sez.~\ref{sec:file_shared_access} come un processo figlio
1266 condivida gli stessi file descriptor del padre; è possibile però ottenere un
1267 comportamento analogo all'interno di uno stesso processo \textit{duplicando}
1268 un file descriptor. Per far questo si usa la funzione di sistema \funcd{dup},
1273 \fdecl{int dup(int oldfd)}
1274 \fdesc{Crea un file descriptor duplicato.}
1277 {La funzione ritorna il nuovo file descriptor in caso di successo e $-1$ per
1278 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1280 \item[\errcode{EBADF}] \param{oldfd} non è un file aperto.
1281 \item[\errcode{EMFILE}] si è raggiunto il numero massimo consentito di file
1287 La funzione ritorna, come \func{open}, il primo file descriptor libero. Il
1288 file descriptor è una copia esatta del precedente ed entrambi possono essere
1289 interscambiati nell'uso. Per capire meglio il funzionamento della funzione si
1290 può fare riferimento a fig.~\ref{fig:file_dup}. L'effetto della funzione è
1291 semplicemente quello di copiare il valore di un certo file descriptor in
1292 un altro all'interno della struttura \kstruct{file\_struct}, cosicché anche
1293 questo faccia riferimento alla stessa voce nella \textit{file table}. Per
1294 questo motivo si dice che il nuovo file descriptor è ``\textsl{duplicato}'',
1295 da cui il nome della funzione.
1297 \begin{figure}[!htb]
1298 \centering \includegraphics[width=12cm]{img/filedup}
1299 \caption{Schema dell'accesso ai file duplicati}
1300 \label{fig:file_dup}
1303 Si noti che per quanto illustrato in fig.~\ref{fig:file_dup} i file descriptor
1304 duplicati condivideranno eventuali lock (vedi sez.~\ref{sec:file_locking}), i
1305 flag di stato, e la posizione corrente sul file. Se ad esempio si esegue una
1306 \func{lseek} per modificare la posizione su uno dei due file descriptor, essa
1307 risulterà modificata anche sull'altro, dato che quello che viene modificato è
1308 lo stesso campo nella voce della \textit{file table} a cui entrambi fanno
1311 L'unica differenza fra due file descriptor duplicati è che ciascuno avrà un
1312 suo \textit{file descriptor flag} indipendente. A questo proposito deve essere
1313 tenuto presente che nel caso in cui si usi \func{dup} per duplicare un file
1314 descriptor, se questo ha il flag di \textit{close-on-exec} attivo (vedi
1315 sez.~\ref{sec:proc_exec} e sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}), questo verrà
1316 cancellato nel file descriptor restituito come copia.
1318 L'uso principale di questa funzione è nella shell per la redirezione dei file
1319 standard di tab.~\ref{tab:file_std_files} fra l'esecuzione di una \func{fork}
1320 e la successiva \func{exec}. Diventa così possibile associare un file (o una
1321 \textit{pipe}) allo \textit{standard input} o allo \textit{standard output}
1322 (vedremo un esempio in sez.~\ref{sec:ipc_pipe_use}, quando tratteremo le
1325 Ci si può chiedere perché non sia in questo caso sufficiente chiudere il file
1326 standard che si vuole redirigere e poi aprire direttamente con \func{open} il
1327 file vi si vuole far corrispondere, invece di duplicare un file descriptor che
1328 si è già aperto. La risposta sta nel fatto che il file che si vuole redirigere
1329 non è detto sia un file regolare, ma potrebbe essere, come accennato, anche
1330 una \textit{fifo} o un socket, oppure potrebbe essere un file associato ad un file
1331 descriptor che si è ereditato già aperto (ad esempio attraverso un'altra
1332 \func{exec}) da un processo antenato del padre, del quale non si conosce il
1333 nome. Operando direttamente con i file descriptor \func{dup} consente di
1334 ignorare le origini del file descriptor che si duplica e funziona in maniera
1335 generica indipendentemente dall'oggetto a cui questo fa riferimento.
1337 Per ottenere la redirezione occorre pertanto disporre del file descriptor
1338 associato al file che si vuole usare e chiudere il file descriptor che si
1339 vuole sostituire, cosicché esso possa esser restituito alla successiva
1340 chiamata di \func{dup} come primo file descriptor disponibile. Dato che
1341 questa è l'operazione più comune, è prevista un'altra funzione di sistema,
1342 \funcd{dup2}, che permette di specificare esplicitamente qual è il numero di
1343 file descriptor che si vuole ottenere come duplicato; il suo prototipo è:
1347 \fdecl{int dup2(int oldfd, int newfd)}
1348 \fdesc{Duplica un file descriptor su un altro.}
1351 {La funzione ritorna il nuovo file descriptor in caso di successo e $-1$ per
1352 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1354 \item[\errcode{EBADF}] \param{oldfd} non è un file aperto o \param{newfd} ha
1355 un valore fuori dall'intervallo consentito per i file descriptor.
1356 \item[\errcode{EBUSY}] si è rilevata la possibilità di una \textit{race
1358 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
1359 \item[\errcode{EMFILE}] si è raggiunto il numero massimo consentito di file
1365 La funzione duplica il file descriptor \param{oldfd} su un altro file
1366 descriptor di valore \param{newfd}. Qualora il file descriptor \param{newfd}
1367 sia già aperto, come avviene ad esempio nel caso della duplicazione di uno dei
1368 file standard di tab.~\ref{tab:file_std_files}, esso sarà prima chiuso e poi
1369 duplicato. Se \param{newfd} è uguale a \param{oldfd} la funzione non fa nulla
1370 e si limita a restituire \param{newfd}.
1372 L'uso di \func{dup2} ha vari vantaggi rispetto alla combinazione di
1373 \func{close} e \func{dup}; anzitutto se \param{oldfd} è uguale \param{newfd}
1374 questo verrebbe chiuso e \func{dup} fallirebbe, ma soprattutto l'operazione è
1375 atomica e consente di evitare una \textit{race condition} in cui dopo la
1376 chiusura del file si potrebbe avere la ricezione di un segnale il cui gestore
1377 (vedi sez.~\ref{sec:sig_signal_handler}) potrebbe a sua volta aprire un file,
1378 per cui alla fine \func{dup} restituirebbe un file descriptor diverso da
1381 Con Linux inoltre la funzione prevede la possibilità di restituire l'errore
1382 \errcode{EBUSY}, che non è previsto dallo standard, quando viene rilevata la
1383 possibilità di una \textit{race condition} interna in cui si cerca di
1384 duplicare un file descriptor che è stato allocato ma per il quale non sono
1385 state completate le operazioni di apertura.\footnote{la condizione è
1386 abbastanza peculiare e non attinente al tipo di utilizzo indicato, quanto
1387 piuttosto ad un eventuale tentativo di duplicare file descriptor non ancora
1388 aperti, la condizione di errore non è prevista dallo standard, ma in
1389 condizioni simili FreeBSD risponde con un errore di \errval{EBADF}, mentre
1390 OpenBSD elimina la possibilità di una \textit{race condition} al costo di
1391 una perdita di prestazioni.} In tal caso occorre ritentare l'operazione.
1393 La duplicazione dei file descriptor può essere effettuata anche usando la
1394 funzione di controllo dei file \func{fcntl} (che esamineremo in
1395 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}) con il parametro \const{F\_DUPFD}.
1396 L'operazione ha la sintassi \code{fcntl(oldfd, F\_DUPFD, newfd)} e se si usa 0
1397 come valore per \param{newfd} diventa equivalente a \func{dup}. La sola
1398 differenza fra le due funzioni (a parte la sintassi ed i diversi codici di
1399 errore) è che \func{dup2} chiude il file descriptor \param{newfd} se questo è
1400 già aperto, garantendo che la duplicazione sia effettuata esattamente su di
1401 esso, invece \func{fcntl} restituisce il primo file descriptor libero di
1402 valore uguale o maggiore di \param{newfd}, per cui se \param{newfd} è aperto
1403 la duplicazione avverrà su un altro file descriptor.
1405 Su Linux inoltre è presente una terza funzione di sistema non
1406 standard,\footnote{la funzione è stata introdotta con il kernel 2.6.27 e resa
1407 disponibile con la \acr{glibc} 2.9.} \funcd{dup3}, che consente di duplicare
1408 un file descriptor reimpostandone i flag, per usarla occorre definire la macro
1409 \macro{\_GNU\_SOURCE} ed il suo prototipo è:
1413 \fdecl{int dup3(int oldfd, int newfd, int flags)}
1414 \fdesc{Duplica un file descriptor su un altro.}
1417 {La funzione ritorna il nuovo file descriptor in caso di successo e $-1$ per
1418 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di
1419 \func{dup2} più \errcode{EINVAL} qualora \param{flags} contenga un valore
1420 non valido o \param{newfd} sia uguale a \param{oldfd}.
1424 La funzione è identica a \func{dup2} ma prevede la possibilità di mantenere il
1425 flag di \textit{close-on-exec} sul nuovo file descriptor specificando
1426 \const{O\_CLOEXEC} in \param{flags} (che è l'unico flag usabile in questo
1427 caso). Inoltre rileva esplicitamente la possibile coincidenza
1428 fra \param{newfd} e \param{oldfd}, fallendo con un errore di \errval{EINVAL}.
1431 \subsection{Le funzioni di sincronizzazione dei dati}
1432 \label{sec:file_sync}
1434 Come accennato in sez.~\ref{sec:file_open_close} tutte le operazioni di
1435 scrittura sono in genere bufferizzate dal kernel, che provvede ad effettuarle
1436 in maniera asincrona, ad esempio accorpando gli accessi alla stessa zona del
1437 disco, in un secondo tempo rispetto al momento della esecuzione della
1440 Per questo motivo quando è necessaria una sincronizzazione dei dati il sistema
1441 mette a disposizione delle funzioni che provvedono a forzare lo scarico dei
1442 dati dai buffer del kernel. La prima di queste funzioni di sistema è
1443 \funcd{sync}, il cui prototipo è:\footnote{questo è il prototipo usato a
1444 partire dalla \acr{glibc} 2.2.2 seguendo gli standard, in precedenza la
1445 funzione era definita come \code{int sync(void)} e ritornava sempre $0$.}
1449 \fdecl{void sync(void)}
1450 \fdesc{Sincronizza il buffer della cache dei file col disco.}
1453 {La funzione non ritorna nulla e non prevede condizioni di errore.}
1456 I vari standard prevedono che la funzione si limiti a far partire le
1457 operazioni, ritornando immediatamente, con Linux fin dal kernel 1.3.20 invece
1458 la funzione aspetta la conclusione delle operazioni di sincronizzazione. Si
1459 tenga presente comunque che questo non dà la garanzia assoluta che i dati
1460 siano integri dopo la chiamata, l'hardware dei dischi è in genere dotato di un
1461 suo meccanismo interno di bufferizzazione che può ritardare ulteriormente la
1462 scrittura effettiva.
1464 La funzione viene usata dal comando \cmd{sync} quando si vuole forzare
1465 esplicitamente lo scarico dei dati su disco, un tempo era invocata da un
1466 apposito demone di sistema (in genere chiamato \cmd{update}) che eseguiva lo
1467 scarico dei dati ad intervalli di tempo fissi. Con le nuove versioni del
1468 kernel queste operazioni vengono gestite direttamente dal sistema della
1469 memoria virtuale, attraverso opportuni \textit{task} interni al kernel il cui
1470 comportamento può essere controllato attraverso il file
1471 \sysctlfiled{vm/bdflush}.\footnote{per il significato dei valori che si possono
1472 scrivere in questo file si consulti la documentazione allegata ai sorgenti
1473 del kernel nel file \file{Documentation/sysctl/vm.txt}, trattandosi di
1474 argomenti di natura sistemistica non li prenderemo in esame.} Si tenga
1475 presente che la funzione di sistema \funcm{bdflush}, che un tempo veniva usata
1476 per queste impostazioni, è deprecata e causa semplicemente la stampa di un
1477 messaggio nei log del kernel, pertanto non la prenderemo in esame.
1479 Quando si vogliano scaricare i dati di un singolo file, ad esempio essere
1480 sicuri che i dati di un database siano stati registrati su disco, si possono
1481 usare le due funzioni di sistema \funcd{fsync} e \funcd{fdatasync}, i cui
1486 \fdecl{int fsync(int fd)}
1487 \fdesc{Sincronizza dati e metadati di un file.}
1488 \fdecl{int fdatasync(int fd)}
1489 \fdesc{Sincronizza i dati di un file.}
1492 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1493 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1495 \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} è un file speciale che non supporta la
1498 ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{EIO} e \errval{EROFS} nel loro
1499 significato generico.}
1502 Entrambe le funzioni forzano la sincronizzazione col disco di tutti i dati del
1503 file specificato, ed attendono fino alla conclusione delle operazioni. La
1504 prima, \func{fsync} forza anche la sincronizzazione dei meta-dati del file,
1505 che riguardano sia le modifiche alle tabelle di allocazione dei settori, che
1506 gli altri dati contenuti nell'\textit{inode} che si leggono con \func{fstat},
1507 come i tempi del file. Se lo scopo dell'operazione, come avviene spesso per i
1508 database, è assicurarsi che i dati raggiungano il disco e siano rileggibili
1509 immediatamente in maniera corretta, è sufficiente l'uso di \func{fdatasync}
1510 che non comporta anche l'esecuzione di operazioni non necessarie all'integrità
1511 dei dati, come l'aggiornamento dei tempi di ultima modifica ed ultimo accesso.
1513 Si tenga presente che l'uso di queste funzioni non comporta la
1514 sincronizzazione della directory che contiene il file e la scrittura della
1515 relativa voce su disco, che se necessaria deve essere effettuata
1516 esplicitamente con \func{fsync} sul file descriptor della
1517 directory.\footnote{in realtà per il filesystem \acr{ext2}, quando lo si monta
1518 con l'opzione \cmd{sync}, il kernel provvede anche alla sincronizzazione
1519 automatica delle voci delle directory.}
1521 L'uso di \func{sync} presenta in certi casi, quando ci sono più filesystem
1522 montati, problemi di prestazioni dovute al fatto che la funzione provoca la
1523 sincronizzazione dei dati su tutti quanti i filesystem, anche quando
1524 interesserebbe che questo avvenga soltanto su quello dei file su cui si sta
1525 lavorando, se i dati in attesa sono molti questo può causare seri problemi di
1528 Per questo motivo è stata introdotta una nuova funzione di sistema,
1529 \funcd{syncfs},\footnote{la funzione è stata introdotta a partire dal kernel
1530 2.6.39 ed è accessibile solo se è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}, è
1531 specifica di Linux e non prevista da nessuno standard.} che effettua lo
1532 scarico dei dati soltanto per il filesystem su cui si sta operando, il suo
1537 \fdecl{int syncfs(int fd)}
1538 \fdesc{Sincronizza il buffer della cache dei file del singolo filesystem col
1542 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1543 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1545 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un descrittore valido.
1550 La funzione richiede che si specifichi nell'argomento \param{fd} un file
1551 descriptor su cui si sta operando, e lo scarico dei dati sarà limitato al
1552 filesystem su cui il file ad esso corrispondente si trova.
1555 \subsection{Le \textit{at-functions}: \func{openat} e affini}
1556 \label{sec:file_openat}
1558 \itindbeg{at-functions}
1560 Un problema generale che si pone con l'uso della funzione \func{open}, così
1561 come per le altre funzioni che prendono come argomenti dei \textit{pathname}
1562 relativi, è la possibilità, quando un \textit{pathname} relativo non fa
1563 riferimento ad un file posto direttamente nella directory di lavoro corrente,
1564 che alcuni dei componenti del \textit{pathname} vengano modificati in
1565 parallelo alla chiamata a \func{open}, cosa che lascia aperta la possibilità
1566 di una \textit{race condition} in cui c'è spazio per un \textit{symlink
1567 attack} (si ricordi quanto visto per \func{access} in
1568 sez.~\ref{sec:file_perm_management}).
1570 Inoltre come già accennato, la directory di lavoro corrente è una proprietà
1571 del singolo processo; questo significa che quando si lavora con i
1572 \textit{thread} essa sarà la stessa per tutti, ma esistono molti casi in cui
1573 sarebbe invece utile che ogni singolo \textit{thread} avesse la sua directory
1576 Per risolvere questi problemi, riprendendo una interfaccia già presente in
1577 Solaris, a fianco delle normali funzioni che operano sui file (come
1578 \func{open}, \func{mkdir}, ecc.) sono state introdotte delle ulteriori
1579 funzioni, dette anche ``\textit{at-functions}'' in quanto contraddistinte dal
1580 suffisso \texttt{at}, che permettono l'apertura di un file (o le rispettive
1581 altre operazioni) usando un \textit{pathname} relativo ad una directory
1582 specificata.\footnote{l'introduzione è avvenuta su proposta dello sviluppatore
1583 principale della \acr{glibc} Urlich Drepper e le corrispondenti
1584 \textit{system call} sono state inserite nel kernel a partire dalla versione
1585 2.6.16, in precedenza era disponibile una emulazione che, sia pure con
1586 prestazioni inferiori, funzionava facendo ricorso all'uso del filesystem
1587 \textit{proc} con l'apertura del file attraverso il riferimento a
1588 \textit{pathname} del tipo di \texttt{/proc/self/fd/dirfd/relative\_path}.}
1589 Benché queste funzioni non siano presenti negli standard tradizionali esse
1590 sono state adottate da altri sistemi unix-like come Solaris, i vari BSD, fino
1591 ad essere incluse in una recente revisione (la POSIX.1-2008) dello standard
1592 POSIX.1. Con la \acr{glibc} per l'accesso a queste funzioni è necessario
1593 definire la macro \macro{\_ATFILE\_SOURCE}.
1595 L'uso di queste funzioni prevede una apertura iniziale della directory che
1596 sarà la base della risoluzione dei \textit{pathname} relativi che verranno
1597 usati in seguito, dopo di che si dovrà passare il relativo file descriptor
1598 alle varie funzioni che useranno quella directory come punto di partenza per
1599 la risoluzione. In questo modo, anche quando si lavora con i \textit{thread},
1600 si può mantenere una directory di lavoro diversa per ciascuno di essi.
1602 Questo metodo, oltre a risolvere i problemi di \textit{race condition},
1603 consente anche di ottenere aumenti di prestazioni significativi quando si
1604 devono eseguire molte operazioni su sezioni dell'albero dei file che prevedono
1605 delle gerarchie di sottodirectory molto profonde. Infatti in questo caso basta
1606 eseguire la risoluzione del \textit{pathname} della directory di partenza una
1607 sola volta (nell'apertura iniziale) e non tutte le volte che si deve accedere
1608 a ciascun file che essa contiene.
1610 La sintassi generale di queste nuove funzioni è che esse prevedono come primo
1611 argomento il file descriptor della directory da usare come base per la
1612 risoluzione dei nomi, mentre gli argomenti successivi restano identici a
1613 quelli della corrispondente funzione ordinaria. Se ad esempio prendiamo in
1614 esame la nuova funzione di sistema \funcd{openat}, avremo il prototipo:
1618 \fdecl{int openat(int dirfd, const char *pathname, int flags)}
1619 \fdecl{int openat(int dirfd, const char *pathname, int flags, mode\_t mode)}
1620 \fdesc{Apre un file a partire da una directory di lavoro.}
1623 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
1624 \func{open}, ed in più:
1626 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
1627 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
1628 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
1633 Il comportamento delle nuove funzioni è del tutto analogo a quello delle
1634 corrispettive classiche, con la sola eccezione del fatto che se fra i loro
1635 argomenti si utilizza un \textit{pathname} relativo questo sarà risolto
1636 rispetto alla directory indicata da \param{dirfd}. Qualora invece si usi un
1637 \textit{pathname} assoluto \param{dirfd} verrà semplicemente ignorato. Infine
1638 se per \param{dirfd} si usa il valore speciale \constd{AT\_FDCWD}, la
1639 risoluzione sarà effettuata rispetto alla directory di lavoro corrente del
1640 processo. Si tenga presente però che questa, come le altre costanti
1641 \texttt{AT\_*}, è definita in \headfile{fcntl.h}, pertanto se la si vuole
1642 usare occorrerà includere comunque questo file, anche per le funzioni che non
1643 sono definite in esso.
1645 Così come il comportamento, anche i valori di ritorno e le condizioni di
1646 errore delle nuove funzioni sono gli stessi delle funzioni classiche, agli
1647 errori si aggiungono però quelli dovuti a valori errati per \param{dirfd}; in
1648 particolare si avrà un errore di \errcode{EBADF} se esso non è un file
1649 descriptor valido, ed un errore di \errcode{ENOTDIR} se esso non fa
1650 riferimento ad una directory, tranne il caso in cui si sia specificato un
1651 \textit{pathname} assoluto, nel qual caso, come detto, il valore
1652 di \param{dirfd} sarà completamente ignorato.
1657 \begin{tabular}[c]{|l|c|l|}
1659 \textbf{Funzione} &\textbf{Flags} &\textbf{Corrispondente} \\
1662 \func{faccessat} &$\bullet$&\func{access} \\
1663 \funcm{fchmodat} &$\bullet$&\func{chmod} \\
1664 \func{fchownat} &$\bullet$&\func{chown},\func{lchown}\\
1665 \funcm{fstatat} &$\bullet$&\func{stat},\func{lstat} \\
1666 \func{utimensat} &$\bullet$&\func{utimes},\func{lutimes}\\
1667 \func{linkat} &$\bullet$\footnotemark&\func{link} \\
1668 \funcm{mkdirat} & -- &\func{mkdir} \\
1669 \funcm{mknodat} & -- &\func{mknod} \\
1670 \func{openat} & -- &\func{open} \\
1671 \funcm{readlinkat}& -- &\func{readlink}\\
1672 \funcm{renameat} & -- &\func{rename} \\
1673 \funcm{symlinkat}& -- &\func{symlink} \\
1674 \func{unlinkat} &$\bullet$&\func{unlink},\func{rmdir} \\
1675 \funcm{mkfifoat} & -- &\func{mkfifo} \\
1678 \caption{Corrispondenze fra le nuove funzioni ``\textit{at}'' e le
1679 corrispettive funzioni classiche.}
1680 \label{tab:file_atfunc_corr}
1683 \footnotetext{in questo caso l'argomento \param{flags} è disponibile ed
1684 utilizzabile solo a partire dal kernel 2.6.18.}
1686 In tab.~\ref{tab:file_atfunc_corr} si sono riportate le funzioni introdotte
1687 con questa nuova interfaccia, con a fianco la corrispondente funzione
1688 classica. La gran parte di queste seguono la convenzione appena vista per
1689 \func{openat}, in cui agli argomenti della corrispondente funzione classica
1690 viene anteposto l'argomento \param{dirfd}, ed hanno per il resto un
1691 comportamento identico e non staremo pertanto a trattarle una per una. Per una
1692 parte di queste, indicate dal contenuto della omonima colonna di
1693 tab.~\ref{tab:file_atfunc_corr}, oltre al nuovo argomento iniziale, è prevista
1694 anche l'aggiunta di un ulteriore argomento finale, \param{flags}.
1697 % TODO manca prototipo di linkat, verificare se metterlo o metter menzione
1698 % altre modifiche al riguardo nel 3.11 (AT_EMPTY_PATH?) vedi
1699 % http://lwn.net/Articles/562488/
1700 % TODO manca prototipo di utimensat, verificare se metterlo o metter menzione
1701 % TODO manca prototipo di renameat2, introdotta nel 3.15, vedi
1702 % http://lwn.net/Articles/569134/
1703 % TODO manca prototipo di execveat, introdotta nel 3.19, vedi
1704 % https://lwn.net/Articles/626150/ cerca anche fexecve
1707 Per tutte le funzioni che lo prevedono, a parte \func{unlinkat} e
1708 \funcd{faccessat}, l'ulteriore argomento è stato introdotto solo per fornire
1709 un meccanismo con cui modificarne il comportamento nel caso si stia operando
1710 su un collegamento simbolico, così da poter scegliere se far agire la funzione
1711 direttamente sullo stesso o sul file da esso referenziato. Dato che in certi
1712 casi esso può fornire ulteriori indicazioni per modificare il comportamento
1713 delle funzioni, \param{flags} deve comunque essere passato come maschera
1714 binaria, ed impostato usando i valori delle appropriate costanti
1715 \texttt{AT\_*}, definite in \headfile{fcntl.h}.
1717 Come esempio di questo secondo tipo di funzioni possiamo considerare
1718 \funcd{fchownat}, che può essere usata per sostituire sia \func{chown}
1719 che \func{lchown}; il suo prototipo è:
1724 \fdecl{int fchownat(int dirfd, const char *pathname, uid\_t owner, gid\_t
1726 \fdesc{Modifica il proprietario di un file.}
1729 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
1730 \func{chown}, ed in più:
1732 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
1733 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido.
1734 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
1735 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
1740 In questo caso il valore di \param{flags} stabilisce il comportamento della
1741 funzione quando la si applica ad un collegamento simbolico, e l'unico valore
1742 utilizzabile è \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}, che se impostato indica alla
1743 funzione di non eseguire la dereferenziazione di un eventuale collegamento
1744 simbolico, facendo comportare \func{fchownat} come \func{lchown} invece che
1747 Come accennato fra tutte quelle marcate in tab.~\ref{tab:file_atfunc_corr}
1748 solo due funzioni possono usare l'argomento \param{flags} per indicare altro
1749 rispetto alla possibilità di seguire o meno un collegamento simbolico, la
1750 prima di queste è \funcd{faccessat}, ed il suo prototipo è:
1754 \fdecl{int faccessat(int dirfd, const char *path, int mode, int flags)}
1755 \fdesc{Controlla i permessi di accesso.}
1758 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
1759 \func{access}, ed in più:
1761 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
1762 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido.
1763 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
1764 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
1769 La funzione esegue il controllo di accesso ad un file, ma
1770 l'argomento \param{flags} consente di modificarne il comportamento rispetto a
1771 quello ordinario di \func{access}. In questo caso esso può essere specificato
1772 come maschera binaria di due valori: il solito \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW},
1773 con il significato già spiegato, e \const{AT\_EACCES} per indicare alla
1774 funzione di eseguire il controllo dei permessi usando l'\ids{UID} effettivo
1775 invece di quello reale (il comportamento di default, che riprende quello di
1779 La seconda eccezione è \funcd{unlinkat}, in questo caso
1780 l'argomento \param{flags} viene utilizzato perché tramite esso si può indicare
1781 alla funzione di comportarsi sia come analogo di \func{unlink} che di
1782 \func{rmdir}; il suo prototipo è:
1786 \fdecl{int unlinkat(int dirfd, const char *pathname, int flags)}
1787 \fdesc{Rimuove una voce da una directory.}
1790 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
1791 \func{unlink} o di \func{rmdir} a seconda del valore di \param{flags}, ed in
1794 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
1795 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido.
1796 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
1797 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
1802 Di default il comportamento di \func{unlinkat} è equivalente a quello che
1803 avrebbe \func{unlink} applicata a \param{pathname}, fallendo in tutti i casi
1804 in cui questo è una directory, se però si imposta \param{flags} al valore di
1805 \const{AT\_REMOVEDIR}, essa si comporterà come \func{rmdir}, in tal
1806 caso \param{pathname} deve essere una directory, che sarà rimossa qualora
1807 risulti vuota. Non essendo in questo caso prevista la possibilità di usare
1808 altri valori (la funzione non segue comunque i collegamenti simbolici) anche
1809 se \param{flags} è una maschera binaria, essendo \const{AT\_REMOVEDIR} l'unico
1810 flag disponibile per questa funzione, lo si può assegnare direttamente.
1812 Infine una terza funzione, \funcm{linkat}, utilizza in maniera diversa dalle
1813 altre l'argomento \param{flags}, anche se in questo caso l'utilizzo continua
1814 ad essere attinente al comportamento con i collegamenti simbolici. Si ricordi
1815 che su Linux il comportamento di \func{link} è quello di non seguire mai i
1816 collegamenti simbolici, pertanto l'uso ordinario dell'argomento parrebbe in
1817 questo caso essere inutile. A partire dal kernel 2.6.18 invece però è stato
1818 aggiunta per questa funzione la possibilità di usare il valore
1819 \const{AT\_SYMLINK\_FOLLOW}, che richiede di dereferenziare i collegamenti
1822 Dato che questo è il comportamento adottato per un valore nullo
1823 di \param{flags} da tutte le altre funzioni, \func{linkat} è l'unica per cui
1824 può essere usato esplicitamente questo valore e per la quale non ha senso
1825 usare \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}. Per avere un quadro d'insieme si è
1826 riassunto in tab.~\ref{tab:at-functions_constant_values} l'elenco delle
1827 costanti utilizzabili per i valori di \param{flags}.
1832 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
1834 \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
1837 \constd{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}& Se impostato la funzione non esegue la
1838 dereferenziazione dei collegamenti
1840 \constd{AT\_SYMLINK\_FOLLOW}& Se impostato la funzione esegue la
1841 dereferenziazione dei collegamenti simbolici
1842 (usato esplicitamente solo da
1844 \constd{AT\_EACCES} & Usato solo da \func{faccessat}, richiede che
1845 il controllo dei permessi sia fatto usando
1846 l'\ids{UID} effettivo invece di quello
1848 \constd{AT\_REMOVEDIR} & Usato solo da \func{unlinkat}, richiede che
1849 la funzione si comporti come \func{rmdir}
1850 invece che come \func{unlink}.\\
1853 \caption{Le costanti utilizzate per i bit dell'argomento
1854 aggiuntivo \param{flags} delle \textit{at-functions}.}
1855 \label{tab:at-functions_constant_values}
1859 Un'ultima differenza fra le \textit{at-functions} e le funzioni tradizionali
1860 di cui sono estensione è, come accennato in sez.~\ref{sec:file_temp_file},
1861 quella relativa a \func{utimensat} che non è propriamente una corrispondente
1862 esatta di \func{utimes} e \func{lutimes}, dato che questa funzione ha una
1863 maggiore precisione nella indicazione dei tempi dei file, per i quali come per
1864 \func{futimes}, si devono usare strutture \struct{timespec} che consentono una
1865 precisione fino al nanosecondo.
1867 % NOTA: manca prototipo di utimensat, per ora si lascia una menzione
1869 \itindend{at-functions}
1871 % TODO: manca prototipo e motivazione di fexecve, da trattare qui in quanto
1872 % inserita nello stesso standard e da usare con openat, vedi
1873 % http://pubs.opengroup.org/onlinepubs/9699939699/toc.pdf
1875 % TODO: manca prototipo e motivazione di execveat, vedi
1876 % http://man7.org/linux/man-pages/man2/execveat.2.html
1878 \subsection{Le operazioni di controllo}
1879 \label{sec:file_fcntl_ioctl}
1881 Oltre alle operazioni base esaminate in sez.~\ref{sec:file_unix_interface}
1882 esistono tutta una serie di operazioni ausiliarie che è possibile eseguire su
1883 un file descriptor, che non riguardano la normale lettura e scrittura di dati,
1884 ma la gestione sia delle loro proprietà, che di tutta una serie di ulteriori
1885 funzionalità che il kernel può mettere a disposizione.
1887 Per le operazioni di manipolazione e di controllo delle varie proprietà e
1888 caratteristiche di un file descriptor, viene usata la funzione di sistema
1889 \funcd{fcntl},\footnote{ad esempio si gestiscono con questa funzione varie
1890 modalità di I/O asincrono (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}) e
1891 il \textit{file locking} (vedi sez.~\ref{sec:file_locking}).} il cui
1897 \fdecl{int fcntl(int fd, int cmd)}
1898 \fdecl{int fcntl(int fd, int cmd, long arg)}
1899 \fdecl{int fcntl(int fd, int cmd, struct flock * lock)}
1900 \fdecl{int fcntl(int fd, int cmd, struct f\_owner\_ex * owner)}
1901 \fdesc{Esegue una operazione di controllo sul file.}
1904 {La funzione ha valori di ritorno diversi a seconda dell'operazione richiesta
1905 in caso di successo mentre ritorna sempre $-1$ per un errore, nel qual caso
1906 \var{errno} assumerà valori diversi che dipendono dal tipo di operazione,
1907 l'unico valido in generale è:
1909 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file aperto.
1914 Il primo argomento della funzione è sempre il numero di file descriptor
1915 \var{fd} su cui si vuole operare. Il comportamento di questa funzione, il
1916 numero e il tipo degli argomenti, il valore di ritorno e gli eventuali errori
1917 aggiuntivi, sono determinati dal valore dell'argomento \param{cmd} che in
1918 sostanza corrisponde all'esecuzione di un determinato \textsl{comando}. A
1919 seconda del comando specificato il terzo argomento può essere assente (ma se
1920 specificato verrà ignorato), può assumere un valore intero di tipo
1921 \ctyp{long}, o essere un puntatore ad una struttura \struct{flock}.
1923 In sez.~\ref{sec:file_dup} abbiamo incontrato un esempio dell'uso di
1924 \func{fcntl} per la duplicazione dei file descriptor, una lista di tutti i
1925 possibili valori per \var{cmd}, e del relativo significato, dei codici di
1926 errore restituiti e del tipo del terzo argomento (cui faremo riferimento con
1927 il nome indicato nel precedente prototipo), è riportata di seguito:
1928 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.8cm}}
1929 \item[\constd{F\_DUPFD}] trova il primo file descriptor disponibile di valore
1930 maggiore o uguale ad \param{arg}, e ne fa un duplicato
1931 di \param{fd}, ritorna il nuovo file descriptor in caso di successo e $-1$
1932 in caso di errore. Oltre a \errval{EBADF} gli errori possibili sono
1933 \errcode{EINVAL} se \param{arg} è negativo o maggiore del massimo consentito
1934 o \errcode{EMFILE} se il processo ha già raggiunto il massimo numero di
1935 descrittori consentito.
1937 \itindbeg{close-on-exec}
1939 \item[\constd{F\_DUPFD\_CLOEXEC}] ha lo stesso effetto di \const{F\_DUPFD}, ma
1940 in più attiva il flag di \textit{close-on-exec} sul file descriptor
1941 duplicato, in modo da evitare una successiva chiamata con
1942 \const{F\_SETFD}. La funzionalità è stata introdotta con il kernel 2.6.24 ed
1943 è prevista nello standard POSIX.1-2008 (si deve perciò definire
1944 \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} ad un valore adeguato secondo quanto visto in
1945 sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}).
1947 \item[\constd{F\_GETFD}] restituisce il valore dei \textit{file descriptor
1948 flags} di \param{fd} in caso di successo o $-1$ in caso di errore, il
1949 terzo argomento viene ignorato. Non sono previsti errori diversi da
1950 \errval{EBADF}. Al momento l'unico flag usato è quello di
1951 \textit{close-on-exec}, identificato dalla costante \const{FD\_CLOEXEC}, che
1952 serve a richiedere che il file venga chiuso nella esecuzione di una
1953 \func{exec} (vedi sez.~\ref{sec:proc_exec}). Un valore nullo significa
1954 pertanto che il flag non è impostato.
1956 \item[\constd{F\_SETFD}] imposta il valore dei \textit{file descriptor flags}
1957 al valore specificato con \param{arg}, ritorna un valore nullo in caso di
1958 successo e $-1$ in caso di errore. Non sono previsti errori diversi da
1959 \errval{EBADF}. Dato che l'unico flag attualmente usato è quello di
1960 \textit{close-on-exec}, identificato dalla costante \const{FD\_CLOEXEC},
1961 tutti gli altri bit di \param{arg}, anche se impostati, vengono
1962 ignorati.\footnote{questo almeno è quanto avviene fino al kernel 3.2, come
1963 si può evincere dal codice della funzione \texttt{do\_fcntl} nel file
1964 \texttt{fs/fcntl.c} dei sorgenti del kernel.}
1965 \itindend{close-on-exec}
1967 \item[\constd{F\_GETFL}] ritorna il valore dei \textit{file status flags} di
1968 \param{fd} in caso di successo o $-1$ in caso di errore, il terzo argomento
1969 viene ignorato. Non sono previsti errori diversi da \errval{EBADF}. Il
1970 comando permette di rileggere il valore di quei bit
1971 dell'argomento \param{flags} di \func{open} che vengono memorizzati nella
1972 relativa voce della \textit{file table} all'apertura del file, vale a dire
1973 quelli riportati in tab.~\ref{tab:open_access_mode_flag} e
1974 tab.~\ref{tab:open_operation_flag}). Si ricordi che quando si usa la
1975 funzione per determinare le modalità di accesso con cui è stato aperto il
1976 file è necessario estrarre i bit corrispondenti nel \textit{file status
1977 flag} con la maschera \const{O\_ACCMODE} come già accennato in
1978 sez.~\ref{sec:file_open_close}.
1980 \item[\constd{F\_SETFL}] imposta il valore dei \textit{file status flags} al
1981 valore specificato da \param{arg}, ritorna un valore nullo in caso di
1982 successo o $-1$ in caso di errore. In generale possono essere impostati solo
1983 i flag riportati in tab.~\ref{tab:open_operation_flag}, su Linux si possono
1984 modificare soltanto \const{O\_APPEND}, \const{O\_ASYNC}, \const{O\_DIRECT},
1985 \const{O\_NOATIME} e \const{O\_NONBLOCK}. Oltre a \errval{EBADF} si otterrà
1986 \errcode{EPERM} se si cerca di rimuovere \const{O\_APPEND} da un file
1987 marcato come \textit{append-only} o se di cerca di impostare
1988 \const{O\_NOATIME} su un file di cui non si è proprietari (e non si hanno i
1989 permessi di amministratore) ed \errcode{EINVAL} se si cerca di impostare
1990 \const{O\_DIRECT} su un file che non supporta questo tipo di operazioni.
1992 \item[\constd{F\_GETLK}] richiede un controllo sul file lock specificato da
1993 \param{lock}, sovrascrivendo la struttura da esso puntata con il risultato,
1994 ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in caso di errore. Come
1995 per i due successivi comandi oltre a \errval{EBADF} se \param{lock} non è un
1996 puntatore valido restituisce l'errore generico \errcode{EFAULT}. Questa
1997 funzionalità è trattata in dettaglio in sez.~\ref{sec:file_posix_lock}.
1999 \item[\constd{F\_SETLK}] richiede o rilascia un file lock a seconda di quanto
2000 specificato nella struttura puntata da \param{lock}, ritorna un valore nullo
2001 in caso di successo e $-1$ se il file lock è tenuto da qualcun altro, nel
2002 qual caso si ha un errore di \errcode{EACCES} o \errcode{EAGAIN}. Questa
2003 funzionalità è trattata in dettaglio in sez.~\ref{sec:file_posix_lock}.
2005 \item[\constd{F\_SETLKW}] identica a \const{F\_SETLK} eccetto per il fatto che
2006 la funzione non ritorna subito ma attende che il blocco sia rilasciato, se
2007 l'attesa viene interrotta da un segnale la funzione restituisce $-1$ e
2008 imposta \var{errno} a \errcode{EINTR}. Questa funzionalità è trattata in
2009 dettaglio in sez.~\ref{sec:file_posix_lock}.
2011 \item[\constd{F\_GETOWN}] restituisce in caso di successo l'identificatore del
2012 processo o del \textit{process group} (vedi sez.~\ref{sec:sess_proc_group})
2013 che è preposto alla ricezione del segnale \signal{SIGIO} (o l'eventuale
2014 segnale alternativo impostato con \const{F\_SETSIG}) per gli eventi
2015 asincroni associati al file descriptor \param{fd} e del segnale
2016 \signal{SIGURG} per la notifica dei dati urgenti di un socket (vedi
2017 sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}). Restituisce $-1$ in caso di errore ed il
2018 terzo argomento viene ignorato. Non sono previsti errori diversi da
2021 Per distinguerlo dal caso in cui il segnale viene inviato a un singolo
2022 processo, nel caso di un \textit{process group} viene restituito un valore
2023 negativo il cui valore assoluto corrisponde all'identificatore del
2024 \textit{process group}. Con Linux questo comporta un problema perché se il
2025 valore restituito dalla \textit{system call} è compreso nell'intervallo fra
2026 $-1$ e $-4095$ in alcune architetture questo viene trattato dalla
2027 \acr{glibc} come un errore,\footnote{il problema deriva dalle limitazioni
2028 presenti in architetture come quella dei normali PC (i386) per via delle
2029 modalità in cui viene effettuata l'invocazione delle \textit{system call}
2030 che non consentono di restituire un adeguato codice di ritorno.} per cui
2031 in tal caso \func{fcntl} ritornerà comunque $-1$ mentre il valore restituito
2032 dalla \textit{system call} verrà assegnato ad \var{errno}, cambiato di
2035 Per questo motivo con il kernel 2.6.32 è stato introdotto il comando
2036 alternativo \const{F\_GETOWN\_EX}, che vedremo a breve, che consente di
2037 evitare il problema. A partire dalla versione 2.11 la \acr{glibc}, se
2038 disponibile, usa questa versione alternativa per mascherare il problema
2039 precedente e restituire un valore corretto in tutti i casi.\footnote{in cui
2040 cioè viene restituito un valore negativo corretto qualunque sia
2041 l'identificatore del \textit{process group}, che non potendo avere valore
2042 unitario (non esiste infatti un \textit{process group} per \cmd{init}) non
2043 può generare ambiguità con il codice di errore.} Questo però comporta che
2044 il comportamento del comando può risultare diverso a seconda delle versioni
2045 della \acr{glibc} e del kernel.
2047 \item[\constd{F\_SETOWN}] imposta, con il valore dell'argomento \param{arg},
2048 l'identificatore del processo o del \textit{process group} che riceverà i
2049 segnali \signal{SIGIO} e \signal{SIGURG} per gli eventi associati al file
2050 descriptor \param{fd}. Ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in
2051 caso di errore. Oltre a \errval{EBADF} gli errori possibili sono
2052 \errcode{ESRCH} se \param{arg} indica un processo o un \textit{process
2055 L'impostazione è soggetta alle stesse restrizioni presenti sulla funzione
2056 \func{kill} (vedi sez.~\ref{sec:sig_kill_raise}), per cui un utente non
2057 privilegiato può inviare i segnali solo ad un processo che gli appartiene,
2058 in genere comunque si usa il processo corrente. Come per \const{F\_GETOWN},
2059 per indicare un \textit{process group} si deve usare per \param{arg} un
2060 valore negativo, il cui valore assoluto corrisponda all'identificatore del
2061 \textit{process group}.
2063 A partire dal kernel 2.6.12 se si sta operando con i \textit{thread} della
2064 implementazione nativa di Linux (quella della NTPL, vedi
2065 sez.~\ref{sec:linux_ntpl}) e se si è impostato un segnale specifico con
2066 \const{F\_SETSIG}, un valore positivo di \param{arg} viene interpretato come
2067 indicante un \textit{Thread ID} e non un \textit{Process ID}. Questo
2068 consente di inviare il segnale impostato con \const{F\_SETSIG} ad uno
2069 specifico \textit{thread}. In genere questo non comporta differenze
2070 significative per il processi ordinari, in cui non esistono altri
2071 \textit{thread}, dato che su Linux il \textit{thread} principale, che in tal
2072 caso è anche l'unico, mantiene un valore del \textit{Thread ID} uguale al
2073 \ids{PID} del processo. Il problema è però che questo comportamento non si
2074 applica a \signal{SIGURG}, per il quale \param{arg} viene sempre
2075 interpretato come l'identificatore di un processo o di un \textit{process
2078 \item[\constd{F\_GETOWN\_EX}] legge nella struttura puntata
2079 dall'argomento \param{owner} l'identificatore del processo, \textit{thread}
2080 o \textit{process group} (vedi sez.~\ref{sec:sess_proc_group}) che è
2081 preposto alla ricezione dei segnali \signal{SIGIO} e \signal{SIGURG} per gli
2082 eventi associati al file descriptor \param{fd}. Ritorna un valore nullo in
2083 caso di successo o $-1$ in caso di errore. Oltre a \errval{EBADF} e da
2084 \errval{EFAULT} se \param{owner} non è un puntatore valido.
2086 Il comando, che è disponibile solo a partire dal kernel 2.6.32, effettua lo
2087 stesso compito di \const{F\_GETOWN} di cui costituisce una evoluzione che
2088 consente di superare i limiti e le ambiguità relative ai valori restituiti
2089 come identificativo. A partire dalla versione 2.11 della \acr{glibc} esso
2090 viene usato dalla libreria per realizzare una versione di \func{fcntl} che
2091 non presenti i problemi illustrati in precedenza per la versione precedente
2092 di \const{F\_GETOWN}. Il comando è specifico di Linux ed utilizzabile solo
2093 se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.
2095 \item[\constd{F\_SETOWN\_EX}] imposta con il valore della struttura
2096 \struct{f\_owner\_ex} puntata \param{owner}, l'identificatore del processo o
2097 del \textit{process group} che riceverà i segnali \signal{SIGIO} e
2098 \signal{SIGURG} per gli eventi associati al file
2099 descriptor \param{fd}. Ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in
2100 caso di errore, con gli stessi errori di \const{F\_SETOWN} più
2101 \errcode{EINVAL} se il campo \var{type} di \struct{f\_owner\_ex} non indica
2102 un tipo di identificatore valido.
2104 \begin{figure}[!htb]
2105 \footnotesize \centering
2106 \begin{varwidth}[c]{0.5\textwidth}
2107 \includestruct{listati/f_owner_ex.h}
2110 \caption{La struttura \structd{f\_owner\_ex}.}
2111 \label{fig:f_owner_ex}
2114 Come \const{F\_GETOWN\_EX} il comando richiede come terzo argomento il
2115 puntatore ad una struttura \struct{f\_owner\_ex} la cui definizione è
2116 riportata in fig.~\ref{fig:f_owner_ex}, in cui il primo campo indica il tipo
2117 di identificatore il cui valore è specificato nel secondo campo, che assume
2118 lo stesso significato di \param{arg} per \const{F\_SETOWN}. Per il campo
2119 \var{type} i soli valori validi sono \constd{F\_OWNER\_TID},
2120 \constd{F\_OWNER\_PID} e \constd{F\_OWNER\_PGRP}, che indicano
2121 rispettivamente che si intende specificare con \var{pid} un \textit{Tread
2122 ID}, un \textit{Process ID} o un \textit{Process Group ID}. A differenza
2123 di \const{F\_SETOWN} se si specifica un \textit{Tread ID} questo riceverà
2124 sia \signal{SIGIO} (o il segnale impostato con \const{F\_SETSIG}) che
2125 \signal{SIGURG}. Il comando è specifico di Linux, è disponibile solo a
2126 partire dal kernel 2.6.32, ed è utilizzabile solo se si è definita la macro
2127 \macro{\_GNU\_SOURCE}.
2129 \item[\constd{F\_GETSIG}] restituisce il valore del segnale inviato dai vari
2130 meccanismi di I/O asincrono associati al file descriptor \param{fd} (quelli
2131 trattati in sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}) in caso di successo o
2132 $-1$ in caso di errore, il terzo argomento viene ignorato. Non sono previsti
2133 errori diversi da \errval{EBADF}. Un valore nullo indica che si sta usando
2134 il segnale predefinito, che è \signal{SIGIO}. Un valore diverso da zero
2135 indica il segnale che è stato impostato con \const{F\_SETSIG}, che può
2136 essere anche lo stesso \signal{SIGIO}. Il comando è specifico di Linux ed
2137 utilizzabile solo se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.
2139 \item[\constd{F\_SETSIG}] imposta il segnale inviato dai vari meccanismi di
2140 I/O asincrono associati al file descriptor \param{fd} (quelli trattati in
2141 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}) al valore indicato
2142 da \param{arg}, ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in caso
2143 di errore. Oltre a \errval{EBADF} gli errori possibili sono
2144 \errcode{EINVAL} se \param{arg} indica un numero di segnale non valido. Un
2145 valore nullo di \param{arg} indica di usare il segnale predefinito, cioè
2146 \signal{SIGIO}. Un valore diverso da zero, compreso lo stesso
2147 \signal{SIGIO}, specifica il segnale voluto. Il comando è specifico di
2148 Linux ed utilizzabile solo se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.
2150 L'impostazione di un valore diverso da zero permette inoltre, se si è
2151 installato il gestore del segnale come \var{sa\_sigaction} usando
2152 \const{SA\_SIGINFO}, (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigaction}), di rendere
2153 disponibili al gestore informazioni ulteriori riguardo il file che ha
2154 generato il segnale attraverso i valori restituiti in
2155 \struct{siginfo\_t}. Se inoltre si imposta un segnale \textit{real-time} si
2156 potranno sfruttare le caratteristiche di avanzate di questi ultimi (vedi
2157 sez.~\ref{sec:sig_real_time}), ed in particolare la capacità di essere
2158 accumulati in una coda prima della notifica.
2160 \item[\constd{F\_GETLEASE}] restituisce il tipo di \textit{file lease} che il
2161 processo detiene nei confronti del file descriptor \var{fd} o $-1$ in caso
2162 di errore, il terzo argomento viene ignorato. Non sono previsti errori
2163 diversi da \errval{EBADF}. Il comando è specifico di Linux ed utilizzabile
2164 solo se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}. Questa funzionalità è
2165 trattata in dettaglio in sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease}.
2167 \item[\constd{F\_SETLEASE}] imposta o rimuove a seconda del valore
2168 di \param{arg} un \textit{file lease} sul file descriptor \var{fd} a seconda
2169 del valore indicato da \param{arg}. Ritorna un valore nullo in caso di
2170 successo o $-1$ in caso di errore. Oltre a \errval{EBADF} si otterrà
2171 \errcode{EINVAL} se si è specificato un valore non valido per \param{arg}
2172 (deve essere usato uno dei valori di tab.~\ref{tab:file_lease_fctnl}),
2173 \errcode{ENOMEM} se non c'è memoria sufficiente per creare il \textit{file
2174 lease}, \errcode{EACCES} se non si è il proprietario del file e non si
2175 hanno i privilegi di amministratore.\footnote{per la precisione occorre la
2176 capacità \const{CAP\_LEASE}.}
2178 Il supporto il supporto per i \textit{file lease}, che consente ad un
2179 processo che detiene un \textit{lease} su un file di riceve una notifica
2180 qualora un altro processo cerchi di eseguire una \func{open} o una
2181 \func{truncate} su di esso è stato introdotto a partire dai kernel della
2182 serie 2.4 Il comando è specifico di Linux ed utilizzabile solo se si è
2183 definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}. Questa funzionalità è trattata in
2184 dettaglio in sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease}.
2186 \item[\constd{F\_NOTIFY}] attiva il meccanismo di notifica asincrona per cui
2187 viene riportato al processo chiamante, tramite il segnale \signal{SIGIO} (o
2188 altro segnale specificato con \const{F\_SETSIG}) ogni modifica eseguita o
2189 direttamente sulla directory cui \var{fd} fa riferimento, o su uno dei file
2190 in essa contenuti; ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in
2191 caso di errore. Il comando è specifico di Linux ed utilizzabile solo se si è
2192 definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}. Questa funzionalità, disponibile
2193 dai kernel della serie 2.4.x, è trattata in dettaglio in
2194 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease}.
2196 \item[\constd{F\_GETPIPE\_SZ}] restituisce in caso di successo la dimensione
2197 del buffer associato alla \textit{pipe} \param{fd} (vedi
2198 sez.~\ref{sec:ipc_pipes}) o $-1$ in caso di errore, il terzo argomento viene
2199 ignorato. Non sono previsti errori diversi da \errval{EBADF}, che viene
2200 restituito anche se il file descriptor non è una \textit{pipe}. Il comando è
2201 specifico di Linux, è disponibile solo a partire dal kernel 2.6.35, ed è
2202 utilizzabile solo se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.
2204 \item[\constd{F\_SETPIPE\_SZ}] imposta la dimensione del buffer associato alla
2205 \textit{pipe} \param{fd} (vedi sez.~\ref{sec:ipc_unix}) ad un valore uguale
2206 o superiore a quello indicato dall'argomento \param{arg}. Ritorna un valore
2207 nullo in caso di successo o $-1$ in caso di errore. Oltre a \errval{EBADF}
2208 gli errori possibili sono \errcode{EBUSY} se si cerca di ridurre la
2209 dimensione del buffer al di sotto della quantità di dati effettivamente
2210 presenti su di esso ed \errcode{EPERM} se un processo non privilegiato cerca
2211 di impostare un valore troppo alto. La dimensione minima del buffer è pari
2212 ad una pagina di memoria, a cui verrà comunque arrotondata ogni dimensione
2213 inferiore, il valore specificato viene in genere arrotondato per eccesso al
2214 valore ritenuto più opportuno dal sistema, pertanto una volta eseguita la
2215 modifica è opportuno rileggere la nuova dimensione con
2216 \const{F\_GETPIPE\_SZ}. I processi non privilegiati\footnote{per la
2217 precisione occorre la capacità \const{CAP\_SYS\_RESOURCE}.} non possono
2218 impostare un valore superiore a quello indicato da
2219 \sysctlfiled{fs/pipe-size-max}. Il comando è specifico di Linux, è
2220 disponibile solo a partire dal kernel 2.6.35, ed è utilizzabile solo se si è
2221 definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.
2225 % TODO: trattare RWH_WRITE_LIFE_EXTREME e RWH_WRITE_LIFE_SHORT aggiunte con
2226 % il kernel 4.13 (vedi https://lwn.net/Articles/727385/)
2228 La maggior parte delle funzionalità controllate dai comandi di \func{fcntl}
2229 sono avanzate e richiedono degli approfondimenti ulteriori, saranno pertanto
2230 riprese più avanti quando affronteremo le problematiche ad esse relative. In
2231 particolare le tematiche relative all'I/O asincrono e ai vari meccanismi di
2232 notifica saranno trattate in maniera esaustiva in
2233 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation} mentre quelle relative al
2234 \textit{file locking} saranno esaminate in sez.~\ref{sec:file_locking}). L'uso
2235 di questa funzione con i socket verrà trattato in
2236 sez.~\ref{sec:sock_ctrl_func}.
2238 La gran parte dei comandi di \func{fcntl} (come \const{F\_DUPFD},
2239 \const{F\_GETFD}, \const{F\_SETFD}, \const{F\_GETFL}, \const{F\_SETFL},
2240 \const{F\_GETLK}, \const{F\_SETLK} e \const{F\_SETLKW}) sono previsti da SVr4
2241 e 4.3BSD e standardizzati in POSIX.1-2001 che inoltre prevede gli ulteriori
2242 \const{F\_GETOWN} e \const{F\_SETOWN}. Pertanto nell'elenco si sono indicate
2243 esplicitamente soltanto le ulteriori richieste in termini delle macro di
2244 funzionalità di sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std} soltanto per le
2245 funzionalità inserite in standard successivi o specifiche di Linux.
2248 % \subsection{La funzione \func{ioctl}}
2249 % \label{sec:file_ioctl}
2251 Benché l'interfaccia di gestione dell'I/O sui file di cui abbiamo parlato
2252 finora si sia dimostrata valida anche per l'interazione diretta con le
2253 periferiche attraverso i loro file di dispositivo, consentendo di usare le
2254 stesse funzioni utilizzate per i normali file di dati, esistono però
2255 caratteristiche peculiari, specifiche dell'hardware e delle funzionalità che
2256 ciascun dispositivo può provvedere, che non possono venire comprese in questa
2257 interfaccia astratta come ad esempio l'impostazione della velocità di una
2258 porta seriale, o le dimensioni di un framebuffer.
2260 Per questo motivo nell'architettura del sistema è stata prevista l'esistenza
2261 di una apposita funzione di sistema, \funcd{ioctl}, come meccanismo generico
2262 per compiere operazioni specializzate; il suo prototipo è:
2266 \fdecl{int ioctl(int fd, int request, ...)}
2267 \fdesc{Esegue una operazione speciale.}
2270 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo nella maggior parte dei casi, ma
2271 alcune operazioni possono restituire un valore positivo, mentre ritorna
2272 sempre $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei
2275 \item[\errcode{EINVAL}] gli argomenti \param{request} o \param{argp} non sono
2277 \item[\errcode{ENOTTY}] il file \param{fd} non è associato con un
2278 dispositivo, o la richiesta non è applicabile all'oggetto a cui fa
2279 riferimento \param{fd}.
2281 ed inoltre \errval{EBADF} e \errval{EFAULT} nel loro significato generico.}
2285 La funzione richiede che si passi come primo argomento un file
2286 descriptor \param{fd} regolarmente aperto, mentre l'operazione da compiere
2287 deve essere indicata dal valore dell'argomento \param{request}. Il terzo
2288 argomento dipende dall'operazione prescelta; tradizionalmente è specificato
2289 come \code{char * argp}, da intendersi come puntatore ad un area di memoria
2290 generica (all'epoca della creazione di questa funzione infatti ancora non era
2291 stato introdotto il tipo \ctyp{void}) ma per certe operazioni può essere
2292 omesso, e per altre è un semplice intero.
2294 Normalmente la funzione ritorna zero in caso di successo e $-1$ in caso di
2295 errore, ma per alcune operazioni il valore di ritorno, che nel caso viene
2296 impostato ad un valore positivo, può essere utilizzato come indicazione del
2297 risultato della stessa. È più comune comunque restituire i risultati
2298 all'indirizzo puntato dal terzo argomento.
2300 Data la genericità dell'interfaccia non è possibile classificare in maniera
2301 sistematica le operazioni che si possono gestire con \func{ioctl}, un breve
2302 elenco di alcuni esempi di esse è il seguente:
2304 \item il cambiamento dei font di un terminale.
2305 \item l'esecuzione di una traccia audio di un CDROM.
2306 \item i comandi di avanti veloce e di riavvolgimento di un nastro.
2307 \item il comando di espulsione di un dispositivo rimovibile.
2308 \item l'impostazione della velocità trasmissione di una linea seriale.
2309 \item l'impostazione della frequenza e della durata dei suoni emessi dallo
2311 \item l'impostazione degli attributi dei file su un filesystem
2312 ext2.\footnote{i comandi \texttt{lsattr} e \texttt{chattr} fanno questo con
2313 delle \func{ioctl} dedicate, usabili solo su questo filesystem e derivati
2314 successivi (come ext3).}
2317 In generale ogni dispositivo ha un suo insieme di operazioni specifiche
2318 effettuabili attraverso \func{ioctl}, tutte queste sono definite nell'header
2319 file \headfiled{sys/ioctl.h}, e devono essere usate solo sui dispositivi cui
2320 fanno riferimento. Infatti anche se in genere i valori di \param{request} sono
2321 opportunamente differenziati a seconda del dispositivo\footnote{il kernel usa
2322 un apposito \textit{magic number} per distinguere ciascun dispositivo nella
2323 definizione delle macro da usare per \param{request}, in modo da essere
2324 sicuri che essi siano sempre diversi, ed il loro uso per dispositivi diversi
2325 causi al più un errore. Si veda il capitolo quinto di \cite{LinDevDri} per
2326 una trattazione dettagliata dell'argomento.} così che la richiesta di
2327 operazioni relative ad altri dispositivi usualmente provoca il ritorno della
2328 funzione con una condizione di errore, in alcuni casi, relativi a valori
2329 assegnati prima che questa differenziazione diventasse pratica corrente, si
2330 potrebbero usare valori validi anche per il dispositivo corrente, con effetti
2331 imprevedibili o indesiderati.
2333 Data la assoluta specificità della funzione, il cui comportamento varia da
2334 dispositivo a dispositivo, non è possibile fare altro che dare una descrizione
2335 sommaria delle sue caratteristiche; torneremo ad esaminare in seguito quelle
2336 relative ad alcuni casi specifici, ad esempio la gestione dei terminali è
2337 effettuata attraverso \func{ioctl} in quasi tutte le implementazioni di Unix,
2338 mentre per l'uso di \func{ioctl} con i socket si veda
2339 sez.~\ref{sec:sock_ctrl_func}.
2341 Riportiamo qui solo l'elenco delle operazioni che sono predefinite per
2342 qualunque file, caratterizzate dal prefisso \texttt{FIO}. Queste operazioni
2343 sono definite nel kernel a livello generale, e vengono sempre interpretate per
2344 prime, per cui, come illustrato in \cite{LinDevDri}, eventuali operazioni
2345 specifiche che usino lo stesso valore verrebbero ignorate:
2346 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
2347 \item[\constd{FIOCLEX}] imposta il flag di \textit{close-on-exec} sul file, in
2348 questo caso, essendo usata come operazione logica, \func{ioctl} non richiede
2349 un terzo argomento, il cui eventuale valore viene ignorato.
2350 \item[\constd{FIONCLEX}] cancella il flag di \textit{close-on-exec} sul file,
2351 in questo caso, essendo usata come operazione logica, \func{ioctl} non
2352 richiede un terzo argomento, il cui eventuale valore viene ignorato.
2353 \item[\constd{FIOASYNC}] abilita o disabilita la modalità di I/O asincrono sul
2354 file (vedi sez.~\ref{sec:signal_driven_io}); il terzo argomento
2355 deve essere un puntatore ad un intero (cioè di tipo \texttt{const int *})
2356 che contiene un valore logico (un valore nullo disabilita, un valore non
2358 \item[\constd{FIONBIO}] abilita o disabilita sul file l'I/O in modalità non
2359 bloccante; il terzo argomento deve essere un puntatore ad un intero (cioè di
2360 tipo \texttt{const int *}) che contiene un valore logico (un valore nullo
2361 disabilita, un valore non nullo abilita).
2362 \item[\constd{FIOSETOWN}] imposta il processo che riceverà i segnali
2363 \signal{SIGURG} e \signal{SIGIO} generati sul file; il terzo argomento deve
2364 essere un puntatore ad un intero (cioè di tipo \texttt{const int *}) il cui
2365 valore specifica il PID del processo.
2366 \item[\constd{FIOGETOWN}] legge il processo che riceverà i segnali
2367 \signal{SIGURG} e \signal{SIGIO} generati sul file; il terzo argomento deve
2368 essere un puntatore ad un intero (cioè di tipo \texttt{int *}) su cui sarà
2369 scritto il PID del processo.
2370 \item[\constd{FIONREAD}] legge il numero di byte disponibili in lettura sul
2371 file descriptor; questa operazione è disponibile solo su alcuni file
2372 descriptor, in particolare sui socket (vedi sez.~\ref{sec:sock_ioctl_IP}) o
2373 sui file descriptor di \textit{epoll} (vedi sez.~\ref{sec:file_epoll}), il
2374 terzo argomento deve essere un puntatore ad un intero (cioè di tipo
2375 \texttt{int *}) su cui sarà restituito il valore.
2376 \item[\constd{FIOQSIZE}] restituisce la dimensione corrente di un file o di una
2377 directory, mentre se applicata ad un dispositivo fallisce con un errore di
2378 \errcode{ENOTTY}; il terzo argomento deve essere un puntatore ad un intero
2379 (cioè di tipo \texttt{int *}) su cui sarà restituito il valore.
2382 % TODO aggiungere FIBMAP e FIEMAP, vedi http://lwn.net/Articles/260795/,
2383 % http://lwn.net/Articles/429345/
2385 Si noti però come la gran parte di queste operazioni specifiche dei file (per
2386 essere precisi le prime sei dell'elenco) siano effettuabili in maniera
2387 generica anche tramite l'uso di \func{fcntl}. Le due funzioni infatti sono
2388 molto simili e la presenza di questa sovrapposizione è principalmente dovuta
2389 al fatto che alle origini di Unix i progettisti considerarono che era
2390 necessario trattare diversamente rispetto alle operazione di controllo delle
2391 modalità di I/O file e dispositivi usando \func{fcntl} per i primi e
2392 \func{ioctl} per i secondi, all'epoca tra l'altro i dispositivi che usavano
2393 \func{ioctl} erano sostanzialmente solo i terminali, il che spiega l'uso
2394 comune di \errcode{ENOTTY} come codice di errore. Oggi non è più così ma le
2395 due funzioni sono rimaste.
2397 % TODO trovare qualche posto per la eventuale documentazione delle seguenti
2398 % (bassa/bassissima priorità)
2399 % EXT4_IOC_MOVE_EXT (dal 2.6.31)
2400 % EXT4_IOC_SHUTDOWN (dal 4.10), XFS_IOC_GOINGDOWN e futura FS_IOC_SHUTDOWN
2401 % ioctl di btrfs, vedi http://lwn.net/Articles/580732/
2405 \section{L'interfaccia standard ANSI C}
2406 \label{sec:files_std_interface}
2409 Come visto in sez.~\ref{sec:file_unix_interface} le operazioni di I/O sui file
2410 sono gestibili a basso livello con l'interfaccia standard unix, che ricorre
2411 direttamente alle \textit{system call} messe a disposizione dal kernel.
2413 Questa interfaccia però non provvede le funzionalità previste dallo standard
2414 ANSI C, che invece sono realizzate attraverso opportune funzioni di libreria.
2415 Queste funzioni di libreria, insieme alle altre funzioni definite dallo
2416 standard (che sono state implementate la prima volta da Ritchie nel 1976 e da
2417 allora sono rimaste sostanzialmente immutate), vengono a costituire il nucleo
2418 della \acr{glibc} per la gestione dei file.
2420 Esamineremo in questa sezione le funzioni base dell'interfaccia degli
2421 \textit{stream}, analoghe a quelle di sez.~\ref{sec:file_unix_interface} per i
2422 file descriptor. In particolare vedremo come aprire, leggere, scrivere e
2423 cambiare la posizione corrente in uno \textit{stream}.
2426 \subsection{I \textit{file stream}}
2427 \label{sec:file_stream}
2429 \itindbeg{file~stream}
2431 Come più volte ribadito, l'interfaccia dei file descriptor è un'interfaccia di
2432 basso livello, che non provvede nessuna forma di formattazione dei dati e
2433 nessuna forma di bufferizzazione per ottimizzare le operazioni di I/O.
2435 In \cite{APUE} Stevens descrive una serie di test sull'influenza delle
2436 dimensioni del blocco di dati (l'argomento \param{buf} di \func{read} e
2437 \func{write}) nell'efficienza nelle operazioni di I/O con i file descriptor,
2438 evidenziando come le prestazioni ottimali si ottengano a partire da dimensioni
2439 del buffer dei dati pari a quelle dei blocchi del filesystem (il valore dato
2440 dal campo \var{st\_blksize} di \struct{stat}), che di norma corrispondono alle
2441 dimensioni dei settori fisici in cui è suddiviso il disco.
2443 Se il programmatore non si cura di effettuare le operazioni in blocchi di
2444 dimensioni adeguate, le prestazioni sono inferiori. La caratteristica
2445 principale dell'interfaccia degli \textit{stream} è che essa provvede da sola
2446 alla gestione dei dettagli della bufferizzazione e all'esecuzione delle
2447 operazioni di lettura e scrittura in blocchi di dimensioni appropriate
2448 all'ottenimento della massima efficienza.
2450 Per questo motivo l'interfaccia viene chiamata anche interfaccia dei
2451 \textit{file stream}, dato che non è più necessario doversi preoccupare dei
2452 dettagli con cui viene gestita la comunicazione con l'hardware sottostante
2453 (come nel caso della dimensione dei blocchi del filesystem), ed un file può
2454 essere sempre considerato come composto da un flusso continuo di dati, da cui
2455 deriva appunto il nome \textit{stream}.
2457 A parte i dettagli legati alla gestione delle operazioni di lettura e
2458 scrittura, sia per quel che riguarda la bufferizzazione che le formattazioni,
2459 per tutto il resto i \textit{file stream} restano del tutto equivalenti ai
2460 file descriptor (sui quali sono basati), ed in particolare continua a valere
2461 quanto visto in sez.~\ref{sec:file_shared_access} a proposito dell'accesso
2462 concorrente ed in sez.~\ref{sec:file_access_control} per il controllo di
2465 Per ragioni storiche la struttura di dati che rappresenta uno \textit{stream}
2466 è stata chiamata \typed{FILE}, questi oggetti sono creati dalle funzioni di
2467 libreria e contengono tutte le informazioni necessarie a gestire le operazioni
2468 sugli \textit{stream}, come la posizione corrente, lo stato del buffer e degli
2469 indicatori di stato e di fine del file.
2471 Per questo motivo gli utenti non devono mai utilizzare direttamente o allocare
2472 queste strutture (che sono dei \textsl{tipi opachi}) ma usare sempre puntatori
2473 del tipo \texttt{FILE *} ottenuti dalla libreria stessa, tanto che in certi
2474 casi il termine di puntatore a file è diventato sinonimo di \textit{stream}.
2475 Tutte le funzioni della libreria che operano sui file accettano come argomenti
2476 solo variabili di questo tipo, che diventa accessibile includendo l'header
2477 file \headfile{stdio.h}.
2479 \itindend{file~stream}
2481 Ai tre file descriptor standard (vedi tab.~\ref{tab:file_std_files}) aperti
2482 per ogni processo, corrispondono altrettanti \textit{stream}, che
2483 rappresentano i canali standard di input/output prestabiliti; anche questi tre
2484 \textit{stream} sono identificabili attraverso dei nomi simbolici definiti
2485 nell'header \headfile{stdio.h} che sono:
2487 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{3.0cm}}
2488 \item[\var{FILE *stdin}] Lo \textit{standard input} cioè il \textit{file
2489 stream} da cui il processo riceve ordinariamente i dati in
2490 ingresso. Normalmente è associato dalla shell all'input del terminale e
2491 prende i caratteri dalla tastiera.
2492 \item[\var{FILE *stdout}] Lo \textit{standard output} cioè il \textit{file
2493 stream} su cui il processo invia ordinariamente i dati in
2494 uscita. Normalmente è associato dalla shell all'output del terminale e
2495 scrive sullo schermo.
2496 \item[\var{FILE *stderr}] Lo \textit{standard error} cioè il \textit{file
2497 stream} su cui il processo è supposto inviare i messaggi di
2498 errore. Normalmente anch'esso è associato dalla shell all'output del
2499 terminale e scrive sullo schermo.
2502 Nella \acr{glibc} \var{stdin}, \var{stdout} e \var{stderr} sono effettivamente
2503 tre variabili di tipo \type{FILE}\texttt{ *} che possono essere usate come
2504 tutte le altre, ad esempio si può effettuare una redirezione dell'output di un
2505 programma con il semplice codice: \includecodesnip{listati/redir_stdout.c} ma
2506 in altri sistemi queste variabili possono essere definite da macro, e se si
2507 hanno problemi di portabilità e si vuole essere sicuri, diventa opportuno
2508 usare la funzione \func{freopen}.
2511 \subsection{Le modalità di bufferizzazione}
2512 \label{sec:file_buffering}
2514 La bufferizzazione è una delle caratteristiche principali dell'interfaccia
2515 degli \textit{stream}; lo scopo è quello di ridurre al minimo il numero di
2516 \textit{system call} (\func{read} o \func{write}) eseguite nelle operazioni di
2517 input/output. Questa funzionalità è assicurata automaticamente dalla libreria,
2518 ma costituisce anche uno degli aspetti più comunemente fraintesi, in
2519 particolare per quello che riguarda l'aspetto della scrittura dei dati sul
2522 I dati che vengono scritti su di uno \textit{stream} normalmente vengono
2523 accumulati in un buffer e poi trasmessi in blocco, con l'operazione che viene
2524 usualmente chiamata \textsl{scaricamento} del buffer (dal termine inglese
2525 \textit{flush}) tutte le volte che questo viene riempito. Questa operazione
2526 avviene perciò in maniera asincrona rispetto alla scrittura. Un comportamento
2527 analogo avviene anche in lettura (cioè dal file viene letto un blocco di dati,
2528 anche se ne sono richiesti una quantità inferiore), ma la cosa ovviamente ha
2529 rilevanza inferiore, dato che i dati letti sono sempre gli stessi. In caso di
2530 scrittura invece, quando si ha un accesso contemporaneo allo stesso file (ad
2531 esempio da parte di un altro processo) si potranno vedere solo le parti
2532 effettivamente scritte, e non quelle ancora presenti nel buffer.
2534 Per lo stesso motivo, in tutte le situazioni in cui si sta facendo
2535 dell'input/output interattivo, bisognerà tenere presente le caratteristiche
2536 delle operazioni di scaricamento dei dati, poiché non è detto che ad una
2537 scrittura sullo \textit{stream} corrisponda una immediata scrittura sul
2538 dispositivo, e la cosa è particolarmente evidente con le operazioni di
2539 input/output sul terminale.
2541 Per rispondere ad esigenze diverse lo standard definisce tre distinte modalità
2542 in cui può essere eseguita la bufferizzazione, delle quali occorre essere ben
2543 consapevoli, specie in caso di lettura e scrittura da dispositivi interattivi:
2545 \item \textit{unbuffered}: in questo caso non c'è bufferizzazione ed i
2546 caratteri vengono trasmessi direttamente al file non appena possibile
2547 (effettuando immediatamente una \func{write});
2548 \item \textit{line buffered}: in questo caso i caratteri vengono normalmente
2549 trasmessi al file in blocco ogni volta che viene incontrato un carattere di
2550 \textit{newline} (il carattere ASCII \verb|\n|) cioè un a capo (in sostanza
2551 quando si preme invio);
2552 \item \textit{fully buffered}: in questo caso i caratteri vengono
2553 trasmessi da e verso il file in blocchi di dimensione opportuna.
2556 Lo standard ANSI C specifica inoltre che lo \textit{standard output} e lo
2557 \textit{standard input} siano aperti in modalità \textit{fully buffered}
2558 quando non fanno riferimento ad un dispositivo interattivo, e che lo standard
2559 error non sia mai aperto in modalità \textit{fully buffered}.
2561 Linux, come BSD e SVr4, specifica il comportamento predefinito in maniera
2562 ancora più precisa, e cioè impone che lo standard error sia sempre
2563 \textit{unbuffered}, in modo che i messaggi di errore siano mostrati il più
2564 rapidamente possibile, e che \textit{standard input} \textit{standard output}
2565 siano aperti in modalità \textit{line buffered} quando sono associati ad un
2566 terminale (od altro dispositivo interattivo) ed in modalità \textit{fully
2567 buffered} altrimenti.
2569 Il comportamento specificato per \textit{standard input} e \textit{standard
2570 output} vale anche per tutti i nuovi \textit{stream} aperti da un processo;
2571 la selezione comunque avviene automaticamente, e la libreria apre lo
2572 \textit{stream} nella modalità più opportuna a seconda del file o del
2575 La modalità \textit{line buffered} è quella che necessita di maggiori
2576 chiarimenti e attenzioni per quel che concerne il suo funzionamento. Come già
2577 accennato nella descrizione, \emph{di norma} i dati vengono inviati al kernel
2578 alla ricezione di un carattere di \textsl{a capo} (il \textit{newline});
2579 questo non è vero in tutti i casi, infatti, dato che le dimensioni del buffer
2580 usato dalle librerie sono fisse, se le si eccedono si può avere uno scarico
2581 dei dati anche prima che sia stato inviato un carattere di \textit{newline}.
2583 Un secondo punto da tenere presente, particolarmente quando si ha a che fare
2584 con I/O interattivo, è che quando si effettua una lettura da uno
2585 \textit{stream} che comporta l'accesso alle \textit{system call} del kernel,
2586 ad esempio se lo \textit{stream} da cui si legge è in modalità
2587 \textit{unbuffered}, viene anche eseguito lo scarico di tutti i buffer degli
2588 \textit{stream} in scrittura. In sez.~\ref{sec:file_buffering_ctrl} vedremo
2589 come la libreria definisca delle opportune funzioni per controllare le
2590 modalità di bufferizzazione e lo scarico dei dati.
2594 \subsection{Apertura e chiusura di uno \textit{stream}}
2595 \label{sec:file_fopen}
2597 Le funzioni che si possono usare per aprire uno \textit{stream} sono solo tre:
2598 \funcd{fopen}, \funcd{fdopen} e \funcd{freopen},\footnote{\func{fopen} e
2599 \func{freopen} fanno parte dello standard ANSI C, \func{fdopen} è parte
2600 dello standard POSIX.1.} ed i rispettivi prototipi sono:
2604 \fdecl{FILE *fopen(const char *path, const char *mode)}
2605 \fdesc{Apre uno \textit{stream} da un \texttt{pathname}.}
2606 \fdecl{FILE *fdopen(int fildes, const char *mode)}
2607 \fdesc{Associa uno \textit{stream} a un file descriptor.}
2608 \fdecl{FILE *freopen(const char *path, const char *mode, FILE *stream)}
2609 \fdesc{Chiude uno \textit{stream} e lo riapre su un file diverso.}
2612 {Le funzioni ritornano un puntatore ad un oggetto \type{FILE} in caso di
2613 successo e \val{NULL} per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il
2614 valore ricevuto dalla funzione sottostante di cui è fallita l'esecuzione,
2615 gli errori pertanto possono essere quelli di \func{malloc} per tutte e tre
2616 le funzioni, quelli \func{open} per \func{fopen}, quelli di \func{fcntl} per
2617 \func{fdopen} e quelli di \func{fopen}, \func{fclose} e \func{fflush} per
2621 Normalmente la funzione che si usa per aprire uno \textit{stream} è
2622 \func{fopen}, essa apre il file specificato dal \textit{pathname} \param{path}
2623 nella modalità specificata da \param{mode}, che è una stringa che deve
2624 iniziare con almeno uno dei valori indicati in tab.~\ref{tab:file_fopen_mode},
2625 anche se sono possibili varie estensioni che vedremo in seguito.
2627 L'uso più comune di \func{freopen} è per redirigere uno dei tre file standard
2628 (vedi sez.~\ref{sec:file_stream}): il file \param{path} viene aperto nella
2629 modalità indicata da \param{mode} ed associato allo \textit{stream} indicato
2630 dall'argomento \param{stream}, e se questo era uno \textit{stream} già aperto
2631 esso viene preventivamente chiuso e tutti i dati pendenti vengono scaricati.
2633 Infine \func{fdopen} viene usata per associare uno \textit{stream} ad un file
2634 descriptor esistente ottenuto tramite una altra funzione (ad esempio con una
2635 \func{open}, una \func{dup}, o una \func{pipe}) e serve quando si vogliono
2636 usare gli \textit{stream} con file come le \textit{fifo} o i socket, che non possono
2637 essere aperti con le funzioni delle librerie standard del C.
2642 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2644 \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\
2647 \texttt{r} & Il file viene aperto, l'accesso viene posto in sola
2648 lettura, lo \textit{stream} è posizionato all'inizio del
2650 \texttt{r+}& Il file viene aperto, l'accesso viene posto in lettura e
2651 scrittura, lo \textit{stream} è posizionato all'inizio del
2654 \texttt{w} & Il file viene aperto e troncato a lunghezza nulla (o
2655 creato se non esiste), l'accesso viene posto in sola
2656 scrittura, lo \textit{stream} è posizionato all'inizio del
2658 \texttt{w+}& Il file viene aperto e troncato a lunghezza nulla (o
2659 creato se non esiste), l'accesso viene posto in scrittura e
2660 lettura, lo \textit{stream} è posizionato all'inizio del
2663 \texttt{a} & Il file viene aperto (o creato se non esiste) in
2664 \textit{append mode}, l'accesso viene posto in sola
2666 \texttt{a+}& Il file viene aperto (o creato se non esiste) in
2667 \textit{append mode}, l'accesso viene posto in lettura e
2670 \texttt{b} & Specifica che il file è binario, non ha alcun effetto. \\
2671 \texttt{x} & L'apertura fallisce se il file esiste già. \\
2674 \caption{Modalità di apertura di uno \textit{stream} dello standard ANSI C
2675 che sono sempre presenti in qualunque sistema POSIX.}
2676 \label{tab:file_fopen_mode}
2679 In realtà lo standard ANSI C prevede un totale di 15 possibili valori
2680 diversi per \param{mode}, ma in tab.~\ref{tab:file_fopen_mode} si sono
2681 riportati solo i sei valori effettivi, ad essi può essere aggiunto pure
2682 il carattere \texttt{b} (come ultimo carattere o nel mezzo agli altri per
2683 le stringhe di due caratteri) che in altri sistemi operativi serve a
2684 distinguere i file binari dai file di testo; in un sistema POSIX questa
2685 distinzione non esiste e il valore viene accettato solo per
2686 compatibilità, ma non ha alcun effetto.
2688 La \acr{glibc} supporta alcune estensioni, queste devono essere sempre
2689 indicate dopo aver specificato il \param{mode} con uno dei valori di
2690 tab.~\ref{tab:file_fopen_mode}. L'uso del carattere \texttt{x} serve per
2691 evitare di sovrascrivere un file già esistente (è analoga all'uso dell'opzione
2692 \const{O\_EXCL} in \func{open}): se il file specificato già esiste e si
2693 aggiunge questo carattere a \param{mode} la \func{fopen} fallisce.
2695 Un'altra estensione serve a supportare la localizzazione, quando si
2696 aggiunge a \param{mode} una stringa della forma \verb|",ccs=STRING"| il
2697 valore \verb|STRING| è considerato il nome di una codifica dei caratteri
2698 e \func{fopen} marca il file per l'uso dei caratteri estesi e abilita le
2699 opportune funzioni di conversione in lettura e scrittura.
2701 Nel caso si usi \func{fdopen} i valori specificati da \param{mode} devono
2702 essere compatibili con quelli con cui il file descriptor è stato aperto.
2703 Inoltre i modi \cmd{w} e \cmd{w+} non troncano il file. La posizione nello
2704 \textit{stream} viene impostata a quella corrente nel file descriptor, e le
2705 variabili di errore e di fine del file (vedi sez.~\ref{sec:file_io}) sono
2706 cancellate. Il file non viene duplicato e verrà chiuso automaticamente alla
2707 chiusura dello \textit{stream}.
2709 I nuovi file saranno creati secondo quanto visto in
2710 sez.~\ref{sec:file_ownership_management} ed avranno i permessi di accesso
2712 \code{S\_IRUSR|S\_IWUSR|S\_IRGRP|S\_IWGRP|S\_IROTH|S\_IWOTH} (pari a
2713 \val{0666}) modificato secondo il valore della \textit{umask} per il processo
2714 (si veda sez.~\ref{sec:file_perm_management}). Una volta aperto lo
2715 \textit{stream}, si può cambiare la modalità di bufferizzazione (si veda
2716 sez.~\ref{sec:file_buffering_ctrl}) fintanto che non si è effettuato alcuna
2717 operazione di I/O sul file.
2719 In caso di file aperti in lettura e scrittura occorre ricordarsi che c'è
2720 di mezzo una bufferizzazione; per questo motivo lo standard ANSI C
2721 richiede che ci sia un'operazione di posizionamento fra un'operazione
2722 di output ed una di input o viceversa (eccetto il caso in cui l'input ha
2723 incontrato la fine del file), altrimenti una lettura può ritornare anche
2724 il risultato di scritture precedenti l'ultima effettuata.
2726 Per questo motivo è una buona pratica (e talvolta necessario) far seguire ad
2727 una scrittura una delle funzioni \func{fflush}, \func{fseek}, \func{fsetpos} o
2728 \func{rewind} prima di eseguire una rilettura; viceversa nel caso in cui si
2729 voglia fare una scrittura subito dopo aver eseguito una lettura occorre prima
2730 usare una delle funzioni \func{fseek}, \func{fsetpos} o \func{rewind}. Anche
2731 un'operazione nominalmente nulla come \code{fseek(file, 0, SEEK\_CUR)} è
2732 sufficiente a garantire la sincronizzazione.
2734 Una volta completate le operazioni su di esso uno \textit{stream} può essere
2735 chiuso con la funzione \funcd{fclose}, il cui prototipo è:
2739 \fdecl{int fclose(FILE *stream)}
2740 \fdesc{Chiude uno \textit{stream}.}
2743 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e \val{EOF} per un errore, nel
2744 qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EBADF} se il file
2745 descriptor indicato da \param{stream} non è valido, o uno dei valori
2746 specificati dalla sottostante funzione che è fallita (\func{close},
2747 \func{write} o \func{fflush}).
2751 La funzione chiude lo \textit{stream} \param{stream} ed effettua lo scarico di
2752 tutti i dati presenti nei buffer di uscita e scarta tutti i dati in ingresso;
2753 se era stato allocato un buffer per lo \textit{stream} questo verrà
2754 rilasciato. La funzione effettua lo scarico solo per i dati presenti nei
2755 buffer in \textit{user space} usati dalla \acr{glibc}; se si vuole essere
2756 sicuri che il kernel forzi la scrittura su disco occorrerà effettuare una
2757 \func{sync} (vedi sez.~\ref{sec:file_sync}).
2759 Linux supporta anche un'altra funzione, \funcd{fcloseall}, come estensione
2760 GNU implementata dalla \acr{glibc}, accessibile avendo definito
2761 \macro{\_GNU\_SOURCE}, il suo prototipo è:
2765 \fdecl{int fcloseall(void)}
2766 \fdesc{Chiude tutti gli \textit{stream}.}
2769 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e \val{EOF} per un errore, nel
2770 qual caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di \func{fclose}.}
2773 La funzione esegue lo scarico dei dati bufferizzati in uscita e scarta quelli
2774 in ingresso, chiudendo tutti i file. Questa funzione è provvista solo per i
2775 casi di emergenza, quando si è verificato un errore ed il programma deve
2776 essere abortito, ma si vuole compiere qualche altra operazione dopo aver
2777 chiuso i file e prima di uscire (si ricordi quanto visto in
2778 sez.~\ref{sec:proc_conclusion}).
2781 \subsection{Gestione dell'I/O e posizionamento su uno \textit{stream}}
2784 Una delle caratteristiche più utili dell'interfaccia degli \textit{stream} è
2785 la ricchezza delle funzioni disponibili per le operazioni di lettura e
2786 scrittura sui file. Sono infatti previste ben tre diverse modalità di
2787 input/output non formattato:
2789 \item\textsl{binario} in cui si leggono e scrivono blocchi di dati di
2790 dimensione arbitraria, (analogo della modalità ordinaria dell'I/O sui file
2791 descriptor), trattato in sez.~\ref{sec:file_binary_io}.
2792 \item\textsl{a caratteri} in cui si legge e scrive un carattere alla volta,
2793 con la bufferizzazione che viene gestita automaticamente dalla libreria,
2794 trattato in sez.~\ref{sec:file_char_io}.
2795 \item\textsl{di linea} in cui si legge e scrive una linea alla volta,
2796 (terminata dal carattere di newline \verb|'\n'|), trattato in
2797 sez.~\ref{sec:file_line_io}.
2799 a cui si aggiunge la modalità di input/output formattato, trattato in
2800 sez.~\ref{sec:file_formatted_io}.
2802 Ognuna di queste modalità utilizza per l'I/O delle funzioni specifiche che
2803 vedremo nelle sezioni citate, affronteremo qui tutte gli argomenti e le
2804 funzioni che si applicano in generale a tutte le modalità di I/O.
2806 A differenza di quanto avviene con l'interfaccia dei file descriptor, con gli
2807 \textit{stream} il raggiungimento della fine del file viene considerato un
2808 errore, e viene notificato come tale dai valori di uscita delle varie
2809 funzioni. Nella maggior parte dei casi questo avviene con la restituzione del
2810 valore intero (di tipo \ctyp{int}) \val{EOF} definito anch'esso nell'header
2811 \headfile{stdlib.h}. La costante deve essere negativa perché in molte funzioni
2812 un valore positivo indica la quantità di dati scritti, la \acr{glibc} usa il
2813 valore $-1$, ma altre implementazioni possono avere valori diversi.
2815 Dato che le funzioni dell'interfaccia degli \textit{stream} sono funzioni di
2816 libreria che si appoggiano a delle \textit{system call}, esse non impostano
2817 direttamente la variabile \var{errno}, che mantiene sempre il valore impostato
2818 dalla \textit{system call} invocata internamente che ha riportato l'errore.
2820 Siccome la condizione di \textit{end-of-file} è anch'essa segnalata come
2821 errore, nasce il problema di come distinguerla da un errore effettivo; basarsi
2822 solo sul valore di ritorno della funzione e controllare il valore di
2823 \var{errno} infatti non basta, dato che quest'ultimo potrebbe essere stato
2824 impostato in una altra occasione, (si veda sez.~\ref{sec:sys_errno} per i
2825 dettagli del funzionamento di \var{errno}).
2827 Per questo motivo tutte le implementazioni delle librerie standard mantengono
2828 per ogni \textit{stream} almeno due flag all'interno dell'oggetto \type{FILE},
2829 il flag di \textit{end-of-file}, che segnala che si è raggiunta la fine del
2830 file in lettura, e quello di errore, che segnala la presenza di un qualche
2831 errore nelle operazioni di input/output; questi due flag possono essere
2832 riletti dalle funzioni \funcd{feof} e \funcd{ferror}, i cui prototipi sono:
2836 \fdecl{int feof(FILE *stream)}
2837 \fdesc{Controlla il flag di \textit{end-of-file} di uno \textit{stream}.}
2838 \fdecl{int ferror(FILE *stream)}
2839 \fdesc{Controlla il flag di errore di uno \textit{stream}.}
2842 {Le funzioni ritornano un valore diverso da zero se i relativi flag sono
2843 impostati, e non prevedono condizioni di errore.}
2846 Si tenga presente comunque che la lettura di questi flag segnala soltanto che
2847 c'è stato un errore o che si è raggiunta la fine del file in una qualunque
2848 operazione sullo \textit{stream}, il controllo su quanto avvenuto deve quindi
2849 essere effettuato ogni volta che si chiama una funzione di libreria.
2851 Entrambi i flag (di errore e di \textit{end-of-file}) possono essere
2852 cancellati usando la funzione \funcd{clearerr}, il cui prototipo è:
2856 \fdecl{void clearerr(FILE *stream)}
2857 \fdesc{Cancella i flag di errore ed \textit{end-of-file} di uno
2861 {La funzione non ritorna nulla e prevede condizioni di errore.}
2864 In genere si usa questa funzione una volta che si sia identificata e corretta
2865 la causa di un errore per evitare di mantenere i flag attivi, così da poter
2866 rilevare una successiva ulteriore condizione di errore. Di questa funzione
2867 esiste una analoga \funcm{clearerr\_unlocked} (con lo stesso argomento e
2868 stessi valori di ritorno) che non esegue il blocco dello \textit{stream}
2869 (tratteremo il significato di blocco di uno \textit{stream} in
2870 sez.~\ref{sec:file_stream_thread}).
2872 Come per i file descriptor anche per gli \textit{stream} è possibile spostarsi
2873 all'interno di un file per effettuare operazioni di lettura o scrittura in un
2874 punto prestabilito, sempre che l'operazione di riposizionamento sia supportata
2875 dal file sottostante lo \textit{stream}, nel caso cioè in cui si ha a che fare
2876 con quello che viene detto un file ad \textsl{accesso casuale}. Dato che in un
2877 sistema Unix esistono vari tipi di file, come le \textit{fifo} ed i file di
2878 dispositivo (ad esempio i terminali), non è scontato che questo sia vero in
2879 generale, pur essendolo sempre nel caso di file di dati.
2881 Con Linux ed in generale in ogni sistema unix-like la posizione nel file, come
2882 abbiamo già visto in sez.~\ref{sec:file_lseek}, è espressa da un intero
2883 positivo, rappresentato dal tipo \type{off\_t}. Il problema è che alcune delle
2884 funzioni usate per il riposizionamento sugli \textit{stream} originano dalle
2885 prime versioni di Unix, in cui questo tipo non era ancora stato definito, e
2886 che in altri sistemi non è detto che la posizione su un file venga sempre
2887 rappresentata con il numero di caratteri dall'inizio: ad esempio nel VMS dove
2888 esistono i file a record (in cui cioè l'I/O avviene per blocchi, i record, di
2889 dimensione fissa), essa può essere rappresentata come un numero di record, più
2890 l'offset rispetto al record corrente.
2892 Tutto questo comporta la presenza di diverse funzioni che eseguono
2893 sostanzialmente le stesse operazioni, ma usano argomenti di tipo diverso. Le
2894 funzioni tradizionali usate per eseguire una modifica della posizione corrente
2895 sul file con uno \textit{stream} sono \funcd{fseek} e \funcd{rewind}, i
2896 rispettivi prototipi sono:
2900 \fdecl{int fseek(FILE *stream, long offset, int whence)}
2901 \fdesc{Sposta la posizione nello \textit{stream}.}
2902 \fdecl{void rewind(FILE *stream)}
2903 \fdesc{Riporta la posizione nello \textit{stream} all'inizio del file.}
2906 {La funzione \func{fseek} ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un
2907 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori di \func{lseek},
2908 \func{rewind} non ritorna nulla e non ha condizioni di errore.}
2911 L'uso di \func{fseek} è del tutto analogo a quello di \func{lseek} per i file
2912 descriptor (vedi sez.~\ref{sec:file_lseek}). Anche gli argomenti, a parte il
2913 tipo, hanno esattamente lo stesso significato. In particolare \param{whence}
2914 deve assumere gli stessi valori già visti nella prima parte di
2915 tab.~\ref{tab:lseek_whence_values}. La funzione restituisce 0 in caso di
2916 successo e -1 in caso di errore.
2918 La funzione \func{rewind} riporta semplicemente la posizione corrente sul file
2919 all'inizio dello \textit{stream}, ma non è esattamente equivalente ad aver
2920 eseguito una \code{fseek(stream, 0L, SEEK\_SET)}, in quanto con l'uso della
2921 funzione vengono cancellati anche i flag di errore e di fine del file.
2923 Per ottenere la posizione corrente sul file di uno \textit{stream} lo standard
2924 ANSI C prescrive l'uso della funzione \funcd{ftell}, il cui prototipo è:
2928 \fdecl{long ftell(FILE *stream)}
2929 \fdesc{Legge la posizione attuale nello \textit{stream}.}
2932 {La funzione ritorna la posizione corrente in caso di successo e $-1$ per un
2933 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori di \func{lseek}.}
2936 \noindent che restituisce la posizione come numero di byte dall'inizio dello
2939 Sia \func{fseek} che \func{ftell} esprimono la posizione nel file con un
2940 intero di tipo \ctyp{long}. Dato che in certi casi, ad esempio quando si usa
2941 un filesystem indicizzato a 64 bit su una macchina con architettura a 32 bit,
2942 questo può non essere possibile lo standard POSIX ha introdotto le nuove
2943 funzioni \funcd{fgetpos} e \funcd{fsetpos}, che invece usano il nuovo tipo
2944 \typed{fpos\_t}, ed i cui prototipi sono:
2948 \fdecl{int fsetpos(FILE *stream, fpos\_t *pos)}
2949 \fdesc{Imposta la posizione corrente sul file.}
2950 \fdecl{int fgetpos(FILE *stream, fpos\_t *pos)}
2951 \fdesc{Legge la posizione corrente sul file.}
2954 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2955 caso \var{errno} assumerà i valori di \func{lseek}.}
2958 In Linux, a partire dalle glibc 2.1, sono presenti anche le due funzioni
2959 \func{fseeko} e \func{ftello}, che sono assolutamente identiche alle
2960 precedenti \func{fseek} e \func{ftell} ma hanno argomenti di tipo
2961 \type{off\_t} anziché di tipo \ctyp{long int}. Dato che \ctyp{long} è nella
2962 gran parte dei casi un intero a 32 bit, questo diventa un problema quando la
2963 posizione sul file viene espressa con un valore a 64 bit come accade nei
2964 sistemi più moderni.
2966 % TODO: mettere prototipi espliciti fseeko e ftello o menzione?
2970 \subsection{Input/output binario}
2971 \label{sec:file_binary_io}
2973 La prima modalità di input/output non formattato ricalca quella della
2974 interfaccia dei file descriptor, e provvede semplicemente la scrittura e la
2975 lettura dei dati da un buffer verso un file e viceversa. In generale questa è
2976 la modalità che si usa quando si ha a che fare con dati non formattati. Le due
2977 funzioni che si usano per l'I/O binario sono \funcd{fread} ed \funcd{fwrite};
2978 i rispettivi prototipi sono:
2982 \fdecl{size\_t fread(void *ptr, size\_t size, size\_t nmemb, FILE *stream)}
2983 \fdesc{Legge i dati da uno \textit{stream}.}
2984 \fdecl{size\_t fwrite(const void *ptr, size\_t size, size\_t nmemb,
2986 \fdesc{Scrive i dati su uno \textit{stream}.}
2989 {Le funzioni ritornano il numero di elementi letti o scritti, in caso di
2990 errore o fine del file viene restituito un numero di elementi inferiore al
2994 Le funzioni rispettivamente leggono e scrivono \param{nmemb} elementi di
2995 dimensione \param{size} dal buffer \param{ptr} al file \param{stream}. In
2996 genere si usano queste funzioni quando si devono trasferire su file blocchi di
2997 dati binari in maniera compatta e veloce; un primo caso di uso tipico è quello
2998 in cui si salva un vettore (o un certo numero dei suoi elementi) con una
3000 \includecodesnip{listati/WriteVect.c}
3001 in questo caso devono essere specificate le dimensioni di ciascun
3002 elemento ed il numero di quelli che si vogliono scrivere. Un secondo
3003 caso è invece quello in cui si vuole trasferire su file una struttura;
3004 si avrà allora una chiamata tipo:
3005 \includecodesnip{listati/WriteStruct.c}
3006 in cui si specifica la dimensione dell'intera struttura ed un solo
3009 In realtà quello che conta nel trasferimento dei dati sono le dimensioni
3010 totali, che sono sempre pari al prodotto \code{size * nelem}, la differenza
3011 sta nel fatto che le funzioni non ritornano il numero di byte scritti, ma il
3012 numero di elementi (e con questo possono facilitare i conti).
3014 La funzione \func{fread} legge sempre un numero intero di elementi, se
3015 incontra la fine del file l'oggetto letto parzialmente viene scartato (lo
3016 stesso avviene in caso di errore). In questo caso la posizione dello
3017 \textit{stream} viene impostata alla fine del file (e non a quella
3018 corrispondente alla quantità di dati letti).
3020 In caso di errore (o fine del file per \func{fread}) entrambe le
3021 funzioni restituiscono il numero di oggetti effettivamente letti o
3022 scritti, che sarà inferiore a quello richiesto. Contrariamente a quanto
3023 avviene per i file descriptor, questo segnala una condizione di errore e
3024 occorrerà usare \func{feof} e \func{ferror} per stabilire la natura del
3027 Benché queste funzioni assicurino la massima efficienza per il
3028 salvataggio dei dati, i dati memorizzati attraverso di esse presentano
3029 lo svantaggio di dipendere strettamente dalla piattaforma di sviluppo
3030 usata ed in genere possono essere riletti senza problemi solo dallo
3031 stesso programma che li ha prodotti.
3033 Infatti diversi compilatori possono eseguire ottimizzazioni diverse delle
3034 strutture dati e alcuni compilatori (come il \cmd{gcc}) possono anche
3035 scegliere se ottimizzare l'occupazione di spazio, impacchettando più
3036 strettamente i dati, o la velocità inserendo opportuni \textit{padding} per
3037 l'allineamento dei medesimi generando quindi output binari diversi. Inoltre
3038 altre incompatibilità si possono presentare quando entrano in gioco differenze
3039 di architettura hardware, come la dimensione del bus o la modalità di
3040 ordinamento dei bit o il formato delle variabili in floating point.
3042 Per questo motivo quando si usa l'input/output binario occorre sempre prendere
3043 le opportune precauzioni come usare un formato di più alto livello che
3044 permetta di recuperare l'informazione completa, per assicurarsi che versioni
3045 diverse del programma siano in grado di rileggere i dati, tenendo conto delle
3046 eventuali differenze.
3048 La \acr{glibc} definisce infine due ulteriori funzioni per l'I/O binario,
3049 \funcd{fread\_unlocked} e \funcd{fwrite\_unlocked}, che evitano il lock
3050 implicito dello \textit{stream} usato per dalla librerie per la gestione delle
3051 applicazioni \textit{multi-thread} (si veda sez.~\ref{sec:file_stream_thread}
3052 per i dettagli), i loro prototipi sono:
3056 \fdecl{size\_t fread\_unlocked(void *ptr, size\_t size, size\_t
3057 nmemb, FILE *stream)}
3058 \fdecl{size\_t fwrite\_unlocked(const void *ptr, size\_t size,
3059 size\_t nmemb, FILE *stream)}
3060 \fdesc{Leggono o scrivono dati su uno \textit{stream} senza acquisire il lock
3061 implicito sullo stesso.}
3064 {Le funzioni ritornano gli stessi valori delle precedenti \func{fread} e
3068 % TODO: trattare in generale le varie *_unlocked
3071 \subsection{Input/output a caratteri}
3072 \label{sec:file_char_io}
3074 La seconda modalità di input/output è quella a caratteri, in cui si
3075 trasferisce un carattere alla volta. Le funzioni per la lettura a
3076 caratteri sono tre, \funcd{fgetc}, \funcd{getc} e \funcd{getchar}, ed i
3077 rispettivi prototipi sono:
3081 \fdecl{int getc(FILE *stream)}
3082 \fdecl{int fgetc(FILE *stream)}
3083 \fdesc{Leggono un singolo byte da uno \textit{stream}.}
3084 \fdecl{int getchar(void)}
3085 \fdesc{Legge un byte dallo \textit{standard input}.}
3088 {Le funzioni ritornano il byte letto in caso di successo e \val{EOF} per un
3089 errore o se si arriva alla fine del file.}
3092 La funzione \func{getc} legge un byte da \param{stream} e lo restituisce come
3093 intero, ed in genere è implementata come una macro per cui può avere
3094 \textit{side effects}, mentre \func{fgetc} è assicurato essere sempre una
3095 funzione. Infine \func{getchar} è equivalente a \code{getc(stdin)}.
3097 A parte \func{getchar}, che si usa in genere per leggere un carattere da
3098 tastiera, le altre due funzioni sono sostanzialmente equivalenti. La
3099 differenza è che \func{getc} è ottimizzata al massimo e normalmente
3100 viene implementata con una macro, per cui occorre stare attenti a cosa
3101 le si passa come argomento, infatti \param{stream} può essere valutato
3102 più volte nell'esecuzione, e non viene passato in copia con il
3103 meccanismo visto in sez.~\ref{sec:proc_var_passing}; per questo motivo se
3104 si passa un'espressione si possono avere effetti indesiderati.
3106 Invece \func{fgetc} è assicurata essere sempre una funzione, per questo motivo
3107 la sua esecuzione normalmente è più lenta per via dell'overhead della
3108 chiamata, ma è altresì possibile ricavarne l'indirizzo, che può essere passato
3109 come argomento ad un altra funzione (e non si hanno i problemi accennati in
3110 precedenza nel tipo di argomento).
3112 Le tre funzioni restituiscono tutte un \ctyp{unsigned char} convertito
3113 ad \ctyp{int} (si usa \ctyp{unsigned char} in modo da evitare
3114 l'espansione del segno). In questo modo il valore di ritorno è sempre
3115 positivo, tranne in caso di errore o fine del file.
3117 Nelle estensioni GNU che provvedono la localizzazione sono definite tre
3118 funzioni equivalenti alle precedenti, \funcd{getwc}, \funcd{fgetwc} e
3119 \funcd{getwchar}, che invece di un carattere di un byte restituiscono un
3120 carattere in formato esteso (cioè di tipo \ctyp{wint\_t}), il loro prototipo
3126 \fdecl{wint\_t getwc(FILE *stream)}
3127 \fdecl{wint\_t fgetwc(FILE *stream)}
3128 \fdesc{Leggono un carattere da uno \textit{stream}.}
3129 \fdecl{wint\_t getwchar(void)}
3130 \fdesc{Legge un carattere dallo \textit{standard input}.}
3133 {Le funzioni ritornano il carattere letto in caso di successo e \val{WEOF} per
3134 un errore o se si arriva alla fine del file.}
3137 La funzione \func{getwc} legge un carattere esteso da \param{stream} e lo
3138 restituisce come intero, ed in genere è implementata come una macro, mentre
3139 \func{fgetwc} è assicurata essere sempre una funzione. Infine \func{getwchar}
3140 è equivalente a \code{getwc(stdin)}.
3142 Per scrivere un carattere si possono usare tre funzioni, analoghe alle
3143 precedenti usate per leggere: \funcd{putc}, \funcd{fputc} e \funcd{putchar}; i
3144 loro prototipi sono:
3148 \fdecl{int putc(int c, FILE *stream)}
3149 \fdecl{int fputc(int c, FILE *stream)}
3150 \fdesc{Scrive un byte su uno \textit{stream}.}
3151 \fdecl{int putchar(int c)}
3152 \fdesc{Scrive un byte sullo \textit{standard output}.}
3155 {Le funzioni ritornano il valore del byte scritto in caso di successo e
3156 \val{EOF} per un errore.}
3159 La funzione \func{putc} scrive un byte su \param{stream} e lo restituisce come
3160 intero, ed in genere è implementata come una macro, mentre \func{fputc} è
3161 assicurata essere sempre una funzione. Infine \func{putchar} è equivalente a
3162 \code{putc(stdout)}. Tutte queste funzioni scrivono sempre un byte alla
3163 volta, anche se prendono come argomento un \ctyp{int} (che pertanto deve
3164 essere ottenuto con un cast da un \ctyp{unsigned char}). Anche il valore di
3165 ritorno è sempre un intero; in caso di errore o fine del file il valore di
3166 ritorno è \val{EOF}.
3168 Come nel caso dell'I/O binario con \func{fread} e \func{fwrite} la \acr{glibc}
3169 provvede come estensione, per ciascuna delle funzioni precedenti,
3170 un'ulteriore funzione, il cui nome è ottenuto aggiungendo un
3171 \code{\_unlocked}, che esegue esattamente le stesse operazioni, evitando però
3172 il lock implicito dello \textit{stream}.
3174 Per compatibilità con SVID sono inoltre provviste anche due funzioni,
3175 \funcd{getw} e \funcd{putw}, da usare per leggere e scrivere una \textit{word}
3176 (cioè due byte in una volta); i loro prototipi sono:
3180 \fdecl{getw(FILE *stream)}
3181 \fdesc{Legge una parola da uno \textit{stream}.}
3182 \fdecl{int putw(int w, FILE *stream)}
3183 \fdesc{Scrive una parola su uno \textit{stream}.}
3186 {Le funzioni ritornano la parola letta o scritta in caso di successo e
3187 \val{EOF} per un errore.}
3190 Le funzioni leggono e scrivono una \textit{word} di due byte, usando comunque
3191 una variabile di tipo \ctyp{int}; il loro uso è deprecato in favore dell'uso
3192 di \func{fread} e \func{fwrite}, in quanto non è possibile distinguere il
3193 valore -1 da una condizione di errore che restituisce \val{EOF}.
3195 Uno degli usi più frequenti dell'input/output a caratteri è nei programmi di
3196 \textit{parsing} in cui si analizza il testo; in questo contesto diventa utile
3197 poter analizzare il carattere successivo da uno \textit{stream} senza estrarlo
3198 effettivamente (la tecnica è detta \textit{peeking ahead}) in modo che il
3199 programma possa regolarsi avendo dato una \textsl{sbirciatina} a quello che
3202 Nel nostro caso questo tipo di comportamento può essere realizzato prima
3203 leggendo il carattere, e poi rimandandolo indietro, cosicché ridiventi
3204 disponibile per una lettura successiva; la funzione che inverte la
3205 lettura si chiama \funcd{ungetc} ed il suo prototipo è:
3209 \fdecl{int ungetc(int c, FILE *stream)}
3210 \fdesc{Manda indietro un byte su uno \textit{stream}.}
3213 {La funzione ritorna il byte inviato in caso di successo e \val{EOF} per un
3217 La funzione rimanda indietro il carattere \param{c}, con un cast a
3218 \ctyp{unsigned char}, sullo \textit{stream} \param{stream}. Benché lo standard
3219 ANSI C preveda che l'operazione possa essere ripetuta per un numero arbitrario
3220 di caratteri, alle implementazioni è richiesto di garantire solo un livello;
3221 questo è quello che fa la \acr{glibc}, che richiede che avvenga un'altra
3222 operazione fra due \func{ungetc} successive.
3224 Non è necessario che il carattere che si manda indietro sia l'ultimo che si è
3225 letto, e non è necessario neanche avere letto nessun carattere prima di usare
3226 \func{ungetc}, ma di norma la funzione è intesa per essere usata per rimandare
3227 indietro l'ultimo carattere letto. Nel caso \param{c} sia un \val{EOF} la
3228 funzione non fa nulla, e restituisce sempre \val{EOF}; così si può usare
3229 \func{ungetc} anche con il risultato di una lettura alla fine del file.
3231 Se si è alla fine del file si può comunque rimandare indietro un carattere, il
3232 flag di \textit{end-of-file} verrà automaticamente cancellato perché c'è un
3233 nuovo carattere disponibile che potrà essere riletto successivamente.
3235 Infine si tenga presente che \func{ungetc} non altera il contenuto del file,
3236 ma opera esclusivamente sul buffer interno. Se si esegue una qualunque delle
3237 operazioni di riposizionamento (vedi sez.~\ref{sec:file_io}) i caratteri
3238 rimandati indietro vengono scartati.
3241 \subsection{Input/output di linea}
3242 \label{sec:file_line_io}
3244 La terza ed ultima modalità di input/output non formattato è quella di linea,
3245 in cui si legge o si scrive una riga alla volta. Questa è la modalità usata
3246 normalmente per l'I/O da terminale, ed è anche quella che presenta le
3247 caratteristiche più controverse.
3249 Le funzioni previste dallo standard ANSI C per leggere una linea sono
3250 sostanzialmente due, \funcd{gets} e \funcd{fgets}, i cui rispettivi
3255 \fdecl{char *gets(char *string)}
3256 \fdesc{Legge una linea di testo dallo \textit{standard input}.}
3257 \fdecl{char *fgets(char *string, int size, FILE *stream)}
3258 \fdesc{Legge una linea di testo da uno \textit{stream}.}
3261 {Le funzioni ritornano l'indirizzo della stringa con la linea di testo letta o
3262 scritta in caso di successo e \val{NULL} per un errore.}
3265 Entrambe le funzioni effettuano la lettura, dal file specificato \func{fgets},
3266 dallo \textit{standard input} \func{gets}, di una linea di caratteri terminata
3267 dal carattere ASCII di \textit{newline}, che come detto corrisponde a quello
3268 generato dalla pressione del tasto di invio sulla tastiera. Si tratta del
3269 carattere che indica la terminazione di una riga (in sostanza del carattere di
3270 ``\textsl{a capo}'') che viene rappresentato nelle stringhe di formattazione
3271 che vedremo in sez.~\ref{sec:file_formatted_io} come
3272 ``\verb|\n|''. Nell'esecuzione delle funzioni \func{gets} sostituisce
3273 ``\verb|\n|'' con uno zero, mentre \func{fgets} aggiunge uno zero dopo il
3274 \textit{newline}, che resta dentro la stringa.
3276 \itindbeg{buffer~overflow}
3278 Se la lettura incontra la fine del file (o c'è un errore) viene restituito un
3279 puntatore \val{NULL}, ed il buffer \param{buf} non viene toccato. L'uso di
3280 \func{gets} è deprecato e deve essere assolutamente evitato, la funzione
3281 infatti non controlla il numero di byte letti, per cui nel caso la stringa
3282 letta superi le dimensioni del buffer, si avrà un \textit{buffer overflow},
3283 con sovrascrittura della memoria del processo adiacente al
3284 buffer.\footnote{questa tecnica è spiegata in dettaglio e con molta efficacia
3285 nell'ormai famoso articolo di Aleph1 \cite{StS}.}
3287 Questa è una delle vulnerabilità più sfruttate per guadagnare accessi non
3288 autorizzati al sistema (i cosiddetti \textit{exploit}), basta infatti inviare
3289 una stringa sufficientemente lunga ed opportunamente forgiata per
3290 sovrascrivere gli indirizzi di ritorno nello \textit{stack} (supposto che la
3291 \func{gets} sia stata chiamata da una subroutine), in modo da far ripartire
3292 l'esecuzione nel codice inviato nella stringa stessa, che in genere contiene
3293 uno \textit{shell code}, cioè una sezione di programma che lancia una shell da
3294 cui si potranno poi eseguire altri programmi.
3296 \itindend{buffer~overflow}
3298 La funzione \func{fgets} non ha i precedenti problemi di \func{gets} in quanto
3299 prende in ingresso la dimensione del buffer \param{size}, che non verrà mai
3300 ecceduta in lettura. La funzione legge fino ad un massimo di \param{size}
3301 caratteri (\textit{newline} compreso), ed aggiunge uno zero di terminazione;
3302 questo comporta che la stringa possa essere al massimo di \code{size-1}
3303 caratteri. Se la linea eccede la dimensione del buffer verranno letti solo
3304 \code{size-1} caratteri, ma la stringa sarà sempre terminata correttamente con
3305 uno zero finale; sarà possibile leggere i rimanenti caratteri in una chiamata
3308 Per la scrittura di una linea lo standard ANSI C prevede altre due
3309 funzioni, \funcd{fputs} e \funcd{puts}, analoghe a quelle di lettura, i
3310 rispettivi prototipi sono:
3314 \fdecl{int puts(char *string)}
3315 \fdesc{Scrive una linea di testo sullo \textit{standard output}.}
3316 \fdecl{int fputs(char *string, int size, FILE *stream)}
3317 \fdesc{Scrive una linea di testo su uno \textit{stream}.}
3320 {Le funzioni ritornano un valore non negativo in caso di successo e \val{EOF}
3324 La funzione \func{puts} scrive una linea di testo mantenuta
3325 all'indirizzo \param{string} sullo \textit{standard output} mentre \func{puts}
3326 la scrive sul file indicato da \param{stream}. Dato che in questo caso si
3327 scrivono i dati in uscita \func{puts} non ha i problemi di \func{gets} ed è in
3328 genere la forma più immediata per scrivere messaggi sullo \textit{standard
3329 output}; la funzione prende una stringa terminata da uno zero ed aggiunge
3330 automaticamente il ritorno a capo. La differenza con \func{fputs} (a parte la
3331 possibilità di specificare un file diverso da \var{stdout}) è che quest'ultima
3332 non aggiunge il \textit{newline}, che deve essere previsto esplicitamente.
3334 Come per le analoghe funzioni di input/output a caratteri, anche per l'I/O di
3335 linea esistono delle estensioni per leggere e scrivere linee di caratteri
3336 estesi, le funzioni in questione sono \funcd{fgetws} e \funcd{fputws} ed i
3337 loro prototipi sono:
3341 \fdecl{wchar\_t *fgetws(wchar\_t *ws, int n, FILE *stream)}
3342 \fdesc{Legge una stringa di carattere estesi da uno \textit{stream}.}
3343 \fdecl{int fputws(const wchar\_t *ws, FILE *stream)}
3344 \fdesc{Scrive una stringa di carattere estesi da uno \textit{stream}.}
3347 {Le funzioni ritornano rispettivamente l'indirizzo della stringa o un non
3348 negativo in caso di successo e \val{NULL} o \val{EOF} per un errore o per la
3353 La funzione \func{fgetws} legge un massimo di \param{n} caratteri estesi dal
3354 file \param{stream} al buffer \param{ws}, mentre la funzione \func{fputws}
3355 scrive la linea \param{ws} di caratteri estesi sul file indicato
3356 da \param{stream}. Il comportamento di queste due funzioni è identico a
3357 quello di \func{fgets} e \func{fputs}, a parte il fatto che tutto (numero di
3358 caratteri massimo, terminatore della stringa, \textit{newline}) è espresso in
3359 termini di caratteri estesi anziché di normali caratteri ASCII.
3361 Come per l'I/O binario e quello a caratteri, anche per l'I/O di linea la
3362 \acr{glibc} supporta una serie di altre funzioni, estensioni di tutte quelle
3363 illustrate finora (eccetto \func{gets} e \func{puts}), che eseguono
3364 esattamente le stesse operazioni delle loro equivalenti, evitando però il lock
3365 implicito dello \textit{stream} (vedi sez.~\ref{sec:file_stream_thread}). Come
3366 per le altre forma di I/O, dette funzioni hanno lo stesso nome della loro
3367 analoga normale, con l'aggiunta dell'estensione \code{\_unlocked}.
3369 Come abbiamo visto, le funzioni di lettura per l'input/output di linea
3370 previste dallo standard ANSI C presentano svariati inconvenienti. Benché
3371 \func{fgets} non abbia i gravissimi problemi di \func{gets}, può comunque dare
3372 risultati ambigui se l'input contiene degli zeri; questi infatti saranno
3373 scritti sul buffer di uscita e la stringa in output apparirà come più corta
3374 dei byte effettivamente letti. Questa è una condizione che è sempre possibile
3375 controllare (deve essere presente un \textit{newline} prima della effettiva
3376 conclusione della stringa presente nel buffer), ma a costo di una
3377 complicazione ulteriore della logica del programma. Lo stesso dicasi quando si
3378 deve gestire il caso di stringa che eccede le dimensioni del buffer.
3380 Per questo motivo la \acr{glibc} prevede, come estensione GNU, due nuove
3381 funzioni per la gestione dell'input/output di linea, il cui uso permette di
3382 risolvere questi problemi. L'uso di queste funzioni deve essere attivato
3383 definendo la macro \macro{\_GNU\_SOURCE} prima di includere
3384 \headfile{stdio.h}. La prima delle due, \funcd{getline}, serve per leggere una
3385 linea terminata da un \textit{newline}, esattamente allo stesso modo di
3386 \func{fgets}, il suo prototipo è:
3390 \fdecl{ssize\_t getline(char **buffer, size\_t *n, FILE *stream)}
3391 \fdesc{Legge una riga da uno \textit{stream}.}
3394 {La funzione ritorna il numero di caratteri letti in caso di successo e $-1$
3395 per un errore o per il raggiungimento della fine del file.}
3398 La funzione legge una linea dal file \param{stream} copiandola sul buffer
3399 indicato da \param{buffer} riallocandolo se necessario (l'indirizzo del buffer
3400 e la sua dimensione vengono sempre riscritte). Permette così di eseguire una
3401 lettura senza doversi preoccupare della eventuale lunghezza eccessiva della
3404 Essa prende come primo argomento l'indirizzo del puntatore al buffer su cui si
3405 vuole copiare la linea. Quest'ultimo \emph{deve} essere stato allocato in
3406 precedenza con una \func{malloc}, non si può cioè passare come argomento primo
3407 argomento l'indirizzo di un puntatore ad una variabile locale. Come secondo
3408 argomento la funzione vuole l'indirizzo della variabile contenente le
3409 dimensioni del buffer suddetto.
3411 Se il buffer di destinazione è sufficientemente ampio la stringa viene scritta
3412 subito, altrimenti il buffer viene allargato usando \func{realloc} e la nuova
3413 dimensione ed il nuovo puntatore vengono restituiti indietro, si noti infatti
3414 come entrambi gli argomenti siano dei \textit{value result argument}, per i
3415 quali vengono passati dei puntatori anziché i valori delle variabili, secondo
3416 quanto abbiamo descritto in sez.~\ref{sec:proc_var_passing}).
3418 Se si passa alla funzione l'indirizzo di un puntatore impostato a \val{NULL} e
3419 \var{*n} è zero, la funzione provvede da sola all'allocazione della memoria
3420 necessaria a contenere la linea. In tutti i casi si ottiene dalla funzione un
3421 puntatore all'inizio del testo della linea letta. Un esempio di codice può
3423 \includecodesnip{listati/getline.c}
3424 e per evitare \textit{memory leak} occorre ricordarsi di liberare la memoria
3425 allocata dalla funzione eseguendo una \func{free} su \var{ptr}.
3427 Il valore di ritorno di \func{getline} indica il numero di caratteri letti
3428 dallo \textit{stream}, quindi compreso il \textit{newline}, ma non lo zero di
3429 terminazione. Questo permette anche di distinguere anche gli eventuali zeri
3430 letti come dati dallo \textit{stream} da quello inserito dalla funzione dopo
3431 il \textit{newline} per terminare la stringa. Se si è alla fine del file e
3432 non si è potuto leggere nulla o se c'è stato un errore la funzione restituisce
3435 La seconda estensione GNU per la lettura con l'I/O di linea è una
3436 generalizzazione di \func{getline} per poter usare come separatore delle linee
3437 un carattere qualsiasi al posto del \textit{newline}. La funzione si chiama
3438 \funcd{getdelim} ed il suo prototipo è:
3442 \fdecl{size\_t getdelim(char **buffer, size\_t *n, int delim, FILE *stream)}
3443 \fdesc{Legge da uno \textit{stream} una riga delimitata da un carattere
3447 {La funzione ha gli stessi valori di ritorno e gli stessi errori di
3451 La funzione è identica a \func{getline} solo che usa \param{delim} al posto
3452 del carattere di \textit{newline} come separatore di linea. Il comportamento
3453 di \func{getdelim} è identico a quello di \func{getline}, che può essere
3454 implementata da \func{getdelim} passando ``\verb|\n|'' come valore
3455 dell'argomento \param{delim}.
3458 \subsection{Input/output formattato}
3459 \label{sec:file_formatted_io}
3461 L'ultima modalità di input/output è quella formattata, che è una delle
3462 caratteristiche più utilizzate delle librerie standard del C; in genere questa
3463 è la modalità in cui si esegue normalmente l'output su terminale poiché
3464 permette di stampare in maniera facile e veloce dati, tabelle e messaggi.
3466 L'output formattato viene eseguito con una delle 13 funzioni della famiglia
3467 \func{printf}; le tre più usate sono \funcd{printf}, \funcd{fprintf} e
3468 \funcd{sprintf}, i cui prototipi sono:
3472 \fdecl{int printf(const char *format, ...)}
3473 \fdesc{Scrive una stringa formattata sullo \textit{standard output}.}
3474 \fdecl{int fprintf(FILE *stream, const char *format, ...)}
3475 \fdesc{Scrive una stringa formattata su uno \textit{stream}.}
3476 \fdecl{int sprintf(char *str, const char *format, ...)}
3477 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
3480 {Le funzioni ritornano il numero di caratteri scritti in caso di successo e un
3481 valore negativo per un errore.}
3485 Le funzioni usano la stringa \param{format} come indicatore del formato con
3486 cui dovrà essere scritto il contenuto degli argomenti, il cui numero è
3487 variabile e dipende dal formato stesso.
3489 Le prime due servono per scrivere su file (lo \textit{standard output} o
3490 quello specificato) la terza permette di scrivere su una stringa, in genere
3491 l'uso di \func{sprintf} è sconsigliato in quanto è possibile, se non si ha la
3492 sicurezza assoluta sulle dimensioni del risultato della stampa, eccedere le
3493 dimensioni di \param{str}, con conseguente sovrascrittura di altre variabili e
3494 possibili \textit{buffer overflow}. Per questo motivo si consiglia l'uso
3495 dell'alternativa \funcd{snprintf}, il cui prototipo è:
3499 \fdecl{snprintf(char *str, size\_t size, const char *format, ...)}
3500 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
3503 {La funzione ha lo stesso valore di ritorno e gli stessi errori di
3507 \noindent la funzione è identica a \func{sprintf}, ma non scrive
3508 su \param{str} più di \param{size} caratteri, garantendo così che il buffer
3509 non possa essere sovrascritto.
3514 \begin{tabular}[c]{|l|l|p{10cm}|}
3516 \textbf{Valore} & \textbf{Tipo} & \textbf{Significato} \\
3519 \cmd{\%d} &\ctyp{int} & Stampa un numero intero in formato decimale
3521 \cmd{\%i} &\ctyp{int} & Identico a \cmd{\%d} in output.\\
3522 \cmd{\%o} &\ctyp{unsigned int}& Stampa un numero intero come ottale.\\
3523 \cmd{\%u} &\ctyp{unsigned int}& Stampa un numero intero in formato
3524 decimale senza segno.\\
3526 \cmd{\%X} &\ctyp{unsigned int}& Stampano un intero in formato esadecimale,
3527 rispettivamente con lettere minuscole e
3529 \cmd{\%f} &\ctyp{double} & Stampa un numero in virgola mobile con la
3530 notazione a virgola fissa.\\
3532 \cmd{\%E} &\ctyp{double} & Stampano un numero in virgola mobile con la
3533 notazione esponenziale, rispettivamente con
3534 lettere minuscole e maiuscole.\\
3536 \cmd{\%G} &\ctyp{double} & Stampano un numero in virgola mobile con la
3537 notazione più appropriate delle due precedenti,
3538 rispettivamente con lettere minuscole e
3541 \cmd{\%A} &\ctyp{double} & Stampano un numero in virgola mobile in
3542 notazione esadecimale frazionaria.\\
3543 \cmd{\%c} &\ctyp{int} & Stampa un carattere singolo.\\
3544 \cmd{\%s} &\ctyp{char *} & Stampa una stringa.\\
3545 \cmd{\%p} &\ctyp{void *} & Stampa il valore di un puntatore.\\
3546 \cmd{\%n} &\ctyp{\&int} & Prende il numero di caratteri stampati finora.\\
3547 \cmd{\%\%}& & Stampa un ``\texttt{\%}''.\\
3550 \caption{Valori possibili per gli specificatori di conversione in una
3551 stringa di formato di \func{printf}.}
3552 \label{tab:file_format_spec}
3555 La parte più complessa delle funzioni di scrittura formattata è il formato
3556 della stringa \param{format} che indica le conversioni da fare, e da cui
3557 deriva anche il numero degli argomenti che dovranno essere passati a seguire:
3558 si noti come tutte queste funzioni siano ``\textit{variadic}'', prendendo un
3559 numero di argomenti variabile che dipende appunto da quello che si è
3560 specificato in \param{format}.
3562 La stringa di formato è costituita da caratteri normali (tutti eccetto
3563 ``\texttt{\%}''), che vengono passati invariati in uscita, e da direttive di
3564 conversione, in cui devono essere sempre presenti il carattere
3565 ``\texttt{\%}'', che introduce la direttiva, ed uno degli specificatori di
3566 conversione (riportati in tab.~\ref{tab:file_format_spec}) che la conclude.
3568 Il formato di una direttiva di conversione prevede una serie di possibili
3569 elementi opzionali oltre al carattere ``\cmd{\%}'' e allo specificatore di
3570 conversione. In generale essa è sempre del tipo:
3572 % [n. parametro $] [flag] [[larghezza] [. precisione]] [tipo] conversione
3574 in cui tutti i valori tranne il ``\texttt{\%}'' e lo specificatore di
3575 conversione sono opzionali (e per questo sono indicati fra parentesi quadre);
3576 si possono usare più elementi opzionali, nel qual caso devono essere
3577 specificati in questo ordine:
3579 \item uno specificatore del parametro da usare (terminato da un carattere
3581 \item uno o più flag (i cui valori possibili sono riassunti in
3582 tab.~\ref{tab:file_format_flag}) che controllano il formato di stampa della
3584 \item uno specificatore di larghezza (un numero decimale), eventualmente
3585 seguito (per i numeri in virgola mobile) da un specificatore di precisione
3586 (un altro numero decimale),
3587 \item uno specificatore del tipo di dato, che ne indica la dimensione (i cui
3588 valori possibili sono riassunti in tab.~\ref{tab:file_format_type}).
3594 \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
3596 \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\
3599 \val{\#} & Chiede la conversione in forma alternativa.\\
3600 \val{0} & La conversione è riempita con zeri alla sinistra del valore.\\
3601 \val{-} & La conversione viene allineata a sinistra sul bordo del campo.\\
3602 \val{' '}& Mette uno spazio prima di un numero con segno di valore
3604 \val{+} & Mette sempre il segno ($+$ o $-$) prima di un numero.\\
3607 \caption{I valori dei flag per il formato di \func{printf}}
3608 \label{tab:file_format_flag}
3611 Dettagli ulteriori sulle varie opzioni di stampa e su tutte le casistiche
3612 dettagliate dei vari formati possono essere trovati nella pagina di manuale di
3613 \func{printf} e nella documentazione della \acr{glibc}.
3618 \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
3620 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
3623 \cmd{hh} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{char} con o senza
3624 segno, o il puntatore per il numero dei parametri \cmd{n} è di
3626 \cmd{h} & Una conversione intera corrisponde a uno \ctyp{short} con o
3627 senza segno, o il puntatore per il numero dei parametri \cmd{n}
3628 è di tipo \ctyp{short}.\\
3629 \cmd{l} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{long} con o
3630 senza segno, o il puntatore per il numero dei parametri \cmd{n}
3631 è di tipo \ctyp{long}, o il carattere o la stringa seguenti
3632 sono in formato esteso.\\
3633 \cmd{ll} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{long long} con o
3634 senza segno, o il puntatore per il numero dei parametri \cmd{n}
3635 è di tipo \ctyp{long long}.\\
3636 \cmd{L} & Una conversione in virgola mobile corrisponde a un
3638 \cmd{q} & Sinonimo di \cmd{ll}.\\
3639 \cmd{j} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{intmax\_t} o
3640 \ctyp{uintmax\_t}.\\
3641 \cmd{z} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{size\_t} o
3643 \cmd{t} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{ptrdiff\_t}.\\
3646 \caption{Il modificatore di tipo di dato per il formato di \func{printf}}
3647 \label{tab:file_format_type}
3650 Una versione alternativa delle funzioni di output formattato, che permettono
3651 di usare il puntatore ad una lista variabile di argomenti (vedi
3652 sez.~\ref{sec:proc_variadic}), sono \funcd{vprintf}, \funcd{vfprintf} e
3653 \funcd{vsprintf}, i cui prototipi sono:
3657 \fdecl{int vprintf(const char *format, va\_list ap)}
3658 \fdesc{Scrive una stringa formattata sullo \textit{standard output}.}
3659 \fdecl{int vfprintf(FILE *stream, const char *format, va\_list ap)}
3660 \fdesc{Scrive una stringa formattata su uno \textit{stream}.}
3661 \fdecl{int vsprintf(char *str, const char *format, va\_list ap)}
3662 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
3665 {Le funzioni ritornano il numero di caratteri scritti in caso di successo e un
3666 valore negativo per un errore.}
3669 Con queste funzioni diventa possibile selezionare gli argomenti che si
3670 vogliono passare ad una funzione di stampa, passando direttamente la lista
3671 tramite l'argomento \param{ap}. Per poter far questo ovviamente la lista
3672 variabile degli argomenti dovrà essere opportunamente trattata (l'argomento è
3673 esaminato in sez.~\ref{sec:proc_variadic}), e dopo l'esecuzione della funzione
3674 l'argomento \param{ap} non sarà più utilizzabile (in generale dovrebbe essere
3675 eseguito un \code{va\_end(ap)} ma in Linux questo non è necessario).
3677 Come per \func{sprintf} anche per \func{vsprintf} esiste una analoga
3678 \funcd{vsnprintf} che pone un limite sul numero di caratteri che vengono
3679 scritti sulla stringa di destinazione:
3683 \fdecl{vsnprintf(char *str, size\_t size, const char *format, va\_list ap)}
3684 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
3687 {La funzione ha lo stesso valore di ritorno e gli stessi errori di
3691 \noindent in modo da evitare possibili \textit{buffer overflow}.
3694 Per eliminare alla radice questi problemi, la \acr{glibc} supporta una
3695 specifica estensione GNU che alloca dinamicamente tutto lo spazio necessario;
3696 l'estensione si attiva al solito definendo \macro{\_GNU\_SOURCE}, le due
3697 funzioni sono \funcd{asprintf} e \funcd{vasprintf}, ed i rispettivi prototipi
3702 \fdecl{int asprintf(char **strptr, const char *format, ...)}
3703 \fdecl{int vasprintf(char **strptr, const char *format, va\_list ap)}
3704 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
3707 {Le funzioni hanno lo stesso valore di ritorno e gli stessi errori di
3712 Entrambe le funzioni prendono come argomento \param{strptr} che deve essere
3713 l'indirizzo di un puntatore ad una stringa di caratteri, in cui verrà
3714 restituito (si ricordi quanto detto in sez.~\ref{sec:proc_var_passing} a
3715 proposito dei \textit{value result argument}) l'indirizzo della stringa
3716 allocata automaticamente dalle funzioni. Occorre inoltre ricordarsi di
3717 invocare \func{free} per liberare detto puntatore quando la stringa non serve
3718 più, onde evitare \textit{memory leak}.
3720 % TODO verificare se mettere prototipi di \func{dprintf} e \func{vdprintf}
3722 Infine una ulteriore estensione GNU definisce le due funzioni \funcm{dprintf} e
3723 \funcm{vdprintf}, che prendono un file descriptor al posto dello
3724 \textit{stream}. Altre estensioni permettono di scrivere con caratteri
3725 estesi. Anche queste funzioni, il cui nome è generato dalle precedenti
3726 funzioni aggiungendo una \texttt{w} davanti a \texttt{print}, sono trattate in
3727 dettaglio nella documentazione della \acr{glibc}.
3729 In corrispondenza alla famiglia di funzioni \func{printf} che si usano per
3730 l'output formattato, l'input formattato viene eseguito con le funzioni della
3731 famiglia \func{scanf}; fra queste le tre più importanti sono \funcd{scanf},
3732 \funcd{fscanf} e \funcd{sscanf}, i cui prototipi sono:
3736 \fdecl{int scanf(const char *format, ...)}
3737 \fdesc{Esegue la scansione di dati dallo \textit{standard input}.}
3738 \fdecl{int fscanf(FILE *stream, const char *format, ...)}
3739 \fdesc{Esegue la scansione di dati da uno \textit{stream}. }
3740 \fdecl{int sscanf(char *str, const char *format, ...)}
3741 \fdesc{Esegue la scansione di dati da un buffer.}
3744 {La funzione ritorna il numero di elementi assegnati in caso di successo e
3745 \val{EOF} per un errore o se si raggiunta la fine del file.}
3748 Le funzioni eseguono una scansione della rispettiva fonte di input cercando
3749 una corrispondenza di quanto letto con il formato dei dati specificato
3750 da \param{format}, ed effettua le relative conversioni memorizzando il
3751 risultato negli argomenti seguenti, il cui numero è variabile e dipende dal
3752 valore di \param{format}. Come per le analoghe funzioni di scrittura esistono
3753 le relative \funcm{vscanf}, \funcm{vfscanf} e \funcm{vsscanf} che usano un
3754 puntatore ad una lista di argomenti. Le funzioni ritornano il numero di
3755 elementi assegnati. Questi possono essere in numero inferiore a quelli
3756 specificati, ed anche zero. Quest'ultimo valore significa che non si è trovata
3759 Tutte le funzioni della famiglia delle \func{scanf} vogliono come argomenti i
3760 puntatori alle variabili che dovranno contenere le conversioni; questo è un
3761 primo elemento di disagio in quanto è molto facile dimenticarsi di questa
3764 Le funzioni leggono i caratteri dallo \textit{stream} (o dalla stringa) di
3765 input ed eseguono un confronto con quanto indicato in \param{format}, la
3766 sintassi di questo argomento è simile a quella usata per l'analogo di
3767 \func{printf}, ma ci sono varie differenze. Le funzioni di input infatti sono
3768 più orientate verso la lettura di testo libero che verso un input formattato
3769 in campi fissi. Uno spazio in \param{format} corrisponde con un numero
3770 qualunque di caratteri di separazione (che possono essere spazi, tabulatori,
3771 virgole ecc.), mentre caratteri diversi richiedono una corrispondenza
3772 esatta. Le direttive di conversione sono analoghe a quelle di \func{printf} e
3773 si trovano descritte in dettaglio nelle pagine di manuale e nel manuale della
3776 Le funzioni eseguono la lettura dall'input, scartano i separatori (e gli
3777 eventuali caratteri diversi indicati dalla stringa di formato) effettuando le
3778 conversioni richieste; in caso la corrispondenza fallisca (o la funzione non
3779 sia in grado di effettuare una delle conversioni richieste) la scansione viene
3780 interrotta immediatamente e la funzione ritorna lasciando posizionato lo
3781 \textit{stream} al primo carattere che non corrisponde.
3783 Data la notevole complessità di uso di queste funzioni, che richiedono molta
3784 cura nella definizione delle corrette stringhe di formato e sono facilmente
3785 soggette ad errori, e considerato anche il fatto che è estremamente macchinoso
3786 recuperare in caso di fallimento nelle corrispondenze, l'input formattato non
3787 è molto usato. In genere infatti quando si ha a che fare con un input
3788 relativamente semplice si preferisce usare l'input di linea ed effettuare
3789 scansione e conversione di quanto serve direttamente con una delle funzioni di
3790 conversione delle stringhe; se invece il formato è più complesso diventa più
3791 facile utilizzare uno strumento come \cmd{flex}\footnote{il programma
3792 \cmd{flex}, è una implementazione libera di \cmd{lex} un generatore di
3793 analizzatori lessicali. Per i dettagli si può fare riferimento al manuale
3794 \cite{flex}.} per generare un analizzatore lessicale o
3795 \cmd{bison}\footnote{il programma \cmd{bison} è un clone del generatore di
3796 parser \cmd{yacc}, maggiori dettagli possono essere trovati nel relativo
3797 manuale \cite{bison}.} per generare un parser.
3801 \section{Funzioni avanzate}
3802 \label{sec:file_stream_adv_func}
3804 In questa sezione esamineremo alcune funzioni avanzate che permettono di
3805 eseguire operazioni di basso livello nella gestione degli \textit{stream},
3806 come leggerne gli attributi, controllarne le modalità di bufferizzazione,
3807 gestire in maniera esplicita i lock impliciti presenti ad uso della
3808 programmazione \textit{multi-thread}.
3811 \subsection{Le funzioni di controllo}
3812 \label{sec:file_stream_cntrl}
3814 Al contrario di quanto avviene con i file descriptor, le librerie standard del
3815 C non prevedono nessuna funzione come la \func{fcntl} per il controllo degli
3816 attributi dei file. Però, dato che ogni \textit{stream} si appoggia ad un file
3817 descriptor, si può usare la funzione \funcd{fileno} per ottenere il valore di
3818 quest'ultimo; il suo prototipo è:
3822 \fdecl{int fileno(FILE *stream)}
3823 \fdesc{Legge il file descriptor sottostante lo \textit{stream}.}
3826 {La funzione ritorna il numero del file descriptor in caso di successo e $-1$
3827 per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EBADF}
3828 se \param{stream} non è valido.}
3831 In questo modo diventa possibile usare direttamente \func{fcntl} sul file
3832 descriptor sottostante, ma anche se questo permette di accedere agli attributi
3833 del file descriptor sottostante lo \textit{stream}, non ci dà nessuna
3834 informazione riguardo alle proprietà dello \textit{stream} medesimo. La
3835 \acr{glibc} però supporta alcune estensioni derivate da Solaris, che
3836 permettono di ottenere informazioni utili relative allo \textit{stream}.
3838 Ad esempio in certi casi può essere necessario sapere se un certo
3839 \textit{stream} è accessibile in lettura o scrittura. In genere questa
3840 informazione non è disponibile, e ci si deve ricordare come è stato aperto il
3841 file. La cosa può essere complessa se le operazioni vengono effettuate in una
3842 subroutine, che a questo punto necessiterà di informazioni aggiuntive rispetto
3843 al semplice puntatore allo \textit{stream}. Questo problema può essere risolto
3844 con le due funzioni \funcd{\_\_freadable} e \funcd{\_\_fwritable} i cui
3848 \fhead{stdio\_ext.h}
3849 \fdecl{int \_\_freadable(FILE *stream)}
3850 \fdesc{Controlla se uno \textit{stream} consente la lettura.}
3851 \fdecl{int \_\_fwritable(FILE *stream)}
3852 \fdesc{Controlla se uno \textit{stream} consente la scrittura.}
3855 {Le funzioni ritornano un valore diverso da $0$ se l'operazione richiesta è
3856 consentita, non sono previste condizioni di errore.}
3859 \noindent che permettono di ottenere questa informazione.
3861 La conoscenza dell'ultima operazione effettuata su uno \textit{stream} aperto
3862 è utile in quanto permette di trarre conclusioni sullo stato del buffer e del
3863 suo contenuto. Altre due funzioni, \funcd{\_\_freading} e \funcd{\_\_fwriting}
3864 servono a tale scopo, il loro prototipo è:
3867 \fhead{stdio\_ext.h}
3868 \fdecl{int \_\_freading(FILE *stream)}
3869 \fdesc{Controlla l'ultima operazione di lettura.}
3870 \fdecl{int \_\_fwriting(FILE *stream)}
3871 \fdesc{Controlla l'ultima operazione di scrittura.}
3874 {Le funzioni ritornano un valore diverso da $0$ se l'operazione richiesta è
3875 consentita, non sono previste condizioni di errore.}
3878 La funzione \func{\_\_freading} restituisce un valore diverso da zero
3879 se \param{stream} è aperto in sola lettura o se l'ultima operazione è stata di
3880 lettura mentre \func{\_\_fwriting} restituisce un valore diverso da zero
3881 se \param{stream} è aperto in sola scrittura o se l'ultima operazione è stata
3884 Le due funzioni permettono di determinare di che tipo è stata l'ultima
3885 operazione eseguita su uno \textit{stream} aperto in lettura/scrittura;
3886 ovviamente se uno \textit{stream} è aperto in sola lettura (o sola scrittura)
3887 la modalità dell'ultima operazione è sempre determinata; l'unica ambiguità è
3888 quando non sono state ancora eseguite operazioni, in questo caso le funzioni
3889 rispondono come se una operazione ci fosse comunque stata.
3892 \subsection{Il controllo della bufferizzazione}
3893 \label{sec:file_buffering_ctrl}
3895 Come accennato in sez.~\ref{sec:file_buffering} le librerie definiscono una
3896 serie di funzioni che permettono di controllare il comportamento degli
3897 \textit{stream}; se non si è specificato nulla, la modalità di buffering viene
3898 decisa autonomamente sulla base del tipo di file sottostante, ed i buffer
3899 vengono allocati automaticamente.
3901 Però una volta che si sia aperto lo \textit{stream} (ma prima di aver compiuto
3902 operazioni su di esso) è possibile intervenire sulle modalità di buffering; la
3903 funzione che permette di controllare la bufferizzazione è \funcd{setvbuf}, il
3908 \fdecl{int setvbuf(FILE *stream, char *buf, int mode, size\_t size)}
3909 \fdesc{Imposta la bufferizzazione dello \textit{stream}.}
3912 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e un altro valore qualunque per
3913 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà un valore appropriato.}
3916 La funzione imposta la bufferizzazione dello \textit{stream} \param{stream}
3917 nella modalità indicata da \param{mode} con uno dei valori di
3918 tab.~\ref{tab:file_stream_buf_mode}, usando \param{buf} come buffer di
3919 lunghezza \param{size} e permette di controllare tutti gli aspetti della
3920 bufferizzazione. L'utente può specificare un buffer da usare al posto di
3921 quello allocato dal sistema passandone alla funzione l'indirizzo
3922 in \param{buf} e la dimensione in \param{size}.
3927 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
3929 \textbf{Valore} & \textbf{Modalità} \\
3932 \constd{\_IONBF} & \textit{unbuffered}\\
3933 \constd{\_IOLBF} & \textit{line buffered}\\
3934 \constd{\_IOFBF} & \textit{fully buffered}\\
3937 \caption{Valori dell'argomento \param{mode} di \func{setvbuf}
3938 per l'impostazione delle modalità di bufferizzazione.}
3939 \label{tab:file_stream_buf_mode}
3942 Ovviamente se si usa un buffer specificato dall'utente questo deve essere
3943 stato allocato e rimanere disponibile per tutto il tempo in cui si opera sullo
3944 \textit{stream}. In genere conviene allocarlo con \func{malloc} e disallocarlo
3945 dopo la chiusura del file; ma fintanto che il file è usato all'interno di una
3946 funzione, può anche essere usata una variabile automatica. In
3947 \headfile{stdio.h} è definita la costante \constd{BUFSIZ}, che indica le
3948 dimensioni generiche del buffer di uno \textit{stream}, queste vengono usate
3949 dalla funzione \func{setbuf}. Non è detto però che tale dimensione
3950 corrisponda sempre al valore ottimale (che può variare a seconda del
3953 Dato che la procedura di allocazione manuale è macchinosa, comporta dei
3954 rischi, come delle scritture accidentali sul buffer, e non assicura la scelta
3955 delle dimensioni ottimali, è sempre meglio lasciare allocare il buffer alle
3956 funzioni di libreria, che sono in grado di farlo in maniera ottimale e
3957 trasparente all'utente (in quanto la deallocazione avviene
3958 automaticamente). Inoltre siccome alcune implementazioni usano parte del
3959 buffer per mantenere delle informazioni di controllo, non è detto che le
3960 dimensioni dello stesso coincidano con quelle su cui viene effettuato l'I/O.
3962 Per evitare che \func{setvbuf} imposti il buffer basta passare un valore
3963 \val{NULL} per \param{buf} e la funzione ignorerà l'argomento \param{size}
3964 usando il buffer allocato automaticamente dal sistema. Si potrà comunque
3965 modificare la modalità di bufferizzazione, passando in \param{mode} uno degli
3966 opportuni valori elencati in tab.~\ref{tab:file_stream_buf_mode}. Qualora si
3967 specifichi la modalità non bufferizzata i valori di \param{buf} e \param{size}
3968 vengono sempre ignorati.
3970 Oltre a \func{setvbuf} la \acr{glibc} definisce altre tre funzioni per la
3971 gestione della bufferizzazione di uno \textit{stream}: \funcd{setbuf},
3972 \funcd{setbuffer} e \funcd{setlinebuf}, i rispettivi prototipi sono:
3976 \fdecl{void setbuf(FILE *stream, char *buf)}
3977 \fdecl{void setbuffer(FILE *stream, char *buf, size\_t size)}
3978 \fdesc{Impostano il buffer per uno \textit{stream}.}
3979 \fdecl{void setlinebuf(FILE *stream)}
3980 \fdesc{Porta uno \textit{stream} in modalità \textit{line buffered}.}
3983 {Le funzioni non ritornano niente e non hanno condizioni di errore.}
3987 La funzione \func{setbuf} disabilita la bufferizzazione se \param{buf} è
3988 \val{NULL}, altrimenti usa \param{buf} come buffer di dimensione
3989 \const{BUFSIZ} in modalità \textit{fully buffered}, mentre \func{setbuffer}
3990 disabilita la bufferizzazione se \param{buf} è \val{NULL}, altrimenti
3991 usa \param{buf} come buffer di dimensione \param{size} in modalità
3992 \textit{fully buffered}. Tutte queste funzioni sono realizzate con opportune
3993 chiamate a \func{setvbuf} e sono definite solo per compatibilità con le
3994 vecchie librerie BSD, pertanto non è il caso di usarle se non per la
3995 portabilità su vecchi sistemi.
3997 Infine la \acr{glibc} provvede le funzioni non standard, anche queste
3998 originarie di Solaris, \funcd{\_\_flbf} e \funcd{\_\_fbufsize} che permettono
3999 di leggere le proprietà di bufferizzazione di uno \textit{stream}; i cui
4003 \fhead{stdio\_ext.h}
4004 \fdecl{size\_t \_\_fbufsize(FILE *stream)}
4005 \fdesc{Restituisce le dimensioni del buffer di uno \textit{stream}.}
4006 \fdecl{int \_\_flbf(FILE *stream)}
4007 \fdesc{Controlla la modalità di bufferizzazione di uno \textit{stream}.}
4010 {Le funzioni ritornano rispettivamente la dimensione del buffer o un valore
4011 non nullo se lo \textit{stream} è in modalità \textit{line-buffered}, non
4012 sono previste condizioni di errore.}
4015 Come già accennato, indipendentemente dalla modalità di bufferizzazione
4016 scelta, si può forzare lo scarico dei dati sul file con la funzione
4017 \funcd{fflush}, il cui prototipo è:
4021 \fdecl{int fflush(FILE *stream)}
4022 \fdesc{Forza la scrittura dei dati bufferizzati di uno \textit{stream}.}
4025 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e \val{EOF} per un errore, nel
4026 qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EBADF} se \param{stream}
4027 non è aperto o non è aperto in scrittura, o ad uno degli errori di
4031 \noindent anche di questa funzione esiste una analoga \func{fflush\_unlocked}
4032 (accessibile definendo una fra \macro{\_BSD\_SOURCE}, \macro{\_SVID\_SOURCE} o
4033 \macro{\_GNU\_SOURCE}) che non effettua il blocco dello \textit{stream}.
4035 % TODO aggiungere prototipo \func{fflush\_unlocked}?
4037 Se \param{stream} è \val{NULL} lo scarico dei dati è forzato per tutti gli
4038 \textit{stream} aperti. Esistono però circostanze, ad esempio quando si vuole
4039 essere sicuri che sia stato eseguito tutto l'output su terminale, in cui serve
4040 poter effettuare lo scarico dei dati solo per gli \textit{stream} in modalità
4041 \textit{line buffered}. Per fare questo la \acr{glibc} supporta una
4042 estensione di Solaris, la funzione \funcd{\_flushlbf}, il cui prototipo è:
4046 \fdecl{void \_flushlbf(void)}
4047 \fdesc{Forza la scrittura dei dati bufferizzati degli \textit{stream} in
4048 modalità \textit{line buffered}.}
4051 {La funzione non ritorna nulla e non presenta condizioni di errore.}
4054 Si ricordi comunque che lo scarico dei dati dai buffer effettuato da queste
4055 funzioni non comporta la scrittura di questi su disco; se si vuole che il
4056 kernel dia effettivamente avvio alle operazioni di scrittura su disco occorre
4057 usare \func{sync} o \func{fsync} (si veda~sez.~\ref{sec:file_sync}).
4059 Infine esistono anche circostanze in cui si vuole scartare tutto l'output
4060 pendente; per questo si può usare \funcd{fpurge}, il cui prototipo è:
4064 \fdecl{int fpurge(FILE *stream)}
4065 \fdesc{Cancella i buffer di uno \textit{stream}.}
4068 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e \val{EOF} per un errore.}
4071 La funzione scarta tutti i dati non ancora scritti (se il file è aperto in
4072 scrittura), e tutto l'input non ancora letto (se è aperto in lettura),
4073 compresi gli eventuali caratteri rimandati indietro con \func{ungetc}.
4076 \subsection{Gli \textit{stream} e i \textit{thread}}
4077 \label{sec:file_stream_thread}
4080 Gli \textit{stream} possono essere usati in applicazioni \textit{multi-thread}
4081 allo stesso modo in cui sono usati nelle applicazioni normali, ma si deve
4082 essere consapevoli delle possibili complicazioni anche quando non si usano i
4083 \textit{thread}, dato che l'implementazione delle librerie è influenzata
4084 pesantemente dalle richieste necessarie per garantirne l'uso con i
4087 Lo standard POSIX richiede che le operazioni sui file siano atomiche rispetto
4088 ai \textit{thread}, per questo le operazioni sui buffer effettuate dalle
4089 funzioni di libreria durante la lettura e la scrittura di uno \textit{stream}
4090 devono essere opportunamente protette, in quanto il sistema assicura
4091 l'atomicità solo per le \textit{system call}. Questo viene fatto associando ad
4092 ogni \textit{stream} un opportuno blocco che deve essere implicitamente
4093 acquisito prima dell'esecuzione di qualunque operazione.
4095 Ci sono comunque situazioni in cui questo non basta, come quando un
4096 \textit{thread} necessita di compiere più di una operazione sullo
4097 \textit{stream} atomicamente. Per questo motivo le librerie provvedono anche
4098 le funzioni \funcd{flockfile} e \funcd{funlockfile} che permettono la gestione
4099 esplicita dei blocchi sugli \textit{stream}. Esse sono disponibili definendo
4100 \macrod{\_POSIX\_THREAD\_SAFE\_FUNCTIONS} ed i loro prototipi sono:
4104 \fdecl{void flockfile(FILE *stream)}
4105 \fdesc{Acquisisce il lock su uno \textit{stream}.}
4106 \fdecl{void funlockfile(FILE *stream)}
4107 \fdesc{Rilascia il lock su uno \textit{stream}.}
4109 {Le funzioni non ritornano nulla e non sono previste condizioni di errore.}
4112 La funzione \func{flockfile} esegue l'acquisizione del lock dello
4113 \textit{stream} \param{stream}, bloccandosi se questo risulta non è
4114 disponibile, mentre \func{funlockfile} rilascia un lock che si è
4115 precedentemente acquisito.
4117 Una terza funzione, che serve a provare ad acquisire un lock senza bloccarsi
4118 qualora non sia possibile, è \funcd{ftrylockfile}, il cui prototipo è:
4122 \fdecl{int ftrylockfile(FILE *stream)}
4123 \fdesc{Tenta l'acquisizione del lock di uno \textit{stream}.}
4126 {La funzione ritorna $0$ in caso di acquisizione del lock ed un altro valore
4127 qualunque altrimenti, non sono previste condizioni di errore.}
4130 Con queste funzioni diventa possibile acquisire un blocco ed eseguire tutte le
4131 operazioni volute, per poi rilasciarlo. Ma, vista la complessità delle
4132 strutture di dati coinvolte, le operazioni di blocco non sono del tutto
4133 indolori, e quando il locking dello \textit{stream} non è necessario (come in
4134 tutti i programmi che non usano i \textit{thread}), tutta la procedura può
4135 comportare dei costi pesanti in termini di prestazioni.
4137 Per questo motivo abbiamo visto come alle usuali funzioni di I/O non
4138 formattato siano associate delle versioni \code{\_unlocked} (alcune previste
4139 dallo stesso standard POSIX, altre aggiunte come estensioni dalla \acr{glibc})
4140 che possono essere usate quando il locking non serve\footnote{in certi casi
4141 dette funzioni possono essere usate, visto che sono molto più efficienti,
4142 anche in caso di necessità di locking, una volta che questo sia stato
4143 acquisito manualmente.} con prestazioni molto più elevate, dato che spesso
4144 queste versioni (come accade per \func{getc} e \func{putc}) sono realizzate
4147 La sostituzione di tutte le funzioni di I/O con le relative versioni
4148 \code{\_unlocked} in un programma che non usa i \textit{thread} è però un
4149 lavoro abbastanza noioso. Per questo motivo la \acr{glibc} fornisce al
4150 programmatore pigro un'altra via, anche questa mutuata da estensioni
4151 introdotte in Solaris, da poter utilizzare per disabilitare in blocco il
4152 locking degli \textit{stream}: l'uso della funzione \funcd{\_\_fsetlocking},
4156 \fhead{stdio\_ext.h}
4157 \fdecl{int \_\_fsetlocking(FILE *stream, int type)}
4158 \fdesc{Specifica se abilitare il locking su uno \textit{stream}.}
4161 {La funzione ritorna stato di locking interno dello \textit{stream}, non sono
4162 previste condizioni di errore.}
4165 La funzione imposta o legge lo stato della modalità in cui le operazioni di
4166 I/O su \param{stream} vengono effettuate rispetto all'acquisizione implicita
4167 del locking a seconda del valore specificato con \param{type}, che può
4168 assumere uno dei valori indicati in tab.~\ref{tab:file_fsetlocking_type}.
4173 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
4175 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
4178 \constd{FSETLOCKING\_INTERNAL}& Lo \textit{stream} userà da ora in poi il
4179 blocco implicito predefinito.\\
4180 \constd{FSETLOCKING\_BYCALLER}& Al ritorno della funzione sarà l'utente a
4181 dover gestire da solo il locking dello
4183 \constd{FSETLOCKING\_QUERY} & Restituisce lo stato corrente della
4184 modalità di blocco dello
4188 \caption{Valori dell'argomento \param{type} di \func{\_\_fsetlocking}
4189 per l'impostazione delle modalità di bufferizzazione.}
4190 \label{tab:file_fsetlocking_type}
4193 La funzione, se usata con \const{FSETLOCKING\_QUERY}, non modifica la modalità
4194 di operazione ma restituisce lo stato di locking interno dello \textit{stream}
4195 con uno dei valori \const{FSETLOCKING\_INTERNAL} o
4196 \const{FSETLOCKING\_BYCALLER}.
4198 % TODO trattare \func{clearerr\_unlocked}
4202 %%% Local Variables:
4204 %%% TeX-master: "gapil"
4207 % LocalWords: stream cap system call kernel Ritchie glibc descriptor Stevens
4208 % LocalWords: buf read write filesystem st blksize stat sez l'header stdio BSD
4209 % LocalWords: nell'header stdin shell stdout stderr error freopen flush line
4210 % LocalWords: unbuffered buffered newline fully SVr fopen fdopen POSIX const
4211 % LocalWords: char path int fildes NULL errno malloc fcntl fclose fflush tab
4212 % LocalWords: dup fifo socket append EXCL ccs IRUSR IWUSR IRGRP IWGRP inode fd
4213 % LocalWords: IROTH IWOTH umask fseek fsetpos rewind SEEK CUR EOF EBADF close
4214 % LocalWords: sync fcloseall void stdlib of feof ferror clearerr ws VFS table
4215 % LocalWords: unlocked fread fwrite size ptr nmemb nelem gcc padding point str
4216 % LocalWords: lock thread fgetc getc getchar dell'overhead unsigned ap process
4217 % LocalWords: getwc fgetwc getwchar wint wchar WEOF putc fputc putchar struct
4218 % LocalWords: SVID getw putw parsing peeking ahead ungetc gets fgets string Di
4219 % LocalWords: overflow Aleph stack fputs puts fgetws fputws getline ssize leak
4220 % LocalWords: realloc value result argument memory getdelim delim printf short
4221 % LocalWords: fprintf sprintf format snprintf variadic long double intmax list
4222 % LocalWords: uintmax ptrdiff vprintf vfprintf vsprintf vsnprintf asprintf lex
4223 % LocalWords: vasprintf strptr dprintf vdprintf print scanf fscanf sscanf flex
4224 % LocalWords: vscanf vfscanf vsscanf bison parser yacc like off VMS whence pos
4225 % LocalWords: lseek ftell fgetpos fpos fseeko ftello fileno Solaris freadable
4226 % LocalWords: fwritable ext freading fwriting buffering setvbuf BUFSIZ setbuf
4227 % LocalWords: IONBF IOLBF IOFBF setbuffer setlinebuf flbf fbufsize flushlbf hh
4228 % LocalWords: fsync fpurge flockfile ftrylockfile funlockfile files fig flags
4229 % LocalWords: locking fsetlocking type virtual operation dentry unistd sys AT
4230 % LocalWords: modification hole functions pathname EEXIST CREAT EINTR attack
4231 % LocalWords: EISDIR EFBIG EOVERFLOW ELOOP NOFOLLOW ENODEV ENOENT ENOTDIR fork
4232 % LocalWords: EMFILE ENAMETOOLONG ENFILE ENOMEM ENOSPC EROFS exec access RDWR
4233 % LocalWords: RDONLY ioctl AND ACCMODE creation Denial Service DoS opendir NFS
4234 % LocalWords: SOURCE LARGEFILE BITS NOCTTY TRUNC SHLOCK shared EXLOCK race SGI
4235 % LocalWords: exclusive condition change ASYNC SIGIO CLOEXEC DIRECT NDELAY EIO
4236 % LocalWords: DSYNC FASYNC IRIX FreeBSD EINVAL client RSYNC creat filedes INCR
4237 % LocalWords: behind shutdown ESPIPE XTND truncate fallocate count EAGAIN log
4238 % LocalWords: timerfd Specification pwrite pread define XOPEN EPIPE SIGPIPE at
4239 % LocalWords: caching cache update bdflush fdatasync fstat oldfd newfd DUPFD
4240 % LocalWords: openat mkdirat mkdir proc ATFILE dirfd FDCWD utimes lutimes uid
4241 % LocalWords: utimensat faccessat fchmodat chmod fchownat chown lchown fstatat
4242 % LocalWords: lstat linkat mknodat mknod readlinkat readlink renameat rename
4243 % LocalWords: symlinkat symlink unlinkat unlink rmdir mkfifoat mkfifo owner is
4244 % LocalWords: gid group FOLLOW REMOVEDIR cmd arg flock SETFD GETFD GETFL SETFL
4245 % LocalWords: GETLK SETLK SETLKW GETOWN PID Signal SIGURG SETOWN GETSIG SETSIG
4246 % LocalWords: sigaction SIGINFO siginfo SETLEASE lease GETLEASE NOTIFY request
4247 % LocalWords: everything framebuffer ENOTTY argp CDROM lsattr chattr magic TID
4248 % LocalWords: number FIOCLEX FIONCLEX FIOASYNC FIONBIO FIOSETOWN FIOGETOWN pid
4249 % LocalWords: FIONREAD epoll FIOQSIZE side effects SAFE BYCALLER QUERY EACCES
4250 % LocalWords: EBUSY OpenBSD syncfs futimes timespec only init ESRCH kill NTPL
4251 % LocalWords: ENXIO NONBLOCK WRONLY EPERM NOATIME ETXTBSY EWOULDBLOCK PGRP SZ
4252 % LocalWords: EFAULT capabilities GETPIPE SETPIPE RESOURCE
4254 %%% Local Variables:
4256 %%% TeX-master: "gapil"