From: Simone Piccardi Date: Sat, 22 Dec 2001 18:11:14 +0000 (+0000) Subject: Correzioni varie e riscrittura di parte del capitolo 2 X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?a=commitdiff_plain;h=8adf4f92973a386429c44349c48bfa1812915fb7;p=gapil.git Correzioni varie e riscrittura di parte del capitolo 2 --- diff --git a/filestd.tex b/filestd.tex index 582f696..a106ff5 100644 --- a/filestd.tex +++ b/filestd.tex @@ -334,7 +334,7 @@ una operazione nominalmente nulla come \func{fseek(file, 0, SEEK\_CUR)} sufficiente a garantire la sincronizzazione. Una volta aperto lo stream, si può cambiare la modalità di bufferizzazione -(vedi \secref{sec:file_buffering_ctrl}) fintanto che non si è effettuato +(si veda \secref{sec:file_buffering_ctrl}) fintanto che non si è effettuato alcuna operazione di I/O sul file. Uno stream viene chiuso con la funzione \func{fclose} il cui prototipo è: @@ -348,12 +348,12 @@ Uno stream viene chiuso con la funzione \func{fclose} il cui prototipo \func{fflush}).} \end{prototype} -La funzione effettua uno scarico di tutti i dati presenti nei buffer di -uscita e scarta tutti i dati in ingresso, se era stato allocato un -buffer per lo stream questo verrà rilasciato. La funzione effettua lo -scarico solo per i dati presenti nei buffer in user space usati dalle -\acr{glibc}; se si vuole essere sicuri che il kernel forzi la scrittura -su disco occorrerà effettuare una \func{sync}. +La funzione effettua lo scarico di tutti i dati presenti nei buffer di uscita +e scarta tutti i dati in ingresso; se era stato allocato un buffer per lo +stream questo verrà rilasciato. La funzione effettua lo scarico solo per i +dati presenti nei buffer in user space usati dalle \acr{glibc}; se si vuole +essere sicuri che il kernel forzi la scrittura su disco occorrerà effettuare +una \func{sync} (vedi \secref{sec:file_sync}). Linux supporta, come estensione implementata dalle \acr{glibc}, anche una altra funzione, \func{fcloseall}, che serve a chiudere tutti i file, il suo @@ -1013,11 +1013,12 @@ generale essa \end{center} in cui i valori opzionali sono indicati fra parentesi, e prevedono la presenza, in questo ordine, di: uno specificatore per il parametro da usare -(terminato da un \cmd{\$}, uno o più flag (riassunti in \tabref{}) che -controllano il formato di stampa della conversione (riassunti in \tabref{}), -uno specificatore di larghezza, eventualmente seguito (per i numeri in virgola -mobile) da un specificatore di precisione, uno specificatore del tipo di dato -(che ne indica la lunghezza). +(terminato da un \cmd{\$}, uno o più flag (riassunti in +\tabref{tab:file_format_flag}) che controllano il formato di stampa della +conversione (riassunti in \tabref{tab:file_format_type}), uno specificatore di +larghezza, eventualmente seguito (per i numeri in virgola mobile) da un +specificatore di precisione, uno specificatore del tipo di dato (che ne indica +la lunghezza). \begin{table}[htb] \centering diff --git a/gapil.tex b/gapil.tex index 0224d0d..916b47b 100644 --- a/gapil.tex +++ b/gapil.tex @@ -1,4 +1,4 @@ -%% +%% %% GaPiL : Guida alla Programmazione in Linux %% %% S. Piccardi Oct. 2000 diff --git a/process.tex b/process.tex index 93ac411..932b80d 100644 --- a/process.tex +++ b/process.tex @@ -23,14 +23,9 @@ programma: si possono avere pi ciascun processo vedrà la sua copia del codice (in realtà il kernel fa si che tutte le parti uguali siano condivise), avrà un suo spazio di indirizzi, variabili proprie e sarà eseguito in maniera completamente indipendente da -tutti gli altri. - -Anche quando all'interno di un programma possono essere presenti più -\textsl{filoni} di esecuzione (i cosiddetti \textit{thread}), o questo possa -essere composto da moduli multipli completamente separati, quando questo sarà -posto in esecuzione esso apparirà al sistema come un solo processo (il -discorso dei \textit{thread} comunque in Linux necessita di una trattazione a -parte per la peculiarità dell'implementazione). +tutti gli altri\footnote{questo non è del tutto vero nel caso di un programma + \textit{multi-thread}, ma sulla gestione dei \textit{thread} in Linux + torneremo più avanti}. \subsection{La funzione \func{main}} @@ -68,64 +63,60 @@ se si vogliono scrivere programmi portabili \subsection{Come chiudere un programma} \label{sec:proc_conclusion} -La via normale per la quale un programma finisce è quando la funzione -\func{main} ritorna, una modalità equivalente di conclusione è quella di -chiamare direttamente la funzione \func{exit} (che viene comunque chiamata -dalla routine di avvio del programma quando la funzione \func{main} ritorna). -Una forma alternativa è quella di chiamare direttamente la system call -\func{\_exit} che passa il controllo direttamente al kernel. +Normalmente un programma finisce è quando la funzione \func{main} ritorna, una +modalità equivalente di concludere il programma è quella di chiamare +direttamente la funzione \func{exit} (che viene comunque chiamata +automaticamente quando \func{main} ritorna). Una forma alternativa è quella +di chiamare direttamente la system call \func{\_exit}, che restituisce il +controllo direttamente alla routine di conclusione dei processi del kernel. Oltre alla conclusione ``normale'' esiste anche la possibilità di una -conclusione ``anomala'' del programma a causa di segnali o della chiamata alla -funzione \func{abort} (che comunque genera un segnale che termina il -programma); torneremo su questo in \secref{sec:proc_termination}. - -Il valore di ritorno della funzione main, o quello usato nelle chiamate ad -\func{exit} e \func{\_exit}, viene chiamato \textit{exit status} e passato -al processo padre che aveva lanciato il programma (in genere la shell). In -generale si usa questo valore per fornire un'informazione generica sulla -riuscita o il fallimento del programma; l'informazione è necessariamente -generica, ed il valore deve essere compreso fra 0 e 255. - -In generale si usa la convenzione di restituire 0 in caso di successo e 1 in -caso di fallimento, i programmi che effettuano dei confronti (come -\cmd{diff}) usano invece una notazione leggermente diversa, usando 0 per -indicare la corrispondenza, 1 per indicare la non corrispondenza e 2 per -indicare l'incapacità di effettuare il confronto. È opportuno adottare una di -queste convenzioni a seconda dei casi. Si tenga presente che se si raggiunge -la fine della funzione \func{main} senza ritornare esplicitamente si ha un -valore di uscita indefinito, è pertanto consigliabile di concludere sempre in -maniera esplicita detta funzione. - -Una altra convenzione riserva i valori da 128 in su per usi speciali, ad +conclusione ``anomala'' del programma a causa della ricezione di un segnale +(si veda \capref{cha:signals}) o della chiamata alla funzione \func{abort}; +torneremo su questo in \secref{sec:proc_termination}. + +Il valore di ritorno della funzione \func{main}, o quello usato nelle chiamate +ad \func{exit} e \func{\_exit}, viene chiamato \textsl{stato di uscita} (o +\textit{exit status}) e passato al processo padre che aveva lanciato il +programma (in genere la shell). In generale si usa questo valore per fornire +informazioni sulla riuscita o il fallimento del programma; l'informazione è +necessariamente generica, ed il valore deve essere compreso fra 0 e 255. + +La convenzione in uso pressoché universale è quella di restituire 0 in caso di +successo e 1 in caso di fallimento; l'unica eccezione è per i programmi che +effettuano dei confronti (come \cmd{diff}), che usano 0 per indicare la +corrispondenza, 1 per indicare la non corrispondenza e 2 per indicare +l'incapacità di effettuare il confronto. È opportuno adottare una di queste +convenzioni a seconda dei casi. Si tenga presente che se si raggiunge la fine +della funzione \func{main} senza ritornare esplicitamente si ha un valore di +uscita indefinito, è pertanto consigliabile di concludere sempre in maniera +esplicita detta funzione. + +Una altra convenzione riserva i valori da 128 a 256 per usi speciali: ad esempio 128 viene usato per indicare l'incapacità di eseguire un altro -programma in un sottoprocesso. Benché anche questa convenzione non sia +programma in un sottoprocesso. Benché questa convenzione non sia universalmente seguita è una buona idea tenerne conto. -Si tenga presente inoltre che non è una buona idea usare il valore dell'errore -restituito dalla variabile \var{errno} come stato di uscita, in generale -una shell non si cura di tutto questo e comunque il valore dello stato di -uscita è sempre troncato ad 8 bit, per cui si potrebbe incorrere nel caso in -cui l'errore 256, diventando zero, verrebbe interpretato come un successo. In -\file{stdlib.h} sono definite due macro \macro{EXIT\_SUCCESS} e -\macro{EXIT\_FAILURE}, che in Linux sono poste rispettivamente ai valori 0 e -1 (di tipo \type{int}), seguendo lo standard POSIX. +Si tenga presente inoltre che non è una buona idea usare il codice di errore +restituito dalla variabile \var{errno} (per i dettagli si veda +\secref{sec:sys_errors}) come stato di uscita. In generale infatti una shell +non si cura del valore se non per vedere se è diverso da zero; inoltre il +valore dello stato di uscita è sempre troncato ad 8 bit, per cui si potrebbe +incorrere nel caso in cui restituendo un codice di errore 256, si otterrebbe +uno stato di uscita uguale a zero, che verrebbe interpretato come un successo. -Infine occorre distinguere fra lo stato di uscita di un programma -(l'\textit{exit status}) e lo stato di conclusione di un processo (il -\textit{termination status}), abbiamo già accennato infatti che è comunque -possibile un processo possa essere terminato (da un segnale) prima che il -programma in esecuzione si sia concluso. In caso di conclusione normale del -programma però lo stato di uscita diventa parte dello stato di conclusione del -processo (vedi \secref{sec:proc_termination}). +In \file{stdlib.h} sono definite, seguendo lo standard POSIX, le due macro +\macro{EXIT\_SUCCESS} e \macro{EXIT\_FAILURE}, da usare sempre per specificare +lo stato di uscita di un processo. In Linux esse sono poste rispettivamente ai +valori di tipo \type{int} 0 e 1. \subsection{Le funzioni \func{exit} e \func{\_exit}} \label{sec:proc_exit} -Come accennato funzioni per l'uscita ``normale'' da un programma sono due, la -prima è la funzione \func{exit} che è definita dallo standard ANSI C; il -prototipo della funzione è il seguente: +Come accennato le funzioni usate per effettuare una uscita ``normale'' da un +programma sono due, la prima è la funzione \func{exit} che è definita dallo +standard ANSI C; ed il cui prototipo è: \begin{prototype}{stdlib.h}{void exit(int status)} Causa la conclusione ordinaria del programma restituendo il valore \var{status} al processo padre. @@ -133,53 +124,52 @@ prototipo della funzione \bodydesc{La funzione non ritorna. Il processo viene terminato.} \end{prototype} -La funzione \func{exit} è pensata per una conclusione pulita di un programma -che usa le librerie standard del C; essa esegue tutte le funzioni che sono -state registrate con \func{atexit} e \func{on\_exit} (vedi -\secref{sec:proc_atexit}), e chiude tutti gli stream di I/O effettuando il +La funzione \func{exit} è pensata per eseguire una conclusione pulita di un +programma che usi le librerie standard del C; essa esegue tutte le funzioni +che sono state registrate con \func{atexit} e \func{on\_exit} (vedi +\secref{sec:proc_atexit}), e chiude tutti gli stream effettuando il salvataggio dei dati sospesi (chiamando \func{fclose}, vedi -\secref{sec:file_fclose}), infine ripassa il controllo al kernel chiamando -\func{\_exit} e passando il valore \var{status} come stato di uscita. +\secref{sec:file_fopen}), infine passa il controllo al kernel chiamando +\func{\_exit} e passando \param{status} come stato di uscita. -La system call \func{\_exit} restituisce direttamente il controllo al -kernel, concludendo immediatamente il processo, le eventuali funzioni -registrate con \func{atexit} e \func{on\_exit} non vengono eseguite. Il -prototipo della funzione è il seguente: +La system call \func{\_exit} restituisce direttamente il controllo al kernel, +concludendo immediatamente il processo; i dati sospesi nei buffer degli stream +non vengono salvati e le eventuali funzioni registrate con \func{atexit} e +\func{on\_exit} non vengono eseguite. Il prototipo della funzione è: \begin{prototype}{unistd.h}{void \_exit(int status)} - Causa la conclusione immediata del programma restituendo il valore - \var{status} al processo padre. + Causa la conclusione immediata del programma restituendo \param{status} al + processo padre come stato di uscita. \bodydesc{La funzione non ritorna. Il processo viene terminato.} \end{prototype} La funzione chiude tutti i file descriptor appartenenti al processo (si tenga presente che questo non comporta il salvataggio dei dati bufferizzati degli -stream), fa si che ogni figlio del processo sia ereditato da \cmd{init} -(vedi \secref{cha:process_handling}), manda un segnale \macro{SIGCHLD} al -processo padre (vedi \ref{sec:sig_job_control}) ed infine ritorna lo stato di -uscita specificato in \var{status} che può essere raccolto usando la -funzione \func{wait} (vedi \secref{sec:proc_wait}). +stream), fa si che ogni figlio del processo sia ereditato da \cmd{init} (vedi +\secref{cha:process_handling}), manda un segnale \macro{SIGCHLD} al processo +padre (vedi \secref{sec:sig_job_control}) ed infine ritorna lo stato di uscita +specificato in \param{status} che può essere raccolto usando la funzione +\func{wait} (vedi \secref{sec:proc_wait}). \subsection{Le funzioni \func{atexit} e \func{on\_exit}} \label{sec:proc_atexit} -Come accennato l'uso di \func{exit} al posto della \func{\_exit} è fatto -principalmente per permettere una uscita pulita dalle funzioni delle librerie -standard del C (in particolare per quel che riguarda la chiusura degli -stream). - -Quando si realizza una libreria da usare in varie applicazioni può essere -perciò utile evitare di richiedere di chiamare esplicitamente un funzione di -uscita che esegua tutte le operazioni di pulizia prima di uscire (come quella -di salvare eventuali dati sospesi). È invece molto meno soggetto ad errori e -completamente trasparente all'utente poter effettuare una chiamata automatica -di una funzione che effettui tali operazioni all'uscita dal programma. - -A questo scopo lo standard ANSI C prevede la possibilità di registrare un -certo numero funzioni che verranno eseguite all'uscita dal programma (sia per -la chiamata ad \func{exit} che per il ritorno di \func{main}). La prima -funzione che si può utilizzare a tal fine è: +Una esigenza comune che si incontra nella programmazione è quella di dover +effettuare una serie di operazioni di pulizia (ad esempio salvare dei dati, +ripristinare dei settaggi, eliminare dei file temporanei, ecc.) prima della +conclusione di un programma. In genere queste operazioni vengono fatte in una +apposita sezione del programma, ma quando si realizza una libreria diventa +antipatico dover richiedere una chiamata esplicita ad una funzione di pulizia +al programmatore che la utilizza. + +È invece molto meno soggetto ad errori, e completamente trasparente +all'utente, avere la possibilità di effettuare automaticamente la chiamata ad +una funzione che effettui tali operazioni all'uscita dal programma. A questo +scopo lo standard ANSI C prevede la possibilità di registrare un certo numero +funzioni che verranno eseguite all'uscita dal programma (sia per la chiamata +ad \func{exit} che per il ritorno di \func{main}). La prima funzione che si +può utilizzare a tal fine è: \begin{prototype}{stdlib.h}{void atexit(void (*function)(void))} Registra la funzione \param{function} per essere chiamata all'uscita dal programma. @@ -187,15 +177,17 @@ funzione che si pu \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di fallimento, \var{errno} non viene settata.} \end{prototype} - -La funzione richiede come argomento l'indirizzo della opportuna da chiamare -all'uscita che non deve prendere argomenti e non deve ritornare niente. Una -estensione di \func{atexit} è la funzione \func{on\_exit} (che la glibc -include per compatibilità con SunOS e che non è detto sia definita su altri -sistemi), il cui prototipo è: +\noindent la funzione richiede come argomento l'indirizzo della opportuna +funzione di pulizia da chiamare all'uscita, che non deve prendere argomenti e +non deve ritornare niente (deve essere essere cioè definita come \func{void + function(void)}). + +Una estensione di \func{atexit} è la funzione \func{on\_exit}, che le +\acr{glibc} includono per compatibilità con SunOS, ma che non è detto sia +definita su altri sistemi; il suo prototipo è: \begin{prototype}{stdlib.h} {void on\_exit(void (*function)(int status, void *arg), void *arg)} - Registra la funzione \var{function} per essere chiamata all'uscita dal + Registra la funzione \param{function} per essere chiamata all'uscita dal programma. Tutte le funzioni registrate vengono chiamate in ordine inverso rispetto a quello di registrazione. @@ -206,7 +198,8 @@ sistemi), il cui prototipo In questo caso la funzione da chiamare prende due parametri, il primo dei quali sarà inizializzato allo stato di uscita con cui è stata chiamata \func{exit} ed il secondo al puntatore generico specificato come secondo -argomento nella chiamata di \func{on\_exit}. +argomento nella chiamata di \func{on\_exit}. Così diventa possibile passare +dei dati alla funzione di chiusura. Nella sequenza di chiusura tutte le funzioni registrate verranno chiamate in ordine inverso rispetto a quello di registrazione (ed una stessa funzione @@ -219,17 +212,17 @@ stream aperti, infine verr Data l'importanza dell'argomento è opportuno sottolineare ancora una volta che in un sistema unix l'unico modo in cui un programma può essere eseguito dal -kernel è attraverso la chiamata alla system call \func{execve} (in genere -attraverso una delle funzioni \func{exec} che vedremo in +kernel è attraverso la chiamata alla system call \func{execve} (o attraverso +una delle funzioni della famiglia \func{exec} che vedremo in \secref{sec:proc_exec}). Allo stesso modo l'unico modo in cui un programma può concludere volontariamente la sua esecuzione è attraverso una chiamata alla system call -\func{\_exit} sia esplicitamente o che in maniera indiretta attraverso l'uso -di \func{exit} o il ritorno della funzione \func{main}. +\func{\_exit}, o esplicitamente, o in maniera indiretta attraverso l'uso di +\func{exit} o il ritorno di \func{main}. -Lo schema delle modalità con cui si avvia e conclude normalmente un programma -è riportato in \nfig. +Uno schema riassuntivo che illustra le modalità con cui si avvia e conclude +normalmente un programma è riportato in \nfig. \begin{figure}[htb] \centering @@ -238,45 +231,47 @@ Lo schema delle modalit \label{fig:proc_prog_start_stop} \end{figure} - Si ricordi infine che un programma può anche essere interrotto dall'esterno attraverso l'uso di un segnale (modalità di conclusione non mostrata in -\curfig); torneremo su questo aspetto in \secref{cha:signals}. +\curfig); torneremo su questo aspetto in \capref{cha:signals}. \section{I processi e l'uso della memoria} \label{sec:proc_memory} -Una delle risorse base che ciascun processo ha a disposizione è la memoria, ed -uno degli aspetti più complessi di un sistema unix (ed in particolar modo di -Linux) è appunto la gestione della memoria. Qui ci occuperemo però di come la -memoria viene vista dal punto di vista di un programma in esecuzione in un -processo. +Una delle risorse base che ciascun processo ha a disposizione è la memoria, e +la gestione della memoria è appunto uno degli aspetti più complessi di un +sistema unix-like. In questa sezione, dopo una breve introduzione ai concetti +base, esamineremo come la memoria viene vista da parte di un programma in +esecuzione, e le varie funzioni utilizzabili per la sua gestione. \subsection{I concetti generali} \label{sec:proc_mem_gen} Ci sono vari modi in cui i vari sistemi organizzano la memoria (ed i dettagli -di basso livello dipendono in maniera diretta dall'architettura -dell'hardware), ma quello più tipico, usato da unix (e da Linux) è quello di -assegnare ad ogni processo uno spazio virtuale di indirizzamento lineare in -cui gli indirizzi vanno da zero ad un qualche valore massimo (nel caso di -Linux fino al kernel 2.2 detto massimo era per macchine a 32bit di 2Gb, con il -kernel 2.4 il limite è stato esteso). - -Come accennato nell'introduzione questo spazio di indirizzi è virtuale e non -corrisponde all'effettiva posizione dei dati nella RAM del computer; in genere -detto spazio non è neanche continuo (cioè non tutti gli indirizzi sono -utilizzabili e/o utilizzati). - -La memoria virtuale viene divisa in pagine di dimensione fissa (che ad esempio -sono di 4kb su macchine a 32 bit e 8kb sulle alpha, valori strettamente -connessi all'hardware di gestione della memoria), e ciascuna pagina della -memoria virtuale è associata ad un supporto che può essere una pagina di -memoria reale o ad un dispositivo di stoccaggio secondario (in genere lo -spazio disco riservato alla swap, o i file che contengono il codice). +di basso livello dipendono spesso in maniera diretta dall'architettura +dell'hardware), ma quello più tipico, usato dai sistemi unix-like come Linux è +la cosiddetta \textsl{memoria virtuale}m che consiste nell'assegnare ad ogni +processo uno spazio virtuale di indirizzamento lineare, in cui gli indirizzi +vanno da zero ad un qualche valore massimo\footnote{nel caso di Linux fino al + kernel 2.2 detto massimo era, per macchine a 32bit, di 2Gb, con il kernel + 2.4 ed il supporto per la \textit{high-memory} il limite è stato esteso}. + +Come accennato in \capref{cha:intro_unix} questo spazio di indirizzi è +virtuale e non corrisponde all'effettiva posizione dei dati nella RAM del +computer; in genere detto spazio non è neppure continuo (cioè non tutti gli +indirizzi possibili sono utilizzabili, e quelli usabili non sono +necessariamente adiacenti). + +Per la gestione da parte del kernel la memoria virtuale viene divisa in pagine +di dimensione fissa (che ad esempio sono di 4kb su macchine a 32 bit e 8kb +sulle alpha, valori strettamente connessi all'hardware di gestione della +memoria), e ciascuna pagina della memoria virtuale è associata ad un supporto +che può essere una pagina di memoria reale o ad un dispositivo di stoccaggio +secondario (in genere lo spazio disco riservato alla swap, o i file che +contengono il codice). Lo stesso pezzo di memoria reale (o di spazio disco) può fare da supporto a diverse pagine di memoria virtuale appartenenti a processi diversi (come @@ -287,31 +282,31 @@ virtuale di tutti i processi hanno detta funzione nel loro codice. La corrispondenza fra le pagine della memoria virtuale e quelle della memoria fisica della macchina viene gestita in maniera trasparente dall'hardware di -gestione della memoria (la \textit{Memory Management Unit} del processore), -ma poiché in genere quest'ultima è solo una piccola frazione della memoria -virtuale è necessario un meccanismo che permetta di trasferire le pagine -virtuali che servono dal supporto su cui si trovano in memoria, eliminando -quelle che non servono. Questo meccanismo è detto \textit{paging}, ed è uno -dei compiti principali del kernel. +gestione della memoria (la \textit{Memory Management Unit} del processore). +Poiché in genere quest'ultima è solo una piccola frazione della memoria +virtuale, è necessario un meccanismo che permetta di trasferire le pagine che +servono dal supporto su cui si trovano in memoria, eliminando quelle che non +servono. Questo meccanismo è detto \textit{paging}, ed è uno dei compiti +principali del kernel. Quando un processo cerca di accedere ad una pagina che non è nella memoria reale, avviene quello che viene chiamato un \textit{page fault}; l'hardware di -gestione della memoria (la MMU del processore) genera una interruzione e passa -il controllo al kernel il quale sospende il processo e si incarica di mettere -in RAM la pagina richiesta (effettuando tutte le operazioni necessarie per -reperire lo spazio necessario), per poi restituire il controllo al -processo. +gestione della memoria genera una interruzione e passa il controllo al kernel +il quale sospende il processo e si incarica di mettere in RAM la pagina +richiesta (effettuando tutte le operazioni necessarie per reperire lo spazio +necessario), per poi restituire il controllo al processo. Dal punto di vista di un processo questo meccanismo è completamente -trasparente e tutto avviene come se tutte le pagine fossero sempre disponibili -in memoria. L'unica differenza avvertibile è quella dei tempi di esecuzione, -che passano dai pochi nanosecondi necessari per l'accesso a tempi molto più -lunghi, dovuti all'intervento del kernel. Normalmente questo è il prezzo da -pagare per avere un multitasking reale, ed in genere il sistema è molto -efficiente in questo lavoro; quando però ci siano esigenze specifiche di -prestazioni è possibile usare delle funzioni che permettono di bloccare il -meccanismo del paging e mantenere fisse delle pagine in memoria (vedi -\ref{sec:proc_mem_lock}). +trasparente, e tutto avviene come se tutte le pagine fossero sempre +disponibili in memoria. L'unica differenza avvertibile è quella dei tempi di +esecuzione, che passano dai pochi nanosecondi necessari per l'accesso in RAM, +a tempi molto più lunghi, dovuti all'intervento del kernel. + +Normalmente questo è il prezzo da pagare per avere un multitasking reale, ed +in genere il sistema è molto efficiente in questo lavoro; quando però ci siano +esigenze specifiche di prestazioni è possibile usare delle funzioni che +permettono di bloccare il meccanismo del paging e mantenere fisse delle pagine +in memoria (vedi \ref{sec:proc_mem_lock}). \subsection{La struttura della memoria di un processo} @@ -328,12 +323,12 @@ segnale \macro{SIGSEGV} al processo, che normalmente ne causa la terminazione immediata. È pertanto importante capire come viene strutturata la memoria virtuale di un -processo; essa viene divisa in \textsl{segmenti}, cioè un insieme contiguo di +processo. Essa viene divisa in \textsl{segmenti}, cioè un insieme contiguo di indirizzi virtuali ai quali il processo può accedere. Solitamente un programma C viene suddiviso nei seguenti segmenti: \begin{enumerate} -\item Il segmento di testo (\textit{text segment}). Contiene il codice +\item Il segmento di testo (o \textit{text segment}). Contiene il codice macchina del programma e le costanti statiche. Normalmente viene condiviso, in modo che più processi (anche diversi nel caso di librerie) possano utilizzarlo, e viene marcato in sola lettura per evitare sovrascritture @@ -342,7 +337,7 @@ programma C viene suddiviso nei seguenti segmenti: Viene allocato da \func{exec} all'avvio del programma e resta invariato per tutto il tempo dell'esecuzione. -\item Il segmento dei dati (\textit{data segment}). Contiene le variabili +\item Il segmento dei dati (o \textit{data segment}). Contiene le variabili globali (cioè quelle definite al di fuori di tutte le funzioni). Di norma è diviso in due parti. @@ -379,8 +374,8 @@ programma C viene suddiviso nei seguenti segmenti: \item Il segmento di \textit{stack}, che contiene lo \textit{stack} del programma. Tutte le volte che si effettua una chiamata ad una funzione è qui che viene salvato l'indirizzo di ritorno e le informazioni dello stato - del chiamante (tipo il contenuto di alcuni registri della CPU); poi la - funzione chiamata alloca qui lo spazio per le sue variabili locali, in + del chiamante (tipo il contenuto di alcuni registri della CPU). Poi la + funzione chiamata alloca qui lo spazio per le sue variabili locali: in questo modo le funzioni possono essere chiamate ricorsivamente. Al ritorno della funzione lo spazio è automaticamente rilasciato. @@ -395,11 +390,11 @@ programma C viene suddiviso nei seguenti segmenti: \label{fig:proc_mem_layout} \end{figure} -Una disposizione tipica di questi segmenti è riportata in \nfig. Usando il -comando \cmd{size} su un programma se ne può stampare le dimensioni dei -segmenti di testo e di dati (inizializzati e BSS); il BSS però non è mai -salvato sul file, in quanto viene inizializzato a zero al caricamento del -programma. +Una disposizione tipica di questi segmenti è riportata in +\figref{fig:proc_mem_layout}. Usando il comando \cmd{size} su un programma se +ne può stampare le dimensioni dei segmenti di testo e di dati (inizializzati e +BSS); il BSS però non è mai salvato sul file, in quanto viene inizializzato a +zero al caricamento del programma. \subsection{Allocazione della memoria per i programmi C}