contemporanea. Questo limite previsto anche dallo standard ANSI C, che
specifica la macro {FOPEN\_MAX}.\\
\texttt{\_SC\_TZNAME\_MAX}&\macro{TZNAME\_MAX}&
- La dimensione massima di un nome di una \texttt{timezone} (vedi ).\\
+ La dimensione massima di un nome di una \texttt{timezone} (vedi
+ \secref{sec:sys_date}).\\
\texttt{\_SC\_NGROUPS\_MAX}&\macro{NGROUP\_MAX}&
Massimo numero di gruppi supplementari che può avere un processo (vedi
\secref{sec:proc_access_id}).\\
\macro{\_UTSNAME\_LENGTH} per i campi standard e
\macro{\_UTSNAME\_DOMAIN\_LENGTH} per quello specifico per il nome di dominio;
altri sistemi usano nomi diversi come \macro{SYS\_NMLN} o \macro{\_SYS\_NMLN}
-or \macro{UTSLEN} che possono avere valori diversi. Nel caso di Linux
+o \macro{UTSLEN} che possono avere valori diversi. Nel caso di Linux
\func{uname} corrisponde in realtà a 3 system call diverse, le prime due usano
rispettivamente delle lunghezze delle stringhe di 9 e 65 byte; la terza usa
anch'essa 65 byte, ma restituisce anche l'ultimo campo, \var{domainname}, con
La struttura usata da entrambe le funzioni è allocata staticamente, per questo
motivo viene sovrascritta ad ogni nuova invocazione, lo stesso dicasi per la
memoria dove sono scritte le stringhe a cui i puntatori in essa contenuti
-fanno riferimento. Ovviamente questo implica che dette funzioni non posono
+fanno riferimento. Ovviamente questo implica che dette funzioni non possono
essere rientranti, per cui ne esistono anche due versioni alternative
(denotate dalla solita estensione \code{\_r}), i cui prototipi sono:
\begin{functions}
\macro{RUN\_LVL}, \macro{BOOT\_TIME}, \macro{OLD\_TIME}, \macro{NEW\_TIME},
verrà restituito la prima voce che corrisponde al tipo determinato; quando
invece assume i valori \macro{INIT\_PROCESS}, \macro{LOGIN\_PROCESS},
-\macro{USER\_PROCESS} o \macro{DEAD\_PROCESS} verrà restiuita la prima voce
-corripondente al valore del campo \var{ut\_id} specificato in \param{ut}.
+\macro{USER\_PROCESS} o \macro{DEAD\_PROCESS} verrà restituita la prima voce
+corrispondente al valore del campo \var{ut\_id} specificato in \param{ut}.
\begin{table}[htb]
\footnotesize
\acr{glibc} forniscono anche delle versioni rientranti: \func{getutent\_r},
\func{getutid\_r}, \func{getutline\_r}, che invece di restituire un puntatore
restituiscono un intero e prendono due argomenti aggiuntivi. Le funzioni si
-comportano esattamente come le analoge non rientranti, solo che restituiscono
+comportano esattamente come le analoghe non rientranti, solo che restituiscono
il risultato all'indirizzo specificato dal primo argomento aggiuntivo (di tipo
\code{struct utmp *buffer}) mentre il secondo (di tipo \code{struct utmp
**result)} viene usato per restituire il puntatore allo stesso buffer.
\bodydesc{Le funzioni ritornano 0 in caso di successo e -1 in caso di
errore, nel qual caso \var{errno} viene settata ai valori:
\begin{errlist}
- \item[\macro{INVAL}] I valori per \param{resource} non sono validi.
+ \item[\macro{EINVAL}] I valori per \param{resource} non sono validi.
\item[\macro{EPERM}] Un processo senza i privilegi di amministratore ha
cercato di innalzare i propri limiti.
\end{errlist}
oltre questa dimensione riceverà un segnale di
\macro{SIGXFSZ}.\\
\macro{RLIMIT\_DATA} & La massima dimensione della memoria dati di un
- processo. Il tentatico di allocare più memoria
+ processo. Il tentativo di allocare più memoria
causa il fallimento della funzione di
allocazione. \\
\macro{RLIMIT\_STACK} & La massima dimensione dello stack del
corrispondenti alla RAM della macchina; la seconda invece la memoria
effettivamente disponibile per i processi.
-Le \acr{glibc} supportano inoltre, come estenzioni GNU, due funzioni che
+Le \acr{glibc} supportano inoltre, come estensioni GNU, due funzioni che
restituiscono il numero di processori della macchina (e quello dei processori
attivi); anche queste sono informazioni comunque ottenibili attraverso
\func{sysconf} utilizzando rispettivamente i parametri
secondi occorre moltiplicare il risultato per la costante
\macro{CLOCKS\_PER\_SEC}.\footnote{le \acr{glibc} seguono lo standard ANSI C,
POSIX richiede che \macro{CLOCKS\_PER\_SEC} sia definito pari a 1000000
- indipendetemente dalla risoluzione del timer di sistema.} In genere
+ indipendentemente dalla risoluzione del timer di sistema.} In genere
\type{clock\_t} viene rappresentato come intero a 32 bit, il che comporta un
valore massimo corrispondente a circa 72 minuti, dopo i quali il contatore
riprenderà lo stesso valore iniziale.
Si tenga conto che l'aggiornamento di \var{tms\_cutime} e \var{tms\_cstime}
viene eseguito solo quando una chiamata a \func{wait} o \func{waitpid} è
ritornata. Per questo motivo se un processo figlio termina prima di ricevere
-lo stato di teminazione di tutti i suoi figli, questi processi ``nipoti'' non
+lo stato di terminazione di tutti i suoi figli, questi processi ``nipoti'' non
verranno considerati nel calcolo di questi tempi.
positivo l'orologio sarà accelerato per un certo tempo in modo da guadagnare
il tempo richiesto, altrimenti sarà rallentato. Il secondo parametro viene
usato, se non nullo, per ricevere il valore dell'ultimo aggiustamento
-effettuto.
+effettuato.
Linux poi prevede un'altra funzione, \func{adjtimex}, che consente un
aggiustamento molto più dettagliato, permettendo ad esempio anche di
struttura che si utilizza quando si deve specificare un tempo a partire dai
dati naturali (ora e data), dato che essa consente anche di trattare la
gestione del fuso orario e dell'ora legale.\footnote{in realtà i due campi
- \var{tm\_gmtoff} e \var{tm\_zone} sono estensioni previste per da BSD e
- dalle \acr{glibc}, che, quando è definita \macro{\_BSD\_SOURCE}, hanno la
- forma in \figref{fig:sys_tm_struct}.}
+ \var{tm\_gmtoff} e \var{tm\_zone} sono estensioni previste da BSD e dalle
+ \acr{glibc}, che, quando è definita \macro{\_BSD\_SOURCE}, hanno la forma in
+ \figref{fig:sys_tm_struct}.}
Le funzioni per la gestione del \textit{broken-down time} sono varie e vanno
da quelle usate per convertire gli altri formati in questo, usando o meno
\bodydesc{Tutte le funzioni restituiscono un puntatore al risultato in caso
di successo e \macro{NULL} in caso di errore, tranne che \func{mktime} che
- restitusce direttamente il valore o -1 in caso di errore.}
+ restituisce direttamente il valore o -1 in caso di errore.}
\end{functions}
Le prime due funzioni, \func{asctime} e \func{ctime} servono per poter
\begin{verbatim}
"Wed Jun 30 21:49:08 1993\n"
\end{verbatim}
-e settano anche la variabile \var{tzname} con l'infomazione della \textit{time
+e settano anche la variabile \var{tzname} con l'informazione della \textit{time
zone} corrente; \func{ctime} è banalmente definita in termini di
\func{asctime} come \code{asctime(localtime(t)}. Dato che l'uso di una stringa
statica rende le funzioni non rientranti POSIX.1c e SUSv2 prevedono due
Come mostrato in \figref{fig:sys_tm_struct} il \textit{broken-down time}
permette di tenere conto anche della differenza fra tempo universale e ora
locale, compresa l'eventuale ora legale. Questo viene fatto attraverso le tre
-variabli globali mostrate in \figref{fig:sys_tzname}, cui si accede quando si
+variabili globali mostrate in \figref{fig:sys_tzname}, cui si accede quando si
include \file{time.h}. Queste variabili vengono settate quando si chiama una
delle precedenti funzioni di conversione, oppure invocando direttamente la
funzione \func{tzset}, il cui prototipo è:
\bodydesc{La funzione non ritorna niente e non dà errori.}
\end{prototype}
-La funzione inizializza le varaibili di \figref{fig:sys_tzname} a partire dal
+La funzione inizializza le variabili di \figref{fig:sys_tzname} a partire dal
valore della variabile di ambiente \macro{TZ}, se quest'ultima non è definita
verrà usato il file \file{/etc/localtime}.
\var{timezone} indica la differenza di fuso orario in secondi, mentre
\var{daylight} indica se è attiva o meno l'ora legale.
+Benché la funzione \func{asctime} fornisca la modalità più immediata per
+stampare un tempo o una data, la flessibilità non fa parte delle sue
+caratteristiche; quando si vuole poter stampare solo una parte (l'ora, o il
+gionrno) di un tempo si può ricorrere alla più sofisticata \func{strftime}, il
+cui prototipo è:
+\begin{prototype}{time.h}
+{size\_t strftime(char *s, size\_t max, const char *format,
+ const struct tm *tm)}
+
+Stampa il tempo \param{tm} nella stringa \param{s} secondo il formato
+\param{format}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna il numero di caratteri stampati in \param{s},
+ altrimenti restuisce 0.}
+\end{prototype}
+
+La funzione converte opportunamente il tempo \param{tm} in una stringa di
+testo da salvare in \param{s}, purché essa sia di dimensione, indicata da
+\param{size}, sufficiente. I caratteri generati dalla funzione vengono
+restituiti come valore di ritorno, ma non tengono conto del terminatore
+finale, che invece viene considerato nel computo della dimensione; se
+quest'ultima è eccessiva viene restituito 0 e lo stato di \param{s} è
+indefinito.
+
+\begin{table}[htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{tabular}[c]{|c|l|p{6cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Modificatore} & \textbf{Esempio} & \textbf{Significato}\\
+ \hline
+ \hline
+ \macro{\%a}&\texttt{Wed} & Nome del giorno, abbreviato.\\
+ \macro{\%A}&\texttt{Wednesday} & Nome del giorno, completo.\\
+ \macro{\%b}&\texttt{Apr} & Nome del mese, abbreviato.\\
+ \macro{\%B}&\texttt{April} & Nome del mese, completo.\\
+ \macro{\%c}&\texttt{Wed Apr 24 18:40:50 2002}& Data e ora.\\
+ \macro{\%d}&\texttt{24} & Giorno del mese.\\
+ \macro{\%H}&\texttt{18} & Ora del giorno, da 0 a 24.\\
+ \macro{\%I}&\texttt{06} & Ora del giorno, da 0 a 12.\\
+ \macro{\%j}&\texttt{114} & Giorno dell'anno.\\
+ \macro{\%m}&\texttt{04} & Mese dell'anno.\\
+ \macro{\%M}&\texttt{40} & Minuto.\\
+ \macro{\%p}&\texttt{PM} & AM/PM.\\
+ \macro{\%S}&\texttt{50} & Secondo.\\
+ \macro{\%U}&\texttt{16} & Settimana dell'anno (partendo dalla
+ domenica).\\
+ \macro{\%w}&\texttt{3} & Giorno della settimana. \\
+ \macro{\%W}&\texttt{16} & Settimana dell'anno (partendo dal
+ lunedì).\\
+ \macro{\%x}&\texttt{04/24/02} & La data.\\
+ \macro{\%X}&\texttt{18:40:50} & L'ora.\\
+ \macro{\%y}&\texttt{02} & Anno nel secolo.\\
+ \macro{\%Y}&\texttt{2002} & Anno.\\
+ \macro{\%Z}&\texttt{CEST} & Nome della \textit{timezone}.\\
+ \macro{\%\%}&\texttt{\%} & Il carattere \%.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori previsti dallo standard ANSI C per modificatore della
+ stringa di formato di \func{strftime}.}
+ \label{tab:sys_strftime_format}
+\end{table}
+
+Il risultato della funzione è controllato dalla stringa di formato
+\param{format}, tutti i caratteri restano invariati eccetto \texttt{\%} che
+viene utilizzato come modificatore; alcuni\footnote{per la precisione quelli
+ definiti dallo standard ANSI C, che sono anche quelli riportati da POSIX.1;
+ le \acr{glibc} provvedono tutte le estensioni introdotte da POSIX.2 per il
+ comando \cmd{date}, i valori introdotti da SVID3 e ulteriori estensioni GNU;
+ l'elenco completo dei possibili valori è riportato nella pagina di manuale
+ della funzione.} dei possibili valori che esso può assumere sono ripotati in
+\tabref{tab:sys_strftime_format}. La funzione tiene conto anche della presenza
+di una localizzazione per stampare in maniera adeguata i vari nomi.
\section{La gestione degli errori}
Analoga a \func{strerror} ma usa il buffer \param{buf} di lunghezza massima
(compreso il terminatore) \param{size}.
- \bodydesc{La funzione restitusce il puntatore alla stringa; in caso di
+ \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore alla stringa; in caso di
errore \var{errno} oltre a \macro{EINVAL} può assumere anche il valore
\macro{ERANGE} per indicare che non c'è sufficiente memoria per contenere
la stringa di descrizione.}
forniscono alcune funzionalità aggiuntive per una gestione degli errori
semplificata e più efficiente.
-La prima estenzione consiste in due variabili, \code{char *
+La prima estensione consiste in due variabili, \code{char *
program\_invocation\_name} e \code{char * program\_invocation\_short\_name}
servono per ricavare il nome del programma; queste sono utili quando si deve
aggiungere il nome del programma (cosa comune quando si ha un programma che