X-Git-Url: https://gapil.gnulinux.it/gitweb/?a=blobdiff_plain;f=fileadv.tex;h=240c0582524d1d7eab149b336df1cde0276a4106;hb=8fb2646cc3cba04b2a7c581056feb9bf1fff0f8b;hp=b35d14c1e4a5be77613082b59797b32fe8793ee4;hpb=ffb12837c5ed8ccc095bc9c88349cd19b5e6b472;p=gapil.git diff --git a/fileadv.tex b/fileadv.tex index b35d14c..240c058 100644 --- a/fileadv.tex +++ b/fileadv.tex @@ -244,14 +244,14 @@ possono avere due processi diversi che aprono lo stesso file. La richiesta di un \textit{file lock} prevede una scansione della lista per determinare se l'acquisizione è possibile, ed in caso positivo l'aggiunta di -un nuovo elemento.\footnote{cioè una nuova struttura \struct{file\_lock}.} +un nuovo elemento.\footnote{cioè una nuova struttura \kstruct{file\_lock}.} Nel caso dei blocchi creati con \func{flock} la semantica della funzione prevede che sia \func{dup} che \func{fork} non creino ulteriori istanze di un \textit{file lock} quanto piuttosto degli ulteriori riferimenti allo stesso. Questo viene realizzato dal kernel secondo lo schema di fig.~\ref{fig:file_flock_struct}, associando ad ogni nuovo \textit{file lock} un puntatore\footnote{il puntatore è mantenuto nel campo \var{fl\_file} di - \struct{file\_lock}, e viene utilizzato solo per i \textit{file lock} creati + \kstruct{file\_lock}, e viene utilizzato solo per i \textit{file lock} creati con la semantica BSD.} alla voce nella \itindex{file~table} \textit{file table} da cui si è richiesto il blocco, che così ne identifica il titolare. @@ -460,7 +460,7 @@ sez.~\ref{sec:file_flock}) esaminiamo più in dettaglio come viene gestito dal kernel. Lo schema delle strutture utilizzate è riportato in fig.~\ref{fig:file_posix_lock}; come si vede esso è molto simile all'analogo di fig.~\ref{fig:file_flock_struct}:\footnote{in questo caso nella figura si - sono evidenziati solo i campi di \struct{file\_lock} significativi per la + sono evidenziati solo i campi di \kstruct{file\_lock} significativi per la semantica POSIX, in particolare adesso ciascuna struttura contiene, oltre al \ids{PID} del processo in \var{fl\_pid}, la sezione di file che viene bloccata grazie ai campi \var{fl\_start} e \var{fl\_end}. La struttura è @@ -481,7 +481,7 @@ voce nella \itindex{file~table} \textit{file table}, ma con il valore del Quando si richiede un \textit{file lock} il kernel effettua una scansione di tutti i blocchi presenti sul file\footnote{scandisce cioè la \itindex{linked~list} \textit{linked list} delle strutture - \struct{file\_lock}, scartando automaticamente quelle per cui + \kstruct{file\_lock}, scartando automaticamente quelle per cui \var{fl\_flags} non è \const{FL\_POSIX}, così che le due interfacce restano ben separate.} per verificare se la regione richiesta non si sovrappone ad una già bloccata, in caso affermativo decide in base al tipo di blocco, in @@ -835,7 +835,7 @@ bloccare completamente un server NFS richiedendo una lettura su un file su cui è attivo un blocco. Per questo motivo l'abilitazione del \textit{mandatory locking} è di norma disabilitata, e deve essere attivata filesystem per filesystem in fase di montaggio (specificando l'apposita opzione di -\func{mount} riportata in sez.~\ref{sec:sys_file_config}), o con l'opzione +\func{mount} riportata in sez.~\ref{sec:filesystem_mounting}), o con l'opzione \code{-o mand} per il comando omonimo). Si tenga presente inoltre che il \textit{mandatory locking} funziona solo @@ -901,7 +901,7 @@ possibilità di modificare il file. Uno dei problemi che si presentano quando si deve operare contemporaneamente su molti file usando le funzioni illustrate in -cap.~\ref{cha:file_unix_interface} e cap.~\ref{cha:files_std_interface} è che +sez.~\ref{sec:file_unix_interface} e sez.~\ref{sec:files_std_interface} è che si può essere bloccati nelle operazioni su un file mentre un altro potrebbe essere disponibile. L'\textit{I/O multiplexing} nasce risposta a questo problema. In questa sezione forniremo una introduzione a questa problematica @@ -1547,7 +1547,7 @@ maschera binaria in fase di creazione del file descriptor. Al momento l'unico valore legale per \param{flags} (a parte lo zero) è \const{EPOLL\_CLOEXEC}, che consente di impostare in maniera atomica sul file descriptor il flag di \itindex{close-on-exec} \textit{close-on-exec} (si veda il significato di -\const{O\_CLOEXEC} in tab.~\ref{tab:file_open_flags}), senza che sia +\const{O\_CLOEXEC} in sez.~\ref{sec:file_open}), senza che sia necessaria una successiva chiamata a \func{fcntl}. Una volta ottenuto un file descriptor per \textit{epoll} il passo successivo è @@ -1714,12 +1714,14 @@ l'insieme dei file descriptor da tenere sotto controllo tramite un certo chiamate devono essere ripetute per ciascun file descriptor, incorrendo in una perdita di prestazioni qualora il numero di file descriptor sia molto grande; per questo è stato proposto di introdurre come estensione una - funzione \func{epoll\_ctlv} che consenta di effettuare con una sola chiamata + funzione \code{epoll\_ctlv} che consenta di effettuare con una sola chiamata le impostazioni per un blocco di file descriptor.} L'uso di \const{EPOLL\_CTL\_MOD} consente in seguito di modificare le modalità di osservazione di un file descriptor che sia già stato aggiunto alla lista di osservazione. +% TODO verificare se prima o poi epoll_ctlv verrà introdotta + Le impostazioni di default prevedono che la notifica degli eventi richiesti sia effettuata in modalità \textit{level triggered}, a meno che sul file descriptor non si sia impostata la modalità \textit{edge triggered}, @@ -1933,7 +1935,7 @@ descriptor è \funcd{signalfd},\footnote{in realtà quella riportata è versioni diverse della \textit{system call}; una prima versione, \func{signalfd}, introdotta nel kernel 2.6.22 e disponibile con le \acr{glibc} 2.8 che non supporta l'argomento \texttt{flags}, ed una seconda - versione, \func{signalfd4}, introdotta con il kernel 2.6.27 e che è quella + versione, \funcm{signalfd4}, introdotta con il kernel 2.6.27 e che è quella che viene sempre usata a partire dalle \acr{glibc} 2.9, che prende un argomento aggiuntivo \code{size\_t sizemask} che indica la dimensione della maschera dei segnali, il cui valore viene impostato automaticamente dalle @@ -2205,7 +2207,7 @@ ritorno della funzione \func{read} è negativo, uscendo dal programma In presenza di dati invece il programma proseguirà l'esecuzione stampando (\texttt{\small 19--20}) il nome del segnale ottenuto all'interno della -struttura \const{signalfd\_siginfo} letta in \var{siginf}\footnote{per la +struttura \struct{signalfd\_siginfo} letta in \var{siginf}\footnote{per la stampa si è usato il vettore \var{sig\_names} a ciascun elemento del quale corrisponde il nome del segnale avente il numero corrispondente, la cui definizione si è omessa dal codice di fig.~\ref{fig:fiforeporter_code_init} @@ -3167,15 +3169,15 @@ così all'applicazione di collegare la corrispondente coppia di eventi Infine due campi \var{name} e \var{len} sono utilizzati soltanto quando l'evento è relativo ad un file presente in una directory posta sotto osservazione, in tal caso essi contengono rispettivamente il nome del file -(come pathname relativo alla directory osservata) e la relativa dimensione in -byte. Il campo \var{name} viene sempre restituito come stringa terminata da -NUL, con uno o più zeri di terminazione, a seconda di eventuali necessità di -allineamento del risultato, ed il valore di \var{len} corrisponde al totale -della dimensione di \var{name}, zeri aggiuntivi compresi. La stringa con il -nome del file viene restituita nella lettura subito dopo la struttura -\struct{inotify\_event}; questo significa che le dimensioni di ciascun evento -di \textit{inotify} saranno pari a \code{sizeof(\struct{inotify\_event}) + - len}. +(come \itindsub{pathname}{relativo} \textit{pathname} relativo alla directory +osservata) e la relativa dimensione in byte. Il campo \var{name} viene sempre +restituito come stringa terminata da NUL, con uno o più zeri di terminazione, +a seconda di eventuali necessità di allineamento del risultato, ed il valore +di \var{len} corrisponde al totale della dimensione di \var{name}, zeri +aggiuntivi compresi. La stringa con il nome del file viene restituita nella +lettura subito dopo la struttura \struct{inotify\_event}; questo significa che +le dimensioni di ciascun evento di \textit{inotify} saranno pari a +\code{sizeof(\struct{inotify\_event}) + len}. Vediamo allora un esempio dell'uso dell'interfaccia di \textit{inotify} con un semplice programma che permette di mettere sotto osservazione uno o più file e @@ -3651,9 +3653,10 @@ per il campo \var{aio\_sigevent} di \struct{aiocb}. Oltre alle precedenti modalità di \textit{I/O multiplexing} e \textsl{I/O asincrono}, esistono altre funzioni che implementano delle modalità di accesso ai file più evolute rispetto alle normali funzioni di lettura e -scrittura che abbiamo esaminato in sez.~\ref{sec:file_base_func}. In questa -sezione allora prenderemo in esame le interfacce per l'\textsl{I/O mappato in - memoria}, per l'\textsl{I/O vettorizzato} e altre funzioni di I/O avanzato. +scrittura che abbiamo esaminato in sez.~\ref{sec:file_unix_interface}. In +questa sezione allora prenderemo in esame le interfacce per l'\textsl{I/O + mappato in memoria}, per l'\textsl{I/O vettorizzato} e altre funzioni di I/O +avanzato. \subsection{File mappati in memoria} @@ -3661,7 +3664,7 @@ sezione allora prenderemo in esame le interfacce per l'\textsl{I/O mappato in \itindbeg{memory~mapping} Una modalità alternativa di I/O, che usa una interfaccia completamente diversa -rispetto a quella classica vista in cap.~\ref{cha:file_unix_interface}, è il +rispetto a quella classica vista in sez.~\ref{sec:file_unix_interface}, è il cosiddetto \textit{memory-mapped I/O}, che, attraverso il meccanismo della \textsl{paginazione} \index{paginazione} usato dalla memoria virtuale (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_gen}), permette di \textsl{mappare} il contenuto di un @@ -3973,12 +3976,12 @@ consentita la scrittura sul file (cioè per un file mappato con o in corrispondenza di una eventuale \func{msync}. Dato per i file mappati in memoria le operazioni di I/O sono gestite -direttamente dalla \index{memoria~virtuale}memoria virtuale, occorre essere +direttamente dalla \index{memoria~virtuale} memoria virtuale, occorre essere consapevoli delle interazioni che possono esserci con operazioni effettuate -con l'interfaccia standard dei file di cap.~\ref{cha:file_unix_interface}. Il -problema è che una volta che si è mappato un file, le operazioni di lettura e -scrittura saranno eseguite sulla memoria, e riportate su disco in maniera -autonoma dal sistema della memoria virtuale. +con l'interfaccia dei file di sez.~\ref{sec:file_unix_interface}. Il problema +è che una volta che si è mappato un file, le operazioni di lettura e scrittura +saranno eseguite sulla memoria, e riportate su disco in maniera autonoma dal +sistema della memoria virtuale. Pertanto se si modifica un file con l'interfaccia standard queste modifiche potranno essere visibili o meno a seconda del momento in cui la memoria @@ -4504,7 +4507,7 @@ ma si perderà l'atomicità del trasferimento da e verso la destinazione finale. Si tenga presente infine che queste funzioni operano sui file con l'interfaccia dei file descriptor, e non è consigliabile mescolarle con l'interfaccia classica dei \textit{file stream} di -cap.~\ref{cha:files_std_interface}; a causa delle bufferizzazioni interne di +sez.~\ref{sec:files_std_interface}; a causa delle bufferizzazioni interne di quest'ultima infatti si potrebbero avere risultati indefiniti e non corrispondenti a quanto aspettato. @@ -4514,7 +4517,7 @@ maniera atomica a partire da un certa posizione sul file. Per questo motivo a partire dal kernel 2.6.30 sono state introdotte anche per l'\textsl{I/O vettorizzato} le analoghe delle funzioni \func{pread} e \func{pwrite} (vedi sez.~\ref{sec:file_read} e \ref{sec:file_write}); le due funzioni sono -\funcd{preadv} e \func{pwritev} ed i rispettivi prototipi sono:\footnote{le +\funcd{preadv} e \funcd{pwritev} ed i rispettivi prototipi sono:\footnote{le due funzioni sono analoghe alle omonime presenti in BSD; le \textit{system call} usate da Linux (introdotte a partire dalla versione 2.6.30) utilizzano degli argomenti diversi per problemi collegati al formato a 64 @@ -4737,7 +4740,7 @@ definito la macro \macro{\_GNU\_SOURCE},\footnote{si ricordi che questa \func{splice}, oppure nessuno dei file descriptor è una pipe, oppure si è dato un valore a \param{off\_in} o \param{off\_out} ma il corrispondente file è un dispositivo che non supporta la funzione - \func{seek}. + \func{lseek}. \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per l'operazione richiesta. \item[\errcode{ESPIPE}] o \param{off\_in} o \param{off\_out} non sono @@ -5026,7 +5029,7 @@ La funzione copia \param{len} byte del contenuto di una \textit{pipe} su di un'altra; \param{fd\_in} deve essere il capo in lettura della \textit{pipe} sorgente e \param{fd\_out} il capo in scrittura della \textit{pipe} destinazione; a differenza di quanto avviene con \func{read} i dati letti con -\func{tee} da \func{fd\_in} non vengono \textsl{consumati} e restano +\func{tee} da \param{fd\_in} non vengono \textsl{consumati} e restano disponibili sulla \textit{pipe} per una successiva lettura (di nuovo per il comportamento delle \textit{pipe} si veda sez.~\ref{sec:ipc_unix}). Al momento\footnote{quello della stesura di questo paragrafo, avvenuta il Gennaio