posix finiti.
\label{sec:file_noblocking}
Abbiamo visto in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}, affrontando la suddivisione fra
-\textit{fast} e \textit{slow} system call,\index{system~call~lente} che in
-certi casi le funzioni di I/O possono bloccarsi indefinitamente.\footnote{si
- ricordi però che questo può accadere solo per le pipe, i socket ed alcuni
- file di dispositivo\index{file!di~dispositivo}; sui file normali le funzioni
- di lettura e scrittura ritornano sempre subito.} Ad esempio le operazioni
-di lettura possono bloccarsi quando non ci sono dati disponibili sul
-descrittore su cui si sta operando.
+\textit{fast} e \textit{slow} \textit{system call},\index{system~call~lente}
+che in certi casi le funzioni di I/O possono bloccarsi
+indefinitamente.\footnote{si ricordi però che questo può accadere solo per le
+ pipe, i socket ed alcuni file di dispositivo\index{file!di~dispositivo}; sui
+ file normali le funzioni di lettura e scrittura ritornano sempre subito.}
+Ad esempio le operazioni di lettura possono bloccarsi quando non ci sono dati
+disponibili sul descrittore su cui si sta operando.
Questo comportamento causa uno dei problemi più comuni che ci si trova ad
affrontare nelle operazioni di I/O, che si verifica quando si deve operare con
file descriptor, in un ciclo in cui si ripete l'accesso fintanto che esso non
viene garantito. Ovviamente questa tecnica, detta \itindex{polling}
\textit{polling}, è estremamente inefficiente: si tiene costantemente
-impiegata la CPU solo per eseguire in continuazione delle system call che
-nella gran parte dei casi falliranno.
+impiegata la CPU solo per eseguire in continuazione delle \textit{system call}
+che nella gran parte dei casi falliranno.
Per superare questo problema è stato introdotto il concetto di \textit{I/O
multiplexing}, una nuova modalità di operazioni che consente di tenere sotto
La funzione è sostanzialmente identica a \func{select}, solo che usa una
struttura \struct{timespec} (vedi fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}) per
indicare con maggiore precisione il timeout e non ne aggiorna il valore in
-caso di interruzione.\footnote{in realtà la system call di Linux aggiorna il
- valore al tempo rimanente, ma la funzione fornita dalle \acr{glibc} modifica
- questo comportamento passando alla system call una variabile locale, in modo
- da mantenere l'aderenza allo standard POSIX che richiede che il valore di
- \param{timeout} non sia modificato.} Inoltre prende un argomento aggiuntivo
-\param{sigmask} che è il puntatore ad una \index{maschera~dei~segnali}
-maschera di segnali (si veda sez.~\ref{sec:sig_sigmask}). La maschera
-corrente viene sostituita da questa immediatamente prima di eseguire l'attesa,
-e ripristinata al ritorno della funzione.
+caso di interruzione.\footnote{in realtà la \textit{system call} di Linux
+ aggiorna il valore al tempo rimanente, ma la funzione fornita dalle
+ \acr{glibc} modifica questo comportamento passando alla \textit{system call}
+ una variabile locale, in modo da mantenere l'aderenza allo standard POSIX
+ che richiede che il valore di \param{timeout} non sia modificato.} Inoltre
+prende un argomento aggiuntivo \param{sigmask} che è il puntatore ad una
+\index{maschera~dei~segnali} maschera di segnali (si veda
+sez.~\ref{sec:sig_sigmask}). La maschera corrente viene sostituita da questa
+immediatamente prima di eseguire l'attesa, e ripristinata al ritorno della
+funzione.
L'uso di \param{sigmask} è stato introdotto allo scopo di prevenire possibili
\textit{race condition} \itindex{race~condition} quando ci si deve porre in
Per questo è stata introdotta \func{pselect} che attraverso l'argomento
\param{sigmask} permette di riabilitare la ricezione il segnale
contestualmente all'esecuzione della funzione,\footnote{in Linux però, fino al
- kernel 2.6.16, non era presente la relativa system call, e la funzione era
- implementata nelle \acr{glibc} attraverso \func{select} (vedi \texttt{man
- select\_tut}) per cui la possibilità di \itindex{race~condition}
- \textit{race condition} permaneva; in tale situazione si può ricorrere ad una
- soluzione alternativa, chiamata \itindex{self-pipe trick} \textit{self-pipe
- trick}, che consiste nell'aprire una pipe (vedi sez.~\ref{sec:ipc_pipes})
- ed usare \func{select} sul capo in lettura della stessa; si può indicare
- l'arrivo di un segnale scrivendo sul capo in scrittura all'interno del
- gestore dello stesso; in questo modo anche se il segnale va perso prima
- della chiamata di \func{select} questa lo riconoscerà comunque dalla
- presenza di dati sulla pipe.} ribloccandolo non appena essa ritorna, così
-che il precedente codice potrebbe essere riscritto nel seguente modo:
+ kernel 2.6.16, non era presente la relativa \textit{system call}, e la
+ funzione era implementata nelle \acr{glibc} attraverso \func{select} (vedi
+ \texttt{man select\_tut}) per cui la possibilità di \itindex{race~condition}
+ \textit{race condition} permaneva; in tale situazione si può ricorrere ad
+ una soluzione alternativa, chiamata \itindex{self-pipe trick}
+ \textit{self-pipe trick}, che consiste nell'aprire una pipe (vedi
+ sez.~\ref{sec:ipc_pipes}) ed usare \func{select} sul capo in lettura della
+ stessa; si può indicare l'arrivo di un segnale scrivendo sul capo in
+ scrittura all'interno del gestore dello stesso; in questo modo anche se il
+ segnale va perso prima della chiamata di \func{select} questa lo riconoscerà
+ comunque dalla presenza di dati sulla pipe.} ribloccandolo non appena essa
+ritorna, così che il precedente codice potrebbe essere riscritto nel seguente
+modo:
\includecodesnip{listati/pselect_norace.c}
in questo caso utilizzando \var{oldmask} durante l'esecuzione di
\func{pselect} la ricezione del segnale sarà abilitata, ed in caso di
\itindex{race~condition} \textit{race conditions}.\footnote{in sostanza se non
fossero per i segnali non ci sarebbe da doversi preoccupare, fintanto che si
effettuano operazioni all'interno di un processo, della non atomicità delle
- \index{system~call~lente} system call lente che vengono interrotte e devono
- essere riavviate.}
+ \index{system~call~lente} \textit{system call} lente che vengono interrotte
+ e devono essere riavviate.}
Abbiamo visto però in sez.~\ref{sec:sig_real_time} che insieme ai segnali
\textit{real-time} sono state introdotte anche delle interfacce di gestione
del nome del file restituito insieme a \struct{inotify\_event}.} In caso di
errore di lettura (\texttt{\small 35--40}) il programma esce con un messaggio
di errore (\texttt{\small 37--39}), a meno che non si tratti di una
-interruzione della system call, nel qual caso (\texttt{\small 36}) si ripete la
-lettura.
+interruzione della \textit{system call}, nel qual caso (\texttt{\small 36}) si
+ripete la lettura.
Se la lettura è andata a buon fine invece si esegue un ciclo (\texttt{\small
43--52}) per leggere tutti gli eventi restituiti, al solito si inizializza
Benché la modalità di apertura asincrona di un file possa risultare utile in
varie occasioni (in particolar modo con i socket e gli altri file per i quali
-le funzioni di I/O sono \index{system~call~lente} system call lente), essa è
-comunque limitata alla notifica della disponibilità del file descriptor per le
-operazioni di I/O, e non ad uno svolgimento asincrono delle medesime. Lo
-standard POSIX.1b definisce una interfaccia apposita per l'I/O asincrono vero
-e proprio, che prevede un insieme di funzioni dedicate per la lettura e la
-scrittura dei file, completamente separate rispetto a quelle usate
+le funzioni di I/O sono \index{system~call~lente} \textit{system call} lente),
+essa è comunque limitata alla notifica della disponibilità del file descriptor
+per le operazioni di I/O, e non ad uno svolgimento asincrono delle medesime.
+Lo standard POSIX.1b definisce una interfaccia apposita per l'I/O asincrono
+vero e proprio, che prevede un insieme di funzioni dedicate per la lettura e
+la scrittura dei file, completamente separate rispetto a quelle usate
normalmente.
In generale questa interfaccia è completamente astratta e può essere
codice può essere sia \errcode{EINVAL} ed \errcode{EBADF}, dovuti ad un valore
errato per \param{aiocbp}, che uno degli errori possibili durante l'esecuzione
dell'operazione di I/O richiesta, nel qual caso saranno restituiti, a seconda
-del caso, i codici di errore delle system call \func{read}, \func{write} e
-\func{fsync}.
+del caso, i codici di errore delle \textit{system call} \func{read},
+\func{write} e \func{fsync}.
Una volta che si sia certi che le operazioni siano state concluse (cioè dopo
che una chiamata ad \func{aio\_error} non ha restituito
precedente il completamento delle operazioni darebbe risultati indeterminati.
La funzione restituisce il valore di ritorno relativo all'operazione eseguita,
-così come ricavato dalla sottostante system call (il numero di byte letti,
-scritti o il valore di ritorno di \func{fsync}). É importante chiamare sempre
-questa funzione, altrimenti le risorse disponibili per le operazioni di I/O
-asincrono non verrebbero liberate, rischiando di arrivare ad un loro
+così come ricavato dalla sottostante \textit{system call} (il numero di byte
+letti, scritti o il valore di ritorno di \func{fsync}). É importante chiamare
+sempre questa funzione, altrimenti le risorse disponibili per le operazioni di
+I/O asincrono non verrebbero liberate, rischiando di arrivare ad un loro
esaurimento.
Oltre alle operazioni di lettura e scrittura l'interfaccia POSIX.1b mette a
iniziale\footnote{e quindi una sola \textit{virtual memory area} nella
\itindex{page~table} \textit{page table} del processo.} e poi rimappare a
piacere all'interno di questa i dati del file. Ciò è possibile grazie ad una
-nuova system call, \funcd{remap\_file\_pages}, il cui prototipo è:
+nuova \textit{system call}, \funcd{remap\_file\_pages}, il cui prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/mman.h}
chiamate a \func{read} e \func{write}, ci sono casi in cui si vuole poter
contare sulla atomicità delle operazioni.
-Per questo motivo fino da BSD 4.2 vennero introdotte delle nuove system call
-che permettessero di effettuare con una sola chiamata una serie di letture o
-scritture su una serie di buffer, con quello che viene normalmente chiamato
-\textsl{I/O vettorizzato}. Queste funzioni sono \funcd{readv} e
-\funcd{writev},\footnote{in Linux le due funzioni sono riprese da BSD4.4, esse
- sono previste anche dallo standard POSIX.1-2001.} ed i relativi prototipi
-sono:
+Per questo motivo fino da BSD 4.2 vennero introdotte delle nuove
+\textit{system call} che permettessero di effettuare con una sola chiamata una
+serie di letture o scritture su una serie di buffer, con quello che viene
+normalmente chiamato \textsl{I/O vettorizzato}. Queste funzioni sono
+\funcd{readv} e \funcd{writev},\footnote{in Linux le due funzioni sono riprese
+ da BSD4.4, esse sono previste anche dallo standard POSIX.1-2001.} ed i
+relativi prototipi sono:
\begin{functions}
\headdecl{sys/uio.h}
sez.~\ref{sec:sys_limits}).
Nel caso di Linux il limite di sistema è di 1024, però se si usano le
-\acr{glibc} queste forniscono un \textit{wrapper} per le system call che si
-accorge se una operazione supererà il precedente limite, in tal caso i dati
-verranno letti o scritti con le usuali \func{read} e \func{write} usando un
-buffer di dimensioni sufficienti appositamente allocato e sufficiente a
+\acr{glibc} queste forniscono un \textit{wrapper} per le \textit{system call}
+che si accorge se una operazione supererà il precedente limite, in tal caso i
+dati verranno letti o scritti con le usuali \func{read} e \func{write} usando
+un buffer di dimensioni sufficienti appositamente allocato e sufficiente a
contenere tutti i dati indicati da \param{vector}. L'operazione avrà successo
ma si perderà l'atomicità del trasferimento da e verso la destinazione finale.
senso che un trasferimento di dati fra due file con \func{sendfile} non
sarebbe altro che la lettura degli stessi su un buffer seguita dalla
relativa scrittura, cosa che in questo caso si dovrebbe eseguire con due
- chiamate a \func{splice}.} In realtà le due system call sono profondamente
-diverse nel loro meccanismo di funzionamento;\footnote{questo fino al kernel
- 2.6.23, dove \func{sendfile} è stata reimplementata in termini di
- \func{splice}, pur mantenendo disponibile la stessa interfaccia verso l'user
- space.} \func{sendfile} infatti, come accennato, non necessita di avere a
-disposizione un buffer interno, perché esegue un trasferimento diretto di
-dati; questo la rende in generale più efficiente, ma anche limitata nelle sue
-applicazioni, dato che questo tipo di trasferimento è possibile solo in casi
-specifici.\footnote{e nel caso di Linux questi sono anche solo quelli in cui
- essa può essere effettivamente utilizzata.}
+ chiamate a \func{splice}.} In realtà le due \textit{system call} sono
+profondamente diverse nel loro meccanismo di funzionamento;\footnote{questo
+ fino al kernel 2.6.23, dove \func{sendfile} è stata reimplementata in
+ termini di \func{splice}, pur mantenendo disponibile la stessa interfaccia
+ verso l'user space.} \func{sendfile} infatti, come accennato, non necessita
+di avere a disposizione un buffer interno, perché esegue un trasferimento
+diretto di dati; questo la rende in generale più efficiente, ma anche limitata
+nelle sue applicazioni, dato che questo tipo di trasferimento è possibile solo
+in casi specifici.\footnote{e nel caso di Linux questi sono anche solo quelli
+ in cui essa può essere effettivamente utilizzata.}
Il concetto che sta dietro a \func{splice} invece è diverso,\footnote{in
realtà la proposta originale di Larry Mc Voy non differisce poi tanto negli
Infine una nota finale riguardo \func{splice}, \func{vmsplice} e \func{tee}:
occorre sottolineare che benché finora si sia parlato di trasferimenti o copie
-di dati in realtà nella implementazione di queste system call non è affatto
-detto che i dati vengono effettivamente spostati o copiati, il kernel infatti
-realizza le \textit{pipe} come un insieme di puntatori\footnote{per essere
- precisi si tratta di un semplice buffer circolare, un buon articolo sul tema
- si trova su \url{http://lwn.net/Articles/118750/}.} alle pagine di memoria
-interna che contengono i dati, per questo una volta che i dati sono presenti
-nella memoria del kernel tutto quello che viene fatto è creare i suddetti
-puntatori ed aumentare il numero di referenze; questo significa che anche con
-\func{tee} non viene mai copiato nessun byte, vengono semplicemente copiati i
-puntatori.
+di dati in realtà nella implementazione di queste \textit{system call} non è
+affatto detto che i dati vengono effettivamente spostati o copiati, il kernel
+infatti realizza le \textit{pipe} come un insieme di puntatori\footnote{per
+ essere precisi si tratta di un semplice buffer circolare, un buon articolo
+ sul tema si trova su \url{http://lwn.net/Articles/118750/}.} alle pagine di
+memoria interna che contengono i dati, per questo una volta che i dati sono
+presenti nella memoria del kernel tutto quello che viene fatto è creare i
+suddetti puntatori ed aumentare il numero di referenze; questo significa che
+anche con \func{tee} non viene mai copiato nessun byte, vengono semplicemente
+copiati i puntatori.
% TODO?? dal 2.6.25 splice ha ottenuto il supporto per la ricezione su rete
% http://lwn.net/Articles/432757/
-% LocalWords: dell'I locking multiplexing cap dell' sez system call socket BSD
+% LocalWords: dell'I locking multiplexing cap sez system call socket BSD
% LocalWords: descriptor client deadlock NONBLOCK EAGAIN polling select kernel
% LocalWords: pselect like sys unistd int fd readfds writefds exceptfds struct
% LocalWords: timeval errno EBADF EINTR EINVAL ENOMEM sleep tab signal void of
\begin{quote}
- Copyright \copyright\ 2000-2011 Simone Piccardi. Permission is granted to
+ Copyright \copyright\ 2000-2014 Simone Piccardi. Permission is granted to
copy, distribute and/or modify this document under the terms of the GNU Free
Documentation License, Version 1.1 or any later version published by the
Free Software Foundation; with the Invariant Sections being ``Un preambolo''
delle caratteristiche specifiche, esso infatti non viene lanciato da una
shell, ma dallo stesso web server, alla richiesta di una specifica URL, che di
solito ha la forma:
-\begin{Verbatim}
+\begin{Example}
http://www.sito.it/cgi-bin/programma?argomento
-\end{Verbatim}
+\end{Example}
ed il risultato dell'elaborazione deve essere presentato (con una intestazione
che ne descrive il \textit{mime-type}) sullo \textit{standard output}, in modo
che il server web possa reinviarlo al browser che ha effettuato la richiesta,
Il vantaggio degli oggetti di IPC POSIX è comunque che essi vengono inseriti
nell'albero dei file, e possono essere maneggiati con le usuali funzioni e
-comandi di accesso ai file, che funzionano come su dei file normali; questo
+comandi di accesso ai file, che funzionano come su dei file normali. Questo
però è vero nel caso di Linux, che usa una implementazione che lo consente,
non è detto che altrettanto valga per altri kernel. In particolare, come si
-può facilmente verificare con uno \cmd{strace}, sia per la memoria condivisa
-che per le code di messaggi varie \textit{system call} utilizzate da Linux
-corrispondono in realtà a quelle ordinarie dei file, essendo detti oggetti
-realizzati come tali in appositi filesystem.
+può facilmente verificare con il comando \cmd{strace}, sia per la memoria
+condivisa che per le code di messaggi varie \textit{system call} utilizzate da
+Linux corrispondono in realtà a quelle ordinarie dei file, essendo detti
+oggetti realizzati come tali in appositi filesystem.
In particolare i permessi associati agli oggetti di IPC POSIX sono identici ai
permessi dei file, ed il controllo di accesso segue esattamente la stessa
La libreria inoltre richiede la presenza dell'apposito filesystem di tipo
\texttt{mqueue} montato sulla directory \file{/dev/mqueue}; questo può essere
fatto aggiungendo ad \conffile{/etc/fstab} una riga come:
-\begin{Example}
+\begin{FileExample}[label=/etc/fstab]
mqueue /dev/mqueue mqueue defaults 0 0
-\end{Example}
+\end{FileExample}
ed esso sarà utilizzato come radice sulla quale vengono risolti i nomi delle
code di messaggi che iniziano con una ``\texttt{/}''. Le opzioni di mount
accettate sono \texttt{uid}, \texttt{gid} e \texttt{mode} che permettono
superiore per il valore di \var{attr->mq\_msgsize} in \func{mq\_open}. Il
suo valore di default è 8192. Il valore massimo è 1048576 ed il valore
minimo 128 (ma per i kernel precedenti il 2.6.28 detti limiti erano
- rispettivamente \const{INT\_MAX} e 8192). Questo valore viene ignorato dai
- processi con privilegi amministrativi (la \itindex{capability}
+ rispettivamente \const{INT\_MAX} e 8192). Questo limite viene ignorato dai
+ processi con privilegi amministrativi (con la \itindex{capability}
\textit{capability} \const{CAP\_SYS\_RESOURCE}).
\item[\sysctlfile{fs/mqueue/queues\_max}] Indica il numero massimo di code di
Infine sulle code di messaggi si applica il limite imposto sulla risorsa
\const{RLIMIT\_MSGQUEUE} (vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}) che indica
-lo spazio massimo (in byte) occupabile da tutte le code di messaggi
-appartenenti ai processi di uno stesso utente, identificato dal loro
-\textit{real user ID}.
+lo spazio massimo (in byte) occupabile dall'insieme di tutte le code di
+messaggi appartenenti ai processi di uno stesso utente, che viene identificato
+in base al \textit{real user ID} degli stessi.
Quando l'accesso alla coda non è più necessario si può chiudere il relativo
descrittore con la funzione \funcd{mq\_close}, il cui prototipo è:
}
{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
- caso \var{errno} assumerà gli stessi valori riportati da \func{unlink}.
+ caso \var{errno} assumerà gli uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EACCES}] non si hanno i permessi per cancellare la coda.
+ \item[\errcode{ENAMETOOLONG}] il nome indicato è troppo lungo.
+ \item[\errcode{ENOENT}] non esiste una coda con il nome indicato.
+ \end{errlist}
}
\end{funcproto}
all'interno del sistema anche quando quest'ultima non è aperta da nessun
processo (questa è una delle differenze più rilevanti nei confronti di
\textit{pipe} e \textit{fifo}). La sola differenza fra code di messaggi POSIX
-e file normali è che, essendo il filesystem delle code di messaggi virtuale e
+e file normali è che, essendo il filesystem delle code di messaggi virtuale, e
basato su oggetti interni al kernel, il suo contenuto viene perduto con il
riavvio del sistema.
\end{funcproto}
La funzione \func{mq\_getattr} legge i valori correnti degli attributi della
-coda nella struttura puntata da \param{mqstat}; di questi l'unico relativo
-allo stato corrente della coda è \var{mq\_curmsgs} che indica il numero di
-messaggi da essa contenuti, gli altri indicano le caratteristiche generali
-della stessa.
+coda \param{mqdes} nella struttura \struct{mq\_attr} puntata
+da \param{mqstat}; di questi l'unico relativo allo stato corrente della coda è
+\var{mq\_curmsgs} che indica il numero di messaggi da essa contenuti, gli
+altri indicano le caratteristiche generali della stessa impostate in fase di
+apertura.
La funzione \func{mq\_setattr} permette di modificare gli attributi di una
-coda tramite i valori contenuti nella struttura puntata da \param{mqstat}, ma
-può essere modificato solo il campo \var{mq\_flags}, gli altri campi vengono
-ignorati. In particolare i valori di \var{mq\_maxmsg} e \var{mq\_msgsize}
-possono essere specificati solo in fase ci creazione della coda. Inoltre i
-soli valori possibili per \var{mq\_flags} sono 0 e \const{O\_NONBLOCK}, per
-cui alla fine la funzione può essere utilizzata solo per abilitare o
-disabilitare la modalità non bloccante. L'argomento \param{omqstat} viene
-usato, quando diverso da \val{NULL}, per specificare l'indirizzo di una
-struttura su cui salvare i valori degli attributi precedenti alla chiamata
-della funzione.
-
-Per inserire messaggi su di una coda sono previste due funzioni,
-\funcd{mq\_send} e \funcd{mq\_timedsend}, i cui prototipi sono:
+coda (indicata da \param{mqdes}) tramite i valori contenuti nella struttura
+\struct{mq\_attr} puntata da \param{mqstat}, ma può essere modificato solo il
+campo \var{mq\_flags}, gli altri campi vengono comunque ignorati.
+
+In particolare i valori di \var{mq\_maxmsg} e \var{mq\_msgsize} possono essere
+specificati solo in fase ci creazione della coda. Inoltre i soli valori
+possibili per \var{mq\_flags} sono 0 e \const{O\_NONBLOCK}, per cui alla fine
+la funzione può essere utilizzata solo per abilitare o disabilitare la
+modalità non bloccante. L'argomento \param{omqstat} viene usato, quando
+diverso da \val{NULL}, per specificare l'indirizzo di una struttura su cui
+salvare i valori degli attributi precedenti alla chiamata della funzione.
+
+Per inserire messaggi su di una coda sono previste due funzioni di sistema,
+\funcd{mq\_send} e \funcd{mq\_timedsend}. In realtà su Linux la \textit{system
+ call} è soltanto \func{mq\_timedsend}, mentre \func{mq\_send} viene
+implementata come funzione di libreria che si appoggia alla
+precedente. Inoltre \func{mq\_timedsend} richiede che sia definita la macro
+\macro{\_XOPEN\_SOURCE} ad un valore pari ad almeno \texttt{600} o la macro
+\macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} ad un valore uguale o maggiore di \texttt{200112L}.
+I rispettivi prototipi sono:
\begin{funcproto}{
\fhead{mqueue.h}
\fdecl{int mq\_send(mqd\_t mqdes, const char *msg\_ptr, size\_t msg\_len,
unsigned int msg\_prio)}
\fdesc{Esegue l'inserimento di un messaggio su una coda.}
+\fhead{mqueue.h}
+\fhead{time.h}
\fdecl{int mq\_timedsend(mqd\_t mqdes, const char *msg\_ptr, size\_t
- msg\_len, unsigned msg\_prio, const struct timespec *abs\_timeout)}
+ msg\_len, unsigned int msg\_prio,\\
+\phantom{int mq\_timedsend(}const struct timespec *abs\_timeout)}
\fdesc{Esegue l'inserimento di un messaggio su una coda entro un tempo
specificato}
}
\begin{errlist}
\item[\errcode{EAGAIN}] si è aperta la coda con \const{O\_NONBLOCK}, e la
coda è piena.
- \item[\errcode{EMSGSIZE}] la lunghezza del messaggio \param{msg\_len}
- eccede il limite impostato per la coda.
+ \item[\errcode{EBADF}] si specificato un file descriptor non valido.
\item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un valore nullo per
\param{msg\_len}, o un valore di \param{msg\_prio} fuori dai limiti, o
un valore non valido per \param{abs\_timeout}.
+ \item[\errcode{EMSGSIZE}] la lunghezza del messaggio \param{msg\_len}
+ eccede il limite impostato per la coda.
\item[\errcode{ETIMEDOUT}] l'inserimento del messaggio non è stato
- effettuato entro il tempo stabilito.
+ effettuato entro il tempo stabilito (solo \func{mq\_timedsend}).
\end{errlist}
- ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{ENOMEM} ed \errval{EINTR} nel loro
- significato generico.
-}
+ ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{EINTR} nel suo significato generico. }
\end{funcproto}
-Entrambe le funzioni richiedono un puntatore al testo del messaggio
-nell'argomento \param{msg\_ptr} e la relativa lunghezza in \param{msg\_len}.
+Entrambe le funzioni richiedono un puntatore ad un buffer in memoria
+contenente il testo del messaggio da inserire nella coda \param{mqdes}
+nell'argomento \param{msg\_ptr}, e la relativa lunghezza in \param{msg\_len}.
Se quest'ultima eccede la dimensione massima specificata da \var{mq\_msgsize}
le funzioni ritornano immediatamente con un errore di \errcode{EMSGSIZE}.
-L'argomento \param{msg\_prio} indica la priorità dell'argomento; i messaggi di
-priorità maggiore vengono inseriti davanti a quelli di priorità inferiore (e
-quindi saranno riletti per primi). A parità del valore della priorità il
-messaggio sarà inserito in coda a tutti quelli con la stessa priorità. Il
-valore della priorità non può eccedere il limite di sistema
-\const{MQ\_PRIO\_MAX}, che nel caso è pari a 32768.
+L'argomento \param{msg\_prio} indica la priorità dell'argomento, che, essendo
+definito come \ctyp{unsigned int}, è sempre un intero positivo. I messaggi di
+priorità maggiore vengono inseriti davanti a quelli di priorità inferiore, e
+quindi saranno riletti per primi. A parità del valore della priorità il
+messaggio sarà inserito in coda a tutti quelli che hanno la stessa priorità
+che quindi saranno letti con la politica di una \textit{fifo}. Il valore della
+priorità non può eccedere il limite di sistema \const{MQ\_PRIO\_MAX}, che al
+momento è pari a 32768.
Qualora la coda sia piena, entrambe le funzioni si bloccano, a meno che non
-sia stata selezionata in fase di apertura la modalità non
-bloccante,\footnote{o si sia impostato il flag \const{O\_NONBLOCK} sul file
- descriptor della coda.} nel qual caso entrambe ritornano \errcode{EAGAIN}.
-La sola differenza fra le due funzioni è che la seconda, passato il tempo
-massimo impostato con l'argomento \param{abs\_timeout},\footnote{deve essere
- specificato un tempo assoluto tramite una struttura \struct{timespec} (vedi
- fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}) indicato in numero di secondi e
- nanosecondi a partire dal 1 gennaio 1970.} ritorna comunque con un errore di
-\errcode{ETIMEDOUT}, se invece il tempo è già scaduto al momento della
-chiamata e la coda è vuota la funzione ritorna immediatamente.
+sia stata selezionata in fase di apertura della stessa la modalità non
+bloccante o non si sia impostato il flag \const{O\_NONBLOCK} sul file
+descriptor della coda, nel qual caso entrambe ritornano con un codice di
+errore di \errcode{EAGAIN}.
+
+La sola differenza fra le due funzioni è che \func{mq\_timedsend}, passato il
+tempo massimo impostato con l'argomento \param{abs\_timeout}, ritorna comunque
+con un errore di \errcode{ETIMEDOUT}, se invece il tempo è già scaduto al
+momento della chiamata e la coda è piena la funzione ritorna
+immediatamente. Il valore di \param{abs\_timeout} deve essere specificato come
+tempo assoluto tramite una struttura \struct{timespec} (vedi
+fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}) indicato in numero di secondi e
+nanosecondi a partire dal 1 gennaio 1970.
Come per l'inserimento, anche per l'estrazione dei messaggi da una coda sono
-previste due funzioni, \funcd{mq\_receive} e \funcd{mq\_timedreceive}, i cui
-prototipi sono:
-\begin{functions}
- \headdecl{mqueue.h}
-
- \funcdecl{ssize\_t mq\_receive(mqd\_t mqdes, char *msg\_ptr, size\_t
- msg\_len, unsigned int *msg\_prio)}
- Effettua la ricezione di un messaggio da una coda.
-
- \funcdecl{ssize\_t mq\_timedreceive(mqd\_t mqdes, char *msg\_ptr, size\_t
- msg\_len, unsigned int *msg\_prio, const struct timespec *abs\_timeout)}
- Effettua la ricezione di un messaggio da una coda entro il tempo
- \param{abs\_timeout}.
-
- \bodydesc{Le funzioni restituiscono il numero di byte del messaggio in caso
- di successo e -1 in caso di errore; nel quel caso \var{errno} assumerà i
- valori:
- \begin{errlist}
+previste due funzioni di sistema, \funcd{mq\_receive} e
+\funcd{mq\_timedreceive}. Anche in questo caso su Linux soltanto
+\func{mq\_timedreceive} è effettivamente, una \textit{system call} e per
+usarla devono essere definite le opportune macro come per
+\func{mq\_timedsend}. I rispettivi prototipi sono:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{mqueue.h}
+\fdecl{ssize\_t mq\_receive(mqd\_t mqdes, char *msg\_ptr, size\_t
+ msg\_len, unsigned int *msg\_prio)}
+\fdesc{Effettua la ricezione di un messaggio da una coda.}
+\fhead{mqueue.h}
+\fhead{time.h}
+\fdecl{ssize\_t mq\_timedreceive(mqd\_t mqdes, char *msg\_ptr, size\_t
+ msg\_len,\\
+\phantom{ssize\_t mq\_timedreceive(}unsigned int *msg\_prio, const struct timespec
+*abs\_timeout)}
+\fdesc{Riceve un messaggio da una coda entro un limite di tempo.}
+}
+{Entrambe le funzioni ritornano il numero di byte del messaggio in caso di
+ successo e $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei
+ valori:
+ \begin{errlist}
\item[\errcode{EAGAIN}] si è aperta la coda con \const{O\_NONBLOCK}, e la
coda è vuota.
- \item[\errcode{EMSGSIZE}] la lunghezza del messaggio sulla coda eccede il
- valore \param{msg\_len} specificato per la ricezione.
\item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un valore nullo per
\param{msg\_ptr}, o un valore non valido per \param{abs\_timeout}.
+ \item[\errcode{EMSGSIZE}] la lunghezza del messaggio sulla coda eccede il
+ valore \param{msg\_len} specificato per la ricezione.
\item[\errcode{ETIMEDOUT}] la ricezione del messaggio non è stata
effettuata entro il tempo stabilito.
- \end{errlist}
- ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{EINTR}, \errval{ENOMEM}, o
- \errval{EINVAL}.}
-\end{functions}
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EBADF} o \errval{EINTR} nel loro significato generico. }
+\end{funcproto}
-La funzione estrae dalla coda il messaggio a priorità più alta, o il più
-vecchio fra quelli della stessa priorità. Una volta ricevuto il messaggio
-viene tolto dalla coda e la sua dimensione viene restituita come valore di
-ritorno.\footnote{si tenga presente che 0 è una dimensione valida e che la
- condizione di errore è restituita dal valore -1; Stevens in \cite{UNP2} fa
- notare che questo è uno dei casi in cui vale ciò che lo standard
- \textsl{non} dice, una dimensione nulla infatti, pur non essendo citata, non
- viene proibita.}
+La funzione estrae dalla coda \param{mqdes} il messaggio a priorità più alta,
+o il più vecchio fra quelli della stessa priorità. Una volta ricevuto il
+messaggio viene tolto dalla coda e la sua dimensione viene restituita come
+valore di ritorno; si tenga presente che 0 è una dimensione valida e che la
+condizione di errore è indicata soltanto da un valore di
+$-1$.\footnote{Stevens in \cite{UNP2} fa notare che questo è uno dei casi in
+ cui vale ciò che lo standard \textsl{non} dice, una dimensione nulla
+ infatti, pur non essendo citata, non viene proibita.}
Se la dimensione specificata da \param{msg\_len} non è sufficiente a contenere
il messaggio, entrambe le funzioni, al contrario di quanto avveniva nelle code
Una caratteristica specifica delle code di messaggi POSIX è la possibilità di
usufruire di un meccanismo di notifica asincrono; questo può essere attivato
usando la funzione \funcd{mq\_notify}, il cui prototipo è:
-\begin{prototype}{mqueue.h}
-{int mq\_notify(mqd\_t mqdes, const struct sigevent *notification)}
-Attiva il meccanismo di notifica per la coda \param{mqdes}.
-
-\bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
- errore; nel quel caso \var{errno} assumerà i valori:
- \begin{errlist}
- \item[\errcode{EBUSY}] c'è già un processo registrato per la notifica.
+\begin{funcproto}{
+\fhead{mqueue.h}
+\fdecl{int mq\_notify(mqd\_t mqdes, const struct sigevent *notification)}
+
+\fdesc{Attiva il meccanismo di notifica per una coda.}
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
\item[\errcode{EBADF}] il descrittore non fa riferimento ad una coda di
messaggi.
- \end{errlist}}
-\end{prototype}
+ \item[\errcode{EBUSY}] c'è già un processo registrato per la notifica.
+ \item[\errcode{EINVAL}] si è richiesto un meccanismo di notifica invalido
+ o specificato nella notifica con i segnali il valore di un segnale non
+ esistente.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{ENOMEM} nel suo significato generico.
+
+}
+\end{funcproto}
Il meccanismo di notifica permette di segnalare in maniera asincrona ad un
-processo la presenza di dati sulla coda, in modo da evitare la necessità di
-bloccarsi nell'attesa. Per far questo un processo deve registrarsi con la
-funzione \func{mq\_notify}, ed il meccanismo è disponibile per un solo
-processo alla volta per ciascuna coda.
+processo la presenza di dati sulla coda indicata da \param{mqdes}, in modo da
+evitare la necessità di bloccarsi nell'attesa. Per far questo un processo deve
+registrarsi con la funzione \func{mq\_notify}, ed il meccanismo è disponibile
+per un solo processo alla volta per ciascuna coda.
-Il comportamento di \func{mq\_notify} dipende dal valore dell'argomento
-\param{notification}, che è un puntatore ad una apposita struttura
+Il comportamento di \func{mq\_notify} dipende dai valori passati con
+l'argomento \param{notification}, che è un puntatore ad una apposita struttura
\struct{sigevent}, (definita in fig.~\ref{fig:struct_sigevent}) introdotta
dallo standard POSIX.1b per gestire la notifica di eventi; per altri dettagli
-si può vedere quanto detto in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv} a proposito
-dell'uso della stessa struttura per la notifica delle scadenze dei
+su di essa si può rivedere quanto detto in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv} a
+proposito dell'uso della stessa struttura per la notifica delle scadenze dei
\textit{timer}.
Attraverso questa struttura si possono impostare le modalità con cui viene
effettuata la notifica nel campo \var{sigev\_notify}, che può assumere i
-valori di tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify}.\footnote{la pagina di manuale
- riporta soltanto i primi tre (inizialmente era possibile solo
- \const{SIGEV\_SIGNAL}).} Il metodo consigliato è quello di usare
+valori di tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify}; fra questi la pagina di
+manuale riporta soltanto i primi tre, ed inizialmente era possibile solo
+\const{SIGEV\_SIGNAL}. Il metodo consigliato è quello di usare
\const{SIGEV\_SIGNAL} usando il campo \var{sigev\_signo} per indicare il quale
segnale deve essere inviato al processo. Inoltre il campo \var{sigev\_value} è
un puntatore ad una struttura \struct{sigval} (definita in
\param{notification} punta ad una struttura \struct{sigevent} opportunamente
inizializzata, o cancella una precedente registrazione se è \val{NULL}. Dato
che un solo processo alla volta può essere registrato, la funzione fallisce
-con \errcode{EBUSY} se c'è un altro processo già registrato.\footnote{questo
- significa anche che se si registra una notifica con \const{SIGEV\_NONE} il
- processo non la riceverà, ma impedirà anche che altri possano registrarsi
- per poterlo fare.} Si tenga presente inoltre che alla chiusura del
-descrittore associato alla coda (e quindi anche all'uscita del processo) ogni
-eventuale registrazione di notifica presente viene cancellata.
+con \errcode{EBUSY} se c'è un altro processo già registrato. Questo significa
+anche che se si registra una notifica con \const{SIGEV\_NONE} il processo non
+la riceverà, ma impedirà anche che altri possano registrarsi per poterlo fare.
+Si tenga presente inoltre che alla chiusura del descrittore associato alla
+coda (e quindi anche all'uscita del processo) ogni eventuale registrazione di
+notifica presente viene cancellata.
La notifica del segnale avviene all'arrivo di un messaggio in una coda vuota
(cioè solo se sulla coda non ci sono messaggi) e se non c'è nessun processo
che se si vuole mantenere il meccanismo di notifica occorre ripetere la
registrazione chiamando nuovamente \func{mq\_notify} all'interno del gestore
del segnale di notifica. A differenza della situazione simile che si aveva con
-i segnali non affidabili,\footnote{l'argomento è stato affrontato in
- \ref{sec:sig_semantics}.} questa caratteristica non configura una
+i segnali non affidabili (l'argomento è stato affrontato in
+\ref{sec:sig_semantics}) questa caratteristica non configura una
\itindex{race~condition} \textit{race condition} perché l'invio di un segnale
avviene solo se la coda è vuota; pertanto se si vuole evitare di correre il
rischio di perdere eventuali ulteriori segnali inviati nel lasso di tempo che
restituiti al gestore attraverso la struttura \struct{siginfo\_t} (definita in
fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}). In particolare \var{si\_pid} viene impostato al
valore del \ids{PID} del processo che ha emesso il segnale, \var{si\_uid}
-all'userid effettivo, \var{si\_code} a \const{SI\_MESGQ}, e \var{si\_errno} a
-0. Questo ci dice che, se si effettua la ricezione dei messaggi usando
-esclusivamente il meccanismo di notifica, è possibile ottenere le informazioni
-sul processo che ha inserito un messaggio usando un gestore per il segnale in
-forma estesa.\footnote{di nuovo si faccia riferimento a quanto detto al
- proposito in sez.~\ref{sec:sig_sigaction} e sez.~\ref{sec:sig_real_time}.}
-
+all'\textsl{user-ID} effettivo, \var{si\_code} a \const{SI\_MESGQ}, e
+\var{si\_errno} a 0. Questo ci dice che, se si effettua la ricezione dei
+messaggi usando esclusivamente il meccanismo di notifica, è possibile ottenere
+le informazioni sul processo che ha inserito un messaggio usando un gestore
+per il segnale in forma estesa, di nuovo si faccia riferimento a quanto detto
+al proposito in sez.~\ref{sec:sig_sigaction} e sez.~\ref{sec:sig_real_time}.
\subsection{Memoria condivisa}
\texttt{CONFIG\_TMPFS} in fase di compilazione del kernel.
Per potere utilizzare l'interfaccia POSIX per la memoria condivisa la
-\acr{glibc}\footnote{le funzioni sono state introdotte con la versione 2.2.}
-richiede di compilare i programmi con l'opzione \code{-lrt}; inoltre è
-necessario che in \file{/dev/shm} sia montato un filesystem \texttt{tmpfs};
-questo di norma viene fatto aggiungendo una riga del tipo di:
-\begin{verbatim}
+\acr{glibc} (le funzioni sono state introdotte con la versione 2.2) richiede
+di compilare i programmi con l'opzione \code{-lrt}; inoltre è necessario che
+in \file{/dev/shm} sia montato un filesystem \texttt{tmpfs}; questo di norma
+viene fatto aggiungendo una riga del tipo di:
+\begin{FileExample}[label=/etc/fstab]
tmpfs /dev/shm tmpfs defaults 0 0
-\end{verbatim}
-ad \conffile{/etc/fstab}. In realtà si può montare un filesystem \texttt{tmpfs}
-dove si vuole, per usarlo come RAM disk, con un comando del tipo:
-\begin{verbatim}
+\end{FileExample}
+ad \conffile{/etc/fstab}. In realtà si può montare un filesystem
+\texttt{tmpfs} dove si vuole, per usarlo come RAM disk, con un comando del
+tipo:
+\begin{Example}
mount -t tmpfs -o size=128M,nr_inodes=10k,mode=700 tmpfs /mytmpfs
-\end{verbatim}
+\end{Example}
Il filesystem riconosce, oltre quelle mostrate, le opzioni \texttt{uid} e
\texttt{gid} che identificano rispettivamente utente e gruppo cui assegnarne
% LocalWords: violation dell'I SIGINT setter Fri Dec Sleeping seconds ECHILD
% LocalWords: SysV capability short RESOURCE INFO UNDEFINED EFBIG semtimedop
% LocalWords: scan HUGETLB huge page NORESERVE copy RLIMIT MEMLOCK REMAP
+% LocalWords: readmon Hierarchy defaults queues MSGQUEUE
%%% Local Variables:
%%% mode: latex
%%% TeX-master: "gapil"
%%% End:
-% LocalWords: readmon Hierarchy defaults queues MSGQUEUE
sez.~\ref{sec:file_fcntl_ioctl});
\item gli identificatori per il controllo di accesso: l'\textsl{user-ID
reale}, il \textsl{group-ID reale}, l'\textsl{user-ID effettivo}, il
- \textsl{group-ID effettivo} ed i \textit{group-ID supplementari} (vedi
+ \textsl{group-ID effettivo} ed i \textsl{group-ID supplementari} (vedi
sez.~\ref{sec:proc_access_id});
\item gli identificatori per il controllo di sessione: il
\itindex{process~group} \textit{process group-ID} e il \textit{session id}
\begin{itemize*}
\item il \textit{process id} (\ids{PID}) ed il \textit{parent process id}
(\ids{PPID});
-\item l'\textsl{user-ID reale}, il \textit{group-ID reale} ed i
+\item l'\textsl{user-ID reale}, il \textsl{group-ID reale} ed i
\textsl{group-ID supplementari} (vedi sez.~\ref{sec:proc_access_id});
\item la directory radice e la \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro
corrente (vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir});
Come si può notare le due funzioni ripetono la lettura/scrittura in un ciclo
fino all'esaurimento del numero di byte richiesti, in caso di errore viene
-controllato se questo è \errcode{EINTR} (cioè un'interruzione della system
-call dovuta ad un segnale), nel qual caso l'accesso viene ripetuto, altrimenti
-l'errore viene ritornato al programma chiamante, interrompendo il ciclo.
+controllato se questo è \errcode{EINTR} (cioè un'interruzione della
+\textit{system call} dovuta ad un segnale), nel qual caso l'accesso viene
+ripetuto, altrimenti l'errore viene ritornato al programma chiamante,
+interrompendo il ciclo.
Nel caso della lettura, se il numero di byte letti è zero, significa che si è
arrivati alla fine del file (per i socket questo significa in genere che
In questo modo però si introduce un altro problema. Si ricordi infatti che,
come spiegato in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}, quando un programma si trova in
-stato di \texttt{sleep} durante l'esecuzione di una system call, questa viene
-interrotta alla ricezione di un segnale. Per questo motivo, alla fine
-dell'esecuzione del gestore del segnale, se questo ritorna, il programma
-riprenderà l'esecuzione ritornando dalla system call interrotta con un errore
-di \errcode{EINTR}.
+stato di \texttt{sleep} durante l'esecuzione di una \textit{system call},
+questa viene interrotta alla ricezione di un segnale. Per questo motivo, alla
+fine dell'esecuzione del gestore del segnale, se questo ritorna, il programma
+riprenderà l'esecuzione ritornando dalla \textit{system call} interrotta con
+un errore di \errcode{EINTR}.
Vediamo allora cosa comporta tutto questo nel nostro caso: quando si chiude il
client, il processo figlio che gestisce la connessione terminerà, ed il padre,
\end{verbatim}%#
Come accennato in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha} le conseguenze di questo
-comportamento delle system call possono essere superate in due modi diversi,
-il più semplice è quello di modificare il codice di \func{Signal} per
-richiedere il riavvio automatico delle system call interrotte secondo la
-semantica di BSD, usando l'opzione \const{SA\_RESTART} di \func{sigaction};
-rispetto a quanto visto in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code}. Definiremo allora la
-nuova funzione \func{SignalRestart}\footnote{anche questa è definita, insieme
- alle altre funzioni riguardanti la gestione dei segnali, nel file
+comportamento delle \textit{system call} possono essere superate in due modi
+diversi, il più semplice è quello di modificare il codice di \func{Signal} per
+richiedere il riavvio automatico delle \textit{system call} interrotte secondo
+la semantica di BSD, usando l'opzione \const{SA\_RESTART} di \func{sigaction};
+rispetto a quanto visto in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code}. Definiremo allora
+la nuova funzione \func{SignalRestart}\footnote{anche questa è definita,
+ insieme alle altre funzioni riguardanti la gestione dei segnali, nel file
\file{SigHand.c}, il cui contento completo può essere trovato negli esempi
allegati.} come mostrato in fig.~\ref{fig:sig_SignalRestart_code}, ed
installeremo il gestore usando quest'ultima.
\end{minipage}
\normalsize
\caption{La funzione \func{SignalRestart}, che installa un gestore di
- segnali in semantica BSD per il riavvio automatico delle system call
- interrotte.}
+ segnali in semantica BSD per il riavvio automatico delle \textit{system
+ call} interrotte.}
\label{fig:sig_SignalRestart_code}
\end{figure}
Come si può notare questa funzione è identica alla precedente \func{Signal},
-illustrata in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code}, solo che in questo caso invece di
-inizializzare a zero il campo \var{sa\_flags} di \struct{sigaction}, lo si
+illustrata in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code}, solo che in questo caso invece
+di inizializzare a zero il campo \var{sa\_flags} di \struct{sigaction}, lo si
inizializza (\texttt{\small 5}) al valore \const{SA\_RESTART}. Usando questa
funzione al posto di \func{Signal} nel server non è necessaria nessuna altra
-modifica: le system call interrotte saranno automaticamente riavviate, e
-l'errore \errcode{EINTR} non si manifesterà più.
+modifica: le \textit{system call} interrotte saranno automaticamente
+riavviate, e l'errore \errcode{EINTR} non si manifesterà più.
La seconda soluzione è più invasiva e richiede di controllare tutte le volte
-l'errore restituito dalle varie system call, ripetendo la chiamata qualora
-questo corrisponda ad \errcode{EINTR}. Questa soluzione ha però il pregio
-della portabilità, infatti lo standard POSIX dice che la funzionalità di
-riavvio automatico delle system call, fornita da \const{SA\_RESTART}, è
-opzionale, per cui non è detto che essa sia disponibile su qualunque sistema.
-Inoltre in certi casi,\footnote{Stevens in \cite{UNP1} accenna che la maggior
- parte degli Unix derivati da BSD non fanno ripartire \func{select}; altri
- non riavviano neanche \func{accept} e \func{recvfrom}, cosa che invece nel
- caso di Linux viene sempre fatta.} anche quando questa è presente, non è
-detto possa essere usata con \func{accept}.
+l'errore restituito dalle varie \textit{system call}, ripetendo la chiamata
+qualora questo corrisponda ad \errcode{EINTR}. Questa soluzione ha però il
+pregio della portabilità, infatti lo standard POSIX dice che la funzionalità
+di riavvio automatico delle \textit{system call}, fornita da
+\const{SA\_RESTART}, è opzionale, per cui non è detto che essa sia disponibile
+su qualunque sistema. Inoltre in certi casi,\footnote{Stevens in \cite{UNP1}
+ accenna che la maggior parte degli Unix derivati da BSD non fanno ripartire
+ \func{select}; altri non riavviano neanche \func{accept} e \func{recvfrom},
+ cosa che invece nel caso di Linux viene sempre fatta.} anche quando questa è
+presente, non è detto possa essere usata con \func{accept}.
La portabilità nella gestione dei segnali però viene al costo di una
\normalsize
\caption{La sezione nel codice della seconda versione del server
per il servizio \textit{echo} modificata per tener conto dell'interruzione
- delle system call.}
+ delle \textit{system call}.}
\label{fig:TCP_echo_server_code_second}
\end{figure}
numero di secondi da aspettare (il valore preimpostato è nullo).
Si è potuto lasciare inalterata tutta la sezione di creazione del socket
-perché nel server l'unica chiamata ad una system call lenta, che può essere
-interrotta dall'arrivo di \signal{SIGCHLD}, è quella ad \func{accept}, che è
-l'unica funzione che può mettere il processo padre in stato di sleep nel
+perché nel server l'unica chiamata ad una \textit{system call} lenta, che può
+essere interrotta dall'arrivo di \signal{SIGCHLD}, è quella ad \func{accept},
+che è l'unica funzione che può mettere il processo padre in stato di sleep nel
periodo in cui un figlio può terminare; si noti infatti come le altre
-\index{system~call~lente} \textit{slow system call}\footnote{si ricordi la
- distinzione fatta in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}.} o sono chiamate prima di
+\index{system~call~lente} \textit{system call} lente (si ricordi la
+distinzione fatta in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}) o sono chiamate prima di
entrare nel ciclo principale, quando ancora non esistono processi figli, o
sono chiamate dai figli stessi e non risentono di \signal{SIGCHLD}.
è una operazione lecita, per cui la nostra scrittura avrà comunque successo
(come si può constatare lanciando usando \cmd{strace}\footnote{il comando
\cmd{strace} è un comando di debug molto utile che prende come argomento un
- altro comando e ne stampa a video tutte le invocazioni di una system call,
- coi relativi argomenti e valori di ritorno, per cui usandolo in questo
- contesto potremo verificare che effettivamente la \func{write} ha scritto la
- riga, che in effetti è stata pure trasmessa via rete.}), in quanto il nostro
-programma non ha a questo punto alcun modo di sapere che dall'altra parte non
-c'è più nessuno processo in grado di leggere quanto scriverà. Questo sarà
-chiaro solo dopo il tentativo di scrittura, e la ricezione del segmento RST di
-risposta che indica che dall'altra parte non si è semplicemente chiuso un capo
-del socket, ma è completamente terminato il programma.
+ altro comando e ne stampa a video tutte le invocazioni di una \textit{system
+ call}, coi relativi argomenti e valori di ritorno, per cui usandolo in
+ questo contesto potremo verificare che effettivamente la \func{write} ha
+ scritto la riga, che in effetti è stata pure trasmessa via rete.}), in
+quanto il nostro programma non ha a questo punto alcun modo di sapere che
+dall'altra parte non c'è più nessuno processo in grado di leggere quanto
+scriverà. Questo sarà chiaro solo dopo il tentativo di scrittura, e la
+ricezione del segmento RST di risposta che indica che dall'altra parte non si
+è semplicemente chiuso un capo del socket, ma è completamente terminato il
+programma.
Per questo motivo il nostro client proseguirà leggendo dal socket, e dato che
questo è stato chiuso avremo che, come spiegato in