From: Simone Piccardi Date: Sun, 16 Aug 2009 11:46:40 +0000 (+0000) Subject: Aggiornamenti vari, in particolare sui segnali ed i timer. X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?a=commitdiff_plain;h=8b674096ce07c5809c4b3520fa5b093d25f99ef2;p=gapil.git Aggiornamenti vari, in particolare sui segnali ed i timer. --- diff --git a/filedir.tex b/filedir.tex index 40602cb..7b2e770 100644 --- a/filedir.tex +++ b/filedir.tex @@ -3032,7 +3032,6 @@ vengono mantenute le stesse capacit % http://lwn.net/Articles/211883/ - Un elenco delle delle \textit{capabilities} disponibili su Linux, con una breve descrizione ed il nome delle costanti che le identificano, è riportato in tab.~\ref{tab:proc_capabilities};\footnote{l'elenco presentato questa diff --git a/prochand.tex b/prochand.tex index 9164c66..f3329a8 100644 --- a/prochand.tex +++ b/prochand.tex @@ -151,14 +151,16 @@ fig.~\ref{fig:proc_task_struct}. Come accennato in sez.~\ref{sec:intro_unix_struct} è lo \itindex{scheduler} \textit{scheduler} che decide quale processo mettere in esecuzione; esso viene eseguito ad ogni system call ed ad ogni interrupt,\footnote{più in una serie - di altre occasioni.} (ma può essere anche attivato esplicitamente). Il timer + di altre occasioni.} ma può essere anche attivato esplicitamente. Il timer di sistema provvede comunque a che esso sia invocato periodicamente; generando un interrupt periodico secondo la frequenza specificata dalla costante -\const{HZ},\footnote{fino al kernel 2.4 il valore usuale di questa costante - era 100, per tutte le architetture eccetto l'alpha, per la quale era 1000, - nel 2.6 è stato portato a 1000 su tutte le architetture; occorre fare - attenzione a non confondere questo valore con quello dei - \itindex{clock~tick} \textit{clock tick} (vedi +\const{HZ},\footnote{fino al kernel 2.4 il valore di \const{HZ} era 100 su + tutte le architetture tranne l'alpha, per cui era 1000, nel 2.6 è stato + portato a 1000 su tutte; dal 2.6.13 lo si può impostare in fase di + compilazione del kernel, con un default di 250 e valori possibili di 100, + 250, 1000 e dal 2.6.20 anche 300 (che è divisibile per le frequenze di + refresh della televisione); occorre fare attenzione a non confondere questo + valore con quello dei \itindex{clock~tick} \textit{clock tick} (vedi sez.~\ref{sec:sys_unix_time}).} definita in \file{asm/param.h}, ed il cui valore è espresso in Hertz.\footnote{a partire dal kernel 2.6.21 è stato introdotto (a cura di Ingo Molnar) un meccanismo completamente diverso, diff --git a/signal.tex b/signal.tex index 5cc9c7a..b120698 100644 --- a/signal.tex +++ b/signal.tex @@ -449,7 +449,7 @@ programma al momento della terminazione. Questi segnali sono: % Per questo segnale le cose sono complicate dal fatto che possono esserci % molte diverse eccezioni che \texttt{SIGFPE} non distingue, mentre lo % standard IEEE per le operazioni in virgola mobile definisce varie eccezioni -% aritmetiche e richiede che esse siano notificate. +% aritmetiche e richiede che esse siano notificate. % TODO trovare altre info su SIGFPE e trattare la notifica delle eccezioni \item[\const{SIGILL}] Il nome deriva da \textit{illegal instruction}, @@ -1112,7 +1112,7 @@ In sez.~\ref{sec:sys_unix_time} abbiamo visto che ad ogni processo sono associati tre tempi diversi: il \textit{clock time}, l'\textit{user time} ed il \textit{system time}. Per poterli calcolare il kernel mantiene per ciascun processo tre diversi timer: -\begin{itemize} +\begin{itemize*} \item un \textit{real-time timer} che calcola il tempo reale trascorso (che corrisponde al \textit{clock time}). La scadenza di questo timer provoca l'emissione di \const{SIGALRM}; @@ -1124,7 +1124,7 @@ processo tre diversi timer: system call ad esso relative (che corrisponde a quello che in sez.~\ref{sec:sys_unix_time} abbiamo chiamato \textit{CPU time}). La scadenza di questo timer provoca l'emissione di \const{SIGPROF}. -\end{itemize} +\end{itemize*} Il timer usato da \func{alarm} è il \textit{clock time}, e corrisponde cioè al tempo reale. La funzione come abbiamo visto è molto semplice, ma proprio per @@ -1199,7 +1199,8 @@ caratteristiche dei timer, ed in effetti la stessa \func{alarm}, bench definita direttamente nello standard POSIX.1, può a sua volta essere espressa in termini di \func{setitimer}, come evidenziato dal manuale delle \acr{glibc} \cite{glibc} che ne riporta la definizione mostrata in -fig.~\ref{fig:sig_alarm_def}. +fig.~\ref{fig:sig_alarm_def}.\footnote{questo comporta anche che non è il caso + di mescolare chiamate ad \func{abort} e a \func{setitimer}.} \begin{figure}[!htb] \footnotesize \centering @@ -1211,14 +1212,24 @@ fig.~\ref{fig:sig_alarm_def}. \label{fig:sig_alarm_def} \end{figure} -Si deve comunque tenere presente che la precisione di queste funzioni è -limitata da quella della frequenza del timer di sistema (che nel caso dei PC -significa circa 10~ms). Il sistema assicura comunque che il segnale non sarà -mai generato prima della scadenza programmata (l'arrotondamento cioè è sempre -effettuato per eccesso). - -% TODO: verificare cose è successo con l'introduzione nel kernel con i timer -% ad alta risoluzione +Si deve comunque tenere presente che fino al kernel 2.6.16 la precisione di +queste funzioni era limitata dalla frequenza del timer di sistema,\footnote{il + valore della constante \texttt{HZ}, di cui abbiamo già parlato in + sez.~\ref{sec:proc_hierarchy}.} in quanto le temporizzazioni erano calcolate +in numero di interruzioni del timer (i cosiddetti ''\textit{jiffies}''), ed era +assicurato soltanto che il segnale non sarebbe stato mai generato prima della +scadenza programmata (l'arrotondamento cioè era effettuato per +eccesso).\footnote{questo in realtà non è del tutto vero a causa di un bug, + presente fino al kernel 2.6.12, che in certe circostanze causava l'emissione + del segnale con un arrotondamento per difetto.} L'uso del contatore dei +\textit{jiffies}, un intero a 32 bit, comportava inoltre l'impossibilità di +specificare tempi molto lunghi.\footnote{superiori al valore della costante + \const{MAX\_SEC\_IN\_JIFFIES}, pari, nel caso di default di un valore di + \const{HZ} di 250, a circa 99 giorni e mezzo.} Con il cambiamento della +rappresentazione effettuato nel kernel 2.6.16 questo problema è scomparso e +con l'introduzione dei timer ad alta risoluzione (vedi +sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}) nel kernel 2.6.21 la precisione è diventata +quella fornita dall'hardware disponibile. Una seconda causa di potenziali ritardi è che il segnale viene generato alla scadenza del timer, ma poi deve essere consegnato al processo; se quest'ultimo @@ -1377,25 +1388,38 @@ una precisione fino al nanosecondo. La funzione risolve anche il problema di proseguire l'attesa dopo l'interruzione dovuta ad un segnale; infatti in tal caso in \param{rem} viene -restituito il tempo rimanente rispetto a quanto richiesto inizialmente, e -basta richiamare la funzione per completare l'attesa. +restituito il tempo rimanente rispetto a quanto richiesto +inizialmente,\footnote{con l'eccezione, valida solo nei kernel della serie + 2.4, in cui, per i processi riavviati dopo essere stati fermati da un + segnale, il tempo passato in stato \texttt{T} non viene considerato nel + calcolo della rimanenza.} e basta richiamare la funzione per completare +l'attesa.\footnote{anche qui però occorre tenere presente che i tempi sono + arrotondati, per cui la precisione, per quanto migliore di quella ottenibile + con \func{sleep}, è relativa e in caso di molte interruzioni si può avere + una deriva, per questo esiste la funzione \func{clock\_nanosleep} (vedi + sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}) che permette di specificare un tempo assoluto + anziché un tempo relativo.} Chiaramente, anche se il tempo può essere specificato con risoluzioni fino al nanosecondo, la precisione di \func{nanosleep} è determinata dalla risoluzione temporale del timer di sistema. Perciò la funzione attenderà comunque il tempo specificato, ma prima che il processo possa tornare ad essere eseguito -occorrerà almeno attendere il successivo giro di \itindex{scheduler} scheduler -e cioè un tempo che a seconda dei casi può arrivare fino a 1/\const{HZ}, -(sempre che il sistema sia scarico ed il processa venga immediatamente rimesso -in esecuzione); per questo motivo il valore restituito in \param{rem} è sempre +occorrerà almeno attendere la successiva interruzione del timer di sistema, +cioè un tempo che a seconda dei casi può arrivare fino a 1/\const{HZ}, (sempre +che il sistema sia scarico ed il processa venga immediatamente rimesso in +esecuzione); per questo motivo il valore restituito in \param{rem} è sempre arrotondato al multiplo successivo di 1/\const{HZ}. -In realtà è possibile ottenere anche pause più precise del centesimo di -secondo usando politiche di \itindex{scheduler} scheduling real-time come -\const{SCHED\_FIFO} o \const{SCHED\_RR}; in tal caso infatti il meccanismo di -\itindex{scheduler} scheduling ordinario viene evitato, e si raggiungono pause -fino ai 2~ms con precisioni del $\mu$s. - +Con i kernel della serie 2.4 in realtà era possibile ottenere anche pause più +precise del centesimo di secondo usando politiche di \itindex{scheduler} +scheduling \textit{real-time} come \const{SCHED\_FIFO} o \const{SCHED\_RR}; in +tal caso infatti il calcolo sul numero di interruzioni del timer veniva +evitato utilizzando direttamente un ciclo di attesa con cui si raggiungevano +pause fino ai 2~ms con precisioni del $\mu$s. Questa estensione è stata +rimossa con i kernel della serie 2.6, che consentono una risoluzione più alta +del timer di sistema; inoltre a partire dal kernel 2.6.21, \func{nanosleep} +può avvalersi del supporto dei timer ad alta risoluzione, ottenendo la massima +precisione disponibile sull'hardware della propria macchina. \subsection{Un esempio elementare} @@ -1501,6 +1525,16 @@ questo pu versione di \func{sleep} potrebbe essere quella illustrata in fig.~\ref{fig:sig_sleep_wrong}. +\begin{figure}[!htb] + \footnotesize \centering + \begin{minipage}[c]{15cm} + \includecodesample{listati/sleep_danger.c} + \end{minipage} + \normalsize + \caption{Una implementazione pericolosa di \func{sleep}.} + \label{fig:sig_sleep_wrong} +\end{figure} + Dato che è nostra intenzione utilizzare \const{SIGALRM} il primo passo della nostra implementazione sarà quello di installare il relativo gestore salvando il precedente (\texttt{\small 14-17}). Si effettuerà poi una chiamata ad @@ -1512,16 +1546,6 @@ ritorno del gestore (\texttt{\small 1-9}), si ripristina il gestore originario (\texttt{\small 23-24}) che potrà essere diverso da zero qualora l'interruzione di \func{pause} venisse causata da un altro segnale. -\begin{figure}[!htb] - \footnotesize \centering - \begin{minipage}[c]{15cm} - \includecodesample{listati/sleep_danger.c} - \end{minipage} - \normalsize - \caption{Una implementazione pericolosa di \func{sleep}.} - \label{fig:sig_sleep_wrong} -\end{figure} - Questo codice però, a parte il non gestire il caso in cui si è avuta una precedente chiamata a \func{alarm} (che si è tralasciato per brevità), presenta una pericolosa \itindex{race~condition} \textit{race condition}. @@ -1811,6 +1835,14 @@ rispettivamente attraverso i campi \var{sa\_sigaction} o grado di ricevere informazioni più dettagliate dal sistema, attraverso la struttura \struct{siginfo\_t}, riportata in fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}. +Installando un gestore di tipo \var{sa\_sigaction} diventa allora possibile +accedere alle informazioni restituite attraverso il puntatore a questa +struttura. Tutti i segnali impostano i campi \var{si\_signo}, che riporta il +numero del segnale ricevuto, \var{si\_errno}, che riporta, quando diverso da +zero, il codice dell'errore associato al segnale, e \var{si\_code}, che viene +usato dal kernel per specificare maggiori dettagli riguardo l'evento che ha +causato l'emissione del segnale. + \begin{figure}[!htb] \footnotesize \centering \begin{minipage}[c]{15cm} @@ -1821,14 +1853,6 @@ struttura \struct{siginfo\_t}, riportata in fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}. \label{fig:sig_siginfo_t} \end{figure} -Installando un gestore di tipo \var{sa\_sigaction} diventa allora possibile -accedere alle informazioni restituite attraverso il puntatore a questa -struttura. Tutti i segnali impostano i campi \var{si\_signo}, che riporta il -numero del segnale ricevuto, \var{si\_errno}, che riporta, quando diverso da -zero, il codice dell'errore associato al segnale, e \var{si\_code}, che viene -usato dal kernel per specificare maggiori dettagli riguardo l'evento che ha -causato l'emissione del segnale. - In generale \var{si\_code} contiene, per i segnali generici, per quelli real-time e per tutti quelli inviati tramite da un processo con \func{kill} o affini, le informazioni circa l'origine del segnale stesso, ad esempio se @@ -1837,6 +1861,15 @@ espresso come una costante,\footnote{le definizioni di tutti i valori possibili si trovano in \file{bits/siginfo.h}.} ed i valori possibili in questo caso sono riportati in tab.~\ref{tab:sig_sa_code_generic}. +Nel caso di alcuni segnali però il valore di \var{si\_code} viene usato per +fornire una informazione specifica relativa alle motivazioni della ricezione +dello stesso; ad esempio i vari segnali di errore (\const{SIGILL}, +\const{SIGFPE}, \const{SIGSEGV} e \const{SIGBUS}) lo usano per fornire +maggiori dettagli riguardo l'errore, come il tipo di errore aritmetico, di +istruzione illecita o di violazione di memoria; mentre alcuni segnali di +controllo (\const{SIGCHLD}, \const{SIGTRAP} e \const{SIGPOLL}) forniscono +altre informazioni specifiche. + \begin{table}[!htb] \footnotesize \centering @@ -1868,18 +1901,9 @@ questo caso sono riportati in tab.~\ref{tab:sig_sa_code_generic}. \label{tab:sig_sa_code_generic} \end{table} -\footnotetext[17]{introdotto con il kernel 2.6.6.} +\footnotetext[24]{introdotto con il kernel 2.6.6.} \footnotetext{introdotto con il kernel 2.4.19.} -Nel caso di alcuni segnali però il valore di \var{si\_code} viene usato per -fornire una informazione specifica relativa alle motivazioni della ricezione -dello stesso; ad esempio i vari segnali di errore (\const{SIGILL}, -\const{SIGFPE}, \const{SIGSEGV} e \const{SIGBUS}) lo usano per fornire -maggiori dettagli riguardo l'errore, come il tipo di errore aritmetico, di -istruzione illecita o di violazione di memoria; mentre alcuni segnali di -controllo (\const{SIGCHLD}, \const{SIGTRAP} e \const{SIGPOLL}) forniscono -altre informazioni specifiche. - In questo caso il valore del campo \var{si\_code} deve essere verificato nei confronti delle diverse costanti previste per ciascuno di detti segnali;\footnote{dato che si tratta di una costante, e non di una maschera @@ -1954,7 +1978,7 @@ valori eventualmente presenti dipendono dal segnale, cos segnali real-time (vedi sez.~\ref{sec:sig_real_time}) inviati tramite \func{kill} avvalorano \var{si\_pid} e \var{si\_uid} coi valori corrispondenti al processo che ha emesso il segnale, \const{SIGCHLD} avvalora anche i campi -\const{si\_status}, \const{si\_utime} and \const{si\_stime} che indicano +\const{si\_status}, \const{si\_utime} e \const{si\_stime} che indicano rispettivamente lo stato di uscita, l'\textit{user time} e il \textit{system time} (vedi sez.~\ref{sec:sys_cpu_times}) usati dal processo; \const{SIGILL}, \const{SIGFPE}, \const{SIGSEGV} e \const{SIGBUS} avvalorano @@ -2139,7 +2163,7 @@ presenta neanche questa necessit \caption{Una implementazione completa di \func{sleep}.} \label{fig:sig_sleep_ok} \end{figure} - + Per evitare i problemi di interferenza con gli altri segnali in questo caso non si è usato l'approccio di fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete} evitando l'uso di \func{longjmp}. Come in precedenza il gestore (\texttt{\small 27-30}) @@ -2163,11 +2187,11 @@ In questo modo non sono pi assolutamente generale e può essere applicato a qualunque altra situazione in cui si deve attendere per un segnale, i passi sono sempre i seguenti: \begin{enumerate*} -\item Leggere la maschera dei segnali corrente e bloccare il segnale voluto +\item leggere la maschera dei segnali corrente e bloccare il segnale voluto con \func{sigprocmask}; -\item Mandare il processo in attesa con \func{sigsuspend} abilitando la +\item mandare il processo in attesa con \func{sigsuspend} abilitando la ricezione del segnale voluto; -\item Ripristinare la maschera dei segnali originaria. +\item ripristinare la maschera dei segnali originaria. \end{enumerate*} Per quanto possa sembrare strano bloccare la ricezione di un segnale per poi riabilitarla immediatamente dopo, in questo modo si evita il @@ -2210,16 +2234,16 @@ possibile fare usare al sistema un altro \itindex{stack} \textit{stack} solo durante l'esecuzione di un gestore. L'uso di uno \textit{stack} alternativo è del tutto trasparente ai gestori, occorre però seguire una certa procedura: -\begin{enumerate} -\item Allocare un'area di memoria di dimensione sufficiente da usare come +\begin{enumerate*} +\item allocare un'area di memoria di dimensione sufficiente da usare come \textit{stack} alternativo; -\item Usare la funzione \func{sigaltstack} per rendere noto al sistema +\item usare la funzione \func{sigaltstack} per rendere noto al sistema l'esistenza e la locazione dello \textit{stack} alternativo; -\item Quando si installa un gestore occorre usare \func{sigaction} +\item quando si installa un gestore occorre usare \func{sigaction} specificando il flag \const{SA\_ONSTACK} (vedi tab.~\ref{tab:sig_sa_flag}) per dire al sistema di usare lo \textit{stack} alternativo durante l'esecuzione del gestore. -\end{enumerate} +\end{enumerate*} In genere il primo passo viene effettuato allocando un'opportuna area di memoria con \code{malloc}; in \file{signal.h} sono definite due costanti, @@ -2312,9 +2336,9 @@ modificarlo con \func{sigprocmask}. Resta quindi il problema di cosa succede alla maschera dei segnali quando si esce da un gestore usando questa funzione. Il comportamento dipende -dall'implementazione; in particolare BSD prevede che sia ripristinata la -maschera dei segnali precedente l'invocazione, come per un normale ritorno, -mentre System V no. +dall'implementazione; in particolare la semantica usata da BSD prevede che sia +ripristinata la maschera dei segnali precedente l'invocazione, come per un +normale ritorno, mentre quella usata da System V no. Lo standard POSIX.1 non specifica questo comportamento per \func{setjmp} e \func{longjmp}, ed il comportamento delle \acr{glibc} dipende da quale delle @@ -2365,7 +2389,7 @@ segnali la stessa funzione che dal segnale \index{funzioni!sicure|(} Il concetto è comunque più generale e porta ad una distinzione fra quelle che -che POSIX chiama \textsl{funzioni insicure} (\textit{n'Usane function}) e +che POSIX chiama \textsl{funzioni insicure} (\textit{unsafe function}) e \textsl{funzioni sicure} (\textit{safe function}); quando un segnale interrompe una funzione insicura ed il gestore chiama al suo interno una funzione insicura il sistema può dare luogo ad un comportamento indefinito. @@ -2445,11 +2469,11 @@ di segnali ed eventi attraverso l'uso di file descriptor. \label{sec:sig_real_time} Lo standard POSIX.1b, nel definire una serie di nuove interfacce per i servizi -real-time, ha introdotto una estensione del modello classico dei segnali che -presenta dei significativi miglioramenti,\footnote{questa estensione è stata - introdotta in Linux a partire dal kernel 2.1.43(?), e dalle \acr{glibc} - 2.1(?).} in particolare sono stati superati tre limiti fondamentali dei -segnali classici: +\textit{real-time}, ha introdotto una estensione del modello classico dei +segnali che presenta dei significativi miglioramenti,\footnote{questa + estensione è stata introdotta in Linux a partire dal kernel 2.1.43, e dalle + \acr{glibc} 2.1.} in particolare sono stati superati tre limiti fondamentali +dei segnali classici: \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}} \item[I segnali non sono accumulati] se più segnali vengono generati prima dell'esecuzione di un gestore @@ -2465,10 +2489,10 @@ segnali classici: certi segnali ha la precedenza rispetto ad altri. \end{basedescript} -Per poter superare queste limitazioni lo standard ha introdotto delle nuove -caratteristiche, che sono state associate ad una nuova classe di segnali, che -vengono chiamati \textsl{segnali real-time}, in particolare le funzionalità -aggiunte sono: +Per poter superare queste limitazioni lo standard POSIX.1b ha introdotto delle +nuove caratteristiche, che sono state associate ad una nuova classe di +segnali, che vengono chiamati \textsl{segnali real-time}, in particolare le +funzionalità aggiunte sono: \begin{enumerate} \item i segnali sono inseriti in una coda che permette di consegnare istanze @@ -2484,21 +2508,28 @@ aggiunte sono: \var{sa\_sigaction}. \end{enumerate} -Queste nuove funzionalità (eccetto l'ultima, che, come vedremo, è parzialmente -disponibile anche con i segnali ordinari) si applicano solo ai nuovi segnali -real-time; questi ultimi sono accessibili in un range di valori specificati -dalle due macro \const{SIGRTMIN} e \const{SIGRTMAX},\footnote{in Linux di - solito (cioè sulla piattaforma i386) il primo valore è 33, ed il secondo - \code{\_NSIG-1}, che di norma è 64, per un totale di 32 segnali disponibili, - contro gli almeno 8 richiesti da POSIX.1b.} che specificano il numero minimo -e massimo associato ad un segnale real-time. +Tutte queste nuove funzionalità eccetto l'ultima, che, come illustrato in +sez.~\ref{sec:sig_sigaction}, è disponibile anche con i segnali ordinari, si +applicano solo ai nuovi segnali \textit{real-time}; questi ultimi sono +accessibili in un intervallo di valori specificati dalle due costanti +\const{SIGRTMIN} e \const{SIGRTMAX},\footnote{in Linux di solito (cioè sulla + piattaforma i386) il primo valore è 33, ed il secondo \code{\_NSIG-1}, che + di norma è 64, per un totale di 32 segnali disponibili, contro gli almeno 8 + richiesti da POSIX.1b.} che specificano il numero minimo e massimo associato +ad un segnale real-time. + +% TODO rivedere secondo man 7 signal con le informazioni aggiornate sul numero +% di segnali real-time disponibili I segnali con un numero più basso hanno una priorità maggiore e vengono -consegnati per primi, inoltre i segnali real-time non possono interrompere -l'esecuzione di un gestore di un segnale a priorità più alta; la loro azione -predefinita è quella di terminare il programma. I segnali ordinari hanno -tutti la stessa priorità, che è più alta di quella di qualunque segnale -real-time. +consegnati per primi, inoltre i segnali \textit{real-time} non possono +interrompere l'esecuzione di un gestore di un segnale a priorità più alta; la +loro azione predefinita è quella di terminare il programma. I segnali +ordinari hanno tutti la stessa priorità, che è più alta di quella di qualunque +segnale \textit{real-time}.\footnote{lo standard non definisce niente al + riguardo ma Linux, come molte altre implementazioni, adotta questa + politica.} + Si tenga presente che questi nuovi segnali non sono associati a nessun evento specifico, a meno di non utilizzarli in meccanismi di notifica come quelli per @@ -2518,18 +2549,19 @@ trattazione dei gestori in forma estesa. In particolare i campi utilizzati dai segnali real-time sono \var{si\_pid} e \var{si\_uid} in cui vengono memorizzati rispettivamente il \acr{pid} e l'user-ID effettivo del processo che ha inviato il segnale, mentre per la -restituzione dei dati viene usato il campo \var{si\_value}. +restituzione dei dati viene usato il campo \var{si\_value}. Questo è una \ctyp{union} di tipo \struct{sigval\_t} (la sua definizione è in fig.~\ref{fig:sig_sigval}) in cui può essere memorizzato o un valore numerico, se usata nella forma \var{sival\_int}, o un indirizzo, se usata nella forma \var{sival\_ptr}. L'unione viene usata dai segnali real-time e da vari meccanismi di notifica\footnote{un campo di tipo \struct{sigval\_t} è presente - anche nella struttura \struct{sigevent} che viene usata dai meccanismi di - notifica come quelli per l'I/O asincrono (vedi - sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o le code di messaggi POSIX (vedi - sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}).} per restituire dati al gestore del segnale; in -alcune definizioni essa viene identificata anche come \code{union sigval}. + anche nella struttura \struct{sigevent} (definita in + fig.~\ref{fig:file_sigevent}) che viene usata dai meccanismi di notifica + come quelli per l'I/O asincrono (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o + le code di messaggi POSIX (vedi sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}).} per +restituire dati al gestore del segnale; in alcune definizioni essa viene +identificata anche come \code{union sigval}. \begin{figure}[!htb] \footnotesize \centering @@ -2542,9 +2574,9 @@ alcune definizioni essa viene identificata anche come \code{union sigval}. \end{figure} A causa delle loro caratteristiche, la funzione \func{kill} non è adatta ad -inviare segnali real-time, poiché non è in grado di fornire alcun valore -per \struct{sigval\_t}; per questo motivo lo standard ha previsto una nuova -funzione, \funcd{sigqueue}, il cui prototipo è: +inviare segnali \textit{real-time}, poiché non è in grado di fornire alcun +valore per \struct{sigval\_t}; per questo motivo lo standard ha previsto una +nuova funzione, \funcd{sigqueue}, il cui prototipo è: \begin{prototype}{signal.h} {int sigqueue(pid\_t pid, int signo, const sigval\_t value)} @@ -2745,13 +2777,14 @@ riceverlo fra due chiamate successive. % LocalWords: sysconf tcdrain tcflow tcflush tcgetattr tcgetgrp tcsendbreak % LocalWords: tcsetattr tcsetpgrp getoverrun times umask uname unlink utime % LocalWords: write sival SIVGTALRM NOCLDWAIT MESGQ ASYNCIO TKILL tkill tgkill +% LocalWords: ILL ILLOPC ILLOPN ILLADR ILLTRP PRVOPC PRVREG COPROC BADSTK FPE +% LocalWords: INTDIV INTOVF FLTDIV FLTOVF FLTUND underflow FLTRES FLTINV SEGV +% LocalWords: FLTSUB MAPERR ACCERR ADRALN ADRERR OBJERR BRKPT CLD EXITED MSG +% LocalWords: KILLED DUMPED TRAPPED STOPPED CONTINUED PRI HUP SigFunc jiffies +% LocalWords: SEC %%% Local Variables: %%% mode: latex %%% TeX-master: "gapil" %%% End: -% LocalWords: ILL ILLOPC ILLOPN ILLADR ILLTRP PRVOPC PRVREG COPROC BADSTK FPE -% LocalWords: INTDIV INTOVF FLTDIV FLTOVF FLTUND underflow FLTRES FLTINV SEGV -% LocalWords: FLTSUB MAPERR ACCERR ADRALN ADRERR OBJERR BRKPT CLD EXITED MSG -% LocalWords: KILLED DUMPED TRAPPED STOPPED CONTINUED PRI HUP SigFunc