All'interno di ogni processo i file aperti sono identificati da un intero non
negativo, chiamato appunto \textit{file descriptor}, quando un file viene
aperto la funzione restituisce il file descriptor, e tutte le successive
-operazioni devono passare il \textit{file descriptors} come argomento.
+operazioni devono passare il \textit{file descriptor} come argomento.
Per capire come funziona il meccanismo occorre spiegare a grandi linee come è
che il kernel gestisce l'interazione fra processi e file. Il kernel mantiene
che non esiste.
\item \macro{ETXTBSY} si è cercato di accedere in scrittura all'immagine di
un programma in esecuzione.
- \item \macro{ELOOP} si sono incotrati troppi link simbolici nel risolvere
+ \item \macro{ELOOP} si sono incontrati troppi link simbolici nel risolvere
pathname o si è indicato \macro{O\_NOFOLLOW} e \var{pathname} è un link
simbolico.
\end{errlist}
\hline
\textbf{Flag} & \textbf{Descrizione} \\
\hline
- \hline % modailtà di accesso al file
+ \hline % modalità di accesso al file
\macro{O\_RDONLY} & apre il file in sola lettura. \\
\macro{O\_WRONLY} & apre il file in sola scrittura. \\
\macro{O\_RDWR} & apre il file lettura/scrittura. \\
- \hline % modalita di apertura del file
+ \hline % modalità di apertura del file
\hline
\macro{O\_CREAT} & se il file non esiste verrà creato, con le regole di
titolarità del file viste in \secref{sec:file_ownership}. Il parametro
\macro{O\_NDELAY} & in Linux\footnotemark\ è sinonimo di
\macro{O\_NONBLOCK}.\\
\macro{O\_ASYNC} & apre il file per l'input/output in modalità
- asincrona. Non è supportato in Linux. \\
+ asincrona. Quando è settato viene generato un segnale di \macro{SIGIO}
+ tutte le volte che è disponibile dell'input sul file. \\
\macro{O\_SYNC} & apre il file per l'input/output sincrono, ogni
\func{write} bloccherà fino al completamento della scrittura di tutti dati
sul sull'hardware sottostante.\\
di montaggio.\\
\hline
\end{tabular}
- \caption{Costanti definite in \file{fcntl.h} per indicare i vari bit
- usabili per il specificare parametro \var{flags} di \func{open}.}
+ \caption{Valori e significato dei vari bit del \textit{file status flag}.}
\label{tab:file_open_flags}
\end{table}
Come già accennato in \secref{sec:file_fd} a ciascun file aperto è associata
una \textsl{posizione corrente nel file} (il cosiddetto \textit{file offset},
mantenuto nel campo \var{f\_pos} di \var{file}) espressa da un numero intero
-positivo come numero di bytes dall'inizio del file. Tutte le operazioni di
+positivo come numero di byte dall'inizio del file. Tutte le operazioni di
lettura e scrittura avvengono a partire da questa posizione che viene
automaticamente spostata in avanti del numero di byte letti o scritti.
seguenti valori\footnote{per compatibilità con alcune vecchie notazioni
questi valori possono essere rimpiazzati rispettivamente con 0, 1 e 2 o con
\macro{L\_SET}, \macro{L\_INCR} e \macro{L\_XTND}}:
-\begin{description}
-\item \macro{SEEK\_SET} si fa riferimento all'inizio del file: il valore di
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
+\item[\macro{SEEK\_SET}] si fa riferimento all'inizio del file: il valore di
\var{offset} è la nuova posizione.
-\item \macro{SEEK\_CUR} si fa riferimento alla posizione corrente del file:
+\item[\macro{SEEK\_CUR}] si fa riferimento alla posizione corrente del file:
\var{offset} che può essere negativo e positivo.
-\item \macro{SEEK\_END} si fa riferimento alla fine del file: il valore di
+\item[\macro{SEEK\_END}] si fa riferimento alla fine del file: il valore di
\var{offset} può essere negativo e positivo.
-\end{description}
+\end{basedescript}
Come accennato in \secref{sec:file_file_size} con \func{lseek} è possibile
settare la posizione corrente anche al di la della fine del file, e alla
il cui prototipo è:
\begin{prototype}{unistd.h}{ssize\_t read(int fd, void * buf, size\_t count)}
- La funzione cerca di leggere \var{count} bytes dal file \var{fd} al buffer
+ La funzione cerca di leggere \var{count} byte dal file \var{fd} al buffer
\var{buf}.
La funzione ritorna il numero di byte letti in caso di successo e -1 in
caso di errore, nel qual caso \var{errno} viene settata ad uno dei valori:
\begin{errlist}
\item \macro{EINTR} la funzione è stata interrotta da un segnale prima di
- aver potuto leggere quasiasi dato.
+ aver potuto leggere qualsiasi dato.
\item \macro{EAGAIN} la funzione non aveva nessun dato da restituire e si
era aperto il file in modalità \macro{O\_NONBLOCK}.
\end{errlist}
La funzione tenta di leggere \var{count} byte a partire dalla posizione
corrente nel file; dopo la lettura la posizione è spostata automaticamente in
-avanti del numero di bytes letti. Se \var{count} è zero la funzione
+avanti del numero di byte letti. Se \var{count} è zero la funzione
restituisce zero senza nessun altro risultato.
Si deve sempre tener presente che non è detto che la funzione \func{read}
comportamento normale e non un errore, che però bisogna sempre tenere
presente.
-La prima e più ovvia di queste ragioni è che si è chiesto di leggere più bytes
+La prima e più ovvia di queste ragioni è che si è chiesto di leggere più byte
di quanto il file ne contenga. In questo caso il file viene letto fino alla
sua fine, e la funzione ritorna regolarmente il numero di byte letti
effettivamente. Se ripetessimo la lettura \func{read} restituirebbe uno zero.
Lo standard Unix98\footnote{questa funzione, e l'analoga \func{pwrite} sono
state aggiunte nel kernel 2.1.60, il supporto nelle \acr{glibc}, compresa
l'emulazione per i vecchi kernel che non hanno la system call, è stato
- aggiutno con la versione 2.1} (vedi \secref{sec:intro_opengroup}) prevede la
+ aggiunto con la versione 2.1} (vedi \secref{sec:intro_opengroup}) prevede la
definizione di un'altra funzione di lettura, \func{pread}, che diventa
accessibile con la definizione:
\begin{verbatim}
\begin{prototype}{unistd.h}
{ssize\_t pread(int fd, void * buf, size\_t count, off\_t offset)}
-La funzione cerca di leggere \var{count} bytes dal file \var{fd}, a partire
+La funzione cerca di leggere \var{count} byte dal file \var{fd}, a partire
dalla posizione \var{offset}, nel buffer \var{buf}.
La funzione ritorna il numero di byte letti in caso di successo e -1 in caso
Per scrivere su un file si usa la funzione \func{write}, il cui prototipo è:
\begin{prototype}{unistd.h}{ssize\_t write(int fd, void * buf, size\_t count)}
- La funzione scrive \var{count} bytes dal buffer \var{buf} sul file \var{fd}.
+ La funzione scrive \var{count} byte dal buffer \var{buf} sul file \var{fd}.
La funzione ritorna il numero di byte scritti in caso di successo e -1 in
caso di errore, nel qual caso \var{errno} viene settata ad uno dei valori:
\macro{SIGPIPE}, se questo viene gestito (o bloccato o ignorato) la
funzione ritorna questo errore.
\item \macro{EINTR} la funzione è stata interrotta da un segnale prima di
- aver potuto scerivere quasiasi dato.
+ aver potuto scrivere qualsiasi dato.
\item \macro{EAGAIN} la funzione non aveva nessun dato da restituire e si
era aperto il file in modalità \macro{O\_NONBLOCK}.
\end{errlist}
Come nel caso di \func{read} la funzione tenta di scrivere \var{count} byte a
partire dalla posizione corrente nel file e sposta automaticamente la
-posizione in avanti del numero di bytes scritti. Se il file è aperto in
+posizione in avanti del numero di byte scritti. Se il file è aperto in
modalità \macro{O\_APPEND} i dati vengono sempre scritti alla fine del file.
Lo standard POSIX richiede che i dati scritti siano immediatamente disponibili
ad una \func{read} chiamata dopo che la \func{write} che li ha scritti è
supportino questa capacità.
Se \var{count} è zero la funzione restituisce zero senza fare nient'altro. Per
-i file ordinari il numero di bytes scritti è sempre uguale a quello indicato
+i file ordinari il numero di byte scritti è sempre uguale a quello indicato
da \var{count}, a meno di un errore. Negli altri casi si ha lo stesso
comportamento di \func{read}.
{ssize\_t pwrite(int fd, void * buf, size\_t count, off\_t offset)}
La funzione cerca di scrivere sul file \var{fd}, a partire dalla posizione
-\var{offset}, \var{count} bytes dal buffer \var{buf}.
+\var{offset}, \var{count} byte dal buffer \var{buf}.
La funzione ritorna il numero di byte letti in caso di successo e -1 in caso
di errore, nel qual caso \var{errno} viene settata secondo i valori già visti
\section{Caratteristiche avanzate}
\label{sec:file_adv_func}
-In questa sezione approfondireme alcune delle caratteristiche più sottili
+In questa sezione approfondiremo alcune delle caratteristiche più sottili
della gestione file in un sistema unix-like, esaminando in dettaglio il
comportamento delle funzioni base, inoltre tratteremo alcune funzioni che
permettono di eseguire operazioni avanzate con i file.
È comunque possibile che due file descriptor di due processi diversi puntino
alla stessa voce nella \textit{file table}; questo è ad esempio il caso dei
-file aperti che venfono ereditati dal processo figlio all'esecuzione di una
+file aperti che vengono ereditati dal processo figlio all'esecuzione di una
\func{fork} (si ricordi quanto detto in \secref{sec:proc_fork}). La situazione
è illustrata in \figref{fig:file_acc_child}; dato che il processo figlio
riceve una copia dello spazio di indirizzi del padre, riceverà anche una copia
In questo modo padre e figlio avranno gli stessi file descriptor che faranno
riferimento alla stessa voce nella \textit{file table}, condividendo così la
-posizione corrente sul file. Questo ha le cosenguenze descritte a suo tempo in
+posizione corrente sul file. Questo ha le conseguenze descritte a suo tempo in
\secref{sec:proc_fork}: in caso di scrittura contemporanea la posizione
corrente nel file varierà per entrambi i processi (in quanto verrà modificato
\var{f\_pos} che è la stesso per entrambi).
file descriptor è una copia esatta del precedente ed entrambi possono essere
interscambiati nell'uso. Per capire meglio il funzionamento della funzione si
può fare riferimento a \figref{fig:file_dup}: l'effetto della funzione è
-semplicamente quello di copiare il valore nella struttura \var{file\_struct},
-cosicché anche il nuovo file descriptor fa riferirimento alla stessa voce
+semplicemente quello di copiare il valore nella struttura \var{file\_struct},
+cosicché anche il nuovo file descriptor fa riferimento alla stessa voce
nella \textit{file table}.
\begin{figure}[htb]
differenza, a parte i codici di errore, è che \func{dup2} chiude il nuovo file
se è già aperto mentre \func{fcntl} apre il primo disponibile con un valore
superiore, per cui per poterla usare come \func{dup2} occorrerebbe prima
-effettare una \func{close}, perdendo l'atomicità dell'operazione.
+effettuare una \func{close}, perdendo l'atomicità dell'operazione.
L'uso principale di queste funzioni è per la redirezione dell'input e
dell'output fra l'esecuzione di una \func{fork} e la successiva \func{exec};
\macro{EMFILE} se il processo ha già raggiunto il massimo numero di
descrittori consentito.
\item[\macro{F\_SETFD}] setta il valore del \textit{file descriptor flag}
- al valore specificato con\param{arg}. Al momento l'unico bit usato è
+ al valore specificato con \param{arg}. Al momento l'unico bit usato è
quello di \textit{close on exec}, identificato dalla costante
\macro{FD\_CLOEXEC}.
\item[\macro{F\_GETFD}] ritorna il valore del \textit{file descriptor flag} di
nella terza sezione di \tabref{tab:file_open_flags} (da verificare).
\end{basedescript}
+
\subsection{La funzione \func{ioctl}}
\label{sec:file_ioctl}
-
-
-
-
-%%
+%%
%% GaPiL : Guida alla Programmazione in Linux
%%
%% S. Piccardi Oct. 2000
\begin{figure}[!htbp]
\centering
- \includegraphics[width=8cm]{img/iso_tcp_comp}
+ \includegraphics[width=12cm]{img/iso_tcp_comp}
\caption{Struttura a livelli dei protocolli OSI e TCP/IP, con la
relative corrispondenze e la divisione fra kernel e user space.}
\label{fig:net_osi_tcpip_comp}
lo scambio di informazione su ciascuno livello.
\begin{figure}[!htb]
\centering
- \includegraphics[width=6cm]{img/tcp_data_flux}
+ \includegraphics[width=10cm]{img/tcp_data_flux}
\caption{Strutturazione del flusso dei dati nella comunicazione fra due
applicazioni attraverso i protocolli della suite TCP/IP.}
\label{fig:net_tcpip_data_flux}
questo privilegeremo poi il protocollo TCP, per il ruolo centrale che svolge
nella maggior parte delle applicazioni.
+
\subsection{Il quadro generale}
Benché si parli di TCP/IP questa famiglia di protocolli è composta anche da
discorso dei \textit{thread} comunque in Linux necessita di una trattazione a
parte per la peculiarità dell'implementazione).
+
\subsection{La funzione \func{main}}
\label{sec:proc_main}
di successo e \macro{NULL} in caso di fallimento, nel qual caso
\var{errno} viene settata a \macro{ENOMEM}.
\end{prototype}
-ma in questo caso non è più necessario liberare la memoria in quanto questa
-viene rilasciata automaticamente al ritorno della funzione.
+\noindent ma in questo caso non è più necessario liberare la memoria in quanto
+questa viene rilasciata automaticamente al ritorno della funzione.
Come è evidente questa funzione ha molti vantaggi, e permette di evitare i
problemi di memory leak non essendo più necessaria la deallocazione esplicita;
Entrambe le funzioni non riportano condizioni di errore.
\end{functions}
-esempi dell'uso di queste funzioni sono riportati in
+\noindent esempi dell'uso di queste funzioni sono riportati in
\figref{fig:proc_fork_code}, nel programma di esempio \file{ForkTest.c}.
Il fatto che il \acr{pid} sia un numero univoco per il sistema lo rende il
l'occorrenza di un evento eccezionale. Gli eventi che possono generare un
segnale sono vari; un breve elenco di possibile cause è il seguente:
-\begin{itemize}
+\begin{itemize*}
\item un errore del programma, come una divisione per zero o un tentativo di
accesso alla memoria fuori dai limiti validi.
\item la terminazione di un processo figlio.
della pressione di tasti del terminale come 'ctrl-c' o 'ctrl-z'.
\item l'esecuzione di una \func{kill} o di una \func{raise} da parte del
processo stesso o di un'altro (solo nel caso della \func{kill}).
-\end{itemize}
+\end{itemize*}
Ciascuno di questi eventi (tranne gli ultimi due che sono controllati
dall'utente) comporta l'intervento diretto da parte del kernel che causa la
è fissa e non può essere cambiata, ma per tutti gli altri il programma può
specificare una scelta fra le tre seguenti:
-\begin{itemize}
+\begin{itemize*}
\item ignorare il segnale.
\item catturare il segnale, ed utilizzare il manipolatore (\textit{signal
handler}) specificato.
\item accettare l'azione di default per quel segnale.
-\end{itemize}
+\end{itemize*}
Il programma può specificare queste scelte usano le due routine
\func{signal} e \func{sigaction}; se si è installato un manipolatore sarà
al momento della terminazione.
Questi segnali sono:
-\begin{description}
-\item \macro{SIGFPE} Riporta un errore aritmetico fatale. Benché il nome
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
+\item[\macro{SIGFPE}] Riporta un errore aritmetico fatale. Benché il nome
derivi da \textit{floating point exception} si applica a tutti gli errori
aritmetici compresa la divisione per zero e l'overflow.
% standard IEEE per le operazioni in virgola mobile definisce vaire eccezioni
% aritmetiche e richiede che esse siano notificate.
-\item \macro{SIGILL} Il nome deriva da \textit{illegal instruction},
+\item[\macro{SIGILL}] Il nome deriva da \textit{illegal instruction},
significa che il programma sta cercando di eseguire una istruzione
privilegiata o inesistente, in generale del codice illegale. Poiché il
compilatore del C genera del codice valido si ottiene questo segnale se il
una variabile locale, andando a corrompere lo stack. Lo stesso segnale viene
generato in caso di overflow dello stack o di problemi nell'esecuzione di di
un signal handler.
-\item \macro{SIGSEGV} Il nome deriva da \textit{segment violation}, e
+\item[\macro{SIGSEGV}] Il nome deriva da \textit{segment violation}, e
significa che il programma sta cercando di leggere o scrivere in una zona di
memoria protetta al di fuori di quella che gli è stata riservata dal
sistema. In genere è il meccanismo della protezione della memoria che si
È tipico ottenere questo segnale dereferenziando un puntatore nullo o non
inizializzato leggendo al di la della fine di un vettore.
-\item \macro{SIGBUS} Il nome deriva da \textit{bus error}. Come
+\item[\macro{SIGBUS}] Il nome deriva da \textit{bus error}. Come
\macro{SIGSEGV} questo è un segnale che viene generato di solito quando si
dereferenzia un puntatore non inzializzato, la differenza è che
\macro{SIGSEGV} indica un accesso non permesso su un indirizzo esistente
(tipo fuori dallo heap o dallo stack), mentre \macro{SIGBUS} indica
l'accesso ad un indirizzo non valido, come nel caso di un puntatore non
allineato.
-\item \macro{SIGABRT} Il nome deriva da \textit{abort}. Il segnale indica che
+\item[\macro{SIGABRT}] Il nome deriva da \textit{abort}. Il segnale indica che
il programma stesso ha rilevato un errore che viene riportato chiamando la
funzione \func{abort} che genera questo segnale.
-\item \macro{SIGTRAP} È il segnale generato da un'istruzione di breakpoint o
+\item[\macro{SIGTRAP}] È il segnale generato da un'istruzione di breakpoint o
dall'attivazione del tracciamento per il processo. È usato dai programmi per
il debugging e se un programma normale non dovrebbe ricevere questo segnale.
-\item \macro{SIGSYS} Sta ad indicare che si è eseguita una istruzione che
+\item[\macro{SIGSYS}] Sta ad indicare che si è eseguita una istruzione che
richiede l'esecuzione di una system call, ma si è fornito un codice
sbagliato per quest'ultima.
-\end{description}
+\end{basedescript}
\subsection{I segnali di terminazione}
L'azione di default di questi segnali è di terminare il processo, questi
segnali sono:
-\begin{description}
-\item \macro{SIGTERM} Il nome sta per \textit{terminate}. È un segnale
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
+\item[\macro{SIGTERM}] Il nome sta per \textit{terminate}. È un segnale
generico usato per causare la conclusione di un programma. Al contrario di
\macro{SIGKILL} può essere intercettato, ignorato, bloccato. In genere lo si
usa per chiedere in maniera ``educata'' ad un processo di concludersi.
-\item \macro{SIGINT} Il nome sta per \textit{interrupt}. È il segnale di
+\item[\macro{SIGINT}] Il nome sta per \textit{interrupt}. È il segnale di
interruzione per il programma. È quello che viene generato di default dal
comando \cmd{kill} o dall'invio sul terminale del carattere di controllo
INTR (interrupt, generato dalla sequenza \macro{C-c}).
-\item \macro{SIGQUIT} È analogo a \macro{SIGINT} con la differenze che è
+\item[\macro{SIGQUIT}] È analogo a \macro{SIGINT} con la differenze che è
controllato da un'altro carattere di controllo, QUIT, corrispondente alla
- sequenza \macro{C-\\}. A differenza del precedente l'azione di default,
+ sequenza \verb|C-\|. A differenza del precedente l'azione di default,
oltre alla terminazione del processo, comporta anche la creazione di un core
dump.
normalmente previste (tipo la cancellazione di file temporanei), dato che in
certi casi esse possono eliminare informazioni utili nell'esame dei core
dump.
-\item \macro{SIGKILL} Il nome è utilizzato per terminare in maniera immediata
+\item[\macro{SIGKILL}] Il nome è utilizzato per terminare in maniera immediata
qualunque programma. Questo segnale non può essere né intercettato, né
ignorato, né bloccato, per cui causa comunque la terminazione del processo.
In genere esso viene generato solo per richiesta esplicita dell'utente dal
kernel). Talvolta è il sistema stesso che può generare questo segnale quando
per condizioni particolari il processo non può più essere eseguito neanche
per eseguire il manipolatore.
-\item \macro{SIGHUP} Il nome sta per \textit{hang-up}. Segnala che il
+\item[\macro{SIGHUP}] Il nome sta per \textit{hang-up}. Segnala che il
terminale dell'utente si è disconnesso (ad esempio perché si è interrotta la
rete). Viene usato anche per riportare la terminazione del processo di
controllo di un terminale a tutti i processi della sessione, in modo che
Viene inoltre usato in genere per segnalare ai demoni (che non hanno un
terminale di controllo) la necessità di reinizializzarsi e rileggere il/i
file di configurazione.
-\end{description}
+\end{basedescript}
+
\subsection{I segnali di allarme}
\label{sec:sig_alarm}
di default è quello di causare la terminazione del programma, ma con questi
segnali la scelta di default è irrilevante, in quanto il loro uso presuppone
sempre la necessità di un manipolatore. Questi segnali sono:
-\begin{description}
-\item \macro{SIGALRM} Il nome sta per \textit{alarm}. Segnale la scadenza di
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
+\item[\macro{SIGALRM}] Il nome sta per \textit{alarm}. Segnale la scadenza di
un timer misurato sul tempo reale o sull'orologio di sistema. È normalmente
usato dalla funzione \func{alarm}.
-\item \macro{SIGVTALRM} Il nome sta per \textit{virtual alarm}. È analogo al
+\item[\macro{SIGVTALRM}] Il nome sta per \textit{virtual alarm}. È analogo al
precedente ma segnala la scadenza di un timer sul tempo di CPU usato dal
processo.
-\item \macro{SIGPROF} Il nome sta per \textit{profiling}. Indica la scadenza
+\item[\macro{SIGPROF}] Il nome sta per \textit{profiling}. Indica la scadenza
di un timer che misura sia il tempo di CPU speso direttamente dal processo
che quello che il sistema ha speso per conto di quest'ultimo. In genere
viene usato dai tool che servono a fare il profilo d'uso della CPU da parte
del processo.
-\end{description}
+\end{basedescript}
\subsection{I segnali di I/O asincrono}
generare questi segnali.
L'azione di default è di essere ignorati. Questi segnali sono:
-\begin{description}
-\item \macro{SIGIO} Questo segnale viene inviato quando un file descriptor è
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
+\item[\macro{SIGIO}] Questo segnale viene inviato quando un file descriptor è
pronto per eseguire dell'input/output. In molti sistemi solo i socket e i
terminali possono generare questo segnale, in Linux questo può essere usato
anche per i file, posto che la \func{fcntl} abbia avuto successo.
-\item \macro{SIGURG} Questo segnale è inviato quando arrivano dei dati
+\item[\macro{SIGURG}] Questo segnale è inviato quando arrivano dei dati
urgenti o \textit{out of band} su di un socket; per maggiori dettagli al
proposito si veda \secref{sec:xxx_urgent_data}.
-\item \macro{SIGPOLL} Questo segnale è equivalente a \macro{SIGIO}, è
+\item[\macro{SIGPOLL}] Questo segnale è equivalente a \macro{SIGIO}, è
definito solo per compatibilità con i sistemi System V.
-\end{description}
+\end{basedescript}
+
\subsection{I segnali per il controllo di sessione}
\label{sec:sig_job_control}
Questi sono i segnali usati dal controllo delle sessioni e dei processi, il
loro uso è specifico e viene trattato in maniera specifica nelle sezioni in
cui si trattano gli argomenti relativi. Questi segnali sono:
-\begin{description}
-\item \macro{SIGCHLD} Questo è il segnale mandato al processo padre quando un
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
+\item[\macro{SIGCHLD}] Questo è il segnale mandato al processo padre quando un
figlio termina o viene fermato. L'azione di default è di ignorare il
segnale, la sua gestione è trattata in \secref{sec:proc_wait}.
-\item \macro{SIGCLD} Per Linux questo è solo un segnale identico al
+\item[\macro{SIGCLD}] Per Linux questo è solo un segnale identico al
precedente, il nome è obsoleto e andrebbe evitato.
-\item \macro{SIGCONT} Il nome sta per \textit{continue}. Il segnale viene
+\item[\macro{SIGCONT}] Il nome sta per \textit{continue}. Il segnale viene
usato per fare ripartire un programma precedentemente fermato da
\macro{SIGSTOP}. Questo segnale ha un comportamento speciale, e fa sempre
ripartire il processo prima della sua consegna. Il comportamento di default
manipolatori per far si che un programma produca una qualche azione speciale
se viene fermato e riavviato, come per esempio riscrivere un prompt, o
inviare un avviso.
-\item \macro{SIGSTOP} Il segnale ferma un processo (lo porta in uno stato di
+\item[\macro{SIGSTOP}] Il segnale ferma un processo (lo porta in uno stato di
sleep); il segnale non può essere né intercettato, né ignorato, né bloccato.
-\item \macro{SIGTSTP} Il nome sta per \textit{interactive stop}. Il segnale
+\item[\macro{SIGTSTP}] Il nome sta per \textit{interactive stop}. Il segnale
ferma il processo interattivamente, ed è generato dal carattere SUSP
(prodotto dalla combinazione \macro{C-z}), ed al contrario di
\macro{SIGSTOP} può essere intercettato e ignorato. In genere un programma
o il terminale in uno stato definito prima di fermarsi; se per esempio un
programma ha disabilitato l'eco sul terminale può installare un manipolatore
per riabilitarlo prima di fermarsi.
-\item \macro{SIGTTIN}
-\item \macro{SIGTTOU}
-\end{description}
+\item[\macro{SIGTTIN}]
+\item[\macro{SIGTTOU}]
+\end{basedescript}
+
\subsection{I segnali di operazioni errate}
\label{sec:sig_oper_error}
L'azione di default di questi segnali è di terminare il processo, questi
segnali sono:
-\begin{description}
-\item \macro{SIGPIPE} Sta per \textit{Broken pipe}. Se si usano delle pipe o
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
+\item[\macro{SIGPIPE}] Sta per \textit{Broken pipe}. Se si usano delle pipe o
delle FIFO è necessario che, prima che un processo inizi a scrivere su di
essa, un'altro abbia aperto la pipe in lettura (si veda
\secref{sec:ipc_pipes}). Se il processo in lettura non è partito o è
terminato inavvertitamente alla scrittura sulla pipe il kernel genera questo
segnale. Se il segnale è bloccato, intercettato o ignorato la chiamata che
lo ha causato fallisce restituendo l'errore \macro{EPIPE}
-\item \macro{SIGLOST} Sta per \textit{Resource lost}.
-\item \macro{SIGXCPU} Sta per \textit{CPU time limit exceeded}.
-\item \macro{SIGXFSZ} Sta per \textit{File size limit exceeded}.
-\end{description}
+\item[\macro{SIGLOST}] Sta per \textit{Resource lost}.
+\item[\macro{SIGXCPU}] Sta per \textit{CPU time limit exceeded}.
+\item[\macro{SIGXFSZ}] Sta per \textit{File size limit exceeded}.
+\end{basedescript}
\subsection{Ulteriori segnali}
Raccogliamo qui infine usa serie di segnali che hanno scopi differenti non
classificabili in maniera omogenea. Questi segnali sono:
-\begin{description}
-\item \macro{SIGUSR1} e \macro{SIGUSR2} Sono due segnali a disposizione
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
+\item[\macro{SIGUSR1}] e \macro{SIGUSR2} Sono due segnali a disposizione
dell'utente che li può usare per quello che vuole. Possono essere utili per
implementare una comunicazione elementare fra processi diversi, o per
eseguire a richiesta una operazione utilizzando un manipolatore. L'azione di
default è terminare il processo.
-\item \macro{SIGWINCH} Il nome sta per \textit{window (size) change} ed è
+\item[\macro{SIGWINCH}] Il nome sta per \textit{window (size) change} ed è
generato da molti sistemi (GNU/Linux compreso) quando le dimensioni (in
righe e colonne) di un terminale vengono cambiate. Viene usato da alcuni
programmi testuali per riformattare l'uscita su schermo quando si cambia
dimensione a quest'ultimo. L'azione di default è di essere ignorato.
-\item \macro{SIGINFO} Il segnale indica una richiesta di informazioni. È
+\item[\macro{SIGINFO}] Il segnale indica una richiesta di informazioni. È
usato con il controllo di sessione, causa la stampa di informazioni da parte
del processo leader del gruppo associato al terminale di controllo, gli
altri processi lo ignorano.
-\end{description}
+\end{basedescript}
\subsection{Le funzioni \func{strsignal} e \func{psignal}}
(*handler)(int)))int)}, e che è sostanzialmente equivalente alla
definizione:
\begin{verbatim}
-typedef void (* sighandler_t)(int)
+ typedef void (* sighandler_t)(int)
\end{verbatim}
cioè un puntatore ad una funzione di tipo \type{void} con un parametro di tipo
\type{int}\footnote{si devono usare le parentesi intorno al nome della
specificato da \var{buff} di lunghezza massima (compreso il terminatore)
\var{size}.
\end{prototype}
+\noindent
che utilizza un buffer che il singolo thread deve allocare, per evitare i
problemi connessi alla condivisione del buffer statico. Infine, per completare
la caratterizzazione dell'errore, si può usare anche la variabile