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12 \chapter{La gestione dell'I/O su file}
13 \label{cha:file_IO_interface}
15 Esamineremo in questo capitolo le due interfacce di programmazione che
16 consentono di gestire i dati mantenuti nei file. Cominceremo con quella nativa
17 del sistema, detta dei \textit{file descriptor}, che viene fornita
18 direttamente dalle \textit{system call} e che non prevede funzionalità evolute
19 come la bufferizzazione o funzioni di lettura o scrittura
20 formattata. Esamineremo poi anche l'interfaccia definita dallo standard ANSI
21 C, che viene chiamata dei \textit{file stream} o anche più brevemente degli
22 \textit{stream}. Per entrambe dopo una introduzione alle caratteristiche
23 generali tratteremo le funzioni base per la gestione dell'I/O, lasciando per
24 ultime le caratteristiche più avanzate.
27 \section{L'interfaccia dei \textit{file descriptor}}
28 \label{sec:file_unix_interface}
31 Come visto in sez.~\ref{sec:file_vfs_work} il kernel mette a disposizione
32 tramite il \textit{Virtual File System} una serie di \textit{system call} che
33 consentono di operare sui file in maniera generale. Abbiamo trattato quelle
34 relative alla gestione delle proprietà dei file nel precedente capitolo,
35 vedremo quelle che si applicano al contenuto dei file in questa sezione,
36 iniziando con una breve introduzione sull'architettura dei \textit{file
37 descriptor} per poi trattare le funzioni di base e le modalità con cui
38 consentono di gestire i dati memorizzati sui file.
41 \subsection{I \textit{file descriptor}}
44 \itindbeg{file~descriptor}
46 L'accesso al contenuto dei file viene effettuato, sia pure con differenze
47 nella realizzazione pratica, in maniera sostanzialmente identica in tutte le
48 implementazioni di un sistema unix-like, ricorrendo a quella che viene
49 chiamata l'interfaccia dei \textit{file descriptor}.
51 Per poter accedere al contenuto di un file occorre creare un canale di
52 comunicazione con il kernel che renda possibile operare su di esso. Questo si
53 fa aprendo il file con la funzione \func{open} (vedi
54 sez.~\ref{sec:file_open_close}) che provvederà a localizzare l'\textit{inode}
55 del file e inizializzare i puntatori che rendono disponibili le funzioni che
56 il VFS mette a disposizione (quelle di
57 tab.~\ref{tab:file_file_operations}). Una volta terminate le operazioni, il
58 file dovrà essere chiuso, e questo chiuderà il canale di comunicazione
59 impedendo ogni ulteriore operazione.
61 All'interno di ogni processo i file aperti sono identificati da un numero
62 intero non negativo, che viene chiamato appunto \textit{file descriptor}.
63 Quando un file viene aperto la funzione \func{open} restituisce questo numero,
64 tutte le ulteriori operazioni dovranno essere compiute specificando questo
65 stesso numero come argomento alle varie funzioni dell'interfaccia.
67 \itindbeg{process~table}
70 Per capire come funziona il meccanismo occorre spiegare a grandi linee come il
71 kernel gestisce l'interazione fra processi e file. Abbiamo già accennato in
72 sez.~\ref{sec:proc_hierarchy} come il kernel mantenga un elenco di tutti
73 processi nella cosiddetta \textit{process table}. Lo stesso, come accennato in
74 sez.~\ref{sec:file_vfs_work}, vale anche per tutti i file aperti, il cui
75 elenco viene mantenuto nella cosiddetta \textit{file table}.
77 La \textit{process table} è una tabella che contiene una voce per ciascun
78 processo attivo nel sistema. Ciascuna voce è costituita dal puntatore a una
79 struttura di tipo \kstruct{task\_struct} nella quale sono raccolte tutte le
80 informazioni relative al processo, fra queste informazioni c'è anche il
81 puntatore ad una ulteriore struttura di tipo
82 \kstruct{files\_struct},\footnote{la definizione corrente di questa struttura
83 si trova nel file \texttt{include/linux/fdtable.h} dei sorgenti del kernel,
84 quella mostrata in fig.~\ref{fig:file_proc_file} è una versione pesantemente
85 semplificata.} che contiene le informazioni relative ai file che il processo
88 La \textit{file table} è una tabella che contiene una voce per ciascun file
89 che è stato aperto nel sistema. Come accennato in sez.~\ref{sec:file_vfs_work}
90 per ogni file aperto viene allocata una struttura \kstruct{file} e la
91 \textit{file table} è costituita da un elenco di puntatori a ciascuna di
92 queste strutture, che, come illustrato in fig.~\ref{fig:kstruct_file},
93 contengono le informazioni necessarie per la gestione dei file, ed in
96 \item i flag di stato del file nel campo \var{f\_flags}.
97 \item la posizione corrente nel file, il cosiddetto \textit{offset}, nel campo
99 \item un puntatore alla struttura \kstruct{inode} che identifica
100 l'\textit{inode} del file.\footnote{nel kernel 2.4.x si è in realtà passati
101 ad un puntatore ad una struttura \kstruct{dentry} che punta a sua volta
102 all'\textit{inode} passando per la nuova struttura del VFS.}
103 \item un puntatore \var{f\_op} alla tabella delle funzioni che si possono
104 usare sul file.\footnote{quelle della struttura \kstruct{file\_operation},
105 descritte sommariamente in tab.~\ref{tab:file_file_operations}.}
110 \includegraphics[width=12cm]{img/procfile}
111 \caption{Schema della architettura dell'accesso ai file attraverso
112 l'interfaccia dei file descriptor.}
113 \label{fig:file_proc_file}
116 In fig.~\ref{fig:file_proc_file} si è riportato uno schema semplificato in cui
117 è illustrata questa architettura, ed in cui si sono evidenziate le
118 interrelazioni fra la \textit{file table}, la \textit{process table} e le
119 varie strutture di dati che il kernel mantiene per ciascun file e ciascun
122 \itindend{process~table}
124 Come si può notare alla fine il collegamento che consente di porre in
125 relazione i file ed i processi è effettuato attraverso i dati mantenuti nella
126 struttura \kstruct{files\_struct}, essa infatti contiene alcune informazioni
129 \item i flag relativi ai file aperti dal processo.
130 \item il numero di file aperti dal processo.
131 \item la \itindex{file~descriptor~table} \textit{file descriptor table}, una
132 tabella con i puntatori, per ciascun file aperto, alla relativa voce nella
136 In questa infrastruttura un file descriptor non è altro che l'intero positivo
137 che indicizza quest'ultima tabella, e che consente di recuperare il puntatore
138 alla struttura \kstruct{file} corrispondente al file aperto dal processo a cui
139 era stato assegnato questo indice. Una volta ottenuta grazie al file
140 descriptor la struttura \kstruct{file} corrispondente al file voluto nella
141 \textit{file table}, il kernel potrà usare le funzioni messe disposizione dal
142 VFS per eseguire sul file tutte le operazioni necessarie.
144 Il meccanismo dell'apertura dei file prevede che venga sempre fornito il primo
145 file descriptor libero nella tabella, e per questo motivo essi vengono
146 assegnati in successione tutte le volte che si apre un nuovo file, posto che
147 non ne sia stato chiuso nessuno in precedenza.
149 \itindbeg{standard~input}
150 \itindbeg{standard~output}
151 \itindbeg{standard~error}
153 In tutti i sistemi unix-like esiste una convenzione generale per cui ogni
154 processo si aspetta di avere sempre tre file aperti che, per quanto appena
155 detto, avranno come \textit{file descriptor} i valori 0, 1 e 2. Il primo file
156 è sempre associato al cosiddetto \textit{standard input}, è cioè il file da
157 cui un processo si aspetta di dover leggere i dati in ingresso. Il secondo
158 file è il cosiddetto \textit{standard output}, cioè quello su cui ci si
159 aspetta di dover scrivere i dati in uscita. Il terzo è lo \textit{standard
160 error}, su cui vengono scritti i dati relativi agli errori.
162 \itindend{file~descriptor}
165 Benché questa sia alla fine soltanto una convenzione, essa è seguita dalla
166 totalità delle applicazioni, e non aderirvi potrebbe portare a problemi di
167 interoperabilità. Nel caso della shell tutti questi file sono associati al
168 terminale di controllo, e corrispondono quindi alla lettura della tastiera per
169 l'ingresso e alla scrittura sul terminale per l'uscita. Lo standard POSIX.1
170 provvede, al posto dei valori numerici, tre costanti simboliche, definite in
171 tab.~\ref{tab:file_std_files}.
176 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
178 \textbf{File} & \textbf{Significato} \\
181 \constd{STDIN\_FILENO} & file descriptor dello \textit{standard input}.\\
182 \constd{STDOUT\_FILENO} & file descriptor dello \textit{standard output}.\\
183 \constd{STDERR\_FILENO} & file descriptor dello \textit{standard error}.\\
186 \caption{Costanti definite in \headfile{unistd.h} per i file standard.}
187 \label{tab:file_std_files}
190 \itindend{standard~input}
191 \itindend{standard~output}
192 \itindend{standard~error}
194 In fig.~\ref{fig:file_proc_file} si è rappresentata una situazione diversa
195 rispetto a quella usuale della shell, in cui tutti e tre questi file fanno
196 riferimento al terminale su cui si opera. Nell'esempio invece viene illustrata
197 la situazione di un programma in cui lo \textit{standard input} è associato ad
198 un file mentre lo \textit{standard output} e lo \textit{standard error} sono
199 associati ad un altro file. Si noti poi come per questi ultimi le strutture
200 \kstruct{file} nella \textit{file table}, pur essendo distinte, fanno
201 riferimento allo stesso \textit{inode}, dato che il file che è stato aperto lo
202 stesso. Questo è quello che avviene normalmente quando si apre più volte lo
205 Si ritrova quindi anche con le voci della \textit{file table} una situazione
206 analoga di quella delle voci di una directory, con la possibilità di avere più
207 voci che fanno riferimento allo stesso \textit{inode}. L'analogia è in realtà
208 molto stretta perché quando si cancella un file, il kernel verifica anche che
209 non resti nessun riferimento in una qualunque voce della \textit{file table}
210 prima di liberare le risorse ad esso associate e disallocare il relativo
213 Nelle vecchie versioni di Unix (ed anche in Linux fino al kernel 2.0.x) il
214 numero di file aperti era anche soggetto ad un limite massimo dato dalle
215 dimensioni del vettore di puntatori con cui era realizzata la tabella dei file
216 descriptor dentro \kstruct{files\_struct}. Questo limite intrinseco nei kernel
217 più recenti non sussiste più, dato che si è passati da un vettore ad una
218 lista, ma restano i limiti imposti dall'amministratore (vedi
219 sez.~\ref{sec:sys_limits}).
221 \itindend{file~table}
224 \subsection{Apertura, creazione e chiusura di un file}
225 \label{sec:file_open_close}
227 La funzione di sistema \funcd{open} è la principale funzione dell'interfaccia
228 di gestione dei file, quella che dato un \textit{pathname} consente di
229 ottenere un file descriptor ``\textsl{aprendo}'' il file
230 corrispondente,\footnote{è \func{open} che alloca \kstruct{file}, la inserisce
231 nella \textit{file table} e crea il riferimento nella
232 \kstruct{files\_struct} del processo.} il suo prototipo è:
238 \fdecl{int open(const char *pathname, int flags)}
239 \fdecl{int open(const char *pathname, int flags, mode\_t mode)}
241 \fdesc{Apre un file.}
244 {La funzione ritorna il file descriptor in caso di successo e $-1$ per un
245 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
247 \item[\errcode{EEXIST}] \param{pathname} esiste e si è specificato
248 \const{O\_CREAT} e \const{O\_EXCL}.
249 \item[\errcode{EINTR}] la funzione era bloccata ed è stata interrotta da un
250 segnale (vedi sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}).
251 \item[\errcode{EINVAL}] si è usato \const{O\_CREAT} indicando un pathname
252 con caratteri non supportati dal filesystem sottostante o si è richiesto
253 \const{O\_TMPFILE} senza indicare \const{O\_WRONLY} o \const{O\_RDWR} o si
254 è usato \const{O\_DIRECT} per un filesystem che non lo supporta.
255 \item[\errcode{EISDIR}] \param{pathname} indica una directory e o si è
256 tentato un accesso che prevede la scrittura o si è usato
257 \const{O\_TMPFILE} con accesso che prevede la scrittura ma il kernel non
258 supporta la funzionalità.
259 \item[\errcode{EFBIG}] il file è troppo grande per essere aperto, in genere
260 dovuto al fatto che si è compilata una applicazione a 32 bit senza
261 abilitare il supporto per le dimensioni a 64 bit; questo è il valore
262 restituito fino al kernel 2.6.23, coi successivi viene restituito
263 \errcode{EOVERFLOW} come richiesto da POSIX.1.
264 \item[\errcode{ELOOP}] si sono incontrati troppi collegamenti simbolici nel
265 risolvere \param{pathname} o si è indicato \const{O\_NOFOLLOW} e
266 \param{pathname} è un collegamento simbolico (e non si è usato
268 \item[\errcode{ENODEV}] \param{pathname} si riferisce a un file di
269 dispositivo che non esiste.
270 \item[\errcode{ENOENT}] \param{pathname} non esiste e non si è richiesto
271 \const{O\_CREAT}, o non esiste un suo componente, o si riferisce ad una
272 directory inesistente, si è usato \const{O\_TMPFILE} con accesso che
273 prevede la scrittura ma il kernel non supporta la funzionalità.
274 \item[\errcode{ENOTDIR}] si è specificato \const{O\_DIRECTORY} e
275 \param{pathname} non è una directory.
276 \item[\errcode{ENXIO}] si sono impostati \const{O\_NONBLOCK} o
277 \const{O\_WRONLY} ed il file è una \textit{fifo} che non viene letta da
278 nessun processo o \param{pathname} è un file di dispositivo ma il
279 dispositivo è assente.
280 \item[\errcode{EPERM}] si è specificato \const{O\_NOATIME} e non si è né
281 amministratori né proprietari del file.
282 \item[\errcode{ETXTBSY}] si è cercato di accedere in scrittura all'immagine
283 di un programma in esecuzione.
284 \item[\errcode{EWOULDBLOCK}] la funzione si sarebbe bloccata ma si è
285 richiesto \const{O\_NONBLOCK}.
287 ed inoltre \errval{EACCES}, \errval{EDQUOT}, \errval{EFAULT}, \errval{EMFILE},
288 \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENFILE}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOSPC},
289 \errval{EROFS}, nel loro significato generico.}
292 La funzione apre il file indicato da \param{pathname} nella modalità indicata
293 da \param{flags}. Essa può essere invocata in due modi diversi, specificando
294 opzionalmente un terzo argomento \param{mode}. Qualora il file non esista e
295 venga creato, questo argomento consente di indicare quali permessi dovranno
296 essergli assegnati.\footnote{questo è possibile solo se si è usato in
297 \param{flags} uno fra \const{O\_CREATE} e \const{O\_TMPFILE}, in tutti gli
298 altri casi sarà ignorato.} I valori possibili sono gli stessi già visti in
299 sez.~\ref{sec:file_perm_overview} e possono essere specificati come OR binario
300 delle costanti descritte in tab.~\ref{tab:file_bit_perm}. Questi permessi sono
301 comunque filtrati dal valore della \textit{umask} (vedi
302 sez.~\ref{sec:file_perm_management}) del processo.
304 La funzione restituisce sempre il primo file descriptor libero, una
305 caratteristica che permette di prevedere qual è il valore del file descriptor
306 che si otterrà al ritorno di \func{open}, e che viene spesso usata dalle
307 applicazioni per sostituire i file corrispondenti ai file standard visti in
308 tab.~\ref{tab:file_std_files}. Se ad esempio si chiude lo \textit{standard
309 input} e si apre subito dopo un nuovo file questo diventerà il nuovo
310 \textit{standard input} dato che avrà il file descriptor 0.
312 Al momento dell'apertura il nuovo file descriptor non è condiviso con nessun
313 altro processo (torneremo sul significato della condivisione dei file
314 descriptor, che in genere si ottiene dopo una \func{fork}, in
315 sez.~\ref{sec:file_shared_access}) ed è impostato, come accennato in
316 sez.~\ref{sec:proc_exec}, per restare aperto attraverso una
317 \func{exec}. Inoltre la posizione sul file, il cosiddetto \textit{offset}, è
318 impostata all'inizio del file. Una volta aperto un file si potrà operare su di
319 esso direttamente tramite il file descriptor, e quanto avviene al
320 \textit{pathname} con cui lo si è aperto sarà del tutto ininfluente.
322 \itindbeg{file~status~flags}
324 Il comportamento della funzione, e le diverse modalità con cui può essere
325 aperto il file, vengono controllati dall'argomento \param{flags} il cui valore
326 deve essere indicato come maschera binaria in cui ciascun bit ha un
327 significato specifico. Alcuni di questi bit vanno anche a costituire i
328 cosiddetti \textit{file status flags} (i \textsl{flag di stato} del file), che
329 vengono mantenuti nel campo \var{f\_flags} della struttura \kstruct{file} che
330 abbiamo riportato anche in fig.~\ref{fig:file_proc_file}).
332 Ciascun flag viene identificato da una apposita costante, ed il valore
333 di \param{flags} deve essere specificato come OR aritmetico di queste
334 costanti. Inoltre per evitare problemi di compatibilità con funzionalità che
335 non sono previste o non ancora supportate in versioni meno recenti del kernel,
336 la \func{open} di Linux ignora i flag che non riconosce, pertanto
337 l'indicazione di un flag inesistente non provoca una condizione di errore.
339 I vari bit che si possono usare come componenti di \param{flags} sono divisi
340 in tre gruppi principali. Il primo gruppo è quello dei cosiddetti flag delle
341 \textsl{modalità di accesso} (o \textit{access mode flags}), che specificano
342 che tipo di accesso si effettuerà sul file, fra lettura, scrittura e
343 lettura/scrittura. Questa modalità deve essere indicata usando una delle
344 costanti di tab.~\ref{tab:open_access_mode_flag}.
349 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
351 \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
354 \constd{O\_RDONLY} & Apre il file in sola lettura.\\
355 \constd{O\_WRONLY} & Apre il file in sola scrittura.\\
356 \constd{O\_RDWR} & Apre il file sia in lettura che in scrittura.\\
359 \caption{Le tre costanti che identificano le modalità di accesso
360 nell'apertura di un file.}
361 \label{tab:open_access_mode_flag}
364 A differenza di tutti gli altri flag che vedremo in seguito, in questo caso
365 non si ha a che fare con singoli bit separati dell'argomento \param{flags}, ma
366 con un numero composto da due bit. Questo significa ad esempio che la
367 combinazione \code{\const{O\_RDONLY}|\const{O\_WRONLY}} non è affatto
368 equivalente a \const{O\_RDWR}, e non deve essere usata.\footnote{in realtà
369 su Linux, dove i valori per le tre costanti di
370 tab.~\ref{tab:open_access_mode_flag} sono rispettivamente $0$, $1$ e $2$, il
371 valore $3$ viene usato con un significato speciale, ed assolutamente fuori
372 standard, disponibile solo per i file di dispositivo e solo per alcuni
373 driver, in cui si richiede la verifica della capacità di accesso in lettura
374 e scrittura ma viene restituito un file descriptor che non può essere letto
375 o scritto, ma solo usato con una \func{ioctl} (vedi
376 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).}
378 La modalità di accesso deve sempre essere specificata quando si apre un file,
379 il valore indicato in \param{flags} viene salvato nei \textit{file status
380 flags}, e può essere riletto con \func{fcntl} (vedi
381 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}), il relativo valore può essere poi ottenuto
382 un AND aritmetico della maschera binaria \constd{O\_ACCMODE}, ma non può essere
383 modificato. Nella \acr{glibc} sono definite inoltre \constd{O\_READ} come
384 sinonimo di \const{O\_RDONLY} e \constd{O\_WRITE} come sinonimo di
385 \const{O\_WRONLY}.\footnote{si tratta di definizioni completamente fuori
386 standard, attinenti, insieme a \constd{O\_EXEC} che permetterebbe l'apertura
387 di un file per l'esecuzione, ad un non meglio precisato ``\textit{GNU
388 system}''; pur essendo equivalenti alle definizioni classiche non è
389 comunque il caso di utilizzarle.}
391 \itindend{file~status~flags}
393 Il secondo gruppo di flag è quello delle \textsl{modalità di
394 apertura},\footnote{la pagina di manuale di \func{open} parla di
395 \textit{file creation flags}, ma alcuni di questi flag non hanno nulla a che
396 fare con la creazione dei file, mentre il manuale dalla \acr{glibc} parla di
397 più correttamente di \textit{open-time flags}, dato che si tratta di flag il
398 cui significato ha senso solo al momento dell'apertura del file.} che
399 permettono di specificare alcune delle caratteristiche del comportamento di
400 \func{open} nel momento in viene eseguita per aprire un file. Questi flag
401 hanno effetto solo nella chiamata della funzione, non sono memorizzati fra i
402 \textit{file status flags} e non possono essere riletti da \func{fcntl} (vedi
403 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
408 \begin{tabular}[c]{|l|p{10 cm}|}
410 \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
413 \constd{O\_CREAT} & Se il file non esiste verrà creato, con le regole
414 di titolarità del file viste in
415 sez.~\ref{sec:file_ownership_management}. Se si
416 imposta questo flag l'argomento \param{mode} deve
417 essere sempre specificato.\\
418 \constd{O\_DIRECTORY}& Se \param{pathname} non è una directory la
419 chiamata fallisce. Questo flag, introdotto con il
420 kernel 2.1.126, è specifico di Linux e
421 serve ad evitare dei possibili
422 \itindex{Denial~of~Service~(DoS)}
423 \textit{DoS}\footnotemark quando \func{opendir}
424 viene chiamata su una \textit{fifo} o su un
425 dispositivo associato ad una unità a nastri. Non
426 viene usato al di fuori dell'implementazione di
427 \func{opendir}, ed è utilizzabile soltanto se si è
428 definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.\\
429 \constd{O\_EXCL} & Deve essere usato in congiunzione con
430 \const{O\_CREAT} ed in tal caso impone che il file
431 indicato da \param{pathname} non sia già esistente
432 (altrimenti causa il fallimento della chiamata con
433 un errore di \errcode{EEXIST}).\\
434 \constd{O\_LARGEFILE}& Viene usato sui sistemi a 32 bit per richiedere
435 l'apertura di file molto grandi, la cui
436 dimensione non è rappresentabile con la versione a
437 32 bit del tipo \type{off\_t}, utilizzando
438 l'interfaccia alternativa abilitata con la
439 macro \macro{\_LARGEFILE64\_SOURCE}. Come
440 illustrato in sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std} è
441 sempre preferibile usare la conversione automatica
442 delle funzioni che si attiva assegnando a $64$ la
443 macro \macro{\_FILE\_OFFSET\_BITS}, e non usare mai
445 \constd{O\_NOCTTY} & Se \param{pathname} si riferisce ad un dispositivo
446 di terminale, questo non diventerà il terminale di
447 controllo, anche se il processo non ne ha ancora
448 uno (si veda sez.~\ref{sec:sess_ctrl_term}).\\
449 \constd{O\_NOFOLLOW}& Se \param{pathname} è un collegamento simbolico
450 la chiamata fallisce. Questa è un'estensione BSD
451 aggiunta in Linux a partire dal kernel
452 2.1.126, ed utilizzabile soltanto se si è definita
453 la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.\\
454 \const{O\_TMPFILE} & Consente di creare un file temporaneo anonimo, non
455 visibile con un pathname sul filesystem, ma
456 leggibile e scrivibile all'interno del processo.
457 Introdotto con il kernel 3.11, è specifico di
459 \constd{O\_TRUNC} & Se usato su un file di dati aperto in scrittura,
460 ne tronca la lunghezza a zero; con un terminale o
461 una \textit{fifo} viene ignorato, negli altri casi
462 il comportamento non è specificato.\\
465 \caption{Le costanti che identificano le \textit{modalità di apertura} di
467 \label{tab:open_time_flag}
470 \footnotetext{acronimo di \itindex{Denial~of~Service~(DoS)} \textit{Denial of
471 Service}, si chiamano così attacchi miranti ad impedire un servizio
472 causando una qualche forma di carico eccessivo per il sistema, che resta
473 bloccato nelle risposte all'attacco.}
475 Si è riportato in tab.~\ref{tab:open_time_flag} l'elenco dei flag delle
476 \textsl{modalità di apertura}.\footnote{la \acr{glibc} definisce anche i due
477 flag \constd{O\_SHLOCK}, che aprirebbe il file con uno \textit{shared lock}
478 e \constd{O\_EXLOCK} che lo aprirebbe con un \textit{exclusive lock} (vedi
479 sez.~\ref{sec:file_locking}), si tratta di opzioni specifiche di BSD, che non
480 esistono con Linux.} Uno di questi, \const{O\_EXCL}, ha senso solo se usato
481 in combinazione a \const{O\_CREAT} quando si vuole creare un nuovo file per
482 assicurarsi che questo non esista di già, e lo si usa spesso per creare i
483 cosiddetti ``\textsl{file di lock}'' (vedi sez.~\ref{sec:ipc_file_lock}).
485 Si tenga presente che questa opzione è supportata su NFS solo a partire da
486 NFSv3 e con il kernel 2.6, nelle versioni precedenti la funzionalità viene
487 emulata controllando prima l'esistenza del file per cui usarla per creare un
488 file di lock potrebbe dar luogo a una \textit{race condition}, in tal caso
489 infatti un file potrebbe venir creato fra il controllo la successiva apertura
490 con \const{O\_CREAT}; la cosa si può risolvere comunque creando un file con un
491 nome univoco ed usando la funzione \func{link} per creare il file di lock,
492 (vedi sez.~\ref{sec:ipc_file_lock}).
494 Se si usa \const{O\_EXCL} senza \const{O\_CREAT} il comportamento è
495 indefinito, escluso il caso in cui viene usato con \const{O\_TMPFILE} su cui
496 torneremo più avanti; un'altra eccezione è quello in cui lo si usa da solo su
497 un file di dispositivo, in quel caso se questo è in uso (ad esempio se è
498 relativo ad un filesystem che si è montato) si avrà un errore di
499 \errval{EBUSY}, e pertanto può essere usato in questa modalità per rilevare lo
500 stato del dispositivo.
502 Nella creazione di un file con \const{O\_CREAT} occorre sempre specificare
503 l'argomento di \param{mode}, che altrimenti è ignorato. Si tenga presente che
504 indipendentemente dai permessi che si possono assegnare, che in seguito
505 potrebbero non consentire lettura o scrittura, quando il file viene aperto
506 l'accesso viene garantito secondo quanto richiesto con i flag di
507 tab.~\ref{tab:open_access_mode_flag}. Quando viene creato un nuovo file
508 \const{O\_CREAT} con tutti e tre i tempi del file di
509 tab.~\ref{tab:file_file_times} vengono impostati al tempo corrente. Se invece
510 si tronca il file con \const{O\_TRUNC} verranno impostati soltanto il
511 \textit{modification time} e lo \textit{status change time}.
513 Il flag \label{open_o_tmpfile_flag} \constd{O\_TMPFILE}, introdotto con il
514 kernel 3.11,\footnote{inizialmente solo su alcuni filesystem (i vari
515 \acr{extN}, \acr{Minix}, \acr{UDF}, \acr{shmem}) poi progressivamente esteso
516 ad altri (\acr{XFS} con il 3.15, \acr{Btrfs} e \acr{F2FS} con il 3.16,
517 \acr{ubifs} con il 4.9).} consente di aprire un file temporaneo senza che
518 questo venga associato ad un nome e compaia nel filesystem. In questo caso la
519 funzione restituirà un file descriptor da poter utilizzare per leggere e
520 scrivere dati, ma il contenuto dell'argomento \param{path} verrà usato
521 solamente per determinare, in base alla directory su cui si verrebbe a trovare
522 il \textit{pathname} indicato, il filesystem all'interno del quale deve essere
523 allocato l'\textit{inode} e lo spazio disco usato dal file
524 descriptor. L'\textit{inode} resterà anonimo e l'unico riferimento esistente
525 sarà quello contenuto nella \textit{file table} del processo che ha chiamato
528 Lo scopo principale del flag è quello fornire una modalità atomica, semplice e
529 sicura per applicare la tecnica della creazione di un file temporaneo seguita
530 dalla sua immediata cancellazione con \func{unlink} per non lasciare rimasugli
531 sul filesystem, di cui è parlato in sez.~\ref{sec:link_symlink_rename}.
532 Inoltre, dato che il file non compare nel filesystem, si evitano alla radice
533 tutti gli eventuali problemi di \textit{race condition} o \textit{symlink
534 attack} e non ci si deve neanche preoccupare di ottenere un opportuno nome
535 univoco con l'uso delle funzioni di sez.~\ref{sec:file_temp_file}.
537 Una volta aperto il file vi si potrà leggere o scrivere a seconda che siano
538 utilizzati \const{O\_RDWR} o \const{O\_WRONLY}, mentre l'uso di
539 \func{O\_RDONLY} non è consentito, non avendo molto senso ottenere un file
540 descriptor su un file che nasce vuoto per cui non si potrà comunque leggere
541 nulla. L'unico altro flag che può essere utilizzato insieme a
542 \const{O\_TMPFILE} è \const{O\_EXCL}, che in questo caso assume però un
543 significato diverso da quello ordinario, dato che in questo caso il file
544 associato al file descriptor non esiste comunque.
546 L'uso di \const{O\_EXCL} attiene infatti all'altro possibile impiego di
547 \const{O\_TMPFILE} oltre a quello citato della creazione sicura di un file
548 temporaneo come sostituto sicuro di \func{tmpfile}: la possibilità di creare
549 un contenuto iniziale per un file ed impostarne permessi, proprietario e
550 attributi estesi con \func{fchmod}, \func{fchown} e \func{fsetxattr}, senza
551 possibilità di \textit{race condition} ed interferenze esterne, per poi far
552 apparire il tutto sul filesystem in un secondo tempo utilizzando \func{linkat}
553 sul file descriptor (torneremo su questo in sez.~\ref{sec:file_openat}) per
554 dargli un nome. Questa operazione però non sarà possibile se si è usato
555 \const{O\_EXCL}, che in questo caso viene ad assumere il significato di
556 escludere la possibilità di far esistere il file anche in un secondo tempo.
558 % NOTE: per O_TMPFILE vedi: http://kernelnewbies.org/Linux_3.11
559 % https://lwn.net/Articles/558598/ http://lwn.net/Articles/619146/
565 \begin{tabular}[c]{|l|p{10 cm}|}
567 \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
570 \constd{O\_APPEND} & Il file viene aperto in \textit{append mode}. La
571 posizione sul file (vedi sez.~\ref{sec:file_lseek})
572 viene sempre mantenuta sulla sua coda, per cui
573 quanto si scrive viene sempre aggiunto al contenuto
574 precedente. Con NFS questa funzionalità non è
575 supportata e viene emulata, per questo possono
576 verificarsi \textit{race condition} con una
577 sovrapposizione dei dati se più di un processo
578 scrive allo stesso tempo.\\
579 \constd{O\_ASYNC} & Apre il file per l'I/O in modalità asincrona (vedi
580 sez.~\ref{sec:signal_driven_io}). Quando è
581 impostato viene generato il segnale \signal{SIGIO}
582 tutte le volte che il file è pronto per le
583 operazioni di lettura o scrittura. Questo flag si
584 può usare solo terminali, pseudo-terminali e socket
585 e, a partire dal kernel 2.6, anche sulle
586 \textit{fifo}. Per un bug dell'implementazione non
587 è opportuno usarlo in fase di apertura del file,
588 deve invece essere attivato successivamente con
590 \constd{O\_CLOEXEC}& Attiva la modalità di \textit{close-on-exec} (vedi
591 sez.~\ref{sec:proc_exec}) sul file. Il flag è
592 previsto dallo standard POSIX.1-2008, ed è stato
593 introdotto con il kernel 2.6.23 per evitare una
594 \textit{race condition} che si potrebbe verificare
595 con i \textit{thread} fra l'apertura del file e
596 l'impostazione della suddetta modalità con
598 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).\\
599 \const{O\_DIRECT} & Esegue l'I/O direttamente dalla memoria in
600 \textit{user space} in maniera sincrona, in modo da
601 scavalcare i meccanismi di bufferizzazione del
602 kernel. Introdotto con il kernel 2.4.10 ed
603 utilizzabile soltanto se si è definita la
604 macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.\\
605 \constd{O\_NOATIME}& Blocca l'aggiornamento dei tempi di accesso dei
606 file (vedi sez.~\ref{sec:file_file_times}). Per
607 molti filesystem questa funzionalità non è
608 disponibile per il singolo file ma come opzione
609 generale da specificare in fase di
610 montaggio. Introdotto con il kernel 2.6.8 ed
611 utilizzabile soltanto se si è definita la
612 macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.\\
613 \constd{O\_NONBLOCK}& Apre il file in \textsl{modalità non bloccante} per
614 le operazioni di I/O (vedi
615 sez.~\ref{sec:file_noblocking}). Questo significa
616 il fallimento delle successive operazioni di
617 lettura o scrittura qualora il file non sia pronto
618 per la loro esecuzione immediata, invece del
619 blocco delle stesse in attesa di una successiva
620 possibilità di esecuzione come avviene
621 normalmente. Questa modalità ha senso solo per le
622 \textit{fifo}, vedi sez.~\ref{sec:ipc_named_pipe}),
623 o quando si vuole aprire un file di dispositivo
624 per eseguire una \func{ioctl} (vedi
625 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).\\
626 \constd{O\_NDELAY} & In Linux è un sinonimo di \const{O\_NONBLOCK}, ma
627 origina da SVr4, dove però causava il ritorno da
628 una \func{read} con un valore nullo e non con un
629 errore, questo introduce un'ambiguità, dato che
630 come vedremo in sez.~\ref{sec:file_read} il ritorno
631 di un valore nullo da parte di \func{read} ha
632 il significato di una \textit{end-of-file}.\\
633 \const{O\_PATH} & Ottiene un file descriptor io cui uso è limitato
634 all'indicare una posizione sul filesystem o
635 eseguire operazioni che operano solo a livello del
636 file descriptor (e non di accesso al contenuto del
637 file). Introdotto con il kernel 2.6.39, è specifico
639 \constd{O\_SYNC} & Apre il file per l'input/output sincrono. Ogni
640 scrittura si bloccherà fino alla conferma
641 dell'arrivo di tutti i dati e di tutti i metadati
642 sull'hardware sottostante (in questo significato
643 solo dal kernel 2.6.33).\\
644 \constd{O\_DSYNC} & Apre il file per l'input/output sincrono. Ogni
645 scrittura di dati si bloccherà fino alla conferma
646 dell'arrivo degli stessi e della parte di metadati
647 ad essi relativa sull'hardware sottostante (in
648 questo significato solo dal kernel 2.6.33).\\
651 \caption{Le costanti che identificano le \textit{modalità di operazione} di
653 \label{tab:open_operation_flag}
656 Il terzo gruppo è quello dei flag delle \textsl{modalità di operazione},
657 riportati in tab.~\ref{tab:open_operation_flag}, che permettono di specificare
658 varie caratteristiche del comportamento delle operazioni di I/O che verranno
659 eseguite sul file o le modalità in cui lo si potrà utilizzare. Tutti questi,
660 tranne \const{O\_CLOEXEC}, che viene mantenuto per ogni singolo file
661 descriptor, vengono salvati nel campo \var{f\_flags} della struttura
662 \kstruct{file} insieme al valore della \textsl{modalità di accesso}, andando
663 far parte dei \textit{file status flags}. Il loro valore viene impostato alla
664 chiamata di \func{open}, ma possono venire riletti in un secondo tempo con
665 \func{fcntl}, inoltre alcuni di essi possono anche essere modificati tramite
666 questa funzione, con conseguente effetto sulle caratteristiche operative che
667 controllano (torneremo sull'argomento in sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
669 Il flag \const{O\_ASYNC} (che, per compatibilità con BSD, si può indicare
670 anche con la costante \constd{FASYNC}) è definito come possibile valore per
671 \func{open}, ma per un bug dell'implementazione,\footnote{segnalato come
672 ancora presente nella pagina di manuale, almeno fino al novembre 2018.} non
673 solo non attiva il comportamento citato, ma se usato richiede di essere
674 esplicitamente disattivato prima di essere attivato in maniera effettiva con
675 l'uso di \func{fcntl}. Per questo motivo, non essendovi nessuna necessità
676 specifica di definirlo in fase di apertura del file, è sempre opportuno
677 attivarlo in un secondo tempo con \func{fcntl} (vedi
678 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
680 Il flag \constd{O\_DIRECT} non è previsto da nessuno standard, anche se è
681 presente in alcuni kernel unix-like.\footnote{il flag è stato introdotto dalla
682 SGI in IRIX, ma è presente senza limiti di allineamento dei buffer anche in
683 FreeBSD.} Per i kernel della serie 2.4 si deve garantire che i buffer in
684 \textit{user space} da cui si effettua il trasferimento diretto dei dati siano
685 allineati alle dimensioni dei blocchi del filesystem. Con il kernel 2.6 in
686 genere basta che siano allineati a multipli di 512 byte, ma le restrizioni
687 possono variare a seconda del filesystem, ed inoltre su alcuni filesystem
688 questo flag può non essere supportato, nel qual caso si avrà un errore di
691 Lo scopo di \const{O\_DIRECT} è consentire un completo controllo sulla
692 bufferizzazione dei propri dati per quelle applicazioni (in genere database)
693 che hanno esigenze specifiche che non vengono soddisfatte nella maniera più
694 efficiente dalla politica generica utilizzata dal kernel. In genere l'uso di
695 questo flag peggiora le prestazioni tranne quando le applicazioni sono in
696 grado di ottimizzare la propria bufferizzazione in maniera adeguata. Se lo si
697 usa si deve avere cura di non mescolare questo tipo di accesso con quello
698 ordinario, in quante le esigenze di mantenere coerenti i dati porterebbero ad
699 un peggioramento delle prestazioni. Lo stesso dicasi per l'interazione con
700 eventuale mappatura in memoria del file (vedi sez.~\ref{sec:file_memory_map}).
702 Si tenga presente infine che anche se l'uso di \const{O\_DIRECT} comporta una
703 scrittura sincrona dei dati dei buffer in \textit{user space}, questo non è
704 completamente equivalente all'uso di \const{O\_SYNC} che garantisce anche
705 sulla scrittura sincrona dei metadati associati alla scrittura dei dati del
706 file.\footnote{la situazione si complica ulteriormente per NFS, in cui l'uso
707 del flag disabilita la bufferizzazione solo dal lato del client, e può
708 causare problemi di prestazioni.} Per questo in genere se si usa
709 \const{O\_DIRECT} è opportuno richiedere anche \const{O\_SYNC}.
711 Si tenga presente infine che la implementazione di \const{O\_SYNC} di Linux
712 differisce da quanto previsto dallo standard POSIX.1 che prevede, oltre a
713 questo flag che dovrebbe indicare la sincronizzazione completa di tutti i dati
714 e di tutti i metadati, altri due flag \const{O\_DSYNC} e \const{O\_RSYNC}.
716 Il primo dei due richiede la scrittura sincrona di tutti i dati del file e dei
717 metadati che ne consentono l'immediata rilettura, ma non di tutti i metadati,
718 per evitare la perdita di prestazioni relativa alla sincronizzazione di
719 informazioni ausiliarie come i tempi dei file. Il secondo, da usare in
720 combinazione con \const{O\_SYNC} o \const{O\_DSYNC} ne sospende l'effetto,
721 consentendo al kernel di bufferizzare le scritture, ma soltanto finché non
722 avviene una lettura, in quel caso i dati ed i metadati dovranno essere
723 sincronizzati immediatamente (secondo le modalità indicate da \const{O\_SYNC}
724 e \const{O\_DSYNC}) e la lettura verrà bloccata fintanto che detta
725 sincronizzazione non sia completata.
727 Nel caso di Linux, fino al kernel 2.6.33, esisteva solo \const{O\_SYNC}, ma
728 con il comportamento previsto dallo standard per \const{O\_DSYNC}, e sia
729 questo che \const{O\_RSYNC} erano definiti (fin dal kernel 2.1.130) come
730 sinonimi di \const{O\_SYNC}. Con il kernel 2.6.33 il significato di
731 \const{O\_SYNC} è diventato quello dello standard, ma gli è stato assegnato un
732 valore diverso, mantenendo quello originario, con il comportamento
733 corrispondete, per \const{O\_DSYNC} in modo che applicazioni compilate con
734 versioni precedenti delle librerie e del kernel non trovassero un
735 comportamento diverso. Inoltre il nuovo \const{O\_SYNC} è stato definito in
736 maniera opportuna in modo che su versioni del kernel precedenti la 2.6.33
737 torni a corrispondere al valore di \const{O\_DSYNC}.
739 % NOTE: per le differenze fra O_DSYNC, O_SYNC e O_RSYNC introdotte nella
740 % nello sviluppo del kernel 2.6.33, vedi http://lwn.net/Articles/350219/
742 Il flag \constd{O\_PATH},\label{open_o_path_flag} introdotto con il kernel
743 2.6.39, viene usato per limitare l'uso del file descriptor restituito da
744 \func{open} o all'identificazione di una posizione sul filesystem (ad uso
745 delle \textit{at-functions} che tratteremo in sez.~\ref{sec:file_openat}) o
746 alle operazioni che riguardano il file descriptor in quanto tale, senza
747 consentire operazioni sul file; in sostanza se si apre un file con
748 \const{O\_PATH} si potrà soltanto:
750 \item usare il file descriptor come indicatore della directory di partenza con
751 una delle \textit{at-functions} (vedi sez.~\ref{sec:file_openat});
752 \item cambiare directory di lavoro con \func{fchdir} se il file descriptor fa
753 riferimento a una directory (dal kernel 3.5);
754 \item usare le funzioni che duplicano il file descriptor (vedi
755 sez.~\ref{sec:file_dup});
756 \item passare il file descriptor ad un altro processo usando un socket
757 \const{PF\_UNIX} (vedi sez.~\ref{sec:unix_socket})
758 \item ottenere le informazioni relative al file con \func{fstat} (dal kernel
759 3.6) o al filesystem con \func{fstatfs} (dal kernel 3.12);
760 \item ottenere il valore dei \textit{file descriptor flags} (fra cui comparirà
761 anche lo stesso \const{O\_PATH}) o impostare o leggere i \textit{file status
762 flags} con \func{fcntl} (rispettivamente con le operazioni
763 \const{F\_GETFL}, \const{F\_SETFD} e \const{F\_GETFD}, vedi
764 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
765 \item chiudere il file con \func{close}.
768 In realtà usando \const{O\_PATH} il file non viene effettivamente aperto, per
769 cui ogni tentativo di usare il file descriptor così ottenuto con funzioni che
770 operano effettivamente sul file (come ad esempio \func{read}, \func{write},
771 \func{fchown}, \func{fchmod}, \func{ioctl}, ecc.) fallirà con un errore di
772 \errval{EBADF}, come se questo non fosse un file descriptor valido. Per questo
773 motivo usando questo flag non è necessario avere nessun permesso per aprire un
774 file, neanche quello di lettura (ma occorre ovviamente avere il permesso di
775 esecuzione per le directory sovrastanti).
777 Questo consente di usare il file descriptor con funzioni che non richiedono
778 permessi sul file, come \func{fstat}, laddove un'apertura con
779 \const{O\_RDONLY} sarebbe fallita. I permessi verranno eventualmente
780 controllati, se necessario, nelle operazioni seguenti, ad esempio per usare
781 \func{fchdir} con il file descriptor (se questo fa riferimento ad una
782 directory) occorrerà avere il permesso di esecuzione.
784 Se si usa \const{O\_PATH} tutti gli altri flag eccettuati \const{O\_CLOEXEC},
785 \const{O\_DIRECTORY} e \const{O\_NOFOLLOW} verranno ignorati. I primi due
786 mantengono il loro significato usuale, mentre \const{O\_NOFOLLOW} fa si che se
787 il file indicato è un un link simbolico venga aperto quest'ultimo (cambiando
788 quindi il comportamento ordinario che prova il fallimento della chiamata),
789 così da poter usare il file descriptor ottenuto per le funzioni
790 \func{fchownat}, \func{fstatat}, \func{linkat} e \func{readlinkat} che ne
791 supportano l'uso come come primo argomento (torneremo su questo in
792 sez.~\ref{sec:file_openat}).
794 Nelle prime versioni di Unix i valori di \param{flag} specificabili per
795 \func{open} erano solo quelli relativi alle modalità di accesso del file. Per
796 questo motivo per creare un nuovo file c'era una \textit{system call}
797 apposita, \funcd{creat}, nel caso di Linux questo non è più necessario ma la
798 funzione è definita ugualmente; il suo prototipo è:
802 \fdecl{int creat(const char *pathname, mode\_t mode)}
803 \fdesc{Crea un nuovo file vuoto.}
806 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
807 caso \var{errno} assumerà gli stessi valori che si otterrebbero con
811 La funzione crea un nuovo file vuoto, con i permessi specificati
812 dall'argomento \param{mode}. È del tutto equivalente a \code{open(filedes,
813 O\_CREAT|O\_WRONLY|O\_TRUNC, mode)} e resta solo per compatibilità con i
816 Una volta che l'accesso ad un file non sia più necessario la funzione di
817 sistema \funcd{close} permette di ``\textsl{chiuderlo}'', in questo modo il
818 file non sarà più accessibile ed il relativo file descriptor ritornerà
819 disponibile; il suo prototipo è:
823 \fdecl{int close(int fd)}
824 \fdesc{Chiude un file.}
827 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
828 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
830 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un descrittore valido.
831 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
833 ed inoltre \errval{EIO} nel suo significato generico.}
836 La funzione chiude il file descriptor \param{fd}. La chiusura rilascia ogni
837 eventuale blocco (il \textit{file locking} è trattato in
838 sez.~\ref{sec:file_locking}) che il processo poteva avere acquisito su di
839 esso. Se \param{fd} è l'ultimo riferimento (di eventuali copie, vedi
840 sez.~\ref{sec:file_shared_access} e \ref{sec:file_dup}) ad un file aperto,
841 tutte le risorse nella \textit{file table} vengono rilasciate. Infine se il
842 file descriptor era l'ultimo riferimento ad un file su disco quest'ultimo
845 Si ricordi che quando un processo termina tutti i suoi file descriptor vengono
846 automaticamente chiusi, molti programmi sfruttano questa caratteristica e non
847 usano esplicitamente \func{close}. In genere comunque chiudere un file senza
848 controllare lo stato di uscita di \func{close} un è errore; molti filesystem
849 infatti implementano la tecnica del cosiddetto \itindex{write-behind}
850 \textit{write-behind}, per cui una \func{write} può avere successo anche se i
851 dati non sono stati effettivamente scritti su disco. In questo caso un
852 eventuale errore di I/O avvenuto in un secondo tempo potrebbe sfuggire, mentre
853 verrebbe riportato alla chiusura esplicita del file. Per questo motivo non
854 effettuare il controllo può portare ad una perdita di dati
855 inavvertita.\footnote{in Linux questo comportamento è stato osservato con NFS
856 e le quote su disco.}
858 In ogni caso una \func{close} andata a buon fine non garantisce che i dati
859 siano stati effettivamente scritti su disco, perché il kernel può decidere di
860 ottimizzare l'accesso a disco ritardandone la scrittura. L'uso della funzione
861 \func{sync} (vedi sez.~\ref{sec:file_sync}) effettua esplicitamente lo scarico
862 dei dati, ma anche in questo caso resta l'incertezza dovuta al comportamento
863 dell'hardware, che a sua volta può introdurre ottimizzazioni dell'accesso al
864 disco che ritardano la scrittura dei dati. Da questo deriva l'abitudine di
865 alcuni sistemisti di ripetere tre volte il comando omonimo prima di eseguire
866 lo shutdown di una macchina.
868 Si tenga comunque presente che ripetere la chiusura in caso di fallimento non
869 è opportuno, una volta chiamata \func{close} il file descriptor viene comunque
870 rilasciato, indipendentemente dalla presenza di errori, e se la riesecuzione
871 non comporta teoricamente problemi (se non la sua inutilità) se fatta
872 all'interno di un processo singolo, nel caso si usino i \textit{thread} si
873 potrebbe chiudere un file descriptor aperto nel contempo da un altro
876 \subsection{La gestione della posizione nel file}
877 \label{sec:file_lseek}
879 Come già accennato in sez.~\ref{sec:file_fd} a ciascun file aperto è associata
880 una \textsl{posizione corrente nel file} (il cosiddetto \textit{file offset},
881 mantenuto nel campo \var{f\_pos} di \kstruct{file}) espressa da un numero
882 intero positivo che esprime il numero di byte dall'inizio del file. Tutte le
883 operazioni di lettura e scrittura avvengono a partire da questa posizione che
884 viene automaticamente spostata in avanti del numero di byte letti o scritti.
886 In genere, a meno di non avere richiesto la modalità di scrittura in
887 \textit{append} (vedi sez.~\ref{sec:file_write}) con \const{O\_APPEND}, questa
888 posizione viene impostata a zero all'apertura del file. È possibile impostarla
889 ad un valore qualsiasi con la funzione di sistema \funcd{lseek}, il cui
895 \fdecl{off\_t lseek(int fd, off\_t offset, int whence)}
896 \fdesc{Imposta la posizione sul file.}
899 {La funzione ritorna il valore della posizione sul file in caso di successo e
900 $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
902 \item[\errcode{EINVAL}] \param{whence} non è un valore valido.
903 \item[\errcode{EOVERFLOW}] \param{offset} non può essere rappresentato nel
905 \item[\errcode{ESPIPE}] \param{fd} è una \textit{pipe}, un socket o una
908 ed inoltre \errval{EBADF} nel suo significato generico.}
911 La funzione imposta la nuova posizione sul file usando il valore indicato
912 da \param{offset}, che viene sommato al riferimento dato
913 dall'argomento \param{whence}, che deve essere indicato con una delle costanti
914 riportate in tab.~\ref{tab:lseek_whence_values}.\footnote{per compatibilità
915 con alcune vecchie notazioni questi valori possono essere rimpiazzati
916 rispettivamente con 0, 1 e 2 o con \constd{L\_SET}, \constd{L\_INCR} e
917 \constd{L\_XTND}.} Si tenga presente che la chiamata a \func{lseek} non causa
918 nessun accesso al file, si limita a modificare la posizione corrente (cioè il
919 campo \var{f\_pos} della struttura \kstruct{file}, vedi
920 fig.~\ref{fig:file_proc_file}). Dato che la funzione ritorna la nuova
921 posizione, usando il valore zero per \param{offset} si può riottenere la
922 posizione corrente nel file con \code{lseek(fd, 0, SEEK\_CUR)}.
927 \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
929 \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
932 \constd{SEEK\_SET}& Si fa riferimento all'inizio del file: il valore, che
933 deve essere positivo, di \param{offset} indica
934 direttamente la nuova posizione corrente.\\
935 \constd{SEEK\_CUR}& Si fa riferimento alla posizione corrente del file:
936 ad essa viene sommato \param{offset}, che può essere
937 negativo e positivo, per ottenere la nuova posizione
939 \constd{SEEK\_END}& Si fa riferimento alla fine del file: alle dimensioni
940 del file viene sommato \param{offset}, che può essere
941 negativo e positivo, per ottenere la nuova posizione
944 \constd{SEEK\_DATA}&Sposta la posizione nel file sull'inizio del primo
945 blocco di dati dopo un \textit{hole} che segue (o
946 coincide) con la posizione indicata da \param{offset}
948 \constd{SEEK\_HOLE}&Sposta la posizione sul file all'inizio del primo
949 \textit{hole} nel file che segue o inizia
950 con \param{offset}, oppure si porta su \param{offset}
951 se questo è all'interno di un \textit{hole}, oppure si
952 porta alla fine del file se non ci sono \textit{hole}
953 dopo \param{offset} (dal kernel 3.1).\\
956 \caption{Possibili valori per l'argomento \param{whence} di \func{lseek}.}
957 \label{tab:lseek_whence_values}
961 % NOTE: per SEEK_HOLE e SEEK_DATA, inclusi nel kernel 3.1, vedi
962 % http://lwn.net/Articles/439623/
964 Si tenga presente inoltre che usare \const{SEEK\_END} non assicura affatto che
965 la successiva scrittura avvenga alla fine del file, infatti se questo è stato
966 aperto anche da un altro processo che vi ha scritto, la fine del file può
967 essersi spostata, ma noi scriveremo alla posizione impostata in precedenza
968 (questa è una potenziale sorgente di \textit{race condition}, vedi
969 sez.~\ref{sec:file_shared_access}).
971 Non tutti i file supportano la capacità di eseguire una \func{lseek}, in
972 questo caso la funzione ritorna l'errore \errcode{ESPIPE}. Questo, oltre che
973 per i tre casi citati nel prototipo, vale anche per tutti quei dispositivi che
974 non supportano questa funzione, come ad esempio per i file di
975 terminale.\footnote{altri sistemi, usando \const{SEEK\_SET}, in questo caso
976 ritornano il numero di caratteri che vi sono stati scritti.} Lo standard
977 POSIX però non specifica niente in proposito. Inoltre alcuni file speciali, ad
978 esempio \file{/dev/null}, non causano un errore ma restituiscono un valore
981 \itindbeg{sparse~file}
982 \index{file!\textit{hole}|(}
984 Infine si tenga presente che, come accennato in sez.~\ref{sec:file_file_size},
985 con \func{lseek} è possibile impostare una posizione anche oltre la corrente
986 fine del file. In tal caso alla successiva scrittura il file sarà esteso a
987 partire da detta posizione, con la creazione di quello che viene chiamato un
988 ``\textsl{buco}'' (in gergo \textit{hole}) nel file. Il nome deriva dal fatto
989 che nonostante la dimensione del file sia cresciuta in seguito alla scrittura
990 effettuata, lo spazio vuoto fra la precedente fine del file e la nuova parte,
991 scritta dopo lo spostamento, non corrisponde ad una allocazione effettiva di
992 spazio su disco, che sarebbe inutile dato che quella zona è effettivamente
995 Questa è una delle caratteristiche specifiche della gestione dei file di un
996 sistema unix-like e quando si ha questa situazione si dice che il file in
997 questione è uno \textit{sparse file}. In sostanza, se si ricorda la struttura
998 di un filesystem illustrata in fig.~\ref{fig:file_filesys_detail}, quello che
999 accade è che nell'\textit{inode} del file viene segnata l'allocazione di un
1000 blocco di dati a partire dalla nuova posizione, ma non viene allocato nulla
1001 per le posizioni intermedie. In caso di lettura sequenziale del contenuto del
1002 file il kernel si accorgerà della presenza del buco, e restituirà degli zeri
1003 come contenuto di quella parte del file.
1005 Questa funzionalità comporta una delle caratteristiche della gestione dei file
1006 su Unix che spesso genera più confusione in chi non la conosce, per cui
1007 sommando le dimensioni dei file si può ottenere, se si hanno molti
1008 \textit{sparse file}, un totale anche maggiore della capacità del proprio
1009 disco e comunque maggiore della dimensione che riporta un comando come
1010 \cmd{du}, che calcola lo spazio disco occupato in base al numero dei blocchi
1011 effettivamente allocati per il file.
1013 Tutto ciò avviene proprio perché in un sistema unix-like la dimensione di un
1014 file è una caratteristica del tutto indipendente dalla quantità di spazio
1015 disco effettivamente allocato, e viene registrata sull'\textit{inode} come le
1016 altre proprietà del file. La dimensione viene aggiornata automaticamente
1017 quando si estende un file scrivendoci, e viene riportata dal campo
1018 \var{st\_size} di una struttura \struct{stat} quando si effettua la chiamata
1019 ad una delle funzioni \texttt{*stat} viste in sez.~\ref{sec:file_stat}.
1021 Questo comporta che la dimensione di un file, fintanto che lo si è scritto
1022 sequenzialmente, sarà corrispondente alla quantità di spazio disco da esso
1023 occupato, ma possono esistere dei casi, come questo in cui ci si sposta in una
1024 posizione oltre la fine corrente del file, o come quello accennato in
1025 sez.~\ref{sec:file_file_size} in cui si estende la dimensione di un file con
1026 una \func{truncate}, in cui si modifica soltanto il valore della dimensione di
1027 \var{st\_size} senza allocare spazio su disco. Così è possibile creare
1028 inizialmente file di dimensioni anche molto grandi, senza dover occupare da
1029 subito dello spazio disco che in realtà sarebbe inutilizzato.
1031 \itindend{sparse~file}
1033 A partire dal kernel 3.1, riprendendo una interfaccia adottata su Solaris,
1034 sono state aggiunti due nuovi valori per l'argomento \param{whence}, riportati
1035 nella seconda sezione di tab.~\ref{tab:lseek_whence_values}, che consentono di
1036 riconoscere la presenza di \textit{hole} all'interno dei file ad uso di quelle
1037 applicazioni (come i programmi di backup) che possono salvare spazio disco
1038 nella copia degli \textit{sparse file}. Una applicazione può così determinare
1039 la presenza di un \textit{hole} usando \const{SEEK\_HOLE} all'inizio del file
1040 e determinare poi l'inizio della successiva sezione di dati usando
1041 \const{SEEK\_DATA}. Per compatibilità con i filesystem che non supportano
1042 questa funzionalità è previsto comunque che in tal caso \const{SEEK\_HOLE}
1043 riporti sempre la fine del file e \const{SEEK\_DATA} il valore
1046 Inoltre la decisione di come riportare (o di non riportare) la presenza di un
1047 buco in un file è lasciata all'implementazione del filesystem, dato che oltre
1048 a quelle classiche appena esposte esistono vari motivi per cui una sezione di
1049 un file può non contenere dati ed essere riportata come tale (ad esempio può
1050 essere stata preallocata con \func{fallocate}, vedi
1051 sez.~\ref{sec:file_fadvise}). Questo significa che l'uso di questi nuovi
1052 valori non garantisce la mappatura della effettiva allocazione dello spazio
1053 disco di un file, per il quale esiste una specifica operazione di controllo
1054 (vedi sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
1056 \index{file!\textit{hole}|)}
1059 \subsection{Le funzioni per la lettura di un file}
1060 \label{sec:file_read}
1062 Una volta che un file è stato aperto (con il permesso in lettura) si possono
1063 leggere i dati che contiene utilizzando la funzione di sistema \funcd{read},
1068 \fdecl{ssize\_t read(int fd, void * buf, size\_t count)}
1069 \fdesc{Legge i dati da un file.}
1072 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1073 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1075 \item[\errcode{EAGAIN}] la funzione non ha nessun dato da restituire e si è
1076 aperto il file con \const{O\_NONBLOCK}.
1077 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
1078 \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} è associato ad un oggetto non leggibile,
1079 o lo si è ottenuto da \func{timerfd\_create} (vedi
1080 sez.~\ref{sec:sig_signalfd_eventfd}) e si è usato un valore sbagliato
1081 per \param{size} o si è usato \const{O\_DIRECT} ed il buffer non è
1083 \item[\errval{EIO}] si è tentata la lettura dal terminale di controllo
1084 essendo in background ignorando o bloccando \const{SIGTTIN} (vedi
1085 sez.~\ref{sec:term_io_design}) o per errori di basso livello sul supporto.
1087 ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{EFAULT} e \errval{EISDIR}, nel loro
1088 significato generico.}
1091 La funzione tenta di leggere \param{count} byte dal file \param{fd} a partire
1092 dalla posizione corrente, scrivendoli nel buffer \param{buf}.\footnote{fino ad
1093 un massimo di \const{0x7ffff000} byte, indipendentemente che l'architettura
1094 sia a 32 o 64 bit.} Dopo la lettura la posizione sul file è spostata
1095 automaticamente in avanti del numero di byte letti. Se \param{count} è zero la
1096 funzione restituisce zero senza nessun altro risultato. Inoltre che non è
1097 detto che la funzione \func{read} restituisca il numero di byte richiesto, ci
1098 sono infatti varie ragioni per cui la funzione può restituire un numero di
1099 byte inferiore: questo è un comportamento normale, e non un errore, che
1100 bisogna sempre tenere presente.
1102 La prima e più ovvia di queste ragioni è che si è chiesto di leggere più byte
1103 di quanto il file ne contenga. In questo caso il file viene letto fino alla
1104 sua fine, e la funzione ritorna regolarmente il numero di byte letti
1105 effettivamente. Raggiunta la fine del file, alla ripetizione di un'operazione
1106 di lettura, otterremmo il ritorno immediato di \func{read} con uno zero. La
1107 condizione di raggiungimento della fine del file non è un errore, e viene
1108 segnalata appunto da un valore di ritorno di \func{read} nullo. Ripetere
1109 ulteriormente la lettura non avrebbe nessun effetto se non quello di
1110 continuare a ricevere zero come valore di ritorno.
1112 Con i \textsl{file regolari} questa è l'unica situazione in cui si può avere
1113 un numero di byte letti inferiore a quello richiesto, ma questo non è vero
1114 quando si legge da un terminale, da una \textit{fifo} o da una
1115 \textit{pipe}. In tal caso infatti, se non ci sono dati in ingresso, la
1116 \func{read} si blocca (a meno di non aver selezionato la modalità non
1117 bloccante, vedi sez.~\ref{sec:file_noblocking}) e ritorna solo quando ne
1118 arrivano; se il numero di byte richiesti eccede quelli disponibili la funzione
1119 ritorna comunque, ma con un numero di byte inferiore a quelli richiesti.
1121 Lo stesso comportamento avviene caso di lettura dalla rete (cioè su un socket,
1122 come vedremo in sez.~\ref{sec:sock_io_behav}), o per la lettura da certi file
1123 di dispositivo, come le unità a nastro, che restituiscono sempre i dati ad un
1124 singolo blocco alla volta, o come le linee seriali, che restituiscono solo i
1125 dati ricevuti fino al momento della lettura, o i terminali, per i quali si
1126 applicano anche ulteriori condizioni che approfondiremo in
1127 sez.~\ref{sec:sess_terminal_io}.
1129 Infine anche le due condizioni segnalate dagli errori \errcode{EINTR} ed
1130 \errcode{EAGAIN} non sono propriamente degli errori. La prima si verifica
1131 quando la \func{read} è bloccata in attesa di dati in ingresso e viene
1132 interrotta da un segnale. In tal caso l'azione da intraprendere è quella di
1133 rieseguire la funzione, torneremo in dettaglio sull'argomento in
1134 sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}. La seconda si verifica quando il file è aperto
1135 in modalità non bloccante (con \const{O\_NONBLOCK}) e non ci sono dati in
1136 ingresso: la funzione allora ritorna immediatamente con un errore
1137 \errcode{EAGAIN}\footnote{in BSD si usa per questo errore la costante
1138 \errcode{EWOULDBLOCK}, in Linux, con la \acr{glibc}, questa è sinonima di
1139 \errcode{EAGAIN}, ma se si vuole essere completamente portabili occorre
1140 verificare entrambi i valori, dato che POSIX.1-2001 non richiede che siano
1141 coincidenti.} che indica soltanto che non essendoci al momento dati
1142 disponibili occorre provare a ripetere la lettura in un secondo tempo,
1143 torneremo sull'argomento in sez.~\ref{sec:file_noblocking}.
1145 La funzione \func{read} è una delle \textit{system call} fondamentali,
1146 esistenti fin dagli albori di Unix, ma nella seconda versione delle
1147 \textit{Single Unix Specification}\footnote{questa funzione, e l'analoga
1148 \func{pwrite} sono state aggiunte nel kernel 2.1.60, il supporto nella
1149 \acr{glibc}, compresa l'emulazione per i vecchi kernel che non hanno la
1150 \textit{system call}, è stato aggiunto con la versione 2.1, in versioni
1151 precedenti sia del kernel che delle librerie la funzione non è disponibile.}
1152 (quello che viene chiamato normalmente Unix98, vedi
1153 sez.~\ref{sec:intro_xopen}) è stata introdotta la definizione di un'altra
1154 funzione di sistema, \funcd{pread}, il cui prototipo è:
1158 \fdecl{ssize\_t pread(int fd, void * buf, size\_t count, off\_t offset)}
1159 \fdesc{Legge a partire da una posizione sul file.}
1162 {La funzione ritorna il numero di byte letti in caso di successo e $-1$ per un
1163 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori già visti per
1164 \func{read} e \func{lseek}.}
1167 La funzione prende esattamente gli stessi argomenti di \func{read} con lo
1168 stesso significato, a cui si aggiunge l'argomento \param{offset} che indica
1169 una posizione sul file a partire dalla quale verranno letti i \param{count}
1170 byte. Identico è il comportamento ed il valore di ritorno, ma la posizione
1171 corrente sul file resterà invariata. Il valore di \param{offset} fa sempre
1172 riferimento all'inizio del file.
1174 L'uso di \func{pread} è equivalente all'esecuzione di una \func{lseek} alla
1175 posizione indicata da \param{offset} seguita da una \func{read}, seguita da
1176 un'altra \func{lseek} che riporti al valore iniziale della posizione corrente
1177 sul file, ma permette di eseguire l'operazione atomicamente. Questo può essere
1178 importante quando la posizione sul file viene condivisa da processi diversi
1179 (vedi sez.~\ref{sec:file_shared_access}) ed è particolarmente utile in caso di
1180 programmazione \textit{multi-thread} (vedi sez.~\ref{cha:threads}) quando
1181 all'interno di un processo si vuole che le operazioni di un \textit{thread}
1182 non possano essere influenzata da eventuali variazioni della posizione sul
1183 file effettuate da altri \textit{thread}.
1185 La funzione \func{pread} è disponibile anche in Linux, però diventa
1186 accessibile solo attivando il supporto delle estensioni previste dalle
1187 \textit{Single Unix Specification} con un valore della macro
1188 \macro{\_XOPEN\_SOURCE} maggiore o uguale a 500 o a partire dalla \acr{glibc}
1189 2.12 con un valore dalla macro \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} maggiore o uguale al
1190 valore \val{200809L}. Si ricordi di definire queste macro prima
1191 dell'inclusione del file di dichiarazione \headfile{unistd.h}.
1194 \subsection{Le funzioni per la scrittura di un file}
1195 \label{sec:file_write}
1197 Una volta che un file è stato aperto (con il permesso in scrittura) si può
1198 scrivere su di esso utilizzando la funzione di sistema \funcd{write}, il cui
1203 \fdecl{ssize\_t write(int fd, void * buf, size\_t count)}
1204 \fdesc{Scrive i dati su un file.}
1207 {La funzione ritorna il numero di byte scritti in caso di successo e $-1$ per
1208 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1210 \item[\errcode{EAGAIN}] ci si sarebbe bloccati, ma il file era aperto in
1211 modalità \const{O\_NONBLOCK}.
1212 \item[\errcode{EDESTADDRREQ}] si è eseguita una scrittura su un socket di
1213 tipo \textit{datagram} (vedi sez.~\ref{sec:sock_type}) senza aver prima
1214 connesso il corrispondente con \func{connect} (vedi
1215 sez.~\ref{sec:UDP_sendto_recvfrom}).
1216 \item[\errcode{EFBIG}] si è cercato di scrivere oltre la dimensione massima
1217 consentita dal filesystem o il limite per le dimensioni dei file del
1218 processo o su una posizione oltre il massimo consentito.
1219 \item[\errcode{EINTR}] si è stati interrotti da un segnale prima di aver
1220 potuto scrivere qualsiasi dato.
1221 \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} è connesso ad un oggetto che non consente
1222 la scrittura o si è usato \const{O\_DIRECT} ed il buffer non è allineato.
1223 \item[\errcode{EPERM}] la scrittura è proibita da un \textit{file seal}
1224 (vedi sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).
1225 \item[\errcode{EPIPE}] \param{fd} è connesso ad una \textit{pipe} il cui
1226 altro capo è chiuso in lettura; in questo caso viene anche generato il
1227 segnale \signal{SIGPIPE}, se questo viene gestito (o bloccato o ignorato)
1228 la funzione ritorna questo errore.
1230 ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{EDQUOT}, \errval{EFAULT}, \errval{EIO},
1231 \errval{EISDIR}, \errval{ENOSPC} nel loro significato generico.}
1235 \itindbeg{append~mode}
1237 Come nel caso di \func{read} la funzione tenta di scrivere \param{count} byte
1238 a partire dalla posizione corrente nel file e sposta automaticamente la
1239 posizione in avanti del numero di byte scritti. Se il file è aperto in
1240 modalità \textit{append} con \const{O\_APPEND} i dati vengono sempre scritti
1241 alla fine del file. Lo standard POSIX richiede che i dati scritti siano
1242 immediatamente disponibili ad una \func{read} chiamata dopo che la
1243 \func{write} che li ha scritti è ritornata; ma dati i meccanismi di caching
1244 non è detto che tutti i filesystem supportino questa capacità.
1246 \itindend{append~mode}
1248 Se \param{count} è zero la funzione restituisce zero senza fare nient'altro.
1249 Per i file ordinari il numero di byte scritti è sempre uguale a quello
1250 indicato da \param{count}, a meno di un errore. Negli altri casi si ha lo
1251 stesso comportamento di \func{read}.
1253 Anche per \func{write} lo standard Unix98 (ed i successivi POSIX.1-2001 e
1254 POSIX.1-2008) definiscono un'analoga \funcd{pwrite} per scrivere alla
1255 posizione indicata senza modificare la posizione corrente nel file, il suo
1260 \fdecl{ssize\_t pwrite(int fd, void * buf, size\_t count, off\_t offset)}
1261 \fdesc{Scrive a partire da una posizione sul file.}
1264 {La funzione ritorna il numero di byte letti in caso di successo e $-1$ per un
1265 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori già visti per
1266 \func{write} e \func{lseek}.}
1269 \noindent per questa funzione valgono le stesse considerazioni fatte per
1270 \func{pread}, a cui si aggiunge il fatto che su Linux, a differenza di quanto
1271 previsto dallo standard POSIX che richiederebbe di ignorarlo, se si è aperto
1272 il file con \const{O\_APPEND} i dati saranno comunque scritti in coda al file,
1273 ignorando il valore di \param{offset}.
1276 \section{Caratteristiche avanzate}
1277 \label{sec:file_adv_func}
1279 In questa sezione approfondiremo alcune delle caratteristiche più sottili
1280 della gestione file in un sistema unix-like, esaminando in dettaglio il
1281 comportamento delle funzioni base, inoltre tratteremo le funzioni che
1282 permettono di eseguire alcune operazioni avanzate con i file (il grosso
1283 dell'argomento sarà comunque affrontato nel cap.~\ref{cha:file_advanced}).
1286 \subsection{La gestione dell'accesso concorrente ai files}
1287 \label{sec:file_shared_access}
1289 In sez.~\ref{sec:file_fd} abbiamo descritto brevemente l'architettura
1290 dell'interfaccia con i file da parte di un processo, mostrando in
1291 fig.~\ref{fig:file_proc_file} le principali strutture usate dal kernel;
1292 esamineremo ora in dettaglio le conseguenze che questa architettura ha nei
1293 confronti dell'accesso concorrente allo stesso file da parte di processi
1296 \begin{figure}[!htb]
1298 \includegraphics[width=11cm]{img/filemultacc}
1299 \caption{Schema dell'accesso allo stesso file da parte di due processi
1301 \label{fig:file_mult_acc}
1304 Il primo caso è quello in cui due processi indipendenti aprono lo stesso file
1305 su disco; sulla base di quanto visto in sez.~\ref{sec:file_fd} avremo una
1306 situazione come quella illustrata in fig.~\ref{fig:file_mult_acc}: ciascun
1307 processo avrà una sua voce nella \textit{file table} referenziata da un
1308 diverso file descriptor nella sua \kstruct{file\_struct}. Entrambe le voci
1309 nella \textit{file table} faranno però riferimento allo stesso \textit{inode}
1312 Questo significa che ciascun processo avrà la sua posizione corrente sul file,
1313 la sua modalità di accesso e versioni proprie di tutte le proprietà che
1314 vengono mantenute nella sua voce della \textit{file table}. Questo ha
1315 conseguenze specifiche sugli effetti della possibile azione simultanea sullo
1316 stesso file, in particolare occorre tenere presente che:
1318 \item ciascun processo può scrivere indipendentemente, dopo ciascuna
1319 \func{write} la posizione corrente sarà cambiata solo nel processo
1320 scrivente. Se la scrittura eccede la dimensione corrente del file questo
1321 verrà esteso automaticamente con l'aggiornamento del campo \var{i\_size}
1322 della struttura \kstruct{inode}.
1323 \item se un file è in modalità \const{O\_APPEND} tutte le volte che viene
1324 effettuata una scrittura la posizione corrente viene prima impostata alla
1325 dimensione corrente del file letta dalla struttura \kstruct{inode}. Dopo la
1326 scrittura il file viene automaticamente esteso. Questa operazione avviene
1327 atomicamente, ogni altro processo che usi \const{O\_APPEND} vedrà la
1328 dimensione estesa e continuerà a scrivere in coda al file.
1329 \item l'effetto di \func{lseek} è solo quello di cambiare il campo
1330 \var{f\_pos} nella struttura \kstruct{file} della \textit{file table}, non
1331 c'è nessuna operazione sul file su disco. Quando la si usa per porsi alla
1332 fine del file la posizione viene impostata leggendo la attuale dimensione
1333 corrente dalla struttura \kstruct{inode}.
1336 \begin{figure}[!htb]
1338 \includegraphics[width=11cm]{img/fileshar}
1339 \caption{Schema dell'accesso ai file da parte di un processo figlio}
1340 \label{fig:file_acc_child}
1343 Il secondo caso è quello in cui due file descriptor di due processi diversi
1344 puntano alla stessa voce nella \textit{file table}. Questo è ad esempio il
1345 caso dei file aperti che vengono ereditati dal processo figlio all'esecuzione
1346 di una \func{fork} (si ricordi quanto detto in sez.~\ref{sec:proc_fork}). La
1347 situazione è illustrata in fig.~\ref{fig:file_acc_child}; dato che il processo
1348 figlio riceve una copia dello spazio di indirizzi del padre, riceverà anche
1349 una copia di \kstruct{file\_struct} e della relativa tabella dei file aperti.
1351 Questo significa che il figlio avrà gli stessi file aperti del padre in
1352 quanto la sua \kstruct{file\_struct}, pur essendo allocata in maniera
1353 indipendente, contiene gli stessi valori di quella del padre e quindi i suoi
1354 file descriptor faranno riferimento alla stessa voce nella \textit{file
1355 table}, condividendo così la posizione corrente sul file. Questo ha le
1356 conseguenze descritte a suo tempo in sez.~\ref{sec:proc_fork}: in caso di
1357 scrittura o lettura da parte di uno dei due processi, la posizione corrente
1358 nel file varierà per entrambi, in quanto verrà modificato il campo
1359 \var{f\_pos} della struttura \kstruct{file}, che è la stessa per
1360 entrambi. Questo consente una sorta di ``\textsl{sincronizzazione}''
1361 automatica della posizione sul file fra padre e figlio che occorre tenere
1364 \itindbeg{close-on-exec}
1366 Si noti inoltre che in questo caso anche i flag di stato del file, essendo
1367 mantenuti nella struttura \kstruct{file} della \textit{file table}, vengono
1368 condivisi, per cui una modifica degli stessi con \func{fcntl} (vedi
1369 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}) si applicherebbe a tutti processi che
1370 condividono la voce nella \textit{file table}. Ai file però sono associati
1371 anche altri flag detti \itindex{file~descriptor~flags} \textit{file descriptor
1372 flags}. Questi invece sono mantenuti in \kstruct{file\_struct}, e perciò
1373 sono locali per ciascun processo e non vengono modificati dalle azioni degli
1374 altri anche in caso di condivisione della stessa voce della \textit{file
1375 table}; l'unico usato al momento è quello di \textit{close-on-exec} che
1376 indica che il file descriptor deve essere chiuso in una \func{exec} (vedi
1377 sez.~\ref{sec:proc_exec}).
1379 \itindend{close-on-exec}
1381 Si tenga presente dunque che in un sistema unix-like è sempre possibile per
1382 più processi accedere in contemporanea allo stesso file e che non esistono, a
1383 differenza di altri sistemi operativi, dei meccanismi di blocco o di
1384 restrizione dell'accesso impliciti quando più processi vogliono accedere allo
1385 stesso file. Questo significa che le operazioni di lettura e scrittura vengono
1386 sempre fatte da ogni processo in maniera indipendente, utilizzando una
1387 posizione corrente nel file che normalmente, a meno di non trovarsi nella
1388 situazione di fig.~\ref{fig:file_acc_child}, è locale a ciascuno di essi.
1390 Dal punto di vista della lettura dei dati questo comporta la possibilità di
1391 poter leggere dati non coerenti in caso di scrittura contemporanea da parte di
1392 un altro processo. Dal punto di vista della scrittura invece si potranno avere
1393 sovrapposizioni imprevedibili quando due processi scrivono nella stessa
1394 sezione di file, dato che ciascuno lo farà in maniera indipendente. Il
1395 sistema però fornisce in alcuni casi la possibilità di eseguire alcune
1396 operazioni di scrittura in maniera coordinata anche senza utilizzare dei
1397 meccanismi di sincronizzazione espliciti come il \textit{file locking}, che
1398 esamineremo in sez.~\ref{sec:file_locking}.
1400 Un caso tipico di necessità di accesso condiviso in scrittura è quello in cui
1401 vari processi devono scrivere alla fine di un file (ad esempio un file di
1402 log). Come accennato in sez.~\ref{sec:file_lseek} impostare la posizione alla
1403 fine del file con \func{lseek} e poi scrivere con \func{write} può condurre ad
1404 una \textit{race condition}; infatti può succedere che un secondo processo
1405 scriva alla fine del file fra la \func{lseek} e la \func{write}. In questo
1406 caso, come abbiamo appena visto, il file sarà esteso, ma il primo processo,
1407 avrà una posizione corrente che aveva impostato con \func{lseek} che non
1408 corrisponde più alla fine del file, e la sua successiva \func{write}
1409 sovrascriverà i dati del secondo processo.
1411 Il problema deriva dal fatto che usare due \textit{system call} in successione
1412 non è mai un'operazione atomica dato che il kernel può interrompere
1413 l'esecuzione del processo fra le due. Nel caso specifico il problema è stato
1414 risolto introducendo la modalità di scrittura in \textit{append}, attivabile
1415 con il flag \const{O\_APPEND}. In questo caso infatti, come abbiamo illustrato
1416 in sez.~\ref{sec:file_open_close}, è il kernel che aggiorna automaticamente la
1417 posizione alla fine del file prima di effettuare la scrittura, e poi estende
1418 il file. Tutto questo avviene all'interno di una singola \textit{system
1419 call}, la \func{write}, che non essendo interrompibile da un altro processo
1420 realizza un'operazione atomica.
1423 \subsection{La duplicazione dei file descriptor}
1424 \label{sec:file_dup}
1426 Abbiamo già visto in sez.~\ref{sec:file_shared_access} come un processo figlio
1427 condivida gli stessi file descriptor del padre; è possibile però ottenere un
1428 comportamento analogo all'interno di uno stesso processo con la cosiddetta
1429 \textit{duplicazione} di un file descriptor. Per far questo si usa la funzione
1430 di sistema \funcd{dup}, il cui prototipo è:
1434 \fdecl{int dup(int oldfd)}
1435 \fdesc{Crea un file descriptor duplicato.}
1438 {La funzione ritorna il nuovo file descriptor in caso di successo e $-1$ per
1439 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1441 \item[\errcode{EBADF}] \param{oldfd} non è un file aperto.
1442 \item[\errcode{EMFILE}] si è raggiunto il numero massimo consentito di file
1443 descriptor aperti (vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}).
1448 La funzione ritorna, come \func{open}, il primo file descriptor libero. Il
1449 file descriptor è una copia esatta del precedente ed entrambi possono essere
1450 interscambiati nell'uso. Per capire meglio il funzionamento della funzione si
1451 può fare riferimento a fig.~\ref{fig:file_dup}. L'effetto della funzione è
1452 semplicemente quello di copiare il valore di un certo file descriptor in
1453 un altro all'interno della struttura \kstruct{file\_struct}, cosicché anche
1454 questo faccia riferimento alla stessa voce nella \textit{file table}. Per
1455 questo motivo si dice che il nuovo file descriptor è ``\textsl{duplicato}'',
1456 da cui il nome della funzione.
1458 \begin{figure}[!htb]
1459 \centering \includegraphics[width=11cm]{img/filedup}
1460 \caption{Schema dell'accesso ai file duplicati}
1461 \label{fig:file_dup}
1464 Si noti che per quanto illustrato in fig.~\ref{fig:file_dup} i file descriptor
1465 duplicati condivideranno eventuali lock (vedi sez.~\ref{sec:file_locking}), i
1466 flag di stato, e la posizione corrente sul file. Se ad esempio si esegue una
1467 \func{lseek} per modificare la posizione su uno dei due file descriptor, essa
1468 risulterà modificata anche sull'altro, dato che quello che viene modificato è
1469 lo stesso campo nella voce della \textit{file table} a cui entrambi fanno
1472 L'unica differenza fra due file descriptor duplicati è che ciascuno avrà un
1473 suo \textit{file descriptor flag} indipendente. A questo proposito deve essere
1474 tenuto presente che nel caso in cui si usi \func{dup} per duplicare un file
1475 descriptor, se questo ha il flag di \textit{close-on-exec} attivo (vedi
1476 sez.~\ref{sec:proc_exec} e sez.~\ref{sec:file_shared_access}), questo verrà
1477 cancellato nel file descriptor restituito come copia.
1479 L'uso principale di questa funzione è nella shell per la redirezione dei file
1480 standard di tab.~\ref{tab:file_std_files} fra l'esecuzione di una \func{fork}
1481 e la successiva \func{exec}. Diventa così possibile associare un file (o una
1482 \textit{pipe}) allo \textit{standard input} o allo \textit{standard output}
1483 (vedremo un esempio in sez.~\ref{sec:ipc_pipe_use}, quando tratteremo le
1486 Ci si può chiedere perché non sia in questo caso sufficiente chiudere il file
1487 standard che si vuole redirigere e poi aprire direttamente con \func{open} il
1488 file vi si vuole far corrispondere, invece di duplicare un file descriptor che
1489 si è già aperto. La risposta sta nel fatto che il file che si vuole redirigere
1490 non è detto sia un file regolare, ma potrebbe essere, come accennato, anche
1491 una \textit{fifo} o un socket, oppure potrebbe essere un file associato ad un
1492 file descriptor che si è ereditato già aperto (ad esempio attraverso una
1493 \func{exec}) da un processo antenato del padre, del quale non si conosce il
1494 nome. Operando direttamente con i file descriptor \func{dup} consente di
1495 ignorare le origini del file descriptor che si duplica e funziona in maniera
1496 generica indipendentemente dall'oggetto a cui questo fa riferimento.
1498 Per ottenere la redirezione occorre pertanto disporre del file descriptor
1499 associato al file che si vuole usare e chiudere il file descriptor che si
1500 vuole sostituire, cosicché esso possa esser restituito alla successiva
1501 chiamata di \func{dup} come primo file descriptor disponibile. Dato che
1502 questa è l'operazione più comune, è prevista un'altra funzione di sistema,
1503 \funcd{dup2}, che permette di specificare esplicitamente qual è il numero di
1504 file descriptor che si vuole ottenere come duplicato; il suo prototipo è:
1508 \fdecl{int dup2(int oldfd, int newfd)}
1509 \fdesc{Duplica un file descriptor su un altro.}
1512 {La funzione ritorna il nuovo file descriptor in caso di successo e $-1$ per
1513 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1515 \item[\errcode{EBADF}] \param{oldfd} non è un file aperto o \param{newfd} ha
1516 un valore fuori dall'intervallo consentito per i file descriptor.
1517 \item[\errcode{EBUSY}] si è rilevata la possibilità di una \textit{race
1519 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
1520 \item[\errcode{EMFILE}] si è raggiunto il numero massimo consentito di file
1526 La funzione duplica il file descriptor \param{oldfd} su un altro file
1527 descriptor di valore \param{newfd}. Qualora il file descriptor \param{newfd}
1528 sia già aperto, come avviene ad esempio nel caso della duplicazione di uno dei
1529 file standard di tab.~\ref{tab:file_std_files}, esso sarà prima chiuso e poi
1530 duplicato. Se \param{newfd} è uguale a \param{oldfd} la funzione non fa nulla
1531 e si limita a restituire \param{newfd}.
1533 L'uso di \func{dup2} ha vari vantaggi rispetto alla combinazione di
1534 \func{close} e \func{dup}; anzitutto se \param{oldfd} è uguale \param{newfd}
1535 questo verrebbe chiuso e \func{dup} fallirebbe, ma soprattutto l'operazione è
1536 atomica e consente di evitare una \textit{race condition} in cui dopo la
1537 chiusura del file si potrebbe avere la ricezione di un segnale il cui gestore
1538 (vedi sez.~\ref{sec:sig_signal_handler}) potrebbe a sua volta aprire un file,
1539 per cui alla fine \func{dup} restituirebbe un file descriptor diverso da
1542 Con Linux inoltre la funzione prevede la possibilità di restituire l'errore
1543 \errcode{EBUSY}, che non è previsto dallo standard, quando viene rilevata la
1544 possibilità di una \textit{race condition} interna in cui si cerca di
1545 duplicare un file descriptor che è stato allocato ma per il quale non sono
1546 state completate le operazioni di apertura.\footnote{la condizione è
1547 abbastanza peculiare e non attinente al tipo di utilizzo indicato, quanto
1548 piuttosto ad un eventuale tentativo di duplicare file descriptor non ancora
1549 aperti, la condizione di errore non è prevista dallo standard, ma in
1550 condizioni simili FreeBSD risponde con un errore di \errval{EBADF}, mentre
1551 OpenBSD elimina la possibilità di una \textit{race condition} al costo di
1552 una perdita di prestazioni.} In tal caso occorre ritentare l'operazione.
1554 La duplicazione dei file descriptor può essere effettuata anche usando la
1555 funzione di controllo dei file \func{fcntl} (che esamineremo in
1556 sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}) con il parametro \const{F\_DUPFD}.
1557 L'operazione ha la sintassi \code{fcntl(oldfd, F\_DUPFD, newfd)} e se si usa 0
1558 come valore per \param{newfd} diventa equivalente a \func{dup}. La sola
1559 differenza fra le due funzioni (a parte la sintassi ed i diversi codici di
1560 errore) è che \func{dup2} chiude il file descriptor \param{newfd} se questo è
1561 già aperto, garantendo che la duplicazione sia effettuata esattamente su di
1562 esso, invece \func{fcntl} restituisce il primo file descriptor libero di
1563 valore uguale o maggiore di \param{newfd}, per cui se \param{newfd} è aperto
1564 la duplicazione avverrà su un altro file descriptor.
1566 Su Linux inoltre è presente una terza funzione di sistema non
1567 standard,\footnote{la funzione è stata introdotta con il kernel 2.6.27 e resa
1568 disponibile con la \acr{glibc} 2.9.} \funcd{dup3}, che consente di duplicare
1569 un file descriptor reimpostandone i flag, per usarla occorre definire la macro
1570 \macro{\_GNU\_SOURCE} ed il suo prototipo è:
1574 \fdecl{int dup3(int oldfd, int newfd, int flags)}
1575 \fdesc{Duplica un file descriptor su un altro.}
1578 {La funzione ritorna il nuovo file descriptor in caso di successo e $-1$ per
1579 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di
1580 \func{dup2} più \errcode{EINVAL} qualora \param{flags} contenga un valore
1581 non valido o \param{newfd} sia uguale a \param{oldfd}.
1585 La funzione è identica a \func{dup2} ma prevede la possibilità di mantenere il
1586 flag di \textit{close-on-exec} sul nuovo file descriptor specificando
1587 \const{O\_CLOEXEC} in \param{flags} (che è l'unico flag usabile in questo
1588 caso). Inoltre rileva esplicitamente la possibile coincidenza
1589 fra \param{newfd} e \param{oldfd}, fallendo con un errore di \errval{EINVAL}.
1592 \subsection{Le funzioni di sincronizzazione dei dati}
1593 \label{sec:file_sync}
1595 Come accennato in sez.~\ref{sec:file_open_close} tutte le operazioni di
1596 scrittura sono in genere bufferizzate dal kernel, che provvede ad effettuarle
1597 in maniera asincrona per ottimizzarle, ad esempio accorpando gli accessi alla
1598 stessa zona del disco in un secondo tempo rispetto al momento della esecuzione
1601 Per questo motivo quando è necessaria una sincronizzazione immediata dei dati
1602 il sistema mette a disposizione delle funzioni che provvedono a forzare lo
1603 scarico dei dati dai buffer del kernel. La prima di queste funzioni di
1604 sistema è \funcd{sync}, il cui prototipo è:\footnote{questo è il prototipo
1605 usato a partire dalla \acr{glibc} 2.2.2 seguendo gli standard, in precedenza
1606 la funzione era definita come \code{int sync(void)} e ritornava sempre $0$.}
1610 \fdecl{void sync(void)}
1611 \fdesc{Sincronizza il buffer della cache dei file col disco.}
1614 {La funzione non ritorna nulla e non prevede condizioni di errore.}
1617 I vari standard prevedono che la funzione si limiti a far partire le
1618 operazioni ritornando immediatamente, con Linux invece, fin dal kernel 1.3.20,
1619 la funzione aspetta la conclusione delle operazioni di sincronizzazione. Si
1620 tenga presente comunque che questo non dà la garanzia assoluta che i dati
1621 siano integri dopo la chiamata, l'hardware dei dischi è in genere dotato di un
1622 suo meccanismo interno di bufferizzazione che a sua volta può ritardare
1623 ulteriormente la scrittura effettiva.
1625 La funzione viene usata dal comando \cmd{sync} quando si vuole forzare
1626 esplicitamente lo scarico dei dati su disco, un tempo era invocata da un
1627 apposito demone di sistema (in genere chiamato \cmd{update}) che eseguiva lo
1628 scarico dei dati ad intervalli di tempo fissi. Con le nuove versioni del
1629 kernel queste operazioni vengono gestite direttamente dal sistema della
1630 memoria virtuale, attraverso opportuni \textit{task} interni al kernel. Nei
1631 kernel recenti questo comportamento può essere controllato con l'uso dei vari
1632 file \texttt{dirty\_*} in \sysctlfiled{vm/}.\footnote{si consulti la
1633 documentazione allegata ai sorgenti del kernel nel file
1634 \file{Documentation/sysctl/vm.txt}, trattandosi di argomenti di natura
1635 sistemistica non li prenderemo in esame.}
1637 Si tenga presente che la funzione di sistema \funcm{bdflush}, che un tempo
1638 veniva usata per controllare lo scaricamento dei dati, è deprecata a partire
1639 dal kernel 2.6 e causa semplicemente la stampa di un messaggio nei log del
1640 kernel, e non è più presente dalle \acr{glibc} 2.23, pertanto non la
1641 prenderemo in esame.
1643 Quando si vogliano scaricare i dati di un singolo file, ad esempio essere
1644 sicuri che i dati di un database siano stati registrati su disco, si possono
1645 usare le due funzioni di sistema \funcd{fsync} e \funcd{fdatasync}, i cui
1650 \fdecl{int fsync(int fd)}
1651 \fdesc{Sincronizza dati e metadati di un file.}
1652 \fdecl{int fdatasync(int fd)}
1653 \fdesc{Sincronizza i dati di un file.}
1656 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1657 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1659 \item[\errcode{EDQUOT}] si è superata un quota disco durante la
1661 \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} è un file speciale che non supporta la
1662 sincronizzazione (talvolta anche \errval{EROFS}).
1663 \item[\errcode{EIO}] c'è stato un errore di I/O durante la sincronizzazione,
1664 che in questo caso può derivare anche da scritture sullo stesso file
1665 eseguite su altri file descriptor.
1666 \item[\errcode{ENOSPC}] si è esaurito lo spazio disco durante la
1669 ed inoltre \errval{EBADF} nel suo significato generico.}
1672 Entrambe le funzioni forzano la sincronizzazione col disco di tutti i dati del
1673 file specificato, ed attendono fino alla conclusione delle operazioni. La
1674 prima, \func{fsync} forza anche la sincronizzazione dei meta-dati del file,
1675 che riguardano sia le modifiche alle tabelle di allocazione dei settori, che
1676 gli altri dati contenuti nell'\textit{inode} che si leggono con \func{fstat},
1677 come i tempi del file. Se lo scopo dell'operazione, come avviene spesso per i
1678 database, è assicurarsi che i dati raggiungano il disco e siano rileggibili
1679 immediatamente in maniera corretta, è sufficiente l'uso di \func{fdatasync}
1680 che evita le scritture non necessarie per avere l'integrità dei dati, come
1681 l'aggiornamento dei tempi di ultima modifica ed ultimo accesso.
1683 Si tenga presente che l'uso di queste funzioni non comporta la
1684 sincronizzazione della directory che contiene il file e la scrittura della
1685 relativa voce su disco, che se necessaria deve essere effettuata
1686 esplicitamente con \func{fsync} sul file descriptor della
1687 directory.\footnote{in realtà per il filesystem \acr{ext2}, quando lo si monta
1688 con l'opzione \cmd{sync}, il kernel provvede anche alla sincronizzazione
1689 automatica delle voci delle directory.}
1691 La funzione può restituire anche \errval{ENOSPC} e \errval{EDQUOT} per quei
1692 casi in cui l'allocazione dello spazio disco non viene effettuata
1693 all'esecuzione di una \func{write} (come NFS o altri filesystem di rete) per
1694 cui l'errore viene rilevato quando la scrittura viene effettivamente
1697 L'uso di \func{sync} può causare, quando ci sono più filesystem montati,
1698 problemi di prestazioni dovuti al fatto che effettua la sincronizzazione dei
1699 dati su tutti i filesystem, anche quando sarebbe sufficiente eseguirla
1700 soltanto su quello dei file su cui si sta lavorando; quando i dati in attesa
1701 sono molti questo può causare una alta attività di I/O ed i relativi problemi
1704 Per questo motivo è stata introdotta una nuova funzione di sistema,
1705 \funcd{syncfs},\footnote{la funzione è stata introdotta a partire dal kernel
1706 2.6.39 ed è accessibile solo se è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}, è
1707 specifica di Linux e non prevista da nessuno standard.} che effettua lo
1708 scarico dei dati soltanto per il filesystem su cui si sta operando, il suo
1713 \fdecl{int syncfs(int fd)}
1714 \fdesc{Sincronizza il buffer della cache dei file del singolo filesystem col
1718 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1719 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1721 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un descrittore valido.
1726 La funzione richiede che si specifichi nell'argomento \param{fd} un file
1727 descriptor su cui si sta operando, e la registrazione immediata dei dati sarà
1728 limitata al filesystem su cui il file ad esso corrispondente si trova.
1732 \subsection{Le \textit{at-functions}: \func{openat} e le altre}
1733 \label{sec:file_openat}
1735 \itindbeg{at-functions}
1737 Un problema generico che si pone con l'uso della funzione \func{open}, così
1738 come con le altre funzioni che prendono come argomenti dei \textit{pathname},
1739 è la possibilità, quando si usa un \textit{pathname} che non fa riferimento
1740 diretto ad un file posto nella directory di lavoro corrente, che alcuni dei
1741 componenti dello stesso vengano modificati in parallelo alla chiamata a
1742 \func{open}, cosa che lascia aperta la possibilità di una \textit{race
1743 condition} in cui c'è spazio per un \textit{symlink attack} (si ricordi
1744 quanto visto per \func{access} in sez.~\ref{sec:file_perm_management})
1745 cambiando una delle directory sovrastanti il file fra un controllo e la
1746 successiva apertura.
1748 Inoltre, come già accennato, la directory di lavoro corrente è una proprietà
1749 associata al singolo processo; questo significa che quando si lavora con i
1750 \textit{thread} questa è la stessa per tutti, per cui se la si cambia
1751 all'interno di un \textit{thread} il cambiamento varrà anche per tutti gli
1752 altri. Non esiste quindi con le funzioni classiche un modo semplice per far sì
1753 che i singoli \textit{thread} possano aprire file usando una propria directory
1754 per risolvere i \textit{pathname} relativi.
1756 Per risolvere questi problemi, riprendendo una interfaccia già presente in
1757 Solaris, a fianco delle normali funzioni che operano sui file (come
1758 \func{open}, \func{mkdir}, ecc.) sono state introdotte delle ulteriori
1759 funzioni di sistema, chiamate genericamente ``\textit{at-functions}'' in
1760 quanto usualmente contraddistinte dal suffisso \texttt{at}, che permettono
1761 l'apertura di un file (o le rispettive altre operazioni) usando un
1762 \textit{pathname} relativo ad una directory
1763 specificata.\footnote{l'introduzione è avvenuta su proposta dello sviluppatore
1764 principale della \acr{glibc} Urlich Drepper e le corrispondenti
1765 \textit{system call} sono state inserite nel kernel a partire dalla versione
1766 2.6.16, in precedenza era disponibile una emulazione che, sia pure con
1767 prestazioni inferiori, funzionava facendo ricorso all'uso del filesystem
1768 \textit{proc} con l'apertura del file attraverso il riferimento a
1769 \textit{pathname} del tipo di \texttt{/proc/self/fd/dirfd/relative\_path}.}
1770 Essendo accomunate dalla stessa interfaccia le tratteremo insieme in questa
1771 sezione pur non essendo strettamente attinenti l'I/O su file.
1773 Benché queste funzioni non siano presenti negli standard tradizionali esse
1774 sono state adottate da altri sistemi unix-like come Solaris, i vari BSD, fino
1775 ad essere incluse in una recente revisione dello standard POSIX.1 (la
1776 POSIX.1-2008). Con la \acr{glibc} per l'accesso a queste funzioni è necessario
1777 definire la macro \macro{\_ATFILE\_SOURCE} (comunque attiva di default).
1779 L'uso di queste funzioni richiede una apertura preliminare della directory che
1780 si intende usare come base per la risoluzione dei \textit{pathname} relativi
1781 (ad esempio usando \func{open} con il flag \const{O\_PATH} visto in
1782 sez.~\ref{sec:file_open_close}) per ottenere un file descriptor che dovrà
1783 essere passato alle stesse. Tutte queste funzioni infatti prevedono la
1784 presenza un apposito argomento, in genere il primo che negli esempi seguenti
1785 chiameremo sempre \param{dirfd}, per indicare la directory di partenza.
1787 In questo modo, una volta aperta la directory di partenza, si potranno
1788 effettuare controlli ed aperture solo con \textit{pathname} relativi alla
1789 stessa, e tutte le \textit{race condition} dovute al possibile cambiamento di
1790 uno dei componenti posti al di sopra della stessa cesseranno di esistere.
1791 Inoltre, pur restando la directory di lavoro una proprietà comune del
1792 processo, si potranno usare queste funzioni quando si lavora con i
1793 \textit{thread} per eseguire la risoluzione dei \textit{pathname} relativi ed
1794 avere una directory di partenza diversa in ciascuno di essi.
1796 Questo metodo consente inoltre di ottenere aumenti di prestazioni
1797 significativi quando si devono eseguire molte operazioni su sezioni
1798 dell'albero dei file che prevedono delle gerarchie di sottodirectory molto
1799 profonde. Infatti in questo caso basta eseguire la risoluzione del
1800 \textit{pathname} di una qualunque directory di partenza una sola volta
1801 (nell'apertura iniziale) e non tutte le volte che si deve accedere a ciascun
1802 file che essa contiene. Infine poter identificare una directory di partenza
1803 tramite il suo file descriptor consente di avere un riferimento stabile alla
1804 stessa anche qualora venisse rinominata, e tiene occupato il filesystem dove
1805 si trova come per la directory di lavoro di un processo.
1807 La sintassi generica di queste nuove funzioni prevede l'utilizzo come primo
1808 argomento del file descriptor della directory da usare come base per la
1809 risoluzione dei nomi, mentre gli argomenti successivi restano identici a
1810 quelli della corrispondente funzione ordinaria. Come esempio prendiamo in
1811 esame la nuova funzione di sistema \funcd{openat}, il cui prototipo è:
1815 \fdecl{int openat(int dirfd, const char *pathname, int flags)}
1816 \fdecl{int openat(int dirfd, const char *pathname, int flags, mode\_t mode)}
1817 \fdesc{Apre un file a partire da una directory di lavoro.}
1820 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
1821 \func{open}, ed in più:
1823 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
1824 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
1825 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
1830 Il comportamento di \func{openat} è del tutto analogo a quello di \func{open},
1831 con la sola eccezione del fatto che se per l'argomento \param{pathname} si
1832 utilizza un \textit{pathname} relativo questo sarà risolto rispetto alla
1833 directory indicata da \param{dirfd}; qualora invece si usi un
1834 \textit{pathname} assoluto \param{dirfd} verrà semplicemente ignorato. Infine
1835 se per \param{dirfd} si usa il valore speciale \constd{AT\_FDCWD} la
1836 risoluzione sarà effettuata rispetto alla directory di lavoro corrente del
1837 processo. Questa, come le altre costanti \texttt{AT\_*}, è definita in
1838 \headfile{fcntl.h}, per cui per usarla occorrerà includere comunque questo
1839 file, anche per le funzioni che non sono definite in esso.
1841 Così come il comportamento, anche i valori di ritorno e le condizioni di
1842 errore delle nuove funzioni sono gli stessi delle funzioni classiche, agli
1843 errori si aggiungono però quelli dovuti a valori errati per \param{dirfd}; in
1844 particolare si avrà un errore di \errcode{EBADF} se esso non è un file
1845 descriptor valido, ed un errore di \errcode{ENOTDIR} se esso non fa
1846 riferimento ad una directory, tranne il caso in cui si sia specificato un
1847 \textit{pathname} assoluto, nel qual caso, come detto, il valore di
1848 \param{dirfd} sarà completamente ignorato.
1850 % TODO: trattare openat2, introdotta con il kernel 5.6, vedi
1851 % https://lwn.net/Articles/796868/ e https://git.kernel.org/linus/b55eef872a96
1856 \begin{tabular}[c]{|l|c|l|}
1858 \textbf{Funzione} &\textbf{Flags} &\textbf{Corrispondente} \\
1861 \func{execveat} &$\bullet$&\func{execve} \\
1862 \func{faccessat} &$\bullet$&\func{access} \\
1863 \func{fchmodat} &$\bullet$&\func{chmod} \\
1864 \func{fchownat} &$\bullet$&\func{chown},\func{lchown}\\
1865 \func{fstatat} &$\bullet$&\func{stat},\func{lstat} \\
1866 \funcm{futimesat}& -- & obsoleta \\
1867 \func{linkat} &$\bullet$&\func{link} \\
1868 \funcm{mkdirat} & -- &\func{mkdir} \\
1869 \funcm{mkfifoat} & -- &\func{mkfifo} \\
1870 \funcm{mknodat} & -- &\func{mknod} \\
1871 \func{openat} & -- &\func{open} \\
1872 \funcm{readlinkat}& -- &\func{readlink}\\
1873 \func{renameat} & -- &\func{rename} \\
1874 \func{renameat2}\footnotemark& -- &\func{rename} \\
1875 \funcm{scandirat}& -- &\func{scandir} \\
1876 \func{statx} &$\bullet$&\func{stat} \\
1877 \funcm{symlinkat}& -- &\func{symlink} \\
1878 \func{unlinkat} &$\bullet$&\func{unlink},\func{rmdir} \\
1879 \func{utimensat} &$\bullet$&\func{utimes},\func{lutimes}\\
1882 \caption{Corrispondenze fra le nuove funzioni ``\textit{at}'' e le
1883 corrispettive funzioni classiche.}
1884 \label{tab:file_atfunc_corr}
1887 \footnotetext{anche se la funzione ha un argomento \param{flags} questo
1888 attiene a funzionalità specifiche della stessa e non all'uso generico fatto
1889 nelle altre \textit{at-functions}, pertanto lo si è indicato come assente.}
1891 In tab.~\ref{tab:file_atfunc_corr} si sono riportate le funzioni introdotte
1892 con questa nuova interfaccia, con a fianco la corrispondente funzione
1893 classica. Tutte seguono la convenzione appena vista per \func{openat}, in cui
1894 agli argomenti della funzione classica viene anteposto l'argomento
1895 \param{dirfd}. Per alcune, indicate dal contenuto della omonima colonna di
1896 tab.~\ref{tab:file_atfunc_corr}, oltre al nuovo argomento iniziale, è prevista
1897 anche l'aggiunta di un argomento finale, \param{flags}, che è stato introdotto
1898 per fornire un meccanismo con cui modificarne il comportamento.
1900 Per tutte quelle che non hanno un argomento aggiuntivo il comportamento è
1901 identico alla corrispondente funzione ordinaria, pertanto non le tratteremo
1902 esplicitamente, vale per loro quanto detto con \func{openat} per l'uso del
1903 nuovo argomento \param{dirfd}. Tratteremo invece esplicitamente tutte quelle
1904 per cui l'argomento è presente, in quanto il loro comportamento viene
1905 modificato a seconda del valore assegnato a \param{flags}; questo deve essere
1906 passato come maschera binaria con una opportuna combinazione delle costanti
1907 elencate in tab.~\ref{tab:at-functions_constant_values}, in quanto sono
1908 possibili diversi valori a seconda della funzione usata.
1913 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
1915 \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
1918 \constd{AT\_EMPTY\_PATH} & Usato per operare direttamente (specificando
1919 una stringa vuota per il \texttt{pathname})
1920 sul file descriptor \param{dirfd} che in
1921 questo caso può essere un file qualunque.\\
1922 \constd{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}& Se impostato la funzione non esegue la
1923 dereferenziazione dei collegamenti
1926 \constd{AT\_EACCES} & Usato solo da \func{faccessat}, richiede che
1927 il controllo dei permessi sia fatto usando
1928 l'\ids{UID} effettivo invece di quello
1930 \constd{AT\_NO\_AUTOMOUNT} & Usato solo da \func{fstatat} e \func{statx},
1931 evita il montaggio automatico qualora
1932 \param{pathname} faccia riferimento ad una
1933 directory marcata per
1934 l'\textit{automount}\footnotemark
1935 (dal kernel 2.6.38).\\
1936 \constd{AT\_REMOVEDIR} & Usato solo da \func{unlinkat}, richiede che
1937 la funzione si comporti come \func{rmdir}
1938 invece che come \func{unlink}.\\
1939 \constd{AT\_SYMLINK\_FOLLOW}& Usato solo da \func{linkat}, se impostato la
1940 funzione esegue la dereferenziazione dei
1941 collegamenti simbolici.\\
1944 \caption{Le costanti utilizzate per i bit dell'argomento aggiuntivo
1945 \param{flags} delle \textit{at-functions}, definite in
1946 \headfile{fcntl.h}.}
1947 \label{tab:at-functions_constant_values}
1950 \footnotetext{l'\textit{automount} \itindex{automount} è una funzionalità
1951 fornita dal kernel che consente di montare automaticamente una directory
1952 quando si accede ad un \textit{pathname} al di sotto di essa, per i
1953 dettagli, di natura prevalentemente sistemistica, si può consultare
1954 sez.~5.1.6 di \cite{AGL}.}
1956 Si tenga presente che non tutte le funzioni che prevedono l'argomento
1957 aggiuntivo sono \textit{system call}, ad esempio \func{faccessat} e
1958 \func{fchmodat} sono realizzate con dei \textit{wrapper} nella \acr{glibc} per
1959 aderenza allo standard POSIX.1-2008, dato che la \textit{system call}
1960 sottostante non prevede l'argomento \param{flags}.
1962 In tab.~\ref{tab:at-functions_constant_values} si sono elencati i valori
1963 utilizzabili per i flag (tranne quelli specifici di \func{statx} su cui
1964 torneremo più avanti), mantenendo nella prima parte quelli comuni usati da più
1965 funzioni. Il primo di questi è \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}, che viene usato
1966 da tutte le funzioni tranne \func{linkat} e \func{unlinkat}, e che consente di
1967 scegliere, quando si sta operando su un collegamento simbolico, se far agire
1968 la funzione direttamente sullo stesso o sul file da esso referenziato. Si
1969 tenga presente però che per \funcm{fchmodat} questo, che è l'unico flag
1970 consentito e previsto dallo standard, non è attualmente implementato (anche
1971 perché non avrebbe molto senso cambiare i permessi di un link simbolico) e
1972 pertanto l'uso della funzione è analogo a quello delle altre funzioni che non
1973 hanno l'argomento \param{flags} (e non la tratteremo esplicitamente).
1975 % TODO: documentare l'introduzione di fchmodat4() se e quando ci sarà, vedi
1976 % https://lwn.net/Articles/792628/
1978 L'altro flag comune è \const{AT\_EMPTY\_PATH}, utilizzabile a partire dal
1979 kernel 2.6.39, che consente di usare per \param{dirfd} un file descriptor
1980 associato ad un file qualunque e non necessariamente ad una directory; in
1981 particolare si può usare un file descriptor ottenuto aprendo un file con il
1982 flag \param{O\_PATH} (vedi quanto illustrato a
1983 pag.~\pageref{open_o_path_flag}). Quando si usa questo flag \param{pathname}
1984 deve essere vuoto, da cui il nome della costante, ed in tal caso la funzione
1985 agirà direttamente sul file associato al file descriptor \param{dirfd}.
1987 Una prima funzione di sistema che utilizza l'argomento \param{flag} è
1988 \funcd{fchownat}, che può essere usata per sostituire sia \func{chown} che
1989 \func{lchown}; il suo prototipo è:
1994 \fdecl{int fchownat(int dirfd, const char *pathname, uid\_t owner, gid\_t
1996 \fdesc{Modifica il proprietario di un file.}
1999 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
2000 \func{chown}, ed in più:
2002 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
2003 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido.
2004 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
2005 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
2010 In questo caso, oltre a quanto già detto per \func{openat} riguardo all'uso di
2011 \param{dirfd}, se si è impostato \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW} in
2012 \param{flags}, si indica alla funzione di non eseguire la dereferenziazione di
2013 un eventuale collegamento simbolico, facendo comportare \func{fchownat} come
2014 \func{lchown} invece che come \func{chown}. La funzione supporta anche l'uso
2015 di \const{AT\_EMPTY\_PATH}, con il significato illustrato in precedenza e non
2018 Una seconda funzione di sistema che utilizza l'argomento \param{flags}, in
2019 questo caso anche per modificare il suo comportamento, è \funcd{faccessat}, ed
2025 \fdecl{int faccessat(int dirfd, const char *path, int mode, int flags)}
2026 \fdesc{Controlla i permessi di accesso.}
2029 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
2030 \func{access}, ed in più:
2032 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
2033 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido.
2034 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
2035 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
2040 La funzione esegue il controllo di accesso ad un file, e \param{flags}
2041 consente di modificarne il comportamento rispetto a quello ordinario di
2042 \func{access} (cui è analoga e con cui condivide i problemi di sicurezza
2043 visti in sez.~\ref{sec:file_stat}) usando il valore \const{AT\_EACCES} per
2044 indicare alla funzione di eseguire il controllo dei permessi con l'\ids{UID}
2045 \textsl{effettivo} invece di quello \textsl{reale}. L'unico altro valore
2046 consentito è \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}, con il significato già spiegato.
2048 Un utilizzo specifico dell'argomento \param{flags} viene fatto anche dalla
2049 funzione di sistema \funcd{unlinkat}, in questo caso l'argomento viene
2050 utilizzato perché tramite esso si può indicare alla funzione di comportarsi
2051 sia come analogo di \func{unlink} che di \func{rmdir}; il suo prototipo è:
2056 \fdecl{int unlinkat(int dirfd, const char *pathname, int flags)}
2057 \fdesc{Rimuove una voce da una directory.}
2060 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
2061 \func{unlink} o di \func{rmdir} a seconda del valore di \param{flags}, ed in
2064 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
2065 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido.
2066 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
2067 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
2072 Di default il comportamento di \func{unlinkat} è equivalente a quello che
2073 avrebbe \func{unlink} applicata a \param{pathname}, fallendo in tutti i casi
2074 in cui questo è una directory, se però si imposta \param{flags} al valore di
2075 \const{AT\_REMOVEDIR}, essa si comporterà come \func{rmdir}, in tal caso
2076 \param{pathname} deve essere una directory, che sarà rimossa qualora risulti
2077 vuota. Non essendo in questo caso prevista la possibilità di usare altri
2078 valori (la funzione non segue comunque i collegamenti simbolici e
2079 \const{AT\_EMPTY\_PATH} non è supportato) anche se \param{flags} è una
2080 maschera binaria, essendo \const{AT\_REMOVEDIR} l'unico flag disponibile per
2081 questa funzione, lo si può assegnare direttamente.
2083 Un'altra funzione di sistema che usa l'argomento \param{flags} è
2084 \func{utimensat}, che però non è una corrispondente esatta delle funzioni
2085 classiche \func{utimes} e \func{lutimes}, in quanto ha una maggiore precisione
2086 nella indicazione dei tempi dei file, per i quali, come per \func{futimens},
2087 si devono usare strutture \struct{timespec} che consentono una precisione fino
2088 al nanosecondo; la funzione è stata introdotta con il kernel
2089 2.6.22,\footnote{in precedenza, a partire dal kernel 2.6.16, era stata
2090 introdotta una \textit{system call} \funcm{futimesat} seguendo una bozza
2091 della revisione dello standard poi modificata; questa funzione, sostituita
2092 da \func{utimensat}, è stata dichiarata obsoleta, non è supportata da
2093 nessuno standard e non deve essere più utilizzata: pertanto non ne
2094 parleremo.} ed il suo prototipo è:
2099 \fdecl{int utimensat(int dirfd, const char *pathname, const struct
2100 timespec times[2],\\
2101 \phantom{int utimensat(}int flags)}
2102 \fdesc{Cambia i tempi di un file.}
2105 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2106 caso \var{errno} assumerà i valori di \func{utimes}, \func{lutimes} e
2107 \func{futimens} con lo stesso significato ed inoltre:
2109 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è \const{AT\_FDCWD} o un file
2111 \item[\errcode{EFAULT}] \param{dirfd} è \const{AT\_FDCWD} ma
2112 \param{pathname} è \var{NULL} o non è un puntatore valido.
2113 \item[\errcode{EINVAL}] si usato un valore non valido per \param{flags},
2114 oppure \param{pathname} è \var{NULL}, \param{dirfd} non è
2115 \const{AT\_FDCWD} e \param{flags} contiene \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}.
2116 \item[\errcode{ESRCH}] non c'è il permesso di attraversamento per una delle
2117 componenti di \param{pathname}.
2122 La funzione imposta i tempi dei file utilizzando i valori passati nel vettore
2123 di strutture \struct{timespec} ed ha in questo lo stesso comportamento di
2124 \func{futimens}, vista in sez.~\ref{sec:file_file_times}, ma al contrario di
2125 questa può essere applicata anche direttamente ad un file come \func{utimes};
2126 l'unico valore consentito per \param{flags} è \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}
2127 che indica alla funzione di non dereferenziare i collegamenti simbolici, cosa
2128 che le permette di riprodurre anche le funzionalità di \func{lutimes} (con una
2129 precisione dei tempi maggiore).
2131 Su Linux solo \func{utimensat} è una \textit{system call} mentre
2132 \func{futimens} è una funzione di libreria, infatti \func{utimensat} ha un
2133 comportamento speciale se \param{pathname} è \var{NULL}, in tal caso
2134 \param{dirfd} viene considerato un file descriptor ordinario e il cambiamento
2135 del tempo viene applicato al file sottostante, qualunque esso sia. Viene cioè
2136 sempre usato il comportamento che per altre funzioni deve essere attivato con
2137 \const{AT\_EMPTY\_PATH} (che non è previsto per questa funzione) per cui
2138 \code{futimens(fd, times}) è del tutto equivalente a \code{utimensat(fd, NULL,
2139 times, 0)}. Si tenga presente che nella \acr{glibc} questo comportamento è
2140 disabilitato, e la funzione, seguendo lo standard POSIX, ritorna un errore di
2141 \errval{EINVAL} se invocata in questo modo.
2143 Come corrispondente di \func{stat}, \func{fstat} e \func{lstat} si può
2144 utilizzare invece la funzione di sistema \funcd{fstatat}, il cui prototipo è:
2149 \fdecl{int fstatat(int dirfd, const char *pathname, struct stat *statbuf, int
2151 \fdesc{Legge le informazioni di un file.}
2154 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
2155 \func{stat}, \func{fstat}, o \func{lstat} a seconda del valore di
2156 \param{flags}, ed in più:
2158 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
2159 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido.
2160 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
2161 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
2166 La funzione ha lo stesso comportamento delle sue equivalenti classiche, l'uso
2167 di \param{flags} consente di farla comportare come \func{lstat} se si usa
2168 \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}, o come \func{fstat} se si usa con
2169 \const{AT\_EMPTY\_PATH} e si passa il file descriptor in \param{dirfd}. Viene
2170 però supportato l'ulteriore valore \const{AT\_NO\_AUTOMOUNT} che qualora
2171 \param{pathname} faccia riferimento ad una directory marcata per
2172 l'\textit{automount} ne evita il montaggio automatico.
2174 Ancora diverso è il caso di \funcd{linkat} anche se in questo caso l'utilizzo
2175 continua ad essere attinente al comportamento con i collegamenti simbolici, il
2180 \fdecl{int linkat(int olddirfd, const char *oldpath, int newdirfd, \\
2181 \phantom{int linkat(}const char *newpath, int flags)}
2182 \fdesc{Crea un nuovo collegamento diretto (\textit{hard link}).}
2185 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
2186 \func{link}, ed in più:
2188 \item[\errcode{EBADF}] \param{olddirfd} o \param{newdirfd} non sono un file
2190 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido.
2191 \item[\errcode{ENOENT}] \param{oldpath} o \param{newpath} è un
2192 \textit{pathname} relativo, ma la corrispondente directory di partenza
2193 (\param{olddirfd} o \param{newdirfd}) è stata cancellata, oppure si è
2194 cercato di creare un \textit{link} da un file descriptor aperto con
2195 \const{O\_TMPFILE} e \const{O\_EXCL}, oppure si è usato
2196 \const{AT\_EMPTY\_PATH} senza privilegi amministrativi.
2197 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{oldpath} e \param{newpath} sono
2198 \textit{pathname} relativi, ma \param{olddirfd} o \param{newdirfd} fa
2199 riferimento ad un file.
2200 \item[\errcode{EPERM}] si è usato \const{AT\_EMPTY\_PATH} con
2201 \param{oldpath} vuoto e \param{olddirfd} che fa riferimento ad una
2207 Anche in questo caso la funzione svolge lo stesso compito della
2208 corrispondente classica \func{link}, ma dovendo specificare due
2209 \textit{pathname} (sorgente e destinazione) aggiunge a ciascuno di essi un
2210 argomento (rispettivamente \param{olddirfd} e \param{newdirfd}) per poter
2211 indicare entrambi come relativi a due directory aperte in precedenza.
2213 In questo caso, dato che su Linux il comportamento di \func{link} è quello di
2214 non seguire mai i collegamenti simbolici, \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW} non
2215 viene utilizzato. A partire dal kernel 2.6.18 è stato aggiunto a questa
2216 funzione la possibilità di usare il valore \const{AT\_SYMLINK\_FOLLOW} per
2217 l'argomento \param{flags},\footnote{nei kernel precedenti, dall'introduzione
2218 nel 2.6.16, l'argomento \param{flags} era presente, ma senza alcun valore
2219 valido, e doveva essere passato sempre con valore nullo.} che richiede di
2220 dereferenziare un eventuale collegamento simbolico creando un \textit{hard
2221 link} al file puntato da quest'ultimo.
2223 Inoltre a partire dal kernel 3.11 si può usare \const{AT\_EMPTY\_PATH} con lo
2224 stesso significato già visto in precedenza applicato ad \param{olddirfd}, si
2225 può cioè creare un nuovo \textit{hard link} al file associato al file
2226 descriptor \param{olddirfd}, passando un valore nullo per
2227 \param{oldpath}. Questa operazione però è privilegiata e richiede i privilegi
2228 di amministratore (la \textit{capability} \const{CAP\_DAC\_READ\_SEARCH}),
2229 infatti in questo modo la funzione si comporta come una ipotetica
2230 \texttt{flink}, una \textit{system call} di cui è stato spesso chiesta la
2231 creazione, che permetterebbe di associare direttamente un nome ad un file
2232 descriptor, ma che non è mai stata realizzata per problemi di sicurezza.
2234 Il problema infatti è che le verifiche di accesso sono fatte quando il file
2235 viene aperto e non attengono solo ai permessi del file stesso, ma anche a
2236 quelli delle directory del suo \textit{pathname}; se una volta aperto venisse
2237 collegato in un altra directory eventuali restrizioni imposte sulle directory
2238 del suo \textit{pathname} andrebbero perse. Inoltre sarebbe possibile accedere
2239 al file sottostante anche in scrittura per un file descriptor che è stato
2240 fornito come aperto in sola lettura, o con accesso libero per un file
2241 descriptor fornito aperto in \textit{append}. Infine e la funzione
2242 consentirebbe rendere accessibile all'interno di un \textit{choot} (vedi
2243 sez.~\ref{sec:file_chroot}) un qualunque file sia stato aperto fuori dallo
2244 stesso prima di entrarvi.
2246 % NOTE per la discussione sui problemi di sicurezza relativi a questa
2247 % funzionalità vedi http://lwn.net/Articles/562488/
2249 Per questo motivo l'uso di \const{AT\_EMPTY\_PATH} richiede comunque privilegi
2250 amministrativi, anche se, quando è disponibile il filesystem \texttt{/proc}, è
2251 possibile usare \func{linkat} per creare un file da un qualunque file
2252 descriptor un processo abbia aperto, usandola con un codice analogo al
2253 seguente:\footnote{non esiste al momento, se si sta usando il filesystem
2254 \textit{proc}, una modalità per evitare i rischi illustrati in precedenza.}
2255 \includecodesnip{listati/procfd_linkat.c}
2256 e questa modalità è anche quella con cui è possibile assegnare in un secondo
2257 tempo il nome ad un file anonimo creato usando \func{open} con
2258 \const{O\_TMPFILE}; ma si deve tenere presente che per questi file la funzione
2259 ha un comportamento particolare.
2261 In generale infatti quando il file sorgente di \func{linkat} ha un numero di
2262 collegamenti nulli (cosa che avviene ad esempio quando si apre un file
2263 temporaneo e lo si cancella subito dopo oppure quando viene cancellato un file
2264 aperto in precedenza) la funzione non consente di ricollegarlo ad un altro
2265 file riassegnandogli un nuovo nome e fallisce sempre con un errore di
2266 \errval{ENOENT} qualunque siano i permessi del processo, e che si usi questo
2267 approccio o \const{AT\_EMPTY\_PATH}. Ma questo non avviene se il file
2268 descriptor è stato ottenuto con \const{O\_TMPFILE}, in tal caso la funzione ha
2269 successo, a meno che non si sia usato nell'apertura anche \const{O\_EXCL} per
2270 impedire questo comportamento, e continuare ad ottenere \errval{ENOENT}.
2272 In fig.~\ref{fig:initfile} si è riportato il codice della funzione
2273 \func{InitFile}, che consente di creare in maniera sicura il contenuto
2274 iniziale di un file utilizzando \const{O\_TMPFILE} e \func{linkat}, come
2275 accennato a pag.~\pageref{open_o_tmpfile_flag}. La funzione richiede di
2276 indicare il file da creare usando la sintassi delle \textit{at-functions},
2277 specificando la directory in cui crearlo con il corrispondente file descriptor
2278 passato nell'argomento \texttt{dirfd} ed il pathname relativo ed essa passato
2279 l'argomento \texttt{file}; il contenuto iniziale del file deve essere fornito
2280 nel buffer \texttt{buf} di lunghezza \texttt{size}.
2282 \begin{figure}[!htb]
2283 \footnotesize \centering
2284 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
2285 \includecodesample{listati/InitFile.c}
2287 \caption{Esempio di codice per creare in maniera sicura il contenuto
2288 iniziale di un file.}
2289 \label{fig:initfile}
2292 La funzione come primo passo (\texttt{\small 6--10}) ottiene un file
2293 descriptor accessibile in lettura/scrittura invocando \func{openat} con il
2294 flag \const{O\_TMPFILE} per ottenere un file anonimo, facendo riferimento a
2295 quella che sarà la directory di destinazione in cui poi verrà collegato lo
2296 stesso passata dal chiamante in \texttt{dirfd}, usando ``\texttt{.}'' come
2297 \textit{pathname} relativo. Si noti come nella chiamata si impostino anche
2298 (per semplicità si è usato un valore fisso) i valori iniziali dei permessi del
2299 file (lettura e scrittura solo per il proprietario), e come dopo la chiamata
2300 si controlli la presenza di un eventuale errore, ritornandolo con un messaggio
2303 Il secondo passo (\texttt{\small 11--15}) è quello di chiamare la funzione
2304 \func{FullWrite} (che tratteremo in dettaglio in sez.~\ref{sec:sock_io_behav})
2305 per eseguire la scrittura del contenuto del buffer \texttt{buf} sul file
2306 anonimo ottenuto con \func{openat}; in sostanza la funzione scrive tutto il
2307 contenuto del buffer, iterando le scritture qualora non sia possibile eseguire
2308 tutto con una singola \func{write}, cosa che comunque per i file su disco in
2309 genere non avviene mai.
2311 Una volta completata con successo la scrittura l'ultimo passo (\texttt{\small
2312 17--23}) è collegare il file anonimo con \func{linkat}, per questo però
2313 occorre utilizzare il \textit{pathname} ad esso associato sotto
2314 \texttt{/proc}, che viene ottenuto (\texttt{\small 16}) con una
2315 \func{snprintf} (vedi sez.~\ref{sec:file_formatted_io}) usando file descriptor
2316 restituito da \func{openat}. Con questo \textit{pathname} si può procedere
2317 (\texttt{\small 17}) a chiamare \func{linkat} per eseguire il collegamento, in
2318 cui occorre usare il flag \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW} come nell'esempio
2321 Altre due funzioni che utilizzano due \textit{pathname} (e due file
2322 descriptor) sono \funcd{renameat} e \funcd{renameat2}, corrispondenti alla
2323 classica \func{rename}; i rispettivi prototipi sono:
2327 \fdecl{int renameat(int olddirfd, const char *oldpath, int newdirfd, const
2329 \fdecl{int renameat2(int olddirfd, const char *oldpath, int newdirfd, \\
2330 \phantom{int renameat2(}const char *newpath, int flags)}
2331 \fdesc{Rinomina o sposta un file o una directory.}
2334 {La funzioni ritornano gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
2335 \func{rename}, ed in più per entrambe:
2337 \item[\errcode{EBADF}] \param{olddirfd} o \param{newdirfd} non sono un file
2339 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{oldpath} e \param{newpath} sono
2340 \textit{pathname} relativi, ma i corrispondenti \param{oldirfd} o
2341 \param{newdirfd} fan riferimento ad un file e non a una directory.
2343 e per \func{renameat2} anche:
2345 \item[\errcode{EEXIST}] si è richiesto \macro{RENAME\_NOREPLACE} ma
2346 \param{newpath} esiste già.
2347 \item[\errcode{EINVAL}] Si è usato un flag non valido in \param{flags}, o si
2348 sono usati insieme a \macro{RENAME\_EXCHANGE} o \macro{RENAME\_NOREPLACE}
2349 o \macro{RENAME\_WHITEOUT}, o non c'è il supporto nel filesystem per una
2350 delle operazioni richieste in \param{flags}.
2351 \item[\errcode{ENOENT}] si è richiesto \macro{RENAME\_EXCHANGE} e
2352 \param{newpath} non esiste.
2353 \item[\errcode{EPERM}] si è richiesto \macro{RENAME\_WHITEOUT} ma il
2354 chiamante non ha i privilegi di amministratore.
2359 In realtà la corrispondente di \func{rename}, prevista dallo standard
2360 POSIX.1-2008 e disponibile dal kernel 2.6.16 come le altre
2361 \textit{at-functions}, sarebbe soltanto \func{renameat}, su Linux però, a
2362 partire dal kernel dal 3.15, questa è stata realizzata in termini della nuova
2363 funzione di sistema \func{renameat2} che prevede l'uso dell'argomento
2364 aggiuntivo \param{flags}; in questo caso \func{renameat} è totalmente
2365 equivalente all'utilizzo di \func{renamat2} con un valore nullo per
2368 L'uso di \func{renameat} è identico a quello di \func{rename}, con la sintassi
2369 delle \textit{at-functions} applicabile ad entrambi i \textit{pathname} passati
2370 come argomenti alla funzione. Con \func{renameat2} l'introduzione
2371 dell'argomento \func{flags} (i cui valori possibili sono riportati in
2372 tab.~\ref{tab:renameat2_flag_values}) ha permesso di aggiungere alcune
2373 funzionalità specifiche di Linux non previste al momento da nessuno standard
2374 (la funzione è disponibile nelle \acr{glibc} a partire dalla versione 2.28).
2379 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2381 \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
2384 \const{RENAME\_EXCHANGE} & richiede uno scambio di nomi fra
2385 \param{oldpath} e \param{newpath}, non è
2386 usabile con \const{RENAME\_NOREPLACE}.\\
2387 \const{RENAME\_NOREPLACE}& non sovrascrive \param{newpath} se questo
2388 esiste dando un errore.\\
2389 \const{RENAME\_WHITEOUT} & crea un oggetto di \textit{whiteout}
2390 contestualmente al cambio di nome
2391 (disponibile a partire dal kernel 3.18).\\
2394 \caption{I valori specifici dei bit dell'argomento \param{flags} per l'uso
2395 con \func{renameat2}.}
2396 \label{tab:renameat2_flag_values}
2399 L'uso dell'argomento \param{flags} in questo caso non attiene alle
2400 funzionalità relative alla \textit{at-functions}, ma consente di estendere le
2401 funzionalità di \func{rename}. In particolare \func{renameat2} consente di
2402 eseguire uno scambio di nomi in maniera atomica usando il flag
2403 \constd{RENAME\_EXCHANGE}; se specificato la funzione rinomina in un colpo
2404 solo \param{oldpath} in \param{newpath} e \param{newpath} in
2405 \param{oldpath}. Usando questo flag, entrambi i \textit{pathname} passati come
2406 argomenti devono esistere, e non è possibile usare \const{RENAME\_NOREPLACE},
2407 non ci sono infine restrizioni sul tipo di file (regolare, directory, link
2408 simbolici, dispositivo) di cui si scambia il nome.
2410 Il flag \constd{RENAME\_NOREPLACE} consente di richiedere la generazione di un
2411 errore nei casi in cui \func{rename} avrebbe causato una sovrascrittura della
2412 destinazione, rendendo possibile evitare la stessa in maniera atomica; un
2413 controllo preventivo dell'esistenza del file infatti avrebbe aperto alla
2414 possibilità di una \textit{race condition} fra il momento del controllo e
2415 quella del cambio di nome.
2417 \itindbeg{overlay~filesytem}
2418 \itindbeg{union~filesytem}
2420 Infine il flag \constd{RENAME\_WHITEOUT}, introdotto con il kernel 3.18,
2421 richiede un approfondimento specifico, in quanto attiene all'uso della
2422 funzione con dei filesystem di tipo \textit{overlay}/\textit{union}, dato che
2423 il flag ha senso solo quando applicato a file che stanno su questo tipo di
2424 filesystem. Un \textit{overlay} o \textit{union filesystem} è un filesystem
2425 speciale strutturato in livelli, in cui si rende scrivibile un filesystem
2426 accessibile in sola lettura, \textsl{sovrapponendogli} un filesystem
2427 scrivibile su cui vanno tutte le modifiche. Un tale tipo di filesystem serve
2428 ad esempio a rendere scrivibili i dati processati quando si fa partire una
2429 distribuzione \textit{Live} basata su CD o DVD, ad esempio usando una
2430 chiavetta o uno spazio disco aggiuntivo.
2432 In questo caso quando si rinomina un file che sta nello strato in sola lettura
2433 questo viene copiato a destinazione sulla parte accessibile in scrittura, ma
2434 l'originale non può essere cancellato; per far si che esso non appaia più è
2435 possibile creare un oggetto speciale del filesystem, chiamato
2436 \textit{whiteout}, che serve a renderlo non più visibile. La funzione consente
2437 di creare questo oggetto, che in un filesystem ordinario verrebbe visto come
2438 un file di dispositivo con \textit{major minor} e \textit{minor number} nulli,
2439 in maniera atomica quando si rinomina un file. Dato che l'uso di
2440 \const{RENAME\_WHITEOUT} comporta in sostanza la creazione di un file di
2441 dispositivo, l'operazione è privilegiata (occorre la \textit{capability}
2442 \const{CAP\_MKNOD}), inoltre occorre anche il supporto nel filesystem usato
2443 come supporto per la scrittura. Infine l'operazione non è compatibile con
2444 \const{RENAME\_EXCHANGE}.
2446 \itindend{overlay~filesytem}
2447 \itindend{union~filesytem}
2449 Benché non rientri nelle \textit{at-functions} previste nello standard
2450 POSIX.1-2008, tratteremo qui anche la funzione di sistema \funcd{statx},
2451 introdotta con il kernel 4.11 e disponibile dalle versione 2.28 della
2452 \acr{glibc}, il cui prototipo è:
2459 \fdecl{int statx(int dirfd, const char *pathname, int flags, \\
2460 \phantom{int statx(}unsigned int mask, struct statx *statxbuf)}
2461 \fdesc{Legge le informazioni di un file.}
2464 {La funzione ritorna gli stessi valori e gli stessi codici di errore di
2465 \func{stat}, \func{fstat}, o \func{lstat} a seconda del valore di
2466 \param{flags}, ed in più:
2468 \item[\errcode{EBADF}] \param{dirfd} non è un file descriptor valido.
2469 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido o \param{mask}
2470 ha un valore riservato.
2471 \item[\errcode{ENOTDIR}] \param{pathname} è un \textit{pathname} relativo,
2472 ma \param{dirfd} fa riferimento ad un file.
2477 La funzione è una estensione specifica di Linux consente di leggere le
2478 informazioni di un file; ha la stessa sintassi di \func{fstatat} utilizzando
2479 con lo stesso significato gli argomenti \param{dirfd} e \param{pathname} ed i
2480 valori \const{AT\_EMPTY\_PATH}, \const{AT\_NO\_AUTOMOUNT} e
2481 \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW} per \param{flags}. Si può pertanto indicare il
2482 file di cui si vogliono ottenere i dati con un \textit{pathname} assoluto, con
2483 un \textit{pathname} relativo (sia alla directory corrente che a quella
2484 indicata da \param{dirfd}) o con un file descriptor ad esso associato.
2486 La funzione però consente di ottenere informazioni più dettagliate rispetto a
2487 quelle fornite dalle funzioni tradizionali come \func{stat} e \func{fstatat},
2488 ed è in grado di controllare le modalità con cui le ottiene nel caso un file
2489 sia posto su un filesystem remoto. Per questo, oltre ai tre valori
2490 precedenti, l'argomento \param{flags} consente anche gli ulteriori valori
2491 elencati in tab.~\ref{tab:statx_flags_const}, con il significato ivi
2497 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2499 \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
2502 \constd{AT\_STATX\_SYNC\_AS\_STAT}& si comporta esattamente come
2503 \func{stat}, in questo caso (il default
2504 se non viene indicato niente) il
2505 risultato dipende dal tipo di
2507 \constd{AT\_STATX\_FORCE\_SYNC}& richiede che i valori degli attributi
2508 richiesti siano, in caso di un filesystem
2509 di rete, siano sincronizzati con il server
2510 remoto, questo può forzare una scrittura
2511 dei dati (in particolare i tempi del file)
2513 \constd{AT\_STATX\_DONT\_SYNC} & chiede di non sincronizzare nessun dato,
2514 ritornando quanto presente nella cache,
2515 questo significa che i dati potrebbero
2516 essere non coerenti ed aggiornati, ma si
2517 evita, in caso di filesystem di rete, la
2518 necessità di contattare il server remoto.\\
2521 \caption{Valori specifici di \func{statx} per l'argomento \param{flags}.}
2522 \label{tab:statx_flags_const}
2525 La funzione restituisce le informazioni relative al file richiesto nella
2526 struttura \struct{statx} puntata dall'argomento \param{statxbuf}. Inoltre
2527 data la quantità di informazioni che possono essere richieste, la funzione
2528 consente, con l'argomento \param{mask} di selezionare quelle volute, questa
2529 deve essere assegnata ad una maschera binaria dei valori illustrati in
2530 tab.~\ref{tab:statx_mask_const}.
2535 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
2537 \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
2540 \constd{STATX\_TYPE} & Tipo del file (\texttt{stx\_mode \& S\_IFMT}).\\
2541 \constd{STATX\_MODE} & Permessi del file (\texttt{stx\_mode \&
2543 \constd{STATX\_NLINK} & Numero di collegamenti (\textit{hard link},
2544 \texttt{stx\_nlink}).\\
2545 \constd{STATX\_UID} & Proprietario del file (per \ids{UID},
2546 \texttt{stx\_uid}).\\
2547 \constd{STATX\_GID} & Gruppo proprietario del file (per \ids{GID},
2548 \texttt{stx\_gid}).\\
2549 \constd{STATX\_ATIME} & Tempo di ultimo accesso (\texttt{stx\_atime}).\\
2550 \constd{STATX\_MTIME} & Tempo di ultima modifica (\texttt{stx\_mtime}).\\
2551 \constd{STATX\_CTIME} & Tempo di ultimo cambiamento (\texttt{stx\_ctime}).\\
2552 \constd{STATX\_INO} & Numero di \textit{inode} (\texttt{stx\_ino}).\\
2553 \constd{STATX\_SIZE} & Dimensione del file (\texttt{stx\_size}).\\
2554 \constd{STATX\_BLOCKS}& Numero di blocchi del file (\texttt{stx\_blocks}).\\
2555 \constd{STATX\_BASIC\_STATS}& Tutte le informazioni precedenti.\\
2556 \constd{STATX\_BTIME} & Tempo di creazione (\texttt{stx\_btime}).\\
2558 \constd{STATX\_ALL} & Tutte le informazioni.\\
2561 \caption{Le costanti per i valori dell'argomento \param{mask} di
2563 \label{tab:statx_mask_const}
2566 Si tenga presente che il kernel non richiede che \param{mask} contenga solo i
2567 flag di tab.~\ref{tab:statx_mask_const}, valori ulteriori in genere vengono
2568 ignorati ma non si può comunque indicare un valore qualunque in quanto alcuni
2569 bit sono riservati per future estensioni.\footnote{in particolare il bit
2570 \constd{STATX\_\_RESERVED} che se usato causa il fallimento della funzione
2571 con un errore di \errval{EINVAL}.} Inoltre non è detto che tutte le
2572 informazioni richieste con \param{mask} siano disponibili, per questo il
2573 kernel restituisce in un opportuno campo della struttura \struct{statx},
2574 \var{stx\_mask}, quali sono i dati effettivamente restituiti, che possono in
2575 alcuni casi essere anche di più di quelli richiesti (se l'informazione
2576 aggiuntiva è ottenuta senza costi ulteriori) per cui è normale che questo
2577 valore possa essere diverso da quanto richiesto.
2579 \begin{figure}[!htb]
2582 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
2583 \includestruct{listati/statx.h}
2586 \caption{La struttura \structd{statx} per la lettura delle informazioni dei
2588 \label{fig:file_statx_struct}
2591 Si è riportata in fig.~\ref{fig:file_statx_struct} la definizione della
2592 struttura \struct{statx} come presente in \headfile{sys/stat.h}; i campi
2593 \var{stx\_mode}, \var{stx\_nlink}, \var{stx\_uid}, \var{stx\_gid},
2594 \var{stx\_ino}, \var{stx\_size}, \var{stx\_blksize}, \var{stx\_blocks} sono
2595 identici agli analoghi (con prefisso \texttt{st\_}) dell'ordinaria struttura
2596 \struct{stat} illustrata in fig.~\ref{fig:file_stat_struct} e vale per essi
2597 quanto già detto in sez.~\ref{sec:file_stat} e seguenti.
2599 \begin{figure}[!htb]
2602 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
2603 \includestruct{listati/statx_timestamp.h}
2606 \caption{La struttura \structd{statx\_timestamp} per i tempi dei file con
2608 \label{fig:file_statx_timestamp_struct}
2611 Anche i campi \var{stx\_atime}, \var{stx\_mtime}, \var{stx\_ctime} mantengono
2612 questa analogia, ma esprimono i tempi di ultimo accesso, modifica e
2613 cambiamento con una precisione ed estensione maggiore grazie all'uso di una
2614 struttura dedicata \struct{statx\_timestamp} (riportata in
2615 fig.~\ref{fig:file_statx_timestamp_struct}) che consente di estendere i tempi
2616 dei file ad una granularità del nanosecondo e con un valore dello \textit{unix
2617 time} (vedi sez.~\ref{sec:sys_unix_time}) a 64 bit, che non darà problemi di
2618 overflow per parecchio tempo (sicuramente ben oltre la durata di questa
2621 Oltre ai precedenti, e a \val{stx\_mask} che abbiamo già visto e che indica
2622 quali delle informazioni richieste alla funzione sono state fornite,
2623 \func{statx} prevede una serie di informazioni aggiuntive fornite in
2624 altrettanti nuovi campi, illustrati nell'elenco seguente. È comunque previsto
2625 che in futuro \struct{statx} venga estesa per supportare ulteriori
2628 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.6cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
2629 \item[\var{stx\_btime}] In questo campo viene restituito il \textsl{tempo di
2630 creazione} del file. Come detto in sez.~\ref{sec:file_file_times} questo
2631 tempo normalmente non esiste in un sistema \textit{unix-like}, ma per
2632 migliorare l'interoperabilità è stato aggiunto nelle versioni più recenti di
2633 vari filesystem (come XFS, \acr{ext4}, ecc.) in modo che possa essere
2634 utilizzato da servizi di condivisione dei file (è usato da \textsl{Samba},
2635 ed è previsto nello standard di NFSv4).
2636 \item[\var{stx\_attributes\_mask}] in questo campo viene restituita una
2637 maschera che indica quali sono i bit restituiti in \var{stx\_attributes}
2638 effettivamente supportati per il file, e per poter utilizzare quest'ultimo
2639 occorre sempre eseguire un AND aritmetico con \var{stx\_attributes\_mask} per
2640 ottenere i valori validi.
2641 \item[\var{stx\_attributes}] in questo campo vengono restituiti gli eventuali
2642 attributi addizionali posseduti dal file. Gran parte di questi sono quelli
2643 impostati con i comandi \cmd{lsattr} e \cmd{chattr} ed abbiamo già incontrato
2644 alcuni di essi in sez.~\ref{sec:file_perm_overview}. Gli attributi vengono
2645 restituiti in forma di maschera binaria con i valori delle costanti elencate
2646 in tab.~\ref{tab:statx_stx_attributes}, dove si trova anche la relativa
2651 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2653 \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
2656 \constd{STATX\_ATTR\_COMPRESSED}& Il file è compresso automaticamente dal
2657 filesystem (quindi può richiedere un
2658 maggior uso di risorse in caso di
2660 \constd{STATX\_ATTR\_IMMUTABLE} & Il file è marcato come
2661 \textit{immutable} e non può essere
2662 modificato in nessun modo (vedi
2663 sez.~\ref{sec:file_perm_overview}).\\
2664 \constd{STATX\_ATTR\_APPEND} & Il file è marcato come
2665 \textit{append-only} e può essere
2666 soltanto esteso in \textit{append} (vedi
2667 sez.~\ref{sec:file_perm_overview}).\\
2668 \constd{STATX\_ATTR\_NODUMP} & Il file è marcato per essere escluso da
2669 eventuali backup a livello di filesystem
2670 come quelli eseguiti con il comando
2672 \constd{STATX\_ATTR\_ENCRYPTED} & Il file è cifrato sul filesystem ed è
2673 necessaria una chiave di accesso per
2674 decifrarne il contenuto.\\
2675 \constd{STATX\_ATTR\_AUTOMOUNT} & Il file, in questo caso in genere una
2676 directory, è marcata come punto di
2677 innesco per un \textit{automount}.\\
2680 \caption{Le costanti degli attributi addizionali restituiti in
2681 \var{stx\_attributes}.}
2682 \label{tab:statx_stx_attributes}
2685 \item[\var{stx\_rdev\_major}, \var{stx\_rdev\_minor}] in questi campi vengono
2686 restituiti rispettivamente \textit{major number} e \textit{minor number} del
2687 file quando questo è un file di dispositivo (fanno le veci del campo
2688 \var{st\_rdev} di \struct{stat}).
2690 \item[\var{stx\_dev\_major}, \var{stx\_dev\_minor}] in questi campi vengono
2691 restituiti \textit{major number} e \textit{minor number} del dispositivo su
2692 cui risiede il file (fanno le veci del campo \var{st\_dev} di \struct{stat}).
2695 Di questi campi \var{stx\_mode}, \var{stx\_nlink}, \var{stx\_uid},
2696 \var{stx\_gid}, \var{stx\_ino}, \var{stx\_size} e \var{stx\_blocks} e quelli
2697 relativi ai tempi ordinari dei file vengono sempre restituiti, ed il relativo
2698 valore in \struct{statx} sovrascritto, indipendentemente dal fatto che siano
2699 stati richiesti o no, con \var{stx\_mask} che indicherà quali sono quelli che
2700 hanno valori effettivamente validi.
2702 Se un filesystem ha dei campi che non esistono o hanno valori senza
2703 corrispondenza in un sistema unix-like, questi potranno essere restituiti con
2704 valori fittizi ricostruiti, ad esempio usando \ids{UID} e \ids{GID} impostati
2705 in fase di montaggio per un filesystem che non supporta gli utenti; in questi
2706 casi il relativo bit in \var{stx\_mask} sarà comunque cancellato. In caso di
2707 cambiamenti al file eseguiti in concorrenza a \func{statx} è possibile che
2708 campi diversi possano avere informazioni ottenute in momenti diversi, con
2709 valori precedenti o posteriori il cambiamento. Inoltre, se non richiesti
2710 esplicitamente, alcuni campi possono avere valori approssimati, ad esempio in
2711 caso di NFS, questi non vengono mai aggiornati dallo stato sul server remoto.
2713 Il campo \var{stx\_btime} viene restituito solo se richiesto, e si otterrà un
2714 valore nullo (ed il relativo bit in \var{stx\_mask} cancellato) se questo non
2715 esiste. Lo stesso vale nel caso si siano richiesti \var{stx\_rdev\_major} o
2716 \var{stx\_rdev\_minor} ed il file non è un file di dispositivo. I campi
2717 \var{stx\_dev\_major}, \var{stx\_dev\_minor} e \var{stx\_blksize} attengono
2718 ad informazioni locali, e sono sempre disponibili in maniera diretta.
2720 % NOTE: per statx https://lwn.net/Articles/707602/ e
2721 % https://git.kernel.org/pub/scm/linux/kernel/git/torvalds/linux.git/commit/?id=a528d35e8bfcc521d7cb70aaf03e1bd296c8493f)
2723 Infine trattiamo qui altre due funzioni, \func{fexecve} e \func{execveat}, che
2724 non attengono che in maniera indiretta all'uso dei file, ma sono comunque
2725 legate all'interfaccia delle \textit{at-functions}. In realtà la sola
2726 effettivamente collegata all'interfaccia delle \textit{at-functions} è la
2727 funzione di sistema \func{execveat}, introdotta con il kernel 3.19, e per la
2728 quale non è disponibile ancora un'interfaccia diretta nella \acr{glibc} che
2729 però la usa (quando disponibile) per realizzare \func{fexecve}.
2731 L'introduzione di queste funzioni nasce dall'esigenza di verificare i
2732 contenuti di un file eseguibile prima di eseguirlo. Fare il controllo (aprendo
2733 il file e verificandone il contenuto) e poi eseguirlo con \func{execve} è
2734 suscettibile alla possibilità che fra il controllo e l'esecuzione il nome del
2735 file o di una directory sovrastante venga cambiato.
2737 Per mitigare il problema nello standard POSIX.1-2008 è stata introdotta la
2738 funzione \funcd{fexecve} che consente di eseguire un programma usando un file
2739 descriptor al posto di un \textit{pathname}; il suo prototipo è:
2743 \fdecl{int fexecve(int fd, char *const argv[], char *const envp[])}
2744 \fdesc{Esegue un programma da un file descriptor.}
2747 {La funzione non ritorna in caso di successo e ritorna $-1$ per un errore,
2748 nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2750 \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} non è un file descriptor, o \param{argv}
2751 o \param{envp} sono \val{NULL}.
2752 \item[\errcode{ENOSYS}] il filesystem \file{proc} non è disponibile (prima
2755 oltre a tutti gli errori già visti per \func{execve}.}
2758 La funzione esegue il programma contenuto nel file (su cui il chiamante deve
2759 avere il permesso di esecuzione) corrispondente a \param{fd}; questo deve
2760 essere stato ottenuto aprendo il relativo eseguibile in sola lettura o con
2761 \const{O\_PATH}. Questa funzione fino al kernel 3.19 veniva realizzata nella
2762 \acr{glibc} usando il filesystem \file{/proc} per ottenere da \param{fd} il
2763 file corrispondente in \file{/proc/self/fd/}, in maniera analoga a quanto
2764 visto per l'esempio di fig.~\ref{fig:initfile}.
2766 La funzione di sistema \funcd{execveat} è stata introdotta proprio per rendere
2767 più sicura l'esecuzione ed evitare la necessità di avere disponibile
2768 \file{/proc} per poter usare \func{fexecve}, il suo prototipo è:
2772 \fdecl{int execveat(int dirfd, const char *pathname, char *const argv[], \\
2773 \phantom{int execveat(}char *const envp[], int flags)}
2774 \fdesc{Esegue un programma relativo ad una directory.}
2777 {La funzione non ritorna in caso di successo e ritorna $-1$ per un errore, nel
2778 qual caso \var{errno} assumerà, inoltre tutti gli errori già visti per
2779 \func{execve}, uno dei valori:
2781 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor valido.
2782 \item[\errcode{EINVAL}] \param{flags} non ha un valore valido.
2783 \item[\errcode{ELOOP}] si è usato \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW} in
2784 \param{flags} ma il file indicato è un link simbolico.
2785 \item[\errcode{ENOENT}] il programma di cui si è richiesta l'esecuzione è
2786 uno script, ma \func{dirfd} è aperto con il flag di
2787 \textit{close-on-exec} e pertanto il programma non sarebbe accessibile
2793 La funzione segue la sintassi delle \textit{at-functions} per indicare il file
2794 da eseguire, e per il resto si comporta esattamente con come \func{execve} (le
2795 cui caratteristiche sono già state illustrate in
2796 sez.~\ref{sec:proc_exec}). Diventa così possibile indicare il programma da
2797 eseguire sia con un \textit{pathname} assoluto che relativo (usando
2798 \const{AT\_FDCWD} come \param{dirfd}), oppure con un \textit{pathname}
2799 relativo alla directory indicata da \param{dirfd}. In quest'ultima forma l'uso
2800 della funzione consente estendere i vantaggi delle \textit{at-functions} anche
2801 al caso dell'esecuzione di un programma.
2803 Inoltre usando, per \param{flags} il valore \const{AT\_EMPTY\_PATH}, si può
2804 indicare direttamente il file da eseguire aprendolo e passandone il file
2805 descriptor nell'argomento \param{dirfd}, ottenendo il comportamento di
2806 \func{fexecve}; quest'ultima infatti è sostanzialmente equivalente
2808 \includecodesnip{listati/fexecve.c}
2809 l'unico altro valore utilizzabile per \param{flags} è
2810 \const{AT\_SYMLINK\_NOFOLLOW}, che fa fallire la funzione con un errore di
2811 \errval{ELOOP} se il file indicato è un link simbolico.
2813 Quando si usano \func{execveat} o \func{fexecve} per eseguire un programma
2814 attraverso un file descriptor è naturale impostare sullo stesso il flag di
2815 \textit{close-on-exec} in modo che questo venga automaticamente chiuso
2816 all'esecuzione. Questo evita di lasciare aperto inutilmente un file descriptor
2817 (un programma in genere non ha bisogno di avere un file aperto su se stesso),
2818 ma soprattutto evita problemi in caso di un eventuale uso ricorsivo di queste
2819 funzioni, in tal caso infatti, restando aperto ad ogni iterazione un ulteriore
2820 file descriptor, si potrebbe arrivare all'esaurimento degli stessi.
2822 Tutto questo però non è vero quando si vuole eseguire uno script; in tal caso
2823 infatti (si ricordi quanto detto a questo riguardo in
2824 sez.~\ref{sec:proc_exec}) il programma che viene effettivamente messo in
2825 esecuzione è l'interprete indicato nella riga iniziale dello script, che poi
2826 legge ed interpreta il codice da eseguire dallo script stesso. Ma se lancia lo
2827 script usando un file descriptor su cui è attivo il flag di
2828 \textit{close-on-exec}, questo sarà già chiuso quando l'interprete viene posto
2829 in esecuzione, rendendo impossibile la lettura del programma da
2832 Per questo motivo, quando ci si trova in questa situazione, \func{execveat} (e
2833 quindi anche \func{fexecve}) eseguono un controllo preventivo e falliscono con
2834 un errore di \errval{ENOENT}. Pertanto se si vuole eseguire uno script
2835 passandone il file descriptor l'unica possibilità è non attivare il flag di
2836 \textit{close-on-exec}, esponendosi però al rischio di incorrere nei problemi
2837 accennati in precedenza.
2839 % TODO: manca prototipo e motivazione di fexecve, da trattare qui in quanto
2840 % inserita nello stesso standard e da usare con openat, vedi
2841 % http://pubs.opengroup.org/onlinepubs/9699939699/toc.pdf
2843 % TODO manca prototipo di execveat, introdotta nel 3.19, vedi
2844 % https://lwn.net/Articles/626150/ cerca anche fexecve
2847 % TODO: trattare i nuovi AT_flags quando e se arriveranno, vedi
2848 % https://lwn.net/Articles/767547/
2850 \itindend{at-functions}
2853 \subsection{Le operazioni di controllo sui file descriptor}
2854 \label{sec:file_fcntl_ioctl}
2856 Oltre alle operazioni base esaminate in sez.~\ref{sec:file_unix_interface}
2857 esistono tutta una serie di operazioni ausiliarie che è possibile eseguire su
2858 un file descriptor, che non riguardano la normale lettura e scrittura di dati,
2859 ma la gestione sia delle loro proprietà, che di tutta una serie di ulteriori
2860 funzionalità che il kernel può mettere a disposizione.
2862 Per le operazioni di manipolazione e di controllo delle varie proprietà e
2863 caratteristiche di un file descriptor, viene usata la funzione di sistema
2864 \funcd{fcntl},\footnote{ad esempio si gestiscono con questa funzione varie
2865 modalità di I/O asincrono (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}) e
2866 il \textit{file locking} (vedi sez.~\ref{sec:file_locking}) e altre
2867 funzionalità avanzate che tratteremo più avanti.} il cui prototipo è:
2872 \fdecl{int fcntl(int fd, int cmd)}
2873 \fdecl{int fcntl(int fd, int cmd, int arg)}
2874 \fdecl{int fcntl(int fd, int cmd, ...)}
2875 \fdesc{Esegue una operazione di controllo su un file descriptor.}
2878 {La funzione ha valori di ritorno diversi a seconda dell'operazione richiesta
2879 in caso di successo mentre ritorna sempre $-1$ per un errore, nel qual caso
2880 \var{errno} assumerà valori diversi che dipendono dal tipo di operazione,
2881 gli unici con significato generico sono:
2883 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file aperto.
2884 \item[\errcode{EINVAL}] \param{cmd} non è un comando supportato dal kernel
2890 Il primo argomento della funzione è sempre il numero di file descriptor
2891 \var{fd} su cui si vuole operare. Il comportamento di questa funzione, il
2892 numero e il tipo degli argomenti, il valore di ritorno e gli eventuali errori
2893 aggiuntivi, sono determinati dal valore del secondo argomento \param{cmd}, che
2894 serve a specificare il ``\textsl{comando}'' della funzione, in sostanza quale
2895 operazione si intende eseguire. A seconda del comando richiesto il terzo
2896 argomento può essere assente (ma se specificato lo stesso verrà semplicemente
2897 ignorato) ed in generale dipende dal comando \param{cmd}; il caso più comune è
2898 quello di un intero, ma ci sono comandi in cui si devono usare dei tipi
2899 specifici, che descriveremo esplicitamente nei singoli casi.
2901 In sez.~\ref{sec:file_dup} abbiamo incontrato un esempio dell'uso di
2902 \func{fcntl} per la duplicazione dei file descriptor, una lista di tutti i
2903 possibili valori per \var{cmd}, e del relativo significato, dei codici di
2904 errore restituiti e del tipo del terzo argomento (cui faremo riferimento con
2905 il nome indicato nel precedente prototipo), è riportata di seguito:
2906 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.8cm}}
2907 \item[\constd{F\_DUPFD}] trova il primo file descriptor disponibile di valore
2908 maggiore o uguale all'argomento \param{arg}, e ne fa un duplicato di
2909 \param{fd}, ritorna il nuovo file descriptor in caso di successo e $-1$ in
2910 caso di errore. Oltre a \errval{EBADF} gli errori possibili sono
2911 \errcode{EINVAL} se \param{arg} è negativo o maggiore del massimo consentito
2912 o \errcode{EMFILE} se il processo ha già raggiunto il massimo numero di
2913 descrittori consentito.
2915 \item[\constd{F\_DUPFD\_CLOEXEC}] ha lo stesso effetto di \const{F\_DUPFD}, ma
2916 in più attiva il flag di \textit{close-on-exec} sul file descriptor
2917 duplicato, in modo da evitare una successiva chiamata con
2918 \const{F\_SETFD}. La funzionalità è stata introdotta con il kernel 2.6.24 ed
2919 è prevista nello standard POSIX.1-2008 (si deve perciò definire
2920 \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} ad un valore adeguato secondo quanto visto in
2921 sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}).
2923 \item[\constd{F\_GETFD}] restituisce il valore dei \textit{file descriptor
2924 flags} (vedi sez.~\ref{sec:file_shared_access}) di \param{fd} in caso di
2925 successo o $-1$ in caso di errore, il terzo argomento viene ignorato. Non
2926 sono previsti errori diversi da \errval{EBADF}. Al momento l'unico flag
2927 usato è quello di \textit{close-on-exec}, identificato dalla costante
2928 \const{FD\_CLOEXEC}, che serve a richiedere che il file venga chiuso nella
2929 esecuzione di una \func{exec} (vedi sez.~\ref{sec:proc_exec}). Un valore
2930 nullo significa pertanto che il flag non è impostato.
2932 \item[\constd{F\_SETFD}] imposta il valore dei \textit{file descriptor flags}
2933 (vedi sez.~\ref{sec:file_shared_access}) al valore specificato con
2934 \param{arg}, ritorna un valore nullo in caso di successo e $-1$ in caso di
2935 errore. Non sono previsti errori diversi da \errval{EBADF}. Dato che l'unico
2936 flag attualmente usato è quello di \textit{close-on-exec}, identificato
2937 dalla costante \const{FD\_CLOEXEC}, tutti gli altri bit di \param{arg},
2938 anche se impostati, vengono ignorati.\footnote{questo almeno è quanto
2939 avviene fino al kernel 3.2, come si può evincere dal codice della funzione
2940 \texttt{do\_fcntl} nel file \texttt{fs/fcntl.c} dei sorgenti del kernel.}
2942 \item[\constd{F\_GETFL}] ritorna il valore dei \textit{file status flags} di
2943 \param{fd} in caso di successo o $-1$ in caso di errore, il terzo argomento
2944 viene ignorato. Non sono previsti errori diversi da \errval{EBADF}. Il
2945 comando permette di rileggere il valore di quei bit
2946 dell'argomento \param{flags} di \func{open} che vengono memorizzati nella
2947 relativa voce della \textit{file table} all'apertura del file, vale a dire
2948 quelli riportati in tab.~\ref{tab:open_access_mode_flag} e
2949 tab.~\ref{tab:open_operation_flag}).
2951 Si ricordi che quando si usa la funzione per determinare le modalità di
2952 accesso con cui è stato aperto il file è necessario estrarre i bit
2953 corrispondenti nel \textit{file status flag} con la maschera
2954 \const{O\_ACCMODE} come già accennato in sez.~\ref{sec:file_open_close}.
2956 \item[\constd{F\_SETFL}] imposta il valore dei \textit{file status flags} al
2957 valore specificato da \param{arg}, ritorna un valore nullo in caso di
2958 successo o $-1$ in caso di errore. In generale possono essere impostati solo
2959 i flag riportati in tab.~\ref{tab:open_operation_flag}, su Linux si possono
2960 modificare soltanto \const{O\_APPEND}, \const{O\_ASYNC}, \const{O\_DIRECT},
2961 \const{O\_NOATIME} e \const{O\_NONBLOCK}.
2963 Oltre a \errval{EBADF} si otterrà \errcode{EPERM} se si cerca di rimuovere
2964 \const{O\_APPEND} da un file marcato come \textit{append-only} o se di cerca
2965 di impostare \const{O\_NOATIME} su un file di cui non si è proprietari (e
2966 non si hanno i permessi di amministratore) ed \errcode{EINVAL} se si cerca
2967 di impostare \const{O\_DIRECT} su un file che non supporta questo tipo di
2970 \item[\constd{F\_GETLK}] richiede un controllo sul \textit{file lock}
2971 specificato nella struttura \struct{flock} puntata dal terzo argomento (che
2972 pertanto dovrà essere di tipo \ctyp{struct flock *}) sovrascrivendone il
2973 contenuto con il risultato; ritorna un valore nullo in caso di successo o
2974 $-1$ in caso di errore. Come per i due successivi comandi oltre a
2975 \errval{EBADF}, se il terzo argomento non è un puntatore valido, restituisce
2976 l'errore generico \errcode{EFAULT}. Questa funzionalità è trattata in
2977 dettaglio in sez.~\ref{sec:file_posix_lock}.
2979 \item[\constd{F\_SETLK}] richiede o rilascia un \textit{file lock} a seconda
2980 di quanto specificato nella struttura puntata dal terzo argomento (sempre di
2981 tipo \ctyp{struct flock *}); ritorna un valore nullo in caso di successo e
2982 $-1$ se il \textit{file lock} è tenuto da qualcun altro, nel qual caso si ha
2983 un errore di \errcode{EACCES} o \errcode{EAGAIN}. Questa funzionalità è
2984 trattata in dettaglio in sez.~\ref{sec:file_posix_lock}.
2986 \item[\constd{F\_SETLKW}] identica a \const{F\_SETLK} eccetto per il fatto che
2987 la funzione non ritorna subito ma attende che il blocco sia rilasciato, se
2988 l'attesa viene interrotta da un segnale la funzione restituisce $-1$ e
2989 imposta \var{errno} a \errcode{EINTR}. Questa funzionalità è trattata in
2990 dettaglio in sez.~\ref{sec:file_posix_lock}.
2992 \item[\constd{F\_OFD\_GETLK}] analoga di \constd{F\_GETLK} ma per i nuovi
2993 \textit{open file descriptor locks} introdotti con il kernel 3.15, richiede
2994 un controllo sul \textit{file lock} specificato nella struttura
2995 \struct{flock} puntata dal terzo argomento (che pertanto dovrà essere di
2996 tipo \ctyp{struct flock *}) sovrascrivendone il contenuto con il risultato,
2997 ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in caso di errore. Come
2998 per i due successivi comandi oltre a \errval{EBADF} se il terzo argomento
2999 non è un puntatore valido restituisce l'errore generico
3000 \errcode{EFAULT}. Questa funzionalità è trattata in dettaglio in
3001 sez.~\ref{sec:open_file_descriptor_locks}.
3003 \item[\constd{F\_OFD\_SETLK}] analoga di \constd{F\_SETLK} ma per i nuovi
3004 \textit{open file descriptor locks} introdotti con il kernel 3.15, richiede
3005 o rilascia un \textit{file lock} a seconda di quanto specificato nella
3006 struttura puntata dal terzo argomento (sempre di tipo \ctyp{struct flock
3007 *}); ritorna un valore nullo in caso di successo e $-1$ se il \textit{file
3008 lock} è tenuto da qualcun altro, nel qual caso si ha un errore di
3009 \errcode{EACCES} o \errcode{EAGAIN}. Questa funzionalità è trattata in
3010 dettaglio in sez.~\ref{sec:open_file_descriptor_locks}.
3012 \item[\constd{F\_OFD\_SETLKW}] identica a \const{F\_OFD\_SETLK} eccetto per il
3013 fatto che la funzione non ritorna subito ma attende che il blocco sia
3014 rilasciato, se l'attesa viene interrotta da un segnale la funzione
3015 restituisce $-1$ e imposta \var{errno} a \errcode{EINTR}. Questa
3016 funzionalità è trattata in dettaglio in
3017 sez.~\ref{sec:open_file_descriptor_locks}.
3019 \item[\constd{F\_GETOWN}] restituisce in caso di successo l'identificatore del
3020 processo o del \textit{process group} (vedi sez.~\ref{sec:sess_proc_group})
3021 che è preposto alla ricezione dei segnali \signal{SIGIO} o \signal{SIGURG};
3022 il primo (o l'eventuale segnale alternativo impostato con \const{F\_SETSIG})
3023 per gli eventi asincroni associati al file descriptor \param{fd} (vedi
3024 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}), il secondo per la notifica dei
3025 dati urgenti di un socket (vedi sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}). Restituisce
3026 $-1$ in caso di errore ed il terzo argomento viene ignorato. Non sono
3027 previsti errori diversi da \errval{EBADF}.
3029 Per distinguerlo dal caso in cui il segnale viene inviato a un singolo
3030 processo, nel caso di un \textit{process group} viene restituito un valore
3031 negativo il cui valore assoluto corrisponde all'identificatore del
3032 \textit{process group}. Con Linux questo comporta un problema perché se il
3033 valore restituito dalla \textit{system call} è compreso nell'intervallo fra
3034 $-1$ e $-4095$ in alcune architetture questo viene trattato dalla
3035 \acr{glibc} come un errore,\footnote{il problema deriva dalle limitazioni
3036 presenti in architetture come quella dei normali PC (i386) per via delle
3037 modalità in cui viene effettuata l'invocazione delle \textit{system call}
3038 che non consentono di restituire un adeguato codice di ritorno.} per cui
3039 in tal caso \func{fcntl} ritornerà comunque $-1$ mentre il valore restituito
3040 dalla \textit{system call} verrà assegnato ad \var{errno}, cambiato di
3043 Per questo motivo con il kernel 2.6.32 è stato introdotto il comando
3044 alternativo \const{F\_GETOWN\_EX}, che vedremo a breve, che consente di
3045 evitare il problema. A partire dalla versione 2.11 la \acr{glibc}, se
3046 disponibile, usa questa versione alternativa per mascherare il problema
3047 precedente e restituire un valore corretto in tutti i casi.\footnote{in cui
3048 cioè viene restituito un valore negativo corretto qualunque sia
3049 l'identificatore del \textit{process group}, che non potendo avere valore
3050 unitario (non esiste infatti un \textit{process group} per \cmd{init}) non
3051 può generare ambiguità con il codice di errore.} Questo però comporta che
3052 il comportamento del comando può risultare diverso a seconda delle versioni
3053 della \acr{glibc} e del kernel.
3055 \item[\constd{F\_SETOWN}] imposta, con il valore del terzo argomento
3056 \param{arg}, l'identificatore del processo o del \textit{process group} che
3057 riceverà i segnali \signal{SIGIO} e \signal{SIGURG} per gli eventi asincroni
3058 associati al file descriptor \param{fd}. Ritorna un valore nullo in caso di
3059 successo o $-1$ in caso di errore. Oltre a \errval{EBADF} gli errori
3060 possibili sono \errcode{ESRCH} se \param{arg} indica un processo o un
3061 \textit{process group} inesistente.
3063 L'impostazione è soggetta alle stesse restrizioni presenti sulla funzione
3064 \func{kill} (vedi sez.~\ref{sec:sig_kill_raise}), per cui un utente non
3065 privilegiato può inviare i segnali solo ad un processo che gli appartiene,
3066 in genere comunque si usa il processo corrente. Come per \const{F\_GETOWN},
3067 per indicare un \textit{process group} si deve usare per \param{arg} un
3068 valore negativo, il cui valore assoluto corrisponda all'identificatore del
3069 \textit{process group}.
3071 A partire dal kernel 2.6.12, se si sta operando con i \textit{thread} della
3072 implementazione nativa di Linux (quella della NTPL, vedi
3073 sez.~\ref{sec:linux_ntpl}) e se si è impostato un segnale specifico con
3074 \const{F\_SETSIG}, un valore positivo di \param{arg} viene interpretato come
3075 indicante un \textit{Thread ID} e non un \textit{Process ID}. Questo
3076 consente di inviare il segnale impostato con \const{F\_SETSIG} ad uno
3077 specifico \textit{thread}.
3079 In genere questo non comporta differenze significative per il processi
3080 ordinari, in cui non esistono altri \textit{thread}, dato che su Linux il
3081 \textit{thread} principale, che in tal caso è anche l'unico, mantiene un
3082 valore del \textit{Thread ID} uguale al \ids{PID} del processo. Il problema
3083 è però che questo comportamento non si applica a \signal{SIGURG}, per il
3084 quale \param{arg} viene sempre interpretato come l'identificatore di un
3085 processo o di un \textit{process group}.
3087 \item[\constd{F\_GETOWN\_EX}] legge nella struttura puntata dal terzo
3088 argomento (che deve essere di tipo \ctyp{struct f\_owner\_ex *})
3089 l'identificatore del processo, \textit{thread} o \textit{process group} che
3090 è preposto alla ricezione dei segnali \signal{SIGIO} e \signal{SIGURG} per
3091 gli eventi associati al file descriptor \param{fd}. Ritorna un valore nullo
3092 in caso di successo o $-1$ in caso di errore. Oltre a \errval{EBADF} l'unico
3093 altro errore è \errval{EFAULT} se \param{owner} non è un puntatore valido.
3095 Il comando, che è disponibile solo a partire dal kernel 2.6.32, effettua lo
3096 stesso compito di \const{F\_GETOWN} di cui costituisce una evoluzione che
3097 consente di superare i limiti e le ambiguità relative ai valori restituiti
3098 come identificativo. A partire dalla versione 2.11 della \acr{glibc} esso
3099 viene usato dalla libreria per realizzare una versione di \func{fcntl} che
3100 non presenti i problemi illustrati in precedenza per \const{F\_GETOWN}. Il
3101 comando è specifico di Linux ed utilizzabile solo se si è definita la macro
3102 \macro{\_GNU\_SOURCE}.
3104 \begin{figure}[!htb]
3105 \footnotesize \centering
3106 \begin{varwidth}[c]{0.5\textwidth}
3107 \includestruct{listati/f_owner_ex.h}
3110 \caption{La struttura \structd{f\_owner\_ex}.}
3111 \label{fig:f_owner_ex}
3114 \item[\constd{F\_SETOWN\_EX}] imposta con il valore della struttura puntata
3115 dal terzo argomento (che deve essere di tipo \ctyp{struct f\_owner\_ex *})
3116 l'identificatore del processo o del \textit{process group} che riceverà i
3117 segnali \signal{SIGIO} e \signal{SIGURG} per gli eventi associati al file
3118 descriptor \param{fd}. Ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in
3119 caso di errore, con gli stessi errori di \const{F\_SETOWN} più
3120 \errcode{EINVAL} se il campo \var{type} di \struct{f\_owner\_ex} non indica
3121 un tipo di identificatore valido.
3123 Come \const{F\_GETOWN\_EX} il comando richiede come terzo argomento il
3124 puntatore ad una struttura \struct{f\_owner\_ex} (la cui definizione è
3125 riportata in fig.~\ref{fig:f_owner_ex}) in cui il campo \var{type} indica il
3126 tipo di identificatore che si intende usare, mentre il relativo valore è
3127 specificato nel campo \var{pid}, che assume lo stesso significato del terzo
3128 argomenti di \const{F\_SETOWN}.
3130 Per \var{type} i soli valori validi sono \constd{F\_OWNER\_TID},
3131 \constd{F\_OWNER\_PID} e \constd{F\_OWNER\_PGRP}, che indicano
3132 rispettivamente che si intende specificare con \var{pid} un \textit{Tread
3133 ID}, un \textit{Process ID} o un \textit{Process Group ID}. A differenza
3134 di \const{F\_SETOWN} se si specifica un \textit{Tread ID} questo riceverà
3135 sia \signal{SIGIO} (o il segnale impostato con \const{F\_SETSIG}) che
3136 \signal{SIGURG}. Il comando è specifico di Linux, è disponibile solo a
3137 partire dal kernel 2.6.32 ed è utilizzabile solo se si è definita la macro
3138 \macro{\_GNU\_SOURCE}.
3140 \item[\constd{F\_GETSIG}] restituisce in caso di successo il valore del
3141 segnale inviato dai vari meccanismi di I/O asincrono associati al file
3142 descriptor \param{fd} (quelli trattati in
3143 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}) o $-1$ in caso di errore, il
3144 terzo argomento viene ignorato. Non sono previsti errori diversi da
3145 \errval{EBADF}. Un valore nullo indica che si sta usando il segnale
3146 predefinito, che è \signal{SIGIO}. Un valore diverso da zero indica il
3147 segnale che è stato impostato con \const{F\_SETSIG}, che può essere anche lo
3148 stesso \signal{SIGIO}. Il comando è specifico di Linux ed utilizzabile solo
3149 se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.
3151 \item[\constd{F\_SETSIG}] imposta il segnale inviato dai vari meccanismi di
3152 I/O asincrono associati al file descriptor \param{fd} (quelli trattati in
3153 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}) al valore indicato
3154 da \param{arg}, ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in caso
3155 di errore. Oltre a \errval{EBADF} gli errori possibili sono
3156 \errcode{EINVAL} se \param{arg} indica un numero di segnale non valido. Un
3157 valore nullo di \param{arg} indica di usare il segnale predefinito, cioè
3158 \signal{SIGIO}. Un valore diverso da zero, compreso lo stesso
3159 \signal{SIGIO}, specifica il segnale voluto. Il comando è specifico di
3160 Linux ed utilizzabile solo se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.
3162 L'impostazione di un valore diverso da zero permette inoltre, se si è
3163 installato il gestore del segnale come \var{sa\_sigaction} usando
3164 \const{SA\_SIGINFO} (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigaction}), di rendere
3165 disponibili al gestore informazioni ulteriori riguardo il file che ha
3166 generato il segnale attraverso i valori restituiti in
3167 \struct{siginfo\_t}. Se inoltre si imposta un segnale \textit{real-time} si
3168 potranno sfruttare le caratteristiche di avanzate di questi ultimi (vedi
3169 sez.~\ref{sec:sig_real_time}), ed in particolare la capacità di essere
3170 accumulati in una coda prima della notifica.
3172 \item[\constd{F\_GETLEASE}] restituisce il tipo di \textit{file lease} che il
3173 processo detiene nei confronti del file descriptor \var{fd} o $-1$ in caso
3174 di errore, il terzo argomento viene ignorato. Non sono previsti errori
3175 diversi da \errval{EBADF}. Il comando è specifico di Linux ed utilizzabile
3176 solo se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}. Questa funzionalità è
3177 trattata in dettaglio in sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease}.
3179 \item[\constd{F\_SETLEASE}] imposta o rimuove a seconda del valore del terzo
3180 argomento \param{arg} un \textit{file lease} sul file descriptor
3181 \var{fd}. Ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in caso di
3182 errore. Oltre a \errval{EBADF} si otterrà \errcode{EINVAL} se si è
3183 specificato un valore non valido per \param{arg} (deve essere usato uno dei
3184 valori di tab.~\ref{tab:file_lease_fctnl}), \errcode{ENOMEM} se non c'è
3185 memoria sufficiente per creare il \textit{file lease}, \errcode{EACCES} se
3186 non si è il proprietario del file e non si hanno i privilegi di
3187 amministratore (per la precisione occorre la capacità \const{CAP\_LEASE},
3188 vedi sez.~\ref{sec:proc_capabilities}).
3190 Il supporto per i \textit{file lease}, che consente ad un processo che
3191 detiene un \textit{lease} su un file di ricevere una notifica qualora un
3192 altro processo cerchi di eseguire una \func{open} o una \func{truncate} su
3193 di esso, è stato introdotto a partire dai kernel della serie 2.4. Il comando
3194 è specifico di Linux ed utilizzabile solo se si è definita la macro
3195 \macro{\_GNU\_SOURCE}. Questa funzionalità è trattata in dettaglio in
3196 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease}.
3198 \item[\constd{F\_NOTIFY}] attiva il meccanismo di notifica asincrona per cui
3199 viene riportato al processo chiamante, tramite il segnale \signal{SIGIO} (o
3200 altro segnale specificato con \const{F\_SETSIG}) ogni modifica eseguita o
3201 direttamente sulla directory cui \var{fd} fa riferimento, o su uno dei file
3202 in essa contenuti; ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in
3203 caso di errore. Il comando è specifico di Linux ed utilizzabile solo se si è
3204 definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}. Questa funzionalità, disponibile
3205 dai kernel della serie 2.4.x, è trattata in dettaglio in
3206 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease}.
3208 \item[\constd{F\_GETPIPE\_SZ}] restituisce in caso di successo la dimensione
3209 del buffer associato alla \textit{pipe} \param{fd} (vedi
3210 sez.~\ref{sec:ipc_pipes}) o $-1$ in caso di errore, il terzo argomento viene
3211 ignorato. Non sono previsti errori diversi da \errval{EBADF}, che viene
3212 restituito anche se il file descriptor non è una \textit{pipe}. Il comando è
3213 specifico di Linux, è disponibile solo a partire dal kernel 2.6.35, ed è
3214 utilizzabile solo se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.
3216 \item[\constd{F\_SETPIPE\_SZ}] imposta la dimensione del buffer associato alla
3217 \textit{pipe} \param{fd} (vedi sez.~\ref{sec:ipc_unix}) ad un valore uguale
3218 o superiore a quello indicato dall'argomento \param{arg}. Ritorna un valore
3219 nullo in caso di successo o $-1$ in caso di errore. Oltre a \errval{EBADF}
3220 gli errori possibili sono \errcode{EBUSY} se si cerca di ridurre la
3221 dimensione del buffer al di sotto della quantità di dati effettivamente
3222 presenti su di esso ed \errcode{EPERM} se un processo non privilegiato cerca
3223 di impostare un valore troppo alto.
3225 La dimensione minima del buffer è pari ad una pagina di memoria, a cui verrà
3226 comunque arrotondata ogni dimensione inferiore, il valore specificato viene
3227 in genere arrotondato per eccesso al valore ritenuto più opportuno dal
3228 sistema, pertanto una volta eseguita la modifica è opportuno rileggere la
3229 nuova dimensione con \const{F\_GETPIPE\_SZ}.
3231 I processi non privilegiati (occorre la capacità \const{CAP\_SYS\_RESOURCE})
3232 non possono impostare un valore superiore a quello indicato da
3233 \sysctlfiled{fs/pipe-max-size}. Il comando è specifico di Linux, è
3234 disponibile solo a partire dal kernel 2.6.35, ed è utilizzabile solo se si è
3235 definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.
3237 \item[\constd{F\_GET\_SEALS}] restituisce in caso di successo l'insieme dei
3238 \textit{file seal} presenti su \param{fd}: 0 se non ve ne sono o $-1$ in
3239 caso di errore, il terzo argomento viene ignorato. Oltre a \errval{EBADF}
3240 se il file non supporta i \textit{file seal} viene restituito un errore di
3241 \errval{EINVAL}. Il comando è specifico di Linux, è disponibile solo a
3242 partire dal kernel 3.17. Questa funzionalità è trattata in dettaglio in
3243 sez.~\ref{sec:file_seal_et_al}.
3245 \item[\constd{F\_ADD\_SEALS}] aggiunge i \textit{file seal} espressi come
3246 maschera binaria nell'argomento \param{arg} a quelli presenti su \param{fd},
3247 ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in caso di errore. Il
3248 comando è specifico di Linux, è disponibile solo a partire dal kernel
3249 3.17. Questa funzionalità è trattata in dettaglio in
3250 sez.~\ref{sec:file_seal_et_al}.
3252 \item[\constd{F\_GET\_RW\_HINT}] legge il valore dei \textit{read/write hints}
3253 associati all'\textit{inode} a cui fa riferimento \param{fd} nella variabile
3254 puntata dal terzo argomento che deve essere di tipo \ctyp{uint64\_t
3255 *}. Ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in caso di
3256 errore. Il comando è specifico di Linux, è disponibile solo a partire dal
3257 kernel 4.13. Questa funzionalità è trattata in dettaglio in
3258 sez.~\ref{sec:file_fadvise}.
3260 \item[\constd{F\_SET\_RW\_HINT}] imposta il valore dei \textit{read/write
3261 hints} associati all'\textit{inode} a cui fa riferimento \param{fd}; il
3262 valore deve essere fornito nella variabile puntata dal terzo argomento, che
3263 deve essere di tipo \ctyp{uint64\_t *}. Ritorna un valore nullo in caso di
3264 successo o $-1$ in caso di errore. Il comando è specifico di Linux, è
3265 disponibile solo a partire dal kernel 4.13. Questa funzionalità è trattata
3266 in dettaglio in sez.~\ref{sec:file_fadvise}.
3268 \item[\constd{F\_GET\_FILE\_RW\_HINT}] legge il valore dei \textit{read/write
3269 hints} associati al file descriptor \param{fd} nella variabile puntata dal
3270 terzo argomento che deve essere di tipo \ctyp{uint64\_t *}. Ritorna un
3271 valore nullo in caso di successo o $-1$ in caso di errore. Il comando è
3272 specifico di Linux, è disponibile solo a partire dal kernel 4.13. Questa
3273 funzionalità è trattata in dettaglio in sez.~\ref{sec:file_fadvise}.
3275 \item[\constd{F\_SET\_FILE\_RW\_HINT}] legge il valore dei \textit{read/write
3276 hints} associati al file descriptor \param{fd}; il valore deve essere
3277 fornito nella variabile puntata dal terzo argomento, che deve essere di tipo
3278 \ctyp{uint64\_t *}. Ritorna un valore nullo in caso di successo o $-1$ in
3279 caso di errore. Il comando è specifico di Linux, è disponibile solo a
3280 partire dal kernel 4.13. Questa funzionalità è trattata in dettaglio in
3281 sez.~\ref{sec:file_fadvise}.
3287 La maggior parte delle funzionalità controllate dai comandi di \func{fcntl}
3288 sono avanzate e richiedono degli approfondimenti ulteriori, saranno pertanto
3289 riprese più avanti quando affronteremo le problematiche ad esse relative. In
3290 particolare le tematiche relative all'I/O asincrono e ai vari meccanismi di
3291 notifica saranno trattate in maniera esaustiva in
3292 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}, quelle relative al \textit{file
3293 locking} saranno esaminate in sez.~\ref{sec:file_locking}, quelle relative
3294 ai \textit{file seal} in sez.~\ref{sec:file_seal_et_al} e quelle relative ai
3295 \textit{read/write hints} in sez.~\ref{sec:file_fadvise}. L'uso di questa
3296 funzione con i socket verrà trattato in sez.~\ref{sec:sock_ctrl_func}.
3298 La gran parte dei comandi di \func{fcntl} (come \const{F\_DUPFD},
3299 \const{F\_GETFD}, \const{F\_SETFD}, \const{F\_GETFL}, \const{F\_SETFL},
3300 \const{F\_GETLK}, \const{F\_SETLK} e \const{F\_SETLKW}) sono previsti da SVr4
3301 e 4.3BSD e standardizzati in POSIX.1-2001 che inoltre prevede gli ulteriori
3302 \const{F\_GETOWN} e \const{F\_SETOWN}. Pertanto nell'elenco si sono indicate
3303 esplicitamente soltanto le ulteriori richieste in termini delle macro di
3304 funzionalità di sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std} soltanto per le
3305 funzionalità inserite in standard successivi o specifiche di Linux.
3307 Benché l'interfaccia di gestione dell'I/O sui file di cui abbiamo parlato
3308 finora si sia dimostrata valida anche per l'interazione diretta con le
3309 periferiche attraverso i loro file di dispositivo, consentendo di usare le
3310 stesse funzioni utilizzate per i normali file di dati, esistono però
3311 caratteristiche peculiari, specifiche dell'hardware e delle funzionalità che
3312 ciascun dispositivo può provvedere, che non possono venire comprese in questa
3313 interfaccia astratta come ad esempio l'impostazione della velocità di una
3314 porta seriale, o le dimensioni di un framebuffer.
3316 Per questo motivo nell'architettura del sistema è stata prevista l'esistenza
3317 di una apposita funzione di sistema, \funcd{ioctl}, come meccanismo generico
3318 per compiere operazioni specialistiche; il suo prototipo è:
3322 \fdecl{int ioctl(int fd, int request, ...)}
3323 \fdesc{Esegue una operazione speciale.}
3326 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo nella maggior parte dei casi, ma
3327 alcune operazioni possono restituire un valore positivo, mentre ritorna
3328 sempre $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei
3331 \item[\errcode{EINVAL}] gli argomenti \param{request} o \param{argp} non sono
3333 \item[\errcode{ENOTTY}] il file \param{fd} non è associato con un
3334 dispositivo, o la richiesta non è applicabile all'oggetto a cui fa
3335 riferimento \param{fd}.
3337 ed inoltre \errval{EBADF} e \errval{EFAULT} nel loro significato generico.}
3341 La funzione richiede che si passi come primo argomento un file
3342 descriptor \param{fd} regolarmente aperto, mentre l'operazione da compiere
3343 deve essere indicata dal valore dell'argomento \param{request}. Il terzo
3344 argomento dipende dall'operazione prescelta; tradizionalmente è specificato
3345 come \code{char * argp}, da intendersi come puntatore ad un area di memoria
3346 generica (all'epoca della creazione di questa funzione infatti ancora non era
3347 stato introdotto il tipo \ctyp{void}) ma per certe operazioni può essere
3348 omesso, e per altre è un semplice intero.
3350 Normalmente la funzione ritorna zero in caso di successo e $-1$ in caso di
3351 errore, ma per alcune operazioni il valore di ritorno, che nel caso viene
3352 impostato ad un valore positivo, può essere utilizzato come indicazione del
3353 risultato della stessa. È più comune comunque restituire i risultati
3354 all'indirizzo puntato dal terzo argomento.
3356 Data la genericità dell'interfaccia non è possibile classificare in maniera
3357 sistematica le operazioni che si possono gestire con \func{ioctl}, un breve
3358 elenco di alcuni esempi di esse è il seguente:
3360 \item il cambiamento dei font di un terminale.
3361 \item l'esecuzione di una traccia audio di un CD.
3362 \item i comandi di avanti veloce e di riavvolgimento di un nastro.
3363 \item il comando di espulsione di un dispositivo rimovibile.
3364 \item l'impostazione della velocità trasmissione di una linea seriale.
3365 \item l'impostazione della frequenza e della durata dei suoni emessi dallo
3367 \item l'impostazione degli attributi dei file (vedi
3368 sez.~\ref{sec:file_perm_management}) su un filesystem.\footnote{i comandi
3369 \texttt{lsattr} e \texttt{chattr} fanno questo con delle \func{ioctl}
3370 dedicate, usabili solo sui filesystem che li supportano.}
3373 In generale ogni dispositivo ha un suo insieme di operazioni specifiche
3374 effettuabili attraverso \func{ioctl}, tutte queste sono definite nell'header
3375 file \headfiled{sys/ioctl.h}, e devono essere usate solo sui dispositivi cui
3376 fanno riferimento. Infatti anche se in genere i valori di \param{request} sono
3377 opportunamente differenziati a seconda del dispositivo\footnote{il kernel usa
3378 un apposito \textit{magic number} per distinguere ciascun dispositivo nella
3379 definizione delle macro da usare per \param{request}, in modo da essere
3380 sicuri che essi siano sempre diversi, ed il loro uso per dispositivi diversi
3381 causi al più un errore. Si veda il capitolo quinto di \cite{LinDevDri} per
3382 una trattazione dettagliata dell'argomento.} così che la richiesta di
3383 operazioni relative ad altri dispositivi usualmente provoca il ritorno della
3384 funzione con una condizione di errore, in alcuni casi, relativi a valori
3385 assegnati prima che questa differenziazione diventasse pratica corrente, si
3386 potrebbero usare valori validi anche per il dispositivo corrente, con effetti
3387 imprevedibili o indesiderati.
3389 Data la assoluta specificità della funzione, il cui comportamento varia da
3390 dispositivo a dispositivo, non è possibile fare altro che dare una descrizione
3391 sommaria delle sue caratteristiche; torneremo ad esaminare in seguito quelle
3392 relative ad alcuni casi specifici, ad esempio la gestione dei terminali è
3393 effettuata attraverso \func{ioctl} in quasi tutte le implementazioni di Unix,
3394 mentre per l'uso di \func{ioctl} con i socket si veda
3395 sez.~\ref{sec:sock_ctrl_func}.
3397 Riportiamo qui solo l'elenco delle operazioni che sono predefinite per
3398 qualunque file, caratterizzate dal prefisso \texttt{FIO}. Queste operazioni
3399 sono definite nel kernel a livello generale, e vengono sempre interpretate per
3400 prime, per cui, come illustrato in \cite{LinDevDri}, eventuali operazioni
3401 specifiche che usino lo stesso valore verrebbero ignorate:
3402 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.8cm}}
3403 \item[\constd{FIOCLEX}] imposta il flag di \textit{close-on-exec} sul file, in
3404 questo caso, essendo usata come operazione logica, \func{ioctl} non richiede
3405 un terzo argomento, il cui eventuale valore viene ignorato.
3406 \item[\constd{FIONCLEX}] cancella il flag di \textit{close-on-exec} sul file,
3407 in questo caso, essendo usata come operazione logica, \func{ioctl} non
3408 richiede un terzo argomento, il cui eventuale valore viene ignorato.
3409 \item[\constd{FIOASYNC}] abilita o disabilita la modalità di I/O asincrono sul
3410 file (vedi sez.~\ref{sec:signal_driven_io}); il terzo argomento
3411 deve essere un puntatore ad un intero (cioè di tipo \texttt{const int *})
3412 che contiene un valore logico (un valore nullo disabilita, un valore non
3414 \item[\constd{FIONBIO}] abilita o disabilita sul file l'I/O in modalità non
3415 bloccante; il terzo argomento deve essere un puntatore ad un intero (cioè di
3416 tipo \texttt{const int *}) che contiene un valore logico (un valore nullo
3417 disabilita, un valore non nullo abilita).
3418 \item[\constd{FIOSETOWN}] imposta il processo che riceverà i segnali
3419 \signal{SIGURG} e \signal{SIGIO} generati sul file; il terzo argomento deve
3420 essere un puntatore ad un intero (cioè di tipo \texttt{const int *}) il cui
3421 valore specifica il PID del processo.
3422 \item[\constd{FIOGETOWN}] legge il processo che riceverà i segnali
3423 \signal{SIGURG} e \signal{SIGIO} generati sul file; il terzo argomento deve
3424 essere un puntatore ad un intero (cioè di tipo \texttt{int *}) su cui sarà
3425 scritto il PID del processo.
3426 \item[\constd{FIONREAD}] legge il numero di byte disponibili in lettura sul
3427 file descriptor; questa operazione è disponibile solo su alcuni file
3428 descriptor, in particolare sui socket (vedi sez.~\ref{sec:sock_ioctl_IP}) o
3429 sui file descriptor di \textit{epoll} (vedi sez.~\ref{sec:file_epoll}), il
3430 terzo argomento deve essere un puntatore ad un intero (cioè di tipo
3431 \texttt{int *}) su cui sarà restituito il valore.
3432 \item[\constd{FIOQSIZE}] restituisce la dimensione corrente di un file o di una
3433 directory, mentre se applicata ad un dispositivo fallisce con un errore di
3434 \errcode{ENOTTY}; il terzo argomento deve essere un puntatore ad un intero
3435 (cioè di tipo \texttt{int *}) su cui sarà restituito il valore.
3438 % TODO aggiungere FIBMAP e FIEMAP, vedi http://lwn.net/Articles/260795/,
3439 % http://lwn.net/Articles/429345/
3441 Si noti però come la gran parte di queste operazioni specifiche dei file (per
3442 essere precisi le prime sei dell'elenco) siano effettuabili in maniera
3443 generica anche tramite l'uso di \func{fcntl}. Le due funzioni infatti sono
3444 molto simili e la presenza di questa sovrapposizione è principalmente dovuta
3445 al fatto che alle origini di Unix i progettisti considerarono che era
3446 necessario trattare diversamente rispetto alle operazione di controllo delle
3447 modalità di I/O file e dispositivi usando \func{fcntl} per i primi e
3448 \func{ioctl} per i secondi, all'epoca tra l'altro i dispositivi che usavano
3449 \func{ioctl} erano sostanzialmente solo i terminali, il che spiega l'uso
3450 comune di \errcode{ENOTTY} come codice di errore. Oggi non è più così ma le
3451 due funzioni sono rimaste.
3453 % TODO trovare qualche posto per la eventuale documentazione delle seguenti
3454 % (bassa/bassissima priorità)
3455 % EXT4_IOC_MOVE_EXT (dal 2.6.31)
3456 % EXT4_IOC_SHUTDOWN (dal 4.10), XFS_IOC_GOINGDOWN e futura FS_IOC_SHUTDOWN
3457 % ioctl di btrfs, vedi http://lwn.net/Articles/580732/
3460 \section{L'interfaccia standard ANSI C}
3461 \label{sec:files_std_interface}
3464 Come visto in sez.~\ref{sec:file_unix_interface} le operazioni di I/O sui file
3465 sono gestibili a basso livello con l'interfaccia standard unix, che ricorre
3466 direttamente alle \textit{system call} messe a disposizione dal kernel.
3468 Questa interfaccia però non provvede le funzionalità previste dallo standard
3469 ANSI C, che invece sono realizzate attraverso opportune funzioni di libreria.
3470 Queste funzioni di libreria, insieme alle altre funzioni definite dallo
3471 standard (che sono state implementate la prima volta da Ritchie nel 1976 e da
3472 allora sono rimaste sostanzialmente immutate), vengono a costituire il nucleo
3473 della \acr{glibc} per la gestione dei file.
3475 Esamineremo in questa sezione le funzioni base di questa interfaccia che
3476 chiameremo, per distinguerla dalla precedente ``degli \textit{stream}''. Esse
3477 sono analoghe a quelle di sez.~\ref{sec:file_unix_interface} per i file
3478 descriptor, ed in particolare vedremo come aprire, leggere, scrivere e
3479 cambiare la posizione corrente in uno \textit{stream}.
3482 \subsection{I \textit{file stream}}
3483 \label{sec:file_stream}
3485 \itindbeg{file~stream}
3487 Come più volte ribadito, l'interfaccia dei file descriptor è un'interfaccia di
3488 basso livello, che non provvede nessuna forma di formattazione dei dati e
3489 nessuna forma di bufferizzazione per ottimizzare le operazioni di I/O.
3491 In \cite{APUE} Stevens descrive una serie di test sull'influenza delle
3492 dimensioni del blocco di dati (l'argomento \param{buf} di \func{read} e
3493 \func{write}) nell'efficienza nelle operazioni di I/O con i file descriptor,
3494 evidenziando come le prestazioni ottimali si ottengano a partire da dimensioni
3495 del buffer dei dati pari a quelle dei blocchi del filesystem (il valore dato
3496 dal campo \var{st\_blksize} di \struct{stat}), che di norma corrispondono alle
3497 dimensioni dei settori fisici in cui è suddiviso il disco.
3499 Se il programmatore non si cura di effettuare le operazioni in blocchi di
3500 dimensioni adeguate, le prestazioni sono inferiori. La caratteristica
3501 principale dell'interfaccia degli \textit{stream} è che essa provvede da sola
3502 alla gestione dei dettagli della bufferizzazione e all'esecuzione delle
3503 operazioni di lettura e scrittura in blocchi di dimensioni appropriate
3504 all'ottenimento della massima efficienza.
3506 Per questo motivo l'interfaccia viene chiamata anche interfaccia dei
3507 \textit{file stream}, dato che non è più necessario doversi preoccupare dei
3508 dettagli con cui viene gestita la comunicazione con l'hardware sottostante
3509 (come nel caso della dimensione dei blocchi del filesystem), ed un file può
3510 essere sempre considerato come composto da un flusso continuo di dati, da cui
3511 deriva appunto il nome \textit{stream}.
3513 A parte i dettagli legati alla gestione delle operazioni di lettura e
3514 scrittura, sia per quel che riguarda la bufferizzazione che le formattazioni,
3515 per tutto il resto i \textit{file stream} restano del tutto equivalenti ai
3516 file descriptor (sui quali sono basati), ed in particolare continua a valere
3517 quanto visto in sez.~\ref{sec:file_shared_access} a proposito dell'accesso
3518 concorrente ed in sez.~\ref{sec:file_access_control} per il controllo di
3521 Per ragioni storiche la struttura di dati che rappresenta uno \textit{stream}
3522 è stata chiamata \typed{FILE}, questi oggetti sono creati dalle funzioni di
3523 libreria e contengono tutte le informazioni necessarie a gestire le operazioni
3524 sugli \textit{stream}, come la posizione corrente, lo stato del buffer e degli
3525 indicatori di stato e di fine del file.
3527 Per questo motivo gli utenti non devono mai utilizzare direttamente o allocare
3528 queste strutture (che sono dei \textsl{tipi opachi}) ma usare sempre puntatori
3529 del tipo \texttt{FILE *} ottenuti dalla libreria stessa, tanto che in certi
3530 casi il termine di puntatore a file è diventato sinonimo di \textit{stream}.
3531 Tutte le funzioni della libreria che operano sui file accettano come argomenti
3532 solo variabili di questo tipo, che diventa accessibile includendo l'header
3533 file \headfile{stdio.h}.
3535 \itindend{file~stream}
3537 Ai tre file descriptor standard (vedi tab.~\ref{tab:file_std_files}) aperti
3538 per ogni processo, corrispondono altrettanti \textit{stream}, che
3539 rappresentano i canali standard di input/output prestabiliti; anche questi tre
3540 \textit{stream} sono identificabili attraverso dei nomi simbolici definiti
3541 nell'header \headfile{stdio.h} che sono:
3543 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{3.0cm}}
3544 \item[\var{FILE *stdin}] Lo \textit{standard input} cioè il \textit{file
3545 stream} da cui il processo riceve ordinariamente i dati in
3546 ingresso. Normalmente è associato dalla shell all'input del terminale e
3547 prende i caratteri dalla tastiera.
3548 \item[\var{FILE *stdout}] Lo \textit{standard output} cioè il \textit{file
3549 stream} su cui il processo invia ordinariamente i dati in
3550 uscita. Normalmente è associato dalla shell all'output del terminale e
3551 scrive sullo schermo.
3552 \item[\var{FILE *stderr}] Lo \textit{standard error} cioè il \textit{file
3553 stream} su cui il processo è supposto inviare i messaggi di
3554 errore. Normalmente anch'esso è associato dalla shell all'output del
3555 terminale e scrive sullo schermo.
3558 Nella \acr{glibc} \var{stdin}, \var{stdout} e \var{stderr} sono effettivamente
3559 tre variabili di tipo \type{FILE}\texttt{ *} che possono essere usate come
3560 tutte le altre, ad esempio si può effettuare una redirezione dell'output di un
3561 programma con il semplice codice: \includecodesnip{listati/redir_stdout.c} ma
3562 in altri sistemi queste variabili possono essere definite da macro, e se si
3563 hanno problemi di portabilità e si vuole essere sicuri, diventa opportuno
3564 usare la funzione \func{freopen}.
3567 \subsection{Le modalità di bufferizzazione}
3568 \label{sec:file_buffering}
3570 La bufferizzazione è una delle caratteristiche principali dell'interfaccia
3571 degli \textit{stream}; lo scopo è quello di ridurre al minimo il numero di
3572 \textit{system call} (\func{read} o \func{write}) eseguite nelle operazioni di
3573 input/output. Questa funzionalità è assicurata automaticamente dalla libreria,
3574 ma costituisce anche uno degli aspetti più comunemente fraintesi, in
3575 particolare per quello che riguarda l'aspetto della scrittura dei dati sul
3578 I dati che vengono scritti su di uno \textit{stream} normalmente vengono
3579 accumulati in un buffer e poi trasmessi in blocco, con l'operazione che viene
3580 usualmente chiamata \textsl{scaricamento} del buffer (dal termine inglese
3581 \textit{flush}) tutte le volte che questo viene riempito. Questa operazione
3582 avviene perciò in maniera asincrona rispetto alla scrittura. Un comportamento
3583 analogo avviene anche in lettura (cioè dal file viene letto un blocco di dati,
3584 anche se ne sono richiesti una quantità inferiore), ma la cosa ovviamente ha
3585 rilevanza inferiore, dato che i dati letti sono sempre gli stessi. In caso di
3586 scrittura invece, quando si ha un accesso contemporaneo allo stesso file (ad
3587 esempio da parte di un altro processo) si potranno vedere solo le parti
3588 effettivamente scritte, e non quelle ancora presenti nel buffer.
3590 Per lo stesso motivo, in tutte le situazioni in cui si sta facendo
3591 dell'input/output interattivo, bisognerà tenere presente le caratteristiche
3592 delle operazioni di scaricamento dei dati, poiché non è detto che ad una
3593 scrittura sullo \textit{stream} corrisponda una immediata scrittura sul
3594 dispositivo, e la cosa è particolarmente evidente con le operazioni di
3595 input/output sul terminale.
3597 Per rispondere ad esigenze diverse lo standard definisce tre distinte modalità
3598 in cui può essere eseguita la bufferizzazione, delle quali occorre essere ben
3599 consapevoli, specie in caso di lettura e scrittura da dispositivi interattivi:
3601 \item \textit{unbuffered}: in questo caso non c'è bufferizzazione ed i
3602 caratteri vengono trasmessi direttamente al file non appena possibile
3603 (effettuando immediatamente una \func{write});
3604 \item \textit{line buffered}: in questo caso i caratteri vengono normalmente
3605 trasmessi al file in blocco ogni volta che viene incontrato un carattere di
3606 \textit{newline} (il carattere ASCII \verb|\n|) cioè un a capo (in sostanza
3607 quando si preme invio);
3608 \item \textit{fully buffered}: in questo caso i caratteri vengono
3609 trasmessi da e verso il file in blocchi di dimensione opportuna.
3612 Lo standard ANSI C specifica inoltre che lo \textit{standard output} e lo
3613 \textit{standard input} siano aperti in modalità \textit{fully buffered}
3614 quando non fanno riferimento ad un dispositivo interattivo, e che lo standard
3615 error non sia mai aperto in modalità \textit{fully buffered}.
3617 Linux, come BSD e SVr4, specifica il comportamento predefinito in maniera
3618 ancora più precisa, e cioè impone che lo standard error sia sempre
3619 \textit{unbuffered}, in modo che i messaggi di errore siano mostrati il più
3620 rapidamente possibile, e che \textit{standard input} \textit{standard output}
3621 siano aperti in modalità \textit{line buffered} quando sono associati ad un
3622 terminale (od altro dispositivo interattivo) ed in modalità \textit{fully
3623 buffered} altrimenti.
3625 Il comportamento specificato per \textit{standard input} e \textit{standard
3626 output} vale anche per tutti i nuovi \textit{stream} aperti da un processo;
3627 la selezione comunque avviene automaticamente, e la libreria apre lo
3628 \textit{stream} nella modalità più opportuna a seconda del file o del
3631 La modalità \textit{line buffered} è quella che necessita di maggiori
3632 chiarimenti e attenzioni per quel che concerne il suo funzionamento. Come già
3633 accennato nella descrizione, \emph{di norma} i dati vengono inviati al kernel
3634 alla ricezione di un carattere di \textsl{a capo} (il \textit{newline});
3635 questo non è vero in tutti i casi, infatti, dato che le dimensioni del buffer
3636 usato dalle librerie sono fisse, se le si eccedono si può avere uno scarico
3637 dei dati anche prima che sia stato inviato un carattere di \textit{newline}.
3639 Un secondo punto da tenere presente, particolarmente quando si ha a che fare
3640 con I/O interattivo, è che quando si effettua una lettura da uno
3641 \textit{stream} che comporta l'accesso alle \textit{system call} del kernel,
3642 ad esempio se lo \textit{stream} da cui si legge è in modalità
3643 \textit{unbuffered}, viene anche eseguito lo scarico di tutti i buffer degli
3644 \textit{stream} in scrittura. In sez.~\ref{sec:file_buffering_ctrl} vedremo
3645 come la libreria definisca delle opportune funzioni per controllare le
3646 modalità di bufferizzazione e lo scarico dei dati.
3650 \subsection{Apertura e chiusura di uno \textit{stream}}
3651 \label{sec:file_fopen}
3653 Le funzioni che si possono usare per aprire uno \textit{stream} sono solo tre:
3654 \funcd{fopen}, \funcd{fdopen} e \funcd{freopen},\footnote{\func{fopen} e
3655 \func{freopen} fanno parte dello standard ANSI C, \func{fdopen} è parte
3656 dello standard POSIX.1.} ed i rispettivi prototipi sono:
3660 \fdecl{FILE *fopen(const char *path, const char *mode)}
3661 \fdesc{Apre uno \textit{stream} da un \texttt{pathname}.}
3662 \fdecl{FILE *fdopen(int fildes, const char *mode)}
3663 \fdesc{Associa uno \textit{stream} a un file descriptor.}
3664 \fdecl{FILE *freopen(const char *path, const char *mode, FILE *stream)}
3665 \fdesc{Chiude uno \textit{stream} e lo riapre su un file diverso.}
3668 {Le funzioni ritornano un puntatore ad un oggetto \type{FILE} in caso di
3669 successo e \val{NULL} per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il
3670 valore ricevuto dalla funzione sottostante di cui è fallita l'esecuzione,
3671 gli errori pertanto possono essere quelli di \func{malloc} per tutte e tre
3672 le funzioni, quelli \func{open} per \func{fopen}, quelli di \func{fcntl} per
3673 \func{fdopen} e quelli di \func{fopen}, \func{fclose} e \func{fflush} per
3677 Normalmente la funzione che si usa per aprire uno \textit{stream} è
3678 \func{fopen}, essa apre il file specificato dal \textit{pathname} \param{path}
3679 nella modalità specificata da \param{mode}, che è una stringa che deve
3680 iniziare con almeno uno dei valori indicati in tab.~\ref{tab:file_fopen_mode},
3681 anche se sono possibili varie estensioni che vedremo in seguito.
3683 L'uso più comune di \func{freopen} è per redirigere uno dei tre file standard
3684 (vedi sez.~\ref{sec:file_stream}): il file \param{path} viene aperto nella
3685 modalità indicata da \param{mode} ed associato allo \textit{stream} indicato
3686 dall'argomento \param{stream}, e se questo era uno \textit{stream} già aperto
3687 esso viene preventivamente chiuso e tutti i dati pendenti vengono scaricati.
3689 Infine \func{fdopen} viene usata per associare uno \textit{stream} ad un file
3690 descriptor esistente ottenuto tramite una altra funzione (ad esempio con una
3691 \func{open}, una \func{dup}, o una \func{pipe}) e serve quando si vogliono
3692 usare gli \textit{stream} con file come le \textit{fifo} o i socket, che non possono
3693 essere aperti con le funzioni delle librerie standard del C.
3698 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
3700 \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\
3703 \texttt{r} & Il file viene aperto, l'accesso viene posto in sola
3704 lettura, lo \textit{stream} è posizionato all'inizio del
3706 \texttt{r+}& Il file viene aperto, l'accesso viene posto in lettura e
3707 scrittura, lo \textit{stream} è posizionato all'inizio del
3710 \texttt{w} & Il file viene aperto e troncato a lunghezza nulla (o
3711 creato se non esiste), l'accesso viene posto in sola
3712 scrittura, lo \textit{stream} è posizionato all'inizio del
3714 \texttt{w+}& Il file viene aperto e troncato a lunghezza nulla (o
3715 creato se non esiste), l'accesso viene posto in scrittura e
3716 lettura, lo \textit{stream} è posizionato all'inizio del
3719 \texttt{a} & Il file viene aperto (o creato se non esiste) in
3720 \textit{append mode}, l'accesso viene posto in sola
3722 \texttt{a+}& Il file viene aperto (o creato se non esiste) in
3723 \textit{append mode}, l'accesso viene posto in lettura e
3726 \texttt{b} & Specifica che il file è binario, non ha alcun effetto. \\
3727 \texttt{c} & Evita che l'apertura e seguenti letture o scritture diventino
3728 un \textit{cancellation point} per i \textit{thread};
3729 presente dalla \acr{glibc} 2.3.3. \\
3730 \texttt{e} & Apre il file con il flag di \const{O\_CLOEXEC}; presente
3731 dalla \acr{glibc} 2.7. \\
3732 \texttt{m} & Cerca di accedere al file con \func{mmap} invece
3733 che con le funzioni di I/O classiche; presente
3734 dalla \acr{glibc} 2.3. \\
3735 \texttt{x} & L'apertura fallisce se il file esiste già (ignorato con
3739 \caption{Modalità di apertura di uno \textit{stream} dello standard ANSI C
3740 che sono sempre presenti in qualunque sistema POSIX.}
3741 \label{tab:file_fopen_mode}
3744 In realtà lo standard ANSI C prevede un totale di 15 possibili valori
3745 diversi per \param{mode}, ma in tab.~\ref{tab:file_fopen_mode} si sono
3746 riportati solo i sei valori effettivi, ad essi può essere aggiunto pure
3747 il carattere ``\texttt{b}'' (come ultimo carattere o nel mezzo agli altri per
3748 le stringhe di due caratteri) che in altri sistemi operativi serve a
3749 distinguere i file binari dai file di testo; in un sistema POSIX questa
3750 distinzione non esiste e il valore viene accettato solo per
3751 compatibilità, ma non ha alcun effetto.
3753 La \acr{glibc} supporta alcune estensioni, queste devono essere sempre
3754 indicate dopo aver specificato il \param{mode} con uno dei valori della
3755 seconda sezione di tab.~\ref{tab:file_fopen_mode}. Ad esempio l'uso del
3756 carattere ``\texttt{e}'' serve ad impostare il \textit{close-on-exec} sul file
3757 (è analoga all'uso del flag \const{O\_CLOEXEC} in \func{open}), ``\texttt{x}''
3758 serve per evitare di sovrascrivere un file già esistente (è analoga all'uso
3759 del flag \const{O\_EXCL} in \func{open}): se il file specificato già esiste e
3760 si aggiunge questo carattere a \param{mode} la \func{fopen} fallisce.
3762 Altri due valori hanno usi specialistici, con ``\texttt{m}'' si chiede di
3763 usare il \textit{memory mapping} per l'accesso al file (tratteremo i file
3764 mappati in memoria in sez.~\ref{sec:file_memory_map}), ma la funzionalità è al
3765 momento disponibile solo per i file aperti in sola lettura. Con ``\texttt{c}''
3766 infine si richiede che l'apertura, e le successive operazioni di lettura e
3767 scrittura, non diventino un \textit{cancellation point} per i \textit{thread}
3768 (tratteremo l'argomento in sez.~\ref{sec:xxx_thread}).
3770 Un'altra estensione serve a supportare la localizzazione, quando si aggiunge a
3771 \param{mode} una stringa della forma \verb|",ccs=STRING"| (che deve essere
3772 sempre in coda a tutte le altre) il valore \verb|STRING| è considerato il nome
3773 di una codifica dei caratteri e \func{fopen} marca il file per l'uso dei
3774 caratteri estesi e abilita le opportune funzioni di conversione in lettura e
3777 Nel caso si usi \func{fdopen} i valori specificati da \param{mode} devono
3778 essere compatibili con quelli con cui il file descriptor è stato aperto.
3779 Inoltre i modi \cmd{w} e \cmd{w+} non troncano il file. La posizione nello
3780 \textit{stream} viene impostata a quella corrente nel file descriptor, e le
3781 variabili di errore e di fine del file (vedi sez.~\ref{sec:file_io}) sono
3782 cancellate. Il file non viene duplicato e verrà chiuso automaticamente alla
3783 chiusura dello \textit{stream}.
3785 I nuovi file saranno creati secondo quanto visto in
3786 sez.~\ref{sec:file_ownership_management} ed avranno i permessi di accesso
3788 \code{S\_IRUSR|S\_IWUSR|S\_IRGRP|S\_IWGRP|S\_IROTH|S\_IWOTH} (pari a
3789 \val{0666}) modificato secondo il valore della \textit{umask} per il processo
3790 (si veda sez.~\ref{sec:file_perm_management}). Una volta aperto lo
3791 \textit{stream}, si può cambiare la modalità di bufferizzazione (si veda
3792 sez.~\ref{sec:file_buffering_ctrl}) fintanto che non si è effettuato alcuna
3793 operazione di I/O sul file.
3795 In caso di file aperti in lettura e scrittura occorre ricordarsi che c'è
3796 di mezzo una bufferizzazione; per questo motivo lo standard ANSI C
3797 richiede che ci sia un'operazione di posizionamento fra un'operazione
3798 di output ed una di input o viceversa (eccetto il caso in cui l'input ha
3799 incontrato la fine del file), altrimenti una lettura può ritornare anche
3800 il risultato di scritture precedenti l'ultima effettuata.
3802 Per questo motivo è una buona pratica (e talvolta necessario) far seguire ad
3803 una scrittura una delle funzioni \func{fflush}, \func{fseek}, \func{fsetpos} o
3804 \func{rewind} prima di eseguire una rilettura; viceversa nel caso in cui si
3805 voglia fare una scrittura subito dopo aver eseguito una lettura occorre prima
3806 usare una delle funzioni \func{fseek}, \func{fsetpos} o \func{rewind}. Anche
3807 un'operazione nominalmente nulla come \code{fseek(file, 0, SEEK\_CUR)} è
3808 sufficiente a garantire la sincronizzazione.
3810 Una volta completate le operazioni su di esso uno \textit{stream} può essere
3811 chiuso con la funzione \funcd{fclose}, il cui prototipo è:
3815 \fdecl{int fclose(FILE *stream)}
3816 \fdesc{Chiude uno \textit{stream}.}
3819 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e \val{EOF} per un errore, nel
3820 qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EBADF} se il file
3821 descriptor indicato da \param{stream} non è valido, o uno dei valori
3822 specificati dalla sottostante funzione che è fallita (\func{close},
3823 \func{write} o \func{fflush}).
3827 La funzione chiude lo \textit{stream} \param{stream} ed effettua lo scarico di
3828 tutti i dati presenti nei buffer di uscita e scarta tutti i dati in ingresso;
3829 se era stato allocato un buffer per lo \textit{stream} questo verrà
3830 rilasciato. La funzione effettua lo scarico solo per i dati presenti nei
3831 buffer in \textit{user space} usati dalla \acr{glibc}; se si vuole essere
3832 sicuri che il kernel forzi la scrittura su disco occorrerà effettuare una
3833 \func{sync} (vedi sez.~\ref{sec:file_sync}).
3835 Linux supporta anche un'altra funzione, \funcd{fcloseall}, come estensione
3836 GNU implementata dalla \acr{glibc}, accessibile avendo definito
3837 \macro{\_GNU\_SOURCE}, il suo prototipo è:
3841 \fdecl{int fcloseall(void)}
3842 \fdesc{Chiude tutti gli \textit{stream}.}
3845 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e \val{EOF} per un errore, nel
3846 qual caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di \func{fclose}.}
3849 La funzione esegue lo scarico dei dati bufferizzati in uscita e scarta quelli
3850 in ingresso, chiudendo tutti i file. Questa funzione è provvista solo per i
3851 casi di emergenza, quando si è verificato un errore ed il programma deve
3852 essere abortito, ma si vuole compiere qualche altra operazione dopo aver
3853 chiuso i file e prima di uscire (si ricordi quanto visto in
3854 sez.~\ref{sec:proc_conclusion}).
3857 \subsection{Gestione dell'I/O e posizionamento su uno \textit{stream}}
3860 Una delle caratteristiche più utili dell'interfaccia degli \textit{stream} è
3861 la ricchezza delle funzioni disponibili per le operazioni di lettura e
3862 scrittura sui file. Sono infatti previste ben tre diverse modalità di
3863 input/output non formattato:
3865 \item\textsl{Input/Output binario}, una modalità in cui si leggono e scrivono
3866 blocchi di dati di dimensione arbitraria; è l'analogo della modalità
3867 ordinaria dell'input/output sui file descriptor vista in
3868 sez.~\ref{sec:file_read} e \ref{sec:file_write}.
3869 \item\textsl{Input/Output a caratteri}, una modalità in cui si legge e scrive
3870 un singolo carattere alla volta, anche in questo caso la bufferizzazione
3871 viene gestita automaticamente dalla libreria;
3872 \item\textsl{Input/Output di linea}, una modalità in cui si legge e scrive una
3873 linea di testo alla volta, in questa modalità si intende per linea una
3874 sequenza di caratteri terminata dal carattere di \textit{newline}
3878 A queste tre modalità si aggiunge poi la modalità di input/output formattato
3879 che tratteremo in sez.~\ref{sec:file_unformatted_io}. Ognuna di queste
3880 modalità utilizza per l'I/O delle funzioni specifiche che vedremo più avanti,
3881 affronteremo qui invece gli argomenti e le funzioni che si applicano in
3882 generale a tutte queste diverse modalità di I/O.
3884 Una prima caratteristica specifica è che differenza di quanto avviene con
3885 l'interfaccia dei file descriptor, con gli \textit{stream} il raggiungimento
3886 della fine del file viene considerato un errore, che viene notificato come
3887 tale dai valori di uscita delle varie funzioni.
3889 In vari casi questo avviene con la restituzione di uno specifico
3890 valore intero (di tipo \ctyp{int}) definito come \val{EOF} nell'header
3891 \headfile{stdlib.h}. La costante deve essere negativa perché in molte funzioni
3892 un valore positivo indica la quantità di dati scritti e ci potrebbe essere
3893 sovrapposizione, la \acr{glibc} usa il valore $-1$, ma altre implementazioni
3894 possono avere valori diversi.
3896 Dato che le funzioni dell'interfaccia degli \textit{stream} sono funzioni di
3897 libreria realizzate usando delle \textit{system call}, esse non modificano mai
3898 direttamente la variabile \var{errno}, che in caso di errore mantiene sempre
3899 il valore impostato dalla \textit{system call} sottostante che lo ha
3902 Siccome la condizione di \textit{end-of-file} è anch'essa segnalata come
3903 errore, nasce il problema di come distinguerla; basarsi solo sul valore di
3904 ritorno della funzione e controllare il valore di \var{errno} infatti non
3905 basta, dato che quest'ultimo potrebbe essere stato impostato in una altra
3906 occasione, (si veda sez.~\ref{sec:sys_errno} per i dettagli del funzionamento
3909 Per questo motivo tutte le implementazioni delle librerie standard mantengono
3910 per ogni \textit{stream} almeno due flag all'interno dell'oggetto \type{FILE},
3911 il flag di \textit{end-of-file}, che segnala che si è raggiunta la fine del
3912 file in lettura, e quello di errore, che segnala la presenza di un qualche
3913 errore nelle operazioni di input/output; questi due flag possono essere
3914 riletti dalle funzioni \funcd{feof} e \funcd{ferror}, i cui prototipi sono:
3918 \fdecl{int feof(FILE *stream)}
3919 \fdesc{Controlla il flag di \textit{end-of-file} di uno \textit{stream}.}
3920 \fdecl{int ferror(FILE *stream)}
3921 \fdesc{Controlla il flag di errore di uno \textit{stream}.}
3924 {Le funzioni ritornano un valore diverso da zero se i relativi flag sono
3925 impostati, e non prevedono condizioni di errore.}
3928 Si tenga presente comunque che la lettura di questi flag segnala soltanto che
3929 c'è stato un errore o che si è raggiunta la fine del file in una qualunque
3930 operazione sullo \textit{stream}, il controllo su quanto avvenuto deve quindi
3931 essere effettuato ogni volta che si chiama una funzione di libreria.
3933 Entrambi i flag (di errore e di \textit{end-of-file}) possono essere
3934 cancellati usando la funzione \funcd{clearerr}, il cui prototipo è:
3938 \fdecl{void clearerr(FILE *stream)}
3939 \fdesc{Cancella i flag di errore ed \textit{end-of-file} di uno
3943 {La funzione non ritorna nulla e prevede condizioni di errore.}
3946 In genere si usa questa funzione una volta che si sia identificata e corretta
3947 la causa di un errore per evitare di mantenere i flag attivi, così da poter
3948 rilevare una successiva ulteriore condizione di errore. Di questa funzione
3949 esiste una analoga \funcm{clearerr\_unlocked} (con lo stesso argomento e
3950 stessi valori di ritorno) che non esegue il blocco dello \textit{stream}
3951 (tratteremo il significato di blocco di uno \textit{stream} in
3952 sez.~\ref{sec:file_stream_thread}).
3954 Come per i file descriptor anche per gli \textit{stream} è possibile spostarsi
3955 all'interno di un file per effettuare operazioni di lettura o scrittura in un
3956 punto prestabilito, sempre che l'operazione di riposizionamento sia supportata
3957 dal file sottostante lo \textit{stream}, nel caso cioè in cui si ha a che fare
3958 con quello che viene detto un file ad \textsl{accesso casuale}. Dato che in un
3959 sistema Unix esistono vari tipi di file, come le \textit{fifo} ed i file di
3960 dispositivo (ad esempio i terminali), non è scontato che questo sia vero in
3961 generale, pur essendolo sempre nel caso di file di dati.
3963 Con Linux ed in generale in ogni sistema unix-like la posizione nel file, come
3964 abbiamo già visto in sez.~\ref{sec:file_lseek}, è espressa da un intero
3965 positivo, rappresentato dal tipo \type{off\_t}. Il problema è che alcune delle
3966 funzioni usate per il riposizionamento sugli \textit{stream} originano dalle
3967 prime versioni di Unix, in cui questo tipo non era ancora stato definito, e
3968 che in altri sistemi non è detto che la posizione su un file venga sempre
3969 rappresentata con il numero di caratteri dall'inizio: ad esempio nel VMS dove
3970 esistono i file a record (in cui cioè l'I/O avviene per blocchi, i record, di
3971 dimensione fissa), essa può essere rappresentata come un numero di record, più
3972 l'offset rispetto al record corrente.
3974 Tutto questo comporta la presenza di diverse funzioni che eseguono
3975 sostanzialmente le stesse operazioni, ma usano argomenti di tipo diverso. Le
3976 funzioni tradizionali usate per eseguire una modifica della posizione corrente
3977 sul file con uno \textit{stream} sono \funcd{fseek} e \funcd{rewind}, i
3978 rispettivi prototipi sono:
3982 \fdecl{int fseek(FILE *stream, long offset, int whence)}
3983 \fdesc{Sposta la posizione nello \textit{stream}.}
3984 \fdecl{void rewind(FILE *stream)}
3985 \fdesc{Riporta la posizione nello \textit{stream} all'inizio del file.}
3988 {La funzione \func{fseek} ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un
3989 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori di \func{lseek},
3990 \func{rewind} non ritorna nulla e non ha condizioni di errore.}
3993 L'uso di \func{fseek} è del tutto analogo a quello di \func{lseek} per i file
3994 descriptor (vedi sez.~\ref{sec:file_lseek}). Anche gli argomenti, a parte il
3995 tipo, hanno esattamente lo stesso significato. In particolare \param{whence}
3996 deve assumere gli stessi valori già visti nella prima parte di
3997 tab.~\ref{tab:lseek_whence_values}. La funzione restituisce 0 in caso di
3998 successo e -1 in caso di errore.
4000 La funzione \func{rewind} riporta semplicemente la posizione corrente sul file
4001 all'inizio dello \textit{stream}, ma non è esattamente equivalente ad aver
4002 eseguito una \code{fseek(stream, 0L, SEEK\_SET)}, in quanto con l'uso della
4003 funzione vengono cancellati anche i flag di errore e di fine del file.
4005 Per ottenere la posizione corrente sul file di uno \textit{stream} lo standard
4006 ANSI C prescrive l'uso della funzione \funcd{ftell}, il cui prototipo è:
4010 \fdecl{long ftell(FILE *stream)}
4011 \fdesc{Legge la posizione attuale nello \textit{stream}.}
4014 {La funzione ritorna la posizione corrente in caso di successo e $-1$ per un
4015 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori di \func{lseek}.}
4018 \noindent che restituisce la posizione come numero di byte dall'inizio dello
4021 Sia \func{fseek} che \func{ftell} esprimono la posizione nel file con un
4022 intero di tipo \ctyp{long}. Dato che in certi casi, ad esempio quando si usa
4023 un filesystem indicizzato a 64 bit su una macchina con architettura a 32 bit,
4024 questo può non essere possibile lo standard POSIX ha introdotto le nuove
4025 funzioni \funcd{fgetpos} e \funcd{fsetpos}, che invece usano il nuovo tipo
4026 \typed{fpos\_t}, ed i cui prototipi sono:
4030 \fdecl{int fsetpos(FILE *stream, fpos\_t *pos)}
4031 \fdesc{Imposta la posizione corrente sul file.}
4032 \fdecl{int fgetpos(FILE *stream, fpos\_t *pos)}
4033 \fdesc{Legge la posizione corrente sul file.}
4036 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
4037 caso \var{errno} assumerà i valori di \func{lseek}.}
4040 In Linux, a partire dalle glibc 2.1, sono presenti anche le due funzioni
4041 \func{fseeko} e \func{ftello}, che sono assolutamente identiche alle
4042 precedenti \func{fseek} e \func{ftell} ma hanno argomenti di tipo
4043 \type{off\_t} anziché di tipo \ctyp{long int}. Dato che \ctyp{long} è nella
4044 gran parte dei casi un intero a 32 bit, questo diventa un problema quando la
4045 posizione sul file viene espressa con un valore a 64 bit come accade nei
4046 sistemi più moderni.
4048 % TODO: mettere prototipi espliciti fseeko e ftello o menzione?
4051 \subsection{Input/output non formattato}
4052 \label{sec:file_unformatted_io}
4054 La prima modalità di input/output non formattato ricalca quella della
4055 interfaccia dei file descriptor, e provvede semplicemente la scrittura e la
4056 lettura dei dati da un buffer verso un file e viceversa. In generale questa è
4057 la modalità che si usa quando si ha a che fare con dati non formattati. Le due
4058 funzioni che si usano per l'I/O binario sono \funcd{fread} ed \funcd{fwrite};
4059 i rispettivi prototipi sono:
4063 \fdecl{size\_t fread(void *ptr, size\_t size, size\_t nmemb, FILE *stream)}
4064 \fdesc{Legge i dati da uno \textit{stream} ad un buffer.}
4065 \fdecl{size\_t fwrite(const void *ptr, size\_t size, size\_t nmemb,
4067 \fdesc{Scrive i dati da un buffer su uno \textit{stream}.}
4070 {Le funzioni ritornano il numero di elementi letti o scritti, in caso di
4071 errore o fine del file viene restituito un numero di elementi inferiore al
4075 Le funzioni rispettivamente leggono e scrivono \param{nmemb} elementi di
4076 dimensione \param{size} dal buffer \param{ptr} al file \param{stream}. In
4077 genere si usano queste funzioni quando si devono trasferire su file blocchi di
4078 dati binari in maniera compatta e veloce; un primo caso di uso tipico è quello
4079 in cui si salva un vettore (o un certo numero dei suoi elementi) con una
4081 \includecodesnip{listati/WriteVect.c}
4082 in questo caso devono essere specificate le dimensioni di ciascun
4083 elemento ed il numero di quelli che si vogliono scrivere. Un secondo
4084 caso è invece quello in cui si vuole trasferire su file una struttura;
4085 si avrà allora una chiamata tipo:
4086 \includecodesnip{listati/WriteStruct.c}
4087 in cui si specifica la dimensione dell'intera struttura ed un solo
4090 In realtà quello che conta nel trasferimento dei dati sono le dimensioni
4091 totali, che sono sempre pari al prodotto \code{size * nelem}, la differenza
4092 sta nel fatto che le funzioni non ritornano il numero di byte scritti, ma il
4093 numero di elementi (e con questo possono facilitare i conti).
4095 La funzione \func{fread} legge sempre un numero intero di elementi, se
4096 incontra la fine del file l'oggetto letto parzialmente viene scartato (lo
4097 stesso avviene in caso di errore). In questo caso la posizione dello
4098 \textit{stream} viene impostata alla fine del file (e non a quella
4099 corrispondente alla quantità di dati letti).
4101 In caso di errore (o fine del file per \func{fread}) entrambe le
4102 funzioni restituiscono il numero di oggetti effettivamente letti o
4103 scritti, che sarà inferiore a quello richiesto. Contrariamente a quanto
4104 avviene per i file descriptor, questo segnala una condizione di errore e
4105 occorrerà usare \func{feof} e \func{ferror} per stabilire la natura del
4108 Benché queste funzioni assicurino la massima efficienza per il
4109 salvataggio dei dati, i dati memorizzati attraverso di esse presentano
4110 lo svantaggio di dipendere strettamente dalla piattaforma di sviluppo
4111 usata ed in genere possono essere riletti senza problemi solo dallo
4112 stesso programma che li ha prodotti.
4114 Infatti diversi compilatori possono eseguire ottimizzazioni diverse delle
4115 strutture dati e alcuni compilatori (come il \cmd{gcc}) possono anche
4116 scegliere se ottimizzare l'occupazione di spazio, impacchettando più
4117 strettamente i dati, o la velocità inserendo opportuni \textit{padding} per
4118 l'allineamento dei medesimi generando quindi output binari diversi. Inoltre
4119 altre incompatibilità si possono presentare quando entrano in gioco differenze
4120 di architettura hardware, come la dimensione del bus o la modalità di
4121 ordinamento dei bit o il formato delle variabili in floating point.
4123 Per questo motivo quando si usa l'input/output binario occorre sempre prendere
4124 le opportune precauzioni come usare un formato di più alto livello che
4125 permetta di recuperare l'informazione completa, per assicurarsi che versioni
4126 diverse del programma siano in grado di rileggere i dati, tenendo conto delle
4127 eventuali differenze.
4129 La seconda modalità di input/output non formattato è quella a caratteri, in
4130 cui si trasferisce un carattere alla volta. Le funzioni per la lettura a
4131 caratteri sono tre, \funcd{fgetc}, \funcd{getc} e \funcd{getchar}, ed i
4132 rispettivi prototipi sono:
4136 \fdecl{int getc(FILE *stream)}
4137 \fdecl{int fgetc(FILE *stream)}
4138 \fdesc{Leggono un singolo byte da uno \textit{stream}.}
4139 \fdecl{int getchar(void)}
4140 \fdesc{Legge un byte dallo \textit{standard input}.}
4143 {Le funzioni ritornano il byte letto in caso di successo e \val{EOF} per un
4144 errore o se si arriva alla fine del file.}
4147 La funzione \func{getc} legge un byte da \param{stream} e lo restituisce come
4148 intero, ed in genere è implementata come una macro per cui può avere
4149 \textit{side effects}, mentre \func{fgetc} è assicurato essere sempre una
4150 funzione. Infine \func{getchar} è equivalente a \code{getc(stdin)}.
4152 A parte \func{getchar}, che si usa in genere per leggere un carattere da
4153 tastiera, le altre due funzioni sono sostanzialmente equivalenti. La
4154 differenza è che \func{getc} è ottimizzata al massimo e normalmente
4155 viene implementata con una macro, per cui occorre stare attenti a cosa
4156 le si passa come argomento, infatti \param{stream} può essere valutato
4157 più volte nell'esecuzione, e non viene passato in copia con il
4158 meccanismo visto in sez.~\ref{sec:proc_var_passing}; per questo motivo se
4159 si passa un'espressione si possono avere effetti indesiderati.
4161 Invece \func{fgetc} è assicurata essere sempre una funzione, per questo motivo
4162 la sua esecuzione normalmente è più lenta per via dell'overhead della
4163 chiamata, ma è altresì possibile ricavarne l'indirizzo, che può essere passato
4164 come argomento ad un altra funzione (e non si hanno i problemi accennati in
4165 precedenza nel tipo di argomento).
4167 Le tre funzioni restituiscono tutte un \ctyp{unsigned char} convertito
4168 ad \ctyp{int} (si usa \ctyp{unsigned char} in modo da evitare
4169 l'espansione del segno). In questo modo il valore di ritorno è sempre
4170 positivo, tranne in caso di errore o fine del file.
4172 Nelle estensioni GNU che provvedono la localizzazione sono definite tre
4173 funzioni equivalenti alle precedenti, \funcd{getwc}, \funcd{fgetwc} e
4174 \funcd{getwchar}, che invece di un carattere di un byte restituiscono un
4175 carattere in formato esteso (cioè di tipo \ctyp{wint\_t}), il loro prototipo
4181 \fdecl{wint\_t getwc(FILE *stream)}
4182 \fdecl{wint\_t fgetwc(FILE *stream)}
4183 \fdesc{Leggono un carattere da uno \textit{stream}.}
4184 \fdecl{wint\_t getwchar(void)}
4185 \fdesc{Legge un carattere dallo \textit{standard input}.}
4188 {Le funzioni ritornano il carattere letto in caso di successo e \val{WEOF} per
4189 un errore o se si arriva alla fine del file.}
4192 La funzione \func{getwc} legge un carattere esteso da \param{stream} e lo
4193 restituisce come intero, ed in genere è implementata come una macro, mentre
4194 \func{fgetwc} è assicurata essere sempre una funzione. Infine \func{getwchar}
4195 è equivalente a \code{getwc(stdin)}.
4197 Per scrivere un carattere si possono usare tre funzioni, analoghe alle
4198 precedenti usate per leggere: \funcd{putc}, \funcd{fputc} e \funcd{putchar}; i
4199 loro prototipi sono:
4203 \fdecl{int putc(int c, FILE *stream)}
4204 \fdecl{int fputc(int c, FILE *stream)}
4205 \fdesc{Scrive un byte su uno \textit{stream}.}
4206 \fdecl{int putchar(int c)}
4207 \fdesc{Scrive un byte sullo \textit{standard output}.}
4210 {Le funzioni ritornano il valore del byte scritto in caso di successo e
4211 \val{EOF} per un errore.}
4214 La funzione \func{putc} scrive un byte su \param{stream} e lo restituisce come
4215 intero, ed in genere è implementata come una macro, mentre \func{fputc} è
4216 assicurata essere sempre una funzione. Infine \func{putchar} è equivalente a
4217 \code{putc(stdout)}. Tutte queste funzioni scrivono sempre un byte alla
4218 volta, anche se prendono come argomento un \ctyp{int} (che pertanto deve
4219 essere ottenuto con un cast da un \ctyp{unsigned char}). Anche il valore di
4220 ritorno è sempre un intero; in caso di errore o fine del file il valore di
4221 ritorno è \val{EOF}.
4223 Come nel caso dell'I/O binario con \func{fread} e \func{fwrite} la \acr{glibc}
4224 provvede come estensione, per ciascuna delle funzioni precedenti,
4225 un'ulteriore funzione, il cui nome è ottenuto aggiungendo un
4226 \code{\_unlocked}, che esegue esattamente le stesse operazioni, evitando però
4227 il lock implicito dello \textit{stream}.
4229 Per compatibilità con SVID sono inoltre provviste anche due funzioni,
4230 \funcd{getw} e \funcd{putw}, da usare per leggere e scrivere una \textit{word}
4231 (cioè due byte in una volta); i loro prototipi sono:
4235 \fdecl{getw(FILE *stream)}
4236 \fdesc{Legge una parola da uno \textit{stream}.}
4237 \fdecl{int putw(int w, FILE *stream)}
4238 \fdesc{Scrive una parola su uno \textit{stream}.}
4241 {Le funzioni ritornano la parola letta o scritta in caso di successo e
4242 \val{EOF} per un errore.}
4245 Le funzioni leggono e scrivono una \textit{word} di due byte, usando comunque
4246 una variabile di tipo \ctyp{int}; il loro uso è deprecato in favore dell'uso
4247 di \func{fread} e \func{fwrite}, in quanto non è possibile distinguere il
4248 valore -1 da una condizione di errore che restituisce \val{EOF}.
4250 Uno degli usi più frequenti dell'input/output a caratteri è nei programmi di
4251 \textit{parsing} in cui si analizza il testo; in questo contesto diventa utile
4252 poter analizzare il carattere successivo da uno \textit{stream} senza estrarlo
4253 effettivamente (la tecnica è detta \textit{peeking ahead}) in modo che il
4254 programma possa regolarsi avendo dato una \textsl{sbirciatina} a quello che
4257 Nel nostro caso questo tipo di comportamento può essere realizzato prima
4258 leggendo il carattere, e poi rimandandolo indietro, cosicché ridiventi
4259 disponibile per una lettura successiva; la funzione che inverte la
4260 lettura si chiama \funcd{ungetc} ed il suo prototipo è:
4264 \fdecl{int ungetc(int c, FILE *stream)}
4265 \fdesc{Manda indietro un byte su uno \textit{stream}.}
4268 {La funzione ritorna il byte inviato in caso di successo e \val{EOF} per un
4272 La funzione rimanda indietro il carattere \param{c}, con un cast a
4273 \ctyp{unsigned char}, sullo \textit{stream} \param{stream}. Benché lo standard
4274 ANSI C preveda che l'operazione possa essere ripetuta per un numero arbitrario
4275 di caratteri, alle implementazioni è richiesto di garantire solo un livello;
4276 questo è quello che fa la \acr{glibc}, che richiede che avvenga un'altra
4277 operazione fra due \func{ungetc} successive.
4279 Non è necessario che il carattere che si manda indietro sia l'ultimo che si è
4280 letto, e non è necessario neanche avere letto nessun carattere prima di usare
4281 \func{ungetc}, ma di norma la funzione è intesa per essere usata per rimandare
4282 indietro l'ultimo carattere letto. Nel caso \param{c} sia un \val{EOF} la
4283 funzione non fa nulla, e restituisce sempre \val{EOF}; così si può usare
4284 \func{ungetc} anche con il risultato di una lettura alla fine del file.
4286 Se si è alla fine del file si può comunque rimandare indietro un carattere, il
4287 flag di \textit{end-of-file} verrà automaticamente cancellato perché c'è un
4288 nuovo carattere disponibile che potrà essere riletto successivamente.
4290 Infine si tenga presente che \func{ungetc} non altera il contenuto del file,
4291 ma opera esclusivamente sul buffer interno. Se si esegue una qualunque delle
4292 operazioni di riposizionamento (vedi sez.~\ref{sec:file_io}) i caratteri
4293 rimandati indietro vengono scartati.
4295 La terza ed ultima modalità di input/output non formattato è quella di linea,
4296 in cui si legge o si scrive una riga alla volta. Questa è la modalità usata
4297 normalmente per l'I/O da terminale, ed è anche quella che presenta le
4298 caratteristiche più controverse.
4300 Le funzioni previste dallo standard ANSI C per leggere una linea sono
4301 sostanzialmente due, \funcd{gets} e \funcd{fgets}, i cui rispettivi
4306 \fdecl{char *gets(char *string)}
4307 \fdesc{Legge una linea di testo dallo \textit{standard input}.}
4308 \fdecl{char *fgets(char *string, int size, FILE *stream)}
4309 \fdesc{Legge una linea di testo da uno \textit{stream}.}
4312 {Le funzioni ritornano l'indirizzo della stringa con la linea di testo letta o
4313 scritta in caso di successo e \val{NULL} per un errore.}
4316 Entrambe le funzioni effettuano la lettura, dal file specificato \func{fgets},
4317 dallo \textit{standard input} \func{gets}, di una linea di caratteri terminata
4318 dal carattere ASCII di \textit{newline}, che come detto corrisponde a quello
4319 generato dalla pressione del tasto di invio sulla tastiera. Si tratta del
4320 carattere che indica la terminazione di una riga (in sostanza del carattere di
4321 ``\textsl{a capo}'') che viene rappresentato nelle stringhe di formattazione
4322 che vedremo in sez.~\ref{sec:file_formatted_io} come
4323 ``\verb|\n|''. Nell'esecuzione delle funzioni \func{gets} sostituisce
4324 ``\verb|\n|'' con uno zero, mentre \func{fgets} aggiunge uno zero dopo il
4325 \textit{newline}, che resta dentro la stringa.
4327 \itindbeg{buffer~overflow}
4329 Se la lettura incontra la fine del file (o c'è un errore) viene restituito un
4330 puntatore \val{NULL}, ed il buffer \param{buf} non viene toccato. L'uso di
4331 \func{gets} è deprecato e deve essere assolutamente evitato, la funzione
4332 infatti non controlla il numero di byte letti, per cui nel caso la stringa
4333 letta superi le dimensioni del buffer, si avrà un \textit{buffer overflow},
4334 con sovrascrittura della memoria del processo adiacente al
4335 buffer.\footnote{questa tecnica è spiegata in dettaglio e con molta efficacia
4336 nell'ormai famoso articolo di Aleph1 \cite{StS}.}
4338 Questa è una delle vulnerabilità più sfruttate per guadagnare accessi non
4339 autorizzati al sistema (i cosiddetti \textit{exploit}), basta infatti inviare
4340 una stringa sufficientemente lunga ed opportunamente forgiata per
4341 sovrascrivere gli indirizzi di ritorno nello \textit{stack} (supposto che la
4342 \func{gets} sia stata chiamata da una subroutine), in modo da far ripartire
4343 l'esecuzione nel codice inviato nella stringa stessa, che in genere contiene
4344 uno \textit{shell code}, cioè una sezione di programma che lancia una shell da
4345 cui si potranno poi eseguire altri programmi.
4347 \itindend{buffer~overflow}
4349 La funzione \func{fgets} non ha i precedenti problemi di \func{gets} in quanto
4350 prende in ingresso la dimensione del buffer \param{size}, che non verrà mai
4351 ecceduta in lettura. La funzione legge fino ad un massimo di \param{size}
4352 caratteri (\textit{newline} compreso), ed aggiunge uno zero di terminazione;
4353 questo comporta che la stringa possa essere al massimo di \code{size-1}
4354 caratteri. Se la linea eccede la dimensione del buffer verranno letti solo
4355 \code{size-1} caratteri, ma la stringa sarà sempre terminata correttamente con
4356 uno zero finale; sarà possibile leggere i rimanenti caratteri in una chiamata
4359 Per la scrittura di una linea lo standard ANSI C prevede altre due
4360 funzioni, \funcd{fputs} e \funcd{puts}, analoghe a quelle di lettura, i
4361 rispettivi prototipi sono:
4365 \fdecl{int puts(char *string)}
4366 \fdesc{Scrive una linea di testo sullo \textit{standard output}.}
4367 \fdecl{int fputs(char *string, int size, FILE *stream)}
4368 \fdesc{Scrive una linea di testo su uno \textit{stream}.}
4371 {Le funzioni ritornano un valore non negativo in caso di successo e \val{EOF}
4375 La funzione \func{puts} scrive una linea di testo mantenuta
4376 all'indirizzo \param{string} sullo \textit{standard output} mentre \func{puts}
4377 la scrive sul file indicato da \param{stream}. Dato che in questo caso si
4378 scrivono i dati in uscita \func{puts} non ha i problemi di \func{gets} ed è in
4379 genere la forma più immediata per scrivere messaggi sullo \textit{standard
4380 output}; la funzione prende una stringa terminata da uno zero ed aggiunge
4381 automaticamente il ritorno a capo. La differenza con \func{fputs} (a parte la
4382 possibilità di specificare un file diverso da \var{stdout}) è che quest'ultima
4383 non aggiunge il \textit{newline}, che deve essere previsto esplicitamente.
4385 Come per le analoghe funzioni di input/output a caratteri, anche per l'I/O di
4386 linea esistono delle estensioni per leggere e scrivere linee di caratteri
4387 estesi, le funzioni in questione sono \funcd{fgetws} e \funcd{fputws} ed i
4388 loro prototipi sono:
4392 \fdecl{wchar\_t *fgetws(wchar\_t *ws, int n, FILE *stream)}
4393 \fdesc{Legge una stringa di carattere estesi da uno \textit{stream}.}
4394 \fdecl{int fputws(const wchar\_t *ws, FILE *stream)}
4395 \fdesc{Scrive una stringa di carattere estesi da uno \textit{stream}.}
4398 {Le funzioni ritornano rispettivamente l'indirizzo della stringa o un non
4399 negativo in caso di successo e \val{NULL} o \val{EOF} per un errore o per la
4404 La funzione \func{fgetws} legge un massimo di \param{n} caratteri estesi dal
4405 file \param{stream} al buffer \param{ws}, mentre la funzione \func{fputws}
4406 scrive la linea \param{ws} di caratteri estesi sul file indicato
4407 da \param{stream}. Il comportamento di queste due funzioni è identico a
4408 quello di \func{fgets} e \func{fputs}, a parte il fatto che tutto (numero di
4409 caratteri massimo, terminatore della stringa, \textit{newline}) è espresso in
4410 termini di caratteri estesi anziché di normali caratteri ASCII.
4412 Come abbiamo visto, le funzioni di lettura per l'input/output di linea
4413 previste dallo standard ANSI C presentano svariati inconvenienti. Benché
4414 \func{fgets} non abbia i gravissimi problemi di \func{gets}, può comunque dare
4415 risultati ambigui se l'input contiene degli zeri; questi infatti saranno
4416 scritti sul buffer di uscita e la stringa in output apparirà come più corta
4417 dei byte effettivamente letti. Questa è una condizione che è sempre possibile
4418 controllare (deve essere presente un \textit{newline} prima della effettiva
4419 conclusione della stringa presente nel buffer), ma a costo di una
4420 complicazione ulteriore della logica del programma. Lo stesso dicasi quando si
4421 deve gestire il caso di stringa che eccede le dimensioni del buffer.
4423 Per questo motivo la \acr{glibc} prevede, come estensione GNU, due nuove
4424 funzioni per la gestione dell'input/output di linea, il cui uso permette di
4425 risolvere questi problemi. L'uso di queste funzioni deve essere attivato
4426 definendo la macro \macro{\_GNU\_SOURCE} prima di includere
4427 \headfile{stdio.h}. La prima delle due, \funcd{getline}, serve per leggere una
4428 linea terminata da un \textit{newline}, esattamente allo stesso modo di
4429 \func{fgets}, il suo prototipo è:
4433 \fdecl{ssize\_t getline(char **buffer, size\_t *n, FILE *stream)}
4434 \fdesc{Legge una riga da uno \textit{stream}.}
4437 {La funzione ritorna il numero di caratteri letti in caso di successo e $-1$
4438 per un errore o per il raggiungimento della fine del file.}
4441 La funzione legge una linea dal file \param{stream} copiandola sul buffer
4442 indicato da \param{buffer} riallocandolo se necessario (l'indirizzo del buffer
4443 e la sua dimensione vengono sempre riscritte). Permette così di eseguire una
4444 lettura senza doversi preoccupare della eventuale lunghezza eccessiva della
4447 Essa prende come primo argomento l'indirizzo del puntatore al buffer su cui si
4448 vuole copiare la linea. Quest'ultimo \emph{deve} essere stato allocato in
4449 precedenza con una \func{malloc}: non si può cioè passare come argomento primo
4450 argomento l'indirizzo di un puntatore ad una variabile locale. Come secondo
4451 argomento la funzione vuole l'indirizzo della variabile contenente le
4452 dimensioni del suddetto buffer.
4454 Se il buffer di destinazione è sufficientemente ampio la stringa viene scritta
4455 subito, altrimenti il buffer viene allargato usando \func{realloc} e la nuova
4456 dimensione ed il nuovo puntatore vengono restituiti indietro, si noti infatti
4457 come entrambi gli argomenti siano dei \textit{value result argument}, per i
4458 quali vengono passati dei puntatori anziché i valori delle variabili, secondo
4459 quanto abbiamo descritto in sez.~\ref{sec:proc_var_passing}).
4461 Se si passa alla funzione l'indirizzo di un puntatore impostato a \val{NULL} e
4462 \var{*n} è zero, la funzione provvede da sola all'allocazione della memoria
4463 necessaria a contenere la linea. In tutti i casi si ottiene dalla funzione un
4464 puntatore all'inizio del testo della linea letta. Un esempio di codice può
4466 \includecodesnip{listati/getline.c}
4467 e per evitare \textit{memory leak} occorre ricordarsi di liberare la memoria
4468 allocata dalla funzione eseguendo una \func{free} su \var{ptr}.
4470 Il valore di ritorno di \func{getline} indica il numero di caratteri letti
4471 dallo \textit{stream}, quindi compreso il \textit{newline}, ma non lo zero di
4472 terminazione. Questo permette anche di distinguere anche gli eventuali zeri
4473 letti come dati dallo \textit{stream} da quello inserito dalla funzione dopo
4474 il \textit{newline} per terminare la stringa. Se si è alla fine del file e
4475 non si è potuto leggere nulla o se c'è stato un errore la funzione restituisce
4478 La seconda estensione GNU per la lettura con l'I/O di linea è una
4479 generalizzazione di \func{getline} per poter usare come separatore delle linee
4480 un carattere qualsiasi al posto del \textit{newline}. La funzione si chiama
4481 \funcd{getdelim} ed il suo prototipo è:
4485 \fdecl{size\_t getdelim(char **buffer, size\_t *n, int delim, FILE *stream)}
4486 \fdesc{Legge da uno \textit{stream} una riga delimitata da un carattere
4490 {La funzione ha gli stessi valori di ritorno e gli stessi errori di
4494 La funzione è identica a \func{getline} solo che usa \param{delim} al posto
4495 del carattere di \textit{newline} come separatore di linea. Il comportamento
4496 di \func{getdelim} è identico a quello di \func{getline}, che può essere
4497 implementata da \func{getdelim} passando ``\verb|\n|'' come valore
4498 dell'argomento \param{delim}.
4501 \subsection{Input/output formattato}
4502 \label{sec:file_formatted_io}
4504 L'ultima modalità di input/output è quella formattata, che è una delle
4505 caratteristiche più utilizzate delle librerie standard del C; in genere questa
4506 è la modalità in cui si esegue normalmente l'output su terminale poiché
4507 permette di stampare in maniera facile e veloce dati, tabelle e messaggi.
4509 L'output formattato viene eseguito con una delle 13 funzioni della famiglia
4510 \func{printf}; le tre più usate sono \funcd{printf}, \funcd{fprintf} e
4511 \funcd{sprintf}, i cui prototipi sono:
4515 \fdecl{int printf(const char *format, ...)}
4516 \fdesc{Scrive una stringa formattata sullo \textit{standard output}.}
4517 \fdecl{int fprintf(FILE *stream, const char *format, ...)}
4518 \fdesc{Scrive una stringa formattata su uno \textit{stream}.}
4519 \fdecl{int sprintf(char *str, const char *format, ...)}
4520 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
4523 {Le funzioni ritornano il numero di caratteri scritti in caso di successo e un
4524 valore negativo per un errore.}
4528 Le funzioni usano la stringa \param{format} come indicatore del formato con
4529 cui dovrà essere scritto il contenuto degli argomenti, il cui numero è
4530 variabile e dipende dal formato stesso.
4532 Le prime due servono per scrivere su file (lo \textit{standard output} o
4533 quello specificato) la terza permette di scrivere su una stringa, in genere
4534 l'uso di \func{sprintf} è sconsigliato in quanto è possibile, se non si ha la
4535 sicurezza assoluta sulle dimensioni del risultato della stampa, eccedere le
4536 dimensioni di \param{str}, con conseguente sovrascrittura di altre variabili e
4537 possibili \textit{buffer overflow}. Per questo motivo si consiglia l'uso
4538 dell'alternativa \funcd{snprintf}, il cui prototipo è:
4542 \fdecl{snprintf(char *str, size\_t size, const char *format, ...)}
4543 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
4546 {La funzione ha lo stesso valore di ritorno e gli stessi errori di
4550 \noindent la funzione è identica a \func{sprintf}, ma non scrive
4551 su \param{str} più di \param{size} caratteri, garantendo così che il buffer
4552 non possa essere sovrascritto.
4557 \begin{tabular}[c]{|l|l|p{10cm}|}
4559 \textbf{Valore} & \textbf{Tipo} & \textbf{Significato} \\
4562 \cmd{\%d} &\ctyp{int} & Stampa un numero intero in formato decimale
4564 \cmd{\%i} &\ctyp{int} & Identico a \cmd{\%d} in output.\\
4565 \cmd{\%o} &\ctyp{unsigned int}& Stampa un numero intero come ottale.\\
4566 \cmd{\%u} &\ctyp{unsigned int}& Stampa un numero intero in formato
4567 decimale senza segno.\\
4569 \cmd{\%X} &\ctyp{unsigned int}& Stampano un intero in formato esadecimale,
4570 rispettivamente con lettere minuscole e
4572 \cmd{\%f} &\ctyp{double} & Stampa un numero in virgola mobile con la
4573 notazione a virgola fissa.\\
4575 \cmd{\%E} &\ctyp{double} & Stampano un numero in virgola mobile con la
4576 notazione esponenziale, rispettivamente con
4577 lettere minuscole e maiuscole.\\
4579 \cmd{\%G} &\ctyp{double} & Stampano un numero in virgola mobile con la
4580 notazione più appropriate delle due precedenti,
4581 rispettivamente con lettere minuscole e
4584 \cmd{\%A} &\ctyp{double} & Stampano un numero in virgola mobile in
4585 notazione esadecimale frazionaria.\\
4586 \cmd{\%c} &\ctyp{int} & Stampa un carattere singolo.\\
4587 \cmd{\%s} &\ctyp{char *} & Stampa una stringa.\\
4588 \cmd{\%p} &\ctyp{void *} & Stampa il valore di un puntatore.\\
4589 \cmd{\%n} &\ctyp{\&int} & Prende il numero di caratteri stampati finora.\\
4590 \cmd{\%\%}& & Stampa un ``\texttt{\%}''.\\
4593 \caption{Valori possibili per gli specificatori di conversione in una
4594 stringa di formato di \func{printf}.}
4595 \label{tab:file_format_spec}
4598 La parte più complessa delle funzioni di scrittura formattata è il formato
4599 della stringa \param{format} che indica le conversioni da fare, e da cui
4600 deriva anche il numero degli argomenti che dovranno essere passati a seguire:
4601 si noti come tutte queste funzioni siano ``\textit{variadic}'', prendendo un
4602 numero di argomenti variabile che dipende appunto da quello che si è
4603 specificato in \param{format}.
4605 La stringa di formato è costituita da caratteri normali (tutti eccetto
4606 ``\texttt{\%}''), che vengono passati invariati in uscita, e da direttive di
4607 conversione, in cui devono essere sempre presenti il carattere
4608 ``\texttt{\%}'', che introduce la direttiva, ed uno degli specificatori di
4609 conversione (riportati in tab.~\ref{tab:file_format_spec}) che la conclude.
4611 Il formato di una direttiva di conversione prevede una serie di possibili
4612 elementi opzionali oltre al carattere ``\cmd{\%}'' e allo specificatore di
4613 conversione. In generale essa è sempre del tipo:
4615 % [n. parametro $] [flag] [[larghezza] [. precisione]] [tipo] conversione
4617 in cui tutti i valori tranne il ``\texttt{\%}'' e lo specificatore di
4618 conversione sono opzionali (e per questo sono indicati fra parentesi quadre);
4619 si possono usare più elementi opzionali, nel qual caso devono essere
4620 specificati in questo ordine:
4622 \item uno specificatore del parametro da usare (terminato da un carattere
4624 \item uno o più flag (i cui valori possibili sono riassunti in
4625 tab.~\ref{tab:file_format_flag}) che controllano il formato di stampa della
4627 \item uno specificatore di larghezza (un numero decimale), eventualmente
4628 seguito (per i numeri in virgola mobile) da un specificatore di precisione
4629 (un altro numero decimale),
4630 \item uno specificatore del tipo di dato, che ne indica la dimensione (i cui
4631 valori possibili sono riassunti in tab.~\ref{tab:file_format_type}).
4637 \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
4639 \textbf{Valore} & \textbf{Significato}\\
4642 \val{\#} & Chiede la conversione in forma alternativa.\\
4643 \val{0} & La conversione è riempita con zeri alla sinistra del valore.\\
4644 \val{-} & La conversione viene allineata a sinistra sul bordo del campo.\\
4645 \val{' '}& Mette uno spazio prima di un numero con segno di valore
4647 \val{+} & Mette sempre il segno ($+$ o $-$) prima di un numero.\\
4650 \caption{I valori dei flag per il formato di \func{printf}}
4651 \label{tab:file_format_flag}
4654 Dettagli ulteriori sulle varie opzioni di stampa e su tutte le casistiche dei
4655 vari formati possono essere trovati nella pagina di manuale di \func{printf} e
4656 nella documentazione della \acr{glibc}.
4661 \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
4663 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
4666 \cmd{hh} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{char} con o senza
4667 segno, o il puntatore per il numero dei parametri \cmd{n} è di
4669 \cmd{h} & Una conversione intera corrisponde a uno \ctyp{short} con o
4670 senza segno, o il puntatore per il numero dei parametri \cmd{n}
4671 è di tipo \ctyp{short}.\\
4672 \cmd{l} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{long} con o
4673 senza segno, o il puntatore per il numero dei parametri \cmd{n}
4674 è di tipo \ctyp{long}, o il carattere o la stringa seguenti
4675 sono in formato esteso.\\
4676 \cmd{ll} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{long long} con o
4677 senza segno, o il puntatore per il numero dei parametri \cmd{n}
4678 è di tipo \ctyp{long long}.\\
4679 \cmd{L} & Una conversione in virgola mobile corrisponde a un
4681 \cmd{q} & Sinonimo di \cmd{ll}.\\
4682 \cmd{j} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{intmax\_t} o
4683 \ctyp{uintmax\_t}.\\
4684 \cmd{z} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{size\_t} o
4686 \cmd{t} & Una conversione intera corrisponde a un \ctyp{ptrdiff\_t}.\\
4689 \caption{Il modificatore di tipo di dato per il formato di \func{printf}}
4690 \label{tab:file_format_type}
4693 Una versione alternativa delle funzioni di output formattato, che permettono
4694 di usare il puntatore ad una lista variabile di argomenti (vedi
4695 sez.~\ref{sec:proc_variadic}), sono \funcd{vprintf}, \funcd{vfprintf} e
4696 \funcd{vsprintf}, i cui prototipi sono:
4700 \fdecl{int vprintf(const char *format, va\_list ap)}
4701 \fdesc{Scrive una stringa formattata sullo \textit{standard output}.}
4702 \fdecl{int vfprintf(FILE *stream, const char *format, va\_list ap)}
4703 \fdesc{Scrive una stringa formattata su uno \textit{stream}.}
4704 \fdecl{int vsprintf(char *str, const char *format, va\_list ap)}
4705 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
4708 {Le funzioni ritornano il numero di caratteri scritti in caso di successo e un
4709 valore negativo per un errore.}
4712 Con queste funzioni è possibile selezionare gli argomenti da passare ad una
4713 funzione di stampa indicando direttamente la lista tramite l'argomento
4714 \param{ap}. Per poter far questo ovviamente la lista variabile degli argomenti
4715 dovrà essere trattata come visto in sez.~\ref{sec:proc_variadic}, e dopo
4716 l'esecuzione della funzione l'argomento \param{ap} non sarà più utilizzabile
4717 (in generale dovrebbe essere eseguito un \code{va\_end(ap)} ma in Linux questo
4720 Come per \func{sprintf} anche per \func{vsprintf} esiste una analoga
4721 \funcd{vsnprintf} che pone un limite sul numero di caratteri che vengono
4722 scritti sulla stringa di destinazione:
4726 \fdecl{vsnprintf(char *str, size\_t size, const char *format, va\_list ap)}
4727 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
4730 {La funzione ha lo stesso valore di ritorno e gli stessi errori di
4734 \noindent in modo da evitare possibili \textit{buffer overflow}.
4737 Per eliminare alla radice questi problemi, la \acr{glibc} supporta una
4738 specifica estensione GNU che alloca dinamicamente tutto lo spazio necessario;
4739 l'estensione si attiva al solito definendo \macro{\_GNU\_SOURCE}, le due
4740 funzioni sono \funcd{asprintf} e \funcd{vasprintf}, ed i rispettivi prototipi
4745 \fdecl{int asprintf(char **strptr, const char *format, ...)}
4746 \fdecl{int vasprintf(char **strptr, const char *format, va\_list ap)}
4747 \fdesc{Scrive una stringa formattata su un buffer.}
4750 {Le funzioni hanno lo stesso valore di ritorno e gli stessi errori di
4755 Entrambe le funzioni prendono come argomento \param{strptr} che deve essere
4756 l'indirizzo di un puntatore ad una stringa di caratteri, in cui verrà
4757 restituito (si ricordi quanto detto in sez.~\ref{sec:proc_var_passing} a
4758 proposito dei \textit{value result argument}) l'indirizzo della stringa
4759 allocata automaticamente dalle funzioni. Occorre inoltre ricordarsi di
4760 invocare \func{free} per liberare detto puntatore quando la stringa non serve
4761 più, onde evitare \textit{memory leak}.
4763 % TODO verificare se mettere prototipi di \func{dprintf} e \func{vdprintf}
4765 Infine una ulteriore estensione GNU definisce le due funzioni \funcm{dprintf} e
4766 \funcm{vdprintf}, che prendono un file descriptor al posto dello
4767 \textit{stream}. Altre estensioni permettono di scrivere con caratteri
4768 estesi. Anche queste funzioni, il cui nome è generato dalle precedenti
4769 funzioni aggiungendo una \texttt{w} davanti a \texttt{print}, sono trattate in
4770 dettaglio nella documentazione della \acr{glibc}.
4772 In corrispondenza alla famiglia di funzioni \func{printf} che si usano per
4773 l'output formattato, l'input formattato viene eseguito con le funzioni della
4774 famiglia \func{scanf}; fra queste le tre più importanti sono \funcd{scanf},
4775 \funcd{fscanf} e \funcd{sscanf}, i cui prototipi sono:
4779 \fdecl{int scanf(const char *format, ...)}
4780 \fdesc{Esegue la scansione di dati dallo \textit{standard input}.}
4781 \fdecl{int fscanf(FILE *stream, const char *format, ...)}
4782 \fdesc{Esegue la scansione di dati da uno \textit{stream}. }
4783 \fdecl{int sscanf(char *str, const char *format, ...)}
4784 \fdesc{Esegue la scansione di dati da un buffer.}
4787 {La funzione ritorna il numero di elementi assegnati in caso di successo e
4788 \val{EOF} per un errore o se si raggiunta la fine del file.}
4791 Le funzioni eseguono una scansione della rispettiva fonte di input cercando
4792 una corrispondenza di quanto letto con il formato dei dati specificato da
4793 \param{format}, ed effettuano le relative conversioni memorizzando il
4794 risultato negli argomenti seguenti, il cui numero è variabile e dipende dal
4795 valore di \param{format}. Come per le analoghe funzioni di scrittura esistono
4796 le relative \funcm{vscanf}, \funcm{vfscanf} e \funcm{vsscanf} che usano un
4797 puntatore ad una lista di argomenti. Le funzioni ritornano il numero di
4798 elementi assegnati. Questi possono essere in numero inferiore a quelli
4799 specificati, ed anche zero. Quest'ultimo valore significa che non si è trovata
4802 Tutte le funzioni della famiglia delle \func{scanf} vogliono come argomenti i
4803 puntatori alle variabili che dovranno contenere le conversioni; questo è un
4804 primo elemento di disagio in quanto è molto facile dimenticarsi di questa
4807 Le funzioni leggono i caratteri dallo \textit{stream} (o dalla stringa) di
4808 input ed eseguono un confronto con quanto indicato in \param{format}, la
4809 sintassi di questo argomento è simile a quella usata per l'analogo di
4810 \func{printf}, ma ci sono varie differenze. Le funzioni di input infatti sono
4811 più orientate verso la lettura di testo libero che verso un input formattato
4812 in campi fissi. Uno spazio in \param{format} corrisponde con un numero
4813 qualunque di caratteri di separazione (che possono essere spazi, tabulatori,
4814 virgole ecc.), mentre caratteri diversi richiedono una corrispondenza
4815 esatta. Le direttive di conversione sono analoghe a quelle di \func{printf} e
4816 si trovano descritte in dettaglio nelle pagine di manuale e nel manuale della
4819 Le funzioni eseguono la lettura dall'input, scartano i separatori (e gli
4820 eventuali caratteri diversi indicati dalla stringa di formato) effettuando le
4821 conversioni richieste; in caso la corrispondenza fallisca (o la funzione non
4822 sia in grado di effettuare una delle conversioni richieste) la scansione viene
4823 interrotta immediatamente e la funzione ritorna lasciando posizionato lo
4824 \textit{stream} al primo carattere che non corrisponde.
4826 Data la notevole complessità di uso di queste funzioni, che richiedono molta
4827 cura nella definizione delle corrette stringhe di formato e sono facilmente
4828 soggette ad errori, e considerato anche il fatto che è estremamente macchinoso
4829 recuperare in caso di fallimento nelle corrispondenze, l'input formattato non
4830 è molto usato. In genere infatti quando si ha a che fare con un input
4831 relativamente semplice si preferisce usare l'input di linea ed effettuare
4832 scansione e conversione di quanto serve direttamente con una delle funzioni di
4833 conversione delle stringhe; se invece il formato è più complesso diventa più
4834 facile utilizzare uno strumento come \cmd{flex}\footnote{il programma
4835 \cmd{flex}, è una implementazione libera di \cmd{lex} un generatore di
4836 analizzatori lessicali. Per i dettagli si può fare riferimento al manuale
4837 \cite{flex}.} per generare un analizzatore lessicale o
4838 \cmd{bison}\footnote{il programma \cmd{bison} è un clone del generatore di
4839 parser \cmd{yacc}, maggiori dettagli possono essere trovati nel relativo
4840 manuale \cite{bison}.} per generare un parser.
4844 \section{Funzioni avanzate}
4845 \label{sec:file_stream_adv_func}
4847 In questa sezione esamineremo alcune funzioni avanzate che permettono di
4848 eseguire operazioni di basso livello nella gestione degli \textit{stream},
4849 come leggerne gli attributi, controllarne le modalità di bufferizzazione,
4850 gestire in maniera esplicita i lock impliciti presenti ad uso della
4851 programmazione \textit{multi-thread}.
4854 \subsection{Le funzioni di controllo}
4855 \label{sec:file_stream_cntrl}
4857 Al contrario di quanto avviene con i file descriptor, le librerie standard del
4858 C non prevedono nessuna funzione come la \func{fcntl} per il controllo degli
4859 attributi dei file. Però, dato che ogni \textit{stream} si appoggia ad un file
4860 descriptor, si può usare la funzione \funcd{fileno} per ottenere il valore di
4861 quest'ultimo; il suo prototipo è:
4865 \fdecl{int fileno(FILE *stream)}
4866 \fdesc{Legge il file descriptor sottostante lo \textit{stream}.}
4869 {La funzione ritorna il numero del file descriptor in caso di successo e $-1$
4870 per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EBADF}
4871 se \param{stream} non è valido.}
4874 In questo modo diventa possibile usare direttamente \func{fcntl} sul file
4875 descriptor sottostante, ma anche se questo permette di accedere agli attributi
4876 del file descriptor sottostante lo \textit{stream}, non ci dà nessuna
4877 informazione riguardo alle proprietà dello \textit{stream} medesimo. La
4878 \acr{glibc} però supporta alcune estensioni derivate da Solaris, che
4879 permettono di ottenere informazioni utili relative allo \textit{stream}.
4881 Ad esempio in certi casi può essere necessario sapere se un certo
4882 \textit{stream} è accessibile in lettura o scrittura. In genere questa
4883 informazione non è disponibile, e ci si deve ricordare come è stato aperto il
4884 file. La cosa può essere complessa se le operazioni vengono effettuate in una
4885 subroutine, che a questo punto necessiterà di informazioni aggiuntive rispetto
4886 al semplice puntatore allo \textit{stream}. Questo problema può essere risolto
4887 con le due funzioni \funcd{\_\_freadable} e \funcd{\_\_fwritable} i cui
4891 \fhead{stdio\_ext.h}
4892 \fdecl{int \_\_freadable(FILE *stream)}
4893 \fdesc{Controlla se uno \textit{stream} consente la lettura.}
4894 \fdecl{int \_\_fwritable(FILE *stream)}
4895 \fdesc{Controlla se uno \textit{stream} consente la scrittura.}
4898 {Le funzioni ritornano un valore diverso da $0$ se l'operazione richiesta è
4899 consentita, non sono previste condizioni di errore.}
4902 \noindent che permettono di ottenere questa informazione.
4904 La conoscenza dell'ultima operazione effettuata su uno \textit{stream} aperto
4905 è utile in quanto permette di trarre conclusioni sullo stato del buffer e del
4906 suo contenuto. Altre due funzioni, \funcd{\_\_freading} e \funcd{\_\_fwriting}
4907 servono a tale scopo, il loro prototipo è:
4910 \fhead{stdio\_ext.h}
4911 \fdecl{int \_\_freading(FILE *stream)}
4912 \fdesc{Controlla l'ultima operazione di lettura.}
4913 \fdecl{int \_\_fwriting(FILE *stream)}
4914 \fdesc{Controlla l'ultima operazione di scrittura.}
4917 {Le funzioni ritornano un valore diverso da $0$ se l'operazione richiesta è
4918 consentita, non sono previste condizioni di errore.}
4921 La funzione \func{\_\_freading} restituisce un valore diverso da zero
4922 se \param{stream} è aperto in sola lettura o se l'ultima operazione è stata di
4923 lettura mentre \func{\_\_fwriting} restituisce un valore diverso da zero
4924 se \param{stream} è aperto in sola scrittura o se l'ultima operazione è stata
4927 Le due funzioni permettono di determinare di che tipo è stata l'ultima
4928 operazione eseguita su uno \textit{stream} aperto in lettura/scrittura;
4929 ovviamente se uno \textit{stream} è aperto in sola lettura (o sola scrittura)
4930 la modalità dell'ultima operazione è sempre determinata; l'unica ambiguità è
4931 quando non sono state ancora eseguite operazioni, in questo caso le funzioni
4932 rispondono come se una operazione ci fosse comunque stata.
4935 \subsection{Il controllo della bufferizzazione}
4936 \label{sec:file_buffering_ctrl}
4938 Come accennato in sez.~\ref{sec:file_buffering} le librerie definiscono una
4939 serie di funzioni che permettono di controllare il comportamento degli
4940 \textit{stream}; se non si è specificato nulla, la modalità di buffering viene
4941 decisa autonomamente sulla base del tipo di file sottostante, ed i buffer
4942 vengono allocati automaticamente.
4944 Però una volta che si sia aperto lo \textit{stream} (ma prima di aver compiuto
4945 operazioni su di esso) è possibile intervenire sulle modalità di buffering; la
4946 funzione che permette di controllare la bufferizzazione è \funcd{setvbuf}, il
4951 \fdecl{int setvbuf(FILE *stream, char *buf, int mode, size\_t size)}
4952 \fdesc{Imposta la bufferizzazione dello \textit{stream}.}
4955 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e un altro valore qualunque per
4956 un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà un valore appropriato.}
4959 La funzione imposta la bufferizzazione dello \textit{stream} \param{stream}
4960 nella modalità indicata da \param{mode} con uno dei valori di
4961 tab.~\ref{tab:file_stream_buf_mode}, usando \param{buf} come buffer di
4962 lunghezza \param{size} e permette di controllare tutti gli aspetti della
4963 bufferizzazione. L'utente può specificare un buffer da usare al posto di
4964 quello allocato dal sistema passandone alla funzione l'indirizzo
4965 in \param{buf} e la dimensione in \param{size}.
4970 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
4972 \textbf{Valore} & \textbf{Modalità} \\
4975 \constd{\_IONBF} & \textit{unbuffered}\\
4976 \constd{\_IOLBF} & \textit{line buffered}\\
4977 \constd{\_IOFBF} & \textit{fully buffered}\\
4980 \caption{Valori dell'argomento \param{mode} di \func{setvbuf}
4981 per l'impostazione delle modalità di bufferizzazione.}
4982 \label{tab:file_stream_buf_mode}
4985 Ovviamente se si usa un buffer specificato dall'utente questo deve essere
4986 stato allocato e rimanere disponibile per tutto il tempo in cui si opera sullo
4987 \textit{stream}. In genere conviene allocarlo con \func{malloc} e disallocarlo
4988 dopo la chiusura del file; ma fintanto che il file è usato all'interno di una
4989 funzione, può anche essere usata una variabile automatica. In
4990 \headfile{stdio.h} è definita la costante \constd{BUFSIZ}, che indica le
4991 dimensioni generiche del buffer di uno \textit{stream}, queste vengono usate
4992 dalla funzione \func{setbuf}. Non è detto però che tale dimensione
4993 corrisponda sempre al valore ottimale (che può variare a seconda del
4996 Dato che la procedura di allocazione manuale è macchinosa, comporta dei
4997 rischi, come delle scritture accidentali sul buffer, e non assicura la scelta
4998 delle dimensioni ottimali, è sempre meglio lasciare allocare il buffer alle
4999 funzioni di libreria, che sono in grado di farlo in maniera ottimale e
5000 trasparente all'utente (in quanto la deallocazione avviene
5001 automaticamente). Inoltre siccome alcune implementazioni usano parte del
5002 buffer per mantenere delle informazioni di controllo, non è detto che le
5003 dimensioni dello stesso coincidano con quelle su cui viene effettuato l'I/O.
5005 Per evitare che \func{setvbuf} imposti il buffer basta passare un valore
5006 \val{NULL} per \param{buf} e la funzione ignorerà l'argomento \param{size}
5007 usando il buffer allocato automaticamente dal sistema. Si potrà comunque
5008 modificare la modalità di bufferizzazione, passando in \param{mode} uno degli
5009 opportuni valori elencati in tab.~\ref{tab:file_stream_buf_mode}. Qualora si
5010 specifichi la modalità non bufferizzata i valori di \param{buf} e \param{size}
5011 vengono sempre ignorati.
5013 Oltre a \func{setvbuf} la \acr{glibc} definisce altre tre funzioni per la
5014 gestione della bufferizzazione di uno \textit{stream}: \funcd{setbuf},
5015 \funcd{setbuffer} e \funcd{setlinebuf}, i rispettivi prototipi sono:
5019 \fdecl{void setbuf(FILE *stream, char *buf)}
5020 \fdecl{void setbuffer(FILE *stream, char *buf, size\_t size)}
5021 \fdesc{Impostano il buffer per uno \textit{stream}.}
5022 \fdecl{void setlinebuf(FILE *stream)}
5023 \fdesc{Porta uno \textit{stream} in modalità \textit{line buffered}.}
5026 {Le funzioni non ritornano niente e non hanno condizioni di errore.}
5030 La funzione \func{setbuf} disabilita la bufferizzazione se \param{buf} è
5031 \val{NULL}, altrimenti usa \param{buf} come buffer di dimensione
5032 \const{BUFSIZ} in modalità \textit{fully buffered}, mentre \func{setbuffer}
5033 disabilita la bufferizzazione se \param{buf} è \val{NULL}, altrimenti
5034 usa \param{buf} come buffer di dimensione \param{size} in modalità
5035 \textit{fully buffered}. Tutte queste funzioni sono realizzate con opportune
5036 chiamate a \func{setvbuf} e sono definite solo per compatibilità con le
5037 vecchie librerie BSD, pertanto non è il caso di usarle se non per la
5038 portabilità su vecchi sistemi.
5040 Infine la \acr{glibc} provvede le funzioni non standard, anche queste
5041 originarie di Solaris, \funcd{\_\_flbf} e \funcd{\_\_fbufsize} che permettono
5042 di leggere le proprietà di bufferizzazione di uno \textit{stream}; i cui
5046 \fhead{stdio\_ext.h}
5047 \fdecl{size\_t \_\_fbufsize(FILE *stream)}
5048 \fdesc{Restituisce le dimensioni del buffer di uno \textit{stream}.}
5049 \fdecl{int \_\_flbf(FILE *stream)}
5050 \fdesc{Controlla la modalità di bufferizzazione di uno \textit{stream}.}
5053 {Le funzioni ritornano rispettivamente la dimensione del buffer o un valore
5054 non nullo se lo \textit{stream} è in modalità \textit{line-buffered}, non
5055 sono previste condizioni di errore.}
5058 Come già accennato, indipendentemente dalla modalità di bufferizzazione
5059 scelta, si può forzare lo scarico dei dati sul file con la funzione
5060 \funcd{fflush}, il cui prototipo è:
5064 \fdecl{int fflush(FILE *stream)}
5065 \fdesc{Forza la scrittura dei dati bufferizzati di uno \textit{stream}.}
5068 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e \val{EOF} per un errore, nel
5069 qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EBADF} se \param{stream}
5070 non è aperto o non è aperto in scrittura, o ad uno degli errori di
5074 Se \param{stream} è \val{NULL} lo scarico dei dati è forzato per tutti gli
5075 \textit{stream} aperti. Esistono però circostanze, ad esempio quando si vuole
5076 essere sicuri che sia stato eseguito tutto l'output su terminale, in cui serve
5077 poter effettuare lo scarico dei dati solo per gli \textit{stream} in modalità
5078 \textit{line buffered}. Per fare questo la \acr{glibc} supporta una
5079 estensione di Solaris, la funzione \funcd{\_flushlbf}, il cui prototipo è:
5083 \fdecl{void \_flushlbf(void)}
5084 \fdesc{Forza la scrittura dei dati bufferizzati degli \textit{stream} in
5085 modalità \textit{line buffered}.}
5088 {La funzione non ritorna nulla e non presenta condizioni di errore.}
5091 Si ricordi comunque che lo scarico dei dati dai buffer effettuato da queste
5092 funzioni non comporta la scrittura di questi su disco; se si vuole che il
5093 kernel dia effettivamente avvio alle operazioni di scrittura su disco occorre
5094 usare \func{sync} o \func{fsync} (si veda~sez.~\ref{sec:file_sync}).
5096 Infine esistono anche circostanze in cui si vuole scartare tutto l'output
5097 pendente; per questo si può usare \funcd{fpurge}, il cui prototipo è:
5101 \fdecl{int fpurge(FILE *stream)}
5102 \fdesc{Cancella i buffer di uno \textit{stream}.}
5105 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e \val{EOF} per un errore.}
5108 La funzione scarta tutti i dati non ancora scritti (se il file è aperto in
5109 scrittura), e tutto l'input non ancora letto (se è aperto in lettura),
5110 compresi gli eventuali caratteri rimandati indietro con \func{ungetc}.
5113 \subsection{Gli \textit{stream} e i \textit{thread}}
5114 \label{sec:file_stream_thread}
5117 Gli \textit{stream} possono essere usati in applicazioni \textit{multi-thread}
5118 allo stesso modo in cui sono usati nelle applicazioni normali, ma si deve
5119 essere consapevoli delle possibili complicazioni anche quando non si usano i
5120 \textit{thread}, dato che l'implementazione delle librerie è influenzata
5121 pesantemente dalle richieste necessarie per garantirne l'uso con i
5124 Lo standard POSIX richiede che le operazioni sui file siano atomiche rispetto
5125 ai \textit{thread}, per questo le operazioni sui buffer effettuate dalle
5126 funzioni di libreria durante la lettura e la scrittura di uno \textit{stream}
5127 devono essere opportunamente protette, in quanto il sistema assicura
5128 l'atomicità solo per le \textit{system call}. Questo viene fatto associando ad
5129 ogni \textit{stream} un opportuno blocco che deve essere implicitamente
5130 acquisito prima dell'esecuzione di qualunque operazione.
5132 Ci sono comunque situazioni in cui questo non basta, come quando un
5133 \textit{thread} necessita di compiere più di una operazione sullo
5134 \textit{stream} atomicamente. Per questo motivo le librerie provvedono anche
5135 le funzioni \funcd{flockfile} e \funcd{funlockfile} che permettono la gestione
5136 esplicita dei blocchi sugli \textit{stream}. Esse sono disponibili definendo
5137 \macrod{\_POSIX\_THREAD\_SAFE\_FUNCTIONS} ed i loro prototipi sono:
5141 \fdecl{void flockfile(FILE *stream)}
5142 \fdesc{Acquisisce il lock su uno \textit{stream}.}
5143 \fdecl{void funlockfile(FILE *stream)}
5144 \fdesc{Rilascia il lock su uno \textit{stream}.}
5146 {Le funzioni non ritornano nulla e non sono previste condizioni di errore.}
5149 La funzione \func{flockfile} esegue l'acquisizione del lock dello
5150 \textit{stream} \param{stream}, bloccandosi se questo risulta non è
5151 disponibile, mentre \func{funlockfile} rilascia un lock che si è
5152 precedentemente acquisito.
5154 Una terza funzione, che serve a provare ad acquisire un lock senza bloccarsi
5155 qualora non sia possibile, è \funcd{ftrylockfile}, il cui prototipo è:
5159 \fdecl{int ftrylockfile(FILE *stream)}
5160 \fdesc{Tenta l'acquisizione del lock di uno \textit{stream}.}
5163 {La funzione ritorna $0$ in caso di acquisizione del lock ed un altro valore
5164 qualunque altrimenti, non sono previste condizioni di errore.}
5167 Con queste funzioni diventa possibile acquisire un blocco ed eseguire tutte le
5168 operazioni volute, per poi rilasciarlo. Ma, vista la complessità delle
5169 strutture di dati coinvolte, le operazioni di blocco non sono del tutto
5170 indolori, e quando il locking dello \textit{stream} non è necessario (come in
5171 tutti i programmi che non usano i \textit{thread}), tutta la procedura può
5172 comportare dei costi pesanti in termini di prestazioni.
5174 Per questo motivo alle usuali funzioni di I/O non formattato sono associate
5175 delle ulteriori versioni, caratterizzate dall'aggiunta del suffisso
5176 \code{\_unlocked}, che possono essere usate quando il locking non
5177 serve\footnote{in certi casi dette funzioni possono essere usate, visto che
5178 sono molto più efficienti, anche in caso di necessità di locking, una volta
5179 che questo sia stato acquisito manualmente.} con prestazioni molto più
5180 elevate, dato che spesso queste versioni (come accade per \func{getc} e
5181 \func{putc}) sono realizzate come macro.
5183 La sostituzione di tutte le funzioni di I/O con le relative versioni
5184 \code{\_unlocked} in un programma che non usa i \textit{thread} è però un
5185 lavoro abbastanza noioso. Per questo motivo la \acr{glibc} fornisce al
5186 programmatore pigro un'altra via, anche questa mutuata da estensioni
5187 introdotte in Solaris, da poter utilizzare per disabilitare in blocco il
5188 locking degli \textit{stream}: l'uso della funzione \funcd{\_\_fsetlocking},
5192 \fhead{stdio\_ext.h}
5193 \fdecl{int \_\_fsetlocking(FILE *stream, int type)}
5194 \fdesc{Specifica se abilitare il locking su uno \textit{stream}.}
5197 {La funzione ritorna stato di locking interno dello \textit{stream}, non sono
5198 previste condizioni di errore.}
5201 La funzione imposta o legge lo stato della modalità in cui le operazioni di
5202 I/O su \param{stream} vengono effettuate rispetto all'acquisizione implicita
5203 del locking a seconda del valore specificato con \param{type}, che può
5204 assumere uno dei valori indicati in tab.~\ref{tab:file_fsetlocking_type}.
5209 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
5211 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
5214 \constd{FSETLOCKING\_INTERNAL}& Lo \textit{stream} userà da ora in poi il
5215 blocco implicito predefinito.\\
5216 \constd{FSETLOCKING\_BYCALLER}& Al ritorno della funzione sarà l'utente a
5217 dover gestire da solo il locking dello
5219 \constd{FSETLOCKING\_QUERY} & Restituisce lo stato corrente della
5220 modalità di blocco dello
5224 \caption{Valori dell'argomento \param{type} di \func{\_\_fsetlocking}
5225 per l'impostazione delle modalità di bufferizzazione.}
5226 \label{tab:file_fsetlocking_type}
5229 La funzione, se usata con \const{FSETLOCKING\_QUERY}, non modifica la modalità
5230 di operazione ma restituisce lo stato di locking interno dello \textit{stream}
5231 con uno dei valori \const{FSETLOCKING\_INTERNAL} o
5232 \const{FSETLOCKING\_BYCALLER}.
5234 % TODO trattare \func{clearerr\_unlocked}
5236 Per tutte le funzioni che abbiamo trattato in
5237 sez.~\ref{sec:files_std_interface} che eseguono I/O sugli \textit{stream}
5238 esiste una versione ``\texttt{\_unlocked}'',\footnote{non ne esistono per
5239 funzioni di informazione come \func{ftell} dato che queste non hanno bisogno
5240 di un blocco, l'elenco completo delle funzioni ``\texttt{\_unlocked}''
5241 comunque è disponibile nella pagina di manuale delle stesse, accessibile con
5242 \texttt{man unlocked\_stdio}. } ma nello standard POSIX sono previste solo
5243 \funcm{getc\_unlocked}, \funcm{getchar\_unlocked}, \funcm{putc\_unlocked} e
5244 \funcm{putchar\_unlocked}, tutte le altre pur essendo state aggiunte come
5245 estensioni dalla \acr{glibc}, non sono standard, anche se sono presenti anche
5246 su altri sistemi unix; in generale comuqnue l'uso di queste funzioni è
5247 sconsigliato e non le tratteremo esplicitamente.
5250 %%% Local Variables:
5252 %%% TeX-master: "gapil"
5255 % LocalWords: stream cap system call kernel Ritchie glibc descriptor Stevens
5256 % LocalWords: buf read write filesystem st blksize stat sez l'header stdio BSD
5257 % LocalWords: nell'header stdin shell stdout stderr error freopen flush line
5258 % LocalWords: unbuffered buffered newline fully SVr fopen fdopen POSIX const
5259 % LocalWords: char path int fildes NULL errno malloc fcntl fclose fflush tab
5260 % LocalWords: dup fifo socket append EXCL ccs IRUSR IWUSR IRGRP IWGRP inode fd
5261 % LocalWords: IROTH IWOTH umask fseek fsetpos rewind SEEK CUR EOF EBADF close
5262 % LocalWords: sync fcloseall void stdlib of feof ferror clearerr ws VFS table
5263 % LocalWords: unlocked fread fwrite size ptr nmemb nelem gcc padding point str
5264 % LocalWords: lock thread fgetc getc getchar dell'overhead unsigned ap process
5265 % LocalWords: getwc fgetwc getwchar wint wchar WEOF putc fputc putchar struct
5266 % LocalWords: SVID getw putw parsing peeking ahead ungetc gets fgets string Di
5267 % LocalWords: overflow Aleph stack fputs puts fgetws fputws getline ssize leak
5268 % LocalWords: realloc value result argument memory getdelim delim printf short
5269 % LocalWords: fprintf sprintf format snprintf variadic long double intmax list
5270 % LocalWords: uintmax ptrdiff vprintf vfprintf vsprintf vsnprintf asprintf lex
5271 % LocalWords: vasprintf strptr dprintf vdprintf print scanf fscanf sscanf flex
5272 % LocalWords: vscanf vfscanf vsscanf bison parser yacc like off VMS whence pos
5273 % LocalWords: lseek ftell fgetpos fpos fseeko ftello fileno Solaris freadable
5274 % LocalWords: fwritable ext freading fwriting buffering setvbuf BUFSIZ setbuf
5275 % LocalWords: IONBF IOLBF IOFBF setbuffer setlinebuf flbf fbufsize flushlbf hh
5276 % LocalWords: fsync fpurge flockfile ftrylockfile funlockfile files fig flags
5277 % LocalWords: locking fsetlocking type virtual operation dentry unistd sys AT
5278 % LocalWords: modification hole functions pathname EEXIST CREAT EINTR attack
5279 % LocalWords: EISDIR EFBIG EOVERFLOW ELOOP NOFOLLOW ENODEV ENOENT ENOTDIR fork
5280 % LocalWords: EMFILE ENAMETOOLONG ENFILE ENOMEM ENOSPC EROFS exec access RDWR
5281 % LocalWords: RDONLY ioctl AND ACCMODE creation Denial Service DoS opendir NFS
5282 % LocalWords: SOURCE LARGEFILE BITS NOCTTY TRUNC SHLOCK shared EXLOCK race SGI
5283 % LocalWords: exclusive condition change ASYNC SIGIO CLOEXEC DIRECT NDELAY EIO
5284 % LocalWords: DSYNC FASYNC IRIX FreeBSD EINVAL client RSYNC creat filedes INCR
5285 % LocalWords: behind shutdown ESPIPE XTND truncate fallocate count EAGAIN log
5286 % LocalWords: timerfd Specification pwrite pread define XOPEN EPIPE SIGPIPE at
5287 % LocalWords: caching cache update bdflush fdatasync fstat oldfd newfd DUPFD
5288 % LocalWords: openat mkdirat mkdir proc ATFILE dirfd FDCWD utimes lutimes uid
5289 % LocalWords: utimensat faccessat fchmodat chmod fchownat chown lchown fstatat
5290 % LocalWords: lstat linkat mknodat mknod readlinkat readlink renameat rename
5291 % LocalWords: symlinkat symlink unlinkat unlink rmdir mkfifoat mkfifo owner is
5292 % LocalWords: gid group FOLLOW REMOVEDIR cmd arg flock SETFD GETFD GETFL SETFL
5293 % LocalWords: GETLK SETLK SETLKW GETOWN PID Signal SIGURG SETOWN GETSIG SETSIG
5294 % LocalWords: sigaction SIGINFO siginfo SETLEASE lease GETLEASE NOTIFY request
5295 % LocalWords: everything framebuffer ENOTTY argp CDROM lsattr chattr magic TID
5296 % LocalWords: number FIOCLEX FIONCLEX FIOASYNC FIONBIO FIOSETOWN FIOGETOWN pid
5297 % LocalWords: FIONREAD epoll FIOQSIZE side effects SAFE BYCALLER QUERY EACCES
5298 % LocalWords: EBUSY OpenBSD syncfs futimes timespec only init ESRCH kill NTPL
5299 % LocalWords: ENXIO NONBLOCK WRONLY EPERM NOATIME ETXTBSY EWOULDBLOCK PGRP SZ
5300 % LocalWords: EFAULT capabilities GETPIPE SETPIPE RESOURCE NFSv InitFile stx
5301 % LocalWords: Documentation Urlich Drepper futimesat times FullWrite major
5302 % LocalWords: futimens fs Tread TMPFILE EDQUOT extN Minix UDF XFS mask all'
5303 % LocalWords: shmem Btrfs ubifs tmpfile fchmod fchown fsetxattr fchdir PF
5304 % LocalWords: fstatfs SIGTTIN EDESTADDRREQ datagram connect seal pag l'I INO
5305 % LocalWords: dirty execveat execve scandirat statx AUTOMOUNT automount DAC
5306 % LocalWords: wrapper EMPTY olddirfd oldpath newdirfd newpath capability ino
5307 % LocalWords: SEARCH flink choot oldirfd NOREPLACE EXCHANGE WHITEOUT union
5308 % LocalWords: renamat syscall whiteout overlay filesytem Live nell' sull'
5309 % LocalWords: statbuf statxbuf IFMT nlink atime mtime fexecve argv envp GET
5310 % LocalWords: blocks STATS btime RESERVED ctime ATTR dev ENOSYS locks SEALS
5311 % LocalWords: timestamp attributes COMPRESSED immutable NODUMP HINT hints
5312 % LocalWords: dump ENCRYPTED rdev all'I dell'I uint cancellation mmap
5314 %%% Local Variables:
5316 %%% TeX-master: "gapil"
5319 % LocalWords: mapping