da SVr4 e la seconda da BSD4.2 dove però è previsto possa prendere un
argomento per indicare il \ids{PID} di un altro processo. Si può riottenere
questo comportamento se di definisce la macro \macro{\_BSD\_SOURCE} e non sono
-definite le altre macro che richiedono la conformità a POSIX, X/Open o SystemV
+definite le altre macro che richiedono la conformità a POSIX, X/Open o SysV
(vedi sez.~\ref{sec:intro_standard}).
La funzione \func{getpgid} permette di specificare il \ids{PID} del processo
Come accennato in sez.~\ref{sec:sess_job_control_overview}, nel sistema del
\textit{job control} i processi all'interno di una sessione fanno riferimento
ad un terminale di controllo (ad esempio quello su cui si è effettuato il
-login), sul quale effettuano le operazioni di lettura e
-scrittura,\footnote{nel caso di login grafico la cosa può essere più
- complessa, e di norma l'I/O è effettuato tramite il server X, ma ad esempio
- per i programmi, anche grafici, lanciati da un qualunque emulatore di
- terminale, sarà quest'ultimo a fare da terminale (virtuale) di controllo.} e
-dal quale ricevono gli eventuali segnali da tastiera.
-
-A tale scopo lo standard POSIX.1 prevede che ad ogni sessione possa essere
-associato un terminale di controllo; in Linux questo viene realizzato
-mantenendo fra gli attributi di ciascun processo anche qual'è il suo terminale
-di controllo.\footnote{lo standard POSIX.1 non specifica nulla riguardo
- l'implementazione; in Linux anch'esso viene mantenuto nella solita struttura
- \struct{task\_struct}, nel campo \var{tty}.} In generale ogni processo
-eredita dal padre, insieme al \ids{PGID} e al \ids{SID} anche il terminale di
-controllo (vedi sez.~\ref{sec:proc_fork}). In questo modo tutti processi
-originati dallo stesso leader di sessione mantengono lo stesso terminale di
+login), sul quale effettuano le operazioni di lettura e scrittura, e dal quale
+ricevono gli eventuali segnali da tastiera. Nel caso di login grafico la cosa
+può essere più complessa, e di norma l'I/O è effettuato tramite il server X,
+ma ad esempio per i programmi, anche grafici, lanciati da un qualunque
+emulatore di terminale, sarà quest'ultimo a fare da terminale (virtuale) di
controllo.
+Per realizzare questa funzionalità lo standard POSIX.1 prevede che ad ogni
+sessione possa essere associato un terminale di controllo; in Linux questo
+viene realizzato mantenendo fra gli attributi di ciascun processo anche qual'è
+il suo terminale di controllo.\footnote{lo standard POSIX.1 non specifica
+ nulla riguardo l'implementazione; in Linux anch'esso viene mantenuto nella
+ solita struttura \kstruct{task\_struct}, nel campo \var{tty}.} In generale
+ogni processo eredita dal padre, insieme al \ids{PGID} e al \ids{SID} anche il
+terminale di controllo (vedi sez.~\ref{sec:proc_fork}). In questo modo tutti
+processi originati dallo stesso leader di sessione mantengono lo stesso
+terminale di controllo.
+
Alla creazione di una nuova sessione con \func{setsid} ogni associazione con
il precedente terminale di controllo viene cancellata, ed il processo che è
-divenuto un nuovo leader di sessione dovrà riottenere\footnote{solo quando ciò
- è necessario, cosa che, come vedremo in sez.~\ref{sec:sess_daemon}, non è
- sempre vera.}, un terminale di controllo. In generale questo viene fatto
-automaticamente dal sistema\footnote{a meno di non avere richiesto
- esplicitamente che questo non diventi un terminale di controllo con il flag
- \const{O\_NOCTTY} (vedi sez.~\ref{sec:file_open_close}). In questo Linux
- segue la semantica di SVr4; BSD invece richiede che il terminale venga
- allocato esplicitamente con una \func{ioctl} con il comando
- \const{TIOCSCTTY}.} quando viene aperto il primo terminale (cioè uno dei
-vari file di dispositivo \file{/dev/tty*}) che diventa automaticamente il
-terminale di controllo, mentre il processo diventa il \textsl{processo di
- controllo} di quella sessione.
-
-In genere (a meno di redirezioni) nelle sessioni di lavoro questo terminale è
-associato ai file standard (di input, output ed error) dei processi nella
-sessione, ma solo quelli che fanno parte del cosiddetto raggruppamento di
-\textit{foreground}, possono leggere e scrivere in certo istante. Per
+divenuto un nuovo leader di sessione dovrà essere associato ad un nuovo
+terminale di controllo.\footnote{questo però solo quando necessario, cosa che,
+ come vedremo in sez.~\ref{sec:sess_daemon}, non è sempre vera.} Questo viene
+fatto dal kernel la prima volta che il processo apre un terminale (cioè uno
+dei vari file di dispositivo \file{/dev/tty*}). In tal caso questo diventa
+automaticamente il terminale di controllo, ed il processo diventa il
+\textsl{processo di controllo} di quella sessione. Questo avviene
+automaticamente a meno di non avere richiesto esplicitamente il contrario
+aprendo il terminale di controllo con il flag \const{O\_NOCTTY} (vedi
+sez.~\ref{sec:file_open_close}). In questo Linux segue la semantica di SVr4;
+BSD invece richiede che il terminale venga allocato esplicitamente con una
+\func{ioctl} con il comando \const{TIOCSCTTY}.
+
+In genere, a meno di redirezioni, nelle sessioni di lavoro il terminale di
+controllo è associato ai file standard (input, output ed error) dei processi
+nella sessione, ma solo quelli che fanno parte del cosiddetto raggruppamento
+di \textit{foreground}, possono leggere e scrivere in certo istante. Per
impostare il raggruppamento di \textit{foreground} di un terminale si usa la
funzione \funcd{tcsetpgrp}, il cui prototipo è:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h}
- \headdecl{termios.h}
-
- \funcdecl{int tcsetpgrp(int fd, pid\_t pgrpid)} Imposta a \param{pgrpid} il
- \textit{process group} di \textit{foreground} del terminale associato al
- file descriptor \param{fd}.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo, e -1 in caso di
- errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
- \begin{errlist}
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{int tcsetpgrp(int fd, pid\_t pgrpid)}
+\fdesc{Imposta il \textit{process group} di \textit{foreground}.}
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
\item[\errcode{ENOTTY}] il file \param{fd} non corrisponde al terminale di
controllo del processo chiamante.
- \item[\errcode{ENOSYS}] il sistema non supporta il job control.
+ \item[\errcode{ENOSYS}] il sistema non supporta il \textit{job control}.
\item[\errcode{EPERM}] il \textit{process group} specificato non è nella
stessa sessione del processo chiamante.
- \end{errlist}
- ed inoltre \errval{EBADF} ed \errval{EINVAL}.
- }
-\end{functions}
-\noindent la funzione può essere eseguita con successo solo da
-un processo nella stessa sessione e con lo stesso terminale di controllo.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EBADF} ed \errval{EINVAL} nel loro significato generico.}
+\end{funcproto}
+
+La funzione imposta a \param{pgrpid} il \textit{process group} di
+\textit{foreground} del terminale associato al file descriptor \param{fd}. La
+funzione può essere eseguita con successo solo da un processo che
+ha \param{fd} come terminale di controllo della propria sessione;
+inoltre \param{pgrpid} deve essere un \textit{process group} (non vuoto)
+appartenente alla stessa sessione del processo chiamante.
Come accennato in sez.~\ref{sec:sess_job_control_overview}, tutti i processi
(e relativi raggruppamenti) che non fanno parte del gruppo di
due segnali citati, le funzioni di lettura e scrittura falliranno con un
errore di \errcode{EIO}.
+In genere la funzione viene chiamata da un processo che è gruppo di
+\textit{foreground} per passare l'accesso al terminale ad altri processi,
+quando viene chiamata da un processo che non è nel gruppo di
+\textit{foreground}, a meno che questi non stia bloccando o ignorando il
+segnale \signal{SIGTTOU}, detto segnale verrà inviato a tutti i processi del
+gruppo di cui il chiamante fa parte.
+
Un processo può controllare qual è il gruppo di \textit{foreground} associato
ad un terminale con la funzione \funcd{tcgetpgrp}, il cui prototipo è:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h} \headdecl{termios.h}
-
- \funcdecl{pid\_t tcgetpgrp(int fd)} Legge il \textit{process group} di
- \textit{foreground} del terminale associato al file descriptor \param{fd}.
- \bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo il \ids{PGID} del
- gruppo di \textit{foreground}, e -1 in caso di errore, nel qual caso
- \var{errno} assumerà i valori:
- \begin{errlist}
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{pid\_t tcgetpgrp(int fd)}
+\fdesc{Legge il \textit{process group} di \textit{foreground}.}
+}
+
+{La funzione ritorna il \ids{PGID} del gruppo di \textit{foreground} in caso
+ di successo e $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei
+ valori:
+ \begin{errlist}
\item[\errcode{ENOTTY}] non c'è un terminale di controllo o \param{fd} non
corrisponde al terminale di controllo del processo chiamante.
- \end{errlist}
- ed inoltre \errval{EBADF} ed \errval{ENOSYS}.
- }
-\end{functions}
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EBADF} nel suo significato generico.}
+\end{funcproto}
+
+La funzione legge il \textit{process group} di \textit{foreground} associato
+al file descriptor \param{fd}, che deve essere un terminale, restituendolo
+come risultato. Sia questa funzione che la precedente sono state introdotte
+con lo standard POSIX.1-2001, ma su Linux sono realizzate utilizzando le
+operazioni di \func{ioctl} con i comandi \const{TIOCGPGRP} e
+\const{TIOCSPGRP}.
Si noti come entrambe le funzioni usino come argomento il valore di un file
descriptor, il risultato comunque non dipende dal file descriptor che si usa
-ma solo dal terminale cui fa riferimento; il kernel inoltre permette a ciascun
+ma solo dal terminale cui fa riferimento. Il kernel inoltre permette a ciascun
processo di accedere direttamente al suo terminale di controllo attraverso il
file speciale \file{/dev/tty}, che per ogni processo è un sinonimo per il
proprio terminale di controllo. Questo consente anche a processi che possono
aver rediretto l'output di accedere al terminale di controllo, pur non
disponendo più del file descriptor originario; un caso tipico è il programma
-\cmd{crypt} che accetta la redirezione sullo standard input di un file da
-decifrare, ma deve poi leggere la password dal terminale.
-
-Un'altra caratteristica del terminale di controllo usata nel job control è che
-utilizzando su di esso le combinazioni di tasti speciali (\texttt{C-z},
-\texttt{C-c}, \texttt{C-y} e \texttt{C-|}) si farà sì che il kernel invii i
-corrispondenti segnali (rispettivamente \signal{SIGTSTP}, \signal{SIGINT},
-\signal{SIGQUIT} e \signal{SIGTERM}, trattati in sez.~\ref{sec:sig_job_control})
-a tutti i processi del raggruppamento di \textit{foreground}; in questo modo
-la shell può gestire il blocco e l'interruzione dei vari comandi.
-
-
-Per completare la trattazione delle caratteristiche del job control legate al
-terminale di controllo, occorre prendere in considerazione i vari casi legati
-alla terminazione anomala dei processi, che sono di norma gestite attraverso
-il segnale \signal{SIGHUP}. Il nome del segnale deriva da \textit{hungup},
-termine che viene usato per indicare la condizione in cui il terminale diventa
-inutilizzabile, (letteralmente sarebbe \textsl{impiccagione}).
+\cmd{crypt} che accetta la redirezione sullo \textit{standard input} di un
+file da decifrare, ma deve poi leggere la password dal terminale.
+
+Un'altra caratteristica del terminale di controllo usata nel \textit{job
+ control} è che utilizzando su di esso le combinazioni di tasti speciali
+(\texttt{C-z}, \texttt{C-c}, \texttt{C-y} e \texttt{C-|}) si farà sì che il
+kernel invii i corrispondenti segnali (rispettivamente \signal{SIGTSTP},
+\signal{SIGINT}, \signal{SIGQUIT} e \signal{SIGTERM}, trattati in
+sez.~\ref{sec:sig_job_control}) a tutti i processi del raggruppamento di
+\textit{foreground}; in questo modo la shell può gestire il blocco e
+l'interruzione dei vari comandi.
+
+Per completare la trattazione delle caratteristiche del \textit{job control}
+legate al terminale di controllo, occorre prendere in considerazione i vari
+casi legati alla terminazione anomala dei processi, che sono di norma gestite
+attraverso il segnale \signal{SIGHUP}. Il nome del segnale deriva da
+\textit{hungup}, termine che viene usato per indicare la condizione in cui il
+terminale diventa inutilizzabile, (letteralmente sarebbe
+\textsl{impiccagione}).
Quando si verifica questa condizione, ad esempio se si interrompe la linea, o
va giù la rete o più semplicemente si chiude forzatamente la finestra di
Lo standard POSIX.1 prevede che quando il processo di controllo termina, che
ciò avvenga o meno per un \textit{hungup} del terminale (ad esempio si
potrebbe terminare direttamente la shell con \cmd{kill}) venga inviato un
-segnale di \signal{SIGHUP} ai processi del raggruppamento di foreground. In
-questo modo essi potranno essere avvisati che non esiste più un processo in
-grado di gestire il terminale (di norma tutto ciò comporta la terminazione
-anche di questi ultimi).
+segnale di \signal{SIGHUP} ai processi del raggruppamento di
+\textit{foreground}. In questo modo essi potranno essere avvisati che non
+esiste più un processo in grado di gestire il terminale (di norma tutto ciò
+comporta la terminazione anche di questi ultimi).
-Restano però gli eventuali processi in background, che non ricevono il
-segnale; in effetti se il terminale non dovesse più servire essi potrebbero
+Restano però gli eventuali processi in \textit{background}, che non ricevono
+il segnale; in effetti se il terminale non dovesse più servire essi potrebbero
proseguire fino al completamento della loro esecuzione; ma si pone il problema
di come gestire quelli che sono bloccati, o che si bloccano nell'accesso al
terminale, in assenza di un processo che sia in grado di effettuare il
tutto ciò abbia a che fare con il problema della terminazione del processo di
controllo. Consideriamo allora cosa avviene di norma nel \textit{job
control}: una sessione viene creata con \func{setsid} che crea anche un
-nuovo \itindex{process~group} \textit{process group}: per definizione
+nuovo \itindex{process~group} \textit{process group}. Per definizione
quest'ultimo è sempre \itindex{process~group~orphaned} \textsl{orfano}, dato
che il padre del leader di sessione è fuori dalla stessa e il nuovo
\textit{process group} \itindex{process~group} contiene solo il leader di
del gruppo (gli altri possono derivare dal primo). Alla terminazione del
leader di sessione però avremo che, come visto in
sez.~\ref{sec:proc_termination}, tutti i suoi figli vengono adottati da
-\cmd{init}, che è fuori dalla sessione. Questo renderà orfani tutti i process
-group creati direttamente dal leader di sessione (a meno di non aver spostato
-con \func{setpgid} un processo da un gruppo ad un altro, cosa che di norma non
-viene fatta) i quali riceveranno, nel caso siano bloccati, i due segnali;
-\signal{SIGCONT} ne farà proseguire l'esecuzione, ed essendo stato nel
-frattempo inviato anche \signal{SIGHUP}, se non c'è un gestore per
-quest'ultimo, i processi bloccati verranno automaticamente terminati.
+\cmd{init}, che è fuori dalla sessione. Questo renderà orfani tutti i
+\textit{process group} creati direttamente dal leader di sessione a meno di
+non aver spostato con \func{setpgid} un processo da un gruppo ad un altro,
+(cosa che di norma non viene fatta) i quali riceveranno, nel caso siano
+bloccati, i due segnali; \signal{SIGCONT} ne farà proseguire l'esecuzione, ed
+essendo stato nel frattempo inviato anche \signal{SIGHUP}, se non c'è un
+gestore per quest'ultimo, i processi bloccati verranno automaticamente
+terminati.
esso con un terminale, che sia questo realmente tale, come un VT100 collegato
ad una seriale o virtuale, come quelli associati a schermo e tastiera o ad una
connessione di rete. Dato che i concetti base sono gli stessi, e dato che alla
-fine le differenze sono\footnote{in generale nel caso di login via rete o di
- terminali lanciati dall'interfaccia grafica cambia anche il processo da cui
- ha origine l'esecuzione della shell.} nel dispositivo cui il kernel associa
-i file standard (vedi tab.~\ref{tab:file_std_files}) per l'I/O, tratteremo
-solo il caso classico del terminale.
+fine le differenze sono nel dispositivo cui il kernel associa i file standard
+(vedi tab.~\ref{tab:file_std_files}) per l'I/O, tratteremo solo il caso
+classico del terminale, in generale nel caso di login via rete o di terminali
+lanciati dall'interfaccia grafica cambia anche il processo da cui ha origine
+l'esecuzione della shell.
Abbiamo già brevemente illustrato in sez.~\ref{sec:intro_kern_and_sys} le
modalità con cui il sistema si avvia, e di come, a partire da \cmd{init},
dettagliata le modalità con cui il sistema arriva a fornire ad un utente la
shell che gli permette di lanciare i suoi comandi su un terminale.
-Nella maggior parte delle distribuzioni di GNU/Linux\footnote{in realtà negli
- ultimi tempi questa situazione sta cambiando, e sono state proposte diversi
- possibili rimpiazzi per il tradizionale \texttt{init} di System V, come
- \texttt{upstart} o \texttt{systemd}, ma per quanto trattato in questa
- sezione il risultato finale non cambia, si avrà comunque il lancio di un
- programma che consenta l'accesso al terminale.} viene usata la procedura di
-avvio di System V; questa prevede che \cmd{init} legga dal file di
+Nella maggior parte delle distribuzioni di GNU/Linux viene usata la procedura
+di avvio di System V;\footnote{in realtà negli ultimi tempi questa situazione
+ sta cambiando, e sono state proposte diversi possibili rimpiazzi per il
+ tradizionale \texttt{init} di System V, come \texttt{upstart} o
+ \texttt{systemd}, ma per quanto trattato in questa sezione il risultato
+ finale non cambia, si avrà comunque il lancio di un programma che consenta
+ l'accesso al terminale.} questa prevede che \cmd{init} legga dal file di
configurazione \conffile{/etc/inittab} quali programmi devono essere lanciati,
ed in quali modalità, a seconda del cosiddetto \textit{run level}, anch'esso
definito nello stesso file.
Tralasciando la descrizione del sistema dei \textit{run level}, (per il quale
si rimanda alla lettura delle pagine di manuale di \cmd{init} e di
-\file{inittab} o alla trattazione in sez.~5.3.5 di \cite{AGL}) quello che
+\file{inittab} o alla trattazione in sez.~5.3 di \cite{AGL}) quello che
comunque viene sempre fatto è di eseguire almeno una istanza di un programma
che permetta l'accesso ad un terminale. Uno schema di massima della procedura
è riportato in fig.~\ref{fig:sess_term_login}.
Un terminale, che esso sia un terminale effettivo, attaccato ad una seriale o
ad un altro tipo di porta di comunicazione, o una delle console virtuali
-associate allo schermo, viene sempre visto attraverso un device driver che ne
-presenta un'interfaccia comune su un apposito file di dispositivo.
-
-Per controllare un terminale si usa di solito il programma \cmd{getty} (od una
-delle sue varianti), che permette di mettersi in ascolto su uno di questi
-dispositivi. Alla radice della catena che porta ad una shell per i comandi
+associate allo schermo, o un terminale virtuale ad uso degli emulatori o delle
+sessioni di rete, viene sempre visto attraverso un apposito file di
+dispositivo che presenta una serie di caratteristiche comuni che vanno a
+costituire l'interfaccia generica di accesso ai terminali.
+
+Per controllare un terminale fisico come la seriale o le console virtuali
+dello schermo si usa di solito il programma \cmd{getty} (o una delle sue
+varianti). Alla radice della catena che porta ad una shell per i comandi
perciò c'è sempre \cmd{init} che esegue prima una \func{fork} e poi una
-\func{exec} per lanciare una istanza di questo programma su un terminale, il
-tutto ripetuto per ciascuno dei terminali che si hanno a disposizione (o per
-un certo numero di essi, nel caso delle console virtuali), secondo quanto
-indicato dall'amministratore nel file di configurazione del programma,
+\func{exec} per lanciare una istanza di questo programma, il tutto ripetuto
+per ciascuno dei terminali che si vogliono attivare, secondo quanto indicato
+dall'amministratore nel file di configurazione del programma,
\conffile{/etc/inittab}.
Quando viene lanciato da \cmd{init} il programma parte con i privilegi di
\func{setsid} per creare una nuova sessione ed un nuovo
\itindex{process~group} \textit{process group}, e di aprire il terminale (che
così diventa il terminale di controllo della sessione) in lettura sullo
-standard input ed in scrittura sullo standard output e sullo standard error;
-inoltre effettuerà, qualora servano, ulteriori impostazioni.\footnote{ad
- esempio, come qualcuno si sarà accorto scrivendo un nome di login in
- maiuscolo, può effettuare la conversione automatica dell'input in minuscolo,
- ponendosi in una modalità speciale che non distingue fra i due tipi di
- caratteri (a beneficio di alcuni vecchi terminali che non supportavano le
- minuscole).} Alla fine il programma stamperà un messaggio di benvenuto per
-poi porsi in attesa dell'immissione del nome di un utente.
+\textit{standard input} ed in scrittura sullo \textit{standard output} e sullo
+\textit{standard error}; inoltre effettuerà, qualora servano, ulteriori
+impostazioni.\footnote{ad esempio, come qualcuno si sarà accorto scrivendo un
+ nome di login in maiuscolo, può effettuare la conversione automatica
+ dell'input in minuscolo, ponendosi in una modalità speciale che non
+ distingue fra i due tipi di caratteri (a beneficio di alcuni vecchi
+ terminali che non supportavano le minuscole).} Alla fine il programma
+stamperà un messaggio di benvenuto per poi porsi in attesa dell'immissione del
+nome di un utente.
Una volta che si sia immesso il nome di login \cmd{getty} esegue direttamente
il programma \cmd{login} con una \func{execle}, passando come argomento la
sta operando, a beneficio dei programmi che verranno lanciati in seguito.
A sua volta \cmd{login}, che mantiene i privilegi di amministratore, usa il
-nome dell'utente per effettuare una ricerca nel database degli
-utenti,\footnote{in genere viene chiamata \func{getpwnam}, che abbiamo visto
- in sez.~\ref{sec:sys_user_group}, per leggere la password e gli altri dati
- dal database degli utenti.} e richiede una password. Se l'utente non esiste
-o se la password non corrisponde\footnote{il confronto non viene effettuato
- con un valore in chiaro; quanto immesso da terminale viene invece a sua
- volta criptato, ed è il risultato che viene confrontato con il valore che
- viene mantenuto nel database degli utenti.} la richiesta viene ripetuta un
-certo numero di volte dopo di che \cmd{login} esce ed \cmd{init} provvede a
+nome dell'utente per effettuare una ricerca nel database degli utenti (in
+genere viene chiamata \func{getpwnam}, che abbiamo visto in
+sez.~\ref{sec:sys_user_group}, per leggere la password e gli altri dati dal
+database degli utenti) e richiede una password. Se l'utente non esiste o se la
+password non corrisponde\footnote{il confronto non viene effettuato con un
+ valore in chiaro; quanto immesso da terminale viene invece a sua volta
+ criptato, ed è il risultato che viene confrontato con il valore che viene
+ mantenuto nel database degli utenti.} la richiesta viene ripetuta un certo
+numero di volte dopo di che \cmd{login} esce ed \cmd{init} provvede a
rilanciare un'altra istanza di \cmd{getty}.
Se invece la password corrisponde \cmd{login} esegue \func{chdir} per
supporta, come Linux, il \textit{job control} esso verrà comunque associato ad
un terminale di controllo e mantenuto all'interno di una sessione, e anche se
può essere mandato in background e non eseguire più nessun I/O su terminale,
-si avranno comunque tutte le conseguenze che abbiamo appena visto in
-sez.~\ref{sec:sess_ctrl_term} (in particolare l'invio dei segnali in
-corrispondenza dell'uscita del leader di sessione).
+si avranno comunque tutte le conseguenze che abbiamo trattato in
+sez.~\ref{sec:sess_ctrl_term}, in particolare l'invio dei segnali in
+corrispondenza dell'uscita del leader di sessione.
Per questo motivo un programma che deve funzionare come demone deve sempre
prendere autonomamente i provvedimenti opportuni (come distaccarsi dal
In Linux buona parte di queste azioni possono venire eseguite invocando la
-funzione \funcd{daemon}, introdotta per la prima volta in BSD4.4; il suo
-prototipo è:
-\begin{prototype}{unistd.h}{int daemon(int nochdir, int noclose)}
- Esegue le operazioni che distaccano il processo dal terminale di controllo e
- lo fanno girare come demone.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce (nel nuovo processo) 0 in caso di
- successo, e -1 in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i
+funzione \funcd{daemon} (fornita dalle \acr{glibc}), introdotta per la prima
+volta in BSD4.4; il suo prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fdecl{int daemon(int nochdir, int noclose)}
+\fdesc{Rende il processo un demone.}
+}
+
+{La funzione ritorna (nel nuovo processo) $0$ in caso di successo e $-1$ per
+ un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori i
valori impostati dalle sottostanti \func{fork} e \func{setsid}.}
-\end{prototype}
+\end{funcproto}
La funzione esegue una \func{fork}, per uscire subito, con \func{\_exit}, nel
padre, mentre l'esecuzione prosegue nel figlio che esegue subito una
Dato che un programma demone non può più accedere al terminale, si pone il
problema di come fare per la notifica di eventuali errori, non potendosi più
-utilizzare lo standard error; per il normale I/O infatti ciascun demone avrà
-le sue modalità di interazione col sistema e gli utenti a seconda dei compiti
-e delle funzionalità che sono previste; ma gli errori devono normalmente
-essere notificati all'amministratore del sistema.
+utilizzare lo \textit{standard error}. Per il normale I/O infatti ciascun
+demone avrà le sue modalità di interazione col sistema e gli utenti a seconda
+dei compiti e delle funzionalità che sono previste; ma gli errori devono
+normalmente essere notificati all'amministratore del sistema.
\itindbeg{syslog}
diverso per ciascun demone, e che possono anche generarsi conflitti di nomi.
Per questo in BSD4.2 venne introdotto un servizio di sistema, il
\textit{syslog}, che oggi si trova su tutti i sistemi Unix, e che permette ai
-demoni di inviare messaggi all'amministratore in una maniera
-standardizzata.
+demoni di inviare messaggi all'amministratore in una maniera standardizzata.
Il servizio prevede vari meccanismi di notifica, e, come ogni altro servizio
in un sistema unix-like, viene gestito attraverso un apposito programma, che è
sez.~\ref{sec:sock_sa_local}) dedicato a questo scopo, o via rete, con un
socket UDP e trattati dal demone che gestisce il servizio. Il più comune di
questi è \texttt{syslogd}, che consente un semplice smistamento dei messaggi
-sui file in base alle informazioni in esse presenti.\footnote{ad oggi però
- \texttt{syslogd} è in sostanziale disuso, sostituito da programmi più
- sofisticati come \texttt{rsyslog} o \texttt{syslog-ng}.}
+sui file in base alle informazioni in esse presenti; oggi però
+\texttt{syslogd} è in sostanziale disuso, sostituito da programmi più
+sofisticati come \texttt{rsyslog} o \texttt{syslog-ng}.
Il servizio del \textit{syslog} permette infatti di trattare i vari messaggi
-classificandoli attraverso due indici; il primo, chiamato \textit{facility},
+classificandoli attraverso due indici: il primo, chiamato \textit{facility},
suddivide in diverse categorie i messaggi in modo di raggruppare quelli
provenienti da operazioni che hanno attinenza fra loro, ed è organizzato in
sottosistemi (kernel, posta elettronica, demoni di stampa, ecc.). Il secondo,
provvede poi a riportare i messaggi all'amministratore attraverso una serie
differenti meccanismi come:
\begin{itemize*}
-\item scriverli sulla console.
-\item inviarli via mail ad uno specifico utente.
-\item scriverli su un file (comunemente detto \textit{log file}, o giornale).
-\item inviarli ad un altro demone (anche via rete su una macchina diversa).
-\item ignorarli completamente.
+\item scriverli su un file (comunemente detto \textit{log file}, o giornale),
+\item scriverli sulla console,
+\item scriverli sui terminali degli utenti connessi,
+\item inviarli via mail ad uno specifico utente,
+\item inviarli ad un altro programma,
+\item inviarli via rete ad una macchina di raccolta,
+\item ignorarli completamente;
\end{itemize*}
le modalità con cui queste azioni vengono realizzate dipendono ovviamente dal
demone che si usa, per la gestione del quale si rimanda ad un testo di
sistema occorre farlo esplicitamente con un socket UDP, o utilizzare le
capacità di reinvio del servizio.
-La prima funzione definita dall'interfaccia è \funcd{openlog}, che apre una
-connessione al servizio di \textit{syslog}; essa in generale non è necessaria
-per l'uso del servizio, ma permette di impostare alcuni valori che controllano
-gli effetti delle chiamate successive; il suo prototipo è:
-\begin{prototype}{syslog.h}{void openlog(const char *ident, int option,
-int facility)}
+La prima funzione definita dall'interfaccia è \funcd{openlog}, che inizializza
+una connessione al servizio di \textit{syslog}. Essa in generale non è
+necessaria per l'uso del servizio, ma permette di impostare alcuni valori che
+controllano gli effetti delle chiamate successive; il suo prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{syslog.h}
+\fdecl{void openlog(const char *ident, int option, int facility)}
+\fdesc{Inizializza una connessione al sistema del \textit{syslog}.}
+}
-Apre una connessione al sistema del \textit{syslog}.
-
-\bodydesc{La funzione non restituisce nulla.}
-\end{prototype}
+{La funzione non restituisce nulla.}
+\end{funcproto}
La funzione permette di specificare, tramite \param{ident}, l'identità di chi
ha inviato il messaggio (di norma si passa il nome del programma, come
-specificato da \code{argv[0]}); la stringa verrà preposta all'inizio di ogni
+specificato da \code{argv[0]}), e la stringa verrà preposta all'inizio di ogni
messaggio. Si tenga presente che il valore di \param{ident} che si passa alla
funzione è un puntatore, se la stringa cui punta viene cambiata lo sarà pure
nei successivi messaggi, e se viene cancellata i risultati potranno essere
-impredicibili, per questo è sempre opportuno usare una stringa costante.
+impredicibili, per questo è sempre opportuno usare una stringa costante.
L'argomento \param{facility} permette invece di preimpostare per le successive
chiamate l'omonimo indice che classifica la categoria del messaggio.
L'argomento è interpretato come una maschera binaria, e pertanto è possibile
-inviare i messaggi su più categorie alla volta; i valori delle costanti che
+inviare i messaggi su più categorie alla volta. I valori delle costanti che
identificano ciascuna categoria sono riportati in
tab.~\ref{tab:sess_syslog_facility}, il valore di \param{facility} deve essere
specificato con un OR aritmetico.
\const{LOG\_FTP} & Servizio FTP.\\
\const{LOG\_KERN} & Messaggi del kernel.\\
\const{LOG\_LOCAL0} & Riservato all'amministratore per uso locale.\\
- \hspace{.5cm}--- & \hspace{3cm} ...\\
+ \hspace{.5cm}$\vdots$ & \hspace{3cm}$\vdots$\\
\const{LOG\_LOCAL7} & Riservato all'amministratore per uso locale.\\
\const{LOG\_LPR} & Messaggi del sistema di gestione delle stampanti.\\
\const{LOG\_MAIL} & Messaggi del sistema di posta elettronica.\\
\textit{syslog}.\\
\const{LOG\_USER} & Messaggi generici a livello utente.\\
\const{LOG\_UUCP} & Messaggi del sistema UUCP (\textit{Unix to Unix
- CoPy}, ormai in disuso).\\
+ CoPy}), ormai in disuso.\\
\hline
\end{tabular}
\caption{Valori possibili per l'argomento \param{facility} di \func{openlog}.}
l'uso di \func{openlog} è opzionale, sarà quest'ultima a provvede a chiamare la
prima qualora ciò non sia stato fatto (nel qual caso il valore di
\param{ident} è \val{NULL}). Il suo prototipo è:
-\begin{prototype}{syslog.h}
-{void syslog(int priority, const char *format, ...)}
-
-Genera un messaggio di priorità \param{priority}.
-\bodydesc{La funzione non restituisce nulla.}
-\end{prototype}
+\begin{funcproto}{
+\fhead{syslog.h}
+\fdecl{void syslog(int priority, const char *format, ...)}
+\fdesc{Genera un messaggio per il \textit{syslog}.}
+}
-Il comportamento della funzione è analogo quello di \func{printf}, e il valore
-dell'argomento \param{format} è identico a quello descritto nella pagina di
-manuale di quest'ultima (per i valori principali si può vedere la trattazione
-sommaria che se ne è fatto in sez.~\ref{sec:file_formatted_io}); l'unica
-differenza è che la sequenza \val{\%m} viene rimpiazzata dalla stringa
-restituita da \code{strerror(errno)}. Gli argomenti seguenti i primi due
-devono essere forniti secondo quanto richiesto da \param{format}.
+{La funzione non restituisce nulla.}
+\end{funcproto}
-L'argomento \param{priority} permette di impostare sia la \textit{facility}
-che la \textit{priority} del messaggio. In realtà viene prevalentemente usato
-per specificare solo quest'ultima in quanto la prima viene di norma
-preimpostata con \func{openlog}. La priorità è indicata con un valore
-numerico\footnote{le \acr{glibc}, seguendo POSIX.1-2001, prevedono otto
- diverse priorità ordinate da 0 a 7, in ordine di importanza decrescente;
- questo comporta che i tre bit meno significativi dell'argomento
- \param{priority} sono occupati da questo valore, mentre i restanti bit più
- significativi vengono usati per specificare la \textit{facility}.}
-specificabile attraverso le costanti riportate in
-tab.~\ref{tab:sess_syslog_priority}. Nel caso si voglia specificare anche la
-\textit{facility} basta eseguire un OR aritmetico del valore della priorità
-con la maschera binaria delle costanti di tab.~\ref{tab:sess_syslog_facility}.
+La funzione genera un messaggio le cui caratteristiche sono indicate
+da \param{priority}. Per i restanti argomenti il suo comportamento è analogo a
+quello di \func{printf}, e il valore dell'argomento \param{format} è identico
+a quello descritto nella pagina di manuale di quest'ultima (per i valori
+principali si può vedere la trattazione sommaria che se ne è fatto in
+sez.~\ref{sec:file_formatted_io}). L'unica differenza è che la sequenza
+\val{\%m} viene rimpiazzata dalla stringa restituita da
+\code{strerror(errno)}. Gli argomenti seguenti i primi due devono essere
+forniti secondo quanto richiesto da \param{format}.
\begin{table}[htb]
\footnotesize
\label{tab:sess_syslog_priority}
\end{table}
-Una funzione sostanzialmente identica a \func{syslog}, la cui sola differenza
-è prendere invece di una lista esplicita di argomenti un unico argomento
-finale nella forma di una lista di argomenti passato come \macro{va\_list},
-utile qualora si ottengano questi nella invocazione di una funzione
-\index{funzioni!variadic} \textit{variadic} (si rammenti quanto visto in
-sez.~\ref{sec:proc_variadic}), è \funcd{vsyslog},\footnote{la funzione è
- originaria di BSD e per utilizzarla deve essere definito
- \macro{\_BSD\_SOURCE}.} il suo prototipo è:
-\begin{prototype}{syslog.h}
-{void vsyslog(int priority, const char *format, va\_list src)}
+L'argomento \param{priority} permette di impostare sia la \textit{facility}
+che la \textit{priority} del messaggio. In realtà viene prevalentemente usato
+per specificare solo quest'ultima in quanto la prima viene di norma
+preimpostata con \func{openlog}. La priorità è indicata con un valore numerico
+specificabile attraverso le costanti riportate in
+tab.~\ref{tab:sess_syslog_priority}.
+
+Le \acr{glibc}, seguendo POSIX.1-2001, prevedono otto diverse priorità
+ordinate da 0 a 7, in ordine di importanza decrescente; questo comporta che i
+tre bit meno significativi dell'argomento \param{priority} sono occupati da
+questo valore, mentre i restanti bit più significativi vengono usati per
+specificare la \textit{facility}. Nel caso si voglia specificare anche la
+\textit{facility} basta eseguire un OR aritmetico del valore della priorità
+con la maschera binaria delle costanti di tab.~\ref{tab:sess_syslog_facility}.
-Genera un messaggio di priorità \param{priority}.
+Una funzione sostanzialmente identica a \func{syslog} è \funcd{vsyslog}. La
+funzione è originaria di BSD e per utilizzarla deve essere definito
+\macro{\_BSD\_SOURCE}; il suo prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{syslog.h}
+\fdecl{void vsyslog(int priority, const char *format, va\_list src)}
+\fdesc{Genera un messaggio per il \textit{syslog}.}
+}
+
+{La funzione non restituisce nulla.}
+\end{funcproto}
-\bodydesc{La funzione non restituisce nulla.}
-\end{prototype}
+La sola differenza con \func{syslog} è quella di prendere invece di una lista
+di argomenti esplicita un unico argomento finale passato nella forma di una
+\macro{va\_list}; la funzione risulta utile qualora si ottengano gli argomenti
+dalla invocazione di un'altra funzione \index{funzioni!variadic}
+\textit{variadic} (si rammenti quanto visto in sez.~\ref{sec:proc_variadic}).
Per semplificare la gestione della scelta del livello di priorità a partire
dal quale si vogliono registrare i messaggi, le funzioni di gestione
mantengono per ogni processo una maschera che determina quale delle chiamate
effettuate a \func{syslog} verrà effettivamente registrata. In questo modo
-sarà possibile escludere, impostando opportunamente la maschera una volta per
-tutte, i livelli di priorità che non interessa registrare.\footnote{questo
- significa che in genere nei programmi vengono comunque previste le chiamate
- a \func{syslog} per tutti i livelli di priorità, ma poi si imposta questa
- maschera per registrare solo quello che effettivamente interessa.} La
+sarà possibile escludere i livelli di priorità che non interessa registrare,
+impostando opportunamente la maschera una volta per tutte.
+
+Questo significa che in genere nei programmi vengono comunque previste le
+chiamate a \func{syslog} per tutti i livelli di priorità, ma poi si imposta
+questa maschera per registrare solo quello che effettivamente interessa. La
funzione che consente di fare questo è \funcd{setlogmask}, ed il suo prototipo
è:
-\begin{prototype}{syslog.h}{int setlogmask(int mask)}
-Imposta la maschera dei messaggi al valore specificato.
+\begin{funcproto}{
+\fhead{syslog.h}
+\fdecl{int setlogmask(int mask)}
+\fdesc{Imposta la maschera dei messaggi del \textit{syslog}.}
+}
-\bodydesc{La funzione restituisce il precedente valore.}
-\end{prototype}
+{La funzione ritorna il precedente valore della maschera dei messaggi e non
+ prevede errori.}
+\end{funcproto}
La funzione restituisce il valore della maschera corrente, e se si passa un
valore nullo per \param{mask} la maschera corrente non viene modificata; in
questo modo si può leggere il valore della maschera corrente. Indicando un
valore non nullo per \param{mask} la registrazione dei messaggi viene
-disabilitata per tutte quelle priorità che non rientrano nella maschera. In
-genere il valore viene impostato usando la macro \macro{LOG\_MASK}\texttt{(p)}
-dove \code{p} è una delle costanti di tab.~\ref{tab:sess_syslog_priority}. É
-inoltre disponibile anche la macro \macro{LOG\_UPTO}\texttt{(p)} che permette
-di specificare automaticamente tutte le priorità fino a quella indicata da
-\code{p}.
+disabilitata per tutte quelle priorità che non rientrano nella maschera.
+
+In genere il valore viene impostato usando la macro
+\macro{LOG\_MASK}\texttt{(p)} dove \code{p} è una delle costanti di
+tab.~\ref{tab:sess_syslog_priority}. É inoltre disponibile anche la macro
+\macro{LOG\_UPTO}\texttt{(p)} che permette di specificare automaticamente
+tutte le priorità fino a quella indicata da \code{p}.
Una volta che si sia certi che non si intende registrare più nessun messaggio
-si può chiudere esplicitamente la connessione al \textit{syslog} con la
-funzione \funcd{closelog}, il cui prototipo è:
-\begin{prototype}{syslog.h}{void closelog(void)}
+si può chiudere esplicitamente la connessione al \textit{syslog} (l'uso di
+questa funzione è comunque completamente opzionale) con la funzione
+\funcd{closelog}, il cui prototipo è:
-Chiude la connessione al \textit{syslog}.
+\begin{funcproto}{
+\fhead{syslog.h}
+\fdecl{void closelog(void)}
+\fdesc{Chiude la connessione al \textit{syslog}.}
+}
+
+{La funzione non ritorna nulla.}
+\end{funcproto}
-\bodydesc{La funzione non restituisce nulla.}
-\end{prototype}
-\noindent l'uso di questa funzione è comunque completamente opzionale.
Come si evince anche dalla presenza della facility \const{LOG\_KERN} in
tab.~\ref{tab:sess_syslog_facility}, uno dei possibili utenti del servizio del
Come per i messaggi ordinari anche i messaggi del kernel hanno una priorità ma
in questo caso non si può contare sulla coincidenza con le costanti di
tab.~\ref{tab:sess_syslog_priority} dato che il codice del kernel viene
-mantenuto in maniera indipendente dalle librerie. Per questo motivo le varie
-priorità usate dal kernel sono associate ad un valore numerico che viene
+mantenuto in maniera indipendente dalle librerie del C. Per questo motivo le
+varie priorità usate dal kernel sono associate ad un valore numerico che viene
tradotto in una stringa preposta ad ogni messaggio, secondo i valori che si
sono riportati in fig.~\ref{fig:printk_priority}
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
- \begin{minipage}[c]{\textwidth}
+ \begin{minipage}[c]{0.80\textwidth}
\includestruct{listati/printk_prio.c}
\end{minipage}
\normalsize
Dato che i messaggi generati da \texttt{printk} hanno un loro specifico
formato tradizionalmente si usava un demone ausiliario, \cmd{klogd}, per
-leggerli, rimappare le priorità sui valori di
-tab.~\ref{tab:sess_syslog_priority} e inviarli al sistema del \textit{syslog}
+leggerli, rimappare le loro priorità sui valori di
+tab.~\ref{tab:sess_syslog_priority} ed inviarli al sistema del \textit{syslog}
nella facility \const{LOG\_KERN}. Oggi i nuovi demoni più avanzati che
realizzano il servizio (come \texttt{rsyslog} o \texttt{syslog-ng}) sono in
-grado di fare tutto questo da soli.
+grado di fare tutto questo da soli leggendoli direttamente senza necessità di
+un intermediario.
Ma i messaggi del kernel non sono necessariamente connessi al sistema del
\textit{syslog}; ad esempio possono anche essere letti direttamente dal buffer
-circolare con il comando \texttt{dmesg}. Inoltre è previsto che essi vengano
-stampati direttamente sul terminale indicato come \textit{console} di
-sistema,\footnote{quello che viene indicato con il parametro di avvio
- \texttt{console} del kernel, si consulti al riguardo sez.~5.3.1 di
- \cite{AGL}.} se superano una certa priorità, in modo che sia possibile
-vederli anche in caso di blocco totale del sistema (nell'assunzione che la
-console sia collegata).
+circolare con il comando \texttt{dmesg}. Inoltre è previsto che se superano
+una certa priorità essi vengano stampati direttamente sul terminale indicato
+come \textit{console} di sistema,\footnote{quello che viene indicato con il
+ parametro di avvio \texttt{console} del kernel, si consulti al riguardo
+ sez.~5.3.1 di \cite{AGL}.} in modo che sia possibile vederli anche in caso
+di blocco totale del sistema (nell'assunzione che la console sia collegata).
In particolare la stampa dei messaggi sulla console è controllata dal
-contenuto del file \sysctlfile{kernel/printk} (o con l'equivalente
-parametro di \func{sysctl}) che prevede quattro valori numerici interi: il
-primo (\textit{console\_loglevel}) indica la priorità corrente oltre la quale
-vengono stampati i messaggi sulla console, il secondo
-(\textit{default\_message\_loglevel}) la priorità di default assegnata ai
-messaggi che non ne hanno impostata una, il terzo
-(\textit{minimum\_console\_level}) il valore minimo che si può assegnare al
-primo valore,\footnote{quello che può essere usato con una delle operazioni di
- gestione che vedremo a breve per ``\textsl{silenziare}'' il kernel. } ed il
-quarto (\textit{default\_console\_loglevel}) il valore di
+contenuto del file \sysctlfile{kernel/printk} (o con l'equivalente parametro
+di \func{sysctl}) che prevede quattro valori numerici interi: il primo,
+\textit{console\_loglevel}, indica la priorità corrente oltre la quale vengono
+stampati i messaggi sulla console, il secondo,
+\textit{default\_message\_loglevel}, la priorità di default assegnata ai
+messaggi che non ne hanno impostata una, il terzo,
+\textit{minimum\_console\_level}, il valore minimo che si può assegnare al
+primo valore,\footnote{che può essere usato con una delle operazioni di
+ gestione che vedremo a breve per ``\textsl{silenziare}'' il kernel.} ed il
+quarto, \textit{default\_console\_loglevel}, il valore di
default.\footnote{anch'esso viene usato nelle operazioni di controllo per
tornare ad un valore predefinito.}
Per la lettura dei messaggi del kernel e la gestione del relativo buffer
circolare esiste una apposita \textit{system call} chiamata anch'essa
-\texttt{syslog}, ma dato il conflitto di nomi questa viene rimappata su
-un'altra funzione di libreria, in particolare nelle \acr{glibc} essa viene
-invocata tramite la funzione \funcd{klogctl},\footnote{nelle \acr{libc4} e
- nelle \acr{libc5} la funzione invece era \code{SYS\_klog}.} il cui prototipo
-è:
-\begin{prototype}{sys/klog.h}{int klogctl(int op, char *buffer, int len)}
+ \texttt{syslog}, ma dato il conflitto di nomi questa viene rimappata su
+ un'altra funzione di libreria, in particolare nelle \acr{glibc} essa viene
+ invocata tramite la funzione \funcd{klogctl},\footnote{nelle \acr{libc4} e
+ nelle \acr{libc5} la funzione invece era \code{SYS\_klog}.} il cui prototipo
+ è:
-Gestisce i messaggi di log del kernel.
+\begin{funcproto}{
+\fhead{sys/klog.h}
+\fdecl{int klogctl(int op, char *buffer, int len)}
+\fdesc{Gestisce i messaggi di log del kernel.}
+}
-\bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo un intero positivo o
- nullo dipendente dall'operazione scelta e $-1$ in caso di errore, nel qual
- caso \var{errno} assumerà i valori:
+{La funzione ritorna un intero positivo o nullo dipendente dall'operazione
+ scelta in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno}
+ assumerà uno dei valori:
\begin{errlist}
\item[\errcode{EINVAL}] l'argomento \param{op} non ha un valore valido, o si
sono specificati valori non validi per gli altri argomenti quando questi
richiesta.
\item[\errcode{ENOSYS}] il supporto per \texttt{printk} non è stato compilato
nel kernel.
- \end{errlist}
- ed inoltre \errval{EBADF} ed \errval{ENOSYS}.
+ \end{errlist}
}
-\end{prototype}
+\end{funcproto}
La funzione prevede che si passi come primo argomento \param{op} un codice
numerico che indica l'operazione richiesta, il secondo argomento deve essere,
per le operazioni che compiono una lettura di dati, l'indirizzo del buffer su
-cui copiarli, ed il terzo quanti leggerne. L'effettivo uso di questi due
+cui copiarli, ed il terzo quanti byte leggere. L'effettivo uso di questi due
argomenti dipende comunque dall'operazione richiesta, ma essi devono essere
comunque specificati, anche quando non servono, nel qual caso verranno
semplicemente ignorati.
\label{tab:klogctl_operation}
\end{table}
-Si sono riportati in tab.~\ref{tab:klogctl_operation} i possibili valori
-utilizzabili per \param{op}, con una breve spiegazione della relativa
-operazione e a come vengono usati gli altri due argomenti. Come si può notare
-la funzione è una sorta di interfaccia comune usata per eseguire operazioni
-completamente diverse fra loro.
+Si sono riportati in tab.~\ref{tab:klogctl_operation} i valori utilizzabili
+per \param{op}, con una breve spiegazione della relativa operazione e di come
+vengono usati gli altri due argomenti. Come si può notare la funzione è una
+sorta di interfaccia comune usata per eseguire operazioni completamente
+diverse fra loro.
-L'operazione corrispondente al valore 2 \param{op} consente di leggere un
+L'operazione corrispondente al valore 2 di \param{op} consente di leggere un
messaggio dal cosiddetto \textit{log} del kernel. Eseguire questa operazione è
equivalente ad eseguire una lettura dal file
\procfile{/proc/kmsg},\footnote{in realtà è vero l'opposto, è questa funzione
che viene eseguita quando si legge da questo file.} se non vi sono messaggi
-la funzione blocca in attesa di dati e ritorna soltanto quando questi
-diventino disponibili. In tal caso verranno letti ed
+la funzione si blocca in attesa di dati e ritorna soltanto quando questi
+diventano disponibili. In tal caso verranno letti ed
estratti\footnote{estratti in quanti i dati del \textit{log} del kernel si
possono leggere una volta sola, se più processi eseguono l'operazione di
lettura soltanto uno riceverà i dati, a meno che completata la propria
operazione di lettura non restino altri messaggi pendenti che a questo punto
potrebbero essere letti da un altro processo in attesa.} dal log \param{len}
-byte che verranno scritti su \param{buffer}; il valore di ritorno di
-\func{klogctl} corrisponderà al numero di byte ottenuti.
+byte che verranno scritti su \param{buffer}; in questo caso il valore di
+ritorno di \func{klogctl} corrisponderà al numero di byte ottenuti.
Se invece si usa l'operazione 3 i dati vengono letti dal buffer circolare
usato da \texttt{printk}, che mantiene tutti i messaggi stampati dal kernel
fino al limite delle sue dimensioni, in questo caso i messaggi possono essere
-letti più volte. Usando invece l'operazione 4 si richiede, dopo aver fatto la
-lettura, di cancellare il buffer circolare, che risulterà vuoto ad una lettura
+letti più volte. Usando invece l'operazione 4 si richiede di cancellare il
+buffer dopo la lettura, che così risulterà vuoto ad una lettura
successiva. Anche con queste operazioni \param{len} indica il numero di byte
-da leggere e \param{buffer} il buffer dover leggerli, e la funzione ritorna il
-numero di byte effettivamente letti. L'operazione 5 esegue soltanto la
+da leggere e \param{buffer} l'indirizzo dove leggerli, e la funzione ritorna
+il numero di byte effettivamente letti. L'operazione 5 esegue soltanto la
cancellazione del buffer circolare, \param{len} e \param{buffer} sono ignorati
e la funzione ritorna un valore nullo.
\label{sec:sess_terminal_io}
Benché come ogni altro dispositivo i terminali siano accessibili come file,
-essi hanno assunto storicamente (essendo stati a lungo l'unico modo di
-accedere al sistema) una loro rilevanza specifica, che abbiamo già avuto modo
+essi hanno assunto storicamente, essendo stati a lungo l'unico modo di
+accedere al sistema, una loro rilevanza specifica, che abbiamo già avuto modo
di incontrare nella precedente sezione.
Esamineremo qui le peculiarità dell'I/O eseguito sui terminali, che per la
\label{sec:term_io_design}
I terminali sono una classe speciale di dispositivi a caratteri (si ricordi la
-classificazione di sez.~\ref{sec:file_file_types}); un terminale ha infatti una
-caratteristica che lo contraddistingue da un qualunque altro dispositivo, e
-cioè che è destinato a gestire l'interazione con un utente (deve essere cioè
-in grado di fare da terminale di controllo per una sessione), che comporta la
-presenza di ulteriori capacità.
+classificazione di sez.~\ref{sec:file_file_types}). Un terminale ha infatti
+una caratteristica che lo contraddistingue da un qualunque altro dispositivo,
+è infatti destinato a gestire l'interazione con un utente e deve perciò essere
+in grado di fare da terminale di controllo per una sessione; tutto questo
+comporta la presenza di una serie di capacità specifiche.
L'interfaccia per i terminali è una delle più oscure e complesse, essendosi
stratificata dagli inizi dei sistemi Unix fino ad oggi. Questo comporta una
L'I/O sui terminali si effettua con le stesse modalità dei file normali: si
apre il relativo file di dispositivo, e si leggono e scrivono i dati con le
-usuali funzioni di lettura e scrittura, così se apriamo una console virtuale
+usuali funzioni di lettura e scrittura. Così se apriamo una console virtuale
avremo che \func{read} leggerà quanto immesso dalla tastiera, mentre
\func{write} scriverà sullo schermo. In realtà questo è vero solo a grandi
linee, perché non tiene conto delle caratteristiche specifiche dei terminali;
una delle principali infatti è che essi prevedono due modalità di operazione,
dette rispettivamente ``\textsl{modo canonico}'' e ``\textsl{modo non
- canonico}'', che hanno dei comportamenti nettamente diversi.
+ canonico}'', che hanno dei comportamenti nettamente
+diversi. \index{modo~canonico}\index{modo~non~canonico}
% TODO: inserire qui il comportamento di read relativo all'errore EIO sulla
% lettura in background???
La modalità preimpostata all'apertura del terminale è quella canonica, in cui
le operazioni di lettura vengono sempre effettuate assemblando i dati in una
-linea;\footnote{per cui eseguendo una \func{read} su un terminale in modo
- canonico la funzione si bloccherà, anche se si sono scritti dei caratteri,
- fintanto che non si preme il tasto di ritorno a capo: a questo punto la
- linea sarà completa e la funzione ritornerà.} ed in cui alcuni caratteri
-vengono interpretati per compiere operazioni (come la generazione dei segnali
-illustrata in sez.~\ref{sec:sig_job_control}), questa di norma è la modalità
-in cui funziona la shell.
+linea. Questo significa che eseguendo una \func{read} su un terminale in modo
+canonico la funzione si bloccherà, anche se si sono scritti dei caratteri,
+fintanto che non si preme il tasto di ritorno a capo: a questo punto la linea
+sarà completata e la funzione ritornerà leggendola per intero.
+
+Inoltre in modalità canonica alcuni dei caratteri che si scrivono sul
+terminale vengono interpretati direttamente dal kernel per compiere operazioni
+(come la generazione dei segnali associati al \textit{job control} illustrata
+in sez.~\ref{sec:sig_job_control}), e non saranno mai letti dal
+dispositivo. Quella canonica è di norma la modalità in cui opera la shell.
Un terminale in modo non canonico invece non effettua nessun accorpamento dei
-dati in linee né li interpreta; esso viene di solito usato dai programmi (gli
-editor ad esempio) che necessitano di poter leggere un carattere alla volta e
-che gestiscono al loro interno i vari comandi.
-
-Per capire le caratteristiche dell'I/O sui terminali, occorre esaminare le
-modalità con cui esso viene effettuato; l'accesso, come per tutti i
-dispositivi, viene gestito da un driver apposito, la cui struttura generica è
-mostrata in fig.~\ref{fig:term_struct}. Ad un terminale sono sempre associate
-due code per gestire l'input e l'output, che ne implementano una
-bufferizzazione all'interno del kernel.\footnote{completamente indipendente
- dalla eventuale ulteriore bufferizzazione fornita dall'interfaccia standard
- dei file.}
+dati in linee né li interpreta; esso viene di solito usato da quei programmi,
+come ad esempio gli editor, che necessitano di poter leggere un carattere alla
+volta e che gestiscono al loro interno l'interpretazione dei caratteri
+ricevuti impiegandoli opportunamente come comandi o come dati.
\begin{figure}[!htb]
- \centering \includegraphics[width=14.5cm]{img/term_struct}
- \caption{Struttura interna generica di un driver per un terminale.}
+ \centering \includegraphics[width=12cm]{img/term_struct}
+ \caption{Struttura interna generica del kernel per l'accesso ai dati di un
+ terminale.}
\label{fig:term_struct}
\end{figure}
+Per capire le caratteristiche dell'I/O sui terminali occorre esaminare le
+modalità con cui esso viene effettuato. L'accesso, come per tutti i
+dispositivi, viene gestito dal kernel, ma per tutti i terminali viene
+utilizzata una architettura generica che si è schematizzata in
+fig.~\ref{fig:term_struct}.
+
+Ad ogni terminale sono sempre associate due code
+per gestire l'input e l'output, che ne implementano una bufferizzazione
+all'interno del kernel che è completamente indipendente dalla eventuale
+ulteriore bufferizzazione fornita dall'interfaccia standard dei file.
+
La coda di ingresso mantiene i caratteri che sono stati letti dal terminale ma
non ancora letti da un processo, la sua dimensione è definita dal parametro di
sistema \const{MAX\_INPUT} (si veda sez.~\ref{sec:sys_file_limits}), che ne
specifica il limite minimo, in realtà la coda può essere più grande e cambiare
-dimensione dinamicamente. Se è stato abilitato il controllo di flusso in
-ingresso il driver emette i caratteri di STOP e START per bloccare e sbloccare
-l'ingresso dei dati; altrimenti i caratteri immessi oltre le dimensioni
-massime vengono persi; in alcuni casi il driver provvede ad inviare
-automaticamente un avviso (un carattere di BELL, che provoca un beep)
-sull'output quando si eccedono le dimensioni della coda. Se è abilitato il
-modo canonico i caratteri in ingresso restano nella coda fintanto che non
-viene ricevuto un a capo; un altro parametro del sistema, \const{MAX\_CANON},
-specifica la dimensione massima di una riga in modo canonico.
+dimensione dinamicamente.
+
+Se è stato abilitato il controllo di flusso in ingresso il kernel emette i
+caratteri di STOP e START per bloccare e sbloccare l'ingresso dei dati;
+altrimenti i caratteri immessi oltre le dimensioni massime vengono persi; in
+alcuni casi il kernel provvede ad inviare automaticamente un avviso (un
+carattere di BELL, che provoca un beep) sull'output quando si eccedono le
+dimensioni della coda.
+
+Se è abilitato la modalità canonica i caratteri in ingresso restano nella coda
+fintanto che non viene ricevuto un a capo; un altro parametro del sistema,
+\const{MAX\_CANON}, specifica la dimensione massima di una riga in modalità
+canonica.
La coda di uscita è analoga a quella di ingresso e contiene i caratteri
scritti dai processi ma non ancora inviati al terminale. Se è abilitato il
-controllo di flusso in uscita il driver risponde ai caratteri di START e STOP
+controllo di flusso in uscita il kernel risponde ai caratteri di START e STOP
inviati dal terminale. Le dimensioni della coda non sono specificate, ma non
hanno molta importanza, in quanto qualora esse vengano eccedute il driver
provvede automaticamente a bloccare la funzione chiamante.
\subsection{La gestione delle caratteristiche di un terminale}
\label{sec:term_attr}
-Data le loro peculiarità, fin dall'inizio si è posto il problema di come
-gestire le caratteristiche specifiche dei terminali. Storicamente i vari
-dialetti di Unix hanno utilizzato diverse funzioni, ma alla fine con POSIX.1 è
-stata effettuata una standardizzazione unificando le differenze fra BSD e
-System V in una unica interfaccia, che è quella usata da Linux.
-
-Alcune di queste funzioni prendono come argomento un file descriptor (in
-origine molte operazioni venivano effettuate con \func{ioctl}), ma ovviamente
-possono essere usate solo con file che corrispondano effettivamente ad un
-terminale, altrimenti si otterrà un errore di \errcode{ENOTTY}; questo può
-essere evitato utilizzando preventivamente la funzione \funcd{isatty}, il cui
-prototipo è:
-\begin{prototype}{unistd.h}{int isatty(int fd)}
-
- Controlla se il file descriptor \param{fd} è un terminale.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce 1 se \param{fd} è connesso ad un
- terminale, 0 altrimenti, ed in tal caso \var{errno} potrà assumere i
- valori:
+Data le loro peculiarità, fin dalla realizzazione dei primi sistemi unix-like
+si è posto il problema di come gestire le caratteristiche specifiche dei
+terminali. Storicamente i vari dialetti di Unix hanno utilizzato delle
+funzioni specifiche diverse fra loro, ma con la realizzazione dello standard
+POSIX.1-2001 è stata effettuata opportuna unificazione delle funzioni
+attinenti i terminali, sintetizzando le differenze fra BSD e System V in una
+unica interfaccia, che è quella adottata da Linux.
+
+Molte delle funzioni previste dallo standard POSIX.1-2001 prevedono come
+argomento un file descriptor, dato che in origine le relative operazioni
+venivano effettuate con delle opportune chiamate a \func{ioctl}. Ovviamente
+dette funzioni potranno essere usate correttamente soltanto con dei file
+descriptor che corrispondono ad un terminale, in caso contrario lo standard
+richiede che venga restituito un errore di \errcode{ENOTTY}.
+
+Per evitare l'errore, ed anche semplicemente per verificare se un file
+descriptor corrisponde ad un terminale, è disponibile la funzione
+\funcd{isatty}, il cui prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fdecl{int isatty(int fd)}
+\fdesc{Controlla se un file è un terminale.}
+}
+
+{La funzione ritorna $1$ se \param{fd} è connesso ad un terminale e $0$
+ altrimenti, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
\begin{errlist}
\item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor valido.
\item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} non è associato a un terminale (non
ottempera a POSIX.1-2001 che richiederebbe \errcode{ENOTTY}).
\end{errlist}
}
-\end{prototype}
+\end{funcproto}
-Un'altra funzione che fornisce informazioni su un terminale è \funcd{ttyname},
+Un'altra funzione per avere informazioni su un terminale è \funcd{ttyname},
che permette di ottenere il nome del file di dispositivo del terminale
associato ad un file descriptor; il suo prototipo è:
-\begin{prototype}{unistd.h}{char *ttyname(int fd)}
-
- Restituisce il nome del terminale associato a \param{fd}.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore alla stringa contenente il
- nome del terminale associato \param{fd} e \val{NULL} in caso di errore,
- nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fdecl{char *ttyname(int fd)}
+\fdesc{Restituisce il nome del terminale associato ad un file descriptor.}
+}
+
+{La funzione ritorna il puntatore alla stringa contenente il nome del
+ terminale in caso di successo e \val{NULL} per un errore, nel qual caso
+ \var{errno} assumerà uno dei valori:
\begin{errlist}
\item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor valido.
\item[\errcode{ENOTTY}] \param{fd} non è associato a un terminale.
\end{errlist}
}
-\end{prototype}
-\noindent ma si tenga presente che la funzione restituisce un indirizzo di
-dati statici, che pertanto possono essere sovrascritti da successive chiamate.
+\end{funcproto}
-Della funzione esiste anche una versione \index{funzioni!rientranti}
+La funzione restituisce il puntatore alla stringa contenente il nome del file
+di dispositivo del terminale associato a \param{fd}, che però è allocata
+staticamente e può essere sovrascritta da successive chiamate. Per questo
+della funzione esiste anche una versione \index{funzioni!rientranti}
rientrante, \funcd{ttyname\_r}, che non presenta il problema dell'uso di una
zona di memoria statica; il suo prototipo è:
-\begin{prototype}{unistd.h}{int ttyname\_r(int fd, char *buff, size\_t len)}
-
- Restituisce il nome del terminale associato a \param{fd}.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
- errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
- \begin{errlist}
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fdecl{int ttyname\_r(int fd, char *buff, size\_t len)}
+\fdesc{Restituisce il nome del terminale associato ad un file descriptor.}
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
\item[\errcode{ERANGE}] la lunghezza del buffer \param{len} non è
sufficiente per contenere la stringa restituita.
- \end{errlist}
- oltre ai precedenti \errval{EBADF} ed \errval{ENOTTY}. }
-\end{prototype}
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EBADF} ed \errval{ENOTTY} con lo stesso significato di
+ \func{ttyname}.}
+\end{funcproto}
La funzione prende due argomenti in più, il puntatore \param{buff} alla zona
di memoria in cui l'utente vuole che il risultato venga scritto, che dovrà
-essere stata allocata in precedenza, e la relativa dimensione,
-\param{len}. Se la stringa che deve essere restituita, compreso lo zero di
-terminazione finale, eccede questa dimensione si avrà una condizione di
-errore.
+essere allocata in precedenza, e la relativa dimensione, \param{len}. Se la
+stringa che deve essere restituita, compreso lo zero di terminazione finale,
+eccede questa dimensione si avrà un errore.
-Una funzione funzione analoga alle precedenti anch'essa prevista da POSIX.1,
-che restituisce sempre il nome di un file di dispositivo, è \funcd{ctermid},
-il cui prototipo è:
-\begin{prototype}{stdio.h}{char *ctermid(char *s)}
-
- Restituisce il nome del terminale di controllo del processo.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore alla stringa contenente il
- \textit{pathname} del terminale o \val{NULL} se non non riesce ad eseguire
- l'operazione.}
-\end{prototype}
+Una funzione funzione analoga alle precedenti prevista da POSIX.1, che
+restituisce il nome di un file di dispositivo, è \funcd{ctermid}, il cui
+prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{stdio.h}
+\fdecl{char *ctermid(char *s)}
+\fdesc{Restituisce il nome del terminale di controllo del processo.}
+}
+
+{La funzione ritorna il puntatore alla stringa contenente il \textit{pathname}
+ del terminale o \val{NULL} se non non riesce ad eseguire l'operazione, non
+ sono previsti errori.}
+\end{funcproto}
La funzione restituisce un puntatore al \textit{pathname} del file di
dispositivo del terminale di controllo del processo chiamante. Se si passa
statica che può essere sovrascritta da chiamate successive, e non è
rientrante. Indicando invece un puntatore ad una zona di memoria già allocata
la stringa sarà scritta su di essa, ma in questo caso il buffer preallocato
-deve essere di almeno \const{L\_ctermid}\footnote{\const{L\_ctermid} è una
- delle varie costanti del sistema, non trattata esplicitamente in
- sez.~\ref{sec:sys_characteristics} che indica la dimensione che deve avere
- una stringa per poter contenere il nome di un terminale.} caratteri.
+deve avere una dimensione di almeno \const{L\_ctermid}
+caratteri.\footnote{\const{L\_ctermid} è una delle varie costanti del sistema,
+ non trattata esplicitamente in sez.~\ref{sec:sys_characteristics}, che
+ indica la dimensione che deve avere una stringa per poter contenere il nome
+ di un terminale.}
Si tenga presente che il \textit{pathname} restituito dalla funzione potrebbe
non identificare univocamente il terminale (ad esempio potrebbe essere
primi cinque sono previsti dallo standard POSIX.1, ma le varie implementazioni
ne aggiungono degli altri per mantenere ulteriori informazioni.\footnote{la
definizione della struttura si trova in \file{bits/termios.h}, da non
- includere mai direttamente, Linux, seguendo l'esempio di BSD, aggiunge i due
+ includere mai direttamente; Linux, seguendo l'esempio di BSD, aggiunge i due
campi \var{c\_ispeed} e \var{c\_ospeed} per mantenere le velocità delle
linee seriali, ed un campo ulteriore, \var{c\_line} per indicare la
disciplina di linea.}
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
- \begin{minipage}[c]{\textwidth}
+ \begin{minipage}[c]{0.80\textwidth}
\includestruct{listati/termios.h}
\end{minipage}
\normalsize
\includecodesnip{listati/oflag.c}
-\noindent che prima cancella i bit della maschera in questione e poi setta il
-valore.
+\noindent che prima cancella i bit della maschera in questione e poi imposta
+il valore.
\begin{table}[!htb]
\const{HUPCL} & Se è impostato viene distaccata la connessione del
modem quando l'ultimo dei processi che ha ancora un file
aperto sul terminale lo chiude o esce.\\
- \const{LOBLK} & Se impostato blocca l'output su un layer di shell non
+ \const{LOBLK} & Se impostato blocca l'output su un strato di shell non
corrente, non è presente in POSIX e non è implementato
da Linux.\\
\const{CLOCAL} & Se impostato indica che il terminale è connesso in locale
del loro significato e delle costanti utilizzate per identificarli è riportato
in tab.~\ref{tab:sess_termios_cflag}.
-I valori di questo flag sono molto specifici, e completamente indirizzati al
-controllo di un terminale che opera attraverso una linea seriale; essi
-pertanto non hanno nessuna rilevanza per i terminali che usano un'altra
-interfaccia fisica, come le console virtuali e gli pseudo-terminali usati
-dalle connessioni di rete.
+I valori previsti per questo flag sono molto specifici, e completamente
+attinenti al controllo delle modalità operative di un terminale che opera
+attraverso una linea seriale; essi pertanto non hanno nessuna rilevanza per i
+terminali che usano un'altra interfaccia fisica, come le console virtuali e
+gli pseudo-terminali usati dalle connessioni di rete.
Inoltre alcuni valori di questi flag sono previsti solo per quelle
implementazioni (lo standard POSIX non specifica nulla riguardo
due campi aggiuntivi, \var{c\_ispeed} e \var{c\_ospeed}, nella struttura
\struct{termios} (mostrati in fig.~\ref{fig:term_termios}).
-Il quarto flag, mantenuto nel campo \var{c\_lflag}, è detto \textsl{flag
- locale}, e serve per controllare il funzionamento dell'interfaccia fra il
-driver e l'utente, come abilitare l'eco, gestire i caratteri di controllo e
-l'emissione dei segnali, impostare modo canonico o non canonico; un elenco dei
-vari bit, del loro significato e delle costanti utilizzate per identificarli è
-riportato in tab.~\ref{tab:sess_termios_lflag}. Con i terminali odierni l'unico
-flag con cui probabilmente si può avere a che fare è questo, in quanto è con
-questo che si impostano le caratteristiche generiche comuni a tutti i
-terminali.
-
\begin{table}[b!ht]
\footnotesize
\centering
\hline
\const{ISIG} & Se impostato abilita il riconoscimento dei caratteri
INTR, QUIT, e SUSP generando il relativo segnale.\\
- \const{ICANON} & Se impostato il terminale opera in modo canonico,
- altrimenti opera in modo non canonico.\\
+ \const{ICANON} & Se impostato il terminale opera in modalità canonica,
+ altrimenti opera in modalità non canonica.\\
\const{XCASE} & Se impostato il terminale funziona solo con le
maiuscole. L'input è convertito in minuscole tranne per i
caratteri preceduti da una ``\texttt{\bslash}''. In output
\label{tab:sess_termios_lflag}
\end{table}
+Il quarto flag, mantenuto nel campo \var{c\_lflag}, è detto \textsl{flag
+ locale}, e serve per controllare il funzionamento dell'interfaccia fra il
+driver e l'utente, come abilitare l'eco, gestire i caratteri di controllo e
+l'emissione dei segnali, impostare modo canonico o non canonico. Un elenco dei
+vari bit, del loro significato e delle costanti utilizzate per identificarli è
+riportato in tab.~\ref{tab:sess_termios_lflag}. Con i terminali odierni
+l'unico flag con cui probabilmente si può avere a che fare è questo, in quanto
+è con questo che si impostano le caratteristiche generiche comuni a tutti i
+terminali.
+
Si tenga presente che i flag che riguardano le modalità di eco dei caratteri
(\const{ECHOE}, \const{ECHOPRT}, \const{ECHOK}, \const{ECHOKE},
\const{ECHONL}) controllano solo il comportamento della visualizzazione, il
puntatore ad una struttura \struct{termios} che sarà quella in cui andranno
immagazzinate le impostazioni. Le funzioni sono \funcd{tcgetattr} e
\funcd{tcsetattr} ed il loro prototipo è:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h}
- \headdecl{termios.h}
- \funcdecl{int tcgetattr(int fd, struct termios *termios\_p)}
- Legge il valore delle impostazioni di un terminale.
-
- \funcdecl{int tcsetattr(int fd, int optional\_actions, struct termios
- *termios\_p)}
- Scrive le impostazioni di un terminale.
-
- \bodydesc{Entrambe le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 in
- caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
- \begin{errlist}
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+
+\fdecl{int tcgetattr(int fd, struct termios *termios\_p)}
+\fdesc{Legge il valore delle impostazioni di un terminale.}
+\fdecl{int tcsetattr(int fd, int optional\_actions, struct termios *termios\_p)}
+\fdesc{Scrive le impostazioni di un terminale.}
+}
+
+{Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
\item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta.
- \end{errlist}
- ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{ENOTTY} ed \errval{EINVAL}.
- }
-\end{functions}
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{ENOTTY} ed \errval{EINVAL} nel loro
+ significato generico.}
+\end{funcproto}
+
Le funzioni operano sul terminale cui fa riferimento il file descriptor
\param{fd} utilizzando la struttura indicata dal puntatore \param{termios\_p}
\funcd{cfsetispeed} per la velocità della linea di ingresso e
\funcd{cfsetospeed} per la velocità della linea di uscita; i loro prototipi
sono:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h}
- \headdecl{termios.h}
- \funcdecl{int cfsetispeed(struct termios *termios\_p, speed\_t speed)}
- Imposta la velocità delle linee seriali in ingresso.
-
- \funcdecl{int cfsetospeed(struct termios *termios\_p, speed\_t speed)}
- Imposta la velocità delle linee seriali in uscita.
-
- \bodydesc{Entrambe le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 in
- caso di errore, che avviene solo quando il valore specificato non è
- valido.}
-\end{functions}
-
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{int cfsetispeed(struct termios *termios\_p, speed\_t speed)}
+\fdesc{Imposta la velocità delle linee seriali in ingresso.}
+\fdecl{int cfsetospeed(struct termios *termios\_p, speed\_t speed)}
+\fdesc{Imposta la velocità delle linee seriali in uscita.}
+}
+
+{Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, che
+ avviene solo quando il valore specificato non è valido.}
+\end{funcproto}
+
Si noti che le funzioni si limitano a scrivere opportunamente il valore della
velocità prescelta \param{speed} all'interno della struttura puntata da
\param{termios\_p}; per effettuare l'impostazione effettiva occorrerà poi
Si tenga presente che per le linee seriali solo alcuni valori di velocità sono
validi; questi possono essere specificati direttamente (le \acr{glibc}
prevedono che i valori siano indicati in bit per secondo), ma in generale
-altre versioni di librerie possono utilizzare dei valori diversi; per questo
+altre versioni di librerie possono utilizzare dei valori diversi. Per questo
POSIX.1 prevede una serie di costanti che però servono solo per specificare le
velocità tipiche delle linee seriali:
\begin{verbatim}
però non controllano se il valore specificato è valido, dato che non possono
sapere a quale terminale le velocità saranno applicate; sarà l'esecuzione di
\func{tcsetattr} a fallire quando si cercherà di eseguire l'impostazione.
+
Di norma il valore ha senso solo per i terminali seriali dove indica appunto
la velocità della linea di trasmissione; se questa non corrisponde a quella
del terminale quest'ultimo non potrà funzionare: quando il terminale non è
Dato che in genere si imposta sempre la stessa velocità sulle linee di uscita
e di ingresso è supportata anche la funzione \funcd{cfsetspeed}, una
-estensione di BSD,\footnote{la funzione origina da 4.4BSD e richiede sua
- definita la macro \macro{\_BSD\_SOURCE}.} il cui prototipo è:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h}
- \headdecl{termios.h}
- \funcdecl{int cfsetspeed(struct termios *termios\_p, speed\_t speed)}
- Imposta la velocità delle linee seriali.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
- errore, che avviene solo quando il valore specificato non è valido.}
-\end{functions}
+estensione di BSD (la funzione origina da 4.4BSD e richiede sia definita la
+macro \macro{\_BSD\_SOURCE}) il cui prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{int cfsetspeed(struct termios *termios\_p, speed\_t speed)}
+\fdesc{Imposta la velocità delle linee seriali.}
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, che avviene
+ solo quando il valore specificato non è valido.}
+\end{funcproto}
+
\noindent la funzione è identica alle due precedenti ma imposta la stessa
velocità sia per la linea di ingresso che per quella di uscita.
Analogamente a quanto avviene per l'impostazione, le velocità possono essere
lette da una struttura \struct{termios} utilizzando altre due funzioni,
\funcd{cfgetispeed} e \funcd{cfgetospeed}, i cui prototipi sono:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h}
- \headdecl{termios.h}
- \funcdecl{speed\_t cfgetispeed(struct termios *termios\_p)}
- Legge la velocità delle linee seriali in ingresso.
-
- \funcdecl{speed\_t cfgetospeed(struct termios *termios\_p)}
- Legge la velocità delle linee seriali in uscita.
-
- \bodydesc{Entrambe le funzioni restituiscono la velocità della linea, non
- sono previste condizioni di errore.}
-\end{functions}
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{speed\_t cfgetispeed(struct termios *termios\_p)}
+\fdesc{Legge la velocità delle linee seriali in ingresso.}
+\fdecl{speed\_t cfgetospeed(struct termios *termios\_p)}
+\fdesc{Legge la velocità delle linee seriali in uscita.}
+}
+
+{Le funzioni ritornano la velocità della linea, non sono previste condizioni
+ di errore.}
+\end{funcproto}
Anche in questo caso le due funzioni estraggono i valori della velocità della
linea da una struttura, il cui indirizzo è specificato dall'argomento
\func{tcgetattr}.
Infine sempre da BSD è stata ripresa una funzione che consente di impostare il
-teminale in una modalità analoga all cosiddetta modalità ``\textit{raw}'' di
+terminale in una modalità analoga alla cosiddetta modalità ``\textit{raw}'' di
System V, in cui i dati in input vengono resi disponibili un carattere alla
-volta, e l'echo e tutte le interpretazioni dei caratteri in entrata e uscita
+volta, e l'eco e tutte le interpretazioni dei caratteri in entrata e uscita
sono disabilitate. La funzione è \funcd{cfmakeraw} ed il suo prototipo è:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h}
- \headdecl{termios.h}
- \funcdecl{void cfmakeraw(struct termios *termios\_p)}
- Importa il terminale in modalità ``\textit{raw}'' alla System V.
-
- \bodydesc{La funzione imposta solo i valori in \param{termios\_p}, e non
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{void cfmakeraw(struct termios *termios\_p)}
+\fdesc{Imposta il terminale in modalità ``\textit{raw}''.}
+}
+
+{La funzione imposta solo i valori in \param{termios\_p}, e non
sono previste condizioni di errore.}
-\end{functions}
+\end{funcproto}
Anche in questo caso la funzione si limita a preparare i valori che poi
saranno impostato con una successiva chiamata a \func{tcsetattr}, in sostanza
Come illustrato dalla struttura riportata in fig.~\ref{fig:term_struct} tutti
i terminali hanno un insieme di funzionalità comuni, che prevedono la presenza
-di code di ingresso ed uscita; in generale si fa riferimento ad esse con il
-nome di \textsl{discipline di linea}.
-
-Lo standard POSIX prevede alcune funzioni che permettono di intervenire
-direttamente sulla gestione di quest'ultime e sull'interazione fra i dati in
-ingresso ed uscita e le relative code. In generale tutte queste funzioni
-vengono considerate, dal punto di vista dell'accesso al terminale, come delle
-funzioni di scrittura, pertanto se usate da processi in background sul loro
-terminale di controllo provocano l'emissione di \signal{SIGTTOU} come
-illustrato in sez.~\ref{sec:sess_ctrl_term}.\footnote{con la stessa eccezione,
- già vista per \func{tcsetattr}, che quest'ultimo sia bloccato o ignorato dal
- processo chiamante.}
-
-Una prima funzione, che è efficace solo in caso di terminali seriali asincroni
-(non fa niente per tutti gli altri terminali), è \funcd{tcsendbreak}; il suo
-prototipo è:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h}
- \headdecl{termios.h}
-
- \funcdecl{int tcsendbreak(int fd, int duration)} Genera una condizione di
- break inviando un flusso di bit nulli.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
- errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o
- \errval{ENOTTY}.}
-\end{functions}
-
-La funzione invia un flusso di bit nulli (che genera una condizione di break)
-sul terminale associato a \param{fd}; un valore nullo di \param{duration}
-implica una durata del flusso fra 0.25 e 0.5 secondi, un valore diverso da
-zero implica una durata pari a \code{duration*T} dove \code{T} è un valore
-compreso fra 0.25 e 0.5.\footnote{lo standard POSIX specifica il comportamento
- solo nel caso si sia impostato un valore nullo per \param{duration}; il
- comportamento negli altri casi può dipendere dalla implementazione.}
-
-Le altre funzioni previste da POSIX servono a controllare il comportamento
-dell'interazione fra le code associate al terminale e l'utente; la prima è
-\funcd{tcdrain}, il cui prototipo è:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h}
- \headdecl{termios.h}
-
- \funcdecl{int tcdrain(int fd)} Attende lo svuotamento della coda di output.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
- errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o
- \errval{ENOTTY}.}
-\end{functions}
+di code di ingresso ed uscita; in generale si fa riferimento a queste
+funzionalità con il nome di \textsl{disciplina di
+ linea}.\index{disciplina~di~linea} Lo standard POSIX prevede alcune funzioni
+che permettono di intervenire direttamente sulla gestione della disciplina di
+linea e sull'interazione fra i dati in ingresso ed uscita e le relative code.
+
+In generale tutte queste funzioni vengono considerate, dal punto di vista
+dell'accesso al terminale, come delle funzioni di scrittura, pertanto se usate
+da processi in background sul loro terminale di controllo provocano
+l'emissione di \signal{SIGTTOU}, come illustrato in
+sez.~\ref{sec:sess_ctrl_term}, con la stessa eccezione, già vista per
+\func{tcsetattr}, che quest'ultimo sia bloccato o ignorato dal processo
+chiamante.
+
+Una prima funzione, che è efficace solo in caso di terminali seriali
+asincroni, e non fa niente per tutti gli altri terminali, è
+\funcd{tcsendbreak}; il suo prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{int tcsendbreak(int fd, int duration)}
+\fdesc{Genera una condizione di \textit{break}.}
+
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori \errval{EBADF} o \errval{ENOTTY}
+ nel loro significato generico.}
+\end{funcproto}
+
+La funzione invia un flusso di bit nulli, che genera una condizione di
+\textit{break}, sul terminale associato a \param{fd}. Un valore nullo
+di \param{duration} implica una durata del flusso fra 0.25 e 0.5 secondi, un
+valore diverso da zero implica una durata pari a \code{duration*T} dove
+\code{T} è un valore compreso fra 0.25 e 0.5 secondi. Lo standard POSIX
+specifica il comportamento solo nel caso si sia impostato un valore nullo
+per \param{duration}, il comportamento negli altri casi può dipendere
+dall'implementazione.
+
+Le altre funzioni previste dallo standard POSIX servono a controllare il
+comportamento dell'interazione fra le code associate al terminale e l'utente;
+la prima di queste è \funcd{tcdrain}, il cui prototipo è:
+
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{int tcdrain(int fd)}
+\fdesc{Attende lo svuotamento della coda di uscita.}
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o \errval{ENOTTY}.}
+\end{funcproto}
La funzione blocca il processo fino a che tutto l'output presente sulla coda
di uscita non è stato trasmesso al terminale associato ad \param{fd}. % La
Una seconda funzione, \funcd{tcflush}, permette svuotare immediatamente le code
di cancellando tutti i dati presenti al loro interno; il suo prototipo è:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h} \headdecl{termios.h}
-
- \funcdecl{int tcflush(int fd, int queue)} Cancella i dati presenti
- nelle code di ingresso o di uscita.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
- errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o
- \errval{ENOTTY}.}
-\end{functions}
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{int tcflush(int fd, int queue)}
+\fdesc{Cancella i dati presenti nelle code di ingresso o di uscita.} }
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o \errval{ENOTTY}.}
+\end{funcproto}
La funzione agisce sul terminale associato a \param{fd}, l'argomento
\param{queue} permette di specificare su quale coda (ingresso, uscita o
\begin{table}[htb]
\footnotesize
\centering
- \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
\hline
\textbf{Valore}& \textbf{Significato}\\
\hline
L'ultima funzione dell'interfaccia che interviene sulla disciplina di linea è
\funcd{tcflow}, che viene usata per sospendere la trasmissione e la ricezione
dei dati sul terminale; il suo prototipo è:
-\begin{functions}
- \headdecl{unistd.h}
- \headdecl{termios.h}
-
- \funcdecl{int tcflow(int fd, int action)}
-
- Sospende e riavvia il flusso dei dati sul terminale.
-
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
- errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o
- \errval{ENOTTY}.}
-\end{functions}
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{unistd.h}
+\fhead{termios.h}
+\fdecl{int tcflow(int fd, int action)}
+\fdesc{Sospende e riavvia il flusso dei dati sul terminale.}
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o \errval{ENOTTY}.}
+\end{funcproto}
La funzione permette di controllare (interrompendo e facendo riprendere) il
flusso dei dati fra il terminale ed il sistema sia in ingresso che in uscita.
\label{sec:term_non_canonical}
Operare con un terminale in modo canonico è relativamente semplice; basta
-eseguire una lettura e la funzione ritornerà quando una il driver del
-terminale avrà completato una linea di input. Non è detto che la linea sia
-letta interamente (si può aver richiesto un numero inferiore di byte) ma in
-ogni caso nessun dato verrà perso, e il resto della linea sarà letto alla
-chiamata successiva.
-
-Inoltre in modo canonico la gestione dell'input è di norma eseguita
-direttamente dal driver del terminale, che si incarica (a seconda di quanto
-impostato con le funzioni viste nei paragrafi precedenti) di cancellare i
-caratteri, bloccare e riavviare il flusso dei dati, terminare la linea quando
-viene ricevuti uno dei vari caratteri di terminazione (NL, EOL, EOL2, EOF).
-
-In modo non canonico tocca invece al programma gestire tutto quanto, i
+eseguire una lettura e la funzione ritornerà quando il terminale avrà
+completato una linea di input. Non è detto che la linea sia letta interamente
+(si può aver richiesto un numero inferiore di byte) ma in ogni caso nessun
+dato verrà perso, e il resto della linea sarà letto alla chiamata successiva.
+
+Inoltre in modo canonico la gestione dei dati in ingresso è di norma eseguita
+direttamente dal kernel, che si incarica (a seconda di quanto impostato con le
+funzioni viste nei paragrafi precedenti) di cancellare i caratteri, bloccare e
+riavviare il flusso dei dati, terminare la linea quando viene ricevuti uno dei
+vari caratteri di terminazione (NL, EOL, EOL2, EOF).
+
+In modo non canonico è invece compito del programma gestire tutto quanto, i
caratteri NL, EOL, EOL2, EOF, ERASE, KILL, CR, REPRINT non vengono
interpretati automaticamente ed inoltre, non dividendo più l'input in linee,
-il sistema non ha più un limite definito per quando ritornare i dati ad un
+il sistema non ha più un limite definito su quando ritornare i dati ad un
processo. Per questo motivo abbiamo visto che in \var{c\_cc} sono previsti due
caratteri speciali, MIN e TIME (specificati dagli indici \const{VMIN} e
\const{VTIME} in \var{c\_cc}) che dicono al sistema di ritornare da una
Qui vanno le cose su \func{openpty} e compagnia.
-% TODO le ioctl dei terminali
+% TODO le ioctl dei terminali (man tty_ioctl)
% TODO trattare \func{posix\_openpt}
-
% TODO materiale sulle seriali
% vedi http://www.easysw.com/~mike/serial/serial.html
% TODO materiale generico sul layer TTY
% vedi http://www.linusakesson.net/programming/tty/index.php
-% LocalWords: kernel multitasking dell'I job control BSD POSIX shell sez group
+% LocalWords: kernel multitasking job control BSD POSIX shell sez group
% LocalWords: foreground process bg fg waitpid WUNTRACED pgrp session sched
-% LocalWords: struct pgid sid pid ps getpgid getpgrp SVr unistd void errno int
+% LocalWords: struct pgid sid pid ps getpgid getpgrp unistd void errno int
% LocalWords: ESRCH getsid glibc system call XOPEN SOURCE EPERM setpgrp EACCES
-% LocalWords: setpgid exec EINVAL did fork race condition setsid l'I tty ioctl
+% LocalWords: setpgid exec EINVAL did fork race condition setsid tty ioctl
% LocalWords: NOCTTY TIOCSCTTY error tcsetpgrp termios fd pgrpid descriptor VT
% LocalWords: ENOTTY ENOSYS EBADF SIGTTIN SIGTTOU EIO tcgetpgrp crypt SIGTSTP
% LocalWords: SIGINT SIGQUIT SIGTERM SIGHUP hungup kill orphaned SIGCONT exit
-% LocalWords: init Slackware run level inittab fig device getty TERM at
+% LocalWords: init Slackware run level inittab fig device getty TERM at execle
% LocalWords: getpwnam chdir home chown chmod setuid setgid initgroups SIGCHLD
% LocalWords: daemon like daemons NdT Stevens Programming FAQ filesystem umask
% LocalWords: noclose syslog syslogd socket UDP klogd printk printf facility
% LocalWords: BRKINT IGNCR carriage return newline ICRNL INLCR IUCLC IXON NL
% LocalWords: IXANY IXOFF IMAXBEL iflag OPOST CR OCRNL OLCUC ONLCR ONOCR OFILL
% LocalWords: ONLRET OFDEL NLDLY CRDLY TABDLY BSDLY backspace BS VTDLY FFDLY
-% LocalWords: form feed FF oflag CLOCAL of HUPCL CREAD CSTOPB PARENB
+% LocalWords: form feed FF oflag CLOCAL of HUPCL CREAD CSTOPB PARENB TIOCGPGRP
% LocalWords: PARODD CSIZE CS CBAUD CBAUDEX CIBAUD CRTSCTS RTS CTS cflag ECHO
% LocalWords: ICANON ECHOE ERASE ECHOPRT ECHOK ECHOKE ECHONL ECHOCTL ctrl ISIG
% LocalWords: INTR QUIT SUSP IEXTEN EOL LNEXT REPRINT WERASE NOFLSH and TOSTOP
% LocalWords: TCOON TCIOFF TCION timer openpty Window nochdir embedded router
% LocalWords: access point upstart systemd rsyslog vsyslog variadic src linux
% LocalWords: closelog dmesg sysctl klogctl sys ERESTARTSYS ConsoleKit to CoPy
-% LocalWords: loglevel message libc klog mydmesg CAP ADMIN LXC
+% LocalWords: loglevel message libc klog mydmesg CAP ADMIN LXC pipelining UID
+% LocalWords: TIOCSPGRP GID IUTF UTF LOBLK NONBLOCK CMSPAR MARK VDSUSP VSTATUS
+% LocalWords: cfsetspeed raw cfmakeraw
%%% Local Variables:
%%% mode: latex