I permessi, così come vengono presi dai comandi e dalle routine di sistema,
sono espressi da un numero di 12 bit; di questi i nove meno significativi sono
usati a gruppi di tre per indicare i permessi base di lettura, scrittura ed
-esecuzione (indicati nei comandi di sistema con le lettere \textsl{w},
-\textit{r} \textsl{x}) ed applicabili rispettivamente al proprietario, al
-gruppo, a tutti. I restanti tre bit (\textsl{suid}, \textsl{sgid}, e
+esecuzione (indicati nei comandi di sistema con le lettere \cmd{w}, \cmd{r} e
+\cmd{x}) ed applicabili rispettivamente al proprietario, al gruppo, a tutti
+gli altri. I restanti tre bit (\textsl{suid}, \textsl{sgid}, e
\textsl{sticky}) sono usati per indicare alcune caratteristiche più complesse
su cui torneremo in seguito (vedi \secref{sec:filedir_suid_sgid} e
\secref{sec:filedir_sticky}).
-Anche i permessi sono tenuti per ciascun file (di qualunque tipo, quindi anche
-per le fifo, i socket e i file di dispositivo) nell'inode, in opportuni bit
-del campo \var{st\_mode} della struttura letta da \func{stat} (vedi
-\figref{fig:filedir_stat_struct}).
-
-In genere ci si riferisce a questi permessi usando le lettere \textsl{u} (per
-\textit{user}), \textsl{g} (per \textit{group}) e \textsl{o} (per
-\textit{other}), inoltre se si vuole indicare tutti questi gruppi insieme si
-usa la lettera \textsl{a} (per \textit{all}). Si tenga ben presente questa
-distinzione dato che in certi casi, mutuando la terminologia in uso nel VMS,
-si parla dei permessi base come di permessi di owner, group ed all, le cui
-iniziali possono da luogo a confusione. Le costanti che permettono di accedere
-al valore numerico di questi bit nel campo \var{st\_mode} sono riportate in
-\ntab.
+Anche i permessi, come tutte le altre informazioni generali, sono tenuti per
+ciascun file nell'inode; in particolare essi sono contenuti in alcuni bit
+del campo \var{st\_mode} della struttura letta da \func{stat} (di nuovo si veda
+\secref{sec:filedir_stat} per i dettagli).
+
+In genere ci si riferisce a questo raggruppamento dei permessi usando le
+lettere \cmd{u} (per \textit{user}), \cmd{g} (per \textit{group}) e \cmd{o}
+(per \textit{other}), inoltre se si vuole indicare tutti i raggruppamenti
+insieme si usa la lettera \cmd{a} (per \textit{all}). Si tenga ben presente
+questa distinzione dato che in certi casi, mutuando la terminologia in uso nel
+VMS, si parla dei permessi base come di permessi per \textit{owner},
+\textit{group} ed \textit{all}, le cui iniziali possono dar luogo a confusione.
+Le costanti che permettono di accedere al valore numerico di questi bit nel
+campo \var{st\_mode} sono riportate in \ntab.
\begin{table}[htb]
\centering
I permessi per un link simbolico sono ignorati, contano quelli del file a cui
fa riferimento; per questo in genere \cmd{ls} per un link simbolico riporta
-tutti i permessi come concessi; anche utente e gruppo a cui appartiene vengono
-ignorati quando il link viene risolto, vengono controllati sono quando viene
+tutti i permessi come concessi; utente e gruppo a cui esso appartiene vengono
+ignorati quando il link viene risolto, vengono controllati solo quando viene
richiesta la rimozione del link e quest'ultimo è in una directory con lo
-\textsl{sticky bit} settato (vedi \secref{sec:filedir_sticky}).
+\textsl{sticky bit} settato (si veda \secref{sec:filedir_sticky}).
La procedura con cui il kernel stabilisce se un processo possiede un certo
permesso (di lettura, scrittura o esecuzione) si basa sul confronto fra
processo appartiene ad un gruppo appropriato, in questo caso i permessi per
tutti gli altri non vengono controllati.
+
\subsection{I bit \textsl{suid} e \textsl{sgid}}
\label{sec:filedir_suid_sgid}
Chiaramente avere un processo che ha privilegi superiori a quelli che avrebbe
normalmente l'utente che lo ha lanciato comporta vari rischi, e questo tipo di
programmi devono essere scritti accuratamente (torneremo sull'argomento in
-\secref{sec:prochand_perms}).
+\secref{sec:prochand_perms}) per evitare che possano essere usati per
+guadagnare privilegi non consentiti.
La presenza dei bit \textsl{suid} e \textsl{sgid} su un file può essere
rilevata con il comando \cmd{ls -l}, in tal caso comparirà la lettera \cmd{s}
\tabref{tab:filedir_file_mode_flags}.
Gli stessi bit vengono ad assumere in significato completamente diverso per le
-directory, normalmente infatti Linux usa la convezione di SVR4 per indicare
+directory, normalmente infatti Linux usa la convenzione di SVR4 per indicare
con questi bit l'uso della semantica BSD nella creazione di nuovi file (si
-veda \secref{sec:filedir_ownership} per una spiegazione al proposito).
+veda \secref{sec:filedir_ownership} per una spiegazione dettagliata al
+proposito).
Infine Linux utilizza il bit \textsl{sgid} per una ulteriore estensione
-mutuata da SVR4; il caso in cui il file abbia il bit \textsl{sgid} settato ma
-non il corrispondente bit per l'esecuzione viene infatti utilizzato per
-attivare per quel file il \textit{mandatory locking} (argomento che
-affronteremo nei dettagli in \secref{sec:xxx_mandatory_lock}).
+mutuata da SVR4. Il caso in cui il file abbia il bit \textsl{sgid} settato ma
+non il corrispondente bit di esecuzione viene utilizzato per attivare per
+quel file il \textit{mandatory locking} (argomento che affronteremo nei
+dettagli in \secref{sec:xxx_mandatory_lock}).
+
\subsection{Il bit \textsl{sticky}}
\label{sec:filedir_sticky}
-L'ultimo dei bit rimanenti, identificato dalla costante \macro{S\_ISVTX} è in
+L'ultimo dei bit rimanenti, identificato dalla costante \macro{S\_ISVTX}, è in
parte un rimasuglio delle origini dei sistemi unix. A quell'epoca infatti la
memoria virtuale e l'accesso ai files erano molto meno sofisticati e per
ottenere la massima velocità possibile per i programmi usati più comunemente
-si poteva settare questo bit.
+si poteva settare questo bit.
L'effetto di questo bit era che il segmento di testo del programma (si veda
\secref{sec:proc_mem_layout} per i dettagli) veniva scritto nella swap la
tempo di caricamento rispetto alla ricerca del file su disco.
Ovviamente per evitare che gli utenti potessero intasare la swap solo
-l'amministratore era in grado di settare questo bit, che venne poi chiamato
-anche \textit{saved text bit}, da cui deriva il nome della costante. Le
-attuali implementazioni di memoria virtuale e filesystem rendono
-sostanzialmente inutile questo procedimento.
+l'amministratore era in grado di settare questo bit, che venne chiamato anche
+\textit{saved text bit}, da cui deriva il nome della costante. Le attuali
+implementazioni di memoria virtuale e filesystem rendono sostanzialmente
+inutile questo procedimento. Lo \textsl{sticky bit} è indicato attraverso la
+lettera \cmd{t} al posto della \cmd{x} nei permessi per gli altri.
Benché ormai non venga più utilizzato per i file, lo \textsl{sticky bit} ha
-invece assunto un uso corrente per le directory\footnote{lo \textsl{sticky
- bit} è una estensione non definita nello standard POSIX, Linux però la
- supporta, così come BSD e SVR4}, se il bit è settato infatti un file può
-essere rimosso dalla directory soltanto se l'utente ha il permesso di
-scrittura ed inoltre è vera una delle seguenti condizioni:
+assunto un uso corrente per le directory\footnote{lo \textsl{sticky bit} è una
+ estensione non definita nello standard POSIX, Linux però la supporta, così
+ come BSD e SVR4}, in questo caso se il bit è settato un file potrà essere
+rimosso dalla directory soltanto se l'utente ha il permesso di scrittura ed
+inoltre è vera una delle seguenti condizioni:
\begin{itemize}
\item l'utente è proprietario del file
\item l'utente è proprietario della directory
\item l'utente è l'amministratore
\end{itemize}
-il classico esempio di directory che ha questo bit settato è \file{/tmp}, i
+un classico esempio di directory che ha questo bit settato è \file{/tmp}, i
permessi infatti di solito sono settati come:
\begin{verbatim}
drwxrwxrwt 6 root root 1024 Aug 10 01:03 /tmp
\end{verbatim}
-in questo modo chiunque può leggere, scrivere ed eseguire i file, o crearne di
-nuovi, ma solo l'utente che ha creato un file nella directory potrà
-cancellarlo o rinominarlo.
+in questo modo chiunque può leggere, scrivere ed eseguire i file temporanei
+ivi memorizzati, sia crearne di nuovi, ma solo l'utente che ha creato un file
+nella directory potrà cancellarlo o rinominarlo, evitando così che utente
+possa, più o meno consapevolemnte, cancellare i file degli altri.
+
\subsection{La titolarità di nuovi file e directory}
\label{sec:filedir_ownership}
Vedremo in \secref{sec:fileunix_base_func} quali sono le funzioni per creare
nuovi file, ma se è possibile specificare in sede di creazione quali permessi
-applicare ad un nuovo file, non si può indicare a quale utente e gruppo deve
-appartenere. Lo stesso problema di presenta per la creazione di nuove
-directory (descritto in \secref{sec:filedir_dir_creat_rem}).
+applicare ad un nuovo file, non si può indicare a quale utente e gruppo esso
+deve appartenere. Lo stesso problema di presenta per la creazione di nuove
+directory (procedimento descritto in \secref{sec:filedir_dir_creat_rem}).
Lo standard POSIX prescrive che l'uid del nuovo file corrisponda
all'\textit{effective user id} del processo che lo crea; per il gid invece
\item il gid del file corrisponde all'\textit{effective group id} del processo
\item il gid del file corrisponde al gid della directory in cui esso è creato
\end{itemize}
-in genere BSD usa sempre la seconda possibilità, che viene per questo anche
-chiamata semantica BSD. Linux invece segue quella che viene chiamata semantica
-SVR4; di norma cioè il nuovo file viene creato con il gid del processo, se
-però la directory in cui viene creato il file ha il bit sgid settato allora
-viene usato il gid di quest'ultima.
+in genere BSD usa sempre la seconda possibilità, che viene per questo chiamata
+semantica BSD. Linux invece segue quella che viene chiamata semantica SVR4; di
+norma cioè il nuovo file viene creato, seguendo la prima opzione, con il gid
+del processo, se però la directory in cui viene creato il file ha il bit sgid
+settato allora viene usata la seconda opzione..
Usare la semantica BSD ha il vantaggio che il gid viene sempre automaticamente
propagato, restando coerente a quello della directory di partenza, in tutte le
-sottodirectory, la semantica SVR4 offre una maggiore possibilità di scelta, ma
+sottodirectory. La semantica SVR4 offre una maggiore possibilità di scelta, ma
per ottenere lo stesso risultato necessita che per le nuove directory venga
-anche propagato anche il bit sgid, questo è comunque il comportamento di
+anche propagato anche il bit sgid. Questo è comunque il comportamento di
default di \func{mkdir}, ed é in questo modo ad esempio che Debian assicura
che le sottodirectory create nelle home di un utente restino sempre con il gid
del gruppo primario dello stesso.
accedere ad un certo file.
-\subsection{La funzione \texttt{umask}}
-\label{sec:filedir_umask}
-
-Oltre che dai valori indicati in sede di creazione, i permessi assegnati ai
-nuovi file sono controllati anche da una maschera di bit settata con la
-funzione \func{umask}. Questa viene utilizzata per impedire che alcuni
-permessi possano essere assegnati ai nuovi file, tutti i bit indicati nella
-maschera vengono infatti esclusi quando un nuovo file viene creato.
-
-
\subsection{Le funzioni \texttt{chmod} e \texttt{fchmod}}
\label{sec:filedir_chmod}
Per cambiare i permessi di un file il sistema mette ad disposizione due
-funzioni, che operano rispettivamente su un filename e un file descriptor, i
-prototipi sono:
+funzioni, che operano rispettivamente su un filename e su un file descriptor,
+i cui prototipi sono:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/stat.h}
\funcdecl{int chmod(const char *path, mode\_t mode)} Cambia i permessi del
- file indicato da \var{path} al valore indicato da \var{mode}
+ file indicato da \var{path} al valore indicato da \var{mode}.
- \funcdecl{chmod(int fd, mode\_t mode)} Analoga alla precedente, ma usa il
- file descriptor \var{fd} per indicare il file.
-
+ \funcdecl{int fchmod(int fd, mode\_t mode)} Analoga alla precedente, ma usa
+ il file descriptor \var{fd} per indicare il file.
Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un errore, in
caso di errore \texttt{errno} viene settato ai valori:
\begin{errlist}
- \item \texttt{EPERM} L'uid non corrisponde a quello del file o non è zero.
+ \item \macro{EPERM} L'\textit{effective user id} non corrisponde a quello
+ del proprietario del file o non è zero.
\end{errlist}
+ Oltre a questi entrambe restituiscono gli errori \macro{EROFS} e
+ \macro{EIO}; \func{chmod} restituisce anche \macro{EFAULT},
+ \macro{ENAMETOOLONG}, \macro{ENOENT}, \macro{ENOMEM}, \macro{ENOTDIR},
+ \macro{EACCES}, \macro{ELOOP}; \func{chmod} anche \macro{EBADF}.
\end{functions}
+I valori possibili per \var{mode} sono indicati in \ntab. I valori possono
+esser combinati con l'OR binario delle relative macro, o specificati
+direttamente, come per l'analogo comando di shell, con il valore ottale. Ad
+esempio i permessi standard assegnati ai nuovi file (lettura e scrittura per
+il proprietario, sola lettura per il gruppo e gli altri) sono corrispondenti
+al valore ottale $0644$, un programma invece avrebbe anche il bit di
+esecuzione attivo, con un valore di $0755$, se si volesse attivare il bit suid
+il valore da fornire sarebbe $4755$.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \begin{tabular}[c]{|c|c|l|}
+ \hline
+ \var{mode} & Valore & Significato \\
+
+ \hline
+ \hline
+ \macro{S\_ISUID} & 04000 & set user ID \\
+
+ \macro{S\_ISGID} & 02000 & set group ID \\
+
+ \macro{S\_ISVTX} & 01000 & sticky bit \\
+
+ \hline
+ \macro{S\_IRWXU} & 00700 & l'utente ha tutti i permessi \\
+
+ \macro{S\_IRUSR} & 00400 & l'utente ha il permesso di lettura \\
+
+ \macro{S\_IWUSR} & 00200 & l'utente ha il permesso di scrittura \\
+
+ \macro{S\_IXUSR} & 00100 & l'utente ha il permesso di esecuzione \\
+
+ \hline
+ \macro{S\_IRWXG} & 00070 & il gruppo ha tutti i permessi \\
+
+ \macro{S\_IRGRP} & 00040 & il gruppo ha il permesso di lettura \\
+
+ \macro{S\_IWGRP} & 00020 & il gruppo ha il permesso di scrittura \\
+
+ \macro{S\_IXGRP} & 00010 & il gruppo ha il permesso di esecuzione \\
+
+ \hline
+ \macro{S\_IRWXO} & 00007 & gli altri hanno tutti i permessi \\
+
+ \macro{S\_IROTH} & 00004 & gli altri hanno il permesso di lettura \\
+
+ \macro{S\_IWOTH} & 00002 & gli altri hanno il permesso di scrittura \\
+
+ \macro{S\_IXOTH} & 00001 & gli altri hanno il permesso di esecuzione \\
+
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{I valori delle costanti usate per indicare i permessi dei file.}
+ \label{tab:filedir_permission_const}
+\end{table}
+
+
+
+\subsection{La funzione \texttt{umask}}
+\label{sec:filedir_umask}
+
+Oltre che dai valori indicati in sede di creazione, i permessi assegnati ai
+nuovi file sono controllati anche da una maschera di bit settata con la
+funzione \func{umask}. Questa maschera è una caratteristica di ogni processo e
+viene utilizzata per impedire che alcuni permessi possano essere assegnati ai
+nuovi file in sede di creazione, i bit indicati nella maschera vengono infatti
+esclusi quando un nuovo file viene creato.
+
+In genere questa maschera serve per impostare un default che escluda alcuni
+permessi (usualmente quello di scrittura per gruppo e altri, corrispondente ad
+un valore di 022). Essa è utile perché le routine l'interfaccia degli stream
+non prevede l'esistenza dei processi, e pertanto i nuovi file vengono sempre
+creati con i permessi fissati su 066.
+
+
\subsection{Le funzioni \texttt{chown}, \texttt{fchown} e \texttt{lchown}}
\label{sec:filedir_chown}