linea nella forma \cmd{\#!/path/to/interpreter [argomenti]} dove l'interprete
indicato deve essere un programma valido (binario, non un altro script) che
verrà chiamato come se si fosse eseguito il comando \cmd{interpreter
- [argomenti] filename}.
+ [argomenti] filename}.\footnote{si tenga presente che con Linux quanto viene
+ scritto come \texttt{argomenti} viene passato all'inteprete come un unico
+ argomento con una unica stringa di lunghezza massima di 127 caratteri e se
+ questa dimensione viene ecceduta la stringa viene troncata; altri Unix hanno
+ dimensioni massime diverse, e diversi comportamenti, ad esempio FreeBSD
+ esegue la scansione della riga e la divide nei vari argomenti e se è troppo
+ lunga restitituisce un errore di \const{ENAMETOOLONG}, una comparazione dei
+ vari comportamenti si trova su
+ \href{http://www.in-ulm.de/~mascheck/various/shebang/}
+ {\texttt{http://www.in-ulm.de/\~mascheck/various/shebang/}}.}
Con la famiglia delle \func{exec} si chiude il novero delle funzioni su cui è
basata la gestione dei processi in Unix: con \func{fork} si crea un nuovo
all'occorrenza del segnale, può assumere anche i due valori costanti
\const{SIG\_IGN} con cui si dice ignorare il segnale e \const{SIG\_DFL} per
reinstallare l'azione predefinita.\footnote{si ricordi però che i due segnali
- \const{SIGKILL} e \const{SIGSTOP} non possono essere ignorati né
+ \const{SIGKILL} e \const{SIGSTOP} non possono essere né ignorati né
intercettati; l'uso di \const{SIG\_IGN} per questi segnali non ha alcun
effetto.}
questo può essere usato per cancellare una programmazione precedente.
La funzione inoltre ritorna il numero di secondi rimanenti all'invio
-dell'allarme precedentemente programmato, in modo che sia possibile
-controllare se non si cancella un precedente allarme ed eventualmente
-predisporre le opportune misure per gestire il caso di necessità di più
-interruzioni.
+dell'allarme programmato in precedenza. In questo modo è possibile controllare
+se non si è cancellato un precedente allarme ed predisporre eventuali misure
+che permettano di gestire il caso in cui servono più interruzioni.
In sez.~\ref{sec:sys_unix_time} abbiamo visto che ad ogni processo sono
associati tre tempi diversi: il \textit{clock time}, l'\textit{user time} ed
\end{minipage}
\normalsize
\caption{Codice di una funzione generica di gestione per il segnale
- \texttt{SIGCHLD}.}
+ \texttt{SIGCHLD}.}
\label{fig:sig_sigchld_handl}
\end{figure}
\var{errno}, in modo da poterlo ripristinare prima del ritorno del gestore
(\texttt{\small 16--17}). In questo modo si preserva il valore della variabile
visto dal corso di esecuzione principale del processo, che altrimenti sarebbe
-sovrascritto dal valore restituito nella successiva chiamata di \func{wait}.
+sovrascritto dal valore restituito nella successiva chiamata di \func{waitpid}.
Il compito principale del gestore è quello di ricevere lo stato di
terminazione del processo, cosa che viene eseguita nel ciclo in
che molti processi figli terminino in rapida successione. Esso inoltre si
presenta tutte le volte che un segnale viene bloccato: per quanti siano i
segnali emessi durante il periodo di blocco, una volta che quest'ultimo sarà
-rimosso sarà recapitato un solo segnale.
+rimosso verrà recapitato un solo segnale.
Allora, nel caso della terminazione dei processi figli, se si chiamasse
\func{waitpid} una sola volta, essa leggerebbe lo stato di terminazione per un
Questo codice però, a parte il non gestire il caso in cui si è avuta una
precedente chiamata a \func{alarm} (che si è tralasciato per brevità),
presenta una pericolosa race condition\index{\textit{race~condition}}.
-Infatti se il processo viene interrotto fra la chiamata di \func{alarm} e
-\func{pause} può capitare (ad esempio se il sistema è molto carico) che il
+Infatti, se il processo viene interrotto fra la chiamata di \func{alarm} e
+\func{pause}, può capitare (ad esempio se il sistema è molto carico) che il
tempo di attesa scada prima dell'esecuzione di quest'ultima, cosicché essa
sarebbe eseguita dopo l'arrivo di \const{SIGALRM}. In questo caso ci si
troverebbe di fronte ad un deadlock\index{\textit{deadlock}}, in quanto
Questo è il tipico esempio di caso, già citato in
sez.~\ref{sec:proc_race_cond}, in cui si genera una
-\index{\textit{race~condition}}race condition; se infatti il segnale arriva
-immediatamente dopo l'esecuzione del controllo (\texttt{\small 6}) ma prima
-della cancellazione del flag (\texttt{\small 7}), la sua occorrenza sarà
-perduta.
+\index{\textit{race~condition}}race condition; infatti, in una situazione in
+cui un segnale è già arrivato (e \var{flag} è già ad 1) se un altro segnale
+segnale arriva immediatamente dopo l'esecuzione del controllo (\texttt{\small
+ 6}) ma prima della cancellazione del flag (\texttt{\small 7}), la sua
+occorrenza sarà perduta.
Questi esempi ci mostrano che per una gestione effettiva dei segnali occorrono
funzioni più sofisticate di quelle illustrate finora, che hanno origine dalla
\index{\textit{signal mask}|(}
Come spiegato in sez.~\ref{sec:sig_semantics} tutti i moderni sistemi unix-like
-permettono si bloccare temporaneamente (o di eliminare completamente,
+permettono di bloccare temporaneamente (o di eliminare completamente,
impostando \const{SIG\_IGN} come azione) la consegna dei segnali ad un
processo. Questo è fatto specificando la cosiddetta \textsl{maschera dei
segnali} (o \textit{signal mask}) del processo\footnote{nel caso di Linux
In genere si installa uno stack alternativo per i segnali quando si teme di
avere problemi di esaurimento dello stack standard o di superamento di un
-limite imposto con chiamata de tipo \code{setrlimit(RLIMIT\_STACK, \&rlim)}.
+limite imposto con chiamate del tipo \code{setrlimit(RLIMIT\_STACK, \&rlim)}.
In tal caso infatti si avrebbe un segnale di \const{SIGSEGV}, che potrebbe
essere gestito soltanto avendo abilitato uno stack alternativo.