I campi più utilizzati sono comunque \var{ru\_utime} e \var{ru\_stime} che
indicano rispettivamente il tempo impiegato dal processo nell'eseguire le
-istruzioni in user space, e quello impiegato dal kernel nelle \textit{system
- call} eseguite per conto del processo. I campi \var{ru\_minflt} e
-\var{ru\_majflt} servono a quantificare l'uso della memoria
-virtuale\index{memoria~virtuale} e corrispondono rispettivamente al numero di
-\itindex{page~fault} \textit{page fault} (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_gen})
-avvenuti senza richiedere I/O su disco (i cosiddetti \textit{minor page
- fault}), a quelli che invece han richiesto I/O su disco (detti invece
-\textit{major page fault}).% mentre \var{ru\_nswap} ed al numero di volte che
+istruzioni in \textit{user space}, e quello impiegato dal kernel nelle
+\textit{system call} eseguite per conto del processo (vedi
+sez.~\ref{sec:sys_unix_time}). I campi \var{ru\_minflt} e \var{ru\_majflt}
+servono a quantificare l'uso della memoria virtuale\index{memoria~virtuale} e
+corrispondono rispettivamente al numero di \itindex{page~fault} \textit{page
+ fault} (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_gen}) avvenuti senza richiedere I/O su
+disco (i cosiddetti \textit{minor page fault}), a quelli che invece han
+richiesto I/O su disco (detti invece \textit{major page
+ fault}).% mentre \var{ru\_nswap} ed al numero di volte che
% il processo è stato completamente tolto dalla memoria per essere inserito
% nello swap.
% TODO verificare \var{ru\_nswap} non citato nelle pagine di manuali recenti e
a \func{getrlimit} e \func{setrlimit}, così come i restanti requisiti.
-
\subsection{Le informazioni sulle risorse di memoria e processore}
\label{sec:sys_memory_res}
dimensioni, è necessario poter utilizzare una funzione che restituisca questi
valori quando il programma viene eseguito.
-Dato che si tratta di una caratteristica general del sistemae come abbiamo
+Dato che si tratta di una caratteristica generale del sistema come abbiamo
visto in sez.~\ref{sec:sys_characteristics} questa dimensione può essere
ottenuta come tutte le altre attraverso una chiamata a \func{sysconf}, nel
caso specifico si dovrebbe utilizzare il parametro \const{\_SC\_PAGESIZE}. Ma
\subsection{La misura del tempo in Unix}
\label{sec:sys_unix_time}
-Storicamente i sistemi unix-like hanno sempre mantenuto due distinti tipi di
-dati per la misure dei tempi all'interno del sistema: essi sono
-rispettivamente chiamati \itindex{calendar~time} \textit{calendar time} e
-\itindex{process~time} \textit{process time}, secondo le definizioni:
+Tradizionalmente nei sistemi unix-like sono sempre stati previsti due tipi
+distinti di tempi, caratterizzati da altrettante modalità di misura ed
+espressi con diversi tipi di dati, chiamati rispettivamente \textit{calendar
+ time} e \textit{process time}, secondo le seguenti definizioni:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+
\item[\textit{calendar time}] \itindex{calendar~time} detto anche
- \textsl{tempo di calendario}. È il numero di secondi dalla mezzanotte del
- primo gennaio 1970, in tempo universale coordinato (o UTC), data che viene
- usualmente indicata con 00:00:00 Jan, 1 1970 (UTC) e chiamata \textit{the
- Epoch}. Questo tempo viene anche chiamato anche GMT (Greenwich Mean Time)
- dato che l'UTC corrisponde all'ora locale di Greenwich. È il tempo su cui
- viene mantenuto l'orologio del kernel, e viene usato ad esempio per indicare
- le date di modifica dei file o quelle di avvio dei processi. Per memorizzare
- questo tempo è stato riservato il tipo primitivo \type{time\_t}.
-\item[\textit{process time}] \itindex{process~time} detto talvolta
- \textsl{tempo di processore}. Viene misurato in \itindex{clock~tick}
- \textit{clock tick}. Un tempo questo corrispondeva al numero di interruzioni
- effettuate dal timer di sistema, adesso lo standard POSIX richiede che esso
- sia pari al valore della costante \const{CLOCKS\_PER\_SEC}, che deve essere
- definita come 1000000, qualunque sia la risoluzione reale dell'orologio di
- sistema e la frequenza delle interruzioni del timer.\footnote{quest'ultima,
- come accennato in sez.~\ref{sec:proc_hierarchy}, è invece data dalla
- costante \const{HZ}.} Il dato primitivo usato per questo tempo è
- \type{clock\_t}, che ha quindi una risoluzione del microsecondo. Il numero
- di \itindex{clock~tick} \textit{tick} al secondo può essere ricavato anche
- attraverso \func{sysconf} (vedi sez.~\ref{sec:sys_limits}). Il vecchio
- simbolo \const{CLK\_TCK} definito in \headfile{time.h} è ormai considerato
- obsoleto.
+ \textsl{tempo di calendario}, \textsl{tempo d'orologio} o \textit{tempo
+ reale}. Si tratta di un tempo assoluto o di un intervallo di tempo come lo
+ intende normalmente per le misure fatte con un orologio. Per esprimere
+ questo tempo è stato riservato il tipo \type{time\_t}, e viene
+ tradizionalmente misurato in secondi a partire dalla mezzanotte del primo
+ gennaio 1970, data che viene chiamata \textit{the Epoch}.
+
+\item[\textit{process time}] \itindex{process~time} detto anche \textsl{tempo
+ di processore} o \textsl{tempo di CPU}. Si tratta del tempo impiegato da
+ un processore nell'esecuzione del codice di un programma all'interno di un
+ processo. Per esprimere questo tempo è stato riservato il tipo
+ \type{clock\_t}, e viene misurato nei cosiddetti \itindex{clock~tick}
+ \textit{clock tick}, tradizionalmente corrispondenti al numero di
+ interruzioni del processore da parte del timer di sistema. A differenza del
+ precedente indica soltanto un intervallo di durata.
\end{basedescript}
-In genere si usa il \itindex{calendar~time} \textit{calendar time} per
-esprimere le date dei file e le informazioni analoghe che riguardano i
-cosiddetti \textsl{tempi di orologio}, che vengono usati ad esempio per i
-demoni che compiono lavori amministrativi ad ore definite, come \cmd{cron}.
-
-Di solito questo tempo viene convertito automaticamente dal valore in UTC al
-tempo locale, utilizzando le opportune informazioni di localizzazione
-(specificate in \conffile{/etc/timezone}). E da tenere presente che questo
-tempo è mantenuto dal sistema e non è detto che corrisponda al tempo tenuto
-dall'orologio hardware del calcolatore.
-
-Anche il \itindex{process~time} \textit{process time} di solito si esprime in
-secondi, ma fornisce una precisione ovviamente superiore al \textit{calendar
- time} (che è mantenuto dal sistema con una granularità di un secondo) e
-viene usato per tenere conto dei tempi di esecuzione dei processi. Per ciascun
-processo il kernel calcola tre tempi diversi:
-\begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
-\item[\textit{clock time}] il tempo \textsl{reale} (viene chiamato anche
- \textit{wall clock time} o \textit{elapsed time}) passato dall'avvio del
- processo. Chiaramente tale tempo dipende anche dal carico del sistema e da
- quanti altri processi stavano girando nello stesso periodo.
+Il \itindex{calendar~time} \textit{calendar time} viene sempre mantenuto
+facendo riferimento al cosiddetto \textit{tempo universale coordinato} UTC,
+anche se talvolta viene usato il cosiddetto GMT (\textit{Greenwich Mean Time})
+dato che l'UTC corrisponde all'ora locale di Greenwich. Si tratta del tempo su
+cui viene mantenuto il cosiddetto \textsl{orologio di sistema}, e viene usato
+per indicare i tempi dei file (quelli di sez.~\ref{sec:file_file_times}) o le
+date di avvio dei processi, ed è il tempo che viene usato dai demoni che
+compiono lavori amministrativi ad orari definito, come \cmd{cron}.
+
+Si tenga presente che questo tempo è mantenuto dal kernel e non è detto che
+corrisponda al tempo misurato dall'orologio hardware presente su praticamente
+tutte le piastre madri dei computer moderni (il cosiddetto \textit{hardware
+ clock}), il cui valore viene gestito direttamente dall'hardware in maniera
+indipendente e viene usato dal kernel soltanto all'avvio per impostare un
+valore iniziale dell'orologio di sistema. La risoluzione tradizionale data dal
+tipo di dato \type{time\_t} è di un secondo, ma nei sistemi più recenti sono
+disponibili altri tipi di dati con precisioni maggiori.
+
+Si tenga presente inoltre che a differenza di quanto avviene con altri sistemi
+operativi,\footnote{è possibile, ancorché assolutamente sconsigliabile,
+ forzare l'orologio di sistema all'ora locale per compatibilità con quei
+ sistemi operativi che han fatto questa deprecabile scelta.} l'orologio di
+sistema viene mantenuto sempre in UTC e che la conversione all'ora locale del
+proprio fuso orario viene effettuata dalle funzioni di libreria utilizzando le
+opportune informazioni di localizzazione (specificate in
+\conffile{/etc/timezone}). In questo modo si ha l'assicurazione che l'orologio
+di sistema misuri sempre un tempo monotono crescente come nella realtà, anche
+in presenza di cambi di fusi orari.
+
+Il \itindex{process~time} \textit{process time} invece indica sempre una
+misura di un lasso di tempo e viene usato per tenere conto dei tempi di
+esecuzione dei processi. Esso viene sempre diviso in \textit{user time} e
+\textit{system time}, per misurare la durata di ciascun processo il kernel
+infatti calcola tre tempi:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\textit{clock time}] il tempo \textsl{reale}, viene chiamato anche
+ \textit{wall clock time} o \textit{elapsed time}, passato dall'avvio del
+ processo. Questo tempo fa riferimento al \itindex{calendar~time}
+ \textit{calendar time} e dice la durata effettiva dell'esecuzione del
+ processo, ma chiaramente dipende dal carico del sistema e da quanti altri
+ processi stanno girando nello stesso momento.
\item[\textit{user time}] il tempo effettivo che il processore ha impiegato
- nell'esecuzione delle istruzioni del processo in user space. È quello
- riportato nella risorsa \var{ru\_utime} di \struct{rusage} vista in
- sez.~\ref{sec:sys_resource_use}.
+ nell'esecuzione delle istruzioni del programma in \textit{user space}. È
+ anche quello riportato nella risorsa \var{ru\_utime} di \struct{rusage}
+ vista in sez.~\ref{sec:sys_resource_use}.
\item[\textit{system time}] il tempo effettivo che il processore ha impiegato
per eseguire codice delle \textit{system call} nel kernel per conto del
- processo. È quello riportato nella risorsa \var{ru\_stime} di
+ processo. È anche quello riportato nella risorsa \var{ru\_stime} di
\struct{rusage} vista in sez.~\ref{sec:sys_resource_use}.
\end{basedescript}
-In genere la somma di \textit{user time} e \textit{system time} indica il
-tempo di processore totale che il sistema ha effettivamente utilizzato per
-eseguire un certo processo, questo viene chiamato anche \textit{CPU time} o
-\textsl{tempo di CPU}. Si può ottenere un riassunto dei valori di questi tempi
-quando si esegue un qualsiasi programma lanciando quest'ultimo come argomento
-del comando \cmd{time}.
+La somma di \textit{user time} e \textit{system time} indica il
+\itindex{process~time} \textit{process time}, vale a dire il tempo di
+processore totale che il sistema ha effettivamente utilizzato per eseguire il
+programma di un certo processo. Si può ottenere un riassunto dei valori di
+questi tempi quando si esegue un qualsiasi programma lanciando quest'ultimo
+come argomento del comando \cmd{time}.
+
+Come accennato il \itindex{process~time} \textit{process time} viene misurato
+nei cosiddetti \itindex{clock~tick} \textit{clock tick}. Un tempo questo
+corrispondeva al numero di interruzioni effettuate dal timer di sistema, oggi
+lo standard POSIX richiede che esso sia espresso come multiplo della costante
+\const{CLOCKS\_PER\_SEC} che deve essere definita come 1000000, qualunque sia
+la risoluzione reale dell'orologio di sistema e la frequenza delle
+interruzioni del timer che, come accennato in sez.~\ref{sec:proc_hierarchy} e
+come vedremo a breve, è invece data dalla costante \const{HZ}.
+
+Il tipo di dato usato per questo tempo, \type{clock\_t}, con questa
+convenzione ha una risoluzione del microsecondo. Ma non tutte le funzioni di
+sistema come vedremo seguono questa convenzione, in tal caso il numero di
+\itindex{clock~tick} \textit{clock tick} al secondo può essere ricavato anche
+attraverso \func{sysconf} richiedendo il valore della costante
+\const{\_SC\_CLK\_TCK} (vedi sez.~\ref{sec:sys_limits}). Il vecchio simbolo
+\const{CLK\_TCK} definito in \headfile{time.h} è ormai considerato obsoleto e
+non deve essere usato.
+
+In realtà tutti calcoli dei tempi vengono effettuati dal kernel per il
+cosiddetto \textit{software clock}, utilizzando il \textit{timer di sistema} e
+facendo i conti in base al numero delle interruzioni generate dello stesso, i
+cosiddetti \itindex{jiffies} ``\textit{jiffies}''. La durata di un
+``\textit{jiffy}'' è determinata dalla frequenza di interruzione del timer,
+indicata in Hertz, come accennato in sez.~\ref{sec:proc_hierarchy}, dal valore
+della costante \const{HZ} del kernel, definita in \file{asm/param.h}.
+
+Fino al kernel 2.4 il valore di \const{HZ} era 100 su tutte le architetture
+tranne l'alpha, per cui era 1000. Con il 2.6.0 è stato portato a 1000 su tutte
+le architetture, ma dal 2.6.13 il valore è diventato una opzione di
+compilazione del kernel, con un default di 250 e valori possibili di 100, 250,
+1000. Dal 2.6.20 è stato aggiunto anche il valore 300 che è divisibile per le
+frequenze di refresh della televisione (50 o 60 Hz). Si può pensare che questi
+valori determinino anche la corrispondente durata dei \itindex{clock~tick}
+\textit{clock tick}, ma in realtà questa granularità viene calcolata in
+maniera indipendente usando la costante del kernel \const{USER\_HZ}.
+
+Fino al kernel 2.6.21 la durata di un \textit{jiffy} costituiva la risoluzione
+massima ottenibile nella misura dei tempi impiegabile in una \textit{system
+ call} (ad esempio per i timeout). Con il 2.6.21 e l'introduzione degli
+\textit{high-resolution timers} (HRT) è divenuto possibile ottenere, per le
+funzioni di attesa ed i timer, la massima risoluzione possibile fornita
+dall'hardware. Torneremo su questo in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}.
\var{errno} non viene usata.}
\end{funcproto}
-La funzione restituisce il tempo in \itindex{clock~tick} \texttt{clock tick},
-quindi se si vuole il tempo in secondi occorre dividere il risultato per la
-costante \const{CLOCKS\_PER\_SEC}.\footnote{le \acr{glibc} seguono lo standard
- ANSI C, POSIX richiede che \const{CLOCKS\_PER\_SEC} sia definito pari a
- 1000000 indipendentemente dalla risoluzione del timer di sistema.} In genere
-\type{clock\_t} viene rappresentato come intero a 32 bit, il che comporta un
-valore massimo corrispondente a circa 72 minuti, dopo i quali il contatore
-riprenderà lo stesso valore iniziale.
-
-% TODO questi valori sono obsoleti, verificare il tutto.
-
-Come accennato in sez.~\ref{sec:sys_unix_time} il tempo di CPU è la somma di
-altri due tempi, l'\textit{user time} ed il \textit{system time} che sono
-quelli effettivamente mantenuti dal kernel per ciascun processo. Questi
-possono essere letti attraverso la funzione \funcd{times}, il cui prototipo è:
+La funzione restituisce il tempo in \itindex{clock~tick} \textit{clock tick}
+ma la \acr{glibc} segue lo standard POSIX e quindi se si vuole il tempo in
+secondi occorre dividere il risultato per la costante
+\const{CLOCKS\_PER\_SEC}. In genere \type{clock\_t} viene rappresentato come
+intero a 32 bit, il che comporta un valore massimo corrispondente a circa 72
+minuti, dopo i quali il contatore riprenderà lo stesso valore iniziale.
+
+La funzione è presente anche nello standard ANSI C, ma in tal caso non è
+previsto che il valore ritornato indichi un intervallo di tempo ma solo un
+valore assoluto, per questo se si vuole la massima portabilità anche al di
+fuori di kernel unix-like, può essere opportuno chiamare la funzione
+all'inizio del programma ed ottenere il valore del tempo con una differenza.
+
+Si tenga presente inoltre che con altri kernel unix-like il valore riportato
+dalla funzione può includere anche il tempo di processore usato dai processi
+figli di cui si è ricevuto lo stato di terminazione con \func{wait} e
+affini. Questo non vale per Linux, in cui questa informazione deve essere
+ottenuta separatamente.
+
+Come accennato in sez.~\ref{sec:sys_unix_time} il tempo di processore è la
+somma di altri due tempi, l'\textit{user time} ed il \textit{system time}, che
+sono quelli effettivamente mantenuti dal kernel per ciascun processo. Questi
+possono essere letti separatamente attraverso la funzione \funcd{times}, il
+cui prototipo è:
\begin{funcproto}{
-\fhead{sys/times.h
+\fhead{sys/times.h}
\fdecl{clock\_t times(struct tms *buf)}
\fdesc{Legge il valore corrente dei tempi di processore.}
}
-{La funzione ritorna il numero di \textit{clock ticks} in caso di successo e
- $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
- \begin{errlist}
- \end{errlist}
- ed inoltre
-nel loro significato generico.}
+{La funzione ritorna un numero di \textit{clock tick} in caso di successo e
+ $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} potrà assumere solo il valore
+ \errval{EFAULT} nel suo significato generico.}
\end{funcproto}
La funzione restituisce i valori di \textit{process time} del processo
in fig.~\ref{fig:sys_tms_struct}. La struttura prevede quattro campi; i primi
due, \var{tms\_utime} e \var{tms\_stime}, sono l'\textit{user time} ed il
\textit{system time} del processo, così come definiti in
-sez.~\ref{sec:sys_unix_time}.
+sez.~\ref{sec:sys_unix_time}. Gli altri due campi, \var{tms\_cutime} e
+\var{tms\_cstime}, riportano la somma dell'\textit{user time} e del
+\textit{system time} di tutti processi figli di cui si è ricevuto lo stato di
+terminazione.
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize
\centering
- \begin{minipage}[c]{\textwidth}
+ \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
\includestruct{listati/tms.h}
\end{minipage}
\normalsize
\label{fig:sys_tms_struct}
\end{figure}
-Gli altri due campi mantengono rispettivamente la somma dell'\textit{user
- time} ed del \textit{system time} di tutti i processi figli che sono
-terminati; il kernel cioè somma in \var{tms\_cutime} il valore di
-\var{tms\_utime} e \var{tms\_cutime} per ciascun figlio del quale è stato
-ricevuto lo stato di terminazione, e lo stesso vale per \var{tms\_cstime}.
+
+Si tenga presente che i tempi di processore dei processi figli di un processo
+vengono sempre sommati al valore corrente ogni volta che se ne riceve lo stato
+di terminazione, e detto valore è quello che viene a sua volta ottenuto dal
+processo padre. Pertanto nei campi \var{tms\_cutime} e \var{tms\_cstime} si
+sommano anche i tempi di ulteriori discendenti di cui i rispettivi genitori
+abbiano ricevuto lo stato di terminazione.
Si tenga conto che l'aggiornamento di \var{tms\_cutime} e \var{tms\_cstime}
viene eseguito solo quando una chiamata a \func{wait} o \func{waitpid} è
ritornata. Per questo motivo se un processo figlio termina prima di ricevere
lo stato di terminazione di tutti i suoi figli, questi processi
-``\textsl{nipoti}'' non verranno considerati nel calcolo di questi tempi.
+``\textsl{nipoti}'' non verranno considerati nel calcolo di questi tempi e
+così via per i relativi ``\textsl{discendenti}''.
+
+Come accennato in sez.~\ref{sec:sys_resource_use} per i kernel precedenti la
+versione 2.6.9 il tempo di processore dei processi figli veniva sommato
+comunque chiedendo di ignorare \const{SIGCHLD} anche se lo standard POSIX
+richiede esplicitamente che questo avvenga solo quando si riceve lo stato di
+uscita con una funzione della famiglia delle \func{wait}, anche in questo caso
+il comportamento è stato adeguato allo standard a partire dalla versione
+2.6.9.
+
+A differenza di quanto avviene per \func{clock} i valori restituiti nei campi
+di una struttura \struct{tms} sono misurati in numero di \itindex{clock~tick}
+\textit{clock tick} effettivi e non in multipli di \const{CLOCKS\_PER\_SEC},
+pertanto per ottenere il valore effettivo in secondi occorrerà dividere per il
+risultato di \code{sysconf(\_SC\_CLK\_TCK)}.
+
+Lo stesso vale per il valore di ritorno della funzione, il cui significato fa
+riferimento ad un tempo relativo ad un certo punto nel passato la cui
+definizione dipende dalle diverse implementazioni, e varia anche fra diverse
+versioni del kernel. Fino al kernel 2.4 si faceva infatti riferimento al
+momento dell'avvio del kernel. Con il kernel 2.6 si fa riferimento a
+$2^{32}/\mathtt{HZ}-300$ secondi prima dell'avvio.
+
+Considerato che il numero dei \itindex{clock~tick} \textit{clock tick} per un
+kernel che è attivo da molto tempo può eccedere le dimensioni per il tipo
+\type{clock\_t} il comportamento più opportuno per i programmi è di ignorare
+comunque il valore di ritorno della funzione e ricorrere alle funzioni per il
+tempo di calendario del prossimo paragrafo qualora si voglia calcolare il
+tempo effettivamente trascorso dall'inizio del programma.
+
+Infine si tenga presente che per dei limiti nelle convenzioni per il ritorno
+dei valori delle \textit{system call} su alcune architetture hardware (ed in
+particolare la \texttt{i386} dei PC a 32 bit) nel kernel della serie 2.6 il
+valore di ritorno della funzione può risultare erroneamente uguale a $-1$,
+indicando un errore, nei primi secondi dopo il boot (per la precisione nei
+primi 41 secondi) e se il valore del contatore eccede le dimensione del tipo
+\type{clock\_t}.
\itindend{process~time}
\itindbeg{calendar~time}
Come anticipato in sez.~\ref{sec:sys_unix_time} il \textit{calendar time} è
-mantenuto dal kernel in una variabile di tipo \type{time\_t},\footnote{in
- realtà il kernel usa una rappresentazione interna di che fornisce una
- precisione molto maggiore, e consente per questo anche di usare
- rappresentazioni diverse del \textit{calendar time}.} che usualmente
-corrisponde ad un tipo elementare (in Linux è definito come \ctyp{long int},
-che di norma corrisponde a 32 bit). Il valore corrente del \textit{calendar
+mantenuto dal kernel in una variabile di tipo \type{time\_t}, che usualmente
+corrisponde ad un tipo elementare; in Linux è definito come \ctyp{long int},
+che di norma corrisponde a 32 bit. Il valore corrente del \textit{calendar
time}, che indicheremo come \textsl{tempo di sistema}, può essere ottenuto
-con la funzione \funcd{time} che lo restituisce nel suddetto formato; il suo
+con la funzione \funcd{time} che lo restituisce nel suddetto formato, il suo
prototipo è:
-\begin{prototype}{time.h}{time\_t time(time\_t *t)}
- Legge il valore corrente del \textit{calendar time}.
-
- \bodydesc{La funzione ritorna il valore del \textit{calendar time} in caso
- di successo e -1 in caso di errore, che può essere solo \errval{EFAULT}.}
-\end{prototype}
-\noindent dove \param{t}, se non nullo, deve essere l'indirizzo di una
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{time.h}
+\fdecl{time\_t time(time\_t *t)}
+\fdesc{Legge il valore corrente del \textit{calendar time}.}
+}
+
+{La funzione ritorna il valore del \textit{calendar time} in caso di successo
+ e $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} potrà assumere solo il
+ valore \errval{EFAULT} nel suo significato generico.}
+\end{funcproto}
+
+\noindent dove \param{t}, se non nullo, deve essere l'indirizzo di una
variabile su cui duplicare il valore di ritorno.
Analoga a \func{time} è la funzione \funcd{stime} che serve per effettuare
l'operazione inversa, e cioè per impostare il tempo di sistema qualora questo
sia necessario; il suo prototipo è:
-\begin{prototype}{time.h}{int stime(time\_t *t)}
- Imposta a \param{t} il valore corrente del \textit{calendar time}.
-
- \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e -1 in caso di errore,
- che può essere \errval{EFAULT} o \errval{EPERM}.}
-\end{prototype}
-\noindent dato che modificare l'ora ha un impatto su tutto il sistema
-il cambiamento dell'orologio è una operazione privilegiata e questa funzione
-può essere usata solo da un processo con i privilegi di amministratore,
-altrimenti la chiamata fallirà con un errore di \errcode{EPERM}.
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{time.h}
+\fdecl{int stime(time\_t *t)}
+\fdesc{Imposta il valore corrente del \textit{calendar time}.}
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EPERM}] non si hanno i permessi di amministrazione.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT} nel suo significato generico.}
+\end{funcproto}
+
+
+Dato che modificare l'ora ha un impatto su tutto il sistema il cambiamento
+dell'orologio è una operazione privilegiata e questa funzione può essere usata
+solo da un processo con i privilegi di amministratore (per la precisione la la
+\itindex{capabilities} capability \const{CAP\_SYS\_TIME}), altrimenti la
+chiamata fallirà con un errore di \errcode{EPERM}.
Data la scarsa precisione nell'uso di \type{time\_t} (che ha una risoluzione
massima di un secondo) quando si devono effettuare operazioni sui tempi di
% LocalWords: second delete progress has occurred BAD broken tm gmtoff asctime
% LocalWords: ctime timep gmtime localtime mktime tzname tzset daylight format
% LocalWords: strftime thread EOF modifiable lvalue app errcode strerror LC at
-% LocalWords: perror string errnum MESSAGES error message strtol log
+% LocalWords: perror string errnum MESSAGES error message strtol log jiffy asm
% LocalWords: program invocation argv printf print progname exit count fname
% LocalWords: lineno one standardese Di page Wed Wednesday Apr April PM AM CAD
% LocalWords: CEST utmpxname Solaris updwtmpx reboot RESTART Ctrl OFF SIGINT
% LocalWords: HALT halted sync KEXEC kexec load bootloader POWER Power with nr
% LocalWords: Restarting command arg entry segments segment ARCH CRASH CONTEXT
% LocalWords: PRESERVE PPC IA ARM SH MIPS nvcsw nivcsw inblock oublock maxrss
-% LocalWords: context switch slice Resident SIG SIGCHLD cur Gb lease mlock
+% LocalWords: context switch slice Resident SIG SIGCHLD cur Gb lease mlock Hz
% LocalWords: memory mlockall MAP LOCKED shmctl MSGQUEUE attr NICE nice MADV
% LocalWords: madvise WILLNEED RTPRIO sched setscheduler setparam scheduling
-% LocalWords: RTTIME execve kb prlimit pid new old ESRCH EUSERS
+% LocalWords: RTTIME execve kb prlimit pid new old ESRCH EUSERS refresh high
%%% Local Variables:
%%% mode: latex
%%% TeX-master: "gapil"
%%% End:
+% LocalWords: resolution HRT jiffies