dall'implementazione.
\end{itemize}
-Il comportamento delle funzioni è pertanto subordinato in maniera quasi
-completa alla relativa implementazione.\footnote{tanto che Stevens in
- \cite{UNP2} cita questo caso come un esempio della maniera standard per
- consentire soluzioni non standard.} Nel caso di Linux per quanto riguarda la
-memoria condivisa, tutto viene creato nella directory \file{/dev/shm}, ed i
-nomi sono presi come pathname assoluto (comprendente eventuali sottodirectory)
-rispetto a questa radice (per maggiori dettagli si veda quanto illustrato in
-\secref{sec:ipc_posix_shm}). Lo stesso accade per l'implementazione
-sperimentale delle code di messaggi, che però fa riferimento alla directory
-\file{/dev/mqueue}.
+Data la assoluta genericità delle specifiche, il comportamento delle funzioni
+è pertanto subordinato in maniera quasi completa alla relativa
+implementazione.\footnote{tanto che Stevens in \cite{UNP2} cita questo caso
+ come un esempio della maniera standard usata dallo standard POSIX per
+ consentire implementazioni non standardizzabili.} Nel caso di Linux per
+quanto riguarda la memoria condivisa, tutto viene creato nella directory
+\file{/dev/shm}, ed i nomi sono presi come pathname assoluto (comprendente
+eventuali sottodirectory) rispetto a questa radice (per maggiori dettagli si
+veda quanto illustrato in \secref{sec:ipc_posix_shm}). Lo stesso accade per
+l'implementazione sperimentale delle code di messaggi, che però fa riferimento
+alla directory \file{/dev/mqueue}.
+
+Il vantaggio degli oggetti di IPC POSIX è comunque che essi vengono inseriti
+nell'albero dei file, e possono essere maneggiati con le usuali funzioni e
+comandi di accesso ai file,\footnote{questo è vero nel caso di Linux, che usa
+ una implementazione che lo consente, non è detto che altrettanto valga per
+ altri kernel. In particolare per la memoria condivisa, come si può
+ facilemente evincere con uno \cmd{strace}, le system call utilizzate sono le
+ stesse, in quanto essa è realizzata con file in uno speciale filesystem.}
+che funzionano come su dei file normali.
+
+In particolare i permessi associati agli oggetti di IPC POSIX sono identici ai
+permessi dei file, e il controllo di accesso segue esattamente la stessa
+semantica (quella illustrata in \secref{sec:file_access_control}), invece di
+quella particolare (si ricordi quanto visto in
+\secref{sec:ipc_sysv_access_control}) usata per gli oggetti del SysV IPC. Allo
+stesso modo viene effettuata l'attribuzione dell'utente e del gruppo
+proprietari dell'oggetto alla creazione di quest'ultimo.
+
\subsection{Code di messaggi}
Benedyczak,\footnote{i patch al kernel e la relativa libreria possono essere
trovati \href{http://www.mat.uni.torun.pl/~wrona/posix_ipc}
{http://www.mat.uni.torun.pl/\~{}wrona/posix\_ipc}.}. In generale, come le
-corrispettive del SysV IPC, sono poco usate, dato che i socket\index{socket},
-nei casi in cui sono sufficienti, sono più comodi, e negli altri casi la
-comunicazione può essere gestita direttamente con mutex e memoria condivisa.
+corrispettive del SysV IPC, le code di messaggi sono poco usate, dato che i
+socket\index{socket}, nei casi in cui sono sufficienti, sono più comodi, e che
+in casi più complessi la comunicazione può essere gestita direttamente con
+mutex e memoria condivisa con tutta la flessibilità che occorre.
+
+Per poter utilizzare le code di messaggi, oltre ad utilizzare un kernel cui
+siano stati opportunamente applicati i relativi patch, occorre utilizzare la
+libreria \file{mqueue}\footnote{i programmi che usano le code di messaggi cioè
+ devono essere compilati aggiungendo l'opzione \code{-lmqueue} al comando
+ \cmd{gcc}, dato che le funzioni non fanno parte della libreria standard.}
+che contiene le funzioni dell'interfaccia POSIX.\footnote{in realtà
+ l'implementazione è realizzata tramite delle speciali chiamate ad
+ \func{ioctl} sui file del filesystem speciale su cui vengono mantenuti
+ questi oggetti di IPC.}
+
+
+La libreria inoltre richiede la presenza dell'apposito filesystem di tipo
+\texttt{mqueue} montato su \file{/dev/mqueue}; questo può essere fatto
+aggiungendo ad \file{/etc/fstab} una riga come:
+\begin{verbatim}
+mqueue /dev/mqueue mqueue defaults 0 0
+\end{verbatim}
+ed esso sarà utilizzato come radice sulla quale vengono risolti i nomi delle
+code di messaggi che iniziano con una \texttt{/}. Le opzioni di mount
+accettate sono \texttt{uid}, \texttt{gid} e \texttt{mode} che permettono
+rispettivamente di impostare l'utente, il gruppo ed i permessi associati al
+filesystem.
+
+La funzione che permette di aprire (e crearla se non esiste ancora) una coda
+di messaggi POSIX è \func{mq\_open}, ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+
+ \headdecl{mqueue.h}
+
+ \funcdecl{mqd\_t mq\_open(const char *name, int oflag)}
+
+ \funcdecl{mqd\_t mq\_open(const char *name, int oflag, unsigned long mode,
+ struct mq\_attr *attr)}
+
+ Apre una coda di messaggi POSIX impostandone le caratteristiche.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il descrittore associato alla coda in caso
+ di successo e -1 in caso di errore; nel quel caso \var{errno} assumerà i
+ valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EACCESS}] Il processo non ha i privilegi per accedere al
+ alla memoria secondo quanto specificato da \param{oflag}.
+ \item[\errcode{EEXIST}] Si è specificato \const{O\_CREAT} e
+ \const{O\_EXCL} ma la coda già esiste.
+ \item[\errcode{EINTR}] La funzione è stata interrotta da un segnale.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Il file non supporta la funzione, o si è
+ specificato \const{O\_CREAT} con una valore non nullo di \param{attr}, o
+ i valori di \var{mq\_maxmsg} e \var{mq\_msgsize} sono nulli o maggiori
+ rispettivamente di \const{MQ\_MAXMSG} e \const{MQ\_MSGSIZE}.
+ \item[\errcode{ENOENT}] Non si è specificato \const{O\_CREAT} ma la coda
+ non esiste.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{ENOMEM}, \errval{ENOSPC}, \errval{EFAULT},
+ \errval{EMFILE} ed \errval{ENFILE}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione apre la coda di messaggi identificata dall'argomento \param{name}
+restituendo il descrittore ad essa associato, del tutto analogo ad un file
+descriptor, con l'unica differenza che lo standard prevede un apposito tipo
+\type{mqd\_t}.\footnote{nella implementazione citata questo è definito come
+ \ctyp{int}.} Se la coda esiste già il descrittore farà riferimento allo
+stesso oggetto, consentendo così la comunicazione fra due processi diversi.
+
+La funzione è del tutto analoga ad \func{open} ed analoghi sono i valori che
+possono essere specificati per \param{oflag}, che deve essere specificato come
+maschera binaria; i valori possibili per i vari bit sono quelli visti in
+\tabref{tab:file_open_flags} dei quali però \func{mq\_open} riconosce solo i
+seguenti:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\const{O\_RDONLY}] Apre la coda solo per la ricezione di messaggi. Il
+ processo potrà usare il descrittore con \func{mq\_receive} ma non con
+ \func{mq\_send}.
+\item[\const{O\_WRONLY}] Apre la coda solo per la trasmissione di messaggi. Il
+ processo potrà usare il descrittore con \func{mq\_send} ma non con
+ \func{mq\_receive}.
+\item[\const{O\_RDWR}] Apre la coda solo sia per la trasmissione che per la
+ ricezione.
+\item[\const{O\_CREAT}] Necessario qualora si debba creare la coda; la
+ presenza di questo bit richiede la presenza degli ulteriori argomenti
+ \param{mode} e \param{attr}.
+\item[\const{O\_EXCL}] Se usato insieme a \const{O\_CREAT} fa fallire la
+ chiamata se la coda esiste già, altrimenti esegue la creazione atomicamente.
+\item[\const{O\_NONBLOCK}] Imposta la coda in modalità non bloccante, le
+ funzioni di ricezione e trasmissione non si bloccano quando non ci sono le
+ risorse richieste, ma ritornano immediatamente con un errore di
+ \errval{EAGAIN}.
+\end{basedescript}
+
+I primi tre bit specificano la modalità di apertura della coda, e sono fra
+loro esclusivi; qualunque sia la modalità in cui si è aperta una coda, questa
+potrà essere riaperta più volte in una modalità diversa, e vi si potrà
+accedere attraverso descrittori diversi, esattamente come si può fare per i
+file normali.
+
+Se la coda non esiste si deve specificare \const{O\_CREAT} per creare una
+nuova, in tal caso come accennato occorre anche specificare i permessi di
+creazione con l'argomento \param{mode}; i valori di quest'ultimo sono identici
+a quelli usati per \func{open}, anche se per le code di messaggi han senso
+solo i permessi di lettura e scrittura. Oltre ai permessi di creazione possono
+essere specificati anche gli attributi della coda tramite l'argomento
+\param{attr} che è il puntatore ad una struttura \struct{mq\_attr}, la cui
+definizione è riportata in \figref{fig:ipc_mq_attr}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \begin{lstlisting}[labelstep=0]{}
+struct mq_attr {
+ long mq_flags; /* message queue flags */
+ long mq_maxmsg; /* maximum number of messages */
+ long mq_msgsize; /* maximum message size */
+ long mq_curmsgs; /* number of messages currently queued */
+};
+ \end{lstlisting}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{mq\_attr}, contenente gli attributi di una
+ coda di messaggi POSIX.}
+ \label{fig:ipc_mq_attr}
+\end{figure}
+Quando si crea la coda devono sempre essere specificati i campi
+\var{mq_msgsize} e \var{mq_maxmsg} che indicano rispettivamente la dimensione
+massima di un messaggio ed il numero massimo di messaggi che essa può
+contenre. Qualora si specifichi
\subsection{Semafori}