il cui codice completo è disponibile nel file \file{BarCodePage.c} che si
trova nella directory dei sorgenti.
-
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
\begin{minipage}[c]{15cm}
(dove di norma vengono creati sia i programmi che la libreria), il comando da
dare sarà \code{export LD\_LIBRARY\_PATH=./}; a questo punto potremo lanciare
il server, facendogli leggere una decina di frasi, con:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ./fortuned -n10
-\end{verbatim}
+\end{Verbatim}
+%$
Avendo usato \func{daemon} per eseguire il server in background il comando
ritornerà immediatamente, ma potremo verificare con \cmd{ps} che in effetti il
programma resta un esecuzione in background, e senza avere associato un
terminale di controllo (si ricordi quanto detto in sez.~\ref{sec:sess_daemon}):
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ps aux
...
piccardi 27489 0.0 0.0 1204 356 ? S 01:06 0:00 ./fortuned -n10
piccardi 27492 3.0 0.1 2492 764 pts/2 R 01:08 0:00 ps aux
-\end{verbatim}%$
+\end{Verbatim}
+%$
e si potrà verificare anche che in \file{/tmp} è stata creata la fifo di
ascolto \file{fortune.fifo}. A questo punto potremo interrogare il server con
il programma client; otterremo così:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ./fortune
Linux ext2fs has been stable for a long time, now it's time to break it
-- Linuxkongreß '95 in Berlin
[piccardi@gont sources]$ ./fortune
Linux ext2fs has been stable for a long time, now it's time to break it
-- Linuxkongreß '95 in Berlin
-\end{verbatim}%$
+\end{Verbatim}
+%$
e ripetendo varie volte il comando otterremo, in ordine casuale, le dieci
frasi tenute in memoria dal server.
Il secondo livello di controllo è quello delle varie funzioni che accedono
direttamente (in lettura o scrittura) all'oggetto. In tal caso lo schema dei
controlli è simile a quello dei file, ed avviene secondo questa sequenza:
-\begin{itemize}
+\begin{itemize*}
\item se il processo ha i privilegi di amministratore l'accesso è sempre
consentito.
\item se l'user-ID effettivo del processo corrisponde o al valore del campo
valore del campo \var{cgid} o a quello del campo \var{gid} ed il permesso
per il gruppo in \var{mode} è appropriato l'accesso è consentito.
\item se il permesso per gli altri è appropriato l'accesso è consentito.
-\end{itemize}
+\end{itemize*}
solo se tutti i controlli elencati falliscono l'accesso è negato. Si noti che
a differenza di quanto avviene per i permessi dei file, fallire in uno dei
passi elencati non comporta il fallimento dell'accesso. Un'ulteriore
stampa, cancellazione. I valori di default sono per l'uso delle code di
messaggi e un ciclo di 5 volte. Se si lancia il comando si otterrà qualcosa
del tipo:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
piccardi@gont sources]$ ./ipctestid
Identifier Value 0
Identifier Value 32768
Identifier Value 65536
Identifier Value 98304
Identifier Value 131072
-\end{verbatim}%$
+\end{Verbatim}
+%$
il che ci mostra che abbiamo un kernel della serie 2.4.x nel quale non avevamo
ancora usato nessuna coda di messaggi. Se ripetiamo il comando otterremo
ancora:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ./ipctestid
Identifier Value 163840
Identifier Value 196608
Identifier Value 229376
Identifier Value 262144
Identifier Value 294912
-\end{verbatim}%$
+\end{Verbatim}
+%$
che ci mostra come il valore di \var{seq} sia in effetti una quantità
mantenuta staticamente all'interno del sistema.
\procrelfile{/proc/sys/kernel}{msgmnb} e
\procrelfile{/proc/sys/kernel}{msgmni} di \file{/proc/sys/kernel/}.
-
\begin{figure}[htb]
- \centering \includegraphics[width=15cm]{img/mqstruct}
+ \centering \includegraphics[width=13cm]{img/mqstruct}
\caption{Schema della struttura di una coda messaggi.}
\label{fig:ipc_mq_schema}
\end{figure}
Esegue l'operazione specificata da \param{cmd} sulla coda \param{msqid}.
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo o -1 in caso di
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo o $-1$ in caso di
errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
\begin{errlist}
\item[\errcode{EACCES}] si è richiesto \const{IPC\_STAT} ma processo
Invia un messaggio sulla coda \param{msqid}.
- \bodydesc{La funzione restituisce 0, e -1 in caso di errore, nel qual caso
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0, e $-1$ in caso di errore, nel qual caso
\var{errno} assumerà uno dei valori:
\begin{errlist}
\item[\errcode{EACCES}] non si hanno i privilegi di accesso sulla coda.
\item[\errcode{EAGAIN}] il messaggio non può essere inviato perché si è
superato il limite \var{msg\_qbytes} sul numero massimo di byte presenti
sulla coda, e si è richiesto \const{IPC\_NOWAIT} in \param{flag}.
- \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
\item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un \param{msgid} invalido, o un
valore non positivo per \param{mtype}, o un valore di \param{msgsz}
maggiore di \const{MSGMAX}.
\end{errlist}
- ed inoltre \errval{EFAULT} ed \errval{ENOMEM}.
-}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{EINTR} ed \errval{ENOMEM}. }
\end{functions}
La funzione inserisce il messaggio sulla coda specificata da \param{msqid}; il
Verifichiamo allora il funzionamento dei nostri programmi; al solito, usando
le funzioni di libreria occorre definire opportunamente
\code{LD\_LIBRARY\_PATH}; poi si potrà lanciare il server con:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ./dirmonitor ./
-\end{verbatim}%$
+\end{Verbatim}
+%$
ed avendo usato \func{daemon} il comando ritornerà immediatamente. Una volta
che il server è in esecuzione, possiamo passare ad invocare il client per
verificarne i risultati, in tal caso otterremo:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ./readmon
Ci sono 68 file dati
Ci sono 3 directory
Ci sono 0 device a caratteri
Ci sono 0 device a blocchi
Totale 71 file, per 489831 byte
-\end{verbatim}%$
+\end{Verbatim}
+%$
ed un rapido calcolo (ad esempio con \code{ls -a | wc} per contare i file) ci
permette di verificare che il totale dei file è giusto. Un controllo con
\cmd{ipcs} ci permette inoltre di verificare la presenza di un segmento di
memoria condivisa e di un semaforo:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ipcs
------ Shared Memory Segments --------
key shmid owner perms bytes nattch status
------ Message Queues --------
key msqid owner perms used-bytes messages
-\end{verbatim}%$
+\end{Verbatim}
+%$
Se a questo punto aggiungiamo un file, ad esempio con \code{touch prova},
potremo verificare che, passati nel peggiore dei casi almeno 10 secondi (o
l'eventuale altro intervallo impostato per la rilettura dei dati) avremo:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ./readmon
Ci sono 69 file dati
Ci sono 3 directory
Ci sono 0 device a caratteri
Ci sono 0 device a blocchi
Totale 72 file, per 489887 byte
-\end{verbatim}%$
+\end{Verbatim}
+%$
A questo punto possiamo far uscire il server inviandogli un segnale di
\const{SIGTERM} con il comando \code{killall dirmonitor}, a questo punto
ripetendo la lettura, otterremo un errore:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ./readmon
Cannot find shared memory: No such file or directory
-\end{verbatim}%$
+\end{Verbatim}
+%$
e inoltre potremo anche verificare che anche gli oggetti di intercomunicazione
visti in precedenza sono stati regolarmente cancellati:
-\begin{verbatim}
+\begin{Verbatim}
[piccardi@gont sources]$ ipcs
------ Shared Memory Segments --------
key shmid owner perms bytes nattch status
------ Message Queues --------
key msqid owner perms used-bytes messages
-\end{verbatim}%$
-
+\end{Verbatim}
+%$
%% Per capire meglio il funzionamento delle funzioni facciamo ancora una volta
lo standard è molto generico riguardo l'implementazione, ed i nomi stessi
possono avere o meno una corrispondenza sul filesystem; tutto quello che è
richiesto è che:
-\begin{itemize}
+\begin{itemize*}
\item i nomi devono essere conformi alle regole che caratterizzano i
\itindex{pathname} \textit{pathname}, in particolare non essere più lunghi di
\const{PATH\_MAX} byte e terminati da un carattere nullo.
nome dipende dall'implementazione.
\item l'interpretazione di ulteriori \texttt{/} presenti nel nome dipende
dall'implementazione.
-\end{itemize}
+\end{itemize*}
Data la assoluta genericità delle specifiche, il comportamento delle funzioni
è subordinato in maniera quasi completa alla relativa
alla memoria secondo quanto specificato da \param{oflag}.
\item[\errcode{EEXIST}] si è specificato \const{O\_CREAT} e
\const{O\_EXCL} ma la coda già esiste.
- \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
\item[\errcode{EINVAL}] il file non supporta la funzione, o si è
specificato \const{O\_CREAT} con una valore non nullo di \param{attr} e
valori non validi di \var{mq\_maxmsg} e \var{mq\_msgsize}.
non esiste.
\end{errlist}
ed inoltre \errval{ENOMEM}, \errval{ENOSPC}, \errval{EFAULT},
- \errval{EMFILE} ed \errval{ENFILE}.}
+ \errval{EMFILE}, \errval{EINTR} ed \errval{ENFILE}.
+}
\end{functions}
La funzione apre la coda di messaggi identificata dall'argomento \param{name}
\param{abs\_timeout}.
- \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
errore; nel quel caso \var{errno} assumerà i valori:
\begin{errlist}
\item[\errcode{EAGAIN}] si è aperta la coda con \const{O\_NONBLOCK}, e la
coda è piena.
\item[\errcode{EMSGSIZE}] la lunghezza del messaggio \param{msg\_len}
eccede il limite impostato per la coda.
- \item[\errcode{ENOMEM}] il kernel non ha memoria sufficiente. Questo
- errore può avvenire quando l'inserimento del messaggio
\item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un valore nullo per
\param{msg\_len}, o un valore di \param{msg\_prio} fuori dai limiti, o
un valore non valido per \param{abs\_timeout}.
\item[\errcode{ETIMEDOUT}] l'inserimento del messaggio non è stato
effettuato entro il tempo stabilito.
\end{errlist}
- ed inoltre \errval{EBADF} ed \errval{EINTR}.}
+ ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{ENOMEM} ed \errval{EINTR}.}
\end{functions}
Entrambe le funzioni richiedono un puntatore al testo del messaggio
Il comportamento di \func{mq\_notify} dipende dal valore dell'argomento
\param{notification}, che è un puntatore ad una apposita struttura
-\struct{sigevent}, (definita in fig.~\ref{fig:file_sigevent}) introdotta dallo
-standard POSIX.1b per gestire la notifica di eventi; per altri dettagli si può
-vedere quanto detto in sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io} a proposito dell'uso
-della stessa struttura per l'invio dei segnali usati per l'I/O asincrono.
+\struct{sigevent}, (definita in fig.~\ref{fig:struct_sigevent}) introdotta
+dallo standard POSIX.1b per gestire la notifica di eventi; per altri dettagli
+si può vedere quanto detto in sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io} a proposito
+dell'uso della stessa struttura per l'invio dei segnali usati per l'I/O
+asincrono.
Attraverso questa struttura si possono impostare le modalità con cui viene
effettuata la notifica; in particolare il campo \var{sigev\_notify} deve
\includestruct{listati/sigval_t.h}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{La unione \structd{sigval\_t}.}
+ \caption{La definizione dell'unione \structd{sigval}, definita anche come
+ tipo \type{sigval\_t}.}
\label{fig:sig_sigval}
\end{figure}
-Questo è una \ctyp{union} di tipo \struct{sigval\_t} (la sua definizione è in
+Questo è una \ctyp{union} di tipo \struct{sigval} (la sua definizione è in
fig.~\ref{fig:sig_sigval}) in cui può essere memorizzato o un valore numerico,
se usata nella forma \var{sival\_int}, o un indirizzo, se usata nella forma
\var{sival\_ptr}. L'unione viene usata dai segnali \textit{real-time} e da
vari meccanismi di notifica\footnote{un campo di tipo \struct{sigval\_t} è
presente anche nella struttura \struct{sigevent} (definita in
- fig.~\ref{fig:file_sigevent}) che viene usata dai meccanismi di notifica
- come quelli per l'I/O asincrono (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o
- le code di messaggi POSIX (vedi sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}).} per
-restituire dati al gestore del segnale; in alcune definizioni essa viene
-identificata anche come \code{union sigval}.
+ fig.~\ref{fig:struct_sigevent}) che viene usata dai meccanismi di notifica
+ come quelli per i timer POSIX (vedi sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}), l'I/O
+ asincrono (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o le code di messaggi
+ POSIX (vedi sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}).} per restituire dati al gestore
+del segnale; in alcune definizioni essa viene identificata anche con
+l'abbreviazione \type{sigval\_t}.
A causa delle loro caratteristiche, la funzione \func{kill} non è adatta ad
inviare segnali \textit{real-time}, poiché non è in grado di fornire alcun
-valore per \struct{sigval\_t}; per questo motivo lo standard ha previsto una
+valore per \struct{sigval}; per questo motivo lo standard ha previsto una
nuova funzione, \funcd{sigqueue}, il cui prototipo è:
\begin{prototype}{signal.h}
- {int sigqueue(pid\_t pid, int signo, const sigval\_t value)}
+ {int sigqueue(pid\_t pid, int signo, const union sigval value)}
Invia il segnale \param{signo} al processo \param{pid}, restituendo al
gestore il valore \param{value}.
amministrativi.\\
\const{CLOCK\_MONOTONIC} & Orologio che indica un tempo monotono
crescente (a partire da un tempo iniziale non
- specificati) che non può essere modificato.\\
+ specificato) che non può essere modificato.\\
\const{CLOCK\_MONOTONIC\_RAW}&Simile al precedente, ma non subisce gli
aggiustamenti dovuti all'uso di NTP (viene
usato per fare riferimento ad una fonte
- hardware.\footnotemark\\
+ hardware).\footnotemark\\
\const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID}& contatore del tempo di CPU usato
da un processo (il \textit{process time} di
sez.~\ref{sec:sys_cpu_times}, nel totale di
Come accennato il valore di questa risoluzione dipende sia dall'hardware
disponibile che dalla implementazione delle funzioni, e costituisce il limite
-minimo di un intervallo di tempo che si può indicare, qualunque valore si
+minimo di un intervallo di tempo che si può indicare. Qualunque valore si
voglia utilizzare nelle funzioni di impostazione che non corrisponda ad un
multiplo intero di questa risoluzione, sarà troncato in maniera automatica.
Con i sistemi multiprocessore infatti ogni singola CPU ha i suoi registri
interni, e se ciascuna di esse utilizza una base di tempo diversa (se cioè il
-clock del processore non è unico) avendo queste in genere frequenze
-leggermente diverse, otterremo dei valori dei contatori scorrelati fra loro
-senza possibilità di sincronizzazione.
+segnale di temporizzazione inviato ai processori non ha una sola provenienza)
+in genere ciascuna di queste potrà avere delle frequenze leggermente diverse,
+e si otterranno pertanto dei valori dei contatori scorrelati fra loro, senza
+nessuna possibilità di sincronizzazione.
Il problema si presenta, in forma più lieve, anche se la base di tempo è la
stessa, dato che un sistema multiprocessore non avvia mai tutte le CPU allo
Ottiene l'identificatore dell'orologio di CPU usato da un processo.
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
- errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei seguenti valori:
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo o un numero positivo
+ in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei seguenti
+ valori:
\begin{errlist}
\item[\errcode{ENOSYS}] non c'è il supporto per ottenere l'orologio relativo
al \textit{process time} di un altro processo, e \param{pid} non
corrisponde al processo corrente.
- \item[\errcode{EPERM}] l'indirizzo di \param{res} non è valido.
- \item[\errcode{ENOENT}] non c'è modo di avere un tempo affidabile.
+ \item[\errcode{EPERM}] il chiamante non ha il permesso di accedere alle
+ informazioni relative al processo \param{pid}.
\item[\errcode{ESRCH}] non esiste il processo \param{pid}.
\end{errlist}
}
\end{functions}
-La funzione ritorna l'identificativo di un orologio di sistema associato ad un
-processo
-
+La funzione ritorna l'identificativo di un orologio di sistema associato ad un
+processo indicato tramite l'argomento \param{pid}. Un utente normale, posto
+che il kernel sia sufficientemente recente da supportare questa funzionalità,
+può accedere soltanto ai dati relativi ai propri processi.
+
+Del tutto analoga a \func{clock\_getcpuclockid}, ma da utilizzare per ottenere
+l'orologio associato ad un \textit{thread} invece che a un processo, è
+\funcd{pthread\_getcpuclockid},\footnote{per poter usare la funzione, come per
+ qualunque funzione che faccia riferimento ai \textit{thread}, occorre
+ effettuare il collegamento alla relativa libreria di gestione compilando il
+ programma con \texttt{-lpthread}.} il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{pthread.h}
+ \headdecl{time.h}
-% TODO trattare gli orologi ad alta definizione e le funzioni POSIX per gli
-% stessi cioè:
-% clock_getres clock_gettime clock_settime (vedi man page)
+ \funcdecl{int pthread\_getcpuclockid(pthread\_t thread, clockid\_t *clockid)}
+
+ Ottiene l'identificatore dell'orologio di CPU associato ad un
+ \textit{thread}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo o un numero positivo
+ in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei seguenti
+ valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{ENOENT}] la funzione non è supportata dal sistema.
+ \item[\errcode{ESRCH}] non esiste il \textit{thread} identificato
+ da \param{thread}.
+ \end{errlist}
+}
+\end{functions}
-Abbiamo visto in sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort} come l'interfaccia di
-\func{setitimer} derivata da BSD presenti delle limitazioni,\footnote{in
- particolare la possibilità di perdere un segnale sotto carico.} tanto che
-nello standard POSIX.1-2008 questa viene marcata come obsoleta, e ne viene
-fortemente consigliata la sostituzione con nuova interfaccia definita dallo
-standard POSIX.1-2001 che va sotto il nome di \textit{Posix Timer API}.
+Con l'introduzione degli orologi ad alta risoluzione è divenuto possibile
+ottenere anche una gestione più avanzata degli allarmi; abbiamo già visto in
+sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort} come l'interfaccia di \func{setitimer} derivata
+da BSD presenti delle serie limitazioni,\footnote{in particolare la
+ possibilità di perdere un segnale sotto carico.} tanto che nello standard
+POSIX.1-2008 questa viene marcata come obsoleta, e ne viene fortemente
+consigliata la sostituzione con nuova interfaccia definita dallo standard
+POSIX.1-2001 che va sotto il nome di \textit{Posix Timer API}. Questa
+interfaccia è stata introdotta a partire dal kernel 2.6, anche se il supporto
+di varie funzionalità è stato aggiunto solo in un secondo tempo.
Una delle principali differenze della nuova interfaccia è che un processo può
utilizzare un numero arbitrario di timer; questi vengono creati (ma non
Crea un nuovo timer Posix.
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
- errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori già visti per
- \func{sigwait}, ai quali si aggiunge, per \func{sigtimedwait}:
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$
+ in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori già
+ visti per \func{sigwait}, ai quali si aggiunge, per \func{sigtimedwait}:
\begin{errlist}
\item[\errcode{EAGAIN}] fallimento nel tentativo di allocare le strutture
dei timer.
}
\end{functions}
-La funzione richiede tre argomenti, il primo serve ad indicare quale tipo di
-orologio
-
- fig.~\ref{fig:file_sigevent}
+La funzione richiede tre argomenti: il primo argomento serve ad indicare quale
+tipo di orologio si vuole utilizzare e prende uno dei valori di
+tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types},\footnote{di detti valori però non è
+ previsto l'uso di \const{CLOCK\_MONOTONIC\_RAW} mentre
+ \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID}
+ sono disponibili solo a partire dal kernel 2.6.12.} si può così fare
+riferimento sia ad un tempo assoluto che al tempo utilizzato dal processo (o
+\textit{thread}) stesso.
+
+Il secondo argomento richiede una trattazione più dettagliata, in quanto
+introduce una struttura di uso generale, \struct{sigevent}, che viene
+utilizzata anche da altre funzioni, come quelle per l'I/O asincrono (vedi
+sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o le code di messaggi POSIX (vedi
+sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq})) e che serve ad indicare in maniera generica un
+meccanimo di notifica.
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
\normalsize
\caption{La struttura \structd{sigevent}, usata per specificare le modalità
di notifica degli eventi relativi alle operazioni di I/O asincrono.}
- \label{fig:file_sigevent}
+ \label{fig:struct_sigevent}
\end{figure}
+La struttura \struct{sigevent} (accessibile includendo \texttt{time.h}) è
+riportata in fig.~\ref{fig:struct_sigevent};\footnote{la definizione effettiva
+ dipende dall'implementazione, quella mostrata è la versione descritta nella
+ pagina di manule di \func{timer\_create}.} il campo \var{sigev\_notify} è il
+più importante essendo quello che indica le modalità della notifica, gli altri
+dipendono dal valore che si è specificato per \var{sigev\_notify}, si sono
+riportati in tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify}. La scelta del meccanismo di
+nnotifica viene fatta impostando uno dei valori di
+tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify} per \var{sigev\_notify}, e fornendo gli
+eventuali ulteriori argomenti necessari a secondo della scelta
+effettuata. Diventa così possibile indicare l'uso di un segnale o l'esecuzione
+(nel caso di uso dei \textit{thread}) di una funzione di modifica in un
+\textit{thread} dedicato.
+\begin{table}[htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{SIGEV\_NONE} & Non viene inviata nessuna notifica.\\
+ \const{SIGEV\_SIGNAL} & La notifica viene effettuata inviando al processo
+ chiamante il segnale specificato dal campo
+ \var{sigev\_signo}; se il gestore di questo
+ segnale è stato installato con
+ \const{SA\_SIGINFO} gli verrà restituito il
+ valore specificato con \var{sigev\_value} (una
+ \ctyp{union} \texttt{sigval}, la cui definizione
+ è in fig.~\ref{fig:sig_sigval}) come valore del
+ campo \var{si\_value} di \struct{siginfo\_t}.\\
+ \const{SIGEV\_THREAD} & La notifica viene effettuata creando un nuovo
+ \itindex{thread} \textit{thread} che esegue la
+ funzione di notifica specificata da
+ \var{sigev\_notify\_function} con argomento
+ \var{sigev\_value}, se diverso da \const{NULL} il
+ \textit{thread} viene creato con gli attributi
+ specificati da \var{sigev\_notify\_attribute}.\\
+ \const{SIGEV\_THREAD\_ID}& Invia la notifica come segnale (con le stesse
+ modalità di \const{SIGEV\_SIGNAL}) che però viene
+ recapitato al \textit{thread} indicato dal campo
+ \var{sigev\_notify\_thread\_id}. Questa modalità
+ è una estensione specifica di Linux, creata come
+ supporto per le librerie di gestione dei
+ \textit{thread}, pertanto non deve essere usata
+ da codice normale.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori possibili per il campo \var{sigev\_notify} in una struttura
+ \struct{sigevent}.}
+ \label{tab:sigevent_sigev_notify}
+\end{table}
+Nel caso di \func{timer\_create} occorrerà passare alla funzione come secondo
+argomento l'indirizzo di una di queste strutture per indicare le modalità con
+cui si vuole essere notificati della scadenza del timer, se non si specifica
+nulla (passando un valore \const{NULL}) verrà inviato il segnale
+\const{SIGALRM} al processo corrente, o per essere più precisi verrà
+utilizzato un valore equivalente all'aver specificato \const{SIGEV\_SIGNAL}
+per \var{sigev\_notify}, \const{SIGALRM} per \var{sigev\_signo} e
+l'identificatore del timer come valore per \var{sigev\_value.sival\_int}.
+
+
+Il terzo argomento deve essere l'indirizzo di una variabile di tipo
+\type{timer\_t} dove sarà scritto l'identificativo associato al timer appena
+creato, da usare in tutte le successive funzioni di gestione. Una volta creato
+questo identificativo resterà univoco all'interno del processo stesso fintanto
+che il timer non viene cancellato.
+
+Si tenga presente che eventuali POSIX timer creati da un processo non vengono
+ereditati dai processi figli creati con \func{fork} e che vengono cancellati
+nella esecuzione di un programma diverso attraverso una delle funzioni
+\func{exec}.
% TODO trattare i Posix timer, e le fuzioni:
\subsection{Le interfacce per la notifica attraverso i file descriptor}
\label{sec:sig_signalfd_eventfd}
-
+
+I segnali sono uno dei meccanismi classici, presenti da sempre nei sistemi
+unix-like, per effettuare notifiche ai processi, la loro interfaccia però si è
+dimostrata quasi subito poco azzeccata, in particolare per i problemi che si
+vengono a creare con le funzioni di gestione dell'I/O multiplexing (vedi
+sez.~\ref{sec:file_multiplexing}).\footnote{i temi trattati in questa sezione
+ presuppongono la conoscenza dell'I/O multiplexing si consiglia pertanto una
+ lettura di sez.~\ref{sec:file_multiplexing} qualora non si conosca
+ l'argomento. } Per questo motivo nello sviluppo del kernel si è pensato di
+introdurre un meccanismo alternativo per la notifica dei segnali (ed anche di
+eventi generici) basato direttamente sull'uso di file descriptor.
+
+
+
% TODO trattare qui eventfd signalfd e timerfd introdotte con il 2.6.22
% timerfd è stata tolta nel 2.6.23 e rifatta per bene nel 2.6.25