From: Simone Piccardi Date: Mon, 20 Aug 2018 23:00:03 +0000 (+0200) Subject: Correzioni varie e trattazione shared subtree, aggiornamento di mount, X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?a=commitdiff_plain;h=5d7fe3ee9e2509853d2d06902b6b503680135641;p=gapil.git Correzioni varie e trattazione shared subtree, aggiornamento di mount, proseguita strutturazione nuovo capitolo avanzato sui processi, trattati i protected hardlink ed iniziato seccomp. --- diff --git a/errors.tex b/errors.tex index c900dd4..9d57e14 100644 --- a/errors.tex +++ b/errors.tex @@ -371,8 +371,8 @@ messaggio. \item[\errcode{ENODATA} \textit{No data available}.] Viene indicato da POSIX come restituito da una \func{read} eseguita su un file descriptor in modalità non bloccante quando non ci sono dati. In realtà in questo caso su - Linux viene utilizzato \errcode{EAGAIN}. Lo stesso valore valore però viene - usato come sinonimo di \errcode{ENOATTR}. + Linux viene utilizzato \errcode{EAGAIN}. Lo stesso valore però viene usato + come sinonimo di \errcode{ENOATTR}. \item[\errcode{ENOATTR} \textit{No such attribute}.] È un codice di errore specifico di Linux utilizzato dalle funzioni per la gestione degli attributi diff --git a/fileadv.tex b/fileadv.tex index 4b20ac4..4ec2526 100644 --- a/fileadv.tex +++ b/fileadv.tex @@ -553,7 +553,7 @@ regioni richieste e del tipo di operazione richiesta. Il comportamento seguito in questo caso è che la funzione ha successo ed esegue l'operazione richiesta sulla regione indicata; è compito del kernel preoccuparsi di accorpare o dividere le voci nella lista dei \textit{file - lock} per far si che le regioni bloccate da essa risultanti siano coerenti + lock} per far sì che le regioni bloccate da essa risultanti siano coerenti con quanto necessario a soddisfare l'operazione richiesta. \begin{figure}[!htbp] @@ -3560,8 +3560,8 @@ chiamata una serie di operazioni, usando un vettore di \textit{control esse. Infine il campo \var{aio\_sigevent} è una struttura di tipo \struct{sigevent} -(illustrata in in fig.~\ref{fig:struct_sigevent}) che serve a specificare il -modo in cui si vuole che venga effettuata la notifica del completamento delle +(illustrata in fig.~\ref{fig:struct_sigevent}) che serve a specificare il modo +in cui si vuole che venga effettuata la notifica del completamento delle operazioni richieste; per la trattazione delle modalità di utilizzo della stessa si veda quanto già visto in proposito in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}. diff --git a/filedir.tex b/filedir.tex index 3a371a4..7973c78 100644 --- a/filedir.tex +++ b/filedir.tex @@ -526,7 +526,7 @@ il filesystem più diffuso, ed una serie di ulteriori miglioramenti con il successivo \acr{ext4}. In futuro è previsto che questo debba essere sostituito da un filesystem completamente diverso, \acr{btrfs}, che dovrebbe diventare il filesystem standard di Linux, ma questo al momento è ancora in fase di -sviluppo.\footnote{si fa riferimento al momento dell'ultima revisione di di +sviluppo.\footnote{si fa riferimento al momento dell'ultima revisione di questo paragrafo, l'inizio del 2012.} Il filesystem \acr{ext2} nasce come filesystem nativo per Linux a partire @@ -712,8 +712,8 @@ del comando \texttt{mount}. I valori utilizzabili dipendono dal tipo di filesystem e ciascuno ha i suoi, pertanto si rimanda alla documentazione della pagina di manuale di questo comando e dei singoli filesystem. -Dopo l'esecuzione della funzione il contenuto del filesystem viene resto -disponibile nella directory specificata come \textit{mount point}, il +Dopo l'esecuzione della funzione il contenuto del filesystem viene reso +disponibile nella directory specificata come \textit{mount point} ed il precedente contenuto di detta directory viene mascherato dal contenuto della directory radice del filesystem montato. Fino ai kernel della serie 2.2.x non era possibile montare un filesystem se un \textit{mount point} era già in uso, @@ -725,12 +725,12 @@ visibile, mascherando quelli sottostanti. In realtà quella di montare un filesystem è solo una delle operazioni che si possono effettuare con \func{mount}, la funzione infatti è dedicata a tutte le operazioni relative alla gestione del montaggio dei filesystem e dei -\textit{mount-point}. Ad esempio fin dalle sue origini poteva essere +\textit{mount point}. Ad esempio fin dalle sue origini poteva essere utilizzata per effettuare il rimontaggio di un filesystem con opzioni diverse, ed a partire dal kernel 2.4.x è divenuto possibile usarla per spostare atomicamente un \textit{mount point} da una directory ad un'altra, per montare lo stesso filesystem in diversi \textit{mount point}, per montare una -directory su un'altra (il cosiddetto \textit{bind-mount}). +directory su un'altra (il cosiddetto \textit{bind mount}). \itindend{mount~point} @@ -760,17 +760,17 @@ Come accennato il tipo di operazione eseguito da \func{mount} viene stabilito in base al contenuto di \param{mountflags}, la scelta viene effettuata controllando nell'ordine: \begin{enumerate*} -\item se è presente il flag \const{MS\_REMOUNT} nel qual caso verrà eseguito +\item se è presente il flag \const{MS\_REMOUNT}, nel qual caso verrà eseguito il rimontaggio del filesystem, con le nuove opzioni indicate da \param{data} e dagli altri flag di \param{mountflags}; -\item se è presente il flag \const{MS\_BIND} nel qual caso verrà eseguito un - \textit{bind-mount} (argometo che tratteremo più avanti); +\item se è presente il flag \const{MS\_BIND}, nel qual caso verrà eseguito un + \textit{bind mount} (argomento che tratteremo più avanti); \item se è presente uno fra \const{MS\_SHARED}, \const{MS\_PRIVATE}, - \const{MS\_SLAVE}, \const{MS\_UNBINDABLE} nel qual caso viene cambiata la + \const{MS\_SLAVE}, \const{MS\_UNBINDABLE}, nel qual caso verrà cambiata la modalità di propagazione del montaggio (detti valori sono mutualmente esclusivi). -\item se è presente \const{MS\_MOVE}, nel qual caso viene effettuato uno - spostamento del \textit{mount-point}; +\item se è presente \const{MS\_MOVE}, nel qual caso verrà effettuato uno + spostamento del \textit{mount point}; \item se nessuno dei precedenti è presente si tratta di una ordinaria operazione di montaggio di un filesystem. \end{enumerate*} @@ -779,18 +779,20 @@ Il fatto che questi valori vengano controllati in quest'ordine significa che l'effetto di alcuni di questi flag possono cambiare se usati in combinazione con gli altri che vengono prima nella sequenza (è quanto avviene ad esempio per \const{MS\_BIND} usato con \const{MS\_REMOUNT}). Tratteremo questi -\textit{mount flags} speciali per primi, tornando sugli altri più avanti. +\textit{mount flags} speciali per primi, nell'ordine appena illustrato, +tornando sugli altri più avanti. Usando il flag \constd{MS\_REMOUNT} si richiede a \func{mount} di rimontare un filesystem già montato cambiandone le opzioni di montaggio in maniera atomica -(non è cioè necessario smontare e rimontare il filsystem per effettuare il -cambiamento). In questo modo si possono modificare le opzioni del filesystem -anche se questo è in uso. Gli argomenti \param{source} e \param{target} devono -essere gli stessi usati per il montaggio originale, mentre sia \param{data} -che \param{mountflags} conterranno le nuove opzioni, \param{filesystemtype} -viene ignorato. Perché l'operazione abbia successo occorre comunque che il -cambiamento sia possibile (ad esempio non sarà possibile rimontare in sola -lettura un filesystem su cui sono aperti file per la lettura/scrittura). +(non è cioè necessario smontare e rimontare il filesystem per effettuare il +cambiamento). Questa operazione consente di modificare le opzioni del +filesystem anche se questo è in uso. Gli argomenti \param{source} e +\param{target} devono essere gli stessi usati per il montaggio originale, +mentre sia \param{data} che \param{mountflags} conterranno le nuove opzioni, +\param{filesystemtype} viene ignorato. Perché l'operazione abbia successo +occorre comunque che il cambiamento sia possibile (ad esempio non sarà +possibile rimontare in sola lettura un filesystem su cui sono aperti file per +la lettura/scrittura). Qualunque opzione specifica del filesystem indicata con \param{data} può essere modificata (ma si dovranno rielencare tutte quelle volute), mentre con @@ -799,10 +801,10 @@ essere modificata (ma si dovranno rielencare tutte quelle volute), mentre con \const{MS\_NODEV}, \const{MS\_NODIRATIME}, \const{MS\_NOEXEC}, \const{MS\_NOSUID}, \const{MS\_RELATIME}, \const{MS\_RDONLY}, \const{MS\_STRICTATIME} e \const{MS\_SYNCHRONOUS}. Inoltre dal kernel 3.17 il -comportamento relativo alle opzioni che operano sul tempo di ultimo accesso -(vedi sez.~\ref{sec:file_file_times}) è cambiato e se non si è indicato -nessuno dei vari \texttt{MS\_*ATIME} vengono mantenute le impostazioni -esistenti anziché forzare l'uso di \const{MS\_RELATIME}. +comportamento relativo alle opzioni che operano sui tempi di ultimo accesso +dei file (vedi sez.~\ref{sec:file_file_times}) è cambiato e se non si è +indicato nessuno dei vari \texttt{MS\_*ATIME} vengono mantenute le +impostazioni esistenti anziché forzare l'uso di \const{MS\_RELATIME}. \itindbeg{bind~mount} @@ -815,13 +817,13 @@ directory che si vuole montare e non un file di dispositivo, e \param{target} che indicherà la directory su cui verrà effettuato il \textit{bind mount}. Gli argomenti \param{filesystemtype} e \param{data} vengono ignorati. -In sostanza quello che avviene è che in corrispondenza del \textit{pathname} -indicato da \param{target} viene montato l'\textit{inode} di \param{source}, -così che la porzione di albero dei file presente sotto \param{source} diventi -visibile allo stesso modo sotto \param{target}. Trattandosi esattamente dei -dati dello stesso filesystem, ogni modifica fatta in uno qualunque dei due -rami di albero sarà visibile nell'altro, visto che entrambi faranno -riferimento agli stessi \textit{inode}. +Quello che avviene con questa operazione è che in corrispondenza del +\textit{pathname} indicato da \param{target} viene montato l'\textit{inode} di +\param{source}, così che la porzione di albero dei file presente sotto +\param{source} diventi visibile allo stesso modo sotto +\param{target}. Trattandosi esattamente dei dati dello stesso filesystem, ogni +modifica fatta in uno qualunque dei due rami di albero sarà visibile +nell'altro, visto che entrambi faranno riferimento agli stessi \textit{inode}. Dal punto di vista del VFS l'operazione è analoga al montaggio di un filesystem proprio nel fatto che anche in questo caso si inserisce in @@ -837,34 +839,34 @@ di albero che sta sotto \param{source} qualora in una sottodirectory di quest'ultima si fosse effettuato un altro montaggio. In tal caso infatti nella porzione di albero sotto \param{source} si troverebbe il contenuto del nuovo filesystem (o di un altro \textit{bind mount}) mentre sotto \param{target} ci -sarebbe il contenuto presente nel filesystem originale.\footnote{questo evita - anche il problema dei \textit{loop} di fig.~\ref{fig:file_link_loop}, dato - che se anche si montasse su \param{target} una directory in cui essa è - contenuta, il cerchio non potrebbe chiudersi perché ritornati a - \param{target} dentro il \textit{bind mount} vi si troverebbe solo il - contenuto originale e non si potrebbe tornare indietro.} +sarebbe il contenuto presente nel filesystem originale. L'unico altro \textit{mount flag} usabile direttamente con \const{MS\_BIND} è \const{MS\_REC} che consente di eseguire una operazione di \textit{bind mount} -ricorsiva, in cui nel nuovo \textit{mount point} vengono montati -ricorsivamente anche tutti gli eventuali \textit{bind mount} presenti al di -sotto della directory di origine. +ricorsiva, in cui sotto \param{target} vengono montati ricorsivamente anche +tutti gli eventuali ulteriori \textit{bind mount} già presenti sotto +\param{source}. -E' però possibile, a partire dal kernel 2.6.26 usare questo flag insieme a +E' però possibile, a partire dal kernel 2.6.26, usare questo flag insieme a \const{MS\_REMOUNT}, nel qual caso consente di effettuare una modifica delle opzioni di montaggio del \textit{bind mount} ed in particolare effettuare il cosiddetto \textit{read-only bind mount} in cui viene onorata anche la presenza aggiuntiva del flag \const{MS\_RDONLY}. In questo modo si ottiene che l'accesso ai file sotto \param{target} sia effettuabile esclusivamente in sola -lettura, senza dover cambiare le opzione del \textit{mount-point} originale. +lettura, mantenendo il normale accesso in lettura/scrittura sotto +\param{source}. Il supporto per il \textit{bind mount} consente di superare i limiti presenti per gli \textit{hard link} (di cui parleremo in sez.~\ref{sec:link_symlink_rename}) con la possibilità di fare riferimento alla porzione dell'albero dei file di un filesystem presente a partire da una -certa directory, utilizzando una qualunque altra directory, anche se questa -sta su un filesystem diverso. Si può così fornire una alternativa all'uso dei -collegamenti simbolici (di cui parleremo in +certa directory utilizzando una qualunque altra directory, anche se questa sta +su un filesystem diverso.\footnote{e non c'è neanche il problema di non esser + più in grado di cancellare un \textit{hard link} ad una directory sullo + stesso filesystem (vedi sez.~\ref{sec:link_symlink_rename}), per cui su + Linux questi non sono possibili, dato che in questo caso per la rimozione + del collegamento basta smontare \param{target}.} Si può così fornire una +alternativa all'uso dei collegamenti simbolici (di cui parleremo in sez.~\ref{sec:link_symlink_rename}) che funziona correttamente anche all'intero di un \textit{chroot} (argomento su cui torneremo in sez.~\ref{sec:file_chroot}). @@ -875,84 +877,140 @@ sez.~\ref{sec:file_chroot}). I quattro flag \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SHARED}, \const{MS\_SLAVE} e \const{MS\_UNBINDABLE} sono stati introdotti a partire dal kernel 2.6.15 per realizzare l'infrastruttura dei cosiddetti \textit{shared subtree}, che -estendono le funzionalità dei \textit{bind mount} per rendere possibile -propagare automaticamente o meno le eventuali operazioni di montaggio eseguite -al di sotto di un \textit{bind mount} a tutti gli altri \textit{mount-point} - - -consentendo di impostare le -politiche di propagazione di ulteriori eventuali operazione di montaggio -effettuate al di sotto di un \textit{bind-mount}. - -L'uso di uno di questi \textit{mount flag}, che si ricordi sono esclusivi fra -loro, è compatibile solo con In tutti gli altri casi \func{mount} fallirà con -un errore di \errval{EINVAL}. +estendono le funzionalità dei \textit{bind mount}. La funzionalità nasce +dalle esigenze di poter utilizzare a pieno le funzionalità di isolamento +fornite dal kernel per i processi (i \textit{namespace}, che tratteremo in +sez.~\ref{sec:process_namespaces}) in particolare per quanto riguarda la +possibilità di far avere ad un processo una visione ristretta dei filesystem +montati (il \textit{mount namespace}), ma l'applicazione è comunque rilevante +anche con un classico \textit{chroot} (vedi sez.~\ref{sec:file_chroot}). + +\itindbeg{submount} + +Abbiamo visto come nella modalità ordinaria in cui si esegue un +\textit{bind mount} sotto \param{target} compaia lo stesso ramo di albero dei +file presente sotto \param{source}, ma limitato a quanto presente nel +filesystem di \param{source}; i risultati di un eventuale +``\textit{submount}'' effettuato all'interno di \param{source} non saranno +visibili. Ed anche se quelli presenti al momento dell'uso di \const{MS\_BIND} +possono essere riottenuti usando \const{MS\_REC}, ogni eventuale +``\textit{submount}'' successivo (che avvenga sotto \param{source} o sotto +\param{target}) resterà ``\textsl{privato}'' al ramo di albero su cui è +avvenuto. + +\itindend{submount} +\itindbeg{mount peer group} + +Ci sono casi però in cui può risultare utile che eventuali +``\textit{submount}'' siano visibili sui rami di albero presenti al di sotto +di tutte le directory coinvolte in un \textit{bind mount}, anche se effettuati +in un secondo tempo. Per poter ottenere questa funzionalità i +\textit{bind mount} sono stati estesi introducendo i \textit{mount peer + group}, che consentono di raggrupparli in modo da poter inviare a ciascuno +di essi tutti gli eventi relativi a montaggi o smontaggi effettuati al loro +interno ed avere sempre una propagazione degli stessi che li renda coerenti. + +Quando si effettua un montaggio ordinario, o si esegue un \textit{bind mount}, +di default non viene utilizzato nessun \textit{mount peer group} ed il +\textit{mount point} viene classificato come ``\textsl{privato}'', nel senso +che abbiamo appena visto. Si può però marcare un \textit{mount point} come +``\textsl{condiviso}'', ed in questo modo esso verrà associato ad un +\textit{mount peer group} insieme a tutti gli altri ulteriori \textit{mount + point} per i quali sia stato eseguito un \textit{bind mount}. Questo fa sì +che tutte le volte che si effettua un montaggio o uno smontaggio all'interno +di uno qualunque dei \textit{mount point} del gruppo, questo venga propagato +anche su tutti gli altri e sotto tutti sia visibile sempre lo stesso ramo di +albero dei file. + +A completare l'infrastruttura degli \textit{shared subtree} sono state +previste due ulteriori funzionalità: la prima è quella di marcare un +\textit{mount point} come ``\textit{slave}'', in tal caso le operazioni di +montaggio e smontaggio effettuate al suo interno non verranno più propagate +agli altri membri del \textit{mount peer group} di cui fa parte, ma continuerà +a ricevere quelle eseguite negli altri membri. + +La seconda funzionalità è quella di marcare un \textit{mount point} come +``\textit{unbindable}''; questo anzitutto impedirà che possa essere usato come +sorgente di un \textit{bind mount} ed inoltre lo renderà privato, con la +conseguenza che quando è presente all'interno di altri \textit{bind mount}, +all'interno di questi si vedrà solo il contenuto originale e non quello +risultante da eventuali ulteriori montaggi effettuati al suo interno. + +\itindend{mount peer group} + +I \textit{mount flag} che controllano le operazioni relative agli +\textit{shared subtree} sono descritti nella lista seguente. Si ricordi che +sono mutuamente esclusivi, e compatibili solo con l'uso degli ulteriori flag +\const{MS\_REC} (che applica ricorsivamente l'operazione a tutti gli eventuali +\textit{mount point} sottostanti) e \const{MS\_SILENT}; in tutti gli altri +casi \func{mount} fallirà con un errore di \errval{EINVAL}. L'unico altro +argomento che deve essere specificato quando li si usano è \param{target}; +\param{source}, \param{data} e \param{filesystem} sono ignorati. \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.9cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}} -\item[\constd{MS\_PRIVATE}] Marca un \textit{mount point} come privato. In - questo caso \param{target} dovrà fare riferimento al \textit{mount point} - che si intende marcare, e tutti gli altri argomenti verranno ignorati. - - Di default, finché non lo si marca altrimenti con una delle altre opzioni - dell'interfaccia come \textit{shared subtree}, ogni \textit{mount point} è - privato. Ogni \textit{bind mount} ottenuto da un \textit{mount point} di - tipo \textit{private} si comporta come descritto nella trattazione di - \const{MS\_BIND}. Si usa questo flag principalmente per revocare gli effetti - delle altre opzioni e riportare il comportamento a quello ordinario. +\item[\constd{MS\_PRIVATE}] Marca un \textit{mount point} come \textit{private + mount}. Di default, finché non lo si marca altrimenti con una delle altre + opzioni dell'interfaccia, ogni \textit{mount point} è privato. Ogni + \textit{bind mount} ottenuto da un \textit{mount point} privato si comporta + come descritto nella trattazione di \const{MS\_BIND}. Si usa questo flag + principalmente per revocare gli effetti delle altre opzioni e riportare il + comportamento a quello ordinario. \item[\constd{MS\_SHARED}] Marca un \textit{mount point} come \textit{shared - mount}. In questo caso \param{target} dovrà fare riferimento al - \textit{mount point} che si intende marcare, e tutti gli altri argomenti - verranno ignorati. - - Lo scopo dell'opzione è ottenere che tutti i successivi \textit{bind mount} - effettuati da un \textit{mount point} marcato da essa siano di tipo - \textit{shared}, cioè ``\textsl{condividano}'' con l'originale e fra di loro - ogni ulteriore operazione di montaggio o smontaggio che avviene su una - directory al di sotto di uno qualunque di essi. Le operazioni di montaggio e - smontaggio effettuate al di sotto di un qualunque \textit{mount point} così - marcato verranno ``\textsl{propagate}'' a tutti i \textit{mount point} della - stessa condivisione, e la sezione di albero di file vista al di sotto di - ciascuno di essi sarà sempre identica. + mount}. Lo scopo dell'opzione è ottenere che tutti i successivi + \textit{bind mount} ottenuti da un \textit{mount point} così marcato siano + di tipo \textit{shared} e vengano inseriti nello stesso \textit{mount peer + group} in modo da ``\textsl{condivere}'' ogni ulteriore operazione di + montaggio o smontaggio. Con questa opzione le operazioni di montaggio e + smontaggio effettuate al di sotto di uno \textit{shared mount} vengono + automaticamente ``\textsl{propagate}'' a tutti gli altri membri del + \textit{mount peer group} di cui fa parte, in modo che la sezione di albero + dei file visibile al di sotto di ciascuno di essi sia sempre la stessa. \item[\constd{MS\_SLAVE}] Marca un \textit{mount point} come \textit{slave - mount}. In questo caso \param{target} dovrà fare riferimento al - \textit{mount point} che si intende marcare, e tutti gli altri argomenti - verranno ignorati. - - Lo scopo dell'opzione è ottenere che tutti i successivi \textit{bind mount} - effettuati da un \textit{mount point} marcato da essa siano di tipo - \textit{slave}, cioè ``\textsl{condividano}'' ogni ulteriore operazione di - montaggio o smontaggio che avviene su una directory al di sotto del - \textit{mount point} originale. Le operazioni di montaggio e smontaggio in - questo caso vengono ``\textsl{propagate}'' soltanto dal \textit{mount point} - originale (detto anche \textit{master}) verso gli \textit{slave}, mentre - essi potranno eseguire al loro interno ulteriori montaggi che non saranno - propagati né negli altri né nel \textit{mount point} originale. + mount}. Se il \textit{mount point} è parte di un \textit{mount peer group} + esso diventerà di tipo \textit{slave}: le operazioni di montaggio e + smontaggio al suo interno non verranno più propagate agli altri membri del + gruppo, ma continuerà a ricevere quelle eseguite negli altri membri. Se non + esistono altri membri nel gruppo il \textit{mount point} diventerà privato, + negli altri casi non subirà nessun cambiamento. \item[\constd{MS\_UNBINDABLE}] Marca un \textit{mount point} come - \textit{unbindable mount}. In questo caso \param{target} dovrà fare - riferimento al \textit{mount point} che si intende marcare, e tutti gli - altri argomenti verranno ignorati. - - Un \textit{mount point} marcato in questo modo disabilita la capacità di - eseguire dei \textit{bind mount} del suo contenuto. Si comporta cioè come - allo stesso modo di un \textit{mount point} ordinario di tipo - \textit{private} con in più la restrizione che nessuna sua sottodirectory - (anche se relativa ad un ulteriore montaggio) possa essere utilizzata per un - come sorgente di un \textit{bind mount}. + \textit{unbindable mount}. Un \textit{mount point} marcato in questo modo + non può essere usato per un \textit{bind mount} del suo contenuto. Si + comporta cioè come allo stesso modo di un \textit{mount point} ordinario di + tipo \textit{private} con in più la restrizione che nessuna sua + sottodirectory (anche se relativa ad un ulteriore montaggio) possa essere + utilizzata come sorgente di un \textit{bind mount}. \end{basedescript} \itindend{shared~subtree} - -\begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.9cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}} +L'ultimo \textit{mount flag} che controlla una modalità operativa di +\func{mount} è \constd{MS\_MOVE}, che consente di effettuare lo spostamento +del \textit{mount point} di un filesystem. La directory del \textit{mount + point} originale deve essere indicata nell'argomento \param{source}, e la +sua nuova posizione nell'argomento \param{target}. Tutti gli altri argomenti +della funzione vengono ignorati. + +Lo spostamento avviene atomicamente, ed il ramo di albero presente sotto +\param{source} sarà immediatamente visibile sotto \param{target}. Non esiste +cioè nessun momento in cui il filesystem non risulti montato in una o +nell'altra directory e pertanto è garantito che la risoluzione di +\textit{pathname} relativi all'interno del filesystem non possa fallire. + +Elenchiamo infine i restanti \textit{mount flag}, il cui utilizzo non attiene +alle operazioni di \func{mount}, ma soltanto l'impostazione di opzioni +generiche relative al funzionamento di un filesystem e che vengono per lo più +utilizzati solo in fase di montaggio: + +\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}} \item[\constd{MS\_DIRSYNC}] Richiede che ogni modifica al contenuto di una directory venga immediatamente registrata su disco in maniera sincrona (introdotta a partire dai kernel della serie 2.6). L'opzione si applica a tutte le directory del filesystem, ma su alcuni filesystem è possibile - impostarla a livello di singole directory o per i sottorami di una directory + impostarla a livello di singole directory o per i sotto-rami di una directory con il comando \cmd{chattr}.\footnote{questo avviene tramite delle opportune \texttt{ioctl} (vedi sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}).} @@ -962,35 +1020,38 @@ un errore di \errval{EINVAL}. operazioni sulle directory non saranno più bufferizzate e si bloccheranno fino all'arrivo dei dati sul disco prima che un programma possa proseguire. +\item[\constd{MS\_LAZYTIME}] Modifica la modalità di registrazione di tempi + dei file (vedi sez.~\ref{sec:file_file_times}) per ridurre al massimo gli + accessi a disco (particolarmente utile per i portatili). Attivandolo i tempi + dei file vengono mantenuti in memoria e vengono salvati su disco solo in + quattro casi: quando c'è da eseguire un aggiornamento dei dati + dell'\textit{inode} per altri motivi, se viene usata una delle funzioni di + sincronizzazione dei dati su disco (vedi sez.~\ref{sec:file_sync}), se + l'\textit{inode} viene rimosso dalla memoria, o se è passato un giorno + dall'ultima registrazione. Introdotto a partire dal kernel 4.0. + + In questo modo si possono ridurre significativamente le scritture su disco + mantenendo tutte le informazioni riguardo ai tempi dei file, riducendo anche + l'impatto dell'uso di \const{MS\_STRICTATIME}. Il costo da pagare è il + rischio, in caso di crash del sistema, di avere dati vecchi fino a 24 ore + per quel che riguarda i tempi dei file. + \item[\constd{MS\_MANDLOCK}] Consente l'uso del \textit{mandatory locking} (vedi sez.~\ref{sec:file_mand_locking}) sui file del filesystem. Per poterlo utilizzare effettivamente però esso dovrà essere comunque attivato esplicitamente per i singoli file impostando i permessi come illustrato in sez.~\ref{sec:file_mand_locking}. -\item[\constd{MS\_MOVE}] Effettua uno del spostamento del \textit{mount point} - di un filesystem. La directory del \textit{mount point} originale deve - essere indicata nell'argomento \param{source}, e la sua nuova posizione - nell'argomento \param{target}. Tutti gli altri argomenti della funzione - vengono ignorati. - - Lo spostamento avviene atomicamente, ed il ramo di albero presente - sotto \param{source} sarà immediatamente visibile sotto \param{target}. Non - esiste cioè nessun momento in cui il filesystem non risulti montato in una o - nell'altra directory e pertanto è garantito che la risoluzione di - \textit{pathname} relativi all'interno del filesystem non possa fallire. - \item[\constd{MS\_NOATIME}] Viene disabilitato sul filesystem l'aggiornamento dell'\textit{access time} (vedi sez.~\ref{sec:file_file_times}) per - qualunque tipo di file. Dato che l'aggiornamento dell'\textit{access time} - è una funzionalità la cui utilità è spesso irrilevante ma comporta un costo + qualunque tipo di file. Dato che l'aggiornamento dell'\textit{access time} è + una funzionalità la cui utilità è spesso irrilevante ma comporta un costo elevato visto che una qualunque lettura comporta comunque una scrittura su - disco,\footnote{e questo ad esempio ha conseguenze molto pesanti nell'uso - della batteria sui portatili.} questa opzione consente di disabilitarla - completamente. La soluzione può risultare troppo drastica dato che - l'informazione viene comunque utilizzata da alcuni programmi, per cui nello - sviluppo del kernel sono state introdotte altre opzioni che forniscono - soluzioni più appropriate e meno radicali. + disco, questa opzione consente di disabilitarla completamente. La soluzione + può risultare troppo drastica dato che l'informazione viene comunque + utilizzata da alcuni programmi, per cui nello sviluppo del kernel sono state + introdotte altre opzioni che forniscono soluzioni più appropriate e meno + radicali. \item[\constd{MS\_NODEV}] Viene disabilitato sul filesystem l'accesso ai file di dispositivo eventualmente presenti su di esso. L'opzione viene usata come @@ -1051,21 +1112,19 @@ un errore di \errval{EINVAL}. questo non venga modificato (ad esempio per ispezionare un filesystem corrotto). All'avvio di default il kernel monta la radice in questa modalità. Si tenga presente che se non viene indicato il filesystem verrà - montato, o rimontanto nel caso lo si usi con \const{MS\_REMOUNT}, in + montato, o rimontato nel caso lo si usi con \const{MS\_REMOUNT}, in lettura/scrittura; questo significa in sostanza che non esiste una opzione separata per indicare il montaggio in lettura/scrittura. \item[\constd{MS\_REC}] Applica ricorsivamente a tutti i \textit{mount point} presenti al di sotto del \textit{mount point} indicato gli effetti della - opzione degli \textit{shared subtree} associata. Anche questo caso - l'argomento \param{target} deve fare riferimento ad un \textit{mount point} - e tutti gli altri argomenti sono ignorati, ed il flag deve essere indicato o - con \const{MS\_BIND} o assieme ad una fra \const{MS\_PRIVATE}, - \const{MS\_SHARED}, \const{MS\_SLAVE} e \const{MS\_UNBINDABLE}. Presente dal - kernel 2.4.11. - - % TODO trattare l'opzione \texttt{lazytime} introdotta con il kernel 4.0, - % vedi http://lwn.net/Articles/621046/ + opzione degli \textit{shared subtree} associata. In questo caso l'argomento + \param{target} deve fare riferimento ad un \textit{mount point} e tutti gli + altri argomenti sono ignorati, ed il flag deve essere indicato con uno fra + \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SHARED}, \const{MS\_SLAVE} e + \const{MS\_UNBINDABLE}. Può anche essere usato con \const{MS\_BIND} per + richiedere il montaggio ricorsivo anche degli eventuali ulteriori + \textit{bind mount} presenti sotto \param{target}. \item[\constd{MS\_RELATIME}] Indica di effettuare l'aggiornamento dell'\textit{access time} sul filesystem soltanto quando questo risulti @@ -1114,6 +1173,9 @@ un errore di \errval{EINVAL}. \end{basedescript} +% NOTE: per l'opzione \texttt{lazytime} introdotta con il kernel 4.0, +% vedi http://lwn.net/Articles/621046/ + % NOTE per \const{MS\_SLAVE},\const{MS\_SHARE}, \const{MS\_PRIVATE} e % \const{MS\_UNBINDABLE} dal 2.6.15 vedi shared subtrees, in particolare % * http://lwn.net/Articles/159077/ e @@ -1247,7 +1309,7 @@ Infine il flag \constd{UMOUNT\_NOFOLLOW} non dereferenzia \param{target} se questo è un collegamento simbolico (vedi sez.~\ref{sec:link_symlink_rename}). Questa è una misura di sicurezza introdotta per evitare, per quei filesystem per il quale è prevista una -gestione diretta da parte degli utenti, come quelli basati su +gestione diretta da parte degli utenti, come quelli basati su \itindex{FUSE} FUSE,\footnote{il \textit{Filesystem in USEr space} (FUSE) è una delle più interessanti applicazioni del VFS che consente, tramite un opportuno modulo, di implementarne le funzioni in \textit{user space}, così da rendere @@ -1407,7 +1469,8 @@ deve usare la funzione di sistema \funcd{link}, il cui prototipo è: (il numero massimo è specificato dalla variabile \const{LINK\_MAX}, vedi sez.~\ref{sec:sys_limits}). \item[\errcode{EPERM}] il filesystem che contiene \param{oldpath} e - \param{newpath} non supporta i collegamenti diretti o è una directory. + \param{newpath} non supporta i collegamenti diretti, è una directory o non + si rispettano i criteri per i \textit{protected hardlink}.\footnotemark \item[\errcode{EXDEV}] i file \param{oldpath} e \param{newpath} non fanno riferimento ad un filesystem montato sullo stesso \textit{mount point}. @@ -1417,13 +1480,16 @@ deve usare la funzione di sistema \funcd{link}, il cui prototipo è: generico.} \end{funcproto} +\footnotetext{i \textit{protected hardlink} sono una funzionalità di + protezione introdotta con il kernel 3.16 (vedi sez..} + La funzione crea in \param{newpath} un collegamento diretto al file indicato da \param{oldpath}. Per quanto detto la creazione di un nuovo collegamento diretto non copia il contenuto del file, ma si limita a creare la voce specificata da \param{newpath} nella directory corrispondente e l'unica proprietà del file che verrà modificata sarà il numero di riferimenti al file (il campo \var{i\_nlink} della struttura \kstruct{inode}, vedi -fig.~\ref{fig:kstruct_inode}) che verrà aumentato di di uno. In questo modo lo +fig.~\ref{fig:kstruct_inode}) che verrà aumentato di uno. In questo modo lo stesso file potrà essere acceduto sia con \param{newpath} che con \param{oldpath}. @@ -1449,13 +1515,12 @@ diventerebbe piuttosto complicata.\footnote{in genere per questo tipo di in quanto in caso di \textit{loop} la directory creata non sarebbe vuota e non si potrebbe più rimuoverla.} -Data la pericolosità di questa operazione e la disponibilità dei collegamenti -simbolici (che vedremo a breve) e dei \textit{bind mount} -(già visti in sez.~\ref{sec:filesystem_mounting}) che possono fornire la -stessa funzionalità senza questi problemi, nel caso di Linux questa capacità è -stata completamente disabilitata, e al tentativo di creare un collegamento -diretto ad una directory la funzione \func{link} restituisce sempre l'errore -\errcode{EPERM}. +Data la pericolosità di questa operazione, e vista che i collegamenti +simbolici (che tratteremo a breve) ed i \textit{bind mount} (già visti in +sez.~\ref{sec:filesystem_mounting}) possono fornire la stessa funzionalità +senza questi problemi, nel caso di Linux questa capacità è stata completamente +disabilitata, e al tentativo di creare un collegamento diretto ad una +directory la funzione \func{link} restituisce sempre l'errore \errcode{EPERM}. Un ulteriore comportamento peculiare di Linux è quello in cui si crea un \textit{hard link} ad un collegamento simbolico. In questo caso lo standard @@ -3102,8 +3167,6 @@ non si pongono. - - \section{La manipolazione delle caratteristiche dei file} \label{sec:file_infos} @@ -3114,7 +3177,7 @@ in questa sezione come sia possibile leggere tutte queste informazioni usando la funzione \func{stat}, che permette l'accesso a tutti i dati memorizzati nell'\textit{inode}; esamineremo poi le varie funzioni usate per manipolare tutte queste informazioni, eccetto quelle che riguardano la gestione del -controllo di accesso, trattate in in sez.~\ref{sec:file_access_control}. +controllo di accesso, trattate in sez.~\ref{sec:file_access_control}. \subsection{La lettura delle caratteristiche dei file} @@ -4016,8 +4079,8 @@ distinto dal permesso di lettura che invece implica che si può leggere il contenuto della directory. Questo significa che se si ha il permesso di esecuzione senza permesso di -lettura si potrà lo stesso aprire un file all'interno di una una directory (se -si hanno i permessi adeguati per il medesimo) ma non si potrà vederlo con +lettura si potrà lo stesso aprire un file all'interno di una directory (se si +hanno i permessi adeguati per il medesimo) ma non si potrà vederlo con \cmd{ls} mancando il permesso di leggere il contenuto della directory. Per crearlo o rinominarlo o cancellarlo invece occorrerà avere anche il permesso di scrittura per la directory. @@ -4532,8 +4595,8 @@ di controllo è \funcd{umask}, ed il suo prototipo è: \fdesc{Imposta la maschera dei permessi.} } -{La funzione ritorna ritorna il precedente valore della maschera, non sono - previste condizioni di errore.} +{La funzione ritorna il precedente valore della maschera, non sono previste + condizioni di errore.} \end{funcproto} La funzione imposta la maschera dei permessi dei bit al valore specificato @@ -4913,7 +4976,7 @@ tab.~\ref{tab:extended_attribute_class}, si hanno i seguenti casi: cui essi fanno riferimento. Questa scelta vale però soltanto per i file e le directory ordinarie, se valesse in generale infatti si avrebbe un serio problema di sicurezza dato che esistono diversi oggetti sul filesystem per i - quali è normale avere avere il permesso di scrittura consentito a tutti gli + quali è normale avere il permesso di scrittura consentito a tutti gli utenti, come i collegamenti simbolici, o alcuni file di dispositivo come \texttt{/dev/null}. Se fosse possibile usare su di essi gli \textit{extended user attributes} un utente qualunque potrebbe inserirvi dati a @@ -5456,7 +5519,7 @@ con la funzione \funcd{acl\_dup}, il cui prototipo è: {La funzione ritorna un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso di successo in caso di successo e \val{NULL} per un errore, nel qual caso \var{errno} - assumerà assumerà uno dei valori: + assumerà uno dei valori: \begin{errlist} \item[\errcode{EINVAL}] l'argomento \param{acl} non è un puntatore valido per una ACL. @@ -5690,7 +5753,7 @@ singole voci; se l'argomento \param{prefix} non è nullo la stringa da esso indicata viene utilizzata come prefisso per le singole voci. L'ultimo argomento, \param{options}, consente di controllare la modalità con -cui viene generata la rappresentazione testuale. Un valore nullo fa si che +cui viene generata la rappresentazione testuale. Un valore nullo fa sì che vengano usati gli identificatori standard \texttt{user}, \texttt{group}, \texttt{other} e \texttt{mask} con i nomi di utenti e gruppi risolti rispetto ai loro valori numerici. Altrimenti si può specificare un valore in forma di @@ -6597,7 +6660,8 @@ librerie) di cui il server potrebbe avere bisogno. % LocalWords: lazy encfs sshfs setfsent getfsent getfsfile getfsspec endfsent % LocalWords: setmntent getmntent addmntent endmntent hasmntopt such offsetof % LocalWords: member scan attack EOVERFLOW BITS blkcnt rdev FDCWD functions -% LocalWords: faccessat grpid lacl AppArmor capsetp mygetfacl +% LocalWords: faccessat grpid lacl AppArmor capsetp mygetfacl table Tb MSK +% LocalWords: LAZYTIME submount peer %%% Local Variables: %%% mode: latex diff --git a/fileio.tex b/fileio.tex index 80b5c54..b1e84f8 100644 --- a/fileio.tex +++ b/fileio.tex @@ -206,9 +206,9 @@ Si ritrova quindi anche con le voci della \textit{file table} una situazione analoga di quella delle voci di una directory, con la possibilità di avere più voci che fanno riferimento allo stesso \textit{inode}. L'analogia è in realtà molto stretta perché quando si cancella un file, il kernel verifica anche che -non resti nessun riferimento in una una qualunque voce della \textit{file - table} prima di liberare le risorse ad esso associate e disallocare il -relativo \textit{inode}. +non resti nessun riferimento in una qualunque voce della \textit{file table} +prima di liberare le risorse ad esso associate e disallocare il relativo +\textit{inode}. Nelle vecchie versioni di Unix (ed anche in Linux fino al kernel 2.0.x) il numero di file aperti era anche soggetto ad un limite massimo dato dalle @@ -590,7 +590,7 @@ di essi possono anche essere modificati tramite questa funzione, con conseguente effetto sulle caratteristiche operative che controllano (torneremo sull'argomento in sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl}). -Il flag \const{O\_ASYNC} (che, per per compatibilità con BSD, si può indicare +Il flag \const{O\_ASYNC} (che, per compatibilità con BSD, si può indicare anche con la costante \constd{FASYNC}) è definito come possibile valore per \func{open}, ma per un bug dell'implementazione,\footnote{segnalato come ancora presente nella pagina di manuale almeno fino al Settembre 2011.} non @@ -886,8 +886,8 @@ Questo comporta che in generale, fintanto che lo si è scritto sequenzialmente, la dimensione di un file sarà più o meno corrispondente alla quantità di spazio disco da esso occupato, ma esistono dei casi, come questo in cui ci si sposta in una posizione oltre la fine corrente del file, o come quello -accennato in in sez.~\ref{sec:file_file_size} in cui si estende la dimensione -di un file con una \func{truncate}, in cui in sostanza si modifica il valore +accennato in sez.~\ref{sec:file_file_size} in cui si estende la dimensione di +un file con una \func{truncate}, in cui in sostanza si modifica il valore della dimensione di \var{st\_size} senza allocare spazio su disco. Questo consente di creare inizialmente file di dimensioni anche molto grandi, senza dover occupare da subito dello spazio disco che in realtà sarebbe @@ -2215,7 +2215,7 @@ il nome indicato nel precedente prototipo), è riportata di seguito: modifica è opportuno rileggere la nuova dimensione con \const{F\_GETPIPE\_SZ}. I processi non privilegiati\footnote{per la precisione occorre la capacità \const{CAP\_SYS\_RESOURCE}.} non possono - impostare un valore valore superiore a quello indicato da + impostare un valore superiore a quello indicato da \sysctlfiled{fs/pipe-size-max}. Il comando è specifico di Linux, è disponibile solo a partire dal kernel 2.6.35, ed è utilizzabile solo se si è definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}. @@ -2783,7 +2783,7 @@ sez.~\ref{sec:proc_conclusion}). Una delle caratteristiche più utili dell'interfaccia degli \textit{stream} è la ricchezza delle funzioni disponibili per le operazioni di lettura e -scrittura sui file. Sono infatti previste ben tre diverse modalità modalità di +scrittura sui file. Sono infatti previste ben tre diverse modalità di input/output non formattato: \begin{itemize} \item\textsl{binario} in cui si leggono e scrivono blocchi di dati di diff --git a/intro.tex b/intro.tex index 86a9597..82a172d 100644 --- a/intro.tex +++ b/intro.tex @@ -293,10 +293,10 @@ riportate nella terza sezione del \textsl{Manuale di Programmazione di Unix} (cioè accessibili con il comando \cmd{man 3 }) e come accennato non sono direttamente associate ad una \textit{system call} anche se, ad esempio per la gestione dei file o della allocazione dinamica della memoria, possono farne -uso nella loro implementazione. Nonostante questa questa distinzione, -fondamentale per capire il funzionamento del sistema, l'uso da parte dei -programmi di una di queste funzioni resta lo stesso, sia che si tratti di una -funzione interna della libreria che di una \textit{system call}. +uso nella loro implementazione. Nonostante questa distinzione, fondamentale +per capire il funzionamento del sistema, l'uso da parte dei programmi di una +di queste funzioni resta lo stesso, sia che si tratti di una funzione interna +della libreria che di una \textit{system call}. \subsection{Un sistema multiutente} diff --git a/ipc.tex b/ipc.tex index bb1c18e..b9c7ee7 100644 --- a/ipc.tex +++ b/ipc.tex @@ -221,9 +221,9 @@ Per realizzare quanto voluto useremo in sequenza i programmi \cmd{barcode} e \cmd{gs}, il primo infatti è in grado di generare immagini PostScript di codici a barre corrispondenti ad una qualunque stringa, mentre il secondo serve per poter effettuare la conversione della stessa immagine in formato -JPEG. Usando una \textit{pipe} potremo inviare l'output del primo sull'input del -secondo, secondo lo schema mostrato in fig.~\ref{fig:ipc_pipe_use}, in cui la -direzione del flusso dei dati è data dalle frecce continue. +JPEG. Usando una \textit{pipe} potremo inviare l'output del primo sull'input +del secondo, secondo lo schema mostrato in fig.~\ref{fig:ipc_pipe_use}, in cui +la direzione del flusso dei dati è data dalle frecce continue. Si potrebbe obiettare che sarebbe molto più semplice salvare il risultato intermedio su un file temporaneo. Questo però non tiene conto del fatto che un @@ -2140,7 +2140,7 @@ i seguenti: \param{semnum} dell'insieme \param{semid} (corrispondente al campo \var{sempid} di \struct{sem}). Va invocata con tre argomenti. Occorre avere il permesso di lettura. -\item[\constd{GETVAL}] Restituisce come valore di ritorno della funzione il il +\item[\constd{GETVAL}] Restituisce come valore di ritorno della funzione il valore corrente del semaforo \param{semnum} dell'insieme \param{semid} (corrispondente al campo \var{semval} di \struct{sem}). Va invocata con tre argomenti. Occorre avere il permesso di lettura. @@ -2304,7 +2304,7 @@ un valore nullo di \var{sem\_num}. Il campo \var{sem\_flg} è un flag, mantenuto come maschera binaria, per il quale possono essere impostati i due valori \const{IPC\_NOWAIT} e -\constd{SEM\_UNDO}. Impostando \const{IPC\_NOWAIT} si fa si che in tutti quei +\constd{SEM\_UNDO}. Impostando \const{IPC\_NOWAIT} si fa sì che in tutti quei casi in cui l'esecuzione di una operazione richiederebbe di porre il processo vada nello stato di \textit{sleep}, invece di bloccarsi \func{semop} ritorni immediatamente (abortendo così le eventuali operazioni restanti) con un errore @@ -2780,10 +2780,9 @@ si ha a cuore la portabilità. Questi comandi aggiuntivi sono: salvata su disco dal meccanismo della memoria virtuale. Come illustrato in sez.~\ref{sec:proc_mem_lock} fino al kernel 2.6.9 solo l'amministratore poteva utilizzare questa capacità,\footnote{che richiedeva la - \textit{capability} \const{CAP\_IPC\_LOCK}.} a partire dal dal kernel - 2.6.10 anche gli utenti normali possono farlo fino al limite massimo - determinato da \const{RLIMIT\_MEMLOCK} (vedi - sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}). + \textit{capability} \const{CAP\_IPC\_LOCK}.} a partire dal kernel 2.6.10 + anche gli utenti normali possono farlo fino al limite massimo determinato da + \const{RLIMIT\_MEMLOCK} (vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}). \item[\constd{SHM\_UNLOCK}] Disabilita il \textit{memory locking} sul segmento di memoria condivisa. Fino al kernel 2.6.9 solo l'amministratore poteva utilizzare questo comando in corrispondenza di un segmento da lui bloccato. @@ -2869,9 +2868,9 @@ riferiti all'indirizzo di partenza del segmento). L'argomento \param{shmflg} permette di cambiare il comportamento della funzione; esso va specificato come maschera binaria, i bit utilizzati al -momento sono sono tre e sono identificati dalle costanti \const{SHM\_RND}, +momento sono tre e sono identificati dalle costanti \const{SHM\_RND}, \const{SHM\_RDONLY} e \const{SHM\_REMAP} che vanno combinate con un OR -aritmetico. +aritmetico. Specificando \constd{SHM\_RND} si evita che \func{shmat} ritorni un errore quando \param{shmaddr} non è allineato ai confini di una pagina. Si può quindi @@ -4399,9 +4398,9 @@ sincronizzazione completamente nuovo, basato sui cosiddetti \textit{futex} (la sigla sta per \textit{fast user mode mutex}) con il quale è stato possibile implementare una versione nativa dei semafori POSIX. Grazie a questo con i kernel della serie 2.6 e le nuove versioni della \acr{glibc} che usano questa -nuova infrastruttura per quella che viene che viene chiamata \textit{New Posix - Thread Library}, sono state implementate anche tutte le funzioni -dell'interfaccia dei semafori POSIX. +nuova infrastruttura per quella che viene chiamata \textit{New Posix Thread + Library}, sono state implementate anche tutte le funzioni dell'interfaccia +dei semafori POSIX. Anche in questo caso è necessario appoggiarsi alla libreria per le estensioni \textit{real-time} \texttt{librt}, questo significa che se si vuole utilizzare diff --git a/procadv.tex b/procadv.tex index 98d4031..27cf9dc 100644 --- a/procadv.tex +++ b/procadv.tex @@ -223,44 +223,29 @@ Introdotta a partire dal kernel 2.4.21, solo su PowerPC. scopo di queste dispense, per i dettagli si consulti la documentazione su \textit{Yama} nei sorgenti del kernel. Introdotta a partire dal kernel 3.4. -\itindbeg{secure~computing~mode} -\item[\constd{PR\_SET\_SECCOMP}] Imposta il cosiddetto \textit{secure computing - mode} per il processo corrente. Prevede come unica possibilità - che \param{arg2} sia impostato ad 1. Una volta abilitato il \textit{secure - computing mode} il processo potrà utilizzare soltanto un insieme - estremamente limitato di \textit{system call}: \func{read}, \func{write}, - \func{\_exit} e \funcm{sigreturn}. Ogni altra \textit{system call} porterà - all'emissione di un \signal{SIGKILL} (vedi sez.~\ref{sec:sig_termination}). - Il \textit{secure computing mode} è stato ideato per fornire un supporto per - l'esecuzione di codice esterno non fidato e non verificabile a scopo di - calcolo;\footnote{lo scopo è quello di poter vendere la capacità di calcolo - della proprio macchina ad un qualche servizio di calcolo distribuito senza - comprometterne la sicurezza eseguendo codice non sotto il proprio - controllo.} in genere i dati vengono letti o scritti grazie ad un socket o - una \textit{pipe}, e per evitare problemi di sicurezza non sono possibili - altre operazioni se non quelle citate. Introdotta a partire dal kernel - 2.6.23, disponibile solo se si è abilitato il supporto nel kernel con - \texttt{CONFIG\_SECCOMP}. - -% TODO a partire dal kernel 3.5 è stato introdotto la possibilità di usare un -% terzo argomento se il secondo è SECCOMP_MODE_FILTER, vedi -% Documentation/prctl/seccomp_filter.txt -% vedi anche http://lwn.net/Articles/600250/ - -% TODO documentare PR_SET_SECCOMP introdotto a partire dal kernel 3.5. Vedi: -% * Documentation/prctl/seccomp_filter.txt -% * http://lwn.net/Articles/475043/ - -% TODO a partire dal kernel 3.17 è stata introdotta la nuova syscall seccomp, -% vedi http://lwn.net/Articles/600250/ e http://lwn.net/Articles/603321/ +\item[\constd{PR\_SET\_SECCOMP}] Attiva il \textit{secure computing mode} per + il processo corrente. Introdotta a partire dal kernel 2.6.23 la funzionalità + è stata ulteriorimente estesa con il kernel 3.5, salvo poi diventare un + sottoinsieme della \textit{system call} \func{seccomp} a partire dal kernel + 3.17. Prevede che si indichi per \param{arg2} il valore + \const{SECCOMP\_MODE\_STRICT} (unico possibile fino al kernel 2.6.23) per + selezionare il cosidetto \textit{strict mode} o, dal kernel 3.5, + \const{SECCOMP\_MODE\_FILTER} per usare il \textit{filter mode}. Tratteremo + questa opzione nei dettagli più avanti, in sez.~\ref{sec:procadv_seccomp}, + quando affronteremo l'argomento del \textit{Secure Computing}. \item[\constd{PR\_GET\_SECCOMP}] Ottiene come valore di ritorno della funzione - lo stato corrente del \textit{secure computing mode}, al momento attuale la - funzione è totalmente inutile in quanto l'unico valore ottenibile è 0, dato - che la chiamata di questa funzione in \textit{secure computing mode} - comporterebbe l'emissione di \signal{SIGKILL}, è stata comunque definita per - eventuali estensioni future. Introdotta a partire dal kernel 2.6.23. -\itindend{secure~computing~mode} + lo stato corrente del \textit{secure computing mode}. Fino al kernel 3.5, + quando era possibile solo lo \textit{strict mode}, la funzione era + totalmente inutile in quanto l'unico valore ottenibile era 0 in assenza di + \textit{secure computing}, dato che la chiamata di questa funzione in + \textit{strict mode} avrebbe comportato l'emissione di \signal{SIGKILL} per + il chiamante. La funzione però, a partire dal kernel 2.6.23, era stata + comunque definita per eventuali estensioni future, ed infatti con + l'introduzione del \textit{filter mode} con il kernel 3.5, se essa viene + inclusa nelle funzioni consentite restituisce il valore 2 quando il + \textit{secure computing mode} è attivo (se non inclusa si avrà di nuovo un + \signal{SIGKILL}). \item[\constd{PR\_SET\_SECUREBITS}] Imposta i \textit{securebits} per il processo chiamante al valore indicato da \param{arg2}; per i dettagli sul @@ -296,8 +281,8 @@ Introdotta a partire dal kernel 2.4.21, solo su PowerPC. generazione di un segnale di \signal{SIGSEGV} (vedi sez.~\ref{sec:sig_prog_error}). La lettura viene automaticamente disabilitata se si attiva il \textit{secure computing mode} (vedi - \const{PR\_SET\_SECCOMP}). Introdotta a partire dal kernel - 2.6.26, solo su x86. + \const{PR\_SET\_SECCOMP} e sez.~\ref{sec:procadv_seccomp}). Introdotta a + partire dal kernel 2.6.26, solo su x86. \item[\constd{PR\_GET\_TSC}] Ottiene il valore del flag che controlla la lettura del contattore dei \textit{timestamp}, salvato all'indirizzo @@ -606,10 +591,10 @@ elenco, che illustra quelle attualmente disponibili:\footnote{si fa informazioni, che saranno così indipendenti per i due processi, come avviene nel comportamento ordinario di un sistema unix-like. -\item[\constd{CLONE\_IO}] se questo flag viene impostato il nuovo il nuovo - processo condividerà con il padre il contesto dell'I/O, altrimenti, come - come avviene nel comportamento ordinario con una \func{fork} otterrà un suo - contesto dell'I/O. +\item[\constd{CLONE\_IO}] se questo flag viene impostato il nuovo processo + condividerà con il padre il contesto dell'I/O, altrimenti, come avviene nel + comportamento ordinario con una \func{fork} otterrà un suo contesto + dell'I/O. Il contesto dell'I/O viene usato dagli \textit{scheduler} di I/O (visti in sez.~\ref{sec:io_priority}) e se questo è lo stesso per diversi processi @@ -716,9 +701,11 @@ degli altri gruppi, che costituisce poi quello che viene chiamato un \label{sec:process_security} Tratteremo in questa sezione le funzionalità più avanzate relative alla -gestione della sicurezza, a partire dalle \textit{capabilities} e dalle -funzionalità di \textit{Secure Computing}, fino alle funzionalità relative -alla gestione delle chiavi crittografiche. +gestione della sicurezza ed il controllo degli accessi all'interno dei +processi, a partire dalle \textit{capabilities} e dalle funzionalità di +\textit{Secure Computing}. Esamineremo inoltre tutte le altre funzionalità +relative alla sicurezza come gestione delle chiavi crittografiche e varie +estensioni e funzionalita disponibili su questo argomento. @@ -999,7 +986,7 @@ riesce così a riottenere il comportamento classico di un sistema unix-like. Una seconda circostanza è quella relativa a cosa succede alle \textit{capabilities} di un processo nelle possibili transizioni da \ids{UID} nullo a \ids{UID} non nullo o viceversa (corrispondenti rispettivamente a -cedere o riottenere i i privilegi di amministratore) che si possono effettuare +cedere o riottenere i privilegi di amministratore) che si possono effettuare con le varie funzioni viste in sez.~\ref{sec:proc_setuid}. In questo caso la casistica è di nuovo alquanto complessa, considerata anche la presenza dei diversi gruppi di identificatori illustrati in tab.~\ref{tab:proc_uid_gid}, si @@ -1129,15 +1116,14 @@ operazioni si rimanda alla rilettura di sez.~\ref{sec:process_prctl}. % http://lwn.net/Articles/211883/ -Un elenco delle delle \textit{capabilities} disponibili su Linux, con una -breve descrizione ed il nome delle costanti che le identificano, è riportato -in tab.~\ref{tab:proc_capabilities};\footnote{l'elenco presentato questa - tabella, ripreso dalla pagina di manuale (accessibile con \texttt{man - capabilities}) e dalle definizioni in - \texttt{include/linux/capabilities.h}, è aggiornato al kernel 3.2.} la -tabella è divisa in due parti, la prima riporta le \textit{capabilities} -previste anche nella bozza dello standard POSIX1.e, la seconda quelle -specifiche di Linux. Come si può notare dalla tabella alcune +Un elenco delle \textit{capabilities} disponibili su Linux, con una breve +descrizione ed il nome delle costanti che le identificano, è riportato in +tab.~\ref{tab:proc_capabilities};\footnote{l'elenco presentato questa tabella, + ripreso dalla pagina di manuale (accessibile con \texttt{man capabilities}) + e dalle definizioni in \texttt{include/linux/capabilities.h}, è aggiornato + al kernel 3.2.} la tabella è divisa in due parti, la prima riporta le +\textit{capabilities} previste anche nella bozza dello standard POSIX1.e, la +seconda quelle specifiche di Linux. Come si può notare dalla tabella alcune \textit{capabilities} attengono a singole funzionalità e sono molto specializzate, mentre altre hanno un campo di applicazione molto vasto, che è opportuno dettagliare maggiormente. @@ -2020,10 +2006,94 @@ funzione. +\subsection{La gestione del \textit{Secure Computing}.} +\label{sec:procadv_seccomp} + +\itindbeg{secure~computing~mode} + +Il \textit{secure computing mode} è un meccanismo ideato per fornire un +supporto per l'esecuzione di codice esterno non fidato e non verificabile a +scopo di calcolo. L'idea era quello di poter vendere la capacità di calcolo +della propria macchina ad un qualche servizio di calcolo distribuito, senza +comprometterne la sicurezza eseguendo codice non sotto il proprio controllo. + +Nella prima versione del meccanismo, introdotto con il kernel 2.6.23 e +disponibile solo avendo è abilitato il supporto nel kernel con +\texttt{CONFIG\_SECCOMP}, questo veniva attovato con \func{prctl} indicando +l'opzione \const{PR\_SET\_SECCOMP}, che all'epoca supportava soltanto l'uso +del valore \const{SECCOMP\_MODE\_STRICT} per \param{arg2}. + +Una volta abilitato il \textit{secure computing mode} in questa modalità (in +seguito denominata \textit{strict mode}) il processo o il \textit{thread} +chiamante potrà utilizzare soltanto un insieme estremamente limitato di +\textit{system call}: \func{read}, \func{write}, \func{\_exit} e +\funcm{sigreturn}. Ogni altra \textit{system call} porterà all'emissione di un +\signal{SIGKILL} (vedi sez.~\ref{sec:sig_termination}). In questa modalità di +utilizzo i dati vengono letti o scritti grazie ad un socket o una +\textit{pipe}, creati prima di lanciare il processo che eseguirà il codice non +fidato, e per evitare problemi di sicurezza non saranno possibili altre +operazioni se non quelle citate. + + +% TODO a partire dal kernel 3.5 è stato introdotto la possibilità di usare un +% terzo argomento se il secondo è SECCOMP_MODE_FILTER, vedi +% Documentation/prctl/seccomp_filter.txt +% vedi anche http://lwn.net/Articles/600250/ + +% TODO documentare PR_SET_SECCOMP introdotto a partire dal kernel 3.5. Vedi: +% * Documentation/prctl/seccomp_filter.txt +% * http://lwn.net/Articles/475043/ + +% TODO a partire dal kernel 3.17 è stata introdotta la nuova syscall seccomp, +% vedi http://lwn.net/Articles/600250/ e http://lwn.net/Articles/603321/ + + +\itindend{secure~computing~mode} + +\subsection{Altre funzionalità di sicurezza.} +\label{sec:procadv_security_misc} + +Oltre alle funzionalità specifiche esaminite nelle sezioni precedenti, il +kernel supporta una varietà di ulteriori impostazioni di sicurezza, +accessibili nelle maniere più varie, che abbiamo raccolto in questa sezione. + +Una serie di modalità di sicurezza sono attivabili a richiesta attraverso +alcune opzioni di controllo attivabili via \func{sysctl} o il filesystem +\texttt{/proc}, un elenco delle stesse e dei loro effetti è il seguente: + +\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}} +\item[\sysctlrelfiled{fs}{protected\_hardlinks}] Un valore nullo, il default, + mantiene il comportamento standard che non pone restrizioni alla creazione + di \textit{hard link}. Se il valore viene posto ad 1 vengono invece attivate + una serie di restrizioni, che se non soddisfatte causano il fallimento di + \func{link} con un errore di \errval{EPERM}. Perché questo non avvenga + almeno una delle seguenti condizioni deve essere soddisfatta: + \begin{itemize*} + \item il processo chiamante deve avere i privilegi amministrativi (la + \textit{capability}) \const{CAP\_FOWNER}); in caso di utilizzo + dell'\textit{user namespace} oltre a possedere \const{CAP\_FOWNER} è + necessario che l'\ids{UID} del proprietario del file sia mappato nel + \textit{namespace}. + \item il \textit{filesystem} \ids{UID} del chiamante (normalmente + equivalente all'\ids{UID} effettivo) deve corrispondere a quello del + proprietario del file a cui si vuole effettuare il collegamento. + \item sono soddistatte tutte le seguenti condizioni: + \begin{itemize*} + \item il file è un file ordinario + \item il file non ha il \acr{suid} bit attivo + \item il file non ha lo \acr{sgid} bit attivo ed il permesso di esecuzione + per il gruppo + \item il chiamante ha i permessi di lettura e scrittura sul file + \end{itemize*} + \end{itemize*} +\end{basedescript} + % TODO: trattare keyctl (man 2 keyctl) + + % TODO trattare le funzioni di protezione della memoria pkey_alloc, pkey_free, % pkey_mprotect, introdotte con il kernel 4.8, vedi % http://lwn.net/Articles/689395/ e Documentation/x86/protection-keys.txt diff --git a/process.tex b/process.tex index 4df632d..f57e120 100644 --- a/process.tex +++ b/process.tex @@ -2539,8 +2539,7 @@ Dopo l'uso di \macro{va\_end} la variabile \param{ap} diventa indefinita e successive chiamate a \macro{va\_arg} non funzioneranno. Nel caso del \cmd{gcc} l'uso di \macro{va\_end} può risultare inutile, ma è comunque necessario usarla per chiarezza del codice, per compatibilità con diverse -implementazioni e per eventuali eventuali modifiche future a questo -comportamento. +implementazioni e per eventuali modifiche future a questo comportamento. Riassumendo la procedura da seguire per effettuare l'estrazione degli argomenti di una funzione \textit{variadic} è la seguente: diff --git a/prochand.tex b/prochand.tex index f50c0c5..3b69db3 100644 --- a/prochand.tex +++ b/prochand.tex @@ -569,7 +569,7 @@ tutti i figli. La funzione \func{fork} infatti ha la caratteristica di duplicare nei processi figli tutti i \textit{file descriptor} (vedi sez.~\ref{sec:file_fd}) dei file aperti nel processo padre (allo stesso modo in cui lo fa la funzione \func{dup}, trattata in sez.~\ref{sec:file_dup}). Ciò -fa si che padre e figli condividano le stesse voci della \textit{file table} +fa sì che padre e figli condividano le stesse voci della \textit{file table} (tratteremo in dettaglio questi termini in sez.~\ref{sec:file_fd} e sez.~\ref{sec:file_shared_access}) fra le quali c'è anche la posizione corrente nel file. @@ -1931,7 +1931,7 @@ supplementari non vengono modificati. L'effetto della chiamata è diverso a seconda dei privilegi del processo; se l'\ids{UID} effettivo è zero (cioè è quello dell'amministratore di sistema o -il processo ha la la capacità \const{CAP\_SETUID}) allora tutti gli +il processo ha la capacità \const{CAP\_SETUID}) allora tutti gli identificatori (\textit{real}, \textit{effective} e \textit{saved}) vengono impostati al valore specificato da \param{uid}, altrimenti viene impostato solo l'\ids{UID} effettivo, e soltanto se il valore specificato corrisponde o @@ -3355,17 +3355,17 @@ compiere delle operazioni logiche sugli insiemi di processori con: } \end{funcbox}} -Le prime tre macro richiedono due insiemi di partenza, \param{srcset1} -e \param{srcset2} e forniscono in un terzo insieme \param{destset} (che può +Le prime tre macro richiedono due insiemi di partenza, \param{srcset1} e +\param{srcset2} e forniscono in un terzo insieme \param{destset} (che può essere anche lo stesso di uno dei precedenti) il risultato della rispettiva operazione logica sui contenuti degli stessi. In sostanza con \macro{CPU\_AND} si otterrà come risultato l'insieme che contiene le CPU presenti in entrambi gli insiemi di partenza, con \macro{CPU\_OR} l'insieme che contiene le CPU presenti in uno qualunque dei due insiemi di partenza, e con \macro{CPU\_XOR} -l'insieme che contiene le CPU presenti presenti in uno solo dei due insiemi di +l'insieme che contiene le CPU presenti in uno solo dei due insiemi di partenza. Infine \macro{CPU\_EQUAL} confronta due insiemi ed è l'unica che -restituisce un intero, da usare come valore logico che indica se sono -identici o meno. +restituisce un intero, da usare come valore logico che indica se sono identici +o meno. Inoltre, sempre a partire dalla versione 2.7 della \acr{glibc}, è stata introdotta la possibilità di una allocazione dinamica degli insiemi di diff --git a/session.tex b/session.tex index fa9cb13..0fbe521 100644 --- a/session.tex +++ b/session.tex @@ -1474,9 +1474,8 @@ essere allocata in precedenza, e la relativa dimensione, \param{len}. Se la stringa che deve essere restituita, compreso lo zero di terminazione finale, eccede questa dimensione si avrà un errore. -Una funzione funzione analoga alle precedenti prevista da POSIX.1, che -restituisce il nome di un file di dispositivo, è \funcd{ctermid}, il cui -prototipo è: +Una funzione analoga alle precedenti prevista da POSIX.1, che restituisce il +nome di un file di dispositivo, è \funcd{ctermid}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ \fhead{stdio.h} @@ -1485,8 +1484,8 @@ prototipo è: } {La funzione ritorna il puntatore alla stringa contenente il \textit{pathname} - del terminale o \val{NULL} se non non riesce ad eseguire l'operazione, non - sono previsti errori.} + del terminale o \val{NULL} se non riesce ad eseguire l'operazione, non sono + previsti errori.} \end{funcproto} La funzione restituisce un puntatore al \textit{pathname} del file di @@ -2201,7 +2200,7 @@ la velocità della linea di trasmissione; se questa non corrisponde a quella del terminale quest'ultimo non potrà funzionare: quando il terminale non è seriale il valore non influisce sulla velocità di trasmissione dei dati. -In generale impostare un valore nullo (\val{B0}) sulla linea di output fa si +In generale impostare un valore nullo (\val{B0}) sulla linea di output fa sì che il modem non asserisca più le linee di controllo, interrompendo di fatto la connessione, qualora invece si utilizzi questo valore per la linea di input l'effetto sarà quello di rendere la sua velocità identica a quella della linea diff --git a/signal.tex b/signal.tex index 5bc9aff..6daea44 100644 --- a/signal.tex +++ b/signal.tex @@ -700,7 +700,7 @@ in cui si trattano gli argomenti relativi. Questi segnali sono: La maggior pare dei programmi non hanno necessità di intercettare il segnale, in quanto esso è completamente trasparente rispetto all'esecuzione che riparte senza che il programma noti niente. Si possono installare dei - gestori per far si che un programma produca una qualche azione speciale + gestori per far sì che un programma produca una qualche azione speciale se viene fermato e riavviato, come per esempio riscrivere un prompt, o inviare un avviso. diff --git a/sockctrl.tex b/sockctrl.tex index b6bb2c1..9f451e9 100644 --- a/sockctrl.tex +++ b/sockctrl.tex @@ -3315,12 +3315,11 @@ di \param{optlen} con una struttura \struct{ip\_msfilter} contenente questo protocollo, senza doversi curare di verificarne la validità.\footnote{l'attacco viene in genere portato per causare un \textit{Denial of Service} aumentando il consumo di CPU del router nella - verifica dell'autenticità di un gran numero di pacchetti di pacchetti - falsi; questi, arrivando da sorgenti diverse da un router adiacente, non - potrebbero più avere un TTL di 255 anche qualora questo fosse stato il - valore di partenza, e l'impostazione dell'opzione consente di scartarli - senza carico aggiuntivo sulla CPU (che altrimenti dovrebbe calcolare una - checksum).} + verifica dell'autenticità di un gran numero di pacchetti falsi; questi, + arrivando da sorgenti diverse da un router adiacente, non potrebbero più + avere un TTL di 255 anche qualora questo fosse stato il valore di + partenza, e l'impostazione dell'opzione consente di scartarli senza carico + aggiuntivo sulla CPU (che altrimenti dovrebbe calcolare una checksum).} \itindbeg{Path~MTU} \item[\constd{IP\_MTU}] Permette di leggere il valore della \textit{Path MTU} @@ -4643,7 +4642,7 @@ di manuale accessibile con \texttt{man 7 ip}, sono i seguenti: disabilitare globalmente il procedimento con questo parametro ha pesanti ripercussioni in termini di prestazioni di rete. -\item[\sysctlrelfiled{net/ipv4}{ip\_always\_defrag}] fa si che tutti i +\item[\sysctlrelfiled{net/ipv4}{ip\_always\_defrag}] fa sì che tutti i pacchetti IP frammentati siano riassemblati, anche in caso in successivo immediato inoltro.\footnote{introdotto con il kernel 2.2.13, nelle versioni precedenti questo comportamento poteva essere solo stabilito un volta per @@ -4710,7 +4709,7 @@ pagina di manuale (accessibile con \texttt{man 7 tcp}), sono i seguenti: \item[\sysctlrelfiled{net/ipv4}{tcp\_app\_win}] indica la frazione della finestra TCP che viene riservata per gestire l'overhaed dovuto alla - bufferizzazione. Prende un valore valore intero che consente di calcolare la + bufferizzazione. Prende un valore intero che consente di calcolare la dimensione in byte come il massimo fra la MSS e $\texttt{window}/2^\texttt{tcp\_app\_win}$. Un valore nullo significa che non viene riservato nessuno spazio; il valore di default è 31. @@ -4789,13 +4788,12 @@ pagina di manuale (accessibile con \texttt{man 7 tcp}), sono i seguenti: risposta prima che il kernel decida che la connessione è caduta e la termini. Prende un valore intero che di default è 9. -\item[\sysctlrelfiled{net/ipv4}{tcp\_keepalive\_time}] indica il numero - di secondi che devono passare senza traffico sulla connessione prima che il - kernel inizi ad inviare pacchetti di pacchetti di - \textit{keepalive}.\footnote{ha effetto solo per i socket per cui si è - impostata l'opzione \const{SO\_KEEPALIVE} (vedi - sez.~\ref{sec:sock_options_main}.} Prende un valore intero che di default - è 7200, pari a due ore. +\item[\sysctlrelfiled{net/ipv4}{tcp\_keepalive\_time}] indica il numero di + secondi che devono passare senza traffico sulla connessione prima che il + kernel inizi ad inviare pacchetti di \textit{keepalive}.\footnote{ha effetto + solo per i socket per cui si è impostata l'opzione \const{SO\_KEEPALIVE} + (vedi sez.~\ref{sec:sock_options_main}.} Prende un valore intero che di + default è 7200, pari a due ore. \item[\sysctlrelfiled{net/ipv4}{tcp\_low\_latency}] indica allo stack TCP del kernel di ottimizzare il comportamento per ottenere tempi di latenza diff --git a/system.tex b/system.tex index 8a8ee49..820bf41 100644 --- a/system.tex +++ b/system.tex @@ -2740,7 +2740,7 @@ invece disponibili altre tre funzioni, \funcd{gmtime}, \funcd{localtime} e } {Le funzioni ritornano un puntatore al risultato in caso di successo e - \val{NULL} per un errore, tranne tranne che \func{mktime} che restituisce + \val{NULL} per un errore, tranne che \func{mktime} che restituisce direttamente il valore o $-1$ in caso di errore, \var{errno} non viene modificata.} \end{funcproto} @@ -2799,11 +2799,11 @@ Come accennato l'uso del \textit{broken-down time} permette di tenere conto anche della differenza fra tempo universale e ora locale, compresa l'eventuale ora legale. Questo viene fatto dalle funzioni di conversione grazie alle informazioni riguardo la propria \textit{timezone} mantenute nelle tre -variabili globali mostrate in fig.~\ref{fig:sys_tzname}, cui si si può -accedere direttamente includendo \headfile{time.h}. Come illustrato queste -variabili vengono impostate internamente da alcune delle delle precedenti -funzioni di conversione, ma lo si può fare esplicitamente chiamando -direttamente la funzione \funcd{tzset}, il cui prototipo è: +variabili globali mostrate in fig.~\ref{fig:sys_tzname}, cui si può accedere +direttamente includendo \headfile{time.h}. Come illustrato queste variabili +vengono impostate internamente da alcune delle precedenti funzioni di +conversione, ma lo si può fare esplicitamente chiamando direttamente la +funzione \funcd{tzset}, il cui prototipo è: \begin{funcproto}{ \fhead{time.h} @@ -3210,7 +3210,7 @@ l'errore è \funcd{error\_at\_line}; il suo prototipo è: per il fatto che, separati con il solito due punti-spazio, vengono inseriti un nome di file indicato da \param{fname} ed un numero di linea subito dopo la stampa del nome del programma. Inoltre essa usa un'altra variabile globale, -\var{error\_one\_per\_line}, che impostata ad un valore diverso da zero fa si +\var{error\_one\_per\_line}, che impostata ad un valore diverso da zero fa sì che errori relativi alla stessa linea non vengano ripetuti. diff --git a/tcpsock.tex b/tcpsock.tex index 6f7ca7d..15eb88f 100644 --- a/tcpsock.tex +++ b/tcpsock.tex @@ -1682,7 +1682,7 @@ descriptor non si è annullato. Infatti subito dopo la creazione del socket \var{list\_fd} ha una referenza, e lo stesso vale per \var{conn\_fd} dopo il ritorno di \func{accept}, ma dopo la \func{fork} i descrittori vengono duplicati nel padre e nel figlio per cui -entrambi i socket si trovano con due referenze. Questo fa si che quando il +entrambi i socket si trovano con due referenze. Questo fa sì che quando il padre chiude \var{sock\_fd} esso resta con una referenza da parte del figlio, e sarà definitivamente chiuso solo quando quest'ultimo, dopo aver completato le sue operazioni, chiamerà (\texttt{\small 45}) la funzione \func{close}. @@ -2958,7 +2958,7 @@ pronto per la scrittura sono le seguenti: errori pendenti su un socket usando l'opzione \const{SO\_ERROR}. \end{itemize*} -Infine c'è una sola condizione che fa si che \func{select} ritorni segnalando +Infine c'è una sola condizione che fa sì che \func{select} ritorni segnalando che un socket (che sarà riportato nel terzo insieme di file descriptor) ha una condizione di eccezione pendente, e cioè la ricezione sul socket di \textsl{dati urgenti} (o \textit{out-of-band}), una caratteristica specifica @@ -2975,7 +2975,7 @@ Lo scopo dei due valori di soglia per i buffer di ricezione e di invio è quello di consentire maggiore flessibilità nell'uso di \func{select} da parte dei programmi, se infatti si sa che una applicazione non è in grado di fare niente fintanto che non può ricevere o inviare una certa quantità di dati, si -possono utilizzare questi valori per far si che \func{select} ritorni solo +possono utilizzare questi valori per far sì che \func{select} ritorni solo quando c'è la certezza di avere dati a sufficienza.\footnote{questo tipo di controllo è utile di norma solo per la lettura, in quanto in genere le operazioni di scrittura sono già controllate dall'applicazione, che sa